Dialoghi teatro neuroscienza

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Dialoghi teatro neuroscienza
Gabriele Sofia, Silvia Spadacenta, Clelia Falletti, Giovanni Mirabella
IL LINGUAGGIO INCARNATO DELL’ATTORE:
INDICAZIONI PRELIMINARI DI UN ESPERIMENTO PILOTA
1. Introduzione
Come hanno evidenziato le ricerche ultratrentennali dell’Antropologia teatrale, esiste una differenza tra controllo e organizzazione delle azioni effettuate nella vita quotidiana, e controllo e organizzazione delle azioni in una «situazione di rappresentazione organizzata», 1 ovvero in una
situazione in cui un attore entra in una relazione teatrale con almeno uno
spettatore. Questa differenza è dovuta a un fatto apparentemente abbastanza semplice: se nella vita quotidiana le azioni che vengono eseguite
sono finalizzate al raggiungimento dell’obiettivo dell’azione, sulla scena
l’attore deve sia soddisfare l’obiettivo dell’azione che, con la stessa azione,
stimolare, attrarre, sorprendere e guidare l’attenzione dello spettatore.
Questa particolare complessità rende necessario per l’attore un certo tipo
di allenamento che può presentarsi in forme diverse a seconda della tradizione teatrale di appartenenza del performer. Gran parte dell’allenamento (o “training”, come spesso viene chiamato) si concentra proprio sullo
sviluppo di una consapevolezza e di un controllo dell’azione più accurati
rispetto a quelli comunemente impiegati durante l’agire quotidiano.
L’attore studia nel dettaglio il proprio atto motorio, per via pragmatica e
tramite una serie di esercizi basati su vincoli e contraintes che “dilatano”
i meccanismi di controllo dell’agire quotidiano. 2
1 L’Antropologia teatrale, disciplina fondata da Eugenio Barba nel 1979, si definisce
come lo studio «del comportamento dell’essere umano che utilizza la sua presenza fisica e
mentale secondo principi diversi da quelli della vita quotidiana in una situazione di rappresentazione organizzata» (Eugenio Barba, Nicola Savarese, L’arte segreta dell’attore. Un dizionario di Antropologia teatrale (1983), ed. riv. e aggiornata, Milano, Ubulibri, 2005, p. 5).
2 Alcune ipotesi sulla possibile influenza del training dell’attore sul livello neurobiologico dell’azione sono avanzate da Sofia nella sua tesi di dottorato: Gabriele Sofia, La relazione attore-spettatore. Storia, ipotesi e sperimentazioni per lo studio del livello neurobiologico, tesi in cotutela tra la Sapienza Università di Roma e l’Université Paris 8 Vincennes-SaintDenis, codiretta da C. Falletti e J.-M. Pradier, discussa a Roma nel dicembre del 2011.
Sofia-Spadacenta-Falletti-Mirabella, Il linguaggio incarnato dell’attore
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L’ipotesi del presente studio è che l’addestramento al controllo motorio
attuato nel training teatrale potrebbe agire sui circuiti neurali che sottostanno alle funzioni esecutive e motorie. Il punto di partenza è quello della
cosiddetta teoria del linguaggio incarnato. 3 Secondo questa teoria, la comprensione linguistica di un verbo sarebbe legata all’attivazione dello schema motorio che sottostà all’esecuzione dell’azione descritta dal verbo stesso. Ad esempio, la comprensione di una parola riferita a un verbo transitivo, come ad esempio afferrare, richiederebbe l’attivazione del settore
della corteccia motoria che controlla l’azione dell’afferrare.
Questa ipotesi è indirettamente supportata sia da studi realizzati con tecniche di neuroimaging, 4 che da esperimenti comportamentali. Buccino e
colleghi, 5 ad esempio, hanno notato che, facendo ascoltare a un soggetto
delle frasi che implicavano l’utilizzo di un determinato effettore, nell’esecuzione delle azioni relative era visibile un rallentamento quando queste
ultime venivano realizzate con il medesimo effettore. Risultati simili sono
stati riportati da Sato e colleghi adoperando un paradigma denominato
go/no-go. In tale esperimento, ad alcuni soggetti sani veniva chiesto di premere un pulsante (go) mentre venivano mostrati dei verbi di piede o di
mano, oppure di non premere il pulsante (no-go) durante la presentazione
di verbi astratti. È stato osservato che i tempi di reazione per premere il
3 M.H. Fischer, R.A. Zwaan, Embodied language: a review of the role of the motor
system in language comprehension, in «Quarterly Journal of Experimental Psychology», n.
