Sintomi 34 - ottobre 2013

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Sintomi 34 - ottobre 2013
sint mi
numero
34
ottobre 2013
Liceo Scientifico
Niccolò Copernico
Prato
We'll never forget you, Madiba
Prato si veste di nero: terribile incendio nel macrolotto
The measure of love is to love without
measure.
Victor Hugo
Una nuova esperienza dal Comenius, "Three Poetic Recipes for Prato"
E poi sport, la Kopertina,musica,curiosità e molto, molto altro ancora...
Indice:
L’EDITORIALE:
Pag.3 di Jessica Ricotta
CRONACA E ATTUALITÀ:
Pag.4 Invictus - Silvia Mazzei
Pag.5 Tutt'altro che abnegazione! - Luisa Liu
Pag.7 Feste del guadagno - Sara Bichicchi
Pag.8 Se tutti fossero stati a casa loro - Marco Logiudice
Questa generazione.. - Sara Relli
LE RUBRICHE:
SPORT:
Pag.9 Mamma li Turchi! - Fabrizio Taricone
FILOSOFIA:
Pag.10 Fenomenologia dello spirito (umano) - Angelo Mei
QUOTIDIANITÀ:
Pag.12 "Oddio ma quella sembra Belen Rodriguez!" No, ha solo il suo naso -
Sara Bichicchi
CURIOSITÀ:
Pag.13 Abbronzatissima - Maria Huynh
MUSICA:
Pag.14 Inghilterra contro tutti - Tommaso Reggioli
LIBRI/FILM:
Pag.15 Tutti in fiamme per l'attesissimo sequel! - Marta Massenzi
COPERNICANEWS:
Pag. 15 News from Comenius
Pag. 17 Pomeriggi d'attesa - Isabella Giusti
LA VIGNETTA:
Pag.19 di Stefano Ciapini
LA KOPERTINA
WAITING CHRISTMAS:
Pag. 19 Una fantastica magia - Virginia Gelli
ENIGMISTICA:
Pag.20 - 21 Cruciverba - Federico Borrelli
Editoriale
Caro Babbo Natale,
Quest’anno per Natale vorrei... sinceramente, non so nemmeno io cosa vorrei. Mi hai già
riempito di giocattoli, vestiti, amicizie, gioie, entusiasmi, dolori che quest’anno, Jessica Ricotta
ormai diciassettenne, non sa più cosa chiederti. Ebbene sì, diciassette anni mio caro “signor in
rosso”, e proprio perché sono alla soglia della maggiore età, allora forse, una cosa da chiederti
anche per quest’anno, ce l’ho: il mio Natale “da bambina” smarrito, perso. Chi l’avrebbe mai
detto, io che un tempo ero quella bambina che ogni anno ti lasciava due biscottini la sera della
Vigilia, che tu di solito assaggi prima di risalire per il camino, che io non ho neanche; io che ero
quella bambina che la mattina del 25 Dicembre, con un balzo si alzava dal letto, si vestiva in
quattro e quattr’otto e senza nemmeno far colazione, correva a vedere se mi avevi lasciato,
sotto l’albero, il regalo che tanto desideravo.
Ma quest’anno, caro Santa Claus, tutto questo desiderio, tutta questa voglia, non c’è più; anche
mentre ti scrivo questa lettera mi sento strana, incompleta, avverto un senso di smarrimento
che non riesco a dominare razionalmente.. sarò forse nell’epoca del Barocco? No, sto solo
crescendo.
Come tu ben sai, io e Peter Pan andavamo a braccetto in centro fino all’anno scorso, ma già a
partire dal giugno scorso, ad un certo punto della mia vita, mi è comparso davanti un
pasticcino con su scritto “mangiami”, e come Alice, sono cresciuta tutto ad un tratto, di altezza
e di “carattere”. Quest’avvenimento, sebbene normale nella vita di un terrestre, per me ha
segnato un forte cambiamento.. effettivamente, l’altro giorno, ho visto due capelli bianchi che,
tranquillo, non hanno ancora superato il numero dei tuoi, ma non è questo l’importante:
questo cambiamento segna la fine della mia epoca delle Fiabe e l’inizio di quella del Lavoro.
Quest’anno frequento la classe quarta e sono una dei direttori del fantastico giornalino
scolastico “Sintomi”, che anche questo mese è pieno di ottime tematiche attuali, di curiosità,
quotidiane, propone, inoltre, l’inserzione della “Kopertina” curata dal club goliardico della
nostra scuola e di nuovissimi rompicapo (spero di riuscire a fartene arrivare una copia il prima
possibile, non temere Santa Claus).
Lo so che questo non lo considerai “lavoro”, ma per me è già un buonissimo inizio: attraverso
quest’esperienza sto cominciando davvero a comprendere cosa significa assumersi le proprie
responsabilità e rispettare gli orari di lavoro, due valori tipici di un lavoratore medio; è da
quest’anno che sto cominciando a sentirmi adulta, matura.
E allora, mio caro Babbo Natale, ti prego aiutami, aiutami a ritrovare in me quello spirito
natalizio che si sta svanendo sempre più, che sta sparendo dalla mia vita ogni giorno di più,
supplica Dickens affinché possa far ritornare anche per me gli spiriti del Natale, perché forse,
anche se ho quasi diciotto anni, una mia mano è sempre attaccata a quella di Peter Pan e l’altra
a quella di Geronimo Stilton, e anche perché, adesso, che ho tirato fuori queste parole,
rivelando e rivelandomi cosa sono diventata, la mia personalità necessita ancora quel regalo,
che spero di trovare sotto l’albero.
Buone Feste!
tua, Jessica
Buon Natale!
Merry Christmas!
Frohe Weihnachten!
Feliz Navidad!
Joyeux Noël!
3
Attualità
Invictus
di Silvia Mazzei
It matters not how
strait the gate,
How charged with
punishments the scroll,
I am the master of my
fate:
I am the captain of my
soul.
4
Il padre della lotta contro la segregazione
razziale in Sud Africa, Nelson Mandela, si è
arreso, per la prima ed ultima volta. Eroe della
lotta all'apartheid nel Paese e premio Nobel
per la pace nel 1993, è scomparso all'età di 95
anni. La sua vita ha ispirato canzoni e film, la
sua scomparsa ha commosso il mondo. Su siti
web, giornali e televisioni sono esplosi gli
omaggi in onore del leader, le sue conquiste e
le sue parole sono già storia, la sua figura è e
rimarrà impressa nella memoria. La grandezza
di quest’uomo divenuto simbolo della lotta
per la libertà è nota a tutti noi, ma quello che
non dobbiamo dimenticare è ciò che lo ha
forgiato rendendolo eterno. Madiba, nome
con cui veniva chiamato dall’etnia Xhosa, ha
trascorso ventisette anni nella prigione di
Robben Island, condannato all’ergastolo dal
regime segregazionista bianco. Gli è stato
permesso di vedere una sola persona e
ricevere una sola lettera ogni sei mesi, spesso
rese illeggibili dalla censura, è stato costretto
al lavoro forzato estenuante: prima a spaccare
pietre nel cortile poi, per 13 anni, a scavare in
una cava di calce o raccogliere alghe fra gli
scogli. I prigionieri politici lavoravano per otto
ore al giorno. Molti di loro si ammalavano di
tubercolosi o si rovinavano gli occhi. Mandela,
quando uscì di prigione, non poteva più
nemmeno piangere da tanto i suoi occhi
erano secchi. Ma non ha mai pronunciato la
parola vendetta. «Ho combattuto contro la
dominazione bianca e contro la dominazione
nera», ha detto nel discorso al suo processo
Non importa quanto
stretto sia il passaggio,
Quanto piena di
castighi la vita,
Io sono il padrone del
mio destino;
Io sono il capitano
della mia anima.
nel 1964. «Ho accarezzato l’ideale di una
società democratica e libera in cui tutte le
persone vivano insieme in armonia e con pari
opportunità. È un ideale che spero di vivere e
di raggiungere. Ma se necessario, è un ideale
per cui sono pronto a morire». Una volta
eletto presidente nel 1994 - dopo la sua
liberazione e la fine dell'apartheid - ha fatto
della riconciliazione, voluta e cercata, il filo
conduttore della sua vita. Ci vuole una forza
quasi innaturale per rifuggire la tentazione
della vendetta, per scegliere la via del
compromesso, per stringere la mano al
proprio carceriere, per tutelare anche quella
minoranza che ti ha oppresso, nel tentativo di
piegare il tuo spirito ed il tuo corpo. La dignità
esemplare con cui ha vissuto la persecuzione
senza cedimenti e senza mai cadere nella
spirale della ritorsione fa di Nelson Mandela e
della sua storia un emblema e un’eredità
morale per l’umanità intera. Vorrei concludere
riportando una parte del discorso in onore di
Mandela del presidenti degli Stati Uniti Barack
Obama: “Non è semplice tratteggiare il ricordo
di un uomo, di ogni uomo; catturare con le
parole non solo i fatti e le date che
costituiscono una vita, quanto l’essenza di una
persona, le gioie e i dolori privati; i momenti e
le qualità in grado di illuminare l’anima di
ognuno. Tutto questo è ancora più difficile,
quando si tratta di un gigante della storia, una
persona che ha mosso una nazione intera
verso la giustizia, animando migliaia di
persone in ogni parte del mondo (…)”. Un
Un proverbio africano recita: “Un leone non muore mai, si addormenta soltanto.” Buon riposo
Madiba.
Tutt'altro che abnegazione!
di Luisa Liu
-Siamo incatenati da manette create da noi
medesimi e non ci è data alcuna occasione per
divincolarcene... o le occasioni ci sfuggono
senza che ce ne accorgiamo?
È un errore sin dal principio. E in principio
siamo creatori, creatori delle nostre sciagure.
Fautori di errori. Non è pessimismo, né storico,
né cosmico, né generale. È realismo.Ho pensato che forse sarebbe stato più
coerente, sempre che esista ancora il concetto
di coerenza, lasciare una paginata bianca per
richiamare tutti alla riflessione, al silenzio
oramai trascurato. Un silenzio trascurato,
dimenticato, perché siamo tutti troppo
impegnati a lavorare o a quant'altro. Un
silenzio che potrebbe riordinare l'entropia
cosmica a cui il corso della storia
inesorabilmente tende.
