Mamme che lavorano: economia, fisco e diritti

Transcript

Mamme che lavorano: economia, fisco e diritti
Mamme che lavorano:
economia,
fisco e diritti
Alessandra Casarico, Paola Profeta,
Lidia Ceriani
Università Bocconi, Milano
Milano Università Statale di Milano Bicocca,
Milano,
Bicocca 10 Maggio 2010
Il nostro percorso
• I differenziali di genere: Una fotografia
• Le ragioni dei differenziali
– Maternità
• Perché più donne occupate e più donne ai
vertici: No allo spreco
p
di talenti
• I “contro”
• Interrompere
I
l’l’attesa: qualili politiche?
li i h ?
– Fisco
I differenziali di genere:
Una fotografia
•
•
•
•
Occupazione,
O
i
remunerazioni
i i e carriere
i
Istruzione
S l e sopravvivenza
Salute
i
Politica
Global gender Gap index (World Economic Forum): Italia al
72° posto (su 134 paesi).
72
paesi)
Meglio di noi: Sudafrica, Filippine, Lesotho, Argentina…..
Perché? Economia e politica snodi cruciali
Le donne e l’occupazione
Il tasso di occupazione femminile (15-64 anni)
(donne occupate/totale donne)
56,2%
Target di Lisbona: 60%
Media Italia: 46,1
•Liguria
51,3%
Nel 2000: 39,6
Trend in crescita
Ultimi in Europa (a parte Malta)
30,6%
Fonte: Istat,
Istat Rilevazione sulle forze di lavoro – (IV Trimestre 2009)
Le donne e l’istruzione
15,96%donne
13,37%uomini
Laureati in Italia (25-64):
D 15,7%,
15 7% U 13%
19,05%donne
15,31%uomini
Donne sul totale dei Laureati:
1950: 25%
2000: più del 55%
2009 60%
2009:
Meglio di UK e US!
Fonte: Istat,
Istat Rilevazione sulle forze di lavoro
lavoro. Media 2008
13,46%donne
11,13%uomini
… Ma le donne non sono
valorizzate
•
E’ importante istruirsi per lavorare, ma perfino molte laureate
non lavorano:
l
- Il tasso di attività delle laureate è circa 80%, ben al di sotto di
quello degli uomini che è in linea con altri paesi.
•
Guadagnano meno degli uomini, anche a parità di lavoro
- a 3 anni dalla laurea i ragazzi guadagnano il 25% in più delle ragazze. Tra
tutti i laureati ggap
p del 32%. Il ggap
p aumenta con la nascita dei figli
g
•
•
Hanno lavori di qualità inferiore: più a tempo determinato
Poche raggiungono i vertici: il glass ceiling
L’attesa continua….
L’attesa ai vertici delle imprese
p
D
Donne
neii CdA
%
N
or
ve
g
Sv ia
e
Fi zi a
n
D l an
an di
im a
ar
ca
O
R
l
a
eg n
no da
Un
i
Irl to
an
Au d a
G s tri
er a
m
an
Lu Fr ia
ss a n
em ci a
bu
rg
Be o
l
Sp gio
ag
n
G a
re
ci
a
I
Po ta
rto l ia
ga
llo
50
45
40
35
30
25
20
15
10
5
0
Fonte: European Professional Women’s Network Third Bi annual EuropeanPWN BoardWomen Monitor 2008
Fonte: European Professional Women’s Network, Third Bi‐annual EuropeanPWN BoardWomen Monitor 2008
Italia sempre tra gli ultimi posti delle classifiche. Nostri studi mostrano che:
• Nel 1913 nelle 200 maggiori imprese le donne al vertice erano 8,
8 nel 1982 erano 11
• Fanno sempre parte di famiglie imprenditoriali: anche oggi (qualche spazio in più per
gli uomini non familiari)
UE-27
Donne ai vertici delle imprese
Equilibrio di genere tra i membri dei consigli di amministrazione
delle principali società quotate, 2009
L’attesa ai vertici della p
politica ((1))
Membri della Camera dei Deputati/Camera Unica
%
100
90
80
70
60
Donne (%)
50
Uomini(%)
40
30
20
10
R
Fr
an
ci
eg
no a
Un
ito
G
re
ci
a
Irl
an
da
Ita
l ia
Sv
ez
ia
O
la
nd
a
Fi
nl
an
D
an di a
im
ar
ca
Be
lg
i
Sp o
ag
na
N
or
ve
G g ia
er
m
an
ia
Au
st
Po ria
r
Lu tog
a
ss
em llo
bu
rg
o
0
Fonte: European Commission, DG EMPL, Database on women and men in decision-making
L’attesa ai vertici della p
politica ((2))
Membri del Senato
%
90
80
70
60
50
Donne (%)
Uomini (%)
40
30
20
10
0
Fonte: European Commission, DG EMPL, Database on women and men in decision-making
L’attesa ai vertici della p
politica ((3))
%
100
90
80
70
60
50
40
30
20
10
0
Ministri
Donne (%)
Uomini (%)
Fonte: European Commission,
Commission DG EMPL,
EMPL Database on women and men in decision
decision-making
making
Le ragioni dell
dell’attesa
attesa
• Stiamo osservando solo il risultato di preferenze
individuali o esiste davvero un’attesa?
