La pianificazione partecipata delle politiche socio
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La pianificazione partecipata delle politiche socio
DOCUMENTI SOCIALI – Responsabilità sociale 9.2 La pianificazione partecipata delle politiche socio-assistenziali: linee guida Provincia Autonoma di Trento Servizio Politiche sociali e abitative Gennaio 2009 Elenco pubblicazioni: La collana “DOCUMENTI SOCIALI” è un’iniziativa del Servizio Politiche sociali e abitative che nasce nel 2007 per informare sia il personale del servizio che gli operatori esterni all’Amministrazione sull’attività svolta e per raccogliere in modo ragionato la documentazione prodotta nei diversi settori di attività, favorendo in tal modo la conoscenza e la condivisione delle informazioni. Fanno parte della collana “DOCUMENTI SOCIALI” le seguenti pubblicazioni: 1. Organizzazione 1.1 Rapporto di gestione Anno 2006 Servizio per le politiche sociali (gennaio 2007) 1.2 Indirizzario degli Enti gestori (gennaio 2007) 1.3 Le certificazioni di qualità del Servizio politiche sociali e abitative (ottobre 2007) 1.4 Il Manuale dell’organizzazione del Servizio politiche sociali e abitative 2007 (novembre 2007) 1.5 Rapporto di gestione Anno 2007 Servizio politiche sociali e abitative (gennaio 2008) 1.6 Indirizzario del Servizio politiche sociali e abitative della Provincia autonoma di Trento e degli Enti gestori (marzo 2008) 1.7 Glossario degli interventi e dei servizi (marzo 2008) 1.8 Documento di valutazione dei rischi (settembre 2008) 1.9 Rapporto di gestione Anno 2008 Servizio politiche sociali e abitative (gennaio 2009) 2. Interventi sociali 2.1 Disposizione per l’erogazione dei sussidi economici per l’assistenza e la cura a domicilio di persone non autosufficienti (febbraio 2007) 2.2 Linee guida per il funzionamento dei servizi socio-educativi per i minori (aprile 2007) 2.3 Statistiche socio assistenziali. Lo stato degli interventi e dei servizi socio – assistenziali erogati ai sensi della legge provinciale n. 14 del 1991 aggiornato al 31 dicembre 2005 (aprile 2007) 2.4 Piano degli interventi Ufficio Centro per l’infanzia: biennio 2007/2008 (aprile 2007) 2.5 Organismi privati che operano ai sensi della L.P. 31 ottobre 1983, n. 35 “Disciplina degli interventi volti a prevenire e rimuovere gli stati di emarginazione” (gennaio 2008) 2.6 Raccolta normativa sulle politiche sociali (giugno 2008) 2.7 Linee guida per il funzionamento delle comunità di accoglienza madri con bambini (aprile 2008) 2.8 Persone con disagio mentale – Il bisogno di lavoro e di casa (maggio 2008) 2.9 Anticipazione dell’assegno di mantenimento a tutela dei minori (giugno 2008) 2.10 Registro dei soggetti privati idonei al convenzionamento ai sensi dell’art. 39 della legge provinciale 12 luglio 1991, n. 14 (Ordinamento dei servizi socioassistenziali in provincia di Trento) (settembre 2008) 2.11 Determinazioni per l’esercizio delle funzioni socio-assistenziali delegate ai sensi della L.P. 12 luglio 1991, n. 14 per l’anno 2009 (ottobre 2008) 2.12 Statistiche socio assistenziali. Lo stato degli interventi e dei servizi socio – assistenziali erogati ai sensi della legge provinciale n. 14 del 1991 aggiornato al 31 dicembre 2006 (novembre 2008) 3. Famiglia 3.1. Piano degli interventi in materia di politiche familiari 2007/2008 (marzo 2007) 3.2. Trentino distretto per la famiglia. Organizzazioni che soddisfano i requisiti dei marchi “Family in Trentino” e “Esercizio Amico dei Bambini” (agosto 2008) 3.3. Linee guida per l'attuazione dell'Audit Famiglia & Lavoro in Trentino (febbraio 2008) 3.4. Il coordinamento delle regioni per la promozione della famiglia (agosto 2008) 4. Volontariato 4.1. Mappa del volontariato trentino - anno 2006 (marzo 2007) 4.2. Relazioni e livelli di partecipazione del volontariato con le istituzioni (agosto 2007) 4.3. Mappa del volontariato trentino - aggiornata a giugno 2008 (ottobre 2008) 5. Formazione e aggiornamento 5.1. Verifica delle iniziative realizzate nell’anno 2006 (agosto 2007) 6. Edilizia abitativa 6.1. Edilizia abitativa pubblica – Guida alle agevolazioni previste dalla legge provinciale 15/2005 (agosto 2007) 6.2. Piano straordinario 2006 – 2007 in materia di edilizia abitativa agevolata (agosto 2007) 7. Sistema informativo ed e-welf@re 7.1. Il sistema informativo per le politiche sociali (novembre 2007) 7.2. Il pacchetto domotico trentino – Relazione conclusiva della sperimentazione, prospettive di sviluppo, e-welf@re (novembre 2007) 8. Disabilità 8.1. Raccolta normativa sulle barriere architettoniche (gennaio 2009) 9. Responsabilità sociale 9.1. Certificazioni etiche territoriali (gennaio 2009) Provincia Autonoma di Trento Servizio Politiche sociali e abitative Via Zambra, 42 – 38100 Trento Tel. 0461 / 493800 – Fax 0461 / 493801 www.provincia.tn/sociale a cura di Francesca Balboni del Comprensorio della Val di Non Marilisa De Luca del Servizio politiche sociali Elena Giampietro del Comprensorio delle Giudicarie Moreno Bighelli formatore del Servizio politiche sociali ed abitative Si ringrazia per le occasioni di confronto Aurelio Cunial del Comune di Rovereto stampa: Centro Duplicazioni della Provincia Autonoma di Trento 2 Indice p. PREMESSA IL PROCESSO DI PIANIFICAZIONE PARTECIPATO: 5 p. 9 LE LINEE GUIDA ANALISI STRATEGICA p. 13 Assunzione politica di responsabilità Definizione dei ruoli e delle responsabilità Definizione dell’identità: mission e valori Definizione dell’identità: organizzazione interna e modello di governo Analisi socio-economica del territorio Definizione dell’ambito di attività Definizione delle politiche collegate all’ambito di attività Riesame della macro-fase e revisione della programmazione operativa p. p. p. p. p. p. p. p. AVVIO DEL PROCESSO p. 31 Mappatura degli stakeholder legati all’ambito di attività Selezione degli stakeholder e definizione della coinvolgimento p. 32 modalità 14 16 19 21 23 25 27 29 di Presentazione del processo agli stakeholder Raccolta adesioni e costituzione del gruppo degli stakeholder esterni Programmazione operativa del processo Riesame della macro-fase e revisione della programmazione operativa PROGRAMMAZIONE Individuazione ed analisi dei dati socio/economici relativi all’ambito di attività Analisi servizi erogati Raccolta e analisi dei bisogni Riesame delle politiche collegate all’ambito di attività Identificazione delle priorità d’intervento Riesame della macro-fase e revisione della programmazione operativa p. 35 p. 37 p. 38 p. 39 p. 41 p. 43 p. 44 p. p. p. p. p. 46 48 51 52 54 3 PROGETTAZIONE p. 57 Identificazione delle azioni Progettazione di dettaglio delle azioni Riesame della macro-fase e revisione della programmazione operativa p. 58 p. 60 p. 62 MONITORAGGIO p. 65 Monitoraggio dei progetti/azioni attivati p. 66 RENDICONTAZIONE p. 69 Rendicontazione dell’ambito di attività individuato Riesame della macro-fase e revisione di tutto il processo al fine di individuare interventi di miglioramento del processo stesso p. 70 p. 72 APPENDICE p. 75 Gli indicatori nell’ambito del processo di pianificazione partecipata Spunti sulla partecipazione L’ente locale e la partecipazione Glossario p. 77 p. 93 p. 97 p. 105 ALLEGATI p. 107 4 PREMESSA Le presenti linee guida sono il frutto di una lunga riflessione effettuata a partire dalle sperimentazioni di pianificazione partecipata avviate in alcuni territori trentini. Nel Comune di Rovereto e nei Comprensori delle Giudicarie e della Valle di Non sono stati avviati dei percorsi di pianificazione attraverso l'applicazione dello standard AA1000. Un processo nuovo, complesso, che ha portato al coinvolgimento di tutti i soggetti attivi nei territori con l'obiettivo di pianificare in modo partecipato le politiche sociali territoriali. Proprio perché sperimentale, nell’organizzazione delle attività si sono dovute affrontare molte criticità, tra cui decisioni, più o meno consapevoli, in merito alle strade da intraprendere, alle competenze necessarie, momenti del nostro percorso che abbiamo ripreso in mano, discusso, rielaborato e che ci hanno permesso di scrivere linee guida che rappresentino dei concreti riferimenti, indicando opportunità e rischi di ogni fase, costituendo un utile e pratico orientamento per l’allargamento dell’esperienza ad altri territori della provincia di Trento . Il nuovo contesto normativo Questa sperimentazione si inserisce nel più ampio contesto della costruzione del welfare territoriale, così come è stato delineato dalle recenti riforme approvate in ambito istituzionale e sociale. Con la legge di riforma istituzionale1 i territori della provincia di Trento (le Comunità di Valle) diverranno titolari di competenze prima amministrate centralmente, attuando il principio della sussidiarietà verticale, che si concretizza nel trasferimento all’ente locale di una maggiore autonomia nella definizione, seppur nell’ambito di una pianificazione provinciale, delle proprie politiche. La legge di riforma del welfare2 nel recepire tale principio, riconosce il ruolo degli enti locali nella progettazione e nell’attuazione delle politiche sociali e prevede che, nei rispettivi ambiti di competenza, la Provincia e gli enti locali coinvolgano i “soggetti attivi del sistema provinciale delle politiche sociali” nella programmazione, nella gestione e nella valutazione degli interventi (art. 3, comma 4). Sono riconosciuti, quali soggetti attivi del sistema delle politiche sociali, i cittadini, le famiglie, le Aziende Pubbliche di Servizi alla Persona, le organizzazioni sindacali e le organizzazioni di Terzo settore, tra cui cooperative sociali, associazioni, fondazioni, imprese sociali, ecc. La programmazione sociale a livello locale dovrà attuarsi attraverso l’istituzione di tavoli territoriali, quali organi di consulenza e di proposta per le politiche sociali locali. Le Comunità di Valle dovranno quindi elaborare i piani di comunità nell’ambito delle linee di indirizzo definite a livello centrale, concorrendo così alla formazione del piano sociale provinciale. 1 Il 16 giugno 2006 è stata approvata la L.P. n. 3, recante “Norme in materia di governo dell’autonomia del Trentino” 2 Il 27 luglio 2007 è stata approvata la L.P. n. 13, recante “Politiche sociali nella provincia di Trento” 5 Inoltre, la legge riconosce, tra i suoi principi ispiratori, la rispondenza delle politiche sociali ai criteri di responsabilità sociale, come principio etico di rispetto degli interessi espressi dai soggetti coinvolti nell’attuazione degli interventi sociali, nei confronti dei quali favorisce l’adozione di modelli di responsabilità sociale di impresa. Tra questi, la legge prevede che i soggetti che vogliano accreditarsi per la gestione di interventi e servizi sociali, debbano effettuare la rendicontazione sociale della propria attività, attraverso lo strumento di bilancio sociale, per l’elaborazione del quale l’amministrazione provinciale dovrà definire delle linee guida. Con questo obiettivo, il Servizio Politiche sociali e abitative ha avviato, nell’anno 2007 nel Comprensorio della Bassa Valsugana e del Tesino, un primo percorso di coinvolgimento dei soggetti del territorio per la definizione condivisa di una prima bozza di linee guida per la redazione del bilancio sociale. Quindi, i due percorsi coerenti e paralleli tra loro, di pianificazione e di costruzione delle linee guida per la redazione del bilancio sociale avviati nel Comune di Rovereto, nei Comprensori delle Giudicarie e della Valle di Non e nel Comprensorio della Bassa Valsugana e del Tesino sono sperimentazioni che anticipano la riforma del welfare. La pianificazione partecipata Abbiamo chiamato queste linee guida “processo partecipato di pianificazione delle politiche sociali” perché, nello sviluppare il processo di pianificazione delle politiche sociali, si vuole porre l’accento sulla partecipazione. Pianificazione e partecipazione sono due concetti centrali, perché hanno una notevole ricaduta sulle modalità con cui si identificano e si realizzano le politiche di welfare. Parlare di pianificazione delle politiche sociali significa uscire dalla frammentarietà degli interventi delle politiche sociali per andare a costruire un sistema nel quale gli interventi sono programmati in modo unitario, i bisogni prioritari e le azioni di miglioramento sono legate ad uno specifico ambito territoriale (Comprensorio oggi, Comunità di Valle domani). La pianificazione è partecipata quando coinvolge i portatori di interesse nella definizione delle politiche sociali, rendendo la comunità protagonista dello sviluppo e della crescita del proprio territorio. Infatti, con la partecipazione si cerca di avvicinare il piano degli interventi ai bisogni reali dei cittadini di un territorio, implementando un processo di costruzione collettiva delle politiche, basato sull'idea che c'è un comune interesse a collaborare nella realizzazione di una rete unitaria e coordinata di servizi. La governance del sistema si caratterizza per la collaborazione tra le istituzioni e i soggetti della società civile. La cooperazione tra i vari attori permette di integrare diversi punti di vista, valori, risorse, e arricchire così la programmazione e il governo. Chi partecipa alla pianificazione zonale attraverso i tavoli tematici è parte in causa nella scelta delle priorità e degli orientamenti per la costruzione delle politiche del proprio contesto territoriale. In questo percorso la pubblica amministrazione deve uscire da un’ottica burocraticoamministrativa per orientarsi verso un'ottica centrata sull'utente, dove le strategie e le azioni attuate saranno infatti tanto più valide quanto più l’ente locale sarà stato in 6 grado di porsi nella condizione di leggere, ascoltare e quindi comprendere le esigenze dei suoi interlocutori, anticipando i loro bisogni e migliorando la capacità di risposta alle necessità emergenti. Indirettamente questi percorsi di pianificazione inclusiva possono essere un’opportunità per costruire una nuova cultura etica che può aiutare a diffondere la responsabilità sociale dei vari soggetti che operano nel territorio. Le organizzazioni del terzo settore dovranno uscire dalla difesa del proprio territorio e della propria posizione di mercato per assumere responsabilità pubbliche. Si tratta di sviluppare orientamenti che richiedono al terzo settore di superare l'approccio strumentale verso l'amministrazione pubblica (come erogatore di risorse) e di saper assumere una visione più ampia delle esigenze e delle dinamiche del territorio in cui operano. Sviluppare e gestire un processo di partecipazione con obiettivi così elevati è possibile solo con la costruzione di un clima di fiducia reciproca tra tutti i soggetti coinvolti. A questo fine si è scelto di essere accompagnati nel percorso di coinvolgimento da un chiaro riferimento quale è lo standard etico-sociale AA1000, che definisce i valori ed i principi che devono stare alla base dei processi di inclusione sociale. Lo standard etico-sociale AA1000 Nell’ambito delle esperienze territoriali e quindi anche nella progettazione di queste linee guida, abbiamo considerato l’adozione dello standard di responsabilità sociale AccountAbility1000. Fare questa scelta significa “porre sotto osservazione la capacità di chi governa di agire in linea con gli assunti valoriali di partenza, traducendo la mission dell’organizzazione in servizi e politiche coerenti con i criteri economici (efficacia ed efficienza), quelli qualitativi, ma soprattutto con le reali aspettative della collettività, intesa come il sistema dei cittadini, delle associazioni, delle cooperative e delle imprese radicate nel territorio di riferimento”3. Lo standard di responsabilità sociale AccountAbility1000 (nel prosieguo AA1000), applicato al processo di pianificazione, riflette la necessità di presentare in maniera trasparente e condivisa non solo i risultati, ma anche le scelte strategiche, la scala valoriale e quindi la “mission sociale” che ha motivato le decisioni assunte, elementi questi sempre più critici per le amministrazioni pubbliche. La pubblica amministrazione è chiamata a misurare e a comunicare le ricadute degli interventi realizzati e la rispondenza degli stessi alle reali esigenze espresse dalla collettività in cui opera. Si è dunque affermata negli ultimi tempi l’esigenza sia di nuovi criteri di gestione delle risorse quali equità, efficacia ed efficienza, sia di nuovi principi di relazione con i cittadini, in particolare dei principi di sussidiarietà, trasparenza, fiducia, risultati e tempi di risposta. Ecco che attuare comportamenti di trasparenza, di comunicazione chiara e diffusa, di apertura al dialogo e di coinvolgimento dei portatori di interesse si traduce nell’essere socialmente responsabile per la pubblica amministrazione. “L’AA1000 guida le organizzazioni a stabilire processi di rendicontazione sistematica che coinvolgono gli stakeholder nella definizione delle strategie, delle politiche e dei programmi oltre ai relativi indicatori, obiettivi e sistemi di comunicazione che supportano le decisioni, le azioni e tutta la performance dell’organizzazione. 3 Manuale dello Stakeholder Engagement pag. 13 7 L’AA1000 Framework è strutturato attorno al principio sovrano della “inclusività”. “Forzarsi per raggiungere l’inclusività significa che un’organizzazione è impegnata a riflettere, in tutte le fasi di un processo, su quali siano i punti di vista e le necessità di ogni gruppo di stakeholder. I punti di vista si rilevano grazie ad un processo di coinvolgimento che permette che questi vengano espressi senza paure o costrizioni” (Manuale dello Stakeholder Engagement pag. 14). Aderire ai principi dell’AA1000 significa quindi: riconoscere la centralità della rilevanza, cioè conoscere cosa preoccupa ed è importante per l’organizzazione e per i suoi stakeholder; comprendere e gestire gli impatti concreti e i diversi punti di vista, bisogni, percezioni ed aspettative degli stakeholder, o completezza, dare risposte coerenti con le tematiche rilevanti per gli stakeholder e per l’organizzazione, o rispondenza. Questi principi sono integrati dai principi di trasparenza, sostenibilità, apprendimento e crescita. Il governo dei processi inclusivi con il coinvolgimento dei portatori d’interesse e dei destinatari delle politiche non è propriamente una fase, ma un processo continuo che avviene lungo tutto il ciclo di vita della politica di programmazione. E' un processo difficile che va curato, sostenuto e concretizzato e che richiede di essere realizzato con metodologie e strumenti adeguati. Luciano Malfer Marilisa De Luca 8 IL PROCESSO DI PIANIFICAZIONE PARTECIPATO: LE LINEE GUIDA Costruire delle linee guida sulla pianificazione partecipata significa affrontare e tenere sotto controllo contemporaneamente più processi. Il percorso di pianificazione partecipato infatti, ci porta a lavorare su due processi paralleli che si intersecano costantemente: il processo principale della pianificazione sociale e il processo di coinvolgimento. Nell’attuare uno non si possono non attivare anche le attività dell’altro. La tabella di seguito inserita riassume le principali tappe dei due processi, evidenziando come chi governa il percorso debba continuamente tenere sotto controllo i due processi nell’attuare le diverse fasi. SOTTO-PROCESSO PRINCIPALE PROCESSO DI COINVOLGIMENTO Analisi Strategica Con gli stakeholder interni Avvio del Processo Mappatura Stakeholder e costituzione gruppo di lavoro Programmazione Definizione delle priorità di intervento Progettazione Progettazione delle azioni Monitoraggio Analisi esiti monitoraggio Rendicontazione Illustrazione Rendiconto Sociale Figura 1: percorso di pianificazione partecipato 9 Questo processo, circolare e continuo, si concretizza con due output: Il piano sociale e il bilancio sociale. Il piano sociale includerà i dati raccolti e le analisi effettuate fino alla fase della programmazione (al massimo potrà contenere una progettazione di massima delle azioni), mentre il bilancio sociale dovrà render conto agli stakeholder delle azioni attuate e delle altre attività svolte. Quello che descriviamo è quindi un processo continuo e di apprendimento reciproco tra i soggetti coinvolti. In questo percorso la Pubblica Amministrazione esercita un ruolo di guida (governance) nell’avvio dei processi di inclusione, nella costruzione e nel governo della rete degli attori e nel dotarsi di pratiche per rendere pubblico il proprio operato (bilancio sociale). A partire da queste considerazioni le linee guida si snodano intorno a tre obiettivi: definire le politiche sociali e le relative azioni di miglioramento, coinvolgere gli stakeholder e migliorare il processo e l’organizzazione. Questi tre obiettivi si concretizzano con lo sviluppo delle strategie per attuare: 9 il governo del merito, cioè l’oggetto dell’intervento, la pianificazione 9 il governo del coinvolgimento 9 il governo del processo Nel presente lavoro i tre ambiti si concretizzano nella definizione delle macro fasi e delle fasi della pianificazione (governo del merito), nell’individuazione del ruolo degli stakeholder in ognuna di esse (governo del coinvolgimento) e nel riesame dell’esperienza, alla luce dei dati raccolti sulla base del sistema degli indicatori (governo del processo). Un’attenzione particolare deve essere data al governo del processo in quanto l’attivazione di un percorso continuo e circolare permette di lavorare in un’ottica di miglioramento continuo. In questa prospettiva diventa centrale la costruzione di un sistema degli indicatori quantitativi e qualitativi per monitorare il processo, il coinvolgimento, le competenze di coloro che guidano il processo, le criticità, gli effetti. E’ importante sottolineare che la prima macro-fase, l’analisi strategica, si sviluppa all’interno dell’ente e ha l’obiettivo di preparare il terreno all’interno dell’organizzazione in termini di consapevolezza del percorso, individuazione delle risorse, definizione degli obiettivi. Il lavoro interno all’organizzazione è centrale per l’efficacia del processo ed è pre-condizione per evitare situazioni in cui sia presente una frattura tra chi, da un lato è coinvolto nel tavolo di lavoro con gli stakeholder esterni e chi dall’altro, continua ad operare. L’organizzazione coinvolta nel percorso deve attuare da subito un processo allargato di cambiamento organizzativo, altrimenti rischia di lavorare solo sul fronte esterno, perdendo la possibilità di innovare la cultura interna. Un altro elemento da sottolineare riguarda la centralità del livello politico nell’avvio dei processi. Questo punto rappresenta l’inizio, in quanto senza un’esplicita volontà politica non avrebbe senso dare avvio al processo stesso: i ruoli politici devono garantire agli stakeholder che le loro proposte saranno prese in considerazione, motivare e rendere conto agli stessi di eventuali vincoli e criticità (ad esempio 10 reperire le risorse necessarie all’avvio e allo sviluppo del processo) che hanno condotto) all’assunzione di decisioni differenti. Un percorso di pianificazione partecipato avviato da un livello politico poco sensibile rischia di essere fragile e di produrre degli effetti opposti, di disconoscimento dell’operato della pubblica amministrazione. E’ nostro interesse ricordare infatti che “la pianificazione è soprattutto organizzazione, per cui il successo o l’insuccesso dipendono anche dalle scelte organizzative effettuate dal sistema di governo esistente e dai diversi soggetti che lo compongono” 4. Infine, è necessario sottolineare che le macrofasi e le fasi sono state individuate partendo dall’esperienza concreta e che le forme del coinvolgimento degli stakeholder possono essere diverse (vedi appendice sul tema della partecipazione) a seconda della scelta politica sul livello di coinvolgimento che si vuole effettuare. Come sono organizzate Per chiarezza e facilità di consultazione le linee guida sono strutturate in macro-fasi e in fasi, individuabili dalla seguente icona: Le macro-fasi fanno riferimento al percorso di pianificazione sociale, come descritto dalla figura precedente, e per ognuna di queste è stata esplicitata la finalità. All’interno di ogni macro-fase sono state individuate delle singole fasi che affrontano sia il processo di governo delle politiche sociali sia il parallelo processo di coinvolgimento degli stakeholder. In ogni fase sono stati individuati: 9 gli obiettivi 9 i risultati attesi 9 le attività da attuare nella fase con l’esplicitazione delle diverse sotto- attività, e l’individuazione di eventuali punti di attenzione 9 chi realizza la fase 9 chi è responsabile della fase 9 le competenze utili per realizzare la fase 9 il grado di coinvolgimento degli stakeholder 9 Approfondimenti da considerare nell’attuare la fase 9 Esperienze 4 La rivista di servizio sociale 2002, n. 4 Scortegagna R. 11 9 Documenti di supporto, riportati negli allegati e nell’appendice L’appendice raccoglie gli approfondimenti su temi che sono trasversali a tutte le linee guida, cioè quello relativo agli indicatori e quello relativo alla partecipazione. Gli allegati, invece, raccolgono i documenti che possono essere utili nelle singole fasi del processo. 12 ANALISI STRATEGICA Scopo generale della macro-fase è definire il quadro di riferimento organizzativo e territoriale, individuare la finalità lo scopo del processo, le politiche ad esso collegate e dare avvio alla pianificazione. La macro-fase si sviluppa all’interno dell’Ente con l’obiettivo di costruire il terreno in termini di consapevolezza, definizione delle risorse, chiarezza del percorso e degli obiettivi. ANALISI STRATEGICA RENDICONTA ZIONE MONITORAGGIO Assunzione politica di responsabilità AVVIO DEL PROCESSO PROGRAMMAZIONE PROGETTAZIONE Definizione ruoli e responsabilità Definizione Identità: mission e valori Definizione Identità: organizzazione e modello di governo Analisi socioeconomica del territorio Definizione dell’ambito di attività Definizione delle politiche collegate all’ambito di attività Riesame della macro-fase 13 Assunzione politica di responsabilità L’Organo politico, al momento dell’avvio del processo, deve rendere esplicito il proprio impegno a promuovere e sostenere il processo di pianificazione partecipata dando specifico mandato all’organizzazione. Obiettivi Risultati attesi Rendere evidente l’impegno dell’Organo politico nel sostenere e considerare come strumento di governo il processo di pianificazione partecipata Impegnare l’organizzazione con atti concreti, affinché il processo sia avviato e attuato L’Organo politico si impegna a partecipare, nei momenti necessari, al processo e a tenerne in considerazione i risultati nell’attuazione delle politiche sociali Identificare e mettere a disposizione le risorse (umane e materiali) necessarie all’attuazione del processo Conferire un mandato specifico all’organizzazione rendendolo pubblico Comunicare sia all’interno dell’organizzazione sia verso l’esterno la scelta strategica effettuata Attività 1. Atto formale dell’organo di governo Predisporre e approvare una delibera relativa al processo. 2. L’atto di assunzione di responsabilità è un atto formale dell’Organo di governo dell’Ente (delibera) adottato in stretta sinergia con i ruoli dirigenziali dell’organizzazione. E’ opportuno che a tale atto sia data rilevanza e diffusione all’interno di tutta l’organizzazione e del territorio L’assunzione di responsabilità non deve essere un mero atto formale, ma vi dovrebbe essere una reale consapevolezza da parte degli amministratori, rispetto al coinvolgimento dei soggetti che operano sul territorio ed al fatto che con il coinvolgimento emergeranno aspettative, esigenze e richieste che l’Organo politico si impegnerà a considerare. Lo stesso avverrà con i soggetti interni all’organizzazione Quanto maggiore è la consapevolezza dell’Organo politico rispetto all’utilizzo del processo come strumento di governo, tanto più gli amministratori riusciranno ad individuare i momenti del processo in cui è rilevante la loro presenza Comunicazione della decisione Programmare una riunione all’interno dell’organizzazione e predisporre la pubblicizzazione dell’atto. Chi realizza Organo politico in collaborazione con il Responsabile del servizio Chi è responsabile Organo politico 14 Grado di coinvolgimento limitato alla comunicazione agli stakeholder interni Documenti Allegato 1: Delibera di avvio del processo di pianificazione partecipata del Servizio Attività sociali del Comune di Rovereto pag 108 Vedi appendice sul tema della partecipazione da p. 93 15 Definizione dei ruoli e delle responsabilità Il processo va governato da un gruppo di persone che devono avere un mandato chiaro da parte dell’Organo politico, quindi devono essere definiti gli obiettivi, le responsabilità e le competenze adeguate. Obiettivi Avere un’organizzazione stabile operativamente il mandato politico Risultati attesi Costituzione di un Gruppo di lavoro con le responsabilità e le competenze adeguate per presidiare e governare il processo che sia in grado di tradurre Attività 1. Identificazione delle competenze necessarie Identificare le competenze utili allo sviluppo del processo, considerando le attività da svolgere nel processo stesso. E’ necessario considerare le competenze organizzative, informatiche, tecniche (sociali e amministrative), di pianificazione e progettazione sociali e di gestione di gruppi di lavoro/tavoli Tra le attitudini personali si dovrebbe tenere conto dei seguenti aspetti: motivazione, propensione al cambiamento, capacità di lavorare in gruppo, disponibilità (al confronto e all’ascolto), abilità relazionali 2. Identificazione dei componenti interni e/o esterni Individuare le persone con le competenze specifiche. Nel gruppo è utile inserire personale amministrativo del servizio, portatore di competenze finanziario\contabili E’ importante prevedere un supporto segretariale In generale, è opportuno valutare quali competenze sono presenti all’interno dell’Ente; per quelle che risultano carenti o mancanti, sarà necessario valutare se sviluppare competenze interne, ad esempio attraverso percorsi formativi, o se acquisirle all’esterno Nell’individuazione dei componenti del Gruppo di lavoro è importante tener conto del clima interno, della motivazione delle persone e del grado di legittimazione dei diversi soggetti E’ necessario considerare che la partecipazione al Gruppo di lavoro genera aspettative nei componenti, che vanno gestite adeguatamente 3. Identificazione dei compiti, dei ruoli e delle responsabilità all’interno del gruppo Tra i ruoli è determinante identificare un “Referente del processo” che è responsabile operativo di tutte le fasi del processo e tiene sotto controllo i tempi e la qualità dei risultati, svolge compiti di coordinamento del Gruppo di lavoro (riunisce, definisce l’ordine del giorno delle riunioni, individua i momenti decisionali e di condivisione), è responsabile della gestione dei rapporto con gli stakeholder interni ed esterni. Il Referente del processo risponde al Responsabile di servizio. Il ruolo e le responsabilità assegnate ai diversi componenti del gruppo non necessariamente devono riprodurre i rapporti gerarchici dell’organizzazione. Si tratta di un progetto specifico che ha una “propria organizzazione” nonché ruoli e responsabilità peculiari legati al processo 16 stesso Il gruppo potrà essere integrato, dopo l’individuazione dell’ambito di attività, da uno o più esperti interni e/o esterni A supporto del Gruppo di lavoro può essere identificato un esperto del processo di pianificazione 4. Costituzione formale del Gruppo di lavoro La costituzione del Gruppo di lavoro deve avvenire attraverso un atto formale. Eventuali integrazioni del Gruppo di lavoro andrebbero gestite allo stesso modo. L’Organo politico, in collaborazione con il Responsabile di servizio, presenta il gruppo e le finalità del processo agli stakeholder interni La finalità di questa formalizzazione è legata all’esplicitazione dell’impegno e delle responsabilità che si assume l’Organo politico rispetto al processo 5. Condivisione del modello del processo di pianificazione Il Gruppo di lavoro, anche attraverso momenti di formazione, avvia una fase riflessiva sul modello di pianificazione, condivide i concetti fondamentali, lo scopo e gli obiettivi del processo. Chi realizza Responsabile del servizio Chi è responsabile Responsabile del servizio in collaborazione