61, 2008, pp. 825-850; F. Pulvermuller, The neuroscience of language, Cambridge,
Cambridge Univ. Press, 2002; V. Gallese, G. Lakoff, The Brain’s concepts: the role of the
Sensory-motor system in conceptual knowledge, in «Cognitive Neuropsychology», n. 22,
2005, p. 455-479; V. Gallese, Mirror neurons and the social nature of language: the neural
exploitation hypothesis, in «Social Neuroscience», n. 3, 2008, pp. 317-333.
4 O. Hauk, I. Johnsrude, F. Pulvermuller, Somatotopic representation of action words
in human motor and premotor cortex, in «Neuron», n. 41, 2004, pp. 301-307; M. Tettamanti,
G. Buccino, M.C. Saccuman, V. Gallese, M. Danna, P. Scifo, F. Fazio, G. Rizzolatti, S.F.
Cappa, D. Perani, Listening to action-related sentences activates fronto-parietal motor circuits, in «Journal of Cognitive Neuroscience», n. 17, 2005, pp. 273-281; L. Aziz-Zadeh,
S.M. Wilson, G. Rizzolatti, M. Iacoboni, Congruent embodied representations for visually
presented actions and linguistic phrases describing actions, in «Current Biology», n. 16, 2006,
pp. 1818-1823; V. Boulenger, O. Hauk, F. Pulvermuller, Grasping ideas with the motor
system: semantic somatotopy in idiom comprehension, in «Cerebral Cortex», n. 19, 2009, pp.
1905-1914; G. Buccino, L. Riggio, G. Melli, F. Binkofski, V. Gallese, G. Rizzolatti, Listening
to action-related sentences modulates the activity of the motor system: a combined TMS and
behavioral study, in «Cognitive Brain Research», n. 24, 2005, pp. 355-363.
5 G. Buccino, L. Riggio, G. Melli, F. Binkofski, V. Gallese, G. Rizzolatti, Listening to
action-related sentences modulates the activity of the motor system… cit.
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pulsante erano più lunghi quando il verbo descriveva un’azione compiuta
con lo stesso effettore (la mano) con cui bisognava premere il pulsante
(effetto interferenza). Questi dati sostengono il coinvolgimento del sistema motorio nei processi di comprensione del linguaggio di azione.
Sulla stessa falsariga, un altro esperimento è stato condotto da Mirabella e
la sua équipe 6 con l’intento di rispondere ad alcune domande che rimanevano ancora aperte riguardo l’interazione tra linguaggio e sistema motorio:
a) il sistema motorio è necessario per la comprensione linguistica o la sua
attività è solo un epifenomeno? b) Quando comincia e quando finisce l’interferenza che causa l’allungamento dei tempi di reazione? Il paradigma
adottato era una variante di quello usato da Sato e colleghi. 7 Diversamente da quest’ultimo, Mirabella e colleghi hanno chiesto ai soggetti di eseguire un movimento di raggiungimento di un target periferico (“reaching
movements”), presentato su un touchscreen. Le azioni di raggiungimento
hanno una rilevanza ecologica maggiore rispetto alle azioni di pressione: al
di fuori dai laboratori neurofisiologici i primati eseguono continuamente
azioni di raggiungimento, necessarie, ad esempio, per procurarsi del cibo.
I risultati di Mirabella e colleghi, non ancora pubblicati, hanno effettivamente confermato le conclusioni a cui erano giunti Sato e colleghi e hanno
aggiunto diversi tasselli mancanti. In primo luogo è stato evidenziato come
anche le percentuali di errore riflettano un effetto di interferenza. In
secondo luogo si è mostrato come questa interferenza appaia molto presto,
già a 50 ms dal segnale di go e come abbia luogo solo quando per rispondere è necessaria un’analisi semantica del verbo. Infatti, quando al soggetto viene chiesto di rispondere in base al colore della parola (se il verbo è
scritto in verde il soggetto deve raggiungere il target, se in rosso deve rimanere fermo), le interferenze linguistiche sul movimento scompaiono.
