10 - Come si scrive una pagina di sceneggiatura
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10 - Come si scrive una pagina di sceneggiatura
35 millimetri di carta di Francesco Bicchieri 10 - Come si scrive una pagina di sceneggiatura Dopo aver affrontato un lungo viaggio per conoscere, approfondire e sviluppare il processo creativo che porta all’ideazione di un film, approdiamo finalmente agli aspetti pratici su come si scrive una sceneggiatura. Se avete rispettato le consegne datevi volta per volta vi ritroverete ora con un bagaglio di spunti, testi, sviluppi e immagini non indifferente. Il lavoro di sceneggiatura è quindi già iniziato da tempo senza quasi che ve ne siate accorti. Avrete perciò sicuramente scritto una versione abbastanza precisa del vostro soggetto e una scaletta particolareggiata del film. Inoltre avrete preparato più schede biografiche sui personaggi principali della vostra storia, almeno di due o tre di loro. Se non avete ancora portato a termine tali compiti, fatelo prima di iniziare la stesura della sceneggiatura vera e propria. Eventuali carenze potranno essere rattoppate da una brillante scrittura delle prime pagine del copione, ma alla lunga la debolezza di uno dei pilastri che abbiamo descritto in precedenza (struttura drammatica, trama e personaggio) si manifesterà e il vostro edificiosceneggiatura inizierà a ondeggiare preannunciando un collasso strutturale mentre vi addentrate sempre più nell’edificio stesso. Fate quindi tutto ciò che vi è possibile per cementare fin dall’inizio le fondamenta della vostra storia. E adesso passiamo a una serie di consigli pratici su come deve essere scritta una sceneggiatura. Innanzitutto ogni pagina di sceneggiatura equivale a circa un minuto di film. Una sceneggiatura di 120 pagine corrisponderà perciò a un lungometraggio di due ore. Vi ricordo che un lungometraggio è un film della durata minima di 75 minuti per poter accedere a finanziamenti statali e sostegni economici vari. Il tempo che si impiega per leggere un’intera sceneggiatura dà con sufficiente grado di approssimazione la durata probabile della pellicola. E non è nemmeno il caso di osservare che uno sbadiglio a pagina dieci della vostra storia sarà un segnale inequivocabile che ciò che state scrivendo non funziona. Tenetene conto soprattutto quando farete leggere a qualche amico o regista il vostro lavoro. Una sceneggiatura si scrive (come peraltro avviene anche per il soggetto, il trattamento e la scaletta) sempre e solo al tempo presente. Mai il passato, mai il futuro. Usate sempre e solo il presente, che è il tempo dell’azione. È una regola del cinema universalmente accettata. Ciò avviene in quanto la storia deve scorrere sulla pagina come le azioni e i dialoghi del film scorrono sullo schermo. Useremo perciò il tempo presente per dare immediatezza alle azioni, anche nel caso in cui esse si svolgano nel passato della storia (il tipico flashback) o nel futuro (con un flash-forward). Pensate alla serie di Ritorno al futuro di Robert Zemeckis, dove i continui salti nel passato e nel futuro vengono comunque raccontati e visti sempre al presente. Perciò in sceneggiatura le azioni che il protagonista della vostra storia compie vengono narrate con il tempo presente: corre, spara, bacia, guarda, mangia, ride, guida, attraversa la strada, dorme, legge il giornale, telefona e così via. E come lui si comporteranno tutti gli altri personaggi della vicenda. Le sceneggiature si possono redigere in tre possibili modi: alla francese, all’italiana o all’americana. Seguiremo quest’ultima modalità di stesura, la più immediata e intuitiva e ormai adottata dalla maggior parte degli sceneggiatori. La stesura all’americana si caratterizzata principalmente per la descrizione degli avvenimenti e delle azioni su righe intere, mentre i dialoghi sono posti al centro della pagina. Vediamone un esempio tratto da un cortometraggio