con l’Organo politico Competenze utili Conoscenza dell’organizzazione e delle persone (competenza posseduta e attitudini) che vi operano Conoscenza del processo e competenze sulle attività da svolgere nel processo stesso Grado di coinvolgimento limitato alla comunicazione agli stakeholder interni Esperienze I gruppi costituiti nei territori in cui si è attuato il processo sono così formati: Tione 1 Persona referente processo Cles 1 Persona referente processo 1 Coordinatrice sociale 1 Coordinatrice sociale 1 Amministrativo 1 Amministrativo 1 Assistente sociale esperta area anziani 1 Servizio Politiche Sociali Pat 1 Servizio Politiche Sociali Pat Rovereto 1 Persona referente processo 1 Coordinatore sociale 1 coordinatore amministrativo 3 Amministrativi 1 Capo ufficio promozione, 1 capo uffici casa, 1 capo ufficio servizi socioassistenziali 1 assistente sociale 1 Servizio Politiche Sociali Pat 17 Tutti i gruppi sono coordinati dal Responsabile del servizio (per i Comprensori delle Giudicarie e della Val di Non) o dal Dirigente del Servizio (per il Comune di Rovereto) Documenti Allegato 2: Schema esemplificativo delle relazioni tra il livello tecnico e politico p 112 Allegato 3: Determinazione per la costituzione del Gruppo di lavoro del Servizio Socio-assistenziale del Comprensorio della Val di Non p.113 Allegato 4: Competenze utili a presidiare e governare il processo di pianificazione partecipata p. 116 Vedi appendice sul tema della partecipazione da p. 93 18 Definizione dell’identità: mission e valori Definire l’identità significa capire chi è l’organizzazione. La mission rappresenta lo scopo dell’organizzazione (perché esiste), i valori sono gli elementi ideali che ne ispirano i comportamenti e le scelte. Definire la mission è quindi avere un esplicito punto di riferimento in termini di “senso” per la pianificazione. Obiettivi Risultati attesi Descrivere l’organizzazione in modo da esplicitare lo scopo istituzionale (mission), gli assunti che guidano le scelte (valori) e i comportamenti Definire il quadro di riferimento per l’individuazione delle politiche e per consentire, in fase di rendicontazione, la valutazione della coerenza dei risultati con la mission e i valori Consapevolezza dell’organizzazione rispetto ai propri scopi istituzionali e sistema valoriale Documento di definizione dell’identità: prima parte Attività 1. Definizione della mission e analisi dei valori di riferimento dell’organizzazione Sarà utile fare l’analisi dei documenti relativi alla normativa di settore e istituzionale e di altri documenti relativi all’argomento, di livello provinciale (leggi di settore, regolamenti, leggi istituzionali, documenti interni all’organizzazione). Si potranno inoltre programmare alcune interviste a persone chiave dell’organizzazione rispetto allo scopo dell’organizzazione. La mission non è l’elenco delle attività dell’organizzazione, ma identifica lo scopo che deve perseguire. Si tratta di un assunto sostanzialmente stabile che può avere delle declinazioni diverse tra i diversi territori a seconda degli indirizzi politici I valori di riferimento sono definiti a livello provinciale; l’analisi degli stessi è utile per verificare\condividere con i componenti gli assunti dell’organizzazione Chi realizza Gruppo di lavoro Chi è responsabile L’Organo politico con il Responsabile del servizio Competenze utili Conoscenza della storia dell’Ente, del settore di attività, della legislazione di settore Eventuale coinvolgimento degli stakeholder interni Approfondimenti Questa fase serve per capire “chi è l’organizzazione”; quanto descritto è utile per la definizione delle politiche e per comunicare con gli stakeholder Il Servizio politiche sociali e abitative della PAT attraverso il Piano sociale provinciale individua la mission, i valori e le priorità strategiche, cioè gli indirizzi generali; le realtà territoriali poi, tradurranno gli indirizzi generali in politiche (cioè obiettivi da raggiungere in un certo territorio) ed in azioni 19 Documenti Allegato 5: Delibera della Giunta provinciale n. 996 del 13 maggio 2005 p. 117 Allegato 6: La piramide della mission sociale p. 123 Allegato 7: Esempi e riflessioni sulla mission p. 124 20 Definizione dell’identità: organizzazione interna e modello di governo E’ utile definire e identificare i dati identitari dell’organizzazione stessa, cioè le competenze istituzionali e l’assetto organizzativo. Obiettivi Risultati attesi Esplicitare le competenze istituzionali e le funzioni (delegate o proprie) dell’organizzazione Descrivere l’assetto istituzionale Descrivere l’articolazione organizzativa in termini di responsabilità e di ruoli Consapevolezza dell’organizzazione rispetto alle sue competenze Documento di definizione dell’identità: seconda parte Attività 1. Individuazione delle competenze istituzionali e delle funzioni dell’organizzazione Raccogliere e analizzare la normativa di settore e costruire uno schema che raccordi le competenze/funzioni delegate o proprie con il ruolo di erogatore/regolatore dell’Ente gestore (allegato n. 8) Gli Enti gestori devono considerare solo le competenze e le funzioni del servizio socio-assistenziale 2. Descrizione dell’assetto istituzionale Descrivere l’articolazione istituzionale dell’Ente gestore (Comune o Comprensorio o Comunità di valle) e il rapporto dell’Ente stesso con il sistema istituzionale provinciale. Costruire l’organigramma istituzionale facendo riferimento a documenti ufficiali (atti istitutivi dell’Ente, regolamenti, statuti, normativa). 3. Descrizione dell’articolazione organizzativa in termini di responsabilità e ruoli Costruire l’organigramma del Servizio socio-assistenziale (o Attività socio-assistenziali) identificando tutti i livelli organizzativi e specificando per ciascuno responsabilità, ruolo, personale assegnato. La costruzione dell’organigramma rappresenta il primo momento per raccogliere informazioni sugli stakeholder interni (allegato n. 9) Chi realizza Gruppo di lavoro Chi è responsabile Il Responsabile del servizio in collaborazione con l’organo politico Competenze utili Conoscenza dell’organizzazione e dell’assetto istituzionale E’ previsto un parziale coinvolgimento del personale interno 21 Approfondimenti L’analisi svolta in questa fase può diventare l’occasione per individuare punti di forza e criticità dell’organizzazione Documenti Allegato 8: Il ruolo di erogatore e di regolatore del Servizio politiche sociali della Pat p.126 Allegato 9: L’ Organigramma del Servizio politiche sociali e abitative della PAT, del Servizio attività sociali del Comune di Rovereto e del Servizio socio-assistenziale del Comprensorio delle Giudicarie p.129 22 Analisi socio-economica del territorio La fase ha come obiettivo la realizzazione di una fotografia del territorio, che ne esplori i dati demografici, economici (povertà, occupazione, vocazione territoriale), sociali (immigrazione, divorzi, struttura della famiglia) con i relativi trend di sviluppo, la morfologia. Obiettivi Individuare e formalizzare informazioni e dati generali sul territorio anche in rapporto alla realtà provinciale Risultati attesi Fotografia generale del territorio finalizzata ad orientare l’individuazione dell’obiettivo del processo e lo sviluppo dello stesso nelle fasi dell’analisi dei bisogni e dell’offerta dei servizi Attività 1. Individuazione dei “bisogni informativi” Individuare le informazioni utili a leggere il territorio, l’insieme degli enti che si occupano della raccolta ed analisi dati del territorio e provinciali, al fine di recuperarne il materiale (ad esempio rapporti di ricerca, pubblicazioni). Analizzare eventuali rapporti di ricerca e pubblicazioni. Realizzare uno studio della struttura geografica/morfologica del territorio. 2. Reperimento dei dati individuati nella fase precedente Analisi di banche dati informatiche, rapporti statistici, pubblicazioni, ricerche socioeconomiche, informazioni sulla struttura geografica/morfologica del territorio. 3. Rappresentazione e rielaborazione dei dati I dati raccolti vengono elaborati al fine di renderli più chiari e comprensibili in un’ottica di programmazione. La rappresentazione può comprendere la costruzione di tabelle, diagrammi e l’individuazione di indicatori specifici (vedi appendice). I dati devono essere significativi e utili per lo sviluppo del processo. Non necessariamente devono essere molti, ma mirati anche in base alla conoscenza che già si ha del contesto territoriale di riferimento La raccolta dei dati deve essere finalizzata alla costruzione di una banca dati costantemente aggiornabile (nell’ottica del miglioramento continuo) I dati spesso sono disponibili solo a livello aggregato per cui si riesce a recuperare il dato provinciale, talvolta quello comprensoriale e difficilmente quello comunale. Talvolta non sono aggiornati L’analisi del territorio (ad esempio la vocazione economica, la morfologia) può definire il successivo livello di analisi dei bisogni/dati/servizi Chi realizza Gruppo di lavoro Chi è responsabile Referente del processo Competenze utili Conoscenza di nozioni statistiche e programmi informatici di elaborazione dati 23 Eventuale coinvolgimento di soggetti che possono fornire dati e informazioni Documenti Vedi Appendice sugli indicatori p. 77 24 Definizione dell’ambito di attività Lo scopo di questa fase è identificare l’ambito nel quale si svolge il processo di pianificazione. L’ambito nelle politiche sociali si concretizza con la scelta di una o più tipologia di utenza. Queste ultime si esplicitano attraverso il ciclo di vita (minori, adulti, anziani) e le condizioni dell’utenza (disabilità, emarginazione, immigrati…). Obiettivi Definire l’ambito di attività in cui si attuerà il processo Risultati attesi Individuazione dell’ambito di attività Attività 1. Raccolta d’informazioni Raccogliere una serie di informazioni relative ai servizi offerti, all’organizzazione interna, al contesto territoriale e agli indirizzi politici. 2. Individuazione dell’ambito di attività oggetto del processo Eventuali interviste agli stakeholder interni e/o esterni (opinion leader, osservatori privilegiati) e analisi dei dati e delle informazioni raccolte. Nell’individuazione dell’ambito di attività (che può essere anche parziale rispetto all’attività del servizio sociale, ad esempio si può individuare una sola fase del ciclo di vita, una sola condizione) può risultare utile considerare alcuni criteri, come: - Criticità/opportunità emerse dall’analisi del territorio - Risorse interne disponibili - Criticità/opportunità emerse nell’ambito dell’analisi dell’organizzazione interna - Indicazioni politiche L’organizzazione, sulla base delle risorse (ad esempio componenti del Gruppo di lavoro), deve decidere quanto l’ambito di lavoro può essere ampio. Se l’ambito è parziale rispetto all’attività complessiva dell’organizzazione il processo dovrà, in seguito, essere allargato agli altri ambiti Chi realizza Gruppo di lavoro Chi è responsabile Responsabile del servizio in collaborazione con l’Organo politico Competenze utili Capacità di analisi e sintesi, conoscenza dell’organizzazione e del contesto normativo e istituzionale, conoscenza del processo di pianificazione Eventuale coinvolgimento del personale interno e/o opinion leader - osservatori privilegiati esterni 25 Il coinvolgimento dell’organo politico e della dirigenza nella definizione dell’ambito di attività è indispensabile Approfondimenti Esperienze 9 Il Servizio Attività sociali del comune di Rovereto ha scelto di lavorare su tutti gli ambiti di attività del Servizio: minori, giovani e famiglie, adulti, anziani, disabili, immigrati, zingari . 9 Il Servizio Socio-assistenziale del Comprensorio delle Giudicarie ha scelto di operare sugli adulti, poiché appariva l’area meno presidiata dal Servizio. 9 Il Servizio Politiche Sociali e Abitative del Comprensorio della Valle di Non ha scelto come ambito di attività gli anziani, perché considerata un’area abbastanza conosciuta e in continua crescita. Documenti Allegato 10: Aree di utenza p. 132 26 Definizione delle politiche collegate all’ambito di attività Lo scopo di questa attività è definire le politiche sociali del territorio relative all’ambito di attività prescelto. Tali politiche si basano sulle priorità strategiche individuate a livello provinciale. Pertanto le politiche sono la traduzione delle priorità strategiche in obiettivi a livello locale. Obiettivi Risultati attesi Individuare le politiche a livello locale Documento che riassuma le politiche collegandole alle priorità strategiche Attività 1. Conoscenza delle priorità strategiche Analizzare i documenti di indirizzo provinciale politico e tecnico (ad esempio il Piano sociale provinciale, il documento di indirizzo dell’Assessore provinciale, il Quadro dei servizi socio assistenziali rivolti all’ambito di attività individuato, la legge provinciale del settore.). 2. L’analisi e la condivisione delle priorità strategiche è determinante per l’individuazione di politiche territoriali coerenti con la mission, i valori e le priorità stesse Definizione delle politiche legate all’ambito di attività Individuare, in base all’analisi delle priorità strategiche, le specifiche politiche territoriali relative all’ambito di attività. E’ necessario mantenere la coerenza tra priorità strategiche e politiche utilizzando ad esempio lo strumento delle matrici coassiali (allegato n. 11). Chi realizza Chi è responsabile Competenze utili Le politiche di norma vengono definite dall’organo politico in stretta relazione con il responsabile del servizio Organo politico in collaborazione con il Responsabile del servizio e il Gruppo di lavoro Organo politico Capacità di analisi e sintesi, conoscenza dell’organizzazione e del contesto normativo e istituzionale In questa fase non è previsto nessun coinvolgimento degli stakeholder Approfondimenti La presenza dell’Organo politico nella definizione delle politiche è indispensabile Le politiche definite in questa fase saranno oggetto di condivisione con gli stakeholder nella fase di programmazione 27 Esperienze Il Comune di Rovereto ha individuato le politiche in base ad alcuni criteri: Le politiche a livello comunale Le politiche indicano i macro-obiettivi che l’amministrazione si propone di raggiungere attraverso le numerose azioni concrete messe in campo. Esse predefiniscono ed esplicitano il senso, la direzione, la finalità dell’agire amministrativo. Sulla base di questa accezione, le politiche sociali in ambito comunale sono state individuate avendo presente: il quadro dei servizi e interventi socio-assistenziali messi in atto dall’amministrazione comunale; le priorità definite a livello provinciale; la legge provinciale 14/91 di ordinamento dei servizi socio-assistenziali; la legge nazionale quadro 328/2000 per la realizzazione del sistema integrato di interventi e servizi sociali. I criteri con cui le politiche sono state formulate sono i seguenti: ricercare un grado di generalità e sintesi che eviti l’eccessiva frammentazione; finalizzare le politiche a determinate aree di bisogno; essere completi in modo che non vi sia azione che non sia riconducibile ad una politica; distinguere tra politiche orientate direttamEnte all’utenza e politiche orientate all’organizzazione;. assumere criteri di individuazione che lascino spazio alla dinamica delle politiche senza cristallizzarle una volta per tutte (la formulazione effettuata può correre questo rischio). Da: “Relazione consuntiva e prepositiva 2005” Documenti Allegato 11: Matrici coassiali p. 142 Allegato 12: Priorità del disegno di modernizzazione delle politiche sociali provinciali p.145 28 Riesame della macro-fase e revisione della programmazione operativa Il riesame deve riguardare le tre dimensioni del processo: il merito (risultati delle diverse fasi rispetto al risultato atteso), il coinvolgimento degli stakeholder, il miglioramento del sistema (organizzazione, risorse, processo). Obiettivi Effettuare una rivisitazione critica delle diverse fasi ed attività allo scopo di valutare i risultati e l’andamento del processo e di individuare gli ambiti di miglioramento Risultati attesi Individuazione delle criticità emerse e degli ambiti di miglioramento Decisioni in merito alla prosecuzione del processo (tempi, risorse, modalità operative) Attività 1. Analisi delle attività realizzate Nel corso di un’apposita riunione il Gruppo di lavoro riesamina i risultati delle varie fasi, in particolare per i seguenti aspetti: 9 valutazione della coerenza tra risultati attesi e conseguiti e della qualità del risultato 9 suggerimenti registrati dal Gruppo di lavoro 9 dati raccolti nel corso del processo (ad esempio dati riguardanti il coinvolgimento, dati 9 sociali) 9 criticità in merito ai fabbisogni informativi 9 competenze da sviluppare 9 andamento del programma operativo (il rispetto dei tempi, l’impiego delle risorse – quante e se sufficienti) 9 soddisfazione percepita degli stakeholder e dal Gruppo di lavoro. 2. La riunione è preparata dal Referente del processo La riunione viene verbalizzata Bisogna considerare tutti gli elementi che possono influenzare l’andamento del processo. Alcuni aspetti di miglioramento possono essere utilizzati immediatamente o in caso di ripetizione del processo Il riesame ha come obiettivo il miglioramento del processo e dell’organizzazione in generale (sistema informativo e relativi interventi di formazione, competenze presenti) Decisioni assunte a seguito del riesame Sulla base dell’analisi vengono assunte delle decisioni in merito al processo e all’organizzazione (ad esempio sul programma operativo, sul sistema informativo, sulle competenze, sulle risorse umane e materiali). Prendere decisioni concrete e attuabili Distinguere tra le azioni di miglioramento da attuare immediatamente e quelle da rinviare a momenti successivi, ma delle quali è importante tenere memoria 29 3. Revisione del programma operativo Sulla base delle decisioni prese, il Referente del processo provvede alla revisione del programma operativo. Il nuovo programma deve essere confermato dal Responsabile di servizio e se le variazioni risultassero significative, nuovamente condiviso con gli stakeholder Chi realizza Il Gruppo di lavoro con il Responsabile del servizio e l’Organo politico Chi è responsabile Il Responsabile del servizio e l’Organo politico Competenze utili Conoscenza del processo, conoscenza dell’organizzazione, capacità di individuare i problemi, capacità di prendere decisioni Eventuale coinvolgimento nella condivisone del programma operativo rivisto Approfondimenti Dedicare il tempo necessario, L’esame risulta tanto più efficace e veloce quanto più si è curata la raccolta di informazioni e suggerimenti durante le varie fasi Il Responsabile del servizio e l’Organo politico svolgono un ruolo centrale nel prendere le opportune decisioni 30 AVVIO DEL PROCESSO Scopo generale della macro-fase è definire il quadro di riferimento organizzativo e territoriale, individuare lo scopo del processo, le politiche ad esso collegate e avviare il processo di pianificazione. La macro-fase prevede l’apertura verso l’esterno dell’Ente e quindi il coinvolgimento degli stakeholder nel processo di pianificazione delle politiche sociali. ANALISI STRATEGICA RENDICON TAZIONE AVVIO DEL PROCESSO MONITO RAGGIO PROGRAM MAZIONE PROGETTAZ IONE Mappatura degli stakeholder (dell’ambito di attività) Definizione modalità di coinvolgimento degli stakeholder Presentazione del processo agli stakeholder Raccolta adesioni e costituzione gruppo Programmazione operativa del processo Riesame della macro-fase 31 Mappatura degli stakeholder legati all’ambito di attività Lo stakeholder è un soggetto (individuo o gruppo di persone) che influenza o è influenzato da un’organizzazione e dalle sue attività e che ha un qualche rapporto con l’organizzazione o che potrebbe rapportarsi con la stessa. La mappatura degli stakeholder consiste nell’individuazione, analisi e rappresentazione dei soggetti che operano nel territorio e nell’ambito di attività oggetto del processo. La fase di “mappatura dell’esistente” è basilare per poter successivamente individuare gli stakeholder che si vogliono coinvolgere. Individuare chi sono gli stakeholder e soprattutto quali coinvolgere nel percorso è una questione legata anche alla dimensione “politica” e non è solo l’applicazione di un metodo e di strumenti tecnici. Per questo è importante che la mappatura sia l’esito di un processo condiviso tra il livello tecnico e quello politico dell’organizzazione. Obiettivi Individuare, analizzare, classificare e divenire consapevoli di tutti i soggetti interni ed esterni all’organizzazione presenti sul territorio nell’ambito dell’attività del processo Risultati attesi Banca dati degli stakeholder aggiornabile e revisionabile costantemente Attività 1. Individuazione e conoscenza degli stakeholder interni ed esterni all’amministrazione Analisi dei soggetti e delle realtà che operano nel territorio, nonché del sistema di relazioni interne ed esterne all’amministrazione adottando la logica più inclusiva possibile. E’ opportuno considerare sia le fonti interne cioè le convenzioni, i documenti, le normative, gli archivi, la conoscenza diretta (servizio sociale ed altri servizi dell’organizzazione), che le fonti esterne come ad esempio gli elenchi, i registri e gli indirizzari di organizzazioni pubbliche e private. 2. Quando si analizzano gli stakeholder esterni è importante considerare che questi ultimi si possono raggruppare in due grandi gruppi: attori tecnici (organizzazioni che operano nel sociale) e cittadini. I cittadini a loro volta sono classificabili in: organizzati (in associazioni), utenti dei servizi e potenziali utenti. Tra gli stakeholder esterni si considerano i soggetti erogatori di servizi, le istituzioni, i comuni e i servizi dell’Ente provinciale e dell’Ente gestore, le associazioni eccetera Analisi e approfondimento della conoscenza di ciascuno stakeholder Identificazione delle dimensioni che possono essere utili a descrivere gli stakeholder interni ed esterni. Le dimensioni che possono essere utili per analizzare gli stakeholder interni sono: ruolo (nell’organigramma), professionalità, ambito di attività (tecnica, sociale, amministrativa, dirigenziale), territorio di competenza. Alcune dimensioni degli stakeholder esterni possono essere: territorio di attività, tipologia soggetto (profit/non profit, …), attività svolta, target dell’utenza, rapporto con il servizio (partnership, a progetto, ad hoc… ), tipologia di rapporto/finanziamento (con il Servizio), frequenza del rapporto con il Servizio, numero soci e volontari, numero dipendenti, costi, eccetera Le amministrazioni locali sono stakeholder particolari e in questo caso alcuni dati da raccogliere sono: numero di telefono, nominativi, e-mail dei referenti (Sindaci e Assessori alle politiche sociali). E’ opportuno raccogliere anche i dati socio-demografici: popolazione per fascia di età, composizione nuclei familiari, strutture e servizi a carattere socio assistenziale presenti nel territorio, progetti finanziati afferenti i temi socioassistenziali, numero di persone straniere e senza fissa dimora. Tali dati 32 3. Individuazione degli stakeholder rilevanti per l’organizzazione L’obiettivo è identificare gli stakeholder rilevanti sulla base di alcuni criteri di classificazione e tenendo conto delle informazioni raccolte nella fase di analisi. Tra le dimensioni d’analisi, precedentemente individuate, è opportuno scegliere quelle utili per costruire i criteri di classificazione. 4. potrebbero già essere stati raccolti all’interno dell’analisi socio-economica del territorio Nella raccolta dei dati è utile per gli stakeholder esterni individuare le persone chiave (presidente, direttore\coordinatore), gli indirizzi e-mail e i numeri di telefono per facilitare in un secondo momento le attività di coinvolgimento Possibili criteri di classificazione degli stakeholder (standard AA1000): 1. per responsabilità (soggetti verso i quali si hanno o si potrebbero avere in futuro responsabilità operative e dettate da norme) 2. per influenza (soggetti che possono influenzare la capacità dell’organizzazione di raggiungere gli obiettivi) 3. per prossimità/vicinanza: soggetti con cui l’organizzazione interagisce maggiormente, ha rapporti durevoli, da cui dipende per l’attività quotidiana (compresi i dipendenti) 4. per dipendenza: soggetti che maggiormente dipendono dall’organizzazione (dipendenti, utenti) 5. per rappresentanza: soggetti che hanno compiti di rappresentare altri individui, ad esempio sindaci, sindacati, rappresentanti delle associazioni, eccetera La classificazione dovrebbe essere effettuata in vista del futuro coinvolgimento dei portatori di interesse nel processo Rappresentazione schematica della mappatura Una sintetica rappresentazione grafica della mappatura degli stakeholder è utile e può essere effettuata in modi diversi: sociogramma, cartine geografiche “sociali”, schemi, matrici. La rappresentazione grafica può servire per dare un’immagine immediata della distribuzione territoriale degli stakeholder; infatti, l’area geografica di attività e l’eventuale presenza di stakeholder in una sola area potrebbero squilibrare la raccolta dei bisogni sul territorio Le rappresentazioni grafiche possono essere costruite in base a diversi punti di vista (allegati n. 13 e 14) Chi realizza Il Gruppo di lavoro Chi è responsabile Il Gruppo di lavoro in collaborazione con il Responsabile del servizio e l’Organo politico Competenze utili Utilizzo sistemi informatici di base, conoscenza dell’organizzazione del Servizio, della realtà sociale e geografica, del contesto istituzionale locale e provinciale, dei servizi erogati; competenze relazionali e capacità organizzativa La raccolta dei dati per realizzare l’attività di mappatura rappresenta una importante modalità di coinvolgimento, in quanto gli stakeholder vengono informati del processo che si sta attuando. Gli stakeholder possono essere coinvolti anche nella definizione dei criteri di classificazione Approfondimenti La mappatura è utile per la valutazione dei rischi e delle opportunità collegate al coinvolgimento Il Referente del processo dovrebbe conoscere i dati amministrativi e sociali per poter raccogliere i dati presenti nel servizio La mappatura deve essere finalizzata al coinvolgimento e quindi deve essere resa pubblica 33 Gli stakeholder possono essere suddivisi in tre macro-categorie: istituzioni pubbliche e private, gruppi organizzati, gruppi non organizzati (cittadini). Nella mappatura abitualmente si individuano e poi si coinvolgono le organizzazioni e non l’utente finale. E’ importante esserne consapevoli perché nel percorso si dovrà ricordare che queste prime esprimono oltre ai bisogni dell’utente/cittadino, anche i propri La mappa è uno strumento dinamico soggetto a verifiche periodiche e a cambiamenti in relazione all’introduzione di nuove competenze, all’affinamento dei criteri di individuazione e segmentazione degli stakeholder, all’evolversi del sistema di relazioni che l’organizzazione intrattiene con il territorio, alla nascita/mortalità di nuovi soggetti Tra gli stakeholder è opportuno inserire il Servizio politiche sociali e abitative della PAT, attraverso il coinvolgimento di funzionari esperti dell’ambito di attività L’utente finale va sempre inserito tra gli stakeholder e dovrebbero essere valutate le modalità di coinvolgimento dirette/indirette Documenti Allegato 13 Mappa degli stakeholder p. 146 Allegato 14 Mappatura degli stakeholder del Servizio politiche sociali della PAT p.147 34 Selezione coinvolgimento degli stakeholder e definizione delle modalità di Sulla base dei risultati e delle analisi effettuate nella fase di mappatura, vengono individuate le parti da coinvolgere e viene predisposto un piano di coinvolgimento. La selezione degli stakeholder non è un’operazione “neutra”: se da un lato dipende dall’identità e dalle strategie dell’organizzazione, dall’altro contemporaneamente concorre a definirla. Obiettivi Selezionare gli stakeholder da coinvolgere Pianificare e preparare le successive attività di coinvolgimento Risultati attesi Elenco degli stakeholder Piano di coinvolgimento Attività 1. 2. Selezione degli stakeholder da coinvolgere E’ interesse dell’amministrazione individuare gli stakeholder rilevanti nel processo di pianificazione. La selezione degli stakeholder rilevanti viene effettuata sulla base di criteri di classificazione della mappatura. Ai criteri di classificazione (vedi attività 3 della fase precedente) viene attribuito un peso sulla base dell’interesse dell’amministrazione al coinvolgimento e in relazione agli obiettivi generali del processo di pianificazione. Si ricorda che il fattore di influenza è il giudizio dell’amministrazione nei confronti dello stakeholder, relativo al grado di influenza dello stesso sulle proprie decisioni ed è determinato dalla dimensione, da attività specifiche e particolari rispetto ad altri stakeholder, dalla collocazione geografica. La dipendenza è collegata alla fonte di finanziamento ed all’esclusività o meno di una attività. L’interesse dell’amministrazione verso una certa organizzazione dipende dalla rappresentatività, da esperienze particolari, dalla relazione con l’amministrazione Attraverso i criteri di classificazione e al peso loro attribuito dall’amministrazione è possibile costruire delle matrici (allegato n.17) Organizzazione e pianificazione del coinvolgimento Per ciascun gruppo di stakeholder selezionati si definiscono le modalità di coinvolgimento. Si predispone un piano che riporti obiettivi, tempi , risultati attesi, modalità, criteri di verifica e quant’altro necessario ad assicurare un efficace coinvolgimento. E’ importante definire le specifiche azioni con riferimento alle diverse fasi del processo. Il piano è uno strumento che deve essere tenuto aggiornato durante tutto il processo. Alcune azioni possono essere definite inizialmente in modo generale e successivamente con maggior dettaglio Le amministrazioni comunali sono stakeholder particolari a metà tra esterni ed interni. Oltre che in qualità di rappresentanti istituzionali vanno coinvolti anche come referenti tecnici in quanto possono erogare servizi. Pertanto possono essere coinvolti attraverso specifici percorsi. Chi realizza Gruppo di lavoro. Chi è responsabile Il Responsabile del servizio in collaborazione con l’Organo politico Competenze utili Conoscenza delle diverse modalità di coinvolgimento 35 Gli stakeholder possono essere coinvolti nell’individuazione dei criteri di classificazione e del relativo peso da applicare Approfondimenti I criteri di selezione degli stakeholder devono essere trasparenti Individuare chi sono gli stakeholder e soprattutto quali coinvolgere nel processo è una questione legata strettamente alla dimensione “politica” e non è solo l’applicazione di un metodo e di strumenti tecnici. Per questo motivo la mappatura e la selezione devono essere l’esito di un processo condiviso tra il livello tecnico e quello politico dell’organizzazione Documenti Allegato 15: Profilo dello stakeholder p. 148 Allegato 16: Scheda per la costruzione del profilo degli stakeholder p.150 Allegato 17: Matrice dei criteri per la selezione degli stakeholder da coinvolgere con criteri/pesi p. 152 Allegato 18: Mappa delle abilità e caratteristiche per il coinvolgimento degli stakeholder p.153 Allegato 19: livelli di coinvolgimento e obiettivi specifici per ogni stakeholder p. 156 Allegato 20: Matrice influenza/dipendenza dello stakeholder p.159 Vedi appendice sul tema della partecipazione da p. 77 36 Presentazione del processo agli stakeholder L’organizzazione, dopo aver chiarito i propri obiettivi ed aver svolto un’attività interna di analisi e di preparazione del percorso della pianificazione partecipata, si apre verso gli stakeholder interni ed esterni presentando le fasi appena realizzate, al fine di raggiungere una significativa condivisione rispetto all’obiettivo definito. Obiettivi Condividere con gli stakeholder l’analisi del contesto territoriale e organizzativo (mission, politiche, valori) e renderli consapevoli del processo e dell’obiettivo individuato Risultati attesi Coinvolgimento, informazione e motivazione alla partecipazione degli stakeholder Attività 1. Preparazione e attuazione del coinvolgimento Organizzare ed effettuare l’incontro/i di presentazione. Definire obiettivi, tempi e fasi del processo di coinvolgimento Preparare il materiale ed il setting Individuare dei criteri per la valutazione del coinvolgimento (ad esempio: numero soggetti invitati, numero partecipanti, giustificazioni comunicate di assenza, ruolo dei partecipanti all’interno delle organizzazioni di appartenenza, tipologia degli interventi) Predisporre un modulo di dichiarazione di partecipazione al processo per favorire un’ottica di corresponsabilità Nel corso dell’incontro dovrebbero essere raccolti suggerimenti, osservazioni, richieste e commenti da parte degli stakeholder Chi realizza Il Gruppo di lavoro in collaborazione con il Responsabile del servizio e l’Organo politico Chi è responsabile Il Responsabile del servizio con l’Organo politico In questa fase si attua un forte coinvolgimento degli stakeholder Approfondimenti La modalità più utilizzata è l’incontro/riunione Il processo ed il suo obiettivo devono essere ben definiti e chiari per non generare false, eccessive o insufficienti aspettative Le modalità di coinvolgimento devono fare riferimento a quanto definito nel piano di coinvolgimento predisposto nelle fasi precedenti A seguito dell’incontro con gli stakeholder è possibile che si renda necessaria la modifica del piano di coinvolgimento 37 Raccolta adesioni e costituzione del gruppo degli stakeholder esterni Si tratta di una fase importante in quanto esplicita l’assunzione di responsabilità degli stakeholder nella partecipazione al processo. Obiettivi Costituire il gruppo degli stakeholder disponibili a partecipare Risultati attesi Raccolta dei moduli di adesione al processo Attività 1. Raccolta adesioni Distribuire il modulo di partecipazione al processo con definizione della data di scadenza della raccolta, raccogliere adesioni o defezioni esplicite e ricontattare tutti gli stakeholder dai quali non si è avuto riscontro. 