Ancora una volta questi risultati sono coerenti con la teoria del linguaggio
incarnato, poiché dimostrano che la comprensione delle descrizioni verbali è legata all’esperienza sensorimotoria dell’azione stessa.
Alla luce di queste scoperte, si è ritenuto di applicare quest’ultimo paradigma allo studio degli attori. L’ipotesi era la seguente: se è vero che il trai-
6 G. Mirabella, S. Iaconelli, S. Spadacenta, P. Federico, V. Gallese, Hand-Related
Verbs Processing Specifically Affects the Planning and the Execution of Reaching Arms
Movements, submitted.
7 M. Sato, M. Mengarelli, L. Riggio, V. Gallese, G. Buccino, Task related modulation
of the motor system during language processing, in «Brain and Language», p. 105, 2008, pp.
83-90.
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ning teatrale agisce sul controllo motorio, allora lo studio dell’interazione
tra linguaggio di azione e movimento poteva mostrare una qualche modificazione. Questi studi sono nati dalla collaborazione tra il Dipartimento
di Storia dell’Arte e Spettacolo e l’équipe del neurofisiologo Giovanni
Mirabella e sono stati finanziati dalla Sapienza Università di Roma nell’ambito del progetto: La psicofisiologia dell’attore e dello spettatore: un’indagine interdisciplinare, diretto dalla prof. Clelia Falletti.
2. Materiali e metodi
– I soggetti. Ventinove soggetti hanno partecipato all’esperimento.
Tredici attori e sedici soggetti di controllo. Tutti e ventinove i soggetti
hanno partecipato a due task che chiameremo Esperimento 1 ed Esperimento 2. I partecipanti erano madrelingua italiani e destrimani. Nessuno
è stato informato dell’obiettivo dell’esperimento. Gli attori sono stati selezionati sulla base del tipo e della costanza del loro training e dell’esperienza teatrale. 8 L’età dei soggetti e il tempo di esperienza teatrale (nel caso
degli attori) sono riassunti nelle tabelle 1 e 2.
Tabella 1: attori
Attore
1
2
3
4
5
6
7
8
9
10
11
12
13
MEDIA
Età
56
52
38
36
47
49
39
38
53
49
56
51
56
47,6
Sesso
F
F
M
M
M
F
F
M
F
M
F
M
M
Scolarità
D
L
D
D
L
D
D
D
L
D
D
D
D
Anni di teatro
26
30
10
12
26
28
20
23
31
27
32
32
34
25,4
8 I gruppi che hanno risposto positivamente all’invito e hanno messo a disposizione
i loro attori sono stati il Teatro Tascabile di Bergamo (3 attori), il Teatro La Madrugada di
Milano (2 attori), l’Abraxa Teatro di Roma (2 attori), il Teatro-Studio Vocabolo Macchia
di Lugnano in Teverina, Terni (2 attori), il Teatro Ridotto di Bologna (1 attrice), il Teatro
delle Selve di Pella, Novara (1 attore), il Teatro Natura di Roma (1 attrice), il Gruppo
Taiko di Roma (1 attrice). Il Teatro dei due Mondi di Forlì aveva dato la disponibilità ma
per problemi organizzativi non dipendenti dal teatro, la sperimentazione con i suoi attori
non è stata possibile.
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Tabella 2: controlli
Controllo
1
2
3
4
5
6
7
8
9
10
11
12
13
14
15
16
MEDIA
Età
52
54
50
43
35
53
36
57
48
45
40
56
49
35
60
38
47,5
Sesso
F
M
M
M
F
F
F
M
F
F
F
M
M
F
M
F
Scolarità
D
D
Ph.D
Ph.D
Ph.D
D
L
D
D
D
Ph.D
D
D
L
L
L
Anni di teatro
//
//
//
//
//
//
//
//
//
//
//
//
//
//
//
//
Legenda: D, diploma; L, laurea; Ph.D, dottorato
– Stimoli verbali. In tutti gli esperimenti, i verbi erano presentati in
modalità visiva.