Eppure è proprio questo
silenzio che mi turba... È
proprio la scelta migliore
quella di rimanere in
silenzio, celando in tal
modo la verità? ...Le
fiamme, il fumo, le urla, la
disperazione, i brandelli di
vita e di corpo: troppo per far finta di nulla...
La verità è che, quando non si trae alcun
profitto nel divulgare un fatto (e, anzi, si
mette in repentaglio il proprio guadagno), il
silenzio è la scelta più comoda. Un silenzio che
cancella le orme del passato. Un silenzio
distruttivo. Complice.
Così per evitare che l'oblio prenda
sopravvento un'ennesima volta, ho deciso di
scrivere, rompendo il silenzio probabilmente
sacro in un momento critico come questo. Ma
non importa: un problema non si risolve con il
silenzio.
La situazione non può continuare così: i miei
connazionali (come dovrei/potrei chiamarli
altrimenti?) non possono continuare così... a
vivere, a lavorare e a morire così: senza un
nome, senza una patria, senza un'identità.
Qualcuno sostiene che la condizione dei cinesi
in Italia è equiparabile a quella degli ebrei, a
loro tempo, in Germania: si trovano frantumati
in fondo a una tazza di latte, trafitti da
intolleranti gocce, come biscotti consumati,
esterrefatti, logorati da lotte estrenuanti
contro il liquido immerso. Schiacciati,
frantumati, mescolati, eppure insolubili. Una
miscela non omogenea non è una miscela.
Eppure, personalmente, penso che, anche se
così fosse, gli italiani non hanno neppure
bisogno di creare lager con docce a gas: i
cinesi se li creano da soli, rinchiudendosi nei
cosidetti “Pronto moda”. Una vita segregata in
fabbriche, capannoni, magazzini, cui strutture
igeniche precarie, cui impianti di sicurezza non
sono altro che una farsa di
facciata, nient’altro. Un’esistenza
limitata entro i confini del
lavoro, all’insegna del lavoro. E lì
muoiono senza lasciare alcuna
traccia... come se non fossero
mai esistiti. Mai.
Eppure tutti sanno tutto, del
resto siamo a Prato. Tutti sanno
tutto, eppure nessuno osa/vuole rivelare
quello che, del resto, tutti sanno. Non è
nell'interesse né dei proprietari delle aziende,
né degli impiegati/operai/schiavi (prima che
dei padroni, della globalizzazione), né di
nessun altro. Neppure di noi consumatori che,
grazie alla loro manodopera a bassissimo
costo, usufriamo prodotti che altro non sono
che frutto dello sfruttamento. Tutti sanno
tutto eppure la vera verità rimarrà celata per
sempre, non emergerà mai. Una di queste
verità di cui non sapremo mai nulla, oltre alle
identità degli operai che lavoravano nel
capannone, è proprio il numero di questi
lavoratori. A conferma di questo, il bilancio dei
morti continua a salire con il trascorrere del
5
tempo, quello spietato tempo che ha
trasformato i letti all’interno delle fabbriche
totale, olistica, noumenica. Pertanto sta a noi
adoperare la ragione, oltre che all’intelletto, e
dovuto allo sfregamento di metalli, ma non ne
abbiamo certezza. Senza dubbio, però, la
presenza di materiali facilmente infiammabili
come il nylon hanno facilitato la propagazione
dell’incendio. Pertanto ci verrebbe da
chiedere: “E le strutture di sicurezza?”. Ne
tratta meticolosamente Adele Ratti,
studentessa della 3Ds del nostro liceo
Copernico, che, con la sua opera “La faccia deli
angeli”, ha vinto il concorso sulla sicurezza del
lavoro “Come dici sicurezza?”, creato in
memoria delle tre signore cinesi vittime del
sottopasso di via Ciulli. Dal racconto emerge
prepotentemente la mentalità pragmatica,
che inesorabilmete pervade ogni altro ambito.
Tuttavia, nonostante il grigiore di fondo, ha
una sfumatura rasserenatrice: “in momenti
come questi non bisogna piangere, è inutile;
le lacrime, come ben si sa, rattristano le
persone che stanno attorno; quindi bisogna
sorridere sempre, come gli angeli, così
chiunque ci guardi, riderà a sua volta. Con un
semplice sorriso si potrà donare tanta
felicità...”. Sappiamo tutti che si tratta di una
bugia, di una menzogna, di un’illusione...
eppure forse sarà proprio grazie a questa
menzogna che riusciremo a rialzarci...
Dunque immergerci nella menzogna è l’unica
via? No, è una delle due vie: l’altra è portare
alla luce la vera verità... tuttavia è certamente
più complicata, intricata, di conseguenza
evitata.
Eppure viene spontaneo chiedersi se ci voleva
proprio il fumo impregnato di materiale
tessile e amianto per diradare la nebbia che da
vent’anni nasconde Prato. A mio parere
nemmeno basta. ...Come sosteneva Hegel,
conoscendo i fenomeni solo all’interno dei
contesti non si approda nella verità “intera”, al
limite si perviene ad una verità parziale,
settoriale, femenomenica. Solo riconoscendo
fuori dai contesti si perviene ad una verità
talvolta fenomeni così evidenti come questi,
pur essendo così evidenti, tuttavia ci
sfuggono. E con questi le occasioni."
in bare... del resto chi ci assicura che siano solo
7?
Un evento tragico che si è trascinato con sè
oltre sette vittime. Probabilmente è stato un
mozzico di sigaretta mal spento o una
bombola malfunzionante o una scintilla
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coniugarla con la storia... Ancora una volta,
bisogna ammettere che talvolta fenomeni
così evidenti come questi, pur essendo così
evidenti, tuttavia ci sfuggono. E con questi le
occasioni.
"Ancora una volta, bisogna ammettere che
Feste del guadagno
di Sara Bichicchi
Finalmente sta per arrivare la festa più attesa
da bambini e ragazzi: il Natale.
Per noi studenti porta soprattutto le sospirate
vacanze, ma, mai come negli ultimi anni, il
Natale è diventato anche un evento
commerciale.
Alla televisione, già da qualche settimana, si
sentono pronostici e sondaggi sulla spesa
media degli italiani per regali, addobbi, cenone
e quant’altro; si riesumano i dati del 2012 e si
confrontano con le previsioni di quelli di
quest’anno. Persino Babbo Natale, simbolo per
eccellenza di questa festività, è al centro di un
piccola “favola commerciale” molto diffusa sul
web. In tanti, infatti, credono che fino a meno
di un secolo fa il suo abito fosse verde e che sia
stata la Coca Cola a vestirlo di rosso, per
utilizzarlo in una campagna pubblicitaria. In
realtà le prime immagini di Babbo Natale in
rosso risalgono al 1869, in “Santa Claus and his
works” di Thomas Nast, quindi circa
cinquant’anni prima delle pubblicità
incriminata, realizzata intorno al 1920.
Nonostante non sia difficile trovare su internet
una delle foto di Nast, la versione che
attribuisce alla Coca Cola il “restyling” di Babbo
Natale, sebbene sia smentita pure su Wikipedia
e su altri siti, continua a godere di una certa
popolarità, dovuta, secondo me, soprattutto al
suo realismo. Oggigiorno siamo così abituati al
mondo del marketing e alle pubblicità che
utilizzano i testimonial più svariati, che non ci
sembrerebbe poi così strano se anche il Babbo
Natale che conosciamo fosse stato reinventato
per un fine meramente commerciale.
Purtroppo, spesso gli interessi finanziari
surclassano e a volte addirittura modificano le
tradizioni, se non sono sufficientemente
redditizie. L’esempio più eclatante è quello di
Halloween, un’altra festa molto amata dai
giovani, che non fa parte del bagaglio culturale
italiano, ma è stata letteralmente importata
dai paesi anglosassoni, non tanto per fare
divertire i bambini a chiedere “Dolcetto o
scherzetto?”, quanto perché comprende un
giro d’affari non indifferente. Anche restando
in ambito natalizio, basta osservare un po’ più
attentamente i numerosi spot trasmessi alla
televisione per accorgersi che il lato
pubblicizzato è sempre quello commerciale: si
mostrano giocattoli, panettoni, ancora
giocattoli e panettoni, sebbene questi non
siano il vero “cuore” del Natale, o almeno spero
davvero che non lo siano diventati, però sono
la parte che porta profitti. Insomma, alla storia
dei Magi che, fino a qualche decennio fa, veniva
raccontata ai bambini, è subentrata quella del
villaggio di Babbo Natale in Lapponia, di nuovo
non tanto per la gioia dei bambini, quanto per
aumentare i guadagni: Babbo Natale porta i
giocattoli ai bambini e qualcuno dovrà pure
comprarli questi giocattoli! Questo, secondo
me, è il lato peggiore della feste nostrane,
perché rimane nascosto sotto l’atmosfera di
allegria e gioia tipica delle festività, ma, senza
che ce ne rendiamo conto, ogni tradizione
viene passata in rassegna e i suoi profitti
valutati; poi, se i risultati non soddisfano le
aspettative, si cerca qualche espediente per
migliorarli o si “adottano” usanze straniere. In
questo modo, però, si perde l’identità dei
singoli popoli e di questo passo in futuro
potremmo anche trovarci a celebrare feste che
per noi non hanno alcun significato, un po’
come succede già con Halloween; in questo
caso le unici a festeggiare davvero saranno le
grandi multinazionali e i loro conti bancari.
7
Se tutti fossero stati a casa loro
di Marco Logiudice
Molte volte ho sentito persone dire: “ Se tutti gli immigrati stessero a casa loro, si starebbe molto
meglio e non ci troveremmo in questa situazione di degrado.” Allora stanco di queste frasi prive
di logica mi sono detto: “ Se per davvero tutti fossero stati a casa loro, come ci troveremmo?”
Premetto che molte delle cose che leggerete, molto probabilmente, sarebbero accadute
ugualmente in un modo o nell’altro. Inoltre parlero’ di cose di utilizzo quotidiano, niente di serio,
penso che tutti abbiano il diritto di abitare in qualunque parte del mondo anche se non hanno
fatto niente di speciale per l’umanita’, quindi prendete tutto quello che leggerete con le pinze.