2. Valutazione della composizione del gruppo degli stakeholder Procedere ad una valutazione e analisi degli stakeholder che hanno aderito rispetto ai risultati della mappatura degli stakeholder e confrontare il gruppo con il campione iniziale per verificarne la rappresentatività. È importante il confronto tra la mappatura degli stakeholder e le adesioni per capire se si hanno ambiti scoperti, istituzioni significative non rappresentate o sovra-rappresentate Chi realizza Il Gruppo di lavoro Chi è responsabile Il Referente del processo Competenze utili Diplomazia, pazienza, capacità di analisi, conoscenza delle dinamiche relazionali nel territorio Totale coinvolgimento degli stakeholder Approfondimenti Ci possono essere stakeholder che sono considerati strategici per il processo ma non sono disposti a partecipare. In questo caso si cercherà in modi e in tempi diversi di coinvolgerli cercando di capire la motivazione che li spinge a non partecipare La mancata partecipazione di uno o più stakeholder significativi potrà indurre a modificare o rivedere le strategie di coinvolgimento riportate nel piano Documenti Allegato 21: Modulo di dichiarazione di interesse alla partecipazione al processo da parte degli stakeholder p. 160 38 Programmazione operativa del processo In questa fase si definiscono in dettaglio i tempi, le fasi e la metodologia di tutto il processo di pianificazione. Obiettivi Definire tempi, tappe e metodologia del processo di pianificazione con la condivisione degli stakeholder Risultati attesi Programma operativo condiviso Attività 1. Identificazione delle fasi del processo di pianificazione Sulla base del processo delineato nelle linee guida, identificare le fasi del percorso di pianificazione. 2. E’ necessario individuare le risorse e i vincoli quali ad esempio le risorse umane, finanziarie, le scadenze, eccetera La definizione della scadenza per raggiungere l’obiettivo finale è un buon metodo per poi identificare a ritroso i tempi delle varie fasi Stesura di una proposta di programma operativo Ogni fase ed attività andrà definita con tempi, obiettivi, metodi e risultato atteso. Parallelamente dovranno essere identificati per ogni fase ed attività la modalità di coinvolgimento, i tempi, gli obiettivi e i risultati attesi del coinvolgimento in relazione ai diversi gruppi di stakeholder (stakeholder esterni e interni, amministrazioni comunali). Da ciò deriva la programmazione in dettaglio del piano di coinvolgimento (allegato 22). Il piano deve risultare il più dettagliato possibile e comprendere, oltre alle fasi e alle attività, anche le sottoattività, gli output di dettaglio e i risultati attesi. Le sottoattività devono comunque essere definite all’inizio di ogni fase La programmazione viene fatta dal Gruppo di lavoro come proposta da condividere con gli stakeholder in relazione alle diverse modalità di coinvolgimento identificate 3. Condivisione della proposta di programma operativo Agli stakeholder può essere presentato un piano meno dettagliato, che espliciti almeno il tipo di attività da realizzare, le modalità di coinvolgimento e gli impegni reciproci. Il programma operativo può essere condiviso in assemblea plenaria o in incontri con i gruppi di stakeholder individuati. 4. Stesura definitiva del programma operativo condiviso La revisione del programma operativo deve comprendere le proposte e le osservazioni raccolte in sede di condivisione. Chi realizza Il Referente del processo con il Gruppo di lavoro Chi è responsabile Il Responsabile del servizio Competenze utili Conoscenza del processo, conoscenza di base delle tecniche di project management, competenze di gestione tavoli/gruppi, capacità di negoziazione 39 Totale coinvolgimento degli stakeholder Approfondimenti È una fase importante e delicata poiché guida tutte le attività successive, per questo motivo deve essere dedicato un tempo adeguato agli opportuni approfondimenti In questa fase può essere utile la presenza di un esperto di gestione dei progetti (project manager) La qualità del programma dipende dalla comprensione del processo e dalla chiarezza degli obiettivi relativi alla pianificazione e al coinvolgimento Il programma operativo va tenuto sotto controllo e aggiornato almeno in ogni fase di riesame. La responsabilità di tale attività è del Referente del processo Il programma operativo può essere presentato ai diversi stakeholder con approfondimenti diversi a seconda delle modalità di coinvolgimento definite Documenti Allegato 22: Scheda per la programmazione operativa del processo p. 162 40 Riesame della macro-fase e revisione della programmazione operativa Il riesame deve riguardare le tre dimensioni del processo: il merito (risultati delle diverse fasi rispetto al risultato atteso), il coinvolgimento degli stakeholder, il miglioramento del sistema (organizzazione, risorse, processo). Obiettivi Effettuare una rivisitazione critica delle diverse fasi ed attività allo scopo di valutare i risultati e l’andamento del processo e di individuare gli ambiti di miglioramento Risultati attesi Individuazione delle criticità emerse e degli ambiti di miglioramento Decisioni in merito alla prosecuzione del processo (tempi, risorse, modalità operative) Aggiornamenti al programma operativo Attività 4. Analisi delle attività realizzate Nel corso di un’apposita riunione il Gruppo di lavoro riesamina i risultati delle varie fasi, in particolare per i seguenti aspetti: 9 valutazione della coerenza tra risultati attesi e conseguiti e della qualità del risultato 9 suggerimenti registrati dal Gruppo di lavoro 9 dati raccolti nel corso del processo (esempio, dati riguardanti il coinvolgimento, dati 9 sociali) 9 criticità in merito ai fabbisogni informativi 9 competenze da sviluppare 9 andamento del programma operativo (il rispetto dei tempi, l’impiego delle risorse – quante e se sufficienti) 9 soddisfazione percepita dagli stakeholder e dal Gruppo di lavoro. 5. La riunione è preparata dal Referente del processo La riunione viene verbalizzata Bisogna considerare tutti gli elementi che possono influenzare l’andamento del processo. Alcuni aspetti di miglioramento possono essere utilizzati immediatamente o in caso di ripetizione del processo Il riesame ha come obiettivo il miglioramento del processo e dell’organizzazione in generale (sistema informativo e relativi interventi di formazione, competenze presenti) Decisioni assunte a seguito del riesame Sulla base dell’analisi vengono assunte delle decisioni in merito al processo e all’organizzazione (ad esempio sul programma operativo, sul sistema informativo, sulle competenze, sulle risorse umane e materiali). Prendere decisioni concrete e attuabili Distinguere tra le azioni di miglioramento da attuare immediatamente e quelle da rinviare a momenti successivi, ma delle quali è importante tenere memoria 41 6. Revisione del programma operativo Sulla base delle decisioni prese, il Referente del processo provvede alla revisione del programma operativo. Il nuovo programma deve essere confermato dal Responsabile di servizio e se le variazioni risultassero significative, nuovamente condiviso con gli stakeholder Chi realizza Il Gruppo di lavoro con il Responsabile del servizio e l’Organo politico Chi è responsabile Il Responsabile del servizio e l’Organo politico Competenze utili Conoscenza del processo, conoscenza dell’organizzazione, capacità di individuare i problemi, capacità di prendere decisioni Eventuale coinvolgimento nella condivisone del programma operativo rivisto Approfondimenti Dedicare il tempo necessario L’esame risulta tanto più efficace e veloce quanto più si è curata la raccolta di informazioni e suggerimenti durante le varie fasi Il Responsabile del servizio e l’Organo politico svolgono un ruolo centrale nel prendere le opportune decisioni 42 PROGRAMMAZIONE Scopo generale della fase è la definizione, a partire dall’analisi dei servizi e dei bisogni, delle priorità d’intervento nell’ambito di attività prescelto. ANALISI STRATEGICA RENDICONT AZIONE MONITO RAGGIO AVVIO DEL PROCESSO PROGRAMMAZIONE Analisi dati socioeconomici dell’ambito di attività Analisi servizi erogati sul territorio PROGETTAZIONE Analisi dei bisogni Riesame delle politiche collegate all’ambito Identificazione delle priorità di intervento Riesame della macro-fase 43 Individuazione ed analisi dei dati socio/economici relativi all’ambito di attività In questa fase è necessario individuare, tra i dati già raccolti, quelli relativi all’ambito di attività e procedere ad un approfondimento d’analisi degli stessi ed eventualmente alla raccolta di nuovi dati ed informazioni. Obiettivi Risultati attesi Conoscere le dinamiche socio/economiche/demografiche riferite al fenomeno oggetto di approfondimento, in rapporto alle altre realtà territoriali (Provincia\Italia\Europa) Individuare punti di criticità e di forza rispetto ad alcuni fenomeni utili in fase programmatoria Individuare i trend Fotografia del fenomeno oggetto dell’analisi con l’individuazione delle principali linee di cambiamento futuro e descrizione dei punti di criticità e di forza del territorio Attività 1. Individuazione dei bisogni informativi Analizzare la letteratura, raccogliere ricerche sociologiche ed economiche, individuare le informazioni di cui si ha bisogno per capire il fenomeno che si sta indagando, individuare le fonti: enti di raccolta ed analisi dei dati del territorio e nazionali, banche dati informatiche, rapporti statistici, dati raccolti dagli stakeholder. 2. Reperimento dei dati individuati nella fase precedente Reperire dalle fonti individuate i dati necessari. 3. Rappresentazione dei dati I dati vanno elaborati al fine di renderli chiari e comprensibili per la programmazione. A tal fine si possono utilizzare programmi di rielaborazione statistica e individuare e costruire indicatori (vedi appendice). Chi realizza Il Referente del processo con il Gruppo di lavoro Chi è responsabile Il Referente del processo Competenze utili Capacità di ricercare le informazioni, conoscere e mappare gli enti che si occupano di costruzione ed elaborazione dati, conoscenza di nozioni statistiche e di programmi informatici di elaborazione dati Il coinvolgimento degli stakeholder è collegato alla necessità di reperire informazioni Approfondimenti E’ utile avere una visione di lungo periodo per costruire trend e aggiornare i dati negli anni successivi (costruzione di banche dati) I dati talvolta sono difficili da reperire o da utilizzare perché costruiti per altre finalità I dati spesso sono disponibili solo in forma aggregata: ad esempio, si 44 riesce a recuperare il dato provinciale, talvolta quello comprensoriale e difficilmente quello comunale I dati disponibili talvolta non sono aggiornati I dati devono essere collegati all’ambito di attività, per questo è molto importante la fase di identificazione dei bisogni informativi Documenti Vedi Appendice sugli indicatori pag. 77 45 Analisi dei servizi erogati In questa fase è necessario elaborare un quadro generale dei servizi erogati dell’Ente gestore e da altre organizzazioni sul territorio nell’ambito di attività individuato. Obiettivi Risultati attesi Conoscere i servizi e gli interventi erogati dall’Ente gestore e da altri soggetti nell’ambito di attività definito Conoscere le modalità operative dei vari servizi Fotografia dell’offerta presente sul territorio Schede dei servizi Maggiore conoscenza reciproca tra tutti i soggetti come primo passo verso una migliore integrazione tra servizi Attività 1. Individuazione dei servizi/interventi erogati sul territorio Effettuare l’analisi e la raccolta dei dati relativi ai servizi/interventi: dati utenza, dati di spesa, distribuzione territoriale, bisogno soddisfatto dai servizi, modalità operative, richieste o liste di attesa. Tra le fonti utili si ricorda: glossario dei servizi/interventi, dati derivati dalla mappatura degli stakeholder, documenti, conoscenza diretta da parte del Gruppo di lavoro. Vengono utilizzati strumenti quali: questionario, scheda di descrizione dei servizi, scheda per la raccolta dati. 2. E’ necessario identificare le informazioni utili all’analisi degli interventi e dei servizi E’ utile condividere il bisogno informativo con gli stakeholder nella logica della pianificazione partecipata Condivisione con gli stakeholder dei dati raccolti I dati raccolti vanno condivisi al fine di avviare un confronto conoscitivo sul territorio e sulle diverse modalità operative in un’ottica di conoscenza reciproca e ricostruzione di modalità organizzative. Chi realizza Il Gruppo di lavoro Chi è responsabile Il Referente del processo Competenze utili Conoscere le attività dell’ambito e dell’organizzazione, attivare le risorse interne per la raccolta dati (anche in questo modo si attua un coinvolgimento interno, si creano aspettative e quindi è necessario fornire successivamente una restituzione). Saper trattare, elaborare, analizzare e rappresentare dati, saper utilizzare sistemi informativi e programmi applicativi, saper gestire gruppi di lavoro, capacità organizzativa Coinvolgimento in sede di presentazione e condivisione dei dati relativi ai servizi/interventi ed alle modalità organizzative 46 Approfondimenti L’analisi dei servizi deve essere svolta considerando il ciclo di vita e le condizioni dell’utenza nell’ambito di attività Nei gruppi di lavoro può essere utile la presenza di un esperto d’ambito che rappresenti il Servizio politiche sociali e abitative della PAT Esperienze 9 Nel Comprensorio della valle di Non per l’ambito di attività relativo alla popolazione anziana l’analisi è stata effettuata distinguendo tra anziani autosufficienti, parzialmEnte autosufficienti e non autosufficienti 9 Nel Comprensorio delle Giudicarie per l’ambito di attività relativo alla popolazione adulta, l’analisi è stata svolta individuando macro aree di bisogno (casa\reddito, lavoro, salute, relazioni…), sulle quali sono stati riuniti gli stakeholder per la raccolta dei bisogni. In questo modo non sono state esplorate direttamEnte le condizioni degli adulti (ad esempio: immigrati, disabili, nomadi…) Documenti Allegato 23: scheda di descrizione dei servizi/interventi erogati dagli stakeholder del Comprensorio delle Giudicarie p. 163 47 Raccolta e analisi dei bisogni Questa fase, insieme alla precedente, è un passaggio fondamentale all’interno del processo e consiste nell’analizzare i bisogni relativi all’ambito di attività, anche attraverso il coinvolgimento degli stakeholder. L’analisi dei bisogni permette di individuare eventuali aree scoperte o criticità legate alle risorse erogate. Obiettivi Conoscere i bisogni dell’ambito di attività evidenziando quelli già coperti (cioè a fronte dei quali esiste già un servizio) e quelli emersi dalla consultazione degli stakeholder Valutare il livello e la qualità della risposte ai bisogni già coperti (analisi delle risposte fornite, soddisfacimento dell’utenza, modello organizzativo) Individuare i bisogni emergenti o inevasi presenti sul territorio Elenco dei bisogni collegati all’ambito di attività Scheda bisogni/servizi Risultati attesi Condivisione dell’analisi dei bisogni e della scheda bisogni/servizi con gli stakeholder Attività 1. Raccolta dei bisogni Questa attività consiste nella raccolta dei bisogni relativi all’ambito definito, pertanto legati all’utenza in una determinata condizione o fase del ciclo di vita. La raccolta dei bisogni deve avvalersi dell’analisi dei dati socio-economici relativi all’ambito di attività e dell’analisi dei servizi erogati sul territorio, svolte in precedenza. Ciò sarà utile per individuare fenomeni sociali consolidati ed altri emergenti, con la relativa identificazione di fragilità e criticità che proprio da questi fenomeni possono prendere avvio. La raccolta dei bisogni deve essere effettuata con il contributo dei portatori di interesse, attraverso appositi incontri quali ad esempio gruppi focus, o attraverso la compilazione di apposita modulistica. 2. La raccolta dei bisogni va effettuata sia attraverso la documentazione e il contributo professionale presente all’interno dell’Ente, sia attraverso il coinvolgimento delle organizzazioni esterne Il campione complessivo dei bisogni raccolti conterrà sia bisogni relativi all’utenza, che bisogni di tipo organizzativo presenti nei servizi Quando si raccolgono i bisogni con l’apporto dei portatori d’interesse, è importante collegarli sempre ai dati riguardanti l’ambito di attività, per capire quanto alcuni bisogni siano realmente diffusi nella comunità Nell’attività di raccolta dei bisogni, è possibile già individuare, con tecniche specifiche, quali tra essi sono ritenuti rilevanti da parte dei portatori di interesse In questa attività è valorizzata l’esperienza tecnica e professionale degli stakeholder sia interni che del territorio Analisi dei bisogni I bisogni vanno analizzati utilizzando alcuni criteri, quali ad esempio: tipologia di utenti effettivi e potenziali nel tempo, numero utenti (quantificazione dell’utenza effettiva e stima), distribuzione sul territorio. Quest’attività può essere svolta con il coinvolgimento dei portatori d’interesse e in ogni caso dovrebbe rimanere abbastanza fedele ai bisogni che sono stati raccolti con l’attività precedente. Riprendere i dati e le ricerche raccolte sul tema Nel corso dell’analisi è importante distinguere i bisogni dell’utenza da 48 3. Costruzione della scheda servizi/bisogni. In questa attività, l’analisi dei bisogni viene completata con il confronto tra i bisogni stessi ed i servizi classificati nella fase precedente. L’esito di tale attività porta all’integrazione della scheda dei servizi e alla definizione della scheda bisogni/servizi. 4. Alcuni bisogni, poiché complessi. possono essere soddisfatti da più servizi o al contrario un servizio complesso può rispondere a differenti bisogni Per alcuni servizi è importante considerare non solo il servizio in sé, ma anche le finalità per cui è erogato, come ad esempio i pasti erogati presso strutture Possono emergere bisogni non soddisfatti da alcun servizio che andranno comunque considerati nella scheda bisogni/servizi Condivisione della scheda servizi/bisogni La scheda servizi/bisogni deve essere condivisa con gli stakeholder. 5. quelli di tipo organizzativo Dall’analisi potranno emergere bisogni non soddisfatti o parzialmente soddisfatti L’esito dell’analisi va restituito ai portatori di interesse Attenzione a non condurre il processo in modo meccanicistico (troppo legato alla scheda) ma cogliere, stimolare e registrare le sfumature di analisi che escono dalla discussione Possono emergere suggerimenti di miglioramento dei servizi già erogati che è bene raccogliere e conservare in vista delle fasi successive Identificazione dei bisogni rilevanti Si possono utilizzare alcuni criteri per definire la rilevanza dei bisogni, quali ad esempio: stima dell’utenza potenziale, gravità del bisogno, maturità del bisogno (latente,emergente, consolidato, istituzionalizzato), grado di copertura del bisogno da parte dei servizi (considerando quantità e qualità), consapevolezza del bisogno da parte degli stakeholder, distribuzione geografica dell’utenza. Ai criteri prescelti va attribuito un peso. Ai fini della condivisione dei bisogni rilevanti possono essere attivati gruppi di discussione, brainstorming, focus group. E’ bene che la pesatura dei diversi criteri, al fine di costruire un ordine di rilevanza, sia concordata con gli stakeholder Alla fine della fase il risultato va condiviso Chi realizza Il Gruppo di lavoro con il Responsabile del servizio Chi è responsabile Il Responsabile del servizio con il Referente del processo Competenze utili Conoscere la realtà territoriale, saper trattare, elaborare, analizzare e rappresentare dati, saper utilizzare sistemi informativi e programmi applicativi, saper gestire gruppi di lavoro, capacità organizzativa. Il coinvolgimento degli stakeholder è elevato in tutte le attività della fase 49 Approfondimenti Per facilitare l’analisi i bisogni vanno collegati alla condizione dei soggetti Come già evidenziato, si considerano: i bisogni scoperti, i bisogni coperti da servizi erogati da più soggetti, i bisogni sovradimensionati (con risposte maggiori alle necessità) Tale metodologia consente di costruire un modello utile a gestire la variazione del bisogno. L’attività può essere svolta a tavolino dai tecnici mentre gli stakeholder si confrontano sul modello e possono eventualmente aggiungere nuovi bisogni Documenti Allegato 24: Scheda bisogni/servizi del Comprensorio della Val di Non e Scheda bisogni/interventi/proposta di miglioramento del Comprensorio delle Giudicarie p. 167 50 Riesame delle politiche collegate all’ambito di attività Lo scopo di questa fase è quello di confrontare ed eventualmente ridefinire le politiche sociali sulla base dei bisogni rilevanti condivisi con gli stakeholder. I bisogni rilevanti che risultano scoperti o poco considerati, infatti possono dare luogo a modifiche o specificazioni delle politiche a livello locale. Obiettivi Rivedere le politiche a livello locale alla luce dei bisogni rilevanti Risultati attesi Eventuale revisione del documento sulle politiche alla luce dei bisogni rilevanti Attività 1. Confronto tra le politiche e i bisogni rilevanti Analisi del documento delle politiche e confronto con la scheda dei bisogni rilevanti. 2. Revisione del documento delle politiche legate all’ambito di attività Rivedere il documento che definisce le politiche sociali in relazione all’ambito di attività considerato. 3. Nel caso si evidenzino dei bisogni non collegati alle politiche queste ultime dovranno essere ridefinite Le politiche devono essere coerenti con i bisogni rilevanti Condivisione delle politiche riesaminate Le nuove politiche devono essere presentate e condivise con gli stakeholder, nel corso di specifici incontri. Chi realizza Il Gruppo di lavoro in collaborazione con il Responsabile del servizio e l’Organo politico Chi è responsabile L’Organo politico Competenze utili Capacità di analisi e sintesi, conoscenza dell’organizzazione e del contesto politicoistituzionale Coinvolgimento con gli stakeholder per la condivisione delle politiche La presenza dell’Organo politico nella ridefinizione delle politiche è indispensabile, in quanto deve convalidare i nuovi obiettivi in coerenza con le priorità strategiche Approfondimenti 51 Identificazione delle priorità d’intervento Lo scopo di questa fase è identificare le priorità di intervento sulle quali costruire azioni di miglioramento e/o progetti specifici. In questa fase è centrale capire la sostenibilità delle eventuali azioni future almeno in modo generale. Obiettivi Individuare le priorità di azione/intervento: dai bisogni rilevanti alle priorità d’intervento Risultati attesi Elenco delle priorità su cui attivare le azioni e i progetti Attività 1. Identificazione dei criteri sulla base dei quali individuare le priorità d’intervento Le priorità d’intervento fanno riferimento ai bisogni rilevanti e anche ad altre esigenze e vincoli posti dall’organizzazione e dagli stakeholder. E’ opportuno identificare alcuni criteri per individuare le priorità d’intervento. Tra i criteri si possono segnalare: la centralità del bisogno rispetto alle linee politiche, la rilevanza data dagli stakeholder, i vincoli di legge, la competenza istituzionale. 2. Identificazione delle priorità d’intervento Sulla base dell’applicazione dei criteri ai bisogni rilevanti, alle esigenze e ai vincoli individuati, si procede all’identificazione degli interventi o delle aree d’intervento prioritarie. In questa valutazione è necessario un forte coinvolgimento degli stakeholder. 3. Si devono considerare sia i bisogni rilevanti che le esigenze organizzative esplicitate nella fase di analisi dei bisogni Nell’applicare i criteri è possibile utilizzare tutti i bisogni rilevanti o solo una parte di questi I bisogni rilevanti selezionati e i criteri di valutazione devono essere condivisi con gli stakeholder Comunicazione delle priorità d’intervento agli stakeholder Le priorità d’intervento identificate vanno comunicate agli stakeholder Il politico deve essere presente alla comunicazione ribadendo l’impegno politico Il processo di identificazione dei bisogni prioritari deve essere reso trasparente Chi è responsabile il Gruppo di lavoro in collaborazione con il Responsabile del servizio e l’Organo politico Il Responsabile del servizio con l’Organo politico Competenze utili Capacità di analisi e sintesi Chi realizza Il coinvolgimento degli stakeholder nella fase è elevato 52 Approfondimenti I criteri di selezione possono essere condivisi secondo varie modalità E’ possibile che gli stakeholder giungano a individuare le priorità di intervento nell’ambito di gruppi di lavoro (tavoli) La presenza dell’Organo politico è indispensabile Documenti Allegato 25: Criteri per definire le priorità d’intervento p. 170 53 Riesame della macro-fase e revisione della programmazione operativa Il riesame deve riguardare le tre dimensioni del processo: il merito (risultati delle diverse fasi rispetto al risultato atteso), il coinvolgimento degli stakeholder, il miglioramento del sistema (organizzazione, risorse, processo) Obiettivi Effettuare una rivisitazione critica delle diverse fasi ed attività allo scopo di valutare i risultati e l’andamento del processo e di individuare gli ambiti di miglioramento Risultati attesi Individuazione delle criticità emerse e degli ambiti di miglioramento Decisioni in merito alla prosecuzione del processo (tempi, risorse, modalità operative) Aggiornamenti al programma operativo Attività 1. Analisi delle attività realizzate Nel corso di un’apposita riunione il Gruppo di lavoro riesamina i risultati delle varie fasi, in particolare per i seguenti aspetti: 9 valutazione della coerenza tra risultati attesi e conseguiti e della qualità del risultato 9 suggerimenti registrati dal Gruppo di lavoro 9 dati raccolti nel corso del processo (esempio, dati riguardanti il coinvolgimento, dati 9 sociali) 9 criticità in merito ai fabbisogni informativi 9 competenze da sviluppare 9 andamento del programma operativo (il rispetto dei tempi, l’impiego delle risorse – quante e se sufficienti) 9 soddisfazione percepita dagli stakeholder e dal Gruppo di lavoro. 2. La riunione è preparata dal Referente del processo La riunione viene verbalizzata Bisogna considerare tutti gli elementi che possono influenzare l’andamento del processo. Alcuni aspetti di miglioramento possono essere utilizzati immediatamente o in caso di ripetizione del processo Il riesame ha come obiettivo il miglioramento del processo e dell’organizzazione in generale (sistema informativo e relativi interventi di formazione, competenze presenti) Decisioni assunte a seguito del riesame Sulla base dell’analisi vengono assunte delle decisioni in merito al processo e all’organizzazione (ad esempio sul programma operativo, sul sistema informativo, sulle competenze, sulle risorse umane e materiali). Prendere decisioni concrete e attuabili Distinguere tra le azioni di miglioramento da attuare immediatamente e quelle da rinviare a momenti successivi, ma delle quali è importante tenere memoria 54 3. Revisione del programma operativo Sulla base delle decisioni prese, il Referente del processo provvede alla revisione del programma operativo. Il nuovo programma deve essere confermato dal Responsabile di servizio e se le variazioni risultassero significative, nuovamente condiviso con gli stakeholder Chi realizza Il Gruppo di lavoro con il Responsabile del servizio e l’Organo politico Chi è responsabile Il Responsabile del servizio e l’Organo politico Competenze utili Conoscenza del processo, conoscenza dell’organizzazione, capacità di individuare i problemi, capacità di prendere decisioni Eventuale coinvolgimento nella condivisone del programma operativo rivisto Approfondimenti Dedicare il tempo necessario L’esame risulta tanto più efficace e veloce quanto più si è curata la raccolta di informazioni e suggerimenti durante le varie fasi Il Responsabile del servizio e l’Organo politico svolgono un ruolo centrale nel prendere le opportune decisioni 55 56 PROGETTAZIONE Scopo generale della fase è progettare le azioni identificate a partire dalle priorità. Dovranno quindi essere definiti gli obiettivi, i tempi, le risorse umane e finanziarie, le fasi, le modalità di monitoraggio. Identificazione della azioni ANALISI STRATEGICA AVVIO DEL PROCESSO RENDICONTA ZIONE MONITORAG GIO Progettazione di dettaglio delle azioni PROGRAMMA ZIONE Riesame della macro-fase PROGETTAZIONE 57 Identificazione delle azioni Scopo della fase è quello di individuare le azioni finalizzate alla realizzazione concreta delle priorità d’intervento. Obiettivi Identificare le azioni che concretizzano le priorità d’intervento Risultati attesi Piano di massima delle azioni (piano di progetto di massima) Attività 1. Identificare le azioni a partire dalle priorità d’intervento Individuare l’elenco delle azioni possibili per le varie priorità d’intervento e selezionare le azioni da sviluppare sulla base di alcuni criteri tra i quali è particolarmente centrale la sostenibilità. 