Per l’Esperimento 1 sono stati utilizzati 30 verbi italiani declinati all’infinito.
Questi 30 verbi erano così suddivisi: 10 erano verbi di mano (es. tagliare),
10 erano verbi di piede (es. correre), 10 erano verbi astratti (es. scordare). I
verbi, scelti in modo che fossero omogenei per lunghezza, numero di sillabe e frequenza lessicale, sono gli stessi dell’esperimento di Sato e colleghi.
Per l’Esperimento 2 sono stati utilizzati solo la metà dei verbi di ogni categoria, omogenei per lunghezza, numero di sillabe e frequenza lessicale.
3. Test comportamentali
– Esperimento 1 (task semantico). I partecipanti all’esperimento sedevano a una distanza di circa 50 cm da un touchscreen (MicroTouch, sampling rate 200 Hz) di 17 pollici. Un software non commerciale, CORTEX
(http://www.cortex.salk.edu) è stato utilizzato per controllare la presentazione degli stimoli visivi e per registrare le risposte dei soggetti. La frequenza temporale degli stimoli era sincronizzata con quella del monitor.
I partecipanti rispondevano a due serie di 240 prove (trials) per un totale
di 480 prove. Ogni trial iniziava con la presentazione, al centro dello
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schermo, di un cerchio rosso (diametro di 2,8 cm) che i partecipanti dovevano toccare con il dito della mano destra; dopo un periodo variabile tra
i 400 e i 700 ms, sopra il cerchio compariva il verbo e i partecipanti dovevano leggerlo. Se il verbo era un verbo “di movimento” ovvero un verbo
di mano o di piede (go), i partecipanti dovevano raggiungere entro un
tempo massimo di 600 ms un altro cerchio rosso che appariva alla loro
destra a una distanza di 15 centimetri dal centro dello schermo. Se, invece, il verbo era astratto (no-go), all’apparizione del cerchio rosso a destra,
i partecipanti dovevano rimanere fermi sul cerchio rosso centrale. Il meccanismo è riassunto nella fig. 1. Se il soggetto eseguiva correttamente il
compito, un segnale sonoro lo informava che il trial era andato a buon
fine. A questo punto il soggetto poteva staccare il dito dallo schermo e
ricominciare con un nuovo trial.
Il tempo di presentazione del target laterale poteva avvenire a 53.2 ms
oppure a 332.5 ms dalla presentazione del verbo. Questo tempo di presentazione dello stimolo viene chiamato SOA (stimulus onset asynchrony).
Il verbo rimaneva visibile fino alla fine del trial. Tutti i verbi erano di colore rosso e venivano presentati su uno sfondo nero. Ogni verbo veniva presentato otto volte per ciascuno dei due tempi del SOA. La presentazione
dei verbi era randomizzata e gli errori venivano ripresentati ai partecipanti fino alla corretta esecuzione dell’intero blocco di trial.
Fig. 1. Schema esplicativo del meccanismo che sottende l’esperimento 1. A sinistra
sono illustrate le fasi del go e a destra il no-go.
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– Esperimento 2 (task non semantico). Nell’esperimento 2 venivano
presentati 360 prove (trial) divise in due blocchi da 180 prove. Differentemente dall’Esperimento 1, in cui i partecipanti agivano in base alla
semantica del verbo, in questo compito i segnali di go e no-go erano dati
dal colore con cui veniva presentato il verbo. Ogni trial iniziava con la presentazione di un cerchio grigio che i partecipanti dovevano toccare con il
dito della mano destra per far comparire il verbo. Se il verbo compariva
di colore verde i soggetti dovevano raggiungere il target laterale di colore
grigio che compariva a destra. Al contrario, se il verbo era di colore rosso,
i partecipanti dovevano rimanere fermi sul cerchio grigio al centro dello
schermo. Ogni verbo veniva presentato 12 volte per ogni SOA, la metà
delle volte era presentato in verde e l’altra metà in rosso. Come nell’esperimento precedente, un segnale acustico avvertiva i partecipanti della corretta esecuzione del trial.