in modo da chiarire altri termini tecnici tipici della sceneggiatura. UNA NINNA NANNA SUONATA DA UN CARRILLON SCENA 1. IMMAGINI DI REPERTORIO Scorrono sulla cantilena muti frammenti di pubblicità che mostrano in rapida sequenza immagini accattivanti e stereotipate di madri premurose nei confronti dei propri bambini, il tutto rigorosamente all’interno delle pareti domestiche, luogo di armonia e delizie. TITOLO NINNA NANNA Sono casalinghe efficientissime nel ménage familiare, bellissime altissime magrissime, si muovono per la casa senza sforzo, sorridenti, sempre all’altezza mentre cambiano pannolini, distribuiscono merendine, sfornano fantastiche prelibatezze per i propri figli. IL FRASTUONO DI UN MARTELLO PNEUMATICO INGHIOTTE LA DOLCE NINNA NANNA SCENA 2. EST. GIORNO. STRADA DI MILANO Piove. Cielo grigio e casermoni grigi su una via stretta e trafficata. Ci ritroviamo nella vita vera, circondati da rumore, smog, auto in coda, operai che lavorano in un cantiere. Una madre col passeggino attraversa la strada a zigzag tra le auto ferme nel traffico e conquista il marciapiede passando per l’unico varco dove le auto non sostano solo perché sull’asfalto ci sono i segni gialli di un parcheggio per disabili. La donna prosegue ma noi andiamo invece verso due vetrine tappezzate di cartelli che offrono lavoro, varchiamo la porta ed entriamo in un’agenzia di lavoro interinale. SCENA 3. INT. GIORNO. AGENZIA DI LAVORO INTERINALE Due scrivanie, arredamento freddo, metallo grigio. SIMONA (36 anni), giacca e pantaloni grigi, camicetta bianca, capelli raccolti, gesti che nascondono la propria femminilità a vantaggio di un’immagine il più possibile aziendale, sta guardando dalla vetrina, in piedi a braccia conserte, la coda di auto lungo la strada. La sua figura slanciata osserva immobile il lavoro degli operai. Squilla il telefono dell’ufficio. Il battere dei tacchi di Simona risuona nel locale mentre va a rispondere. SIMONA (professionale) “Next job” agenzia interinale buongiorno. FABIO (off) Ciao amore. SIMONA Ma dove sei finito? È un’ora che ti aspetto. FABIO (off) Lo sai che è un casino quando piove. Qui è tutto bloccato. SIMONA Almeno sei stato al Collocamento? FABIO (off) Sì che ci sono stato. Ma il casino è stato arrivarci. Oggi è da delirio, bastano due gocce d’acqua per paralizzare tutto. Simona cammina per l’ufficio SIMONA (sbrigativa) Non mi interessa. Quand’è che arrivi? FABIO (off) Tra poco, se sono fortunato. Simona è davanti a uno dei cartelli pubblicitari incorniciati alla parete che raffigurano donne sorridenti e in carriera per aver trovato lavoro grazie a “Next job”. Con il dito sfiora il vetro che protegge il poster. Un leggero strato di polvere si è depositato sul polpastrello. SIMONA Voglio che protesti con la ragazza delle pulizie. FABIO (off) Perché? SIMONA (strofina il pollice con l’indice) Perché non pulisce. Non puoi permetterle di fare tutto ciò che vuole. Qui abbiamo un’immagine da difendere. FABIO (off) Che sarà mai? Un dito di polvere ogni tanto. SIMONA (alterata) Un dito di polvere sulla nostra professionalità! C’è un pavimento che fa schifo! Una scrivania, la tua ovviamente, che è un schifo! Quand’è che fai ordine? Fabio ride dall’altro capo del telefono. SIMONA Tu ridi scemo! Ha telefonato Bernasconi! FABIO (off) E che voleva? SIMONA Voleva la pratica per la senegalese. Io non l’ho trovata. Simona osserva sconsolata la scrivania di Fabio, dove regna il caos tra documenti e pratiche accumulate le une sulle altre nel più totale disordine. SIMONA (seria) È incazzatissimo. Guarda che ci parli tu adesso. FABIO (off) Che ti ha detto? SIMONA Che trova il modo per mandarla via, e che non devi più proporgli donne giovani. Solo maschi vuole, hai capito? FABIO (off) Per quello che paga è già tanto se trova qualcuno… SIMONA Non vuole gente che dopo tre mesi sta a casa perché è incinta. FABIO (off) Tanto dopo tre mesi le manda a