Direi di iniziare con tutti coloro che possiedono un terminale Apple ( iPad, iPhone, iPod ,Airbook
etc..): ok, questi rimarrebbero senza i loro amati oggetti tecnologici, in quanto Steve Jobs
sarebbe stato un cittadino Siriano qualunque, proprio come i nonni ed i genitori. Se Levi Strauss
fosse rimasto in Baviera al posto di andare a New York City, nessuno di noi camminerebbe con dei
Jeans addosso. Se John Roebling fosse rimasto in Germania, non esisterebbe il ponte di Brooklyn
e molti altri ponti a sospensione. Se il Tedesco Homer Groening non si fosse sposato,negli Stati
Uniti, con la Norvegese Margaret Ruth, non sarebbe nato Matt Groening e noi non
conosceremmo ne’ I Simpson ne’ Futurama. LeBron James, Kobe Bryant, Micheal Jordan, Hakeem
Holajuwon e molti altri non avrebbero mai solcato il parquet dei campi da basket e noi non
avremmo potuto godere delle loro spettacolari abilità. Sul nostro iPod non ci sarebbero I Beatles,
Rihanna, 2Pac, i Nirvana ( I Parenti di Kurt Kobain erano di origine scozzese, irlandese e francese
da parte di padre e irlandese, tedesca ed inglese da parte di madre) e molti altri. Se Xiao Long
non fosse nato a San Francisco forse in molti avrebbero continuato a chiamarlo Xiao Long o Li
Yuen Kam e nessuno lo avrebbe conosciuto come Bruce Lee. Inoltre Mandela sarebbe stato un
sud-africano qualunque, Obama non sarebbe neanche nato e, molto probabilmente, neanche io.
Con tutto questo, non voglio fare una noiosa lista bensì voglio solo dire che il processo di
immigrazione c’è stato e sempre ci sarà, bisogna solo riuscire a vedere le persone che arrivano
nel nostro paese come risorse e non come inutili disperati privi di speranza.
Questa generazione..
di Sara Relli
8
Ci sono film che, partendo da una storia
personale, riescono a descrivere un’epoca con
tutte le sue contraddizioni; qualcuno ha
tristemente detto che “Giovane e Bella”, il film
da poco uscito del regista francese Ozon,
descriva la nostra. “Giovane e bella” è la storia
di una ragazza diciassettenne, Isabelle, che,
sotto il falso nome di Lea, si prostituisce. Ma
non per soldi.
Per i soldi, invece, si sono prostituite per mesi
due ragazzine a Roma, in un appartamento in
viale Parioli. Stupisce che un giro di
prostituzione minorile avvenga in uno dei
quartieri considerati chic della capitale, un
quartiere che durante il regime fascista era
destinato ai gerarchi e ai funzionari statali. Un
quartiere importante, dove una madre non si
accorge della figlia che si prostituisce,
pensando che spacci ‘soltanto’, nonostante la
ragazza torni a casa con montagne di soldi,
che poi spende a piacere per Iphone o vestiti.
“Noi vogliamo troppo! Per guadagnare tutti
questi soldi, o spacci o ti prostituisci. Io voglio
una possibilità economica mia: o vado a
spaccià la droga o faccio questo”: proprio
questo ha dichiarato la ragazza durante un
interrogatorio.
Invece la madre dell’altra ragazzina
quattordicenne era lei a spingere la figlia a
prostituirsi “Perché io sto a corto. Dobbiamo
recuperà.” La scuola, lo studio, una cultura,
tutto questo si può e si deve mettere da
parte, perché, fino al punto che la madre
stessa minaccia di ritirare la ragazza da scuola
se lo studio la distoglie dall’occupazione per lei
principale.
Come spiegare la storia di ragazze e ragazzi
pronti addirittura a partire dalla Puglia per
prostituirsi in cambio di una ricarica da venti
euro? Ha veramente dei valori una società in
cui il possedere, la ricchezza, i vestiti firmati e
l’apparenza diventano un’ossessione che fa
perdere la propria dignità?
Certo, gli esempi che abbiamo davanti agli
occhi ogni giorno sono eloquenti: si comprano
voti in cambio di soldi e si rinnegano
facilmente le proprie opinioni. “Se mi voti, ti
regalo…” è un qualcosa che si dice o si sente
dire abitualmente, quasi a mo’ di scherzo,
come un qualcosa di ormai insito nella nostra
società, a tutti i livelli, anche a scuola. Stiamo
forse raccogliendo i frutti di vent’anni di
televisione commerciale, pieni di veline e
stupidi quiz?
“Questa generazione non ha nessuna meta da
raggiungere” cantano i Jefferson Airplane in
una canzone di tanti anni fa. Quali mete
dovrebbe raggiungere la nostra società?
Le Rubriche
Mamma li Turchi!
SPORT
di Fabrizio Taricone
Quante volte tortureremo i nostri amici
juventini con questa frase? Probabilmente
all’infinito. La fase a gironi della Champions
League, come sappiamo tutti, si è conclusa. I
risultati delle italiane sono noti: Juve e Napoli
fuori, Milan dentro. “Il calcio è strano Beppe”,
direbbe il buon vecchio Caressa, e chi di noi
non l’ha pensato d’altronde dopo queste prime
sei giornate di Champions? Il Napoli esce dalla
maggiore competizione Europea a testa non
alta, altissima. Nel girone di ferro, con Arsenal
(Prima in Premier League), Borussia Dortmund
(vicecampione d’Europa) e Marsiglia, il Napoli
conclude il girone terzo a 12 punti. MAI nessuna
squadra nella storia della ormai Ex coppa dei
campioni non aveva passato il turno con un
punteggio del genere. Applauditi da tutta
l’Europa,
speriamo
che
i
partenopei
porteranno onore all’ Italia anche in Europa
League, così come la Juventus. La squadra di
Antonio Conte è stata eliminata all’83esimo
minuto di gioco da un goal dell’olandese
Sneijder (ex Inter ma che fa godere ancora gli
interisti)
ora
giocatore
dei
turchi
del
Galatasaray. La squadra di Mancini (toh, un altro
ex interista) si qualifica quindi agli ottavi di
finale a discapito della squadra torinese che
rivendica però l’inadeguatezza della partita.
Infatti dopo essere stata sospesa per grandine
la partita è stata rinviata al giorno seguente col
campo in condizioni pietose. Fatto sta che sei
punti non sono bastati alla Juventus, che ora si
ritroverà a giocare in Europa League, dove
potrà disputare la finale in casa, allo Juventus
Stadium. Passiamo ora alla “squadra del
momento”: Il Milan. Non si sa come ma la
squadra di Allegri ha passato il turno.
Nell’ultima partita del girone contro l’Ajax, un
super Abbiati e un altrettanto bravo Balotelli
(per non parlare del superbo De Sciglio) salvano
il Milan, portando a casa 1 punto necessario per
la qualificazione, proprio ai danni della squadra
olandese. Molte sono le domande che i tifosi si
pongono: Come diavolo hanno fatto? Dove
arriveranno? Che reparti devono rafforzare?
Chiamate Raz Degan per favore! Questo
passaggio del turno, che diventerà il Quarto
mistero di Fatima, rimarrà negli annuali di
storia. Noi ridiamo e scherziamo, ma se tutto
ciò fosse un subdolo piano di Allegri? E se
Constant
potesse
davvero
vincere
la
Champions? Vi lascio con queste domande
prive di risposta… Almeno per ora…
9
Fenomenologia dello spirito (umano)
FILOSOFIA
di Angelo Mei
Premessa necessaria: questo articolo non è
che una mia riflessione personale, scritta su un
banco durante un’ora di lezione
particolarmente produttiva, che nasce dallo
studio del filosofo idealista Georg Wilhelm
Hegel. Ergo, se ancora per voi la filosofia non è
che Platone, Aristotele e San Tommaso
D’Aquino, temo troverete non poche difficoltà
nella comprensione di ciò che state per
leggere. Ma non vi preoccupate! Per il mio
articolo, ho soltanto bisogno di definire quella
che chiamiamo “triade dialettica”, o, per
meglio dire, “triade hegeliana”: altro non è che
la legge dello sviluppo dello spirito- per il
filosofo, idealista, lo spirito è l’essenza della
realtà, che pervade tutto ciò che esiste-, il
quale, attraverso vari fasi necessarie- o
momenti- prende consapevolezza di sé,
dipanandosi attraverso le varie determinazioni
sensibili fino a scoprirsi e realizzarsi
nell’infinito quale è veramente( Hegel descrive
semplicemente il processo con il quale questo
spirito scopre se stesso come l’infinito che
contempla tutte le determinazioni finite del
reale). Chiedete al prof. di filosofia per
chiarimenti, non posso divagare tanto! Tale
legge si articola in tre momenti: momento
positivo( l’affermazione di un concetto
astratto, della “cosa in sé”, si determina
qualcosa differenziandola dalle altre) e
momento negativo( ovvero la negazione del
positivo, si definisce il contrario di tale
concetto, si va alla ricerca del suo opposto.)
Il terzo momento invece
è……………………………………………………………
…………………scommetto che leggendo con
attenzione riuscirete a scriverlo da soli!!
Chiusa questa parentesi, torniamo a questa
fruttuosa ora di lezione ed agli scritti sul
banco( poi l’ho pulito eh!): mi ha
particolarmente colpito questa triade
dialettica, con i suoi tre momenti- positivo,
negativo e unità degli opposti- ma,
soprattutto, la necessità con la quale tutti e
tre questi momenti devono presentarsi nella
10
realtà, come fasi di un percorso di ognuno di
noi( Pensiero che, tra l’altro, trovo molto
simile a quello buddista, nel quale ogni
individuo ha delle tappe necessarie da
compiere, se aspira a giungere alla completa
realizzazione di sé ed al nirvana.)
La mia attenzione si è, infatti, soffermata sul
processo che ogni individuo vive, dall’infanzia,
fino a giungere alla maturità, all’entrata nella
società civile ed all’affermazione della propria
individualità.
Momento POSITIVO( tesi): ( nota importante:
ritengo che non sia una tendenza necessaria
dell’uomo il raggiungimento di questi tre
momenti: c’è chi “si accontenta” e si ferma
prima, come capirete poi) il momento positivo
di questo sviluppo che l’uomo affronta è la
società. La società intesa come diritto, come
leggi, come le norme che ogni cittadino deve
rispettare per essere “un buon cittadino”. Ciò,
però, tralascia completamente l’individualità
ed il carattere personale ed etico insito in
ognuno di noi. Tale momento, infatti, vede un
uomo sorridente che rispetta le leggi, che
paga le tasse ed ha un lavoro rispettabile. Ha
una vita tranquilla e agiata. Ma… è un uomo o
un automa?! Cosa rimarrebbe di quest uomo
nel momento in cui fosse privato dello stato?