– Il 25% delle donne italiane si dichiara insoddisfatto della
divisione del lavoro nella coppia
– Il 67% delle madri che smette di lavorare alla nascita di un
figlio tornerebbe volentieri al lavoro
• Il contesto occupazionale, culturale e familiare possono
influenzare le preferenze?
Ragioniamo
g
sulle cause
Il ruolo cruciale della maternità
• L
Le mamme fanno
f
fatica
f i a conciliare
ili carichi
i hi familiari
f ili i (che
( h
ricadono per lo più su di loro -vedremo) e lavoro sul mercato.
• Le mamme lavorano meno delle altre donne
– Tassi di occupazione donne 20-49 anni:
• senza figli 68%
• 1 figlio 60,3%
• 2 figli 53,7%
• Fanno
F
meno carriera
i
– solo l’8% delle impiegate mamme è dirigente o simili
• Il 27
27,1%
1% delle donne occupate abbandona il lavoro dopo la
maternità. In parte anche negli altri Paesi. Ma in Italia il tasso di
p
delle madri non aumenta all’aumentare dell’età del
occupazione
bambino. L’uscita è definitiva.
Eppure in Italia nascono pochi bambini
Tassi di fecondità
2,50
2,00
1 50
1,50
1,00
0,50
,
0,00
Fonte: Eurostat
Relazione tra tasso di partecipazione
femminile e tasso di fecondità: 1970
Fonte: Del Boca, Locatelli (2006)
Nel 1970: dove le donne lavoravano di più nascevano meno bambini. Essere
madre o lavorare erano alternative
Relazione tra tasso di partecipazione
femminile e tasso di fecondità: 2000
Fonte: Del Boca, Locatelli
(2006)
Nel 2000: dove le donne lavorano di più nascono più bambini
La bassa occupazione non è “colpa della maternità”.
La correlazione positiva è possibile grazie a istituzioni che promuovono sia
p
sia la fecondità
l’occupazione
Trend simile all’interno dell’Italia tra regioni
Cosa spiega l’attesa?
La specializzazione produttiva
•
Se il lavoro sul mercato richiede forza fisica è naturale che sia
ll’uomo
uomo a svolgerlo:
− si dice che l’uomo ha un vantaggio comparato per
natura/biologico
/
g da cui deriva la specializzazione
p
p
produttiva
Ma:
• Le innovazioni tecnologiche hanno ridotto il vantaggio
comparato maschile sul mercato: ci sono meno lavori che
richiedono forza fisica
• E’ minore anche il vantaggio comparato femminile nel lavoro
domestico e di cura
Cosa spiega l’attesa?
La divisione del lavoro nella famiglia
• L
Le donne
d
investono
i
in
i istruzione
i
i
per lavorare
l
di più
iù e meglio,
li
ma anche…
– p
per costruire una p
propria
p identità
– per cercare mariti più istruiti
– per avere maggiore potere decisionale nella famiglia
• Una rivoluzione
i l i
ancora incompiuta:
i
i
la
l divisione
di i i
d l lavoro
del
l
domestico è ancora marcata
– Il lavoro in casa è p
prevalentemente femminile
– Le donne lavorano 80 minuti in più degli uomini ogni giorno
(lavoro in casa+fuori)
• In
I SSpagna 54 minuti
i i in
i più;
iù in
i Norvegia
N
i e US non cii sono
differenze
• Una divisione del lavoro domestico fortemente asimmetrica può
p
indurre anche donne istruite ad uscire dal mercato del lavoro
(Casarico e Profeta, 2009)
…. La specializzazione nasce da piccoli
• Fin da piccoli (6-17 anni) si impara “cosa deve fare un
uomo e cosa spetta
p
a una donna”:
– Pulire la casa: 35,8% F, 13,7% M
– Rifarsi il letto: 43,3%
43 3% F,
F 22,9%
22 9% M
– Piccole riparazioni: 20,8%M, 7,5% F
– Buttare
B tt r spazzatura:
p zz t r 38,7%
38 7% M,
M 24,2%
24 2% F
Cosa spiega l’attesa?