casa comunque… SIMONA Non mi interessa cosa fa. Mi interessa solo che sia soddisfatto delle nostre proposte. FABIO (off, irritato) Ho capito che sei risultata la miglior selezionatrice al corso di perfezionamento, ma guarda che per uscirne vivi e con la coscienza pulita qualche volta dobbiamo anche provare a convincere i datori di lavoro che la schiavitù è illegale e non solo dargli tutto quello che cercano. SIMONA (sbrigativa) Ciao. FABIO (off) Va be’. A dopo. Simona chiude la comunicazione. Si siede alla sua scrivania irritata. Il suo tavolo è ordinatissimo, non c’è quasi nulla a parte il telefono, un’agenda, il computer e una pila di questionari allineati in una vaschetta. Di fronte a lei il delirio della scrivania di Fabio. Simona scuote la testa e stando seduta lancia un’occhiata oltre la vetrina, osservando un’auto che fa retromarcia e parcheggia nel posto riservato ai disabili di fronte all’agenzia. SCENA 4. EST. GIORNO. STRADA AGENZIA DI LAVORO INTERINALE Ne vede scendere una quarantenne trafelata che apre il baule dell’auto e ne estrae la parte inferiore di una carrozzina per bambini ripiegata. Armeggia per aprirla non senza qualche difficoltà e quando completa l’operazione prende dal sedile posteriore dell’auto la parte sopra della carrozzina e l’aggancia alla struttura in metallo. Ora la carrozzina è pronta. La donna sta per andare via ma un ausiliario del traffico l’ha già bloccata. L’agente le va segno che non può sostare, che deve andar via subito. SCENA 5. INT./EST. GIORNO. AGENZIA DI LAVORO INTERINALE Simona osserva i tentativi della donna di convincere il pubblico ufficiale a chiudere un occhio, quasi lo prega. Indica la carrozzina. Niente. L’ausiliario scuote la testa e prende il blocco delle multe dalla borsa. Appena estrae la penna per elevare la multa la donna gli tocca la mano, fa segno che si arrende, si guarda attorno, scopre Simona comodamente seduta oltre la vetrina e senza pensarci entra con la carrozzina in negozio. Uno scampanellio avverte che la porta dell’agenzia si è aperta. DONNA (perentoria) Le lascio il bambino per 30 secondi. Cerco un parcheggio più avanti. Questione di un attimo. Corro, che se no mi becco una multa. La donna si precipita all’esterno. L’ausiliario la invita ad andarsene. DONNA (all’ausiliario, a voce alta) Ma sì, vado! Ho capito! Un attimo! La donna risale in auto e va via. Simona non ha avuto il tempo di fiatare. La carrozzina è al centro del locale, lei in piedi alla scrivania. Osserva la carrozzina attonita, quasi assente. SCENA 6. INT. GIORNO. NEL BAGNO DELL’AGENZIA Simona sistema la carrozzina tra il lavandino e il water. La osserva per un attimo. Lo scampanellio l’avverte che qualcuno è entrato in agenzia. Innanzitutto notiamo i dialoghi al centro della pagina e la descrizione delle scene a righe intere. Questa è un tipico esempio di sceneggiatura redatta all’americana. Al centro della pagina metteremo inoltre l’indicazioni di rumori e suoni se fondamentali nel contesto del film. Non confondete i suoni con le musiche della colonna sonora, che non fanno parte dei compiti dello sceneggiatore e quindi non vanno assolutamente inserite in sceneggiatura. Anche eventuali titoli, se appaiono sulle scene iniziali, andranno posti al centro della pagina. Gli ambienti si dividono in EST. (Esterno) o INT. (Interno) a seconda che ci troviamo all’aperto o in una location. La successiva precisazione è temporale: GIORNO o NOTTE. Quindi va inserito il luogo fisico dove si svolge l’azione. Le scene andranno numerate a fine sceneggiatura; scriveremo quindi SCENA 1, 2…, e così via fino all’ultima. Nell’ultima pagina della sceneggiatura metterete, se sarete riusciti a portare a termine la vostra storia, la parola FINE al centro della pagina. Riassumendo le possibili combinazioni: SCENA n°. INT (EST.) GIORNO (NOTTE). LUOGO DELL’AZIONE Per la stesura della sceneggiatura va bene un carattere in corpo 12 (14 al massimo) possibilmente semplice e leggibile, che non affatichi la lettura, per esempio un Times New Roman, ma ognuno è libero di scegliere quello che più gli è congeniale. La scrittura deve essere asciutta e precisa. I personaggi vanno delineati con pochi tratti e le azioni vanno descritte sempre al tempo presente. L’interlinea non deve essere né troppo soffocante né troppo ariosa. Studiate un giusto rapporto tra spazi pieni e vuoti. La stesura della sceneggiatura deve essere armoniosa anche nelle quantità di spazi bianchi presenti in pagina. Una sceneggiatura scritta troppo fittamente, con interminabili e minuziose descrizioni, con troppo testo che rallenta la lettura, cioè l’azione della storia, non fa una buona impressione e affatica il lettore, che il più delle volte cestina il copione senza averlo terminato. La sceneggiatura non deve contenere alcuna indicazione di regia. Iindicare le inquadrature non è compito dello sceneggiatore, anche se in passato le sceneggiature, definite “di ferro”, erano ricche di note di regia, che appesantivano la lettura volendo precisare in che modo andassero inquadrate e sviluppate le scene. La tendenza attuale trascura volutamente indicazioni di regia, privilegiando la leggibilità e la scorrevolezza della scrittura, a tutto vantaggio della storia, demandando al regista i successivi inserimenti di note tecniche. Ciò non vuol dire che lo sceneggiatore non dia suggerimenti su come le scene devono essere girate, ma essi sono presenti nel testo in modo implicito. È meglio che l’inquadratura “scorra” implicitamente attraverso una lettura gradevole, che suggerisce comunque una precisa modalità di visione. Uno sceneggiatore deve prima di tutto privilegiare lo stile, anche se non sta facendo letteratura. Il lavoro di scrittura cinematografica non è né letteratura né cinema, ma si colloca nel mezzo con l’obiettivo di avvincere il lettore (regista, produttore o attore) dalla prima all’ultima pagina della nostra storia, e non di dimostrare quanto si è bravi in qualità di registi o letterati. Lo sceneggiatore appartiene a una razza di scrittori del tutto particolare, quella che scrive per immagini. Rispetto ai dialoghi, accanto al nome di chi parla, se è necessario sottolineare un tono o un gesto o un’espressione che accompagna la battuta, si può aggiungere sempre con parsimonia e delicatezza, come indicato nell’esempio, qualche breve espressione o un aggettivo che qualifichi maggiormente la battuta. Se il personaggio parla non ripreso dalla macchina da presa a fianco del nome si inserisce la dicitura v.f.c. (voce fuori campo) o all’inglese (off). Se il personaggio non parla ma pensa ripreso dalla macchina da presa, e quindi ne sentiamo i pensieri, a fianco del nome si inserisce la dicitura (voice over). Se necessario in basso a destra possono apparire in maiuscolo i passaggi da un’inquadratura a un’altra: STACCO (in inglese CUT), DISSOLVENZA (DISSOLVE), DISSOLVENZA INCROCIATA (FADE OVER). Scegliete i termini che per voi risultano più semplici. Un flashback va indicato aggiungendolo tra parentesi alle altre indicazioni di scena. SCENA 25. EST. GIORNO. VILLA (FLASHBACK. IMMAGINI IN B/N). In generale scegliete sempre la modalità più semplice e intuitiva per raccontare il vostro film. Purtroppo spesso le sceneggiature, specie per gli esordienti, complicano eccessivamente situazioni semplici e immediate, che non alcun bisogno di informazioni aggiuntive. Sarà solo la pratica e l’esperienza che vi farà apprendere il modo migliore di esprimervi sulla carta. Occorre tempo e tanto lavoro alle spalle. Con questi consigli pratici su come si redige una sceneggiatura si conclude il nostro corso base. Ormai siete svezzati ad affrontare il vostro primo film. È arrivato il momento di far vedere quel che sapete fare, siete voi d’ora in poi i protagonisti, gli artefici e i demiurghi della vostra storia. Buon lavoro a tutti.