Questo è l’uomo totalmente inquadrato nella
società, che accetta perlopiù passivamente la
realtà: è un uomo determinato dalla legge,
dallo stato e dal suo “bene comune”: è privo
della sua voce interiore, ormai ridotta ad
appendice debosciata. Crede in Dio perché
abituato a crederci, ciò che fa lo fa perché “è
giusto così”, “ha sempre fatto così”, “cosa
dovrebbe fare altrimenti?”( fate attenzione a
queste frasi, non sono che l’espressione
dell’ignoranza di un uomo che ha smesso di
ascoltare la propria mente, adagiandosi alla
vita tranquilla che gli viene “dall’alto”). Questo
è un uomo che si è fermato, che ha fatto tutte
le tappe degli altri e un giorno ha cessato di
crescere. Non è libero, ma crede di esserlo.
Momento NEGATIVO( antitesi): badate bene,
quante persone del genere esistono? Quanti di
noi si fermano alle apparenze, quanti fanno le
azioni che fanno tutti, semplicemente perché
non si pongono nessuna domanda? Ed ecco
che nasce la ribellione, il momento negativo, la
negazione di tutto ciò che ho scritto prima, la
semplice affermazione di se stessi: nasce dal
porsi delle domande. Questo è l’uomo che
urla, che sbraita che “tutto fa schifo”, che “la
mafia ha corrotto l’Italia e non c’è speranza
per nessuno”. Questo è l’uomo che ha aperto
gli occhi, che si sente schiacciato e compresso
in un mondo nel quale non è libero di fare ciò
che vuole. Vorrebbe la Luna, vorrebbe un
mondo migliore- magari-, ma il suo difetto è
cozzare con la realtà che gli sta intorno:
litigando con la società, con il suo presente,
non può certamente sperare di cambiarla,
ergo… si lamenta. Questi sono, ad esempio, i
decadenti, o i romantici: persone che si
trovarono a vivere in un mondo che sentivano
estraneo alla loro sensibilità, erano gli eredi di
una società ormai decaduta. Si sentirono
quindi in dovere di farne le veci,
rinchiudendosi nel loro piccolo antro di poesia
e rimpianto, di sensazioni rubate ad un
passato già vissuto, piuttosto che accettare la
realtà per come era. (Qui, secondo me, c’è
l’errore romantico, esasperato dalla
disperazione che tormentava i decadenti: il
Werther del Goethe si uccise, come l’Ortis del
Foscolo, per l’incapacità di accettare la propria
condizione). Essi sognavano e desideravano
così ardentemente un mondo migliore, un
mondo morto, che si rinchiusero nei propri
ideali: gli ideali sono fondamentali, ma hanno
bisogno del contatto con la realtà, questo
mancava ai romantici e manca all’uomo del
momento negativo. Costui è così ossessionato
dall’affermare se stesso che lo fa soltanto
negando ciò che non è lui: avete mai assistito
alle discussioni politiche( ma anche alle
assemblee di candidatura dei rappresentanti
d’istituto!), nelle quali candidati di partiti
opposti si “scannano”, senza pressoché dire
niente di concreto, non facendo che ribadire
le proprie posizioni differenti, gettando
scandalo e letame su quelle degli altri? (Questi,
cari lettori, hanno dimenticato il valore
formativo della politica, che nasce dal
reciproco rispetto e dalla volontà di
collaborazione per migliorare le istituzioni e
risolverne gli acciacchi.) Tale momento
negativo è, per finire, la scoperta nell’uomo
della sua legge morale: è colui che capisce che
ciò che pensa ha un valore, non va soppresso
per ascoltare l’esterno( vedi uomo del
momento positivo).
UNITA’ DEGLI OPPOSTI( “sintesi”): la grandissima
novità introdotta da Hegel è nell’unità degli
opposti, ovvero l’affermazione ed il
raggiungimento di una terza verità, che non è
il rispetto dello stato, né la sua negazione per
ascoltare ed affermare se stessi, bensì li
include entrambi, dando loro un significato ed
un valore che ben si discostano e si innalzano
dalla semplice “sintesi” riassuntiva, con la quale
siamo soliti definire questo momento. Infatti,
in questa fase, nell’ultima fase di questa mia
personale triade hegeliana, l’uomo prende
coscienza di se stesso e della sua interiorità,
ma realizza anche che deve riuscire ad
esprimerla non negando lo stato, il momento
positivo( da ricordare il fatto che il momento
negativo è negazione del momento positivo),
bensì andando in concomitanza con esso. In
questo ultimo momento è nello stato, nei
diritti, che troviamo la base dell’uomo: quelle
che sono le norme e le leggi che tutti devono
rispettare- d’altronde, ci troviamo in uno stato
civile ed è indispensabile agire nella legalità!
Gettate le fondamenta del diritto normativo,
l’uomo è in grado di esprimere la propria idea,
migliorare se stesso e vivere la propria vita
autonomamente, non disprezzando ciò che
trova di sbagliato, ma piuttosto adoperandosi
al massimo delle proprie capacità per
migliorare le condizioni di vita di tutti.( anche
Hegel era di questa posizione, ovvero che
l’uomo, agendo e facendo il proprio dovere,
partecipa indirettamente allo sviluppo dello
stato ed al progresso di tutto il mondo). Un
esempio? L’occupazione, come momento
negativo, e l’agorà( che nacque nella nostra
scuola qualche annetto fa), come spazio nella
legalità ma anche affermazione della propria
individualità, se attuato con una
partecipazione attiva( semplicemente, fate
domande alle assemblee!!). L’uomo dell’unità
degli opposti non soffre, non ha una dualità
11
provocata dalla profonda separazione tra
positivo e negativo, né è vuoto e passivo come
fango di uno stagno, che emana la sua
bellezza, la sua individualità, con così tanta
Marx al capitalismo: poiché all’operaio non è
richiesto spirito critico e gli viene negata la
possibilità di migliorare le proprie condizioni
di lavoro, non partecipa alla crescita della sua
azienda e serve solo come manodopera. Ciò
provoca in lui alienazione e sofferenza, a lungo
andare.)
“Sii come un fiore di loto, che sboccia dal
esami, degli amori. Soltanto così, smettendo
per una volta di pensare, tutto vi uscirà con
così tanta naturalezza che vi darete degli
sciocchi, per non averlo mai fatto prima
d’allora.
può essere l’uomo del momento positivo.
Partecipa al suo presente nel massimo grado
possibile, che sia presidente del Consiglio o
semplice spazzino: è critico, abituato a porsi
domande su ciò che gli sta intorno ed in grado
di essere creativo( da ricordare la critica di
naturalezza e sincerità da lasciare senza fiato.
Riesce a vivere, ogni giorno, senza che nulla lo
tanga mai veramente, senza che niente riesca
a corrompere la sua purezza: è interamente
nella vita, ma completamente fuori da essa”.
Smettete di preoccuparvi dei compiti, degli
QUOTIDIANITA'
"Oddio ma quella sembra Belen Rodriguez!" No, ha solo il suo
naso.
di Sara Bichicchi
12
Il migliore amico delle celebrità nostrane? Il
chirurgo estetico, direi.
Sfogliando le riviste o guardando la
televisione, basta poco per accorgersi che
sono sempre meno le donne dello spettacolo a
non aver apportato nemmeno un ritocchino al
proprio volto. Alcune sono palesemente
rifatte, con le labbra gonfie come
un canotto sul punto di scoppiare
o gli zigomi fin troppo pronunciati
per essere naturali, mentre altre
hanno fatto modifiche meno
visibili, ma comunque presenti.
In origine, tuttavia, alcune
sostanze oggi usate nella chirurgia
estetica, erano impiegate per
risolvere problemi di tutt’altro
tipo: il Botox, per esempio, è stato
scoperto nel 1985 e serviva per
curare lo strabismo; solo vent’anni
più tardi il suo utilizzo è stato
reinventato per distendere e riempire le
rughe. La chirurgia estetica, infatti, è
prevalentemente una novità del ventunesimo
secolo e il suo giro d’affari, già enorme, che
comprende ogni anno centinaia di migliaia di
interventi di diverso tipo, è in continua
crescita e non solo tra i vip.
Però, mi chiedo, perché così tante persone,
spesso giovani e in salute (che quindi non
necessiterebbero di alcun intervento) si
rivolgono a un chirurgo estetico? È davvero
così importate “apparire”? E se la continua
ricerca della perfezione non facesse altro che
dimostrare che questa non esiste?
Posso immaginare che per un’attrice
o una modella non sia facile
accettare che, con il passare degli
anni, la bellezza che l’ha resa famosa
non sia più tale e che per questo
voglia provare a “ripristinarla” con
un lifting, pur con il rischio di cadere
dalle stelle alle stalle, ritrovandosi
con un viso super gonfio e per
niente bello, ma non riesco proprio
a capire cosa porta molte persone
comuni, con uno stipendio non
galattico, soprattutto di questi
tempi, ad usare i propri risparmi per
un intervento chirurgico.
C’è anche da dire che i chirurghi estetici, a
volte, ci ricamano sopra, perché un
professionista serio dovrebbe rifiutare di
operare chi non ne ha affatto bisogno,
rischiando di causare danni dove non ce ne
sono, ma d’altra parte per i soldi si fa (e si è
sempre fatto) di tutto. Come sempre, niente
di nuovo sotto il sole.
spunto dalle parti migliori delle attrici del
momento, risulterà comunque un incastro
questa tendenza non ammettono di aver
voluto imitare il loro idolo, bensì dicono di
averlo fatto per loro stessi, per sentirsi bene
davanti allo specchio. Questo, secondo me, è
l’aspetto peggiore, perché dimostra che le
persone sono così insicure da aver bisogno di
assomigliare a qualcun altro per essere
soddisfatte di sé. In questo modo, però,
l’immagine acquista un’importanza
spropositata e la bellezza passa dall’essere
qualcosa di soggettivo a un concetto volubile,
condizionato dai “canoni” proposti dalla tv e
per questo in continuo mutamento verso la
ricerca della perfezione. Un lifting, tuttavia,
non riuscirà mai a raggiungerla, visto che in
ogni caso la perfezione non ha dei parametri
fissi, inoltre, seppur “costruito”
magistralmente, un volto rifatto prendendo
sorta di maschera, scolpita su misura e in
grado di nascondere i difetti, o meglio le
insicurezze che li enfatizzano, anche se a volte
non li elimina del tutto (sostanze come il
Botox non hanno effetti permanenti).