La cultura della società
90
80
70
60
50
40
30
20
10
0
81,4 55,6
1
Un bambino in età prescolare soffre se la
mamma lavora
64,1 76,9
2
Una madre che lavora
può stabilire una
relazione sicura e
intensa con suo figlio
tanto quanto una
mamma che non
lavora
68,5 76,1
3
In generale i padri sono
adatti a curare i propri
figli tanto quanto le
madri
Dati World Value Surveyy
•Queste differenze si osservano anche tra Nord e Sud in Italia
Cosa spiega l’attesa?
La cultura delle imprese
Previsioni di assunzioni p
per il 2008: per
p genere
g
Indifferenti
Uomini
41,2
41,4
17,4
Donne
Indagine Excelsior di Unioncamere
Preferenza per uomini è maggiore nelle piccole imprese e al Sud
Differenze nelle preferenze della società e delle imprese hanno un ruolo
p g i differenziali occupazionali
p
di ggenere tra p
province italiane
nello spiegare
(Campa, Casarico, Profeta, 2010)
Ma la cultura è davvero “immodificabile?”
Cosa spiega l’attesa?
Le aspettative delle imprese
• E’ il comportamento delle imprese che genera la
differenza di occupazione
p
e di salari tra uomini e
donne
– Le imprese si aspettano che le donne dedicheranno più
tempo al lavoro domestico.
– Quindi le pagano di meno e bloccano le loro carriere
carriere.
– Sarà più conveniente per le donne lavorare a casa e per
gli uomini sul mercato e così le aspettative delle imprese
si realizzano.
Perché più donne occupate?
•
La parità non è solo una questione di diritti
•
L’occupazione femminile rappresenta un fattore produttivo che può contribuire alla
crescita e allo sviluppo economico di un Paese
− La ricchezza di un Paese si misura con il PIL, che dipende dal numero di ore
lavorate e dalla loro produttività.
− Il lavoro femminile è una risorsa non solo in termini “numerici” ma anche di
qualità
− 100000 donne in più: +0,28% del PIL
− NO ALLO SPRECO DI TALENTI!
− Obiettivo prioritario in Italia.
•
Sviluppo e qualità di vita
− La presenza di due redditi in famiglia rende più forti verso i rischi occupazionali e
familiari e riduce il rischio di povertà. Più sicurezza e più reddito creano le
condizioni per decidere di avere figli: più fecondità.
Perché p
più donne ai vertici?
Donne e imprese
Più donne nelle imprese possono comportare migliori
performance.
Alcune aree di eccellenza dello stile di direzione femminile:
- l’attenzione alle persone
p
- la gestione delle relazioni con gli interlocutori sia interni
che esterni
- la prevenzione e la gestione dei conflitti
- la condivisione delle decisioni
- minor propensione al rischio
I vantaggi della diversity
Perché p
più donne ai vertici?
Donne e politica
• Le preferenze delle donne quando votano possono essere diverse
da quelle degli uomini: migliore democrazia
• Le donne decisori politici hanno sensibilità maggiore per alcuni
temi:i sanità,
i à iistruzione,
i
welfare.
lf
-Può essere importante in Italia: Una nostra analisi della relazione tra genere
dei politici locali e allocazione della spesa pubblica dei comuni tra 2000 e
2006 conferma che nei comuni più “femminili” vi è maggiore spesa per
istruzione pubblica, biblioteche, assistenza agli anziani, sicurezza dei
trasportii e delle
d ll strade
d
• Le donne in politica sono più concrete, più responsabili (meno
assenteismo
i
in
i Italia)
I li ) e più
iù cooperative
i
• Role models: attenzione!
I “contro”:
contro : Danni ai figli?
• L’i
L’importanza di “chi
“ hi sono”” i genitori
i i (istruiti…)
(i i i )
• Ma le capacità cognitive e socio-emotive non
dipendono solo da fattori genetici
• Il lavoro della mamma significa maggiore reddito,
spesso determinante per le possibilità di investimento
del bambino
• Ma significa
g
meno tempo
p p
per il bambino: danni?
– Quantità: Le mamme che non lavorano dedicano 86 minuti al
giorno ai bambini, quelle che lavorano 74
– Qualità.
Qualità Evidenza “mista”:
mista : dipende dalla qualità della cura
alternativa che riceve il bambino e dal contributo del papà
Interrompere ll’attesa:
attesa: Proposte
•
•
•
•
•
I servizi pubblici: per i bambini e per gli anziani.