2. Progettazione di massima delle azioni Individuare tempi, risorse e obiettivi limitandosi ad una progettazione di massima. (allegato n. 26) 3. La progettazione di dettaglio dell’azione potrà essere svolta all’interno tavolo\gruppo incaricato della realizzazione Validazione del piano di azioni da parte dell’Organo politico L’Organo politico deve validare la sostenibilità delle azioni proposte 4. L’individuazione delle azioni è effettuata dal Gruppo di lavoro anche attraverso il coinvolgimento degli stakeholder (tavoli di lavoro) Un’azione può far riferimento a più priorità d’intervento e viceversa (più azioni possono riferirsi alla stessa priorità) Le azioni possono fare riferimento a nuove attività oppure alla revisione/miglioramento dei servizi/interventi già erogati dall’Ente o dalle altre organizzazioni del territorio La validazione del piano di azioni è finalizzata a fornire sufficienti garanzie in relazione alla sostenibilità delle azioni soprattutto in termini di risorse interne ed esterne Condivisione del piano di azioni L’attività è mirata a condividere con gli stakeholder i contenuti del piano di massima delle azioni Chi realizza Chi è responsabile Competenze utili Può essere opportuno coinvolgere in questa attività anche l’Organo politico Se nelle fasi precedenti il coinvolgimento è stato ridotto, può essere necessaria una ridefinizione di alcune azioni o parti di esse a seguito delle osservazioni degli stakeholder Il Gruppo di lavoro con la collaborazione del Responsabile del servizio e l’Organo politico Il Responsabile del servizio con l’Organo politico Conoscenza delle tecniche di progettazione, sviluppo di progetti, gestione tavoli e relazioni 58 Il coinvolgimento degli stakeholder può avere gradualità diverse a seconda delle scelte dei singoli territori Lo sviluppo della fase può prevedere un forte coinvolgimento degli stakeholder oppure un coinvolgimento limitato all’attività di condivisione del piano Approfondimenti Documenti Allegato 26: scheda di progettazione delle azioni individuate p. 172 59 Progettazione di dettaglio delle azioni A seguito della condivisione delle azioni da sviluppare diventa necessario passare da una progettazione di massima ad una di dettaglio. Obiettivi Definire il piano di dettaglio delle azioni che si intendono realizzare (dal piano di massima al piano di dettaglio per ogni azione) Risultati attesi Piano di dettaglio delle azioni con identificazione delle risorse, tempi, fasi di attuazione, verifica e valutazione Attività 1. Costituzione dei gruppi di lavoro sulla base del piano di massima Per ogni azione viene costituito un gruppo di lavoro composto da stakeholder, personale del servizio ed eventuali esperti esterni che ha come primo obiettivo la definizione della progettazione di dettaglio. E’ importante definire la composizione dei gruppi/tavoli e individuare le modalità operative di funzionamento degli stessi. 2. E’ utile che al gruppo partecipi un esperto di contenuti del Servizio politiche sociali e abitative della PAT E’ opportuno che i partecipanti al gruppo/tavolo sottoscrivano un impegno formale (allegato n. 27) Progettazione di dettaglio di ogni singola azione Ogni singola azione viene sviluppata e progettata nel dettaglio all’interno del gruppo/tavolo ( allegato n. 28) Si dovranno identificare precisamente le varie fasi di realizzazione con i relativi tempi, risorse e responsabilità, e gli indicatori di risultato per la valutazione finale Chi realizza Il Gruppo di lavoro con il Responsabile del servizio Chi è responsabile Il Responsabile del servizio Competenze utili Conoscenza delle tecniche di progettazione e di sviluppo di progetti, gestione tavoli e gestione delle relazioni Il coinvolgimento degli stakeholder è elevato Approfondimenti Il Gruppo di lavoro deve presidiare le attività dei gruppi/tavoli, verificare che vi sia coerenza tra piano di massima e di dettaglio di ogni singola azione nonché verificare la coerenza tra le diverse azioni In questo ambito devono essere definiti anche i criteri di verifica e valutazione di ogni singola azione 60 Documenti Allegato 27: Patto di partecipazione al processo da parte degli stakeholder del Comprensorio della Val di Non e del Comprensorio delle Giudicarie p. 173 Allegato 28: Scheda di dettaglio del progetto p.178 Allegato 29: Delibera di costituzione dei tavoli e regole di funzionamento del Comune Rovereto p.179 Allegato 30: Regole di funzionamento del tavolo p. 186 61 Riesame della macro-fase e revisione della programmazione operativa Il riesame deve riguardare le tre dimensioni del processo: il merito (risultati delle diverse fasi rispetto al risultato atteso), il coinvolgimento degli stakeholder, il miglioramento del sistema (organizzazione, risorse, processo). Obiettivi Effettuare una rivisitazione critica delle diverse fasi ed attività allo scopo di valutare i risultati e l’andamento del processo e di individuare gli ambiti di miglioramento Risultati attesi Individuazione delle criticità emerse e degli ambiti di miglioramento Decisioni in merito alla prosecuzione del processo (tempi, risorse, modalità operative) Aggiornamenti al programma operativo Attività 1. Analisi delle attività realizzate Nel corso di un’apposita riunione il Gruppo di lavoro riesamina i risultati delle varie fasi, in particolare per i seguenti aspetti: 9 valutazione della coerenza tra risultati attesi e conseguiti e della qualità del risultato 9 suggerimenti registrati dal Gruppo di lavoro 9 dati raccolti nel corso del processo (esempio, dati riguardanti il coinvolgimento, dati 9 sociali) 9 criticità in merito ai fabbisogni informativi 9 competenze da sviluppare 9 andamento del programma operativo (il rispetto dei tempi, l’impiego delle risorse – quante e se sufficienti) 9 soddisfazione percepita degli stakeholder e dal Gruppo di lavoro. 2. La riunione è preparata dal Referente del processo La riunione viene verbalizzata Bisogna considerare tutti gli elementi che possono influenzare l’andamento del processo. Alcuni aspetti di miglioramento possono essere utilizzati immediatamente o in caso di ripetizione del processo Il riesame ha come obiettivo il miglioramento del processo e dell’organizzazione in generale (sistema informativo e relativi interventi di formazione, competenze presenti) Decisioni assunte a seguito del riesame Sulla base dell’analisi vengono assunte delle decisioni in merito al processo e all’organizzazione (ad esempio sul programma operativo, sul sistema informativo, sulle competenze, sulle risorse umane e materiali). Prendere decisioni concrete e attuabili Distinguere tra le azioni di miglioramento da attuare immediatamEnte e quelle da rinviare a momenti successivi, ma delle quali è importante tenere memoria 62 3. Revisione del programma operativo Sulla base delle decisioni prese, il ReferEnte del processo provvede alla revisione del programma operativo. Il nuovo programma deve essere confermato dal Responsabile di servizio e se le variazioni risultassero significative, nuovamente condiviso con gli stakeholder Chi realizza Il Gruppo di lavoro con il Responsabile del servizio e l’Organo politico Chi è responsabile Il Responsabile del servizio e l’Organo politico Competenze utili Conoscenza del processo, conoscenza dell’organizzazione, capacità di individuare i problemi, capacità di prendere decisioni Eventuale coinvolgimento nella condivisone del programma operativo rivisto Approfondimenti Dedicare il tempo necessario L’esame risulta tanto più efficace e veloce quanto più si è curata la raccolta di informazioni e suggerimenti durante le varie fasi Il Responsabile del servizio e l’Organo politico svolgono un ruolo centrale nel prendere le opportune decisioni 63 64 MONITORAGGIO Scopo generale della fase è mettere a punto un sistema per verificare lo stato di avanzamento delle azioni progettate e attivate, acquisire le informazioni necessarie per valutare il raggiungimento degli obiettivi prefissati e l’impatto sulla comunità. Progettazione e monitoraggio costituiscono un ciclo dove il secondo influenza il primo. ANALISI STRATEGICA RENDICONT AZIONE AVVIO DEL PROCESSO MONITORAGGIO Monitoraggio delle azioni e dei progetti avviati PROGRAM MAZIONE PROGETTAZI ONE 65 Monitoraggio delle azioni attivate Questa fase prevede la raccolta di dati ed informazioni sulle azioni avviate a seguito della progettazione, la successiva verifica rispetto alla pianificazione iniziale, la valutazione degli scostamenti ed una eventuale riprogettazione dell’azione. Obiettivi Controllare l’andamento del piano di dettaglio delle azioni Risultati attesi Consuntivo dell’attività svolta nelle diverse azioni, analisi degli scostamenti tra obiettivi e risultati, eventuale riprogettazione Attività 1. Raccolta organizzata, sistematica e continua dei dati necessari al controllo In relazione al tipo di dato ed all’organizzazione delle azioni progettate, le informazioni relative all’andamento delle stesse possono provenire dal sistema informativo, dai partecipanti, da documenti e verbali, dall’amministrazione. Le informazioni raccolte vengono riassunte in tabelle quantitative e rapporti qualitativi. 2. Verifica del consuntivo rispetto al piano di dettaglio Scopo di questa attività è la costruzione di tabelle quantitative e rapporti qualitativi di raffronto tra i dati del consuntivo e il piano di dettaglio. 3. Un piano di dettaglio ben definito nei suoi parametri di controllo permette di approfondire la fase di verifica La verifica rileva gli scostamenti e lo stato di avanzamento dell’azione Valutazione delle azioni Il gruppo/tavolo di lavoro si riunisce per effettuare una valutazione dell’andamento delle azioni e dei risultati ottenuti. Gli incontri vengono verbalizzati. 4. I dati che servono al controllo delle azioni devono essere definiti in fase di progettazione I dati raccolti servono sia per la verifica (scostamenti) che per la valutazione La valutazione indaga le motivazioni degli scostamenti e dell’andamento in generale (fornisce un senso ai dati e alle informazioni) delle azioni Riprogettazione (eventuale) Il gruppo/tavolo di lavoro si riunisce per effettuare ove necessario una riprogettazione. A fronte della valutazione il piano di dettaglio delle azioni può essere ridefinito nella sua interezza o solo in alcuni aspetti Il nuovo piano di dettaglio diventa il riferimento per il successivo monitoraggio se la riprogettazione è sostanziosa potrebbe essere richiesta una nuova approvazione da parte dell’Organo politico Chi realizza Il Gruppo\tavolo con il Gruppo di lavoro che presidia l’andamento Chi è responsabile Il Responsabile del processo e il Responsabile del servizio Competenze utili Competenze sulle tecniche di valutazione e controllo di progetto 66 Il coinvolgimento è elevato per i partecipanti ai gruppi/tavoli Approfondimenti Il conduttore del tavolo\gruppo dovrebbe possedere sufficienti competenze relative alla verifica di andamento del progetto e successiva valutazione E’ importante che il Gruppo di lavoro segua l’andamento delle azioni e quindi sia informato nelle varie fasi, al fine di mantenere un monitoraggio complessivo 67 68 RENDICONTAZIONE Scopo generale della fase è rendere conto agli stakeholder delle azioni attivate e degli effetti prodotti. La rendicontazione sociale si concretizza con l’elaborazione di un bilancio sociale, che è un potente strumento di comunicazione bidirezionale tra pubblica amministrazione e stakeholder, favorendo la trasparenza dell'agire amministrativo. ANALISI STRATEGICA RENDICONTAZIONE MONITO RAGGIO Rendicontazione dell’ambito di attività AVVIO DEL PROCESSO Riesame della macro-fase PROGRAM MAZIONE PROGETTAZIONE 69 Rendicontazione dell’ambito di attività individuato Questa fase prevede la rendicontazione dell’ambito di attività individuato, considerando le aspettative degli stakeholder, ivi compresa la rendicontazione delle azioni/progetti individuati sulla base delle priorità strategiche. Obiettivi Rendere conto dell’attività svolta Risultati attesi Documento di rendicontazione dei risultati conseguiti nell’ambito di attività di riferimento (comprendente le azioni sviluppate) che descriva le politiche realizzate, il grado di coinvolgimento degli stakeholder e le risorse impiegate Attività 1. Definire il modello di rendicontazione Nella definizione del modello di rendicontazione possono essere utilizzati alcuni standard nazionali ed internazionali. 2. Organizzazione dell’attività di raccolta dati Individuare le fonti dei dati, definire tempi, modalità e formato dei dati ed organizzare la raccolta attraverso schede di raccolta dei dati. 3. E’ molto importante aver chiaro quali siano i dati da raccogliere I dati possono essere interni o esterni all’organizzazione I dati possono essere di tipo quantitativo o qualitativo E’ utile concordare modalità uniformi di raccolta dei dati con gli stakeholder interni ed esterni coinvolti nel processo di pianificazione Stesura del documento sulla base del modello di rendicontazione predefinito Il Gruppo di lavoro procede alla stesura del documento di rendicontazione. Il documento può riportare contributi interni ed esterni Questa è anche un’attività di coordinamento di diversi contributi Possono essere inseriti, in una parte specifica, anche alcuni commenti degli stakeholder Potrebbe essere utile predisporre delle sintesi del documento, considerando le diverse esigenze informative degli stakeholder Si può considerare anche l’utilizzo di strumenti multimediali 4. Validazione del documento da parte dell’Organo politico Il documento di rendicontazione deve essere validato ufficialmente dall’Organo politico (atto formale). 5. Condivisione del documento attraverso incontri con gli stakeholder Il documento dovrebbe essere condiviso con gli stakeholder con una serie di strumenti: incontri, supporti multimediali, diffusione cartacea. E’ importante in queste occasioni raccogliere suggerimenti, opinioni, commenti al fine di migliorare il documento. Valutare l’opportunità di diversificare le modalità di condivisione in relazione alle caratteristiche dei diversi stakeholder 70 Chi realizza Il Gruppo di lavoro Chi è responsabile Il Responsabile del servizio con l’Organo politico Competenze utili Competenze sulla costruzione e stesura di bilancio sociale Il coinvolgimento degli stakeholder è elevato nella fase di condivisione del documento di rendicontazione Approfondimenti Nel caso in cui il Gruppo di lavoro non abbia le competenze e/o le risorse necessarie per sviluppare il documento di rendicontazione, deve essere individuato un responsabile del processo di rendicontazione che si dovrà relazionare con il Gruppo di lavoro 71 Riesame della macro-fase e revisione di tutto il processo al fine di individuare interventi di miglioramento del processo stesso Il riesame deve riguardare le tre dimensioni del processo: il merito (risultati delle diverse fasi rispetto al risultato atteso), il coinvolgimento degli stakeholder, il miglioramento del sistema (organizzazione, risorse, processo). Obiettivi Effettuare una rivisitazione critica delle diverse fasi ed attività allo scopo di valutare i risultati e l’andamento del processo e di individuare gli ambiti di miglioramento Risultati attesi Individuazione delle criticità emerse e degli ambiti di miglioramento Decisioni in merito alla prosecuzione del processo (tempi, risorse, modalità operative) Attività 1. Analisi delle attività realizzate Il Gruppo di lavoro riesamina i risultati delle varie fasi, in particolare per i seguenti aspetti: 9 valutazione della coerenza tra risultati attesi e conseguiti e della qualità del risultato 9 suggerimenti registrati dal Gruppo di lavoro 9 dati raccolti nel corso del processo (esempio, dati riguardanti il coinvolgimento, dati 9 sociali) 9 criticità in merito ai fabbisogni informativi 9 competenze da sviluppare 9 andamento del programma operativo (il rispetto dei tempi, l’impiego delle risorse – quante e se sufficienti) 9 soddisfazione percepita degli stakeholder e dal Gruppo di lavoro. 2. La riunione è preparata dal Referente del processo La riunione viene verbalizzata Bisogna considerare tutti gli elementi che possono influenzare l’andamento del processo. Alcuni aspetti di miglioramento possono essere utilizzati immediatamente o in caso di ripetizione del processo Il riesame ha come obiettivo il miglioramento del processo e dell’organizzazione in generale (sistema informativo e relativi interventi di formazione, competenze presenti) Decisioni assunte a seguito del riesame Sulla base dell’analisi vengono assunte delle decisioni in merito al processo e all’organizzazione (ad esempio sul programma operativo, sul sistema informativo, sulle competenze, sulle risorse umane e materiali). Prendere decisioni concrete e attuabili Distinguere tra le azioni di miglioramento da attuare immediatamente e quelle da rinviare 72 Chi realizza Il Gruppo di lavoro con il Responsabile del servizio e l’Organo politico Chi è responsabile Il Responsabile del servizio e l’Organo politico Competenze utili Conoscenza del processo, conoscenza dell’organizzazione, capacità di individuare i problemi, capacità di prendere decisioni Nessun coinvolgimento Approfondimenti Dedicare il tempo necessario L’esame risulta tanto più efficace e veloce quanto più si è curata la raccolta di informazioni e suggerimenti durante le varie fasi Il Responsabile del servizio e l’Organo politico svolgono un ruolo centrale nel prendere le opportune decisioni 73 74 APPENDICE GLI INDICATORI NELL’AMBITO DEL PROCESSO DI PIANIFICAZIONE PARTECIPATA SPUNTI SULLA PARTECIPAZIONE L’ENTE LOCALE E LA PARTECIPAZIONE GLOSSARIO 75 76 GLI INDICATORI PARTECIPATA NELL’AMBITO DEL PROCESSO DI PIANIFICAZIONE 1. PREMESSA Nel campo delle politiche sociali gli indicatori possono essere utilizzati come strumenti di ausilio a numerose attività legate alla conoscenza, pianificazione, controllo e valutazione di diversi aspetti. In particolare, gli indicatori possono essere impiegati come strumenti ausiliari per: • descrivere un sistema sociale (il contesto) in termini di caratteristiche utili alla sua comprensione; • monitorare i risultati e cambiamenti; • fornire indicazioni in merito alle azioni di intervento; • consentire un’analisi critica degli effetti delle azioni sul sistema sociale di riferimento (valutazione degli esiti). Lo spettro di utilizzo di tali strumenti nell’ambito del processo di pianificazione e attuazione delle politiche sociali condotto secondo lo standard AA 1000 è ampio e applicabile in diverse fasi. 2. INDICATORI: CONCETTI E CARATTERISTICHE Il concetto di indicatore è strettamente collegato con quello di misurazione (l’indicatore è il risultato di un’attività di misurazione). Teoricamente ogni attività, fenomeno, evento o condizione può essere misurabile e, quindi, sempre teoricamente gli indicatori possono essere infiniti. E’ importante quindi definire alcuni criteri per selezionare indicatori utili alla descrizione, comprensione, valutazione e monitoraggio della realtà sociale. Il primo requisito di un indicatore è senza dubbio quello della rilevanza, che potremo tradurre nel principio di rappresentazione della realtà: prima di definire un indicatore è importante avere chiaro quale aspetto della realtà vogliamo analizzare o tenere sotto controllo. Un indicatore è rilevante quando coglie una caratteristica importante del fenomeno che si vuole indagare. Alcuni indicatori rilevanti sono anche specifici, cioè misurano una caratteristica esclusiva del fenomeno esaminato. La specificità è strettamente legata alla sensibilità. Un indicatore è sensibile quando è capace di evidenziare differenze nel livello e/o nell’intensità del fenomeno. Si comprende bene che più un indicatore è specifico, tanto più è probabile che sia anche sensibile. Un ulteriore requisito è quello dell’attendibilità. Un indicatore è attendibile quando garantisce precisione e ripetitività della misurazione, da cui deriva la necessità di definire regole precise per la raccolta dei dati e le relative modalità di elaborazione. Non sempre si riescono a individuare indicatori direttamente legati al fenomeno da misurare. Secondo il criterio della vicinanza, gli indicatori si suddividono in: diretti (quando rappresentano direttamente il fenomeno o l’oggetto della conoscenza) e indiretti (quando rappresentano elementi che sono, o si presumono, in relazione con il fenomeno oggetto di analisi) Infine, in relazione alle modalità di misurazione, un indicatore si può distinguere in: • qualitativo, che si esprime tramite una domanda sull’esistenza o meno di un elemento nel processo di erogazione o di una precisa pratica organizzativa (ad esempio: una struttura può essere o meno accreditata); 77 • quantitativo, che coglie l’aspetto numerico del fenomeno (ad esempio: numero di utenti che si sono rivolti alla struttura) 3. UN MODELLO PER GLI INDICATORI Un modello molto utilizzato per la classificazione degli indicatori fa riferimento alla catena: RISORSE --> PROCESSI --> RISULTATO Questa “catena” si realizza in uno specifico contesto socio-economico che influenza, direttamente o indirettamente le modalità di attuazione delle politiche sociali. Le relazioni che si instaurano tra i diversi elementi della “catena” sono rappresentate dallo schema seguente. EFFICACIA EFFICIENZA OUTCOME OUTPUT INPUT • Risorse umane • Risorse finanziarie • Organizzazione dei servizi • …. • Numero interventi • Numero utenti • Ore di servizio erogate • …. • Riduzione situazioni di povertà • Riduzione numero casi di disagio • Maggiore benessere •… processi risultati CONTESTO risorse • Territorio • Popolazione • Tessuto sociale • Tessuto economico • …. Ciascuno di questi elementi può essere misurato attraverso indicatori specifici, le cui caratteristiche sono riportate di seguito. indicatori di contesto Misurano le caratteristiche di un sistema socioeconomico (ad esempio: dimensioni del territorio, popolazione residente, suddivisione per fasce di età, offerta 78 dei servizi, tasso di occupazione e disoccupazione, ecc.) e della popolazione target a cui si intende rivolgersi (ad esempio: popolazione anziana in rapporto alla popolazione totale, numero di soggetti con handicap del territorio, residenti stranieri in rapporto alla popolazione totale, ecc.) Indicatori di input (risorse) Misurano le risorse utilizzate per la realizzazione dei servizi che rispondono ai bisogni sociali del territorio (ad esempio: spese per servizi sociali, numero di operatori suddivisi per servizio, capacità delle strutture, ore di servizio realizzate, ecc.) Indicatori di output (processi) Misurano i risultati delle attività in una forma fisica evidente (ad esempio: numero dei beneficiari di un certo servizio, numero degli interventi effettuati, corsi di formazione realizzati, ecc.) Indicatori di outcome (risultati) Misurano gli effetti sulla popolazione target e sul contesto di riferimento derivanti dall’attuazione delle azioni pianificate. Può trattarsi di indicatori di misura diretti (ad esempio: persone che sono uscite da una situazione di bisogno a seguito dell’attuazione delle azioni) o indiretti (ad esempio: riduzione delle richieste di un determinato servizio, miglioramento di un indicatore di contesto legato alla politica attuata, ecc.). Sono i più difficili da misurare, anche perché spesso si riferiscono a conseguenze di lungo periodo. Sono chiamati anche indicatori di esito o di impatto. Nel contesto delle politiche sociali è importante rimarcare la differenza tra output e outcome. Per outcome si intende il risultato, generato dall’erogazione di un servizio o dall’attuazione di un intervento specifico, su una condizione, stato o comportamento. L’outcome e’ dunque una sintesi degli indicatori rilevati sui destinatari degli interventi che rappresentano gli effetti degli output del processo su un particolare aspetto del benessere considerato. L’outcome si differenzia quindi dall’output sotto diversi profili: • l’output è il risultato di ogni singola prestazione svolta nell’erogazione di un servizio; l’outcome è il risultato durevole e globale sulla condizione, stato o comportamento del soggetto che ha usufruito del servizio; • gli output si misurano su oggetti (ad esempio numero ore di servizio erogato, efficienza degli interventi, numero di utenti); l’outcome, invece, si misura soltanto sugli utenti, in termini di variazione di condizione e maggior benessere; ne deriva che l’output è una misura interna dell’organizzazione, mentre l’outcome è una misura esterna; • l’output è misurabile al momento stesso in cui termina l’attività; l’outcome è un risultato in genere di lungo periodo, sulla condizione, stato o comportamento dell’utente; spesso è necessario valutarlo su più intervalli temporali • molti output hanno caratteristiche standardizzate per tutta l’utenza; l’outcome invece è sempre personalizzato in rapporto al singolo utente • spesso l’outcome non è direttamente misurabile e occorre riferirsi a una insieme di indicatori come proxy (variabili di approssimazione); occorre anche porre particolare attenzione nel definire gli outcome: è necessario studiare gli aspetti 79 dovuti all’erogazione del servizio immediatamente ad esso collegati o da esso derivati. I cambiamenti nello stato, condizione o comportamento dell’utente, infatti, possono derivare anche da fattori estranei al servizio. 4. SCELTA DEGLI INDICATORI Prima di decidere quali indicatori effettivamente utilizzare tra quelli individuati come possibili, è necessario fare una scelta legata alla fattibilità, cioè una scelta che tenga conto dei costi e degli sforzi necessari per rilevarli. La scelta degli indicatori si basa di solito sui seguenti parametri: • esperienze precedenti e livello di conoscenza già acquisito del fenomeno; • livello di disaggregazione territoriale e sull’arco di tempo cui la misurazione dovrà riferirsi; • quantità e qualità dei dati già disponibili; • finalità della misurazione (conoscitiva, di controllo, d’intervento, ecc.). 5. GLI INDICATORI NELLE DIVERSE FASI DEL PROCESSO In molte fasi del processo di pianificazione partecipata delle politiche sociali può essere utile adottare indicatori. Con riferimento ad alcune macrofasi e fasi di dettaglio, di seguito si riportano una serie di suggerimenti ed esempi che possono essere presi a riferimento per la costruzione di un sistema di indicatori. ANALISI STRATEGICA ANALISI SOCIO-ECONOMICA DEL TERRITORIO L’analisi socio-economica ha l’obiettivo di fornire un quadro generale delle principali caratteristiche del territorio in cui viene svolta l’azione sociale. I dati e gli indicatori raccolti in questa fase misurano in generale: • caratteristiche geografiche del territorio e demografiche della popolazione; • caratteristiche del contesto sociale ed economico; • condizioni riferite alla popolazione o a particolari categorie di soggetti. In questa fase, l’utilizzo di indicatori è essenziale anche per consentire la valutazione, ex-post della bontà delle politiche stabilite e delle conseguenti azioni sviluppate. Il confronto temporale tra i valori degli indicatori può rappresentare infatti un valido strumento di misurazione dell’efficacia e impatto di politiche e azioni e, in questo senso, possono essere presi a riferimento come indicatori di outcome (misurazione del benessere di medio-lungo periodo) Di seguito si riportano alcuni esempi di indicatori che possono essere utilizzati. Indicatori relativi alle caratteristiche geografiche del territorio e demografiche della popolazione Si tratta di indicatori che hanno lo scopo di descrivere il territorio in cui si svolge l’azione sociale, l’entità della popolazione potenzialmente destinataria e alcune sue caratteristiche generali. 80 Indicatore Estensione del territorio di riferimento (Km2) Suddivisione del territorio in unità amministrative, quali ad esempio: aree omogenee comprensoriali, comuni del comprensorio, circoscrizioni comunali (numero e estensione) Popolazione residente Popolazione residente per unità amministrativa (area omogenea, comune, ecc.) Abitanti per Km2 (se ritenuto opportuno anche per unità amministrativa) Note: Rapporto “Estensione del territorio” / “Abitanti del territorio” Da rapportare eventualmente con il dato provinciale o nazionale) Andamento della popolazione residente (serie pluriennale) Suddivisione della popolazione residente per classi di età e sesso (con eventuale aggregazione in minori, anziani e adulti) Andamento della popolazione residente per classi di età (anche eventuali valori previsionali) Tasso di natalità per sesso Note: Il tasso di natalità è dato dal rapporto per mille fra il numero di nati iscritti in anagrafe nell’anno considerato e la popolazione media dello stesso anno. Età media alla morte suddivisa per sesso Tasso di mortalità per sesso Note: Il tasso di mortalità risulta dal rapporto fra i morti residenti e la popolazione residente media dell’anno, moltiplicato per 1.000 Indice di invecchiamento Note: L’indice di invecchiamento risulta dal rapporto fra la popolazione residente di 65 anni e oltre e la popolazione residente media dell’anno, moltiplicato per 1.000. Tipo Valore assoluto Valori assoluti e valori percentuali Valori assoluti Valori assoluti e valori percentuali Valori assoluti e valori percentuali di incremento Valori assoluti e valori percentuali Valori assoluti e valori percentuali Rapporto Valori assoluti Rapporto Rapporto Indicatori relativi al contesto sociale Gli indicatori di contesto sono uno strumento importante per lo sviluppo delle politiche sociali. Essi permettono di descrivere in termini statistici il livello di sviluppo raggiunto in un particolare contesto e l’estensione dei problemi sociali in atto. Gli indicatori di contesto permettono inoltre di valutare il grado di fiducia che si può avere nei riguardi delle risorse esistenti. Considerando i cambiamenti che nell’arco temporale di un periodo 81 si registrano, si possono monitorare i risultati o i fallimenti conseguiti dalle politiche implementate. Gli indicatori relativi al contesto sociale hanno lo scopo di quantificare alcuni fenomeni che possono generare bisogni specifici o che possono rappresentare vincoli nella definizione delle politiche. Essi sono molto numerosi e in letteratura si ritrovano molti esempi, con riferimento alle diverse aree e problematiche sociali. Indicatore Famiglie Numero famiglie residenti sul territorio Numero medio componenti per famiglia (“Componenti delle famiglie” / “Numero famiglie”) Numero famiglie monogenitore (totale e in percentuale sul totale delle famiglie) Tasso di separazione coniugale Movimenti della popolazione Movimenti della popolazione residente Note: I movimenti della popolazione residente sono determinati dal movimento naturale (saldo nati vivi / morti) e dal movimento migratorio) Può essere utile distinguere il movimento migratorio provinciale da quello extra-provinciale Può essere opportuno indagare il movimento migratorio anche all’interno del territorio per unità amministrative (tra aree omogenee o tra comuni) Residenti stranieri Stranieri residenti Stranieri residenti suddivisi per età e sesso Stranieri residenti per area di provenienza Numero famiglie composte da stranieri residenti Numero medio componenti per famiglia di residenti stranieri Sistema dell’istruzione Istituti scolastici per ordine di studio (primaria, secondaria, superiore, professionale) Distribuzione degli istituti scolastici sul territorio (tipo di istituto suddiviso per area omogenea o comune) Studenti iscritti per ordine scolastico Tipo Valore assoluto Rapporto Valori assoluti percentuali Rapporto Valori assoluti Valori assoluti e in percentuale sulla popolazione totale Valori assoluti e in percentuale sulla popolazione totale Valori assoluti e in percentuale per area di provenienza Valore assoluto Rapporto Valori assoluti e qualitativi Valori assoluti e qualitativi Valori assoluti e percentuali 82 Tasso di promozione per ordine scolastico Valori percentuali Tasso di abbandono per ordine scolastico Valori percentuali Tasso di situazioni scolastiche a rischio Valori percentuali Tasso di alunni stranieri Valori percentuali Volontariato Numero associazioni di volontariato operanti sul Valore assoluto territorio Aree di intervento delle associazioni di volontariato Qualitativo Numero volontari e numero volontari in rapporto al Valore assoluto in totale della popolazione percentuale Stili di vita Nota: Alcuni dati sugli stili di vita vengono raccolti sistematicamente dalla APSS a livello provinciale Fumatori su totale popolazione Valori percentuali Abitudini alimentari Valori percentuali Situazione nutrizionale (popolazione in sovrappeso e Valori percentuali obesa) Consumo di alcool Valori percentuali Dipendenze da sostanze psicotrope Valori percentuali Stato di salute Casi di ricovero di persone residenti per tipo patologia Valori percentuali Nota: si tratta di informazioni che possono influenzare alcuni servizi (quali ad esempio ADI E ADI-CP) Anziani certificati come non auto-sufficienti in rapporto a Valori assoluti e popolazione anziana percentuali Note Se possibile distinguere tra non-autosufficienza fisica e cognitiva e per grado di non-autosufficienza Handicap Numero soggetti certificati per tipo di handicap Valori assoluti Altri fenomeni di interesse Nota: si tratta di una voce che è possibile incrementare in base alle esigenze specifiche Interruzioni di gravidanza volontarie e spontanee (tasso Rapporti di abortività e rapporto di abortività) Note Tasso di abortività: rapporto fra gli aborti effettuati da donne in età feconda (15-49 anni) e la popolazione residente femminile in età feconda (per 1.000). Rapporto di abortività: rapporto fra il numero di aborti di donne in età feconda (15-49 anni) e il numero di nati