Secondo me, è per questo che sempre più
ragazzi vi ricorrono (oltre che perché dire “Ora
ho la bocca come quella di Martina Stella”
suona figo), perché sperano che, per esempio,
avere il naso simile a Belen Rodriguez dia loro
una maschera abbastanza solida per essere
ammirati e rispettati dai loro amici. In realtà,
però, l’originale è uno solo, le altre sono tutte
copie, riuscite più o meno bene, perciò
vantarsi di un lifting è un po’ come comprare
una borsa di Prada contraffatta ed esibirla
come se fosse autentica: ridicolo.
Negli ultimi anni, inoltre, si è diffusa la moda
di cambiare un particolare del proprio viso
per assomigliare a questa o a quella celebrità,
ma ciò che più mi lascia basita è che, se
intervistati dai settimanali o dai programmi
televisivi, coloro che decidono di seguire
forzato e non è detto che l’assenza di rughe
riproduca un viso giovane e fresco, ma può
anche portare ad avere un pelle così tirata
che in confronto una bambola di plastica
sembrerebbe meno finta.
Si può dire che la chirurgia estetica crei una
Abbronzatissima
CURIOSITA'
di Maria Huynh
Correva l'anno 1920 quando Coco Chanel cominciò ad esibire la sua "abbronzatura di lusso",
ottenuta standosene pigramente sdraiata al sole tutto il giorno invece che lavorare al chiuso. Da
allora abbronzarsi è diventata una vera e propria moda, poiché si tratta di un'attività rilassante e
divertente. Abbronzarsi troppo, tuttavia, può diventare mortale, dato che si è esposti
maggiormente a una quantità maggiore di raggi ultravioletti provenienti dal sole. Stessa cosa
vale per chi si espone alla lampada, infatti anche durante queste sessioni vengono usati raggi per
agire sulla pelle che, di conseguenza, possono provocare il cancro tanto quanto i raggi solari.
Nonostante si sia consapevoli di tutto ciò, il fenomeno è in continuo aumento. Circa il 75% delle
adolescenti italiane e non dichiara di preferire una pelle abbronzata, mentre l'89% delle ragazze
e il 78% dei ragazzi dichiarano di volersi impegnare per ottenere un'abbronzatura con i fiocchi.
Purtroppo le conseguenze non si sono fatte aspettare, in effetti, da un po' di tempo, il cancro
della pelle è diventato un problema serio tra i giovanissimi, soprattutto quando si contrae un
melanoma, ossia il cancro più letale della pelle. Malgrado questa vera condanna a morte certe
persone sono talmente ossessionate dal desiderio di essere abbronzati e dal timore di avere una
carnagione chiara, pertanto possono essere chiamare tanoressiche.( tan in inglese significa
appunto abbronzato) Di conseguenza è bene cercare d'abbandonare le proprie manie se non si
desidera giocare con la propria salute, benché ciò risulti complicato. Fortunatamente la forza di
volontà aiuta sempre.
13
L'Inghilterra contro tutti
di Tommaso Reggioli
Le nebbie di questi giorni
prenatalizi ci portano
indietro, agli inizi degli
anni '90, attraverso i grigi
borghi industriali di
Manchester.
Gli emergenti Oasis, dopo
un album di debutto che
aveva scalato ogni
classifica, pubblicavano il
singolo Whatever, regalo di natale per i fan, in
attesa del loro secondo capolavoro.
Erano gli anni del Brit-Pop, Oasis e Blur si
contendevano la scena su un palcoscenico
mondiale con pezzi che fecero la storia di
quegli anni. L'Inghilterra era il centro di un
movimento nuovo, si aveva l'impressione che
le sue piccole periferie tenessero tra le loro
mura diamanti tanto brillanti da oscurare
chiunque altro provasse ad emergere dallo
smog delle grandi città.
A distanza di 20 anni, di Brit-Pop non si sente
più parlare.
Gli anni del Knebworth Park gremito di 250'000
persone, della band che gira per Londra in
sella ad una Vespa, gli anni della rivoluzione,
sono finiti.
Ma il panorama alternativo inglese continua a
farsi sentire, eccome.
Nonostante le testate giornalistiche siano
costantemente occupate da un genere più
commerciale che cattura le masse, gruppi
controcorrente, vecchi e nuovi, tengo alta la
testa nei confronti di un mondo a cui è
imposto un genere che di musicale ha ormai
ben poco.
Dei vecchi protagonisti c'è chi ancora resiste,
reinventandosi ma rimanendo comunque
fedele a se stesso, e chi invece ha deciso di
porre la parola fine alla propria leggenda.
Se Blur, Franz Ferdinand e Travis continuano
per la loro strada come se niente li possa
scalfire, i fratelli Gallagher hanno diviso le loro
strade già da 5 anni, con risultati ben diversi,
perché se Noel con il suo progetto solista ha
14
MUSICA
conquistato la critica e
soprattutto i cuori dei fan a
cui mancava e non poco il
suo genere inconfondibile,
i Beady Eye, portati avanti
dal fratellino Liam sono ben
poca cosa in confronto agli
antichi splendori con gli
Oasis.
Durante gli anni si sono
inserite nuove ottime proposte come Kings of
Leon o i celeberrimi Coldplay, ma anche nomi
meno conosciuti come Stereophonics o il
giovane Miles Kane.
Proprio una di queste novità sembra
interpretare meglio il ruolo di leader,
caposaldo di questo movimento che resiste a
tutto e tutti: gli Arctic Monkeys, fin dall'album
d'esordio nel 2006, hanno sempre espresso la
loro idea di rock attraverso poesie dai ritmi
serrati, canzoni potenti che trasmettono
musica a chiunque le ascolti. E' proprio questo
il messaggio principale: la musica.
Nonostante la loro ancora giovane carriera,
nei cinque album pubblicati hanno studiato
ed esplorato a fondo le varietà di un genere
che hanno fatto proprio, proponendo sempre
qualcosa di nuovo e innovativo.
L'ultimo album, “AM”, pubblicato proprio
qualche mese fa, sembra concretizzare le
canzoni precedentemente scritte in un
insieme perfetto; torna prorompente più che
mai la forza delle melodie che caratterizzava i
primi due album, ma si riesce a cogliere
l'armonia di ogni singolo strumento presente.
L'arma, forse, più potente a loro disposizione
è la semplicità, la facilità con cui riescono a
creare qualcosa di travolgente e delicato al
tempo stesso, melodie di rara fattura che
nonostante possano sembrare acerbe al primo
ascolto, si radicano in testa per essere
comprese e adattate alle personalità di
ognuno, tanto da farle come proprie.
Segno tangibile di questa variabile personalità
è proprio il cantante e chitarrista, nonché
frontman della band, Alex Turner, che, nello
stesso modo in cui cambia l'aspetto della loro
musica, cambia aspetto anche lui stesso,
presentandosi con tagli di capelli e modi di
vestire completamente diversi, come se
vivesse in simbiosi con la sua stessa musica,
come se ogni album rappresentasse una parte
di lui, come a dimostrare che dietro a tanti
aspetti diversi c'è sempre uno stesso
fondamento che non deve mai cambiare.
Aspettando un nuovo capitolo della loro
storia, possiamo stare certi che porteranno
avanti la rivoluzione e che non chineranno mai
la testa.
Tutti in fiamme per l'attesissimo sequel!
LIBRI/FILM
di Marta Massenzi
Hunger Games: La Ragazza Di Fuoco
Trecce fatte, spille con la ghiandaia appuntate al petto,
zollette di zucchero al posto dei pop-corn, biglietti alla
mano e via! Ma cosa succede?!?
A fine novembre è uscito al cinema il film tratto dal secondo
l
ibro della saga di Hunger Games.
Appena entrati in sala il primo giorno di proiezione si
avverte un’aria di aspettativa e felicità: i fan del libro hanno
aspettato più di un anno per vedere la trasposizione
cinematografica, tutti sperano che sia più fedele possibile.
Il film inizia e nella sala cade il silenzio. Sono passati sei mesi dalla fine dei 74esimi Hunger
Games, un brutale reality show dove 24 giovani combattono fino quando solo uno resta in vita,
ma la protagonista, Katniss Everdeen, non è tornata a casa da sola: con un inganno è riuscita a
salvare il suo compagno di distretto e per questo è in seri guai. Oltre al trauma del reality, è
oppressa dal presidente che vuole farle rinnegare il suo atto, visto dalla popolazione come un
gesto di sfida nei confronti della tirannia, e convincere tutti che lo ha fatto per amore. Lei e
Peeta,il suo compagno, partono per il tour dei dodici distretti che segue la vittoria, durante il
quale si mostrano innamorati e fedeli alla patria. Non essendo i due riusciti a placare la rivolta il
governo decide che l’unico modo per sopprimere la rivoluzione è sopprimere la sua istigatrice:
nei 75esimi Hunger Games, l’anno della memoria, i tributi maschio e femmina verranno mietuti
tra i vincitori ancora in vita e Katniss, essendo l’unica vincitrice femmina del distretto 12, ha il
biglietto pagato per l’arena.
Un film che porta forti emozioni, dall’ilarità alla tristezza, fedele a libro in modo
impressionante. Una forte denuncia alla violenza e ai regimi dittatoriali diretta ai milioni di
giovani fan della saga.
News from Comenius
COPERNICANEWS
Rubrica per condividere esperienze dal Progetto Europeo Comenius 'Seeing and Making Visible' ,
sul tema dell'arte in inglese. Questo è il nostro secondo contributo.
Three Poetic 'Recipes' for Prato
Per la preparazione della visita in Ungheria a novembre, incentrata sul racconto della propria
città ai partner, le classi collegate al gruppo Comenius hanno riflettuto sul tema della città
15
ai partner, le classi collegate al gruppo Comenius hanno riflettuto sul tema della città multietnica.
Sulla scia della poesia di Benjamin Zephaniah, The British, hanno elaborato particolari ricette per
Prato. Ecco tre esempi:
1
Take some Chinese, Pakistanis and Indians
and add to the Italians,
then stir vigorously.