Fisco
Congedi di paternità
Azioni positive
Mercato del lavoro e Nuove pensioni
Servizi pubblici
• P
Pochi
hi asili
ili nido
id (meno
(
del
d l 10% di bambini
b bi i aii nidi
idi
pubblici e privati; target Lisbona:33%)
• Pochi servizi per gli anziani
• Pochi nidi aziendali.
• Ampi gap Nord
Nord-Sud.
Sud Isole felici: Reggio Emilia
• Cosa si sta facendo? Poco: il Piano Nidi è in ritardo, il
Piano Italia 2020 è un ripensamento:
– Tagesmutter e nonni
– E la qualità? E la mobilità sociale, geografica, l’uguaglianza
d ll opportunità?
delle
i à? Perpetuiamo
P
i
la
l divisione
di i i
dei
d i ruoli:
li non i
servizi, ma la donna al centro del welfare e della cura
Spesa pubblica per famiglie e
occupazione femminile
75
Svezia
Occupazio
one Femminile 15-6
64
70
Danimarca
Olanda
Regno Unito
65
Austria
Irlanda
Portogallo
Francia
60
Germania
55
Spagna
Belgio
g
Lussemburgo
50
45
Italia
Grecia
40
35
30
25
1,00
1,50
2,00
2,50
3,00
Spesa per trasferimenti alle famiglie % PIL
Fonte: Eurostat (LFS), OECD Family database 2009, (Anno di riferimento 2005).
3,50
4,00
Spesa
p
p
pubblica p
per famiglie
g
ITALIA
Altro
0,61%
Trasferimenti alle Famiglie
1,36%
Prima Infanzia
P
i
I f i
0,15%
Maternità e Congedi Parentali
0,18%
Agevolazioni Fiscali
0 42%
0,42%
Spesa
p
p
pubblica p
per famiglie
g
FRANCIA
Spesa
p
Pubblica p
per trasferimenti alle Famiglie
g %PIL
FRANCIA
Trasferimenti alle Famiglie
as e e t a e a g e
3,02%
Altro
1,27%
Prima Infanzia
0,36%
Maternità e Congedi g
Parentali
0,35%
Agevolazioni Fiscali
1,04%
Fisco
• La tassazione individuale è meglio del quoziente
familiare
• Momento cruciale: Maternità. Spese sostenute
per la cura dei figli
• Importanza del lato della domanda: sgravi alle
imprese che assumono donne?
Attuali misure fiscali in favore di
famiglie con figli minori
• Detrazione annuale IRPEF per figli a carico
• Detrazione 19% p
per spese
p sostenute dai ggenitori
per il pagamento di rette relative alla frequenza
di asili nido (tetto massimo 632,00 euro)
• Deduzione per i contributi previdenziali ed
assistenziali versati per gli addetti ai servizi
domestici ed all’assistenza personale o familiare
(tra cui baby-sitter)
baby sitter) fino ad un max 1.549,37
1 549 37
euro
Il quoziente familiare
come si calcola
• Si calcola la dimensione della famiglia,
sommando i pesi associati a ciascun
membro
=3
1 (mamma) + 1 (papà) + 0,5 (figlia) + 0,5 (figlio)
Il quoziente familiare
come si calcola
• Si sommano i redditi dei componenti
della famiglia,
famiglia per trovare il reddito
famigliare
+
=
Il quoziente familiare
come si calcola
• Si ttrova il quoziente
i t familiare
f ili
(Q), dividendo
di id d i redditi
dditi
cumulati per la dimensione familiare
Reddito Familiare
Dimensione della
famiglia
=Q
• Si applica la scala delle aliquote: t(Q)
• Si moltiplica nuovamente per la dimensione familiare
per trovare il debito d’imposta della famiglia
g Tfam
Tfam= t(Q)×(Dimensione fam)
Il quoziente familiare:
problemi
• Cambiano le aliquote marginali dei due coniugi
• A parità di dimensione familiare, si concede uno
sconto d’imposta
d’i
maggiore
i
alle
ll ffamiglie
i li con
reddito più elevato!
I - proposta di riforma
• COSA: detrazione
• A CHI:
– famiglie
g con almeno un figlio
g di età 0-2 anni
– Dove entrambi i genitori lavorano (o l’unico genitore, se
monoparentali)
– Attribuiamo la detrazione al genitore con debito d’imposta
maggiore
• QUANTO:
QUANTO 500 euro all mese per figlio
fi li
Famiglie
F i li coinvolte:
i l 1.094.850
1 094 850 (mancano
(
glili incapienti!)
i
i i!)