vivi da donne in età feconda (per 83 1.000) E’ utile anche la suddivisione per classi di età Indicatori relativi al contesto economico Questo tipo di indicatori hanno lo scopo di rappresentare, se pure in forma sintetica, le principali caratteristiche del sistema economico del territorio di riferimento. Rientrano in questa categoria anche le informazioni quantitative relative alla situazione occupazionale, che può avere un impatto diretto sull’impostazione delle politiche sociali e dei conseguenti servizi, nonché sui livelli di povertà (legata al concetto di reddito). Indicatore Sistema economico Nota: Sono utili i confronti con altre realtà Imprese operanti sul territorio per settore di attività Addetti per settore di attività Numero medio di addetti per impresa Suddivisione delle imprese in grandi, medie, piccole PIL pro-capite Lavoro/occupazione Popolazione attiva in condizione professionale (suddivisione per settore di attività economica) Tasso di occupazione (suddivisione per genere, età, titolo di studio, ecc.) Tasso di disoccupazione (suddivisione per genere, età, titolo di studio, ecc.) Disoccupazione di lunga durata Ore di Cassa integrazione Iscritti disponibili ai servizi per l’impiego (persone in cerca di occupazione) Madri lavoratrici Occupati part-time Occupati con lavoro a termine Casa Nr. famiglie che vivono in casa di proprietà su totale famiglie Nr. famiglie che vivono in casa in affitto su totale famiglie Nr. famiglie che vivono in alloggi pubblici su totale famiglie Costo medio affitto Tipo Valore assoluto Valore assoluto Valore assoluto Valore assoluto Rapporto Valore assoluto Rapporto Rapporto Rapporto Valore assoluto Rapporto Valore assoluto Valore assoluto e percentuale Valore assoluto e percentuale Rapporto Rapporto Rapporto Valore assoluto 84 Spazio abitativo pro-capite (in mq.) Deprivazione materiale Tasso di povertà relativa Famiglie senza percettori di reddito Percettori di pensione sociale (anche in rapporto alla popolazione over 65) Valore assoluto Rapporto Valore assoluto e percentuale Valore assoluto e percentuale PROGRAMMAZIONE INDIVIDUAZIONE ED ANALISI DEI DATI SOCIO/ECONOMICI RELATIVI ALL’AMBITO DI ATTIVITÀ In questa fase, gli indicatori relativi al contesto territoriale e socio-economico vengono approfonditi in relazione alla specifica area di interesse che si intende affrontare. Mentre l’analisi socio-economica generale ha l’obiettivo di fornire un quadro complessivo della situazione territoriale e delle condizioni della popolazione (o di particolari categorie della popolazione), ora si procede a “specializzare” l’indagine attraverso una selezione degli indicatori di interesse e la ricerca e/o definizione di nuovi indicatori. Per esempio, se l’ambito di attività è riferito ai giovani, potrebbe essere opportuno approfondire l’indicatore “tasso di abbandono scolastico” per tipologie di istituto esistenti sul territorio, procedere ad un’analisi del successo scolastico più approfondita valutando anche gli esiti in uscita dai diversi ordini scolastici, attualizzare fenomeni generali sulla popolazione giovanile (ad esempio: consumo di alcol, tossicodipendenze, famiglie in condizioni di povertà con minori, ecc.) o indagare fenomeni tipici della condizione giovanile (ad esempio: criminalità minorile, episodi di “bullismo”). ANALISI SERVIZI EROGATI DALL’ENTE GESTORE E SUL TERRITORIO DA ALTRE ORGANIZZAZIONI In relazione all’ambito di attività individuato, in questa fase l’attenzione è focalizzata sull’individuazione di dati e indicatori legati all’offerta dei servizi. Vengono utilizzati principalmente quindi indicatori di input (risorse) e di output (attività). Gli indicatori sono soprattutto di tipo quantitativo, monetario e, qualora presenti, di soddisfazione dell’utenza. Il punto di partenza è rappresentato dalla “mappa dei servizi” che l’ente gestore si impegna ad erogare, sia direttamente che attraverso l’utilizzo di altre organizzazioni (aziende del terzo settore, associazioni di volontariato, ecc.). In generale, per ciascun servizio individuato è opportuno predisporre una sintesi relativamente a: • numero utenti; • quantità di attività erogata (es.: ore di servizio) • personale coinvolto; • spesa. Nella pratica queste informazioni sono di norma disponibili, ad eccezione forse del dato relativo al personale coinvolto: In effetti raramente negli enti si riscontra la 85 presenza di sistemi di rilevazione che consentano di suddividere il personale sui diversi servizi. Un’altra difficoltà che si incontra è relativa alla fornitura di informazioni da parte dei soggetti terzi erogatori (in molti casi risulta disponibile solo il dato relativo alla spesa). In questo senso è importante in sede di stipula delle convenzioni concordare la tipologia e il livello di dettaglio delle informazioni che il soggetto incaricato dell’erogazione del servizio deve fornire periodicamente all’ente gestore. Di seguito si riportano alcuni esempi di schemi di rappresentazione di indicatori di analisi dei servizi erogati. Area di interesse: ADULTI Azioni di sostegno alla domiciliarità AZIONE Aiuto domiciliare INDICATORI DESCRIZIONE Utenti assistiti Utenti nuovi Utenti cessati Ore erogate Utenti assistiti Utenti nuovi Utenti cessati Ore erogate Utenti assistiti Utenti nuovi Utenti cessati Pasti erogati Utenti assistiti Utenti nuovi Utenti cessati Pasti erogati Utenti assistiti Utenti nuovi Utenti cessati Giornate erogate Utenti assistiti Utenti nuovi Utenti cessati Km. effettuati SPESA Q.TA’ 40 13 4 6.389 2 2 2 157 11 0 1 3.087 4 0 0 551 2 1 2 184 ENTRATA € 134.809 € 10.380 € 3.3.72 € 101 € 35.169 € 9.391 € 4.491 ----- € 40 € 40 8 1 1 3.442 € 2.742 € 23 Totali (utenti contati una sola volta) 50 fonte: Comune di Rovereto – “Relazione consuntiva propositiva 2004” € 180.623 € 19.933 Aiuto domiciliare per cure palliative Pasti a domicilio Pasti presso mensa Telesoccorso e telecontrollo Trasporto 86 Area di interesse: ADULTI Utenti per tipologia di intervento e cittadinanza (interventi sociali) Interventi sociali Di cui cittadini stranieri Utenti interventi di tutela 4 --- interventi di edilizia abitativa pubblica (l.p. 15/ 2007) 12 7 servizi semi-residenziali per adulti (l.p. 35/ 83) 17 2 consultorio familiare 33 8 interventi di aiuto per l'accesso ai servizi 89 12 interventi di servizio sociale professionale 126 19 interventi di sostegno per l'inserimento lavorativo 128 7 segretariato sociale 257 61 TOTALE 666 116 fonte: Comprensorio delle Giudicarie – Piano di azione Area Adulti Area di interesse: ADULTI Spesa per area di intervento e cittadinanza degli utenti Area di intervento Spesa per utenti cittadini italiani N % Spesa per utenti cittadini stranieri N % Spesa totale N % Interventi amministrativo/ sociali € 3.075.895 96,9% € 96.790 3,1% € 3.172.685 98,6% Interventi amministrativi € 39.667 87,2% € 5.805 12,8% € 45.472 1,4% TOTALE € 3.115.562 96,8% € 102.595 3,2% € 3.218.157 100,0% fonte: Comprensorio delle Giudicarie – Piano di azione Area Adulti Gli esempi riportano indicatori espressi principalmente in valori assoluti. La combinazione di tali indicatori può dare luogo a indicatori espressi in forma di rapporto che possono essere di aiuto all’analisi. A titolo di esempio si riportano alcuni indicatori ricavabili dalla tabella “Azioni di sostegno alla domiciliarità” del Comune di Rovereto (vedi sopra). 87 Area di interesse: ADULTI Azioni di sostegno alla domiciliarità (indicatori) AZIONE INDICATORI DESCRIZIONE Aiuto domiciliare Ore erogate per utente assistito Spesa per utente assistito Aiuto domiciliare per cure palliative 79 € 1.686 281 € 3.197 138 € 1.123 Giornate erogate per utente assistito Spesa per utente assistito Trasporto 3.370 Pasti forniti per utente assistito Spesa per utente assistito Telesoccorso e telecontrollo € Pasti forniti per utente assistito Spesa per utente assistito Pasti presso mensa 160 Ore erogate per utente assistito Spesa per utente assistito Pasti a domicilio VALORI 92 € Km. effettuati per utente assistito Spesa per utente assistito 20 430 € 343 fonte: elaborazione da Comune di Rovereto – “Relazione consuntiva propositiva 2004” PROGETTAZIONE/MONITORAGGIO IDENTIFICAZIONE/MONITORAGGIO DELLE AZIONI Il monitoraggio delle azioni definite in risposta ai bisogni prioritari individuati nel percorso AA 1000 dovrebbe essere effettuato sulla base di indicatori volti a verificare: • il raggiungimento degli obiettivi posti dall’azione stessa; • l’efficienza del processo di attuazione dell’azione. Gli indicatori per il monitoraggio andrebbero identificati già in sede di definizione dell’azione e farne parte integrante. Relativamente all’individuazione di indicatori di raggiungimento dell’obiettivo, è necessario fare attenzione a non confondere le attività con lo scopo per cui si è attivata l’azione. Ad esempio, se l’azione consiste nel progettare un corso di formazione per persone che devono acquisire competenze specifiche per l’assistenza agli anziani (come potrebbero essere le badanti) l’obiettivo è rappresentato dall’acquisizione di competenze, non dalla realizzazione dell’iniziativa formativa. In questo senso, l’indicatore di raggiungimento dell’obiettivo dovrebbe misurare l’aumento di competenze, per esempio attraverso la predisposizione, già in fase di definizione dell’azione, di uno strumento di valutazione delle competenze in ingresso e in uscita, in grado di apprezzare le variazioni di competenze. Oltre allo strumento andrebbero definiti anche i livelli di competenza che si intendono raggiungere in merito agli obiettivi generali dell’azione (i valori obiettivo). A volte, per la misurazione del raggiungimento dell’obiettivo dell’azione è opportuno fare ricorso a indicatori di carattere più generale, non direttamente correlati con l’azione specifica (indicatori indiretti). Tipico è il caso di azioni di prevenzione che 88 hanno l’obiettivo di modificare una condizione specifica o di ridurre un certo fenomeno. Ad esempio, il successo di un’azione finalizzata a informare i giovani sulle conseguenze nocive di certi comportamenti (quali possono essere il consumo di alcool, la tossicodipendenza, una corretta alimentazione) può essere misurata anche dalla variazione nell’indicatore di contesto associato (diminuzione del consumo di alcol, diminuzione della dipendenza da sostanze stupefacenti, riduzione dei casi di anoressia/bulimia). Per la misurazione dell’efficienza del processo di attuazione dell’azione, gli indicatori tipici consentono di controllare i parametri relativi a: • risorse professionali impiegate (quantità e livello professionale); • risorse finanziarie utilizzate; • attività svolte rispetto a quanto pianificato; • rispetto dei tempi di realizzazione. In sintesi, questi indicatori vengono utilizzati in fase di realizzazione per monitorare l’attuazione del piano di azione (o programma) definito. Anche in questo caso è opportuno porsi dei valori obiettivo che consentano di misurare la bontà generale del processo. Ad esempio, si potrebbe stabilire in sede di definizione che la realizzazione dell’azione è risultata efficiente se lo scostamento nella quantità di risorse umane e finanziarie tra pianificato e consuntivo si è mantenuto entro il 10%, se il ritardo si mantiene in 15 giorni dalla data finale prevista e se le tipologie di risorse impiegate sono coerenti con il piano. INDICATORI TRASVERSALI Questo gruppo di indicatori sono definiti trasversali in quanto non fanno riferimento a specifiche fasi del processo di pianificazione delle politiche sociali ma interessano il processo nel suo complesso o sono applicabili, appunto trasversalmente a più fasi. Tali indicatori vengono utilizzati soprattutto per tenere sotto controllo e valutare due aspetti importanti del processo: • il livello e l’efficacia del coinvolgimento degli stakeholder; • l’efficacia del processo di definizione delle politiche sociali. COINVOLGIMENTO DEGLI STAKEHOLDER Gli indicatori di coinvolgimento sono utilizzati per misurare alcuni parametri legati alla partecipazione delle parti interessate in merito a: • capacità dell’ente gestore di coinvolgere gli stakeholder nel processo di pianificazione; • efficacia delle azioni di coinvolgimento; • grado di interesse degli stakeholder al processo; • contributi degli stakeholder; • soddisfazione degli stakeholder rispetto al processo. Come evidenziato all’interno delle linee guida, le modalità di coinvolgimento delle parti interessate possono essere di varia natura e vanno dalla semplice comunicazione/informazione a forme di vera e propria co-gestione del processo e codecisione nelle scelte. Gli indicatori andranno quindi definiti in relazione alle modalità 89 di coinvolgimento prescelte rispetto alle diverse categorie di stakeholder e rispetto alle diverse fasi. Inoltre, le modalità di coinvolgimento possono essere diversificate tra stakeholder interni ed esterni. Anche in questo caso possono essere misurate le risorse messe in campo, le attività svolte e i risultati conseguiti. Di seguito si riportano alcuni esempi di indicatori applicabili. Indicatore Risorse impiegate Tipologia di risorse professionali dedicate alla gestione dei processi di coinvolgimento (numero di giornate per tipologia) Tipologia di risorse esterne dedicate al coinvolgimento (numero di giornate per tipologia) Risorse finanziarie dedicate al processo di coinvolgimento Attività svolte Incontri di programmazione delle iniziative di coinvolgimento (numero e durata) Iniziative di coinvolgimento realizzate per tipologia (numero e durata) Risorse finanziarie dedicate al processo di coinvolgimento Iniziative formative legate al processo di coinvolgimento (stakeholder interni) Iniziative formative legate al processo di coinvolgimento (stakeholder esterni) Risultati conseguiti Stakeholder destinatari o partecipanti alle iniziative di coinvolgimento suddivisi per categoria Stakeholder destinatari o partecipanti alle iniziative di coinvolgimento suddivisi per categoria su totale stakeholder individuati Contributi degli stakeholder raccolti Contributi degli stakeholder raccolti / contributi accolti dall’ente gestore Grado di conoscenza degli stakeholder del processo di pianificazione Grado di soddisfazione manifestato dagli stakeholder sul processo di coinvolgimento (per categoria di stakeholder) Nota: Le forme di raccolta del grado di soddisfazione possono essere varie (ad es.: questionario) Miglioramento delle relazioni con gli stakeholder Tipo Valori assoluti Valori assoluti Valori assoluti Valori assoluti Valori assoluti Valori assoluti Valori assoluti e percentuali Valori assoluti e percentuali Valori assoluti Rapporti Valori assoluti Rapporto Valori percentuali Valori percentuali Qualitativo 90 QUALITÀ E MIGLIORAMENTO DEL PROCESSO DI PIANIFICAZIONE PARTECIPATA AA 1000 L’attuazione del processo di pianificazione partecipata comporta un importate impiego di energie e risorse che devono essere finalizzate alla gestione dei cambiamenti individuati nella definizione dei servizi, nelle modalità organizzative, nei rapporti con le parti interessate. E’ essenziale dunque che le attività siano realizzate nel modo più razionale ed efficiente possibile e che i risultati siano efficaci e coerenti con le aspettative dell’ente gestore e di tutte le parti interessate. Un altro importante oggetto di misurazione è rappresentato quindi dal processo stesso. In corrispondenza soprattutto delle attività di riesame deve essere dedicata attenzione al miglioramento delle attività del processo, analizzando aspetti quali: • le modalità di realizzazione delle singole fasi/attività; • le risorse impiegate; • i tempi di realizzazione delle fasi/attività; • la congruenza dei risultati attesi rispetto ai risultati pianificati; • le attività di “rilavorazione” a seguito di fasi mal condotte o errori. La riflessione critica, aiutata dall’utilizzo di indicatori oggettivi, consente di gestire meglio il percorso di apprendimento intrinseco alla realizzazione del processo di pianificazione partecipata, il quale molto spesso rappresenta una novità per gli enti gestori. L’obiettivo primario di tale riflessione è quello di individuare aree di miglioramento, da attivare nell’immediato o, in seguito, nella successive ripetizioni. Alcuni esempi di indicatori utilizzabili per le attività di miglioramento del processo sono riportati di seguito. Indicatore Modalità di realizzazione delle fasi/attività Attività realizzate rispetto ad attività pianificate (per singola fase) Strumenti nuovi/modificati rispetto a strumenti previsti (per singola fase/attività) Modifiche richieste alle modalità di realizzazione rispetto a quanto pianificato Risorse impiegate Scostamento nel numero di risorse impiegate rispetto a quanto pianifcato Scostamento nell’impegno erogato rispetto a quanto pianificato Scostamento nelle risorse finanziarie impegnate rispetto a quanto pianificato Tempi di realizzazione Scostamenti nei tempi di realizzazione delle attività rispetto a quanto pianificato Tipo Qualitativo Qualitativo Qualitativo Valori percentuali Valori percentuali Valori percentuali Valori percentuali 91 Indicatore Rilavorazioni ed errori Attività che è stato necessario ripetere (corredate da motivazione) Output che è stato necessario rielaborare (corredate da motivazione) Errori riscontrati nelle fasi di riesame Miglioramento Miglioramenti del processo individuati a seguito delle attività di riesame Tipo Qualitativo Qualitativo Qualitativo Qualitativo RENDICONTAZIONE Tra le responsabilità degli enti che utilizzano risorse pubbliche vi è quella di “rendere conto” alle parte interessate dei risultati conseguiti, della coerenza di tali risultati con i presupposti di partenza (il contesto) con gli obiettivi stabiliti (la mission e la strategia), nonché delle modalità attraverso cui gli obiettivi vengono definiti e i risultati raggiunti in una prospettiva di coinvolgimento degli stakeholder. Nell’ambito del processo di pianificazione partecipata, la rendicontazione è l’atto finale di un “ciclo” e assieme il punto di partenza per il “ciclo” successivo. E’ il momento in cui si elabora una sintesi che possa consentire una valutazione chiara e trasparente rispetto a quanto è stato realizzato e rappresentare la base di esperienza su cui innestare processi maggiormente efficaci, mirati ed efficienti. In questo senso, nella fase di rendicontazione non è necessario individuare/definire nuovi indicatori, ma si utilizzano gli indicatori elaborati nell’arco di tutto il processo (o meglio una parte significativa di essi), eventualmente rimodulati al fine di rendere più chiara l’esposizione. Moreno Bighelli 92 SPUNTI INTORNO ALLA PARTECIPAZIONE In queste linee guida si è voluto dare alla parola partecipazione il senso più elevato e forte ed è proprio per non correre il rischio di svuotare di significato la parola stessa, che ogni promotore di un processo partecipativo dovrebbe porsi alcune domande: “Cosa è per me la partecipazione? Perché la voglio attuare?”. La partecipazione in questi anni ha avuto una grande esplosione diventando, a volte, una modalità per costruire e concorrere alle ricerca di soluzioni condivise e di qualità, altre un termine vuoto, un concetto inflazionato. Perché sia utile e dia risultati, essa deve essere il frutto di un percorso trasparente attuato con metodi e regole precise, nel caso opposto diventa un’astrazione, deresponsabilizza e produce l’effetto contrario: “Che ci vado a fare, tanto non si decide nulla”. Questo, in sintesi, il pensiero di molti, che produce il distacco fra chi decide e chi, di fatto, subisce. Partire da questa consapevolezza permette di attivare percorsi con obiettivi chiari e realmente inclusivi. Se a questi quesiti ne aggiungiamo altri si potrà qualificare e a dare un senso forte alla partecipazione. Chi attiva la partecipazione? Quali sono i diversi livelli della partecipazione? Quali domande bisogna farsi prima di avviare la partecipazione? Come si può favorire la partecipazione? Prendendo spunto da quanto detto in un percorso formativo sul tema della partecipazione tenutosi nel corso dell’anno 2008, rivolto ai Responsabili ed agli Amministratori degli Enti gestori, si cercherà, nelle pagine successive, di dare qualche risposta a tutti questi interrogativi o di creare almeno qualche suggestione che, si spera, possa diventare utile nel momento di avvio di percorsi partecipati. Cos'è la partecipazione? Durante il percorso formativo alcuni Amministratori e Responsabili degli Enti Gestori hanno detto che la partecipazione è z Un metodo, uno strumento per condividere e realizzare alcuni obiettivi (scelte) all’interno di una comunità attraverso l’incontro, la conoscenza e la fiducia reciproca; z Un modo per creare un maggior senso di appartenenza della propria comunità; z Prendere parte in modo attivo e contando. Dobbiamo partire da qui, per definire che gli elementi base della partecipazione sono: z l’esserci z in modo attivo (nel senso di fare) z il contare (cioè influire sulla decisione) Quindi nei processi partecipativi non è sufficiente esserci, bisogna condividere e fare qualcosa insieme. Se è vero tutto ciò vuol dire che la parola partecipazione si può tradurre in collaborazione. 93 Avviare percorsi partecipativi non è garanzia di vera collaborazione e di equità sociale, non basta farla, c'è una responsabilità sociale nell'attuarla e proprio per questo c’è la necessità di definire regole chiare a garanzia delle persone coinvolte, di trasparenza rispetto ai vincoli esistenti, alle informazioni e ai confini dell’attività. Perché si sceglie di attivare la partecipazione? Alcuni Amministratori e Responsabili degli Enti Gestori ci hanno detto: z per prendere decisioni di qualità, infatti si presume che più punti di vista possano favorire la definizione di decisione migliori; z per prendere decisioni accettabili pensando con ciò a situazioni delicate per le quali si vuole raccogliere il consenso. In questo caso bisogna stare molto attenti perché il consenso è importante ma il rischio è di lavorare per il consenso e non preoccuparsi della qualità delle decisioni; z per fare comunità, il mettere insieme le persone di una comunità aiuta ad uscire dai personalismi. Rispondere a questa domanda in modo chiaro e onesto permette di definire il senso della partecipazione e le finalità che stanno alla base di tale scelta, è la “mission” del progetto. Quale partecipazione? Nell’avviare processi di partecipazione si deve tener in considerazione che vi sono livelli diversi di coinvolgimento: 9 9 9 9 informativo (la decisione è già presa e informo) consultivo (ascolto e poi decido) decisivo (condivisione della responsabilità tra i diversi attori) delegato (affido la responsabilità di alcuni compiti a qualcuno). Ora è evidente che attivare un livello informativo o decisivo del coinvolgimento è completamente diverso e dà origine a percorsi opposti. Nell’avviare la partecipazione è indispensabile definire quale coinvolgimento si vuole attuare perché ciò rende chiari i ruoli e le aspettative delle parti in gioco. Bisogna ricordare che indipendentemente dal livello partecipativo scelto abbiamo in ogni caso un soggetto promotore che è sempre responsabile delle decisioni prese (anche nella delega). Prima di avviare un processo di partecipazione bisogna conoscere i diversi livelli di coinvolgimento e le relative conseguenze, solo così si potrà essere consapevoli delle scelte e trasparenti con gli stakeholder.. Chi attiva la partecipazione? La partecipazione è voluta e attivata dal politico in accordo con il tecnico. Una volta attivata, la partecipazione va gestita e governata. In questo senso ha bisogno di una regia. La regia, che in questi processi è affidata al pubblico, ha una funzione di governo del processo ed è affidata agli Amministratori (assessore alle politiche 94 sociali) e ai tecnici (il Responsabile degli Enti gestori). Sono due ruoli distinti dentro lo stesso contenitore, da ciò deriva che tra il livello tecnico e politico ci deve essere un’ottima sintonia. La chiarezza dei ruoli e delle responsabilità può aiutare in questo senso. Funzione della regia è: la responsabilità di attivare e sostenere percorsi di collaborazione (gestione del processo), farsi carico di quanto elaborato nel processo di partecipazione, farne sintesi e farne un atto decisorio. La regia gioca il suo ruolo sulla credibilità, non sul potere (se una regia non lavora bene ci potrà essere qualcuno che tenterà di occupare quel posto). Per governare il processo la regia deve avere una strategia e una struttura. Nei processi di partecipazione si inseriscono quattro funzioni che vanno a definire la struttura con cui operare: politica (avvio del processo e legittimazione del percorso) coordinamento (di un responsabile) segreteria organizzativa assistenza tecnica (supporto per la formazione, la consulenza). Se la regia deve essere degli Amministratori e dei tecnici allora sarà determinante, prima di avviare un processo così complesso, che i due si confrontino su alcune questioni: • • • • • cosa si intende per partecipazione la condivisione dello strumento della partecipazione perché si attiva la partecipazione la sostenibilità della partecipazione cioè se ci sono le risorse umane ed economiche per promuovere questi percorsi la disponibilità a tener conto degli esiti della partecipazione. Quali domande bisogna farsi prima di avviare la partecipazione? Il Responsabile nell’avviare un processo di partecipazione deve porsi alcune domande che lo aiuteranno ad affrontare e gestire il processo una volta avviato: • • • • • • • qual è il mandato politico? ho tempo, risorse e competenze per attivare la partecipazione? come attivo la struttura interna? quali strumenti abbiamo per promuovere ed alimentare la partecipazione? in quali fasi è opportuna, ha efficacia la partecipazione? come faccio a fare in modo che le persone partecipino con la stessa consapevolezza e le stesse informazioni? come posso creare interesse nella gente a partecipare? 95 Come si può favorire la partecipazione? Per facilitare la partecipazione dobbiamo ricordarci che abbiamo a che fare con persone: che non vogliono sprecare tempo che hanno una forte motivazione che hanno competenza e informazioni che hanno altre cose da fare quindi l’impegno richiesto deve essere sostenibile. Questa premessa richiede lo sviluppo di capacità di gestione della partecipazione e quindi di una strumentazione che sappia avviarla e anche mantenerla nel tempo. Ecco alcune attenzioni che sono utili da considerare per una gestione efficace: creare una regia pubblica che sia in grado di governare il processo decisionale avere chiarezza del percorso/processo e del metodo utilizzato creare condizioni organizzative semplici e chiare chiarire gli obiettivi e i ruoli chiarire le regole, i tempi, l’impegno richiesto verificare la disponibilità di risorse (umane e eventualmente finanziarie) lavorare sempre nella trasparenza fare un patto tra i soggetti di impegno reciproco nel fare il percorso proporre un quadro coerente dentro il quale inserire l’esperienza fare attenzione alle aspettative degli stakeholder e governarle curare le relazioni tra i diversi soggetti coinvolti Gestire la partecipazione significa definire regole organizzative condivise che aiutino a creare un buon clima di gruppo: definire degli orari condivisi, anticipare il contenuto degli incontro con ordini del giorno, mantenere costante l’informazione che deve essere chiara e pertinente, dare informazioni in modo mirato, avere un buon coordinamento del gruppo. Dobbiamo alla fine ricordare che gli stakeholder sono soddisfatti e quindi partecipano volentieri nei processi di partecipazione se sia il processo che il contenuto sono chiari e trasparenti, se gli impegni presi vengono mantenuti sia da parte di chi attiva il processo sia dai partecipanti, se viene data visibilità e restituzione di quello che si è fatto, se gli obiettivi vengono raggiunti. E non meno centrale, se gli stakeholder si sentono ascoltati e tenuti in considerazione. Attivare processi di partecipazione richiede quindi, una grande consapevolezza e chiarezza delle implicazioni, delle finalità, degli strumenti, dell’organizzazione necessaria. Ciò permetterà di avviare percorsi che portano a processi di confronto, riflessione e decisione con esiti che consentono in ogni caso un incremento delle singole potenzialità. Marilisa De Luca 96 . DISPENSA L’ L’Ente Locale e la partecipazione PROVINCIA DI TRENTO A CURA DI ELVIO RAFFAELLO MARTINI – PATRIZIA BOTAZZOLI OTTOBRE 2008 97 L’Amministratore Locale e la partecipazione I politici che ricoprono incarichi amministrativi a livello di Enti Locali sono sempre più interessati e coinvolti sui temi della partecipazione dei cittadini e sono alla ricerca di modelli e strumenti da impiegare per renderla efficace e soddisfacente. A tutti gli amministratori locali, in una qualche misura, tocca il compito di ricercarla, promuoverla, sostenerla. La distanza dei cittadini dalle istituzioni, il venir meno delle tradizionali forme di rappresentanza, l’esigenza di prendere decisioni che incontrino le effettive esigenze dei cittadini e quindi il loro consenso, induce gli amministratori a promuovere la partecipazione in diverse forme e su diversi contenuti. Da una parte, quindi, l’amministratore locale deve creare spazi, opportunità perché la partecipazione possa esprimersi. Ma spesso ciò non basta. I processi di partecipazione sono complessi, poco lineari, contraddittori, in una parola, difficili e spesso, destinati a naufragare se lasciati a se stessi. Al di là della retorica che sta imperversando in questo periodo, se la partecipazione è vera, non può eludere la questione degli interessi in conflitto. Così, una volta promossa, la partecipazione, deve essere facilitata, sostenuta e mantenuta dentro i canali democratici. E infine, questione certamente non marginale, la partecipazione deve essere accolta, cioè ci deve essere la disponibilità e la capacità personale e organizzativa delle istituzioni di riconoscere ciò che la partecipazione produce e ciò che la partecipazione richiede: ad esempio, ascolto, attenzione, informazioni, tempo, chiarezza sulle risorse, ecc. In altre parole, quando un amministratore locale pensa alla partecipazione, deve pensare almeno a questi tre aspetti: 1. come promuoverla, quando, su quali contenuti, con quali risorse e con quali vincoli, tenendo in debito conto le motivazioni e le competenze di coloro che sono invitati a partecipare; 2. come sostenere il processo di partecipazione, senza asservirlo ai propri interessi, senza dominarlo, senza mortificare le attese di coloro che sono coinvolti, senza strumentalizzarlo; 3. come disporsi personalmente e come organizzare la propria tecnostruttura affinché la domanda che arriva dalla partecipazione posa essere ascoltata e accolta, e non sia vissuta come interferenza indebita. Promuovere, sostenere e accogliere la partecipazione da una parte richiede l’impiego di tecniche adeguate, ma dall’altra prefigura una cultura nuova di rapporto fra cittadini, specie quando sono portatori di interessi diversi, e fra cittadini e istituzioni. Nei processi di partecipazione inevitabilmente entrano in contatto e, a volte, in 98 contrasto, interessi diversi, che i soggetti proprio attraverso la partecipazione intendono tutelare. Ed è compito della partecipazione non solo quello di porre e difendere i propri interessi, ma anche di costruire mediazioni, trovare intese che rappresentino un punto di equilibrio fra gli interessi individuali e il bene collettivo. In altre parole, non si può prescindere dal “valore e educativo” e dal contributo che la partecipazione deve dare alla costruzione della coesione sociale ed allo sviluppo della comunità. Partecipazione Cosa intendiamo oggi per partecipazione Il termine partecipazione è frequentemente impiegato da molti soggetti in molti ambiti della vita sociale (servizi sociali, urbanistica, salute, ecc.) e ciò testimonia l’importanza che si attribuisce alla partecipazione. Ma proprio il diffuso e, a volte, contraddittorio impiego del termine obbliga a precisare il senso con il quale esso è impiegato. La partecipazione è generalmente considerata una condizione essenziale per affrontare in modo efficace i più scottanti problemi sociali del nostro tempo. Contrariamente a quanto avveniva negli anni settanta, oggi il ricorso alla partecipazione sociale esprime un atteggiamento pragmatico di ricerca di percorsi efficaci per affrontare i problemi e trovare risposte migliori e più durature alle domande di sicurezza sociale, di qualità della vita, ecc. La partecipazione sociale, quindi, è intesa come il coinvolgimento responsabile degli attori sociali nei processi di problem solving. In questa prospettiva non è fine, ma mezzo e strumento per affrontare i problemi altrimenti non risolvibili. Ma la partecipazione non è solo uno strumento attraverso il quale attori sociali e istituzioni cercano di risolvere i problemi. E’ anche un bene da presidiare, un valore da diffondere e da tutelare che orienta e ispira, anche al di là del suo significato strumentale, è un modo per alimentare la vita democratica. Chi propone la partecipazione come modalità abituale per affrontare i problemi della collettività e non tanto come evento eccezionale, come processo collettivo piuttosto che come fatto individuale, ha in mente un certo tipo di uomo e di società, un tipo di rapporto fra esigenze individuali e collettive e un'idea precisa di cambiamento. Nel concetto di partecipazione si possono riscontrare tre significati principali: 9 “prendere parte e socializzare” (ad esempio, partecipare ad una festa); 9 “collaborare”, contribuire con la propria azione a realizzare un'iniziativa, un servizio, ecc. (ad esempio, fare del volontariato); 9 “poter contare” e influire sui processi decisionali. In termini molto generali possiamo definire la partecipazione come “la totalità delle forme (personali, formali, informali, ecc.) attraverso le quali individui, gruppi, collettività tutelano i propri interessi o contribuiscono al processo di scelta su materie che li riguardano”. 