Afterwards, take the Albanians and Nigerians,
combine them with the
others and turn up the heat.
As they mix and blend together,
remove the violence and
prejudices immediately
and sprinkle a lot of justice, peace and respect.
Warning : if there is violence, this recipe wouldn’t work.
(Francesca Belforte)
2
AN ALMOST PERFECT DISH CALLED PRATO
Take some Etruscans, Umbrians and Sardinians
And let them settle,
Then overrun them with Roman conquerors.
Remove all the wars
Add lots of political weddings to some
Good and bad king, then stir vigorously.
Mix many hot southern with cool northern Italians;
Then take a blend of Chinese , Albanians, Indians, Moroccan and Pakistanis .
And combine with Romanians , French, Germans and Spanish.
Turn up the heat.
Sprinkle some Philippines and Africans
With some fresh Russian and Polish.
Then add to the melting pot.
Leave the ingredients to simmer.
All the cultures mix and blend their traditions to flourish,
Binding them together with the others without conflicts.
Allow time to be cool.
Add some unity, understanding, and respect for the other cultures,
16
Serve with justice from each other
And enjoy.
(Alessandra Marino)
3
THE PEOPLE OF PRATO
Take some Lombards , Etruscans and Romans
And let them settle
Then overrun them with Pistoian and Florentine conquerors.
Remove the Florentines and Pistoians after 200 years,
And add to Prato a free district
Combined with textile factories and industries.
Mix some Chinese, Albanians, Southern people
Pakistan and Turkish together
And turn up the heat.
Leave the ingredients to simmer.
As they mix and blend allow their language to flourish
Binding them together with Italian.
Add some unity, understanding and respect
Serve with justice
And enjoy.
NOTE: all the ingredients are equally important. Treating one ingredient better than another
Will leave a bitter unpleasant taste.
Warning: an unequal spread of justice will damage the people and cause pain.
( Chiara Dainelli)
Pomeriggi d'attesa
di Isabella Giusti
Sono le 14.55 di una magnifica giornata di
dicembre, e davanti alla porta del nostro
adorato liceo si ammassa un folto gruppo di
persone, adulti, o più precisamente, genitori,
che se ne stanno col naso incollato alla porta
d'entrata, tesi, con gli occhi vigili posti su
tutto ciò che sta aldilà di quell'apparente
invalicabile barriera di vetro e metallo blu.
Tutto appare immobile, congelato tra le
pieghe del tempo, come in attesa di un
qualcosa di indefinibile agli occhi del mondo
esterno.
E poi, d'un tratto, improvvisamente, giunge
l'ultimo schiocco di lancetta, sono le 15.00, e le
porte si aprono e quella folla si riversa
nell'atrio, in maniera frusciante e tanto
silenziosa che chi se ne sta al piano di sopra
neanche si accorge di ciò che sta succedendo.
Ma la realtà sopraggiunge in fretta: una
mandria di madri armate di penna si precipita
su quelle bianche e pesanti scale; e salendole,
non si appoggiano al corrimano stancamente,
non sentono quell'onnipresente senso di
oppressione che pervade invece noi figli
quando le percorriamo al mattino.
Immediatamente tutti si dirigono a passo
marziale verso le porte già spalancate, verso
quei fogli appoggiati su dei solitari banchi
posti all'ingresso di ogni aula: perchè
l'esperienza ha insegnato a tutti che è di vitale
importanza
17
riuscire a segnarsi fra i primi dieci posti, pena
la condanna ad un'attesa oltremodo
insostenibile. Da linde ed immacolate quali
erano, quelle carte diventano in quei pochi
attimi stropicciate, colme di nomi, di numeri,
di segni, di cancellature, e quei corridoi un
secondo prima tanto silenziosi si riempiono di
voci, di chiacchiere, di speranze sospese in
quell'aria satura di discussioni.
Ogni genitore in attesa del fatidico confronto
può essere inquadrato in gruppi dalla
caratterizzazione ben precisa.
In primo luogo, c'è colui che è ansioso: per
natura, per atavica soggezione e timore
dell'insegnante, o semplicemente perchè già a
conoscenza dell'andamento scolastico del
proprio figlio. Vediamo tale individuo
trepidante appoggiato allo stipite della porta,
in preda ad uno snervante logoramento di
nervi, con gli occhi puntati verso quel foglio
nella speranza che quelli prima di lui si
sbrighino per consentirgli di entrare e porre
fine ai suoi tormenti.
Ovviamente c'è anche quel genitore allegro e
sicuro di sé, consapevole della situazione
privilegiata di cui gode in questa sede
multicolore qual è la nostra scuola: sicuro di sé
perchè non teme il giudizio dell'insegnante,
che già sa essere totalmente positivo. Sono gli
appartenenti a questa fortunata e ristretta
categoria, coloro che trovano la forza di
scherzare e intavolare discussioni invadenti
con i proprio simili in fila.
E poi, com'è naturale che sia, vi è quel
genitore, più spesso di sesso maschile, che
preferirebbe starsene sotto la pioggia senza
ombrello e chiuso fuori di casa piuttosto che
costretto a schiacciare tre ore e mezzo in un
lungo, confusionario e claustrofobico
corridoio, che sviluppa un folgorante mal di
testa che sgretola le forze e che non dà
tregua a nessuno. Tali persone vagano da una
stanza all'altra, con un'espressione impassibile
dipinta sul volto, e niente, nessuna parola,
nessun giudizio sul proprio figlio, positivo o
negativo che sia, riesce a scalfire il loro
sguardo, che trasuda stanchezza e desiderio
di ultimare i propri doveri al più presto
possibile.
18
Spesso si notano situazioni interessanti: ne è
un esempio colui che si appoggia al
termosifone col telefono incollato all'orecchio
e che discute col proprio figlio anticipandogli
parte del colloquio appena avvenuto, o quelli
che corrono verso un nuovo professore nella
speranza di non trovare fila, o ancora coloro
che appoggiano gli occhi sul banco del
mercatino e si lasciano tentare dalla miriade di
oggettini, dimenticando per un momento i
loro crucci.
Tra chi entra e chi esce dalle aule, l'uno ha lo
sguardo afflitto, l'altro rasserenato,
riappacificato col mondo, o ancora
soddisfatto, arrabbiato, orgoglioso, deluso.
E a noi, studenti e figli, seduti sui gradini o al
lavoro dietro il banco del mercatino il mondo
scorre davanti così, rispecchiandosi nel
comportamento di questi esseri adulti, di
questi genitori, che duranti i colloqui perdono
appena un po' della loro consueta sicurezza.
La Vignetta
di Stefano Ciapini
Waiting Christmas
Una fantastica magia
di Virginia Gelli
E' la magia più “magica” e dolce che possa esistere: la si respira nell'aria, la si sente ovunque si
vada, la si vede nei volti della gente per strada!
Camminando per le vie del paese, dalle finestre, si vedono alberi addobbati con tutto l'amore
possibile che una famiglia riesce a dare; scritte “Auguri!” e luci che ci regalano gli incantesimi più
belli che si possano vedere tutti intorno a noi; sembra che tutto si trasformi proprio come per
magia!
Ma oltre a tutto questo, i cuori si scaldano, i sorrisi scomparsi riaffiorano, alla mente riemergono i
più bei ricordi e, cosa ancora più importante, famiglie che si riuniscono intorno ad una tavola
imbandita per una semplice cena o per un semplice pranzo che conta forse molto di più di grandi
festeggiamenti.
E' la magia del Natale, la magia più forte al mondo: è dolcissima, incantevole, efficace, universale.
I giorni che precedono questo grande evento sono forti, ognuno dentro di sé sente un qualcosa
che non è poi tanto diverso dagli altri, che ti fa trasmettere gioia a tutti coloro che ti circondano
senza che nemmeno tu te ne accorga.
Ecco cos'è il Natale: l'amore di una famiglia, l'abbraccio di un amico, l'addobbo delle case, il
risveglio delle città, l'arrivo delle emozioni più forti.
Tutto questo vi sembra scontato, banale, monotono? No, non lo è. Forse, se solo ci fermiamo per
un attimo a pensare che, se vogliamo, possiamo rendere migliore la nostra vita e quella degli altri,
dico forse, allora le poche righe scritte sopra non appariranno solo come frasi fatte o un po' di
inchiostro stampato su un foglio di carta. Essere migliori non è fuori moda. E' trendy da morire!
Ciao e Buon Natale a tutti ragazzi!
19
LA KOPERTINA
Caporedattori: Marco Marchese
Leonardo Innocenzi
"Essere l'uomo più ricco del cimitero
non mi interessa.. Andare a letto la notte
sapendo che abbiamo fatto qualcosa di
meraviglioso.. quello mi interessa." (Steve Jobs)
Anno 0 Num. 1
(DICEMBRE 2013)
Appello agli studenti
E' con la mente già alle vacanze di
natale che vi scrivo queste 4
guasconeggianti righe. Come
potete notare, qualcosa di strano,
o di magnifico, (lascio a voi la
facoltà di giudizio) è stato
introdotto all'interno del nostro
tanto caro et amato giornalino
scolastico Sintomi, la KOPERTINA.
Questa ha da sempre fatto la storia
del kope, prima di Sintomi queste
pagine correvano tra le mura della
nostra scuola. Per chi era al
Copernico diversi anni fa la
La "nuova", vecchia Kopertina
kopertina è sempre stata un punto Finalmente riuscimmo a riveder le stelle. La nuova edizione della vecchia
di riferimento. A quei tempi i
Kopertina, ed io, presidente di un club ammirato da alcuni e ripudiato da
ragazzi non avevano Facebook
altri, sono felice di poter reintrodurre questo giornalino e lasciar spazio a
dove potevano scherzare parlare
tutti coloro che, con un pizzico di follia, vogliono scriverci. Senza nulla
tra di loro fare gossip, raccontarsi togliere a Sintomi, ma come vedrete nelle prossime pagine, la Kopertina
le loro storie scambiarsi gli
era qualcosa di scherzoso e divertente, che trascinava tutto il Kope nella
strafalcioni o imbroccare ragazze/i. lettura, distraendo i tanto sclerotici ragazzi oppressi dallo studio. 'Eh tanto
Quando mio fratello (già eminente a dir qual era è cosa dura, esta scuola, è aspra e forte, che ti sega se non
vicario generale dello gckT et
metti cura'. Probabilmente molti credono che il rilancio della Kopertina sia
senatore) mi diede per la prima
una cosa iniziata dalle tube, ma possiamo dire che è stata una "mafiata"
volta le vecchie copie della
calabrese del nostro rappresentante silano Marco Marchese, il classico Don
kopertina non ho fatto a meno di
Giovanni di Kierkegaard, che proprio come diceva Soren (lo stesso filosofo
notare e di sentire dentro di me lo danese dal nome strano e impronunciabile che ho citato prima) un vero
spirito che accomunava quei
sciupafemmine, molti si domandano ancora perchè Marco abbia ricevuto il
ragazzi. E così mi sono lasciato
90% dei voti con calligrafia femminile. Senza nulla togliere all'ex
coinvolgere da quella
rappresentante di istituto, Matteo Bai, nonchè vice-presidente del club, la
entusiasmante goliardica
cui parlata "scioglie" molte cose, e non solo la sua "r". Sarcasmo a parte,
atmosfera che dovrebbe, come
sono molto contento del grande contributo di Marchese per questo
d'altronde è sempre successo,
giornalino, che spero sia per voi motivo di sollazzo. Per quanto riguarda Bai
unire tutti noi al kope. Certo è che non ero sarcastico!