4. Analisi dei dati
Per entrambi gli esperimenti i parametri misurati sono stati:
– il tempo di reazione (reaction time o RT), ovvero il tempo che
intercorreva tra la presentazione del segnale di go e il distacco del
dito dal target centrale per raggiungere il target laterale;
– il tempo di movimento (movement time o MT), ovvero il tempo
che intercorreva tra il distacco del dito dal target centrale e il raggiungimento del target laterale;
– gli errori che il soggetto commetteva. Questi potevano essere dati
dal rilascio del target centrale in una situazione nelle prove di nogo, oppure, in una situazione di go, dall’eccessivo ritardo nel raggiungere il target laterale o dal mancato raggiungimento del target
laterale.
Nel caso dell’Esperimento 1 è stata calcolata la media dei tempi di reazione RT e dei tempi di movimento MT per ogni categoria verbale (di mano
e di piede) e nelle due diverse velocità di presentazione SOA (53,2 ms e
332,5 ms). È stata calcolata inoltre la media degli errori. Per quanto
riguarda l’Esperimento 2 sono stati calcolati anche gli RT e gli MT dei
verbi astratti. Allo scopo di vedere se i risultati erano statisticamente validi, è stata fatta l’analisi a misure ripetute della varianza (ANOVA). Il test
di Mauchley è stato utilizzato per valutare la “sphericity assumption” e,
dove appropriato, la correzione dei degrees of freedom è stata realizzata
con la procedura Greenhouse-Geisser. La correzione di Bonferroni è stata
applicata a tutti i test post-hoc.
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5. Discussione dei risultati preliminari
Lo studio è ancora in fase di attuazione per cui sia il campione degli
attori che dei non attori sarà integrato con altri soggetti. I risultati preliminari hanno innanzitutto evidenziato che non c’è differenza nell’effetto
di interferenza tra i due gruppi: il comportamento degli attori è statisticamente identico a quello dei non attori. Nonostante questo, però nell’Esperimento 1 è emerso che gli attori fanno meno errori rispetto ai non attori
e hanno dei tempi di reazione (RT) più rapidi rispetto ai non attori. Inoltre
quando i soggetti rispondono in base al colore e non alla semantica dei
verbi l’intereferenza sul movimento scompare.
Le differenze riscontrate nell’Esperimento 1 sembrano confermare la straordinaria plasticità di cui gode il cervello umano anche in età adulta. Infatti
se sottraiamo all’età media degli attori (47,6) la media degli anni di esperienza teatrale (25,4), possiamo osservare, con un certo grado di approssimazione, come l’età media di inizio dell’apprendistato teatrale si aggiri
intorno ai 22 anni, ovvero in un periodo in cui il cervello è già adulto.
Un’ultima osservazione. La scolarità media dei controlli era tendenzialmente maggiore rispetto a quella degli attori. Tenendo conto di questo è
possibile che utilizzando campioni con un pari grado di scolarità il risultato possa addirittura diventare più evidente.
6. Conclusione
Allo stato attuale della ricerca, i risultati suggeriscono che non ci sono
differenze nelle capacità di elaborazione linguistica, ma che il controllo
volontario dell’azione è più efficiente negli attori rispetto ai non attori.
Questo potrebbe indicare che il training aumenti nell’attore la capacità di
concentrarsi su un compito e/o di eseguirlo più rapidamente e più precisamente. In futuro sarebbe auspicabile proseguire questo filone di ricerche focalizzandosi di volta in volta su una certa funzione esecutiva per
comprendere quali tra le varie si modifica. In conclusione ci sentiamo di
sottolineare che, nel panorama degli studi interdisciplinari tra teatro e
neuroscienze, questa è la prima volta in cui si è cercato di dimostrare come
il training teatrale modifichi la neurobiologia dell’azione. Le indicazioni
ottenute da questa ricerca, ancorché parziali, possono quindi diventare
delle preziose indicazioni per le ricerche future.