99 La partecipazione si basa su un approccio detto della "competenza” contrapposto a quello detto della mancanza o della deficienza, su cui si basano invece le politiche assistenziali e trova la sua piena valorizzazione nel passaggio dall'assistenza alla responsabilizzazione. La partecipazione mette in risalto le competenza esistenti di individui, gruppi e comunità e le sviluppa. Un percorso di partecipazione contiene sempre anche una componente di empowerment individuale e sociale e il concetto di partecipazione richiama direttamente il delicato tema del potere, inteso come potere da esercitare e potere da acquisire. Il potere è inteso come possibilità di influenzare il corso degli eventi, di contribuire a dare una direzione al cambiamento e a stabilirne il passo. La percezione del proprio potere o di poter acquisire potere, fra l'altro, influisce sulla motivazione soggettiva alla partecipazione. Le modalità della partecipazione Diversi sono i modi attraverso i quali si esprime la partecipazione: 9 Possiamo avere una partecipazione “rivendicativa” che, come suggerisce l’aggettivo, si mette in atto per rivendicare, reclamare il rispetto di ciò che è ritenuto un proprio diritto o per impedire azioni che potrebbero danneggiare i propri diritti. Si tratta in sostanza di un’azione partecipativa che è tesa a far fare o a impedire di fare qualcosa a qualcun altro. Si attiva in genere in una situazione di conflitto e al tempo stesso lo alimenta. 9 La partecipazione può essere vista come “organizzazione ed espressione in forma organizzata di una domanda”, È certamente preferibile avere una domanda organizzata, espressa a nome di un gruppo o di una comunità, piuttosto che centinaia di richieste individuali non coordinate. 9 Infine possiamo avere una partecipazione che potremmo definire collaborativo- negoziale. L’esigenza di coinvolgere i cittadini anche nella ricerca delle risposte ai problemi sostiene questa modalità partecipativa. E’ un’idea di partecipazione che pone al centro l’intreccio di senso di responsabilità e di potere di tutte le parti in causa. In questa prospettiva, partecipare non significa solo denunciare, significa anche impegno per costruire e concorrere alla ricerca e all’attuazione delle soluzioni. Le condizioni che rendono possibile la partecipazione Affinché vi possa essere partecipazione reale occorrono alcune condizioni. Si tratta di aspetti che sono ad un tempo prerequisiti della partecipazione ed effetti al tempo stesso e possono essere distinti in caratteristiche dei soggetti e caratteristiche del contesto. 1. Si possono considerare caratteristiche dei soggetti: 9 la motivazione: il bisogno o il desiderio di partecipare collegati al senso di proprietà e\o al senso di responsabilità rispetto ai problemi da risolvere; 9 le competenze partecipative, ad esempio le capacità relazionali, la tolleranza del conflitto e dell’incertezza, ecc.; 100 9 le risorse soggettive da impiegare, ad esempio il tempo. 2. Si possono considerare caratteristiche dell’ambiente: 9 norme e leggi che richiedono e/o legittimano la partecipazione dei cittadini (statuti dei comuni, regolamenti, leggi regionali, ecc.), ma anche norme sociali non codificate; 9 strutture organizzative che rendono possibile la partecipazione (gruppi, tavoli, comitati, ecc.) 9 tecnologie e strumenti atti a promuovere, sostenere e rendere possibile la partecipazione a vari aspetti della vita della comunità, in varie fasi, dalla progettazione, alla valutazione; 9 cultura della comunità locale che sostiene la partecipazione come modalità abituale per risolvere i problemi della vita quotidiana. I benefici e i rischi della partecipazione Attivare un processo di partecipazione comporta mettere in conto esiti non interamente prevedibili. Occorre pertanto essere realistici rispetto a cosa possiamo ragionevolmente attenderci dalla partecipazione, sia in termini di effetti positivi voluti, sia come esiti non voluti e valutare i rischi insiti nel processo di partecipazione stessa. Effetti positivi per gli individui e per la comunità Alcuni studi condotti nell'ambito della disciplina psicologica documentano in termini scientifici che partecipare fa bene a chi partecipa: partecipare rinforza l’autostima e il senso di competenza di individui e di gruppi e di comunità. Poiché attraverso la partecipazione diminuisce il senso di impotenza, molto accentuato nelle situazioni di isolamento e di solitudine, si attenuano anche gli effetti che questo sentimento negativo determina. Attraverso l’appartenenza ad un gruppo che sostiene le caratteristiche positive della propria identità, ad esempio, le persone possono compensare gli effetti negativi prodotti dall'etichettamento. Poiché aumenta la percezione del potere, gli individui possono permettersi di ampliare il proprio senso di responsabilità e assumere un maggior controllo sulla propria vita. Maggiore consapevolezza dei problemi non significa eliminazione o diminuzione del disagio. Anzi, la consapevolezza può aumentare il disagio. Ma la partecipazione aumenta la capacità di governarlo, di starci dentro da protagonisti e non da vittime impotenti. 101 I rischi della partecipazione Rispetto ai rischi della partecipazione non si può essere ingenui: occorre mettere in conto che la stessa può produrre esiti lontani da quelli auspicati o comportare costi molto superiori a quelli preventivati e che si è in grado di sostenere. 9 La partecipazione aumenta il controllo sociale. Se la partecipazione promuove e rinforza le relazioni sociali, e quindi promuove il sostegno sociale, è giocoforza che accentui anche aspetti di controllo sociale che finiscono con il limitare la libertà individuale. 9 La partecipazione, per essere reale, deve prevedere la possibilità del dissenso e del conflitto. Esiste un rapporto stretto fra partecipazione e conflitto. La partecipazione può acuire i conflitti, ma il conflitto può attivare la partecipazione. Il conflitto accende gli animi e quindi anche la voglia di partecipare. Ma la presenza di conflitti può anche inibire la voglia di partecipare. Se la partecipazione aumenta le probabilità di conflitto, perché permette ai diversi interessi di venire allo scoperto e di confrontarsi, può accrescere anche le opportunità per la sua gestione negoziale. Le parti infatti sono in gioco, e quel che conta di più è possibile trovare strumenti di comunicazione e interessi comuni superiori. La partecipazione non garantisce che il conflitto abbia una soluzione negoziale, ma nessuna soluzione negoziale è possibile senza la partecipazione delle parti coinvolte dal conflitto. 9 La scelta di attivare percorsi partecipativi per affrontare i problemi, in genere, non è una scelta che risponde innanzitutto ad esigenze di efficienza. Il tempo e le energie che la partecipazione consuma sono elevati. E questo è noto in partenza. Ma talvolta, può accadere che il processo partecipativo si incagli, non riesca più a procedere, vuoi per la presenza di posizioni conflittuali, vuoi per la difficoltà a trovare una direzione certa del percorso. Ci si trova in questi casi ad investire molte energie, che sembrano decisamente sproporzionate rispetto ai risultati che si ottengono. Riferimenti bibliografici AMERIO P., Psicologia di comunità, Il Mulino, Bologna, 2000 AMODIO L. (a cura di), Atelier del futuro, Cuen Editore, Napoli, 1999 ARCIDIACONO C., GELLI B. PUTTON A. 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A Workbook on Coalition Building & Community Development, AHEC/Community Partners, Kellogg Foundation Amherst, MA , 1997 MARTINI E.R., SEQUI R., La comunità locale, Roma, Carocci Editore, 1995 MARTINI E.R., TORTI A., Fare lavoro di comunità, Roma, Carocci Editore, 2003 MORO G., Guida alla cittadinanza attiva, Carocci, Roma, 1998 PREZZA M., SANTINELLO M., Conoscere la comunità, Il Mulino, Bologna, 2002 PUTNAM R., Making democracy work, Princeton University Press, (traduz. italiana: La tradizione civica nelle regioni italiane, A. 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Il modello di governance pone particolare attenzione alle relazioni tra i diversi attori sociali che intervengono nel campo di azione della politiche sociali. Aspetti fondamentali dei processi di governance sono il decentramento amministrativo e la sussidiarietà che danno vita a dinamiche di governo a rete ,anziché piramidali o gerarchiche Si contrappone a Governament che si identifica con gli assetti istituzionali stabiliti per il governo delle politiche sociali IDENTITA’ DI UN’ORGANIZZAZIONE Gli elementi identitari di un’organizzazione sono la storia, la mission (lo scopo dell’organizzazione), i valori e i principi, l’ attività e le modalità delle azioni, i programmi,,, INDICATORE Si intende un parametro o un valore derivato da parametri capace di fornire indicazioni relative ad uno specifico fenomeno MAPPATURA È un attività di raccolta e classificazione di informazioni. Tale attività si concretizza poi, in una procedura di creazione e organizzazione di una mappa. Quest’ultime sono utilizzate per rappresentare un fenomeno MISSION E’ lo scopo istituzionale di un’organizzazione, la sua ragione d’essere. La mission viene espressa con una formula chiara, facile da comunicare. E’ condivisa da tutti coloro che fanno parte dell,’organizzazione.. La missione è un elemento catalizzatore dell’organizzazione nel senso che dovrebbe creare all’interno senso di appartenenza, e all’esterno consenso e legittimazione. Racchiude la giustificazione stessa dell’ esistenza di un’organizzazione e al tempo stesso ciò che la contraddistingue da tutte le altre. Secondo alcuni una mission dovrebbe rispondere alle tre domande fondamentali: Chi siamo? Cosa vogliamo fare? Perché lo facciamo? 105 PIANO SOCIALE DI COMUNITA’ È lo strumento di programmazione delle politiche sociali di un territorio. Normalmente individua i bisogni riscontrati e le risorse del territorio, l’analisi dello stato dei servizi e degli interventi esistenti, gli obiettivi e le priorità d’ntervento, le azioni da realizzare PIANIFICAZIONE E’ il processo con in quale, dato un sistema sociale, si stabilisce uno stato futuro dello stesso ritenuto desiderabile (obiettivo); si individuano le azioni per conseguirlo (piano d’azione) le risorse per mettere in atto queste azioni e se ne monitorano gli effetti PRIORITA’ STRATEGICHE Sono obiettivi generali, importanti e prioritari che l’organizzazione intende raggiungere attraverso il processo di pianificazione PROGRAMMAZIONE è la formulazione di uno o più programmi per raggiungere gli obiettivi pianificati attraverso l’individuazione di azioni specifiche RENDICONTAZIONE È il processo finalizzato a “rendere conto” ai diversi stakeholder dei servizi erogati, delle azioni realizzate in coerenza con i valori, la mission e in risposta ai bisogni. STAKEHOLDER Soggetto che influenza ed è influenzato dall’organizzazione. La misura e la qualità dell’influenza variano a seconda dello stakeholder. Tra stakeholder e organizzazione si instaurano relazioni che possono concretizzarsi nello scambio di beni materiali e immateriali (servizi, beni, immagine, consenso, competenze…..) VALORI Sono gli elementi ideali che ispirano le azioni dell’organizzazione; per loro natura sono generali e quindi possono assumere valenze diverse in contesti e culture differenti 106 ALLEGATI 107 ALLEGATO N. 1 DELIBERA DI AVVIO DEL PROCESSO DI PIANIFICAZIONE PARTECIPATA DEL SERVIZIO ATTIVITA’ SOCIALI DEL COMUNE DI ROVERETO OGGETTO: Servizio Attività Sociali - applicazione dello standard etico-sociale denominato AccountAbility 1000 (AA1000) alla relazione consuntiva e propositiva, riferita agli anni 2004-2005, prevista dall’art. 12, comma 4 della L.P. 14/91 (delega esercizio funzioni socio-assistenziali). La Giunta Municipale Premesso che: − la relazione previsionale e programmatica 2004-2006, approvata con deliberazione del Consiglio Comunale 29 dicembre 2003, n. 57 ed in particolare il Programma n. 10 – Servizi socio-assistenziali, prevede l’attivazione, in stretta collaborazione con la Provincia di Trento, di un progetto pilota per la predisposizione del piano sociale di zona, anticipando l’adozione di tale strumento previsto dalla Legge nazionale 328/2000 e non ancora recepito nella legislazione provinciale; − il Piano Esecutivo di Gestione 2004, approvato con propria precedente deliberazione 9 febbraio 2004, n. 21 ed in particolare il piano degli obiettivi del Centro di Responsabilità 360 – Spese generali Servizio Attività Sociali prevede che l’elaborazione del piano di zona debba avvenire avendo come obiettivo la centralità del cittadino e dei suoi bisogni, come metodologia il pieno coinvolgimento dei soggetti operanti sul territorio in una logica di rete e come condizione l’adesione da parte degli operatori del Servizio da attuare attraverso il coinvolgimento, la valorizzazione delle professionalità e la formazione; − d’intesa con l’Assessorato e il Servizio per le Politiche Sociali della Provincia Autonoma di Trento si è convenuto di non procedere per il momento alla predisposizione del piano sociale di zona, in attesa di quanto sarà stabilito al riguardo dalla nuova Legge Provinciale in corso di predisposizione, ma di predisporre le condizioni per l’elaborazione del piano secondo logiche di partecipazione e responsabilità sociale, in conformità a quanto contenuto nel documento programmatico “Innovare le politiche sociali: quale welfare per il Trentino del 2000” approvato dalla Giunta Provinciale nella seduta del 5 marzo 2004, in particolare laddove si stabilisce come priorità il “Favorire un ruolo attivo del cittadino e della comunità nella programmazione e valutazione dei servizi e aumentare il grado di trasparenza, responsabilità e rendicontazione sociale del sistema degli interventi”. − in particolare si è convenuto di avviare un progetto per l’adozione da parte del Comune di Rovereto, con certificazione da parte di ente terzo, dello standard etico-sociale AccountAbility 1000 (AA1000), da applicare inizialmente, tenuto conto dell’attuale quadro normativo, alla relazione consuntiva e propositiva 2004-2005 in materia di funzioni socioassistenziali delegate, da approvare e inviare alla Provincia entro il 31 marzo 2005, come prescritto dall’art. 12 della L.P. 14/91, sulla linea di quanto fatto dalla Provincia Autonoma 108 − − − − − − di Trento, la quale, anticipando qualsiasi altra esperienza italiana in questo ambito, ha applicato il 7 luglio 2004 tale standard al piano pluriennale in materia di edilizia abitativa; lo standard AA1000 è stato sviluppato dall’ISEA (Institute of Social and Ethical Accountability) a partire dal 1999. Esso si concretizza in uno standard di processo e in alcuni principi ispiratori di responsabilità sociale finalizzati a migliorare la qualità nelle attività di pianificazione, verifica e reporting, e misurare la performance di un’organizzazione in termini di impatto etico e di responsabilità sociale. L’assunzione di atteggiamenti coerenti in termini di responsabilità sociale significa il rispetto di codici di condotta, la definizione di una scala di valori cui ispirarsi e attenersi, l’individuazione di forme di verifica interna ed esterna, il dialogo continuo con tutti i portatori di interesse (stakeholders); su queste tematiche l’Unione Europea nel 2001 ha pubblicato il Libro Verde “Promuovere un quadro europeo per la responsabilità sociale delle imprese”, nel quale si stabilisce che “la responsabilità sociale delle imprese significa essenzialmente che esse decidono di propria iniziativa di contribuire a migliorare la società e rendere l’ambiente più sostenibile (…). Un numero sempre maggiore di imprese riconosce l’importanza che riveste il concetto di responsabilità e la considera come una delle componenti della propria identità. Tale responsabilità si esprime nei confronti dei dipendenti e, più in generale, di tutte le parti interessate all’attività dell’impresa che possono a loro volta influire sulla sua riuscita”; la relazione consuntiva e propositiva è lo strumento attraverso il quale il Comune di Rovereto, quale ente gestore delle funzioni socio-assistenziali delegate ai sensi della L.P. 14/91, prospetta e analizza le situazioni di bisogno, evidenzia i principali fattori di rischio relativi al disadattamento e alla marginalità sociale, fornisce una valutazione dello stato dei servizi e degli interventi ed individua le nuove proposte di intervento con le relative priorità; le fasi di costruzione di tale relazione risponderanno quindi ai requisiti dello standard AA1000 il quale, attraverso il dialogo e il coinvolgimento dei portatori di interesse, mira a creare una maggiore consapevolezza delle problematiche sociali e dei processi in atto, nonché una gestione coordinata e integrata degli interventi. Il percorso diviene trasparente anche all’esterno e i processi di assunzione delle decisioni incontreranno il consenso degli stakeholders individuati poiché gli obiettivi e la scala valoriale vengono precedentemente condivisi; la Provincia Autonoma di Trento, quale partner in questo progetto pilota, ha fornito al Comune risorse aggiuntive in termini di consulenza esterna (la stessa che ha concorso all’applicazione dello standard al Piano pluriennale in materia di edilizia abitativa) e di personale da impiegare nello specifico progetto; la Giunta Provinciale di Trento con deliberazione 26 novembre 2004, n. 2745 ha riconosciuto la notevole importanza che riveste l’applicazione dello standard AA1000 al settore delle politiche sociali, in particolare per un triplice ordine di motivazioni: “1. poiché rappresenta un modello di pianificazione che definisce gli stanziamenti e ne misura i risultati alla luce di un equilibrato sistema di costruzione del nuovo welfare provinciale in armonia con i contenuti dell’atto di indirizzo sulla riforma del welfare già adottato dalla Giunta Provinciale con specifico provvedimento; 2. in quanto elabora un processo innovativo all’interno della pubblica Amministrazione volto a creare e diffondere negli operatori e nella comunità una nuova cultura eticosociale, e potenzialmente a sostenere e diffondere filiere sulla responsabilità sociale; 3. perché si rivela uno strumento strategico che contiene obiettivi e azioni che possono influenzare direttamente e indirettamente il sistema locale, fungendo da volano per lo sviluppo, e accrescendo l’attrattività e la competitività del territorio”; − con la medesima deliberazione la Giunta Provinciale ha costituito una Commissione incaricata dell’applicazione dello standard AA1000 per la predisposizione, da parte del 109 Comune di Rovereto, della relazione consuntiva e propositiva 2004-2005, prevista dall’art. 12 della L.P. 14/91, composta dai seguenti membri: - per la Provincia Autonoma di Trento: dott. Luciano Malfer, con funzioni di coordinamento, dott. Paolo Weber e dott.ssa Cinzia Boniatti; - per il Comune di Rovereto: dott. Aurelio Cunial, dott.ssa Paola Giudici e ass. soc. Mara Piccolroaz; Ritenuto: − di condividere pienamente le motivazioni illustrate in premessa che rendono importante l’adozione dello standard AA1000 nell’attività di pianificazione sociale comunale, e in particolare la sua prima applicazione alla costruzione della relazione consuntiva e propositiva 2004-2005 prevista dalla L.P. 14/91; − di considerare di particolare interesse l’intesa al riguardo con la Provincia Autonoma di Trento, in quanto consente di avere uno stretto collegamento con la medesima in questa fase di rinnovamento del welfare provinciale, di anticipare la realizzazione di alcune linee di tale rinnovamento e di adeguare i propri processi e professionalità al nuovo scenario caratterizzato da maggiore autonomia e responsabilità dell’ente locale e dalla non espansione delle risorse finanziarie disponibili per le politiche sociali; − di sottoporre il processo per l’applicazione dello standard AA1000 alla verifica di soggetto terzo accreditato; Dato atto che quanto previsto dal presente provvedimento ha copertura finanziaria nell’ambito degli stanziamenti previsti dal Bilancio di previsione 2004-2006 e dal Piano Esecutivo di Gestione dell’esercizio in corso; Visti i seguenti pareri di regolarità tecnico-amministrativa e di regolarità contabile sulla proposta della presente deliberazione - ai sensi dell’art. 56 della L.R. n. 1/1993, come sostituito dal comma 6 dell’art. 16 della L.R. n. 10/1998 - resi in forma scritta e acquisiti agli atti: − parere favorevole di regolarità tecnico-amministrativa del Dirigente del Servizio Attività Sociali Aurelio Cunial; − parere favorevole di regolarità contabile del Dirigente del Servizio Bilancio e Programmazione Ivana Menapace; Ad unanimità delibera 1. di attuare la pianificazione delle politiche sociali, con particolare riguardo alle funzioni socio-assistenziali delegate ai sensi della L.P. 14/91, secondo i principi e i processi della responsabilità sociale illustrati in premessa; 2. di applicare lo standard etico-sociale denominato AccountAbility 1000 (AA1000) alla relazione consuntiva e propositiva, riferita agli anni 2004-2005, prevista dall’art. 12, comma 4 della L.P. 14/91; 3. di dare atto che il processo, di cui al precedente punto 2, è realizzato in collaborazione con la Provincia Autonoma di Trento, che allo scopo, con deliberazione della Giunta Provinciale 26 novembre 2004, n. 2745 del ha costituito apposita Commissione, così composta: 110 - per la Provincia Autonoma di Trento: dott. Luciano Malfer, con funzioni di coordinamento, dott. Paolo Weber e dott.ssa Cinzia Boniatti; per il Comune di Rovereto: dott. Aurelio Cunial, dott.ssa Paola Giudici e ass. soc. Mara Piccolroaz; 4. di sottoporre il processo per l’applicazione dello standard AA1000 alla verifica di soggetto terzo accreditato; 5. di dare atto che quanto previsto dal presente provvedimento ha copertura finanziaria nell’ambito degli stanziamenti previsti dal bilancio di previsione 2004-2006 e dal Piano Esecutivo di Gestione dell’esercizio in corso 111 ALLEGATO 2 SCHEMA ESEMPLIFICATIVO DELLE RELAZIONI TRA IL LIVELLO TECNICO E POLITICO I RUOLI NEL PROCESSO GOVERNO POLITICO DEL PROCESSO ASSESSORE RESPONSABILE DEL SERVIZIO GOVERNO OPERATIVO DEL PROCESSO GIUNTA / CONSIGLIO GRUPPO DI LAVORO AA 1000 Referente del processo 112 ALLEGATO 3 DETERMINAZIONE PER LA COSTITUZIONE DEL GRUPPO DI LAVORO DEL COMPRENSORIO DELLA VALLE DI NON OGGETTO:Progetto di adeguamento standard AA 1000 (Account Ability 1000): individuazione del “gruppo di lavoro”. 1.2.1 IL RESPONSABILE DEL SERVIZIO SOCIO-ASSISTENZIALE Richiamata la L.P. n. 14 del 12.07.1991, n. 14 recante norme in materia di “Ordinamento dei Servizi Socio-Assistenziali in Provincia di Trento” e le corrispondenti norme di attuazione, che hanno delegato una serie di competenze agli Enti gestori nell’ambito dei servizi socio-assistenziali locali. Richiamata la deliberazione della Giunta comprensoriale n. 37 di data 10.05.2006 con cui è stato approvato, per le motivazioni ivi espresse, il progetto di massima finalizzato all’applicazione dello standard AA 1000 (Account Ability 1000), predisposto dalla società di consulenza A.D.D. s.r.l. di Bologna. Considerato che con la medesima deliberazione si demandava a provvedimento della Responsabile del Servizio Socio-assistenziale l’affido dell’incarico alla società di consulenza A.D.D. s.r.l. di Bologna e l’assunzione del corrispondente impegno di spesa. Richiamate le precedenti esperienze già maturate in merito dalla PAT relativamente agli interventi di edilizia abitativa e, più recentemente, il progetto pilota avviato presso il Comune di Rovereto diretto all’applicazione dello standard AA 1000. Valutata l’importanza di attivarsi per l’adozione di uno standard di responsabilità sociale che ci permetta di avere uno strumento che contribuisca efficacemente alla conoscenza delle esigenze della nostra collettività, permettendoci di misurare, a consuntivo, le reali ricadute sociali del nostro operato. 113 Vista, altresì, la precedente determinazione n. 582/A di data 15.05.2006 con cui è stato affidato, col sistema della trattativa diretta, alla ditta A.D.D. s.r.l. di Bologna la realizzazione del progetto in esame, secondo lo schema di convenzione allegato quale parte integrante e sostanziale al medesimo provvedimento. Considerato che il progetto di adeguamento standard AA 1000 prevede la costituzione del gruppo di lavoro, comprendente lo staff di A.D.D. s.r.l., il responsabile del Servizio socio-assistenziale ed i referenti delle diverse aree funzionali. Ritenuto, in base alle corrispondenti competenze e formazioni professionali, di individuare le seguenti persone come facenti parte del “gruppo di lavoro”: – Dalledonne Andrea, legale rappresentante della società A.D.D. s.r.l. di Bologna, con funzione di supervisione e coordinamento; – Battaglioni Michele, consulente specialistico della società A.D.D. s.r.l.; – Rampin Nadia, responsabile del servizio socio-assistenziale del Comprensorio della Valle di Non; – De Luca Marilisa, funzionario incaricato dalla Provincia Autonoma di Trento, Servizio per le politiche sociali; – Dolzan Gabriella, coordinatore del servizio socio-assistenziale del Comprensorio della Valle di Non; – Paoli Michela, funzionario amministrativo del servizio socio-assistenziale del Comprensorio della Valle di Non; – Zanoni Irenella, funzionario amministrativo del servizio socio assistenziale del Comprensorio della Valle di Non; – Giuliani Flavia, assessore alle politiche sociali del Comprensorio della Valle di Non, in qualità di supervisore generale al progetto. Integrato il P.E.G. in data 13.04.2006 con deliberazione della giunta comprensoriale n. 35, prevedendo, nell’ambito degli obiettivi gestionali nel settore dell’organizzazione e funzionamento generale del servizio socio-assistenziale, il processo di certificazione AA 1000-“ACCOUNT ABILITY” con la relativa previsione di spesa. Accertata la propria competenza alla adozione della presente determinazione in ottemperanza a quanto disposto dal piano esecutivo di gestione, approvato con deliberazione della Giunta Comprensoriale n. 136 di data 29.12.2005, in base al quale sono state individuate le funzioni di carattere gestionale devolute alla competenza dei Responsabili dei Servizi. Visto il T.U. delle leggi regionali sull’Ordinamento dei Comuni nella Regione Autonoma Trentino Alto Adige, approvato con D.P.Reg. 01.02.2005 n.3/L. Visto il T.U. delle leggi regionali sull’ordinamento del personale nei comuni della Regione Autonoma Trentino Alto Adige approvato con D.P.Reg. 01.02.2005 n. 2/L, e in particolare l’art. 36. Visto l’art. 12 del D.P.G.R. 28.05.1999 n.4/L e l’art. 33 del D.P.G.R. 27.10.1999 N.8/L, 1.2.2 D E T E R M I N A 114 1. di costituire, per quanto espresso in premessa, il seguente “gruppo di lavoro”, finalizzato alla realizzazione del progetto AA 1000: – Dalledonne Andrea, legale rappresentante della società A.D.D. s.r.l. di Bologna, con funzione di supervisione e coordinamento; – Battaglioni Michele, consulente specialistico della società A.D.D. s.r.l.; – Rampin Nadia, responsabile del servizio socio-assistenziale del Comprensorio della Valle di Non; – De Luca Marilisa, funzionario incaricato dalla Provincia Autonoma di Trento, Servizio per le politiche sociali; – Dolzan Gabriella, coordinatore del servizio socio-assistenziale del Comprensorio della Valle di Non; – Paoli Michela, funzionario amministrativo del servizio socio-assistenziale del Comprensorio della Valle di Non; – Zanoni Irenella, funzionario amministrativo del servizio socio assistenziale del Comprensorio della Valle di Non; – Giuliani Flavia, assessore alle politiche sociali del Comprensorio della Valle di Non, in qualità di supervisore generale al progetto. 