Il presidente Leonardo Innocenzi
la scuola è luogo importante
(continua a pag. 2)
La Kopertina
1
(continuo di pag.1) di studio e di cultura
ma non bisogna mai dimenticare che ciò
che accomuna le persone che vivono la
goliardia è la filosofia di vita, la voglia di
divertirsi e di affrontare la vita e la scuola
stessa, non con il grigio broncio, ma con il
sorriso. Il che vuol dire rifiutare la seriosità
e non la serietà. La vita è un'esperienza
magnifica, goditela, divertiti, in modo
INTELLIGENTE, ma goditela! Questo è lo
spirito che accomunava i ragazzi del kope
non tantissimi anni fa. Questo è
l'obbiettivo che voglio pormi quest'anno:
siate goliardi veri; ai sermoni di chi ci vuole
imporre una visione della vita triste e cupa
basata sul senso di colpa sul peccato, su
studi matti e disperatissimi, noi con parole
di medicea memoria rispondiamo: “quant'è
bella giovinezza che si fugge tuttavia! chi
vuol esser lieto, sia: del doman non c'è
certezza”. Non fraintendetemi cari lettori e
carissime lettrici la seguente rubrica non
deve essere soltanto una pura sciocchezza,
ma anche attualità, politica, ricerca,
cronaca, film, libri, cultura insomma. Gli
atti dei goliardi di andare in brache, infatti,
servono a commemorare gli studenti
medievali che per comprare i libri erano
costretti a vendere i pantaloni liberandosi
di ogni inibizione e paura. Chiudo
quest'appello facendo i più cordiali e
sinceri auguri a tutti gli studenti, ma
soprattutto a tutti quelli che, senza
nemmeno conoscere i goliardi gli
affibbiano aggettivi tutt'altro che cordiali.
Saluto e ringrazio le mie care amiche Tube
con la loro presidenza e le loro bealtà che
dall'esterno ammiro e venero molto. E
infine invito tutti a partecipare a questa
nuova piccola grande, storica realtà, la
Kopertina. “Gaudeamus igitur iuvenes dum
sumus”
di Marco Marchese
2
La Kopertina
SO'MARIO:
Pag.1-2 Appello agli studenti - Marco Marchese
Pag.1 Lettera del dragone - Leonardo Innocenzi
Pag.2-3 Le MatriKole - Silvia Mazzei
Pag. 3 L'amicizia legume?! - Andrea Castellani
LO SCAPOLO D'ORO
Pag. 4 di Angelo Mei
Pag.4-5 Il Bar(a)ometro - Marco Marchese
Pag. 6 Scopri le differenze
Cronaca nera
Strafalciume
Matricole (e meteore)
di Silvia Mazzei
Il popolo copernicano vintage (sinonimo ottimista
di anziano) cosa ricorda del primo giorno di prima
superiore? A parte l’uscita dal tunnel della
tamarranza, a parte l’astuccio pieno di gomme e
penne innocenti destinate al martirio, sono sicura
che a tutti torneranno in mente i geroglifici
goliardici di forma più o meno ambigua (a buon
intenditor poche parole) sulle braccia, le K (di Kope,
mica scherzi) sulla fronte, i cori del g.c.K.T sulle scale,
quasi a preannunciare a noi poveri primini convinti il
patibolo a cui stavamo correndo incontro. Ma da
cosa deriva la tradizione delle matricole? La crescita
economica e il miglioramento delle condizioni sociali
medie che seguirono all'Unità d'Italia portarono le
università italiane ad aumentare in maniera
progressiva il numero di iscritti. Così la vita
goliardica uscì dai caffè letterari e si riversò nelle
piazze e nei teatri, dove gli studenti amavano
imperversare con manifestazioni quali le Feriae
Matricolarum, i carnevali goliardici, le operette (la
più celebre fu "Addio, giovinezza!"), la distribuzione
di giornali satirici (i cosiddetti numeri unici… perché
no, gli antenati della Kopertina). È più o meno a
cavallo tra XIX e XX secolo che si affermò il costume
del fare la matricola e dei papiri. Gli studenti con più
bolli, ossia quelli con più anni di università alle spalle,
andavano a caccia dei nuovi iscritti (le matricole) per
prendersi gioco di loro, riscuotere un piccolo obolo
o più semplicemente farsi pagare da bere. Una volta
“pelata”, alla matricola veniva rilasciata una
pergamena a testimonianza dell'avvenuto
pagamento, cosicché altri studenti anziani non
potessero pretendere pagamenti ulteriori. (continua
a pag.3)
(continuo di pag. 2) Queste pergamene, riempite con disegni sconci e frasi ironiche, erano
denominate papiri; i loro autori, in alcuni casi dei veri e propri artisti, erano ingaggiati dagli
studenti anziani anche per immortalare le proprie gesta goliardiche in papiri di laurea, da
affiggere in città una volta terminati gli studi. Questa dei papiri di laurea è una tradizione che
sopravvive ancora oggi, diffusa in particolar modo tra gli studenti degli atenei di Padova, di
Verona e di Venezia, oltre che di Udine e Trieste (un ringraziamento va a Wikipedia, che
contribuisce a renderci intellettuali anche nei momenti di buio più totale). A tutto, dunque, c’è
un perché, ma tralasciamo considerazioni deterministiche e lasciamo spazio alla nostalgia per i
vecchi tempi, ora che le matricole sono diventate meteore.
L'amicizia: un legame o un legume?
di Andrea Castellani
L'uomo, per natura, è un animale egoista.
Questa,in sintesi, la tesi GiusnaturaliticoHobbesiana sulla natura umana. I fatti che
dimostrano questa tesi sono tanti quante
sono le critiche negative rivolte a essa.
Personalmente ritengo vere le teorie di
Hobbes secondo le quali ogni uomo mira al
proprio interesse danneggiando senza farsi
troppi scrupoli le libertà altrui. Com'è
dunque possibile che si instauri un rapporto
di amicizia, o di semplice sintonia, tra due
uomini, in accordo con le teorie Hobbesiane?
Prendiamo, ad esempio, due contadini:
ciascuno dei quali lavora ininterrottamente
tutto il giorno, tutti i giorni, per la propria
sopravvivenza. Detto ciò è bene specificare
che, benchè il lavoro sia costante, non
riescono a produrre abbastanza cibo per
soddisfare il proprio fabbisogno naturale.
Questa condizione vale per entrambi i
contadini, i quali riconoscono in un'alleanza
reciproca l'unica strada per sopravvivere.
Solo grazie a questa unione i due riescono a
produrre cibo a sufficienza per la loro
sopravvivenza. Questi contadini adesso
possono vivere senza soffrire la fame
“godendosi” la vita e la nuova amicizia
instaurata. Ma come è stata possibile questa
amicizia? Inizialmente ognuno pensava
unicamente a sé, senza preoccuparsi troppo
se l'altro avesse avuto bisogno,o meno, di un
qualche genere di aiuto. Solo quando, per
entrambe le parti, il “diritto naturale alla vita”
stava venendo meno, si è potuto formare un
accordo che salvaguardasse questo diritto
secondo cui ognuno dei due dovesse aiutare
l'altro in caso di necessità. E quale miglior
modo di fornire aiuto se non quello di
mettere in comune le proprie coltivazioni?
Ovviamente erano alimenti semplici, quali
fagioli, patate, cereali etc. che, però,
potevando fare la differenza tra la vita e la
morte.Ora, è bene ricordare che l'uomo è
egoista per natura. Sarebbe stato dunque
possibile l'instaurarsi di un'amicizia se non ci
fossero stati i fagioli o i cereali? La risposta è
ovviamente negativa, poiché se non ci
fossero stati questi semplici legumi non ci
sarebbe stato alcun genere di legame. Cos'è
dunque l'amicizia se non un legume?
La Kopertina
3
Lo Scapolo D'Oro
Salve a tutti compagni Kopernicani, sono onorato di aprire, nuovamente, questa rubrica, che
tanto destò scalpore agli albori dello nostro glorioso liceo.
Udite udite, pulzelle di tutto il regno, apritele ogni tanto, le orecchie! Sono qui oggi per parlarvi
di due pezzi da novanta, due cavalieri senza macchia e senza paura, i quali affrontano
quotidianamente quelli che sono i mille pericoli di un RI( per li ignoranti, Rappresentante
d’Istituto!), due uomini implicati nell'oscurità della politica, pronti per voi. Quindi, bando alle
ciance, signore e signorine, gli scapoli d’oro del mese sonooo…Giovanni Carfì e Marco
Marchese!!! (ATTENZIONE: nelle notti di luna piena possono mordere! Leggere attentamente il
foglio illustrativo, possono provocare sonnolenza, tenere fuori dalla portata dei bambini, non
somministrare al di sotto dei 15 anni).
Quante volte vi sarà capitato di entrare su Facebook e… to'! Dieci notifiche( <ma quanto sarò
popolare?!> cit. kopernicano medio) E invece no, direi! Sono tutti inviti agli eventi del nostro
caro Araldo dello g.c.K.T. Carfì! Care studentesse, non perdetevi d’animo: se il vostro più segreto
intento e desiderio è quello di perdervi negli occhi del vostro amato rappresentante, appena
entrato fresco fresco nel club dello scapolo perché non andare a trovarlo…siete ragazze giulive
e allegre?! Sorridete sempre alla vita?! Siete positivi in qualunque circostanza?! Bhè allora
cambiate soggetto, oppure bho non lasciatevi intimorire dal suo carattere selvaggio siculo dalla
sua genetica mascolinità affetta da sindrome pre-mestruale. E sì, se avrete fortuna e sarete
abbastanza depresse e "pr"non passerete inosservate.
Il secondo scapolo del mese è l’ideatore di questa rinnovata Kopertina, nonché fondatore e
membro onorario del sopracitato club( dello scapolo)! Beh, che dire, amate picciridde, baciamo
le mani!
(ATTENZIONE: vi trovate di fronte ad un caso di umorismo sottile, siete pregati di studiare
geografia di modo che non possiate fraintendere il seguente periodo)
Se siete alla ricerca della passione del Meridione, di un bel fico (d’india) che possiate gustare al
mare, sulla spiaggia, o - perché no- in classe, Marco è il tipo giusto per voi! Se volete braccarlo il
giovincello si aggira nelle vie più oscure e tenebrose del kope.
Sebbene molto impegnato nell’organizzazione delle plurime attività kopernicane, (sappiamo
infatti che sta intrattenendo rapporti di politica estera con Obama Putin doraemon e topo
gigio) è in cerca di qualche bella dama desiderosa di trascorrere una giornata in sua compagnia.
Consiglio?! Stomaco forte per poter far fronte ai 6 kg di 'nduja quotidiana e cospargetevi di
peperoncino.
Per contattare il sottoscritto, per propormi nuovi scapoli, per avere il numero dei nostri eroi o
semplicemente per prendermi a giornalate, basta andare in palestra, entrare in uno dei buchi
nel muro andare in pellegrinaggio dal kope fino a casa Bai, lì avrete un'apparizione del messo
celeste Castellani . A questo punto chiudete gli occhi e esprimete un desiderio, se sarete
fortunati vi apparirò Oppure cercatemi nella monotona 5Es( piano terra, la classe con le sbarre
alle finestre tipo Azkaban…)
di Angelo Mei
Il Bar(a)ometro
di Marco Marchese
Spari svariate milioni di cavolate al giorno?! Pensi di non essere quel ragazzo intelligente che
tutti descrivono?! Non ti preoccupare il marchese ha pensato anche a te; ho elaborato questo
test insieme al dott. Di Harvard eil risultato sono queste sette semplici domande che ti
indicheranno se sei :GENIO, NORMALE, o...IL BARAGLI!!! buon test e incrociate le dita...
La Kopertina
4
1)Domanda filosofica
A)l'ABS
B)il climatizzatore
C)ribaltabili, tigrotto mio...
2) cultura generale: il filosofo Cartesio è famoso per la frase:
A)Cogito ergo sum
B)rogito ergo bum
C)bacardi evviva il rum
3 )teatro: quale tra questi è un capolavoro di Ibsen
A)Casa di bambola
B) Casa di bombola
C)Casa di vongola
4)Gossip: se dico Gomez pensi a:
A)un monsignore maldestro
B)un calciatore
C)una pratica medica per il gomito
5)Scuola:con che ritmo studi:
A)quattro ore al giorno
B) ritmo diesel
C)ritmo salsa e merengue
6)Vacanze: quando sei al mare cosa fai per non far vedere il segno del costume:
A)non ti abbronzi
B) ricorri al nudo integrale
C)ti versi la birra addosso
7)Lavoro: quale fra questi è il lavoro più antico del mondo:
A) il progettista
B) lo scienziato di merendine
C)aspirante show girl
RISULTATI
MAGGIORANZA DI A. il Genio: Nulla di cui preoccuparsi! Sei totalmente al di sopra della norma la
tua mente è lucida e non è stata corrotta dalla stupidità che ci circonda! Hai una scatola cranica
fatta di piombo....le stupide parole degli oratori senza licenza dei giorni d'oggi non ti tangono...
MAGGIORANZA DI B. il Normale: Occhio!! sei nel mezzo, nella terra di nessuno, sei la pedina che
potrebbe muovere gli instabili equilibri delle geometrie psichiche terrestri. I tuoi prossimi anni
decideranno dove andrai a parare e dal tuo esito penderà l'ago della bilancia del Divino
Artefice...(e dirà “eh...sono ingrassato!”
MAGGIORANZA DI C: il Baragli: Nulla di cui preoccuparsi! Sei totalmente al di sotto della norma, la
tua mente è stata corrotta dalle stupide parole che ci circondano il tuo modello ispiratore è il
Baragli è lui che diffonde il male.
Articolo demente, ma con denotazioni intellettualoidi individuabili solo da una categoria su tre
(forse due).
(baragli fatti la barba)
5
La Kopertina
Scopri le differenze
Ed ecco a voi un personaggio in vista del kope, che primeggia per saggezza(soprattutto la
mattina)...Fede del bar, anzi DUE!! (già è insopportabile uno, dice la moglie Erica). Dopo essere
stato avvistato in atteggiamenti insoliti eccolo in un gioco, individua i sette piccoli particolari in
cui le due illustrazioni differiscono.
Cronaca Nera
Kope dell'altro mondo...
in un universo parallelo, dove solo pochi uomini possono arrivare i FIL-esi rispondono ai nostri
microfoni: “...'Anvedi c'hanno spento r'termosifone!”.
Torneremo nei prossimi numeri con gli ultimi aggiornamenti della più importante specie in via di
sviluppo.
Strafalciume
bufale e sfondoni del kope, a cura delle Tube
Francy: le leggi lazziali di Mussolini
prof kkk: guarda che te lo ripeto per la penultima volta.
Prof yyy: siete belli tutti e tre...che coppia!
Sassy: la bussola punta verso il Nord, verso la stella Solare.
Prof vvv: se state zitti si ragiona
mary: prof lei deve avere un albero custode
(giustificazione in ritardo):metà corse della LAM sono state soppresse ieri sera.
Prof ttt: se Dante fosse vivo si ribalterebbe nella tomba.
Prof hhh: gli affreschi sono di Giotto?
Ila:(seria) quanti prof?! Non sono 18!!!
(della serie...traduzioni estemporanee dal latino...): Amicus tuus damnatus est furti: il tuo amico
ARRIVEDERCI AL PROSSIMO NUMERO CON TANTISSIME NOVITA'!
La Kopertina
6
Enigmistica
Cruciverba
di Federico Borrelli
Orizzontali:
1. Una spezia; 5. Il Ferragamo che fondò l’omonima casa di moda; 13. Il lettore musicale di Apple;
14. Distendere, pareggiare; 15. La figlia di Celentano; 17. Il quarto sacramento; 19. Con Martin,
casa automobilistica inglese; 20. La pinza del granchio; 21. Brindisi per l’ACI; 22. Famoso modello
della Aprilia; 23. Le pietre degli svedesi; 24. Reggio Emilia sulle targhe; 25. Irlanda; 28. Non-nodal
Terminal; 29. Al centro di Capaci; 30. Celebre film di Monicelli; 33. Helicopter Noise Model; 36.
Stanza per la detenzione; 37. Per estensione, l’insieme di tutto ciò che riguarda l’abbigliamento;
38. Off Topic; 40. Famosa per la Valle dei Templi; 43. Isola delle Antille; 45. La d’Alessandro
giornalista sportiva; 46. Tennista francese di discendenza congolese; 50. Rappresenta il numero
di Stanton; 51. Film di Sofia Coppola con Emma Watson; 54. Il nomignolo di Nelson Mandela; 55.
Pari nei mori; 56. Settima lettera dell’alfabeto cirillico; 57. Fiume Kazako affluente dell’Ural; 58.
Quelle Sterline sono ancora in circolo; 61. Disordine, confusione; 63. Indica una birra ad alta
fermentazione; 64. Il fisico della relatività ristretta.
20
Verticali:
1. Tendere, allungare; 2. Carenza di ossigeno all’interno dell’organismo; 3. Superlativo di much e
many; 4. Sentimento di profonda avversione; 5. Dispari nel sisma; 6. Il Porta del motociclismo
(iniz.); 7. Organismi vegetali costituiti dall’associazione di un fungo e un’alga; 8. Uno dei più
famosi cavalli italiani; 9. Fortemente desiderati; 10. Piccola barca a vela da regata; 11. Insieme di
gioielli; 12. Il pittore della “Lezione di anatomia del dottor Tulp”; 16. Le consonanti di Atena; 18.
Altari; 20. Il Thompson liutaio statunitense (iniz.); 23. Spostare dalla condizione di equilibrio; 26.
Radio MonteCarlo; 27. Che può essere proiettato fuori; 29. Telefonando… all’inglese; 31. Un po’ di
classe; 32. Portarono i doni al neonato Gesù; 34. Fu presidente della Cina dal ’43 al ’76; 35. La
corrente filosofica derivante dal pensiero di Tommaso d’Aquino; 37. Agli estremi del mare; 39.
Salsa bianca a base di maionese; 41. Circuito basato su una resistenza e un condensatore; 42.
Internet Analysis Tools Registry; 44. Risonanza magnetica; 47. Formula del Monossido di Silicio;
48. Roccia con striature bianche e nere o rosse; 49. Piccola monovolume compatta della
Hyundai; 52. Limited Background Investigation; 53. Scrisse il Bellum Poenicum (iniz.); 56. Il Bon
Jovi cantante; 59. Esercito Italiano; 60. Unità paramilitare della germania nazista; 62. Artificial
Intelligence.
21
Sintomi
Come sempre, l'appuntamento mensile non è mancato, grazie a tutti coloro che hanno
contribuito a questo numero. Nel caso vogliate consigliare, criticare o esprimere
apprezzamento per il nostro impegno, o se siete interessati a fare parte della redazione,
mandate una mail alla direzione. A presto con il numero di Gennaio!
Direttori:
Federico Borrelli V Fs
Jessica Ricotta IV Cl
Stefano Ciapini IV Is
Hanno contribuito:
Angelo Mei V Es
Fabrizio Taricone IV As
Federico Borrelli V Fs
Isabella Giusti II Ds
Luisa Liu V Fs
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Marta Massenzi III As
Sara Bichicchi II As
Sara Relli IV Al
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Stefano Ciapini IV Is
Virginia Gelli II Is
Email direttori:
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