Spesa media per famiglia: 3.720,44 euro
Spesa complessiva in %PIL: 0,274%
II - proposta di riforma
• COSA:
COSA trasferimento
f i
• A CHI:
– ffamiglie con almeno un figlio
f
di
d età 0-2 anni
– Dove entrambi i genitori lavorano (o l’unico genitore, se
monoparentali)
• QUANTO: 500 euro al mese per figlio
Famiglie coinvolte: 1.152.817
S
Spesa
media
di per ffamiglia:
i li 6205,80
6205 80 euro
Spesa complessiva in %PIL: 0,482%
Simulazione
• COSA:
COSA trasferimento
f i
• A CHI:
–
–
–
–
Famiglie con almeno un figlio di età 00-22 anni
Dove soltanto un genitore lavora
Nel primo decile di reddito
C di i
Condizionatamente
all’ingresso
ll’i
nell mondo
d del
d l lavoro
l
del
d l genitore
i
che non lavora
• Q
QUANTO: 500 euro al mese p
per figlio
g
Famiglie coinvolte: 63.884
Spesa media per famiglia: 6455,92 euro
Spesa complessiva in %PIL: 0,028
Risultati
• Attuale spesa
p p
per trasferimento alle famiglie:
g
1,36%
• Introduzione
I
d i
della
d ll D
Detrazione:
i
+ 0,274% = 1,634 %
• Introduzione del Trasferimento:
+ 0,482%
0 482% = 1,842
1 842 %
• Simulazione:
+0,028 = 1,87%
L’Italia
L
Italia supererebbe soltanto il Portogallo (1
(1,67%)!
67%)!
I congedi di paternità
•
•
•
•
Introdurre congedi esclusivi e pienamente
per i p
padri,, indipendenti
p
e aggiuntivi
gg
retribuiti p
rispetto a quelli per la madre
Esistono in Norvegia,
Norvegia Svezia ma anche Spagna
Non solo valore simbolico
Strumento per intervenire nella divisione del
lavoro all’interno
all interno della famiglia e nella
formazione delle aspettative delle imprese su
come sii di
divide
id il llavoro di cura nelle
ll ffamiglie
i li
Azioni positive
• Le quote rosa NO:
– Sono contro le donne: si ammette che da sole non ce la faranno mai
– Non garantiscono il merito, sono solo un “regalo” ai meno rappresentati.
L qualità
La
lità media
di potrebbe
t bb peggiorare
i
• Le quote rosa SI:
– Democrazia paritaria. Si tratta di rompere un monopolio (quello
maschile). Transitorie
– Hanno funzionato in molti Paesi: per i CdA
– Sarà interesse delle imprese/partiti selezionare la migliore
– Aumenta la platea dei talenti che si mettono in gioco:
• gli uomini sono più overconfident e competitivi delle donne, soprattutto
se la competizione avviene in contesti misti. La riluttanza delle donne
(brave)
b
a competere può ridursi
d
in presenza ddi azioni positive.
• Un’alternativa: il monitoraggio
Mercato del lavoro e Nuove pensioni
• L
La flessibilità
fl ibili à del
d l mercato del
d l lavoro
l
e il part-time
i aiutano?
i
?
Attenzione a occupazione/carriera
• Sistema contributivo: le differenze sul mercato del lavoro si
perpetuano dopo la pensione: periodi di inattività, profili
retributivi più bassi e meno dinamici implicano pensioni più
b
basse
per lle ddonne. All
Allarme povertà?
à?
• Previdenza complementare: può non aiutare
• Recente
R
t equiparazione
ip
i
nell p
pubblico
bbli iimpiego
pi
dell’età
d ll’ tà di
pensionamento di uomini e donne (65 anni):
– compensazione
p
ex p
post delle donne p
per il lavoro di cura che svolgono
g
– o un’ulteriore discriminazione?
• E se tornassimo alla flessibilità per tutti?
Conclusioni
• Trend in crescita,
crescita ma forti ritardi italiani nella presenza femminile
in economia e politica.
• Perché?
– La maternità “costa” molto.
– Interazione tra mercato del lavoro e divisione del lavoro all’interno della
famiglia è cruciale
• Una maggiore partecipazione e una maggiore presenza in ruoli
chiave sono un guadagno economico per tutti.
• Servono politiche per avere più lavoro femminile e più presenza
al vertice: in Italia poche misure su entrambi i fronti
• La
L presenza di opportunità
i à di llavoro e carriera
i per lle madri
d i con
figli piccoli ha un impatto positivo sulla probabilità che le
diciannovenni decidano di iscriversi all’Università: feedback
positivi dal mercato del lavoro alla scelta di istruzione (Casarico,
Profeta, Pronzato 2010).