2. di comunicare l’adozione del presente provvedimento alla ditta A.D.D. s.r.l. di Bologna e a tutti i componenti il “gruppo di lavoro”; 3. di dare atto che la presente determinazione diverrà esecutiva con l’apposizione del visto di regolarità contabile da parte del responsabile del servizio finanziario; 4. di pubblicare per estratto copia della presente determinazione all’Albo Comprensoriale; 5. di dare atto che avverso la presente determinazione sono ammessi i seguenti mezzi di impugnativa: a) ricorso giurisdizionale al T.R.G.A. di Trento nel termine di 60 giorni ai sensi dell’articolo 2 della Legge 06.12.1971 n. 1034. b) ricorso straordinario al Presidente della Repubblica nel termine di 120 giorni, ai sensi dell’articolo 8 del D.P.R. 24.11.1971 n. 1199; LA RESPONSABILE DEL SERVIZIO - Rampin dott.ssa Nadia - 115 ALLEGATO 4 COMPETENZE UTILI A PRESIDIARE E GOVERNARE IL PROCESSO DI PIANIFICAZIONE PARTECIPATA SAPERE Conoscenza dell’assetto istituzionale locale ed istituzionale della legislazione di settore della realtà territoriale: sociale e geografica in cui si attuerà il processo dell’organizzazione e delle persone (competenze e attitudini) che vi operano della storia dell’Ente dei servizi offerti e del settore di attività sviluppato nel processo di pianificazione Conoscenza del processo di pianificazione con le fasi e le attività. . Conoscenza di nozioni statistiche Conoscenza degli standard di rendicontazione sociale SAPER FARE Saper utilizzare programmi informatici di base (Office). Saper trattare, elaborare, analizzare e rappresentare dati Saper utilizzare alcune tecniche di project management Saper applicare le tecniche di progettazione e sviluppo di progetti Essere in grado di gestione tavoli\gruppi di lavoro Essere in grado di ricercare e organizzare le informazioni SAPER ESSERE Capacità di analisi e sintesi, Saper relazionarsi Capacità organizzativa Diplomazia, pazienza, Capacità di negoziazione Capacità di individuare i problemi e di prendere decisioni 116 ALLEGATO 5 DELIBERA DELLA GIUNTA PROVINCIALE N. 996 DEL 13 MAGGIO 2005 O G G E T T O: Applicazione dello standard AA1000 per la predisposizione della relazione consuntiva e propositiva anno 2004-2005, prevista dall'articolo 12 della L.P. 14/91. Approvazione del "Modello valoriale" delle politiche di welfare. Il giorno 13 Maggio 2005 ad ore 09:35 nella sala delle Sedute in seguito a convocazione disposta con avviso agli assessori, si è riunita LA GIUNTA PROVINCIALE sotto la presidenza del Presenti: VICE PRESIDENTE MARGHERITA COGO ASSESSORI REMO ANDREOLLI MARCO BENEDETTI OLIVA BERASI OTTORINO BRESSANINI MARTA DALMASO FRANCO PANIZZA TIZIANO SALVATERRA GIANLUCA SALVATORI Assenti: LORENZO DELLAI MAURO GILMOZZI SILVANO GRISENTI TIZIANO MELLARINI Assiste: IL DIRIGENTE MARCO MORESCHINI Il Presidente, constatato il numero legale degli intervenuti, dichiara aperta la seduta 117 Il Relatore comunica: lo standard AA1000, sviluppato dall’ISEA (Institute of Social and Ethical Accountability) a partire dal 1999, si concretizza in uno standard di processo e in alcuni principi ispiratori di responsabilità sociale finalizzati a migliorare la qualità nelle attività di pianificazione, verifica, reporting, e misurare la performance in termini di impatto etico e di responsabilità sociale ottenuti in questo campo dalla Provincia. Al riguardo si evidenzia come l’assunzione di atteggiamenti coerenti in termini di responsabilità sociale significa il rispetto di codici di condotta, la definizione di una scala di valori cui ispirarsi e attenersi, l’individuazione di forme di verifica interna ed esterna, il dialogo continuo con tutti i portatori di interessi (stakeholders). In considerazione degli effetti positivi in termini di partecipazione e di coinvolgimento degli stessi, la Provincia Autonoma di Trento ritiene opportuno applicare la metodologia definita dallo standard AA1000 al settore delle politiche sociali, ed in particolare per la predisposizione da parte del Comune di Rovereto della relazione consuntiva e propositiva 2004-2005 prevista dall’articolo 12 della legge provinciale n. 14/1991. La citata Relazione è lo strumento attraverso il quale gli enti gestori delle attività previste dalla legge provinciale n. 14/1991, prospettano ed analizzano le situazione di bisogno, evidenziano i principali fattori di rischio relativi al disadattamento e alla marginalità sociale, forniscono una valutazione dello stato dei servizi e degli interventi ed individuano le nuove proposte di intervento con le relative priorità. Con deliberazione del 26 novembre 2004 n. 2745 la Giunta provinciale ha costituito un’apposita Commissione con il compito di coordinare le fasi di applicazione, in via sperimentale, dello standard AA1000 sulla relazione consuntiva e propositiva anno 2004-2005 da parte del Comune di Rovereto. Il ruolo della Provincia nell’applicazione dello standard AA1000 al settore delle politiche sociali comporta la redazione di un modello valoriale che è stato elaborato dall’Assessorato per le politiche sociali e che rappresenta il punto di partenza del processo al quale devono poi raccordarsi e attenersi le politiche e le azioni che il Comune di Rovereto intende realizzare sul proprio territorio. Tutto ciò premesso, LA GIUNTA PROVINCIALE - udita la relazione; - considerata la positiva esperienza condotta sul piano pluriennale in materia di edilizia abitativa che ha conseguito la certificazione AA1000; - considerato che l’applicazione dello standard AA1000 al settore delle politiche sociali riveste una notevole importanza in quanto elabora un processo innovativo all’interno della pubblica amministrazione volto a creare e diffondere negli operatori e nella comunità una 118 nuova cultura etico-sociale, e potenzialmente a sostenere e diffondere delle filiere sulla responsabilità sociale; - vista la Legge provinciale 12 luglio 1991, n. 14; - vista la deliberazione della Giunta provinciale n. 2745 di data 26 novembre 2004; - a voti unanimi, espressi nella forma di legge: DELIBERA 1) di prendere atto che l’applicazione dello standard AA1000 al settore delle politiche sociali riveste un’importanza strategica in quanto elabora un processo innovativo all’interno della pubblica amministrazione volto a creare e diffondere negli operatori pubblici, negli operatori del privato-sociale e nell’intera comunità una nuova cultura etico-sociale che può sostenere in Trentino la promozione e diffusione di processi inclusivi e di “filiere etiche” sulla responsabilità e rendicontazione sociale; 2) di approvare, coerentemente con quanto stabilito nel precedente punto 1), il “Modello valoriale per le politiche di welfare” di cui all’allegato alla presente deliberazione che forma parte integrante e sostanziale del presente provvedimento; 3) di prender atto che l’adozione del presente provvedimento non comporta oneri aggiuntivi al bilancio provinciale. Modello valoriale per le politiche sociali 1 LA CENTRALITÀ DELLA PERSONA E DELLA COMUNITÀ RESPONSABILE E SOLIDALE E’ oggi possibile affermare che i bisogni delle persone non possono essere mai interamente soddisfatti dal solo sistema dei servizi istituzionali se esso non riesce a compenetrarsi con le relazioni sociali elementari, con le identità e le particolarità delle singole persone e dei territori in cui esse abitano e vivono. Ciò impone di definire nuove modalità di funzionamento e di organizzazione dei servizi e più in generale delle politiche pubbliche che devono essere pensate e strutturate in modo da risultare sinergiche e complementari all’insieme di relazioni familiari, di vicinato e comunitarie. Importante a questo riguardo risulta l’ambito di intervento, che deve essere definito puntualmente valorizzando l’ambiente e il progetto di vita delle persone perseguendo una strategia che salvaguardi l’equilibrio e la coesione sociale. 119 2 IL DIRITTO ALL’AIUTO E AL SOSTEGNO PROMOZIONALE DELLE PERSONE CHE SI TROVANO IN STATO DI BISOGNO Le politiche sociali sono volte a garantire a tutte le persone condizioni dignitose di vita e a contenere il sistema delle disuguaglianze. Gli interventi di aiuto e sostegno rifiutano l’affermazione dell’assistenzialismo e promuovono la cittadinanza attiva della persona e devono dunque tendere al superamento delle situazioni di bisogno stimolando e valorizzando le risorse personali per facilitare l’uscita da una condizione di dipendenza e favorire così l’emancipazione e l’autonomia delle persone. 3 LA VALORIZZAZIONE DEL RUOLO ATTIVO DELLA COMUNITÀ LOCALE Si deve porre specifica attenzione a mantenere, stimolare e rafforzare il senso di solidarietà che caratterizza la comunità provinciale che si esprime nella partecipazione diretta, anche a titolo di volontariato, alla costruzione del sistema dei servizi sociali. La valorizzazione degli ambiti territoriali consente di responsabilizzare le comunità locali e di integrare le politiche sociali facilitando l’attivazione di azioni sinergiche tra attori diversi con responsabilità istituzionali o sociali per l’erogazione di servizi sociali. In quest’ambito occorre costruire un rapporto positivo con il sistema delle autonomie locali (politiche sociali comunitarie). 4 L’EQUITÀ NELL’ACCESSO ALLE PRESTAZIONI SOCIOASSISTENZIALI Vanno poste in essere misure in grado di rendere esigibili le prestazioni socio-assistenziali secondo principi di pari opportunità e non discriminazione, aumentando le possibilità di scelta su tutto il territorio per le persone nelle diverse fasi del corso della vita e assicurando, comunque, priorità di risposta ai soggetti deboli. 5 LA VALORIZZAZIONE E IL SOSTEGNO DELLA FAMIGLIA, DEI FIGLI E DELLE RETI SOCIALI Occorre definire nuove modalità di funzionamento e di organizzazione dei servizi che devono essere pensati e strutturati in modo da risultare sinergici e complementari all’insieme di relazioni familiari, di vicinato e comunitarie. Prioritario è l’impegno a considerare la famiglia, nel suo formarsi e nelle diverse articolazioni, nelle sue potenzialità e nelle sue esigenze, nella capacità di costruire reti di solidarietà come soggetto che concorre al benessere e alla tutela dei soggetti più deboli garantendo loro supporti adeguati. Il supporto alla famiglia deve concretizzarsi non solo in trasferimenti economici, ma anche e soprattutto in servizi di sostegno e respiro. Particolare attenzione va posta in Trentino all’attività di promozione della famiglia coinvolgendo trasversalmente tutti gli attori pubblici e privati, profit e non profit. 120 6 7 8 9 LA QUALITÀ DEI SERVIZI E IL CAPITALE SOCIALE E’ necessario definire un modello di qualità che valorizzi la prospettiva della presa in carico della persona e del lavoro di rete con la comunità. Vanno individuate le modalità di selezione dei soggetti erogatori di servizi che tengano conto della qualità e dei costi degli interventi e offrano garanzie di rappresentatività degli interessi della comunità, che dispongano di basi associative e di sistemi di rendicontazione sociale in grado di massimizzare il lavoro di rete, che sappiano attrarre risorse sia umane che finanziarie e che favoriscano le persone svantaggiate. Come prerequisito necessario per ottemperare a tali esigenze è opportuno qualificare l’istituto dell’accreditamento, inteso come insieme di requisiti qualitativi che contraddistinguono chi produce ed eroga specifiche tipologie di servizi. Occorre inoltre attuare processi che consentano di definire e valutare il capitale sociale generato e l’impatto sociale prodotto sul territorio dalle attività sociali. LA TRASPARENZA, L’INFORMAZIONE E LA PARTECIPAZIONE La costruzione delle nuove politiche sociali secondo i principi della responsabilità sociale mira a coinvolgere tutti i portatori di interesse rendendo la comunità protagonista e artefice dello sviluppo e della crescita del proprio sistema. Nell’ambito dei servizi risulta dunque prioritaria la dimensione della trasparenza e dell’informazione, con particolare riferimento alle indicazioni sui servizi erogati, sulle possibilità di scelta e sulle condizioni di accesso agli stessi. Va inoltre osservato il dovere di comunicazione interna ed esterna da parte di tutti i soggetti coinvolti attivamente nel sistema integrato di erogazione dei servizi socio-assistenziali. Si intendono attivare percorsi innovativi di pianificazione inclusiva che enfatizzano il coinvolgimento dei portatori di interesse che consentono di creare e diffondere una nuova cultura eticosociale che può sostenere in Trentino la promozione e diffusione di “filiere etiche” sulla responsabilità sociale. LA SUSSIDIARIETÀ VERTICALE E ORIZZONTALE E’ necessario aumentare i livelli di integrazione delle diverse politiche pubbliche, sviluppando reti coordinate di servizi con maggiore integrazione di obiettivi attraverso un uso sistematico di strumenti convenzionali anche di tipo innovativo, sia tra i diversi livelli istituzionali, sia tra enti pubblici e privato sociale. LA SOSTENIBILITÀ E LA COMPARTECIPAZIONE Le politiche sociali devono essere sostenibili. Le risorse economiche disponibili infatti non sono illimitate e la richiesta di servizi tende ad aumentare. E’ quindi necessario individuare metodologie di intervento che si basino su criteri di efficienza ed efficacia nel rispetto della centralità della persona, considerando che quanto impiegato nelle politiche sociali rappresenta un investimento per lo sviluppo economico e sociale futuro. La compartecipazione alla spesa da parte dei cittadini e 121 degli enti locali rappresenta una forma di responsabilizzazione della comunità che può dare risposte e garanzia di certezza nel futuro sui livelli delle prestazioni socio-assistenziali oggi erogate e sulla sostenibilità delle politiche sociali. 10 POLITICHE SOCIALI COME “MOTORE” DEL SISTEMA ECONOMICO LOCALE Le politiche sociali non sono politiche improduttive ma sono “investimenti sociali” strategici che sostengono lo sviluppo del sistema economico locale. Occorre stabilire un nuovo rapporto tra politiche sociali ed operatori profit per poter comprendere e valutare in generale l’impatto generato dalle politiche sociali e le modalità con cui questi interventi consentono agli operatori economici di perseguire la propria mission. L’innovazione nelle politiche sociali consente di sostenere e specializzare settori produttivi locali di grande rilevanza e di sostenere il mercato del lavoro. 122 ALLEGATO 6 LA PIRAMIDE DELLA MISSION SOCIALE AZIONI AZIONI Comune POLITICHE POLITICHE PRIORITA’ PRIORITA’ Provincia VALORI Possiamo definire la mission come la ragion d’essere e il voler essere di una organizzazione; ragione e volontà che affondano le loro radici in un insieme di valori che orientano, in un determinato contesto, la scelta delle priorità, la definizione delle politiche e l’individuazione delle azioni concrete. I valori sono le cose che contano e che ispirano l’azione, le priorità indicano la direttrici prescelte per realizzare i valori in un determinato contesto, le politiche sono gli obiettivi sui quali indirizzare le azioni e queste ultime sono i fatti concreti sui quali si verifica la coerenza complessiva della mission (sintesi di valori, priorità, politiche e azioni). Possiamo rappresentare la mission come una piramide rovesciata ben piantata a terra con il vertice dei valori, sui quali crescono e si espandono in successione le priorità, le politiche e le azioni. La mission sociale del Comune, e in particolare del Servizio Attività sociali, esplicandosi prevalentemente nell’esercizio delle funzioni socio-assistenziali delegate ai sensi della L.P. 14/91, fa riferimento a valori e priorità definite dalla Provincia. Sulla base di tali valori e priorità il Comune definisce le politiche e le azioni ritenute adeguate ai bisogni del proprio territorio. fonte: Relazione consuntiva e propositiva 2004 del comune di Rovereto 123 ALLEGATO N. 7 ESEMPI E RIFLESSIONI SULLA MISSION Esempi di mission statement: Nokia "Mettendo in contatto le persone noi aiutiamo il soddisfacimento di un fondamentale bisogno umano di contatti e relazioni sociali. La Nokia costruisce ponti tra le persone - sia quando sono lontane che faccia-a-faccia - e colma il divario tra le persone e le infomazioni di cui hanno bisogno Walt Disney "Rendere felici le persone" CIA "Noi siamo gli occhi e le orecchie della nazione e, a volte, la sua mano invisibile. Compiamo questa missione: raccogliendo informazioni segrete rilevanti; fornendo analisi rilevanti, tempestive e obiettive; conducendo azioni segrete sotto la direzione del Presidente al fine di prevenire le minacce e raggiungere gli obiettivi politici degli Stati Uniti." FedEx "La FedEx si affida alla nostra Filosofia del Profitto al Servizio delle Persone. Noi otterremo eccellenti rendimenti finanziari fornendo un servizio di trasporto terra-aria globale, competitivo e totalmente affidabile, avente ad oggetto beni e documenti ad alta priorità che necessitano di una consegna rapida e tempestiva” APSS - L’Azienda Provinciale per i Servizi Sanitari (APSS), quale ente strumentale della Provincia Autonoma di Trento, gestisce in modo coordinato i servizi e le attività sanitarie pubbliche per l’intero territorio provinciale, secondo quanto previsto dalla legge, dal Piano Sanitario provinciale e dalle direttive della Giunta Provinciale. Scuola Superiore Sant’Anna - La Scuola Superiore Sant'Anna si pone l'obiettivo di sperimentare percorsi innovativi nella formazione e nella ricerca, per rispondere alle esigenze di modernizzazione e di innovazione provenienti dalla società. Questa missione è perseguita valorizzando le istanze di autonomia e di flessibilità che caratterizzano la Scuola Superiore Sant'Anna e che le derivano dall'essere stata riconosciuta un istituto universitario autonomo a statuto speciale, che opera nel campo delle scienze applicate. ALCUNE RIFLESSIONI SULLA MISSION NEI SERVIZI SOCIALI PUBBLICI La missione che risulta molto evidente nel caso dell’impresa, nell’ente pubblico sembra un dato scontato. Proviamo quindi a dirci quali elementi metteremmo dentro la nostra missione/visione e valori partendo da alcuni interrogativi. Ad esempio: in relazione alla missione immaginiamo che tutti i comprensori ne abbiano una unica e identica o invece una differente per ciascun ente? Quando diciamo missione quali sono gli elementi che ci mettiamo dentro? Chi la definisce la missione: la legge, di dirigenti, i cittadini, i politici? 124 La legge è uno strumento che aiuta a definire la missione, ma insieme con altri. Uno degli elementi che dovrebbe stare nella mission del sociale è il riferimento a destinatari che sono in condizione di bisogno. Quindi il target particolare: chi si trova in condizione di bisogno e che non ha la capacità di risolvere autonomamente la sua condizione. I servizi sociali forniscono una serie di prestazioni che nella mission saranno definite in termini generali. Questi elementi sono simili per tutti i Comprensori. Ci sono anche elementi diversi tra i vari Comprensori, in particolare la modalità con cui un ente può operare: alcuni sono “autoreferenziali”, altri attuano politiche partecipative coinvolgendo i soggetti del territorio (questo significa avere la regia per la crescita di una comunità che deve diventare coesa e consolidarsi). In altri termini ciò che differenzia i vari enti che operano nell’ambito delle politiche sociali sono le modalità attraverso le quali essi perseguono lo scopo indicato dalla legge . In conclusione nella mission c’è una parte uguale per tutti i comprensori e un’altra che fa riferimento alle specificità dei singoli comprensori. C’è uno scopo comune tra tutti i Comprensori, ma la cultura può influenzarlo Ad es. la responsabilità sociale, il confronto e il collegamento stabile e permanente con il territorio ri-orienta la mission. 125 ALLEGATO N. 8 IL RUOLO DI EROGATORE E DI REGOLATORE DEL SERVIZIO POLITICHE SOCIALI DELLA PAT fonte: Bilancio sociale del Servizio per le politiche sociali 2006 pag. 29, 30 126 127 128 ALLEGATO N. 9 L’ORGANIGRAMMA ORGANIGRAMMA DEL SERVIZIO POLITICHE SOCIALI E ABITATIVE 129 ORGANIGRAMMA DEL SERVIZIO ATTIVITÀ SOCIALI DEL COMUNE DI ROVERETO ANNO 2005 Dirigente Segreteria n.2 (n. 1,5) Ufficio Servizi Socio-Assistenziali n.34 (n.30,2) Servizi Ausiliari n.4 (n. 3) Ufficio Promozione Sociale n. 6 (n.5) Ufficio Edilizia Abitativa n.8 (n.6,5) numero persone assegnate e fra eventuale parentesi il numero delle persone rapportate a tempo pieno anno 2005 130 ORGANIGRAMMA DEL COMPRENSORIO DELLE GIUDICARIE AMBITO 4 nr. 2 assistenti sociali 23 operatori socioassistenziali 131 ALLEGATO N. 10 Provincia Autonoma di Trento Servizio Politiche sociali e abitative Enti Gestori Comuni di Trento e Rovereto AREE DI UTENZA Criteri e procedure per la compilazione della Cartella sociale 132 Gennaio 2009 QUESTO DOCUMENTO, NATO PER LA CARTELLA SOCIALE, PUO’ ESSERE UTILE AL GRUPPO DI LAVORO NELL’IDENTIFICARE LE CONDIZIONI CHE SI VOGLIONO APPROFONDIRE NEL PROCESSO. A cura di: Giovanna Agostini, Servizio Politiche sociali e abitative, Provincia Autonoma di Trento Stefania Bonazzi, Servizio Politiche sociali e abitative, Provincia Autonoma di Trento Marilisa De Luca, Servizio Politiche sociali e abitative, Provincia Autonoma di Trento Arianna Demozzi, Servizio Statistica, Provincia Autonoma di Trento Daniela Facinelli, Servizio attività sociali, Comune di Trento Ermanno Ferrari, Servizio Statistica, Provincia Autonoma di Trento Rita Gelmini, Servizio Politiche sociali e abitative, Provincia Autonoma di Trento Marco Mozelt, Servizio attività sociali, Comune di Rovereto 133 INDICE pag. Premessa 3 Procedure operative 3 Classificazione delle Aree di utenza 5 Minori 5 Adulti 5 Anziani 5 Stranieri 5 Sinti/Rom 5 Disabili 6 Utenti con disagio mentale 6 Tossicodipendenti 6 Alcolisti 6 Senza dimora 7 Ex detenuti 7 Vittime della tratta 7 Minori stranieri non accompagnati 7 Richiedenti asilo politico 8 Indigenti 8 Familiari di minori 8 Altra area 8 134 PREMESSA La registrazione dell’area di utenza nella Cartella sociale ha un duplice scopo: da una parte è finalizzata a raccogliere in modo ordinato e sintetico informazioni relative alla tipologia degli utenti che accedono ai servizi sociali; dall’altra è finalizzata a consentire la raccolta di informazioni utilizzabili ai fini dell’analisi statistica ed epidemiologica, per la verifica e la programmazione degli interventi nell’ambito delle politiche sociali. E’ tuttavia importante sottolineare che la classificazione degli utenti in base alle aree sotto elencate è da considerarsi un artificio concettuale e non ci dice nulla in merito ai bisogni che costituiscono la reale motivazione dell’accesso ai servizi sociali. Per questa ragione presentiamo questo sistema come primo passo in attesa di un’integrazione con il nuovo sistema di classificazione dei bisogni, oggi in fase di sperimentazione, che dovrebbe diventare, a nostro avviso, la chiave di lettura prioritaria della domanda sociale in rapporto alle strategie di intervento messe in atto dai servizi. Per chiarire la differenza sostanziale implicita nei concetti di area di utenza e bisogno consideriamo ad esempio un utente straniero che accede ai servizi e presenta una condizione di disabilità, o di disagio psichico: nessuna di queste condizioni costituisce in sé una motivazione per l’accesso, quanto piuttosto una situazione di contesto che può, in determinati casi, indurre specifici bisogni (ad esempio questo utente potrebbe avere un problema alloggiativo, in modo del tutto indipendente o comunque non direttamente collegato alle condizioni di cui sopra). I dati sull’utenza e sugli interventi erogati in relazione all’area di utenza non sono quindi sufficienti per leggere i fenomeni sociali, se non integrati con informazioni relative alle aree di bisogno. La valutazione dei bisogni costituirà dunque un elemento fondamentale sia in fase di registrazione che in fase di analisi dei dati contenuti nella Cartella sociale. PROCEDURE OPERATIVE L’area di utenza è composta da due dimensioni: la fascia di età (minori, adulti, anziani) e la condizione (stranieri, disabili, etc.). Mentre la fascia di età è una caratteristica univoca e imprescindibile, la condizione è un attributo o un insieme di attributi che dipendono dalle situazioni di vita soggettive o oggettive dell’utente. Se ad un utente può essere assegnata una sola fascia di età, la condizione non ha carattere esclusivo, quindi ad uno stesso utente possono essere assegnate più condizioni contemporaneamente. Questo significa che a livello statistico la somma degli utenti per fasce di età, data una popolazione pari a 100, sarà sempre 100, mentre la somma degli utenti per tipo di condizione sarà, molto probabilmente, diversa da 100. In Cartella ogni utente risulterà quindi sempre associato ad una fascia di età, ma non sempre e non necessariamente ad una o più condizioni. La registrazione delle aree di utenza avviene: 1. in relazione all’utente (ad ogni utente possono essere associate più aree di utenza) 2. in relazione agli interventi di volta in volta erogati (ogni intervento è associato ad un’unica area di utenza) 1. Registrazione dell’Area di utenza in relazione all’utente Al momento del primo accesso e per tutta la durata del percorso assistenziale i dati relativi alla fascia di età (minore, adulto, anziano) e alla cittadinanza vengono alimentati, e successivamente aggiornati in automatico, grazie al 135 collegamento diretto con l’anagrafe sanitaria provinciale. I dati relativi alle condizioni, invece, sono inseriti manualmente dall’assistente sociale, sia al momento del primo accesso, sia nel corso degli aggiornamenti successivi. I dati anagrafici e le condizioni, così definiti, fanno parte del contesto socio-anagrafico dell’utente. Come già accennato, ad uno stesso utente possono essere assegnate più aree contemporaneamente; la variabile area di utenza è quindi una variabile a scelta multipla: ad esempio un minore può essere straniero e avere problemi di tossicodipendenza. Al momento della registrazione dati, in questo caso, nella parte anagrafica della Cartella compariranno in automatico le informazioni “minore” e “straniero”, mentre l’assistente sociale registrerà la condizione relativa alla tossicodipendenza. Chiaramente tutti i dati inseriti saranno storicizzati, sarà quindi possibile in ogni momento legare interventi e attività alle condizioni presenti nel contesto di riferimento. La storicizzazione delle aree di utenza, così come di altre variabili personali, comporta l’intervento periodico da parte dell’assistente sociale per l’aggiornamento delle informazioni contenute in Cartella. Questa operazione è facilitata nella Cartella sociale informatizzata da alcune stampe di controllo e da alcuni strumenti disponibili in fase di inserimento degli interventi erogati. 2. Registrazione dell’Area di utenza in relazione agli interventi In relazione agli interventi erogati la variabile area di utenza si presenta come una variabile a scelta unica, che, all’interno della stessa lista di opzioni, aggrega l’età e la condizione. Questo significa che al momento della registrazione dell’intervento l’assistente sociale dovrà selezionare l’area di utenza a cui si riferisce l’intervento stesso, operando una scelta sulla base di un criterio di prevalenza. Tra le opzioni disponibili troverà solo le aree già considerate in fase di registrazione delle informazioni di contesto dell’utente; solo per alcune tipologie di intervento l’area di utenza sarà vincolata in base ai limiti normativi che delimitano a priori la tipologia di utenti che ne possono fruire. E’ chiaro che, nonostante nella maggior parte dei casi il collegamento tra intervento e area di utenza sia già implicito nella tipologia dell’intervento stesso, a volte potrebbe essere molto difficile isolare un’unica area di utenza e qualsiasi scelta potrebbe risultare riduttiva. Una soluzione di questo tipo, specie in presenza di problematiche complesse e difficilmente scorporabili, dovrà dunque essere integrata con il nuovo sistema di rilevazione dei bisogni. 136 CLASSIFICAZIONE AREE DI UTENZA L’elenco delle aree di utenza non è esaustivo in merito alle problematiche presentate dagli utenti che accedono ai servizi sociali, ma solo rappresentativo delle principali aree considerate a livello di monitoraggio, programmazione e verifica degli interventi nell’ambito delle politiche sociali. Nel prospetto riportato sono esplicitati i criteri utilizzati per l’individuazione e la codifica delle diverse aree di utenza. Nella prima colonna sono riportate le definizioni per ciascuna area (denominazione), mentre nella seconda colonna sono riportati i criteri di inclusione/esclusione (criteri). Nell’esposizione dei criteri si è seguita una logica di inclusione/esclusione, al fine di chiarire il più possibile le definizioni e garantire l’affidabilità e l’attendibilità delle informazioni rilevate. Le aree evidenziate in grigio (adulti e indigenti) sono presenti in Cartella, ma non sono selezionabili, in quanto attribuite di default dal sistema sulla base delle informazioni anagrafiche (adulti) e/o sulla base della tipologia di intervento erogato (indigenti). Sono stati definiti alcuni ulteriori principi, in relazione a specifiche aree di utenza: • L’area adulti, pur presente a livello di ciclo di vita, non in relazione all’intervento in quanto non è ritenuta rispetto alle specifiche condizioni sottostanti (disagio senza dimora, etc.); tali condizioni sono state quindi base a criteri identificativi specifici. è selezionabile dall’operatore sufficientemente descrittiva mentale, tossicodipendenza, dettagliate singolarmente in • Sulla base della L 91/92, il Dlgs 286/1998, LP 13/07, Dl 92/08 ed altri riferimenti legislativi a livello provinciale e nazionale si è scelto di definire stranieri gli utenti con cittadinanza extra-europea. In fase di lettura dei dati è comunque possibile ottenere qualsiasi altra forma di aggregazione di stati sulla base della cittadinanza. • L’attribuzione di una condizione di disabilità è vincolata alla presenza di una certificazione di invalidità rilasciata dalle Commissioni pubbliche di accertamento degli stati invalidanti. • L’attribuzione delle condizioni di disagio mentale, tossicodipendenza e alcolismo necessita la presenza di una diagnosi effettuata dai Servizi sanitari competenti. • Non sono incluse tra le aree di utenza dimensioni specifiche di altre aree di disagio (es.: persone maltrattate) in quanto scarsamente oggettivabili; queste aree rientreranno in futuro nelle dimensioni esplorate nell’ambito della rilevazione dei bisogni. • Qualora un determinato intervento non sia riconducibile ad alcuna condizione tra quelle specificate l’operatore registrerà in Cartella la voce altra area; l’intervento sarà comunque registrato in relazione alla fascia di età dell’utente (minori, adulti, anziani). 137 Denominazione Criteri Minori • (Assegnazione automatica in base alla data di nascita) ________________ Sono escluse: Persone di età > 18 anni Adulti • (Assegnazione automatica in base alla data di nascita) In questa area rientrano le persone di età < 18 anni. In questa area rientrano le persone di età compresa tra 18 e 65 anni. ________________ Sono escluse: Persone di età < 18 anni o > 65 anni Anziani • (Assegnazione automatica in base alla data di nascita) ________________ Sono escluse: Persone di età < 65 anni Stranieri • (Assegnazione automatica in base alla cittadinanza) Sinti/Rom In questa area rientrano le persone di età > 65 anni. In questa area rientrano le persone che hanno la cittadinanza di uno stato non appartenente all’Unione europea e gli apolidi. ________________ Sono escluse: Persone con cittadinanza di uno stato membro dell’Unione europea • In questa area rientrano le persone appartenenti a gruppi etnici sinti o rom, comunemente chiamate zingari, zigani o gitani. ________________ Sono escluse: Persone non appartenenti ai gruppi etnici sinti o rom 138 Disabili • (Si registra anche la percentuale e di invalidità corrispondente, ove presente) Ai fini di questa classificazione si definiscono disabili le persone in possesso di certificato di invalidità (invalidi civili, non vedenti o sordomuti, invalidi del lavoro, invalidi di guerra) o accertamento dell’handicap rilasciati dalle Commissioni pubbliche di accertamento degli stati invalidanti e dell’handicap. ________________ Sono esclusi: Persone non in possesso di certificazione di invalidità o accertamento dell’handicap rilasciati dalle Commissioni pubbliche di accertamento degli stati invalidanti e dell’handicap Minori certificati dallo specialista ai sensi della Legge 104/92, ai fini del sostegno scolastico Utenti con disagio • mentale In questa area rientrano le persone adulte con diagnosi psichiatrica e i minori con diagnosi neuropsichiatrica effettuate dai servizi sanitari competenti. ________________ Sono escluse: Persone che presentano situazioni di disagio, ma che non hanno una diagnosi psichiatrica o neuropsichiatrica effettuate dai servizi sanitari competenti Tossicodipendenti • In questa area rientrano le persone con diagnosi di abuso o dipendenza da sostanze stupefacenti effettuata dai servizi sanitari competenti. ________________ Sono escluse: Persone con problemi di abuso di sostanze stupefacenti, ma che non hanno una diagnosi effettuata dai servizi sanitari competenti Alcolisti • In questa area rientrano le persone con diagnosi di abuso o dipendenza da alcol effettuata dai servizi sanitari competenti. ________________ Sono escluse: Persone con problemi di alcolismo, ma che non hanno una diagnosi effettuata dai servizi sanitari competenti Senza dimora • In questa area rientrano le persone adulte o anziane che vivono in assenza di una dimora stabile ed adeguata (persone che vivono all’aperto o in rifugi precari o temporanei). _______________ Sono escluse: Persone che vivono in assenza di alloggio per periodi limitati a causa di eventi contingenti (trasloco, sfratto, etc) Persone di età < 18 anni 139 Ex detenuti • In questa area rientrano le persone che hanno subito uno o più periodi di detenzione. ________________ Sono escluse: Persone sottoposte a procedimenti giudiziari che non hanno subito periodi di detenzione. Vittime della tratta • In questa area rientrano persone non italiane, vittime di reclutamento, rapimento, trasporto, vendita, trasferimento, attraverso minacce o uso della forza, dell’inganno, della coercizione, tenute in uno stato di servitù involontaria, di lavoro forzato o di sottomissione, in una comunità diversa da quella di origine. ________________ Sono escluse: Persone non soggette ad azioni identificabili in base ai criteri sopra riportati Persone con cittadinanza italiana, seppure nella condizione descritta Minori stranieri non accompagnati • In questa area rientrano i minori stranieri soli, non accompagnati da genitori, compresi quelli affidati di fatto a parenti entro il quarto grado (zii, cugini, fratelli…). ________________ Sono esclusi: Minori stranieri non identificabili in base ai criteri sopra riportati Richiedenti asilo politico In questa area rientrano i cittadini stranieri richiedenti asilo, cioè gli stranieri regolarmente soggiornanti in Italia a titolo temporaneo e fino al ricevimento della definizione della procedura di riconoscimento dello status di rifugiato, dopo la quale, diventano “rifugiati” o ottengono permesso di soggiorno per motivi umanitari. ________________ Sono escluse: Persone straniere, non soggette ad azioni identificabili in base ai criteri sopra riportati Indigenti • (Assegnazione automatica in base all’intervento) • In quest’area rientrano automaticamente alcune specifiche tipologie di intervento 140 Familiari di minori • (Voce disponibile solo in relazione agli interventi) In questa area rientrano le persone adulte che fruiscono di uno o più interventi sociali in quanto familiari di minori. In questi casi il soggetto dell’intervento è sempre, indirettamente, il minore, anche se concretamente l’intervento si esplica con i familiari. ________________ Sono escluse: Persone che vivono in nuclei familiari con minori, ma che fruiscono di interventi non espressamente rivolti a loro in quanto familiari di minori Altra area • in questa area sono comprese le persone che non rientrano in alcuna tipologia sopra elencata. 141 Valori La centralità della persona e della comunità responsabile e solidale X X La valorizzazione del ruolo attivo della comunità locale X L’equità nell’accesso alle prestazioni socio-assistenziali X La valorizzazione e il sostegno della famiglia, dei figli e delle reti sociali X X La qualità dei servizi e il capitale sociale X X La trasparenza, l’informazione e la partecipazione X X La sussidiarietà verticale e orizzontale X X La sostenibilità e la compartecipazione X Le politiche sociali come “motore” del sistema economico locale X X X X Il diritto all’aiuto e al sostegno promozionale delle persone che si trovano in stato di bisogno X X X X X X X X X Introdurre meccanismi di sostegno alla spesa sociale in grado di assicurare lo sviluppo progressivo del sistema degli intervento e l’equità sociale Favorire un ruolo attivo del cittadino e della comunità nella programmazione e nella valutazione dei servizi e aumentare il grado di trasparenza, responsabilità e rendicontazione sociale del sistema degli interventi Introdurre meccanismi di promozione della qualità e di garanzia del cittadino Favorire lo sviluppo di un welfare plurale Aumentare l’efficienza e l’efficacia degli interventi promuovendo un ruolo dell’ente centrale maggiormente orientato alla programmazione, al coordinamento e alla valutazione Favorire la responsabilizzazione e il decentramento delle responsabilità in materia di politica sociale Assicurare un livello minimo di garanzia per tutti i cittadini che si trovano in condizione di esclusione sociale, superando la logica della classificazione e della frammentazione degli interventi Sviluppare l’integrazione tra le politiche e i singoli programmi di intervento favorire lo sviluppo di politiche sociali attive in grado non solo di intercettare i problemi manifesti, ma anche di agire sulle condizioni che generano tali criticità Riportare la persona al centro delle politiche sociali e favorire una politica di sostegno e responsabilizzazione della famiglia e della comunità Priorità Individuare e quindi sviluppare un modello di welfare territoriale coerente con le indicazioni della politica europea e nazionale e al contempo capace di dare valore e significato ai punti di forza del sistema Trentino ALLEGATO N. 11 MATRICI COASSIALI La matrice Valori-Priorità X X X X X X X X X X X X 142 Priorità Individuare e quindi sviluppare un modello di welfare territoriale coerente con le indicazioni della politica europea e nazionale e al contempo capace di dare valore e significato ai punti di forza del sistema Trentino Riportare la persona al centro delle politiche sociali e favorire una politica di sostegno e responsabilizzazione della famiglia e della comunità Favorire lo sviluppo di politiche sociali attive in grado non solo di intercettare i problemi manifesti, ma anche di agire sulle condizioni che generano tali criticità Assicurare un livello minimo di garanzia per tutti i cittadini che si trovano in condizione di esclusione sociale, superando la logica della classificazione e della frammentazione degli interventi Favorire lo sviluppo di un welfare plurale x x x x Sviluppare l’integrazione tra le politiche e i singoli programmi di intervento x x x x x x Favorire e promuovere iniziative volte all’emancipazione e integrazione delle persone vittime di tratta a scopo sessuale Promuovere la convivenza e l’integrazione sociale della popolazione zingara, anche attraverso forme di stanzialità rispondenti alle aspettative degli interessati Attivare forme di accoglienza e integrazione degli stranieri immigrati con particolare riguardo alla tutela dei minori stranieri non accompagnati x Informare e dare consulenza alle persone, alle famiglie, a gruppi sociali e istituzioni per favorire la conoscenza e la fruizione dei servizi Favorire e attuare interventi di promozione sociale e del benessere individuale e di prevenzione del disagio personale, in particolare del disagio giovanile in collaborazione con altri servizi Promuovere la solidarietà sociale con la valorizzazione delle iniziative delle persone, dei nuclei familiari, delle forme di auto-aiuto e di reciprocità e della solidarietà organizzata Adottare misure di contrasto alla povertà e di sostegno al reddito e servizi di accompagnamento Valorizzare e sostenere la famiglia rispetto alla maternità e paternità responsabili, alla genitorialità e ai compiti di cura di disabili, anziani, persone in difficoltà, minori in affidamento Sostenere i minori in situazioni di disagio tramite il sostegno al nucleo familiare di origine e l’inserimento presso famiglie e strutture comunitarie di tipo familiare Accogliere in strutture residenziali e semiresidenziali le persone che, in ragione della loro elevata fragilità o limitata autonomia, non siano assistibili a domicilio Politiche per l'utenza Privilegiare le forme di intervento che favoriscono la vita autonoma e la permanenza a domicilio delle persone anziane e disabili Matrice Priorità/Politiche per l’utenza x x x x x x x x x Favorire la responsabilizzazione e il decentramento delle responsabilità in materia di politica sociale Aumentare l’efficienza e l’efficacia degli interventi promuovendo un ruolo dell’ente centrale maggiormente orientato alla programmazione, al coordinamento e alla valutazione x Introdurre meccanismi di promozione della qualità e di garanzia del cittadino Favorire un ruolo attivo del cittadino e della comunità nella programmazione e nella valutazione dei servizi e aumentare il grado di trasparenza, responsabilità e rendicontazione sociale del sistema degli interventi Introdurre meccanismi di sostegno alla spesa sociale in grado di assicurare lo sviluppo progressivo del sistema degli intervento e l’equità sociale 143 l’aggiornamento del personale Promuovere la qualità del lavoro, la formazione e partecipata e la stesura del bilancio sociale in particolare attraverso strumenti di pianificazione Orientare l’organizzazione alla responsabilità sociale, dei servizi sociale e del suo evolversi ai fini dell’adeguamento Attivare strumenti di monitoraggio del bisogno dai diversi operatori istituzionali e non Coordinare le strategie di welfare e le azioni attuate soggetti del terzo settore erogatori di servizi P r io r ità sistema di valutazione, anche con riferimento ai P o litic h e p e r l'o r g a n iz z a z io n e Rivisitare il sistema di reportistica ed elaborare il Matrice Priorità/Politiche per l’organizzazione In d iv id u a r e e q u in d i s v ilu p p a re u n m o d e llo d i w e lfa r e te r r ito r ia le c o e r e n te c o n le in d ic a z io n i d e lla p o litic a e u r o p e a e n a z io n a le e a l c o n te m p o c a p a c e d i d a r e v a lo r e e s ig n ific a to a i p u n ti d i fo r z a d e l s is te m a T r e n tin o R ip o r ta r e la p e r s o n a a l c e n tr o d e lle p o litic h e s o c ia li e fa v o rir e u n a p o litic a d i s o s te g n o e r e s p o n s a b iliz z a z io n e d e lla fa m ig lia e d e lla c o m u n ità F a v o r ir e lo s v ilu p p o d i p o litic h e s o c ia li a ttiv e in g r a d o n o n s o lo d i in te r c e tta r e i p r o b le m i m a n ife s ti, m a a n c h e d i a g ir e s u lle c o n d iz io n i c h e g e n e r a n o ta li c ritic ità S v ilu p p a r e l’in te g ra z io n e tra le p o litic h e e i s in g o li p r o g r a m m i d i in te r v e n to x A s s ic u ra re u n liv e llo m in im o d i g a r a n z ia p e r tu tti i c itta d in i c h e s i tr o v a n o in c o n d iz io n e d i e s c lu s io n e s o c ia le , s u p e ra n d o la lo g ic a d e lla c la s s ific a z io n e e d e lla fr a m m e n ta z io n e d e g li in te rv e n ti F a v o r ir e la r e s p o n s a b iliz z a z io n e e il d e c e n tr a m e n to d e lle r e s p o n s a b ilità in m a te r ia d i p o litic a s o c ia le A u m e n ta r e l’e ffic ie n z a e l’e ffic a c ia d e g li in te r v e n ti p r o m u o v e n d o u n r u o lo d e ll’e n te c e n tr a le m a g g io r m e n te o r ie n ta to a lla p r o g r a m m a z io n e , a l c o o rd in a m e n to e a lla v a lu ta z io n e x F a v o r ir e lo s v ilu p p o d i u n w e lfa re p lu r a le x x In tr o d u r r e m e c c a n is m i d i p r o m o z io n e d e lla q u a lità e d i g a r a n z ia d e l c itta d in o F a v o r ir e u n ru o lo a ttiv o d e l c itta d in o e d e lla c o m u n ità n e lla p r o g r a m m a z io n e e n e lla v a lu ta z io n e d e i s e r v iz i e a u m e n ta r e il g r a d o d i tra s p a r e n z a , r e s p o n s a b ilità e r e n d ic o n ta z io n e s o c ia le d e l s is te m a d e g li in te r v e n ti x x x x x x x x In tr o d u r r e m e c c a n is m i d i s o s te g n o a lla s p e s a s o c ia le in g r a d o d i a s s ic u r a r e lo s v ilu p p o p r o g r e s s iv o d e l s is te m a d e g li in te rv e n to e l’e q u ità s o c ia le fonte: Relazione consuntiva e propositiva 2004 del comune di Rovereto 144 ALLEGATO N. 12 PRIORITÀ DEL DISEGNO DI MODERNIZZAZIONE DELLE POLITICHE SOCIALI PROVINCIALI 1 Individuare e quindi sviluppare un modello di welfare territoriale coerente con le indicazioni della politica europea e nazionale e al contempo capace di dare valore e significato ai punti di forza del sistema trentino 2 Riportare la persona al centro delle politiche sociali e favorire una politica di sostegno e responsabilizzazione della famiglia e della comunità 3 Favorire lo sviluppo di politiche sociali attive in grado non solo di intercettare i problemi manifesti, ma anche di agire sulle condizioni che generano tali criticità 4 Sviluppare l’integrazione tra le politiche e i singoli programmi di intervento 5 Assicurare un livello minimo di garanzie per tutti i cittadini che si trovano in condizione di esclusione sociale, superando la logica della classificazione e frammentazione degli interventi 6 Favorire la responsabilizzazione e il decentramento delle responsabilità in materia di politica sociale 7 Aumentare l’efficienza e l’efficacia degli interventi promuovendo un ruolo dell’ente centrale maggiormente orientato alla programmazione, al coordinamento e alla valutazione 8 Favorire lo sviluppo di un welfare plurale 9 Introdurre meccanismi di promozione della qualità e di garanzia del cittadino Favorire un ruolo attivo del cittadino e della comunità nella programmazione e 10 nella valutazione dei servizi e aumentare il grado di trasparenza, responsabilit e rendicontazione sociale del sistema degli interventi 11 Introdurre meccanismi di sostegno alla spesa sociale in grado di assicurare lo sviluppo progressivo del sistema degli interventi e l’equità sociale fonte: Relazione consuntiva e propositiva 2004 del comune di Rovereto 145 ALLEGATO N. 13 MAPPA DEGLI STAKEHOLDER UTENTI Associazioni di t SERVIZIO ATTIVITA’ SOCIALI Personale del servizio Rappresentanze dirette degli utenti Rappresentanze della società civile Erogatori di servizi Altri Servizi dell’Ente Associazioni / Fondazioni Cooperative sociali Imprese private ISTITUZIONI Erogatori di servizi Pubbliche territoriali Regolatori di servizi 146 ALLEGATO N. 14 MAPPATURA STAKEHOLDER DEL SERVIZIO PER LE POLITICHE SOCIALI DELLA PAT CITTADINI UTENTI E FAMILIARI STUDENTI OSA MINISTERO DELL'INTERNO ENTI MORALI OPERATORI SOCIALI MINISTERO DELLA GIUSTIZIA COMUNI VOLONTARIATO UNIVERSITA' TRIBUNALE IMPRESE FONDAZIONI CENTRI PER L'IMPIEGO COMMISSARIATO DEL GOVERNO SINDACATI IPAB SCUOLE OPERATORI SOCIALI ASSOCIAZIONI AGENZIA DEL LAVORO COOPERATIVE SOCIALI DIPENDENTI ENTI GESTORI ASSESSORATO ALLE POLITICHE SOCIALI E DEL LAVORO GIUNTA PROVINCIALE SERVIZIO PER LE POLITICHE SOCIALI STAKE-HOLDER INTERNI AZIENDA SANITARIA STAKE-HOLDER INTERMEDI QUESTURA STAKE-HOLDER FINALI SERVIZI PAT fonte: Bilancio sociale del Servizio per le politiche sociali 2006 APAG. 56 147 ALLEGATO N 15 PROFILO DELLO STAKEHOLDER TEMATICHE CHIAVE Fonte Il manuale dello Stakeholder Engagement Vol. 2: il manuale per il professionista dello Stakeholder Engagement pag. 66 148 149 ALLEGATO N. 16 SCHEDA PER LA COSTRUZIONE DEL PROFILO DEGLI STAKEHOLDER Sezione 1 – INFORMAZIONI GENERALI STAKEHOLDER (denominazione) PERSONA DI CONTATTO INTERNA E RUOLO SEDE (solo il Comune, non l’indirizzo completo) AREA DI INTERVENTO ATTIVITA’ PRINCIPALE/ I SVOLTA/ E NUMERO DIPENDENTI/ SOCI/ VOLONTARI UTENZA SERVITA NUMERO COMPLESSIVO DI UTENTI ASSISTITI NELL’ANNO… DI CUI ATTUALMENTE SU INVIO DELL’ENTE GESTORE MODALITA’ DI FINANZIAMENTO Comprens.le Comunale Sovracomunale Nazionale Numero Famiglie/Minori Adulti Anziani Disabili 11-20 0-10 Oltre 100 x 11-20x 0-10 Prov.le Non disponibile 20-50 50-100 Non disponibile 20-50 50-100 Oltre 100 Non disponibile In convenzione Diretta dalla PAT Retta Contributo Retta autodeterminata nessuno ENTITA’ DEL FINANZIAMENTO NELL’ANNO… (se esistente) Sezione 2 – DESCRIZIONE DELLA RELAZIONE ESISTENTE TIPOLOGIA DEL RAPPORTO FREQUENZA DEL DIALOGO QUALITA’ DEL DIALOGO (1=assente; 4=costruttiva e collaborativa) OGGETTO DEL DIALOGO MODALITA’ DI COINVOLGIMENTO ATTUALMENTE UTILIZZATA PROBLEMI EVENTUALMENTE SORTI IN PASSATO CON QUESTO PORTATORE DI INTERESSE Subordinato Indipendente Ordinativo Partnership Periodica - Alta Periodica - Bassa Al bisogno Mai 1 2 3 4 150 Sezione 3 – ANALISI DEL COINVOLGIMENTO OBIETTIVI STRATEGICI COSA SPERIAMO DI OTTENERE COINVOLGENDO QUESTO SOGGETTO IN MANIERA PIU’ DIRETTA O IN UNA FORMA DIVERSA RISCHI COSA PUO’ ACCADERE SE LO ESCLUDIAMO DA UN MAGGIORE COINVOLGIMENTO NELLA PRIMA FASE OPPORTUNITA’ QUALI VANTAGGI POSSIAMO OTTENERE PER LO SVOLGIMENTO DELLA NOSTRA ATTIVITA’ 151 ALLEGATO N. 17 MATRICE DEI CRITERI PER LA SELEZIONE DEGLI STAKEHOLDER DA COINVOLGERE CON CRITERI E PESI RESPONSABILITA' VOTO VOTO INFLUENZA VOTO PESATO STAKEHOLDER 1 3 3 VOTO PROSSIMITA’ VOTO PESATO 2 1,6 VOTO DIPENDENZA VOTO PESATO 3 1,5 VOTO RAPPRESENTANZA VOTO PESATO 1 1 TOTALE VOTO PESATO VOTO PESATO 2 0,8 7,9 STAKEHOLDER 2 Ogni stakeholder può essere valutato sulla base dei criteri definiti nella tabella E’ possibile dare un peso diverso ai vari criteri per la costruzione dei criteri ES. DI SCALA DI VOTAZIONE: alto 3 medio 2 basso 1 nullo 0 es. PER CALCOLARE LA PESATURA responsabilità 100% influenza 80% prossimità 50% dipendenza 100% rappresentanza 40% 152 ALLEGATO N. 18 MAPPA DELLE ABILITA’ NECESSARIE PER IL COINVOLGIMENTO DEGLI STAKEHOLDER Fonte Il manuale dello Stakeholder Engagement Vol. 2: il manuale per il professionista dello Stakeholder Engagement pag. 87 - 88 153 154 155 ALLEGATO N. 19 LIVELLI DI COINVOLGIMENTO E OBIETTIVI SPECIFICI PER OGNI STAKEHOLDER Fonte Il manuale dello Stakeholder Engagement Vol. 2: il manuale per il professionista dello Stakeholder Engagement pag. 60 e 61 156 157 158 ALLEGATO N. 20 MATRICE INFLUENZA/DIPENDENZA DELLO STAKEHOLDER Fonte Il manuale dello Stakeholder Engagement Vol. 2: il manuale per il professionista dello Stakeholder Engagement pag. 48 159 ALLEGATO N. 21 DICHIARAZIONE DI INTERESSE ALLA PARTECIPAZIONE AL PROCESSO DI PIANIFICAZIONE PARTECIPATA DA PARTE DEGLI STAKEHOLDER COMPRENSORIO DELLA VALLE DI NON - SERVIZIO POLITICHE SOCIALI E ABITATIVE PROCESSO DI PIANIFICAZIONE PARTECIPATA AREA ANZIANI PATTO DI PARTECIPAZIONE Il/La sottoscritto/a_________________________________________________ che interviene nel presente patto in qualità di Rappresentante legale /Responsabile dell’Ente /Organizzazione /Associazione ____________________________________________________________________ con sede legale in ________________________ Prov. (____) via/P.zza ________________________________________ n. _____________ telefono ________________ Fax _________________ e-mail ____________________________ con il presente patto si impegna a - assicurare una partecipazione attiva, costante e continuativa al processo di pianificazione partecipata dell’area anziani a mettere a disposizione professionalità, esperienza, documentazione, dati provenienti dai propri sistemi informativi e contributi di qualsiasi tipo utili e coerenti al processo di pianificazione partecipata a comunicare l’eventuale volontà di non aderire al processo di pianificazione partecipata, contrassegnando la dicitura “non approvato” a comunicare l’eventuale impossibilità a proseguire il lavoro di pianificazione intrapreso al Servizio Politiche Sociali e Abitative del Comprensorio della Valle di Non 160 il servizio politiche sociali e abitative si impegna a: - assicurare le condizioni per la partecipazione degli enti /organizzazioni /associazioni che hanno aderito al percorso di pianificazione partecipata dell’area anziani assicurare le condizioni che consentono la piena e libera espressione dei valori, delle opinioni, dell’esperienza apportati da ogni singolo rappresentante degli enti/organizzazioni/associazioni che prendono parte al processo a supportare dal punto di vista organizzativo e tecnico l’attività del tavolo di regia e dei successivi tavoli di progettazione a riconoscere l’apporto dei diversi portatori d’interesse coinvolti nel tavolo di regia e nei successivi tavoli di progettazione come parte fondamentale della pianificazione sociale nell’area anziani, garantendo una rendicontazione chiara, trasparente e accessibile. Approvato Non approvato Il Legale rappresentante/ dell’Ente/ Il Presidente del Comprensorio della Valle di Organizzazione/Associazione Non _______________________________ ___________________________________ Informativa ai sensi dell’art.13 del D.Lgs 30.06.2003, n. 196 “Codice in materia di protezione dei dati personali” I dati da Lei forniti verranno trattati per le finalità relative al percorso di pianificazione sociale partecipata intrapreso attraverso lo standard di processo AA 1000. I dati verranno trattati in forma scritta e/o su supporto magnetico, elettronico o telematico Il conferimento dei dati è obbligatorio per la partecipazione al percorso di pianificazione partecipata intrapreso attraverso lo standard di processo AA 1000. In relazione al trattamento Lei potrà esercitare presso le competenti sedi i diritti previsti dall’art. 7 del D.Lgs. 30.06.2003 n. 196 Il titolare del trattamento dei dati è: Comprensorio della Valle di Non Il responsabile del trattamento dei dati è: Dott. Marco Guazzeroni Cles, ___________________ Firma per consenso ________________________ 161 ALLEGATO N. 22 SCHEDA PER LA PROGRAMMAZIONE OPERATIVA DEL PROCESSO FASI ATTIVITÀ’ TEMPI RESPONSABILITÀ RISULTATO ’ individuazione ed analisi dei dati socio/economici relativi all’ambito di attività analisi servizi erogati dall’ente gestore e sul territorio da altre organizzazioni analisi dei bisogni riesame delle politiche collegate all’ambito di attività identificazione d’intervento priorità riesame della fase e revisione della programmazione operativa in vista dell’avvio della fase successiva identificazione azioni delle 162 ALLEGATO N. 23 SCHEDA DESCRIZIONE SERVIZI/INTERVENTI EROGATI DAGLI STAKEHOLDER DEL COMPRENSORIO DELLE GIUDICARIE LEGENDA PERSONE A RISCHIO DI EMARGINAZIONE: coloro che per problematiche personali, relazionali, caratteriali, sociali ecc. si trovano in condizione di scarsa di integrazione sociale o di isolamento PERSONE E NUCLEI FAMILIARI CON PROBLEMATICHE RELAZIONALI E CONSULTORIALI: persone e famiglie in situazione di conflitto o di difficoltà legate a eventi critici nel ciclo di vita PERSONE CON PROBLEMI DI SALUTE : coloro che hanno problemi di salute organica PERSONE CON DISABILITA’ PSICO-FISICA : persone con handicap e disabilità certif 163 1.3 DENOMINAZIONE: 1. ____________________________________________________________ DISLOCAZIONE DELLE SEDI OPERATIVE PRESENTI SUL TERRITORIO DEL COMPRENSORIO DELLE GIUDICARIE 2. ____________________________________________________________ 3. ____________________________________________________________ 4. ____________________________________________________________ TIPOLOGIA DEGLI INTERVENTI (es. inserimento lavorativo, sostegno educativo, formazione ecc.) A. B. C. D. MODALITA’ DI EROGAZIONE presso strutture ambulatorio sede di attività di gruppo a domicilio sportello/ufficio altro ___________ presso strutture ambulatorio sede di attività di gruppo a domicilio sportello/ufficio altro __________________ presso strutture ambulatorio sede di attività di gruppo a domicilio sportello/ufficio altro __________________ presso strutture ambulatorio sede di attività di gruppo _________________________ a domicilio sportello/ufficio altro 164 TIPOLOGIA DI UTENZA – ADULTI 18-64 anni N. UTENTI CHE HANNO AVUTO ACCESSO AL SERVIZIO PROVENIENZA GEOGRAFICA DELL’UTENZA: EVENTUALI LISTE DI ATTESA DIPENDENTI E COLLABORATORI AL … SOCI AL …. VOLONTARI AL … O MEDIA ANNUALE FONTE DI FINANZIAMENTO NELL’ANNO … comunità persone straniere persone a rischio di emarginazione persone con problemi di salute mentale persone con problemi di dipendenza da sostanze persone e nuclei familiari con problematiche relazionali e consultoriali persone con problemi di salute persone con disabilità psico-fisica Nell’anno … IN ALTERNATIVA MEDIA ANNUALE (oppure al …- specificare- ) Val Rendena Giudicarie Esteriori SI NO Tione e Busa Valle del Chiese altro ___________________ (al…) TOTALE ________________________ TOTALE ________________________ TOTALE ________________________ Comprensorio delle Giudicarie P.A.T. A.P.S.S Comuni altri Enti Pubblici Enti Privati altro _______________________________________________ 165 COME SONO I RAPPORTI DELLA SUA ORGANIZZAZIONE CON IL SERVIZIO SOCIO-ASSISTENZIALE DEL COMPRENSORIO DELLE GIUDICARIE? CONOSCE IL PROCESSO DI ACCOUNTABILITY 1000 IN ATTO PRESSO IL SERVIZIO SOCIO- SI NO ASSISTENZIALE DEL COMPRENSORIO C8 QUALI RISULTATI PENSA SI POSSANO OTTENERE ATTRAVERSO QUESTO PROCESSO? QUALE CONTRIBUTO PENSA DI POTER FORNIRE AL PROCESSO? 166 ALLEGATO N. 24 SCHEDA BISOGNI / SERVIZI DEL COMPRENSORIO DELLA VAL DI NON Scheda che mette in relazione i bisogni di una tipologia di utenza con i servizi forniti sul territorio Grado di autosufficienza e risposte Esclusive Autosufficienti Parzialmente Autosufficienti Non Autosufficienti Macro-aree di bisogno SOCIO-RELAZIONALE AUTOREALIZZAZIONE PROMOZIONE DELLE CAPACITA' E DELL'INFORMAZIONE Centri servizi Soggiorni estivi SAD: sostegno sociorelazionale Azione 10 sociale Pasti c/o struttura Casa di soggiorno Attività di promozione: festa anziani Attività straordinarie Centro servizi Casa di soggiorno Segretariato sociale Servizio sociale professionale Centri servizi Centro diurno Soggiorni estivi SAD: sostegno sociorelazionale Azione 10 sociale Pasti c/o struttura RSA Attività di promozione festa anziani Centro diurno Soggiorni estivi SAD: sostegno sociorelazionale Azione 10 sociale Pasti c/o struttura RSA Attività straordinarie Centro servizi Centro diurno RSA Attività straordinarie Centro diurno RSA Segretariato Sostegno psico-sociale Servizio sociale professionale Segretariato Sostegno psico-sociale Servizio sociale professionale 167 SOSTEGNO ALL'ANZIANO SOSTEGNO AL CAREGIVER TRASPORTO E MOBILITA' Assistenza domiciliare SAD, Assistenza domiciliare: SAD, Assistenza domiciliare: SAD, lavanderia. lavanderia, pasti a domicilio lavanderia, pasti a domicilio Alloggi protetti ADI ADI Alloggi su interventi plurimi (LP ADI-CP ADI-CP 16/90) Servizi ospedalieri Servizi ospedalieri Centri servizi Servizio di lungodegenza Servizio di lungodegenza Telesoccorso/telecontrollo riabilitativa riabilitativa ADP Edilizia abitativa per anziani (LP Edilizia abitativa per anziani (LP Interventi infermieristici 16/90) 16/90) occasionali Edilizia abitativa agevolata (LP Edilizia abitativa agevolata (LP Servizi ospedalieri 21/92) 21/92) Edilizia abitativa per anziani (LP Edilizia abitativa pubblica (LP Edilizia abitativa pubblica (LP 16/90) 21/92) 21/92)+ Alloggi protetti Edilizia abitativa (LP 16/90) Domotica Edilizia abitativa agevolata (LP Alloggi su interventi plurimi (LP Centro diurno 16/90) 21/92) Soggiorni climatici protetti Edilizia abitativa pubblica (LP Domotica Telesoccorso/telecontrollo Centri servizi 21/92) Tutela Centro diurno Domotica Curatela Amministratore di sostegno Contributi (per soggiorni cure Soggiorni climatici protetti Integrazione al reddito Edilizia abitativa agevolata climatiche/termali, spese Sussidi Straordinari riscaldamento per soggetti co Edilizia abitativa pubblica Alloggi L.16 - Domotica nefropatia cronica) U.V.M. Risanamento Rimborsi (ticket sanitari, Sussidi (intervento “una soggetti affetti da nefropatie Ristrutturazioni tantum”, sussidio economico Telesoccorso/telecontrollo croniche) mensile, assegno di cura) Porte blindate Sussidi (intervento “una RSA tantum”, sussidio economico Difensore civico Tutela mensile) Curatela Amministratore di sostegno Integrazione al reddito Sussidi Straordinari Alloggi L.16 - Domotica U.V.M. Sussidi (intervento “una tantum”, sussidio economico mensile, assegno di cura) RSA ADP Interventi infermieristici occasionali Ambulatori infermieristici Centri servizi Centri diurni Assistenza domiciliare RSA Posti di sollievo in RSA ADI ADI-CP ADP Centri diurni Assistenza domiciliare ADI ADI-CP Rimborso spese trasporto per soggetti affetti da nefropatie Rimborso spese trasporto per soggetti affetti da nefropatie Riduzione costi di trasporto Muoversi Muoversi 168 SCHEDA BISOGNI/SERVIZI/PROPOSTE DI MIGLIORAMENTO DEL COMPRENSORIO DELLE GIUDICARIE BISOGNI DELLE PERSONE ADULTE Definizione del bisogno: “……..” Definizione del bisogno: “……..” Definizione del bisogno: “……..” Definizione del bisogno: “……..” Definizione del bisogno: “……..” N. prog. TIPOLOGIA INTERVENTI INTERVENTI PROPOSTE DI bisogno DI ENTE STAKEHOLDER MIGLIORAMENTO UTENZA GESTORE 1 2 3 4 5 Tipologia di utenza-esempio: comunità, persone straniere, persone con disabilità, persone a rischio di emarginazione… 169 ALLEGATO N. 25 CRITERI PER DEFINIRE LE PRIORITA’ DI INTERVENTO Elaborazione del comprensorio della Valle di non Criterio Priorità Definizione Alta URGENZA COPERTURA/ QUALITÀ RISPONDE A PIÙ BISOGNI PREVENZIONE L’azione risponde ad un bisogno essenziale, irrinunciabile ed esigibile La copertura riguarda il “quanto” rispondo ad un determinato bisogno. La qualità riguarda il “come” rispondo ad un determinato bisogno. La valutazione sulla copertura ha escluso quella sulla qualità e viceversa. L’azione è in grado di dare risposta ad una vasta gamma di bisogni, sia direttamente all’anziano, sia indirettamente ai suoi caregivers Capacità dell’azione di prevenire ulteriori disagi e problematiche Risponde ad un bisogno essenziale, irrinunciabile ed esigibile Il bisogno non è per niente coperto o poco coperto dalla risposta in analisi. L’azione in analisi risponde in modo per niente/poco adeguato al bisogno/i correlato/i L’azione risponde a varie tipologie di bisogno L’azione ha elevata capacità di prevenire ulteriori disagi Media Risponde ad un bisogno solo parzialmente irrinunciabile o esigibile Il bisogno è solo parzialmente coperto dalla risposta. La risposta è parzialmente adeguata al bisogno/i L’azione risponde solo in parte a diverse tipologie di bisogni. L’azione è parzialmente in grado di prevenire ulteriori problemi/disagi Bassa Risponde ad un bisogno non essenziale, irrinunciabile o esigibile Il bisogno è coperto dalla risposta. La risposta è adeguata al bisogno/i. L’azione risponde ad una sola tipologia di bisogni L’azione ha scarso valore in termini di prevenzione di ulteriori problemi/disagi . 170 APPLICAZIONE DEI CRITERI ALLE DIVERSE PROPOSTE DI AZIONE NEL COMPRENSORIO DELLA VALLE DI NON PROPOSTE D'AZIONE Servizio raccordo domanda/offerta badanti URGENZA COPERTURA/ QUALITA' RISPONDE A PIU' BISOGNI PREVENZIONE TOTALE SERVIZI SPECIFICI di demenza/alzheimer Informazione/ del familiare/badante/caregiver in generale su dememze e alzheimer Centro diurno POTENZIAMENTO SAD Consulenza fisioterapica a domicilio FAVORIRE INTEGRAZIONE TRA SERVIZI (dimissioni protette, rapporto oss/infermiere Dimissioni protette Maggiore conoscenza tra sociale e sanitario sollievo leggerodomiciliarità leggera Qualità alloggi protetti/semiprotetti Sportello unico di informazione ( integrato tra servizi sociali, sanitari, privato sociale) ADI-CP Semplificazione pratiche burocratiche Casa soggiorno Promuovere rete territoriale Professionista per circoli anziani che accompagni nei soggiorni al mare (OSS/OSA, INFERMIERE) Sviluppo trasporti per anziani Telesoccorso anche all'esterno del domicilio 171 ALLEGATO N. 26 SCHEDA PROGETTAZIONE DELLE AZIONI INDIVIDUATE Titolo dell’azione – Azione n. ….. “…………………………………………………………….” Descrizione dell’azione Contesto e principali bisogni correlati Obiettivi dell’azione Modalità di realizzazione (metodologia) Risorse coinvolte (interne e esterne al servizio) Strumenti e necessità di formazione Tempi di sviluppo dell’azione Costi Modalità di verifica 172 ALLEGATO N. 27 PATTO DI PARTECIPAZIONE AL PROCESSO DI PIANIFICAZIONE PROGETTO DI RESPONSABILITA’ SOCIALE PER LA PIANIFICAZIONE DEGLI INTERVENTI SOCIO-ASSISTENZIALI IN AREA “ADULTI” PATTO DI PARTECIPAZIONE Il/la sottoscritto/a _________________________________________ in qualità di Rappresentante legale dell’Ente _________________________________________________________________ con sede a __________________________ Via _________________________________ nr. ____ telefono _________________ fax________________ mail ________________________________ SI IMPEGNA 1. a partecipare alla progettazione ed all’attuazione delle azioni: a. “indagine conoscitiva del fenomeno dell’handicap nel territorio delle Giudicarie” b. “interventi di sostegno educativo all’adulto nei compiti genitoriali” c. “integrazione tra i soggetti che erogano sul territorio interventi in ambito sociale, lavorativo, scolastico e sanitario” d. “interventi di prevenzione e coordinamento nel campo dei disturbi alimentari” individuate nel Piano di Azione Area Adulti attraverso la presenza al tavolo di lavoro; 2. a partecipare con continuità a tutte le fasi del processo di pianificazione delle attività socioassistenziali sul territorio; 3. a mettere a disposizione la propria esperienza, professionalità, materiali o contributi di qualsiasi genere utili al processo in atto; 4. a comunicare l’eventuale ritiro della propria disponibilità attraverso dichiarazione scritta indirizzata al Servizio Socio-Assistenziale del Comprensorio delle Giudicarie. Il sottoscritto: parteciperà personalmente delega il/la sig./ra/ _______________________________________________________ che riveste nell’Associazione/Ente/Organizzazione il ruolo di _____________________________ il/la sig./ra/ __________________________________________________________ che riveste nell’Associazione/Ente/Organizzazione il ruolo di _____________________________ il/la sig./ra/ __________________________________________________________ che riveste nell’Associazione/Ente/Organizzazione il ruolo di _____________________________ 173 Il Servizio Socio-Assistenziale del Comprensorio delle Giudicarie SI IMPEGNA 1. a facilitare le condizioni per la partecipazione dell’Ente ___________________________________________________________ al percorso di pianificazione delle attività socio-assistenziali sul territorio; 2. a favorire le condizioni per la piena espressione dei valori, delle opinioni e delle istanze di cui l’Ente è portatore; 3. a supportare il processo dal punto di vista tecnico, operativo ed organizzativo; 4. a trasmettere all’organo politico competente le risultanze del lavoro svolto dal tavolo; 5. a riconoscere e recepire le risultanze del lavoro svolto dal tavolo nel documento programmatico delle attività socio-assistenziali. Tione di Trento, ______________________________ Il Legale Rappresentate dell’Ente L’assessore alle politiche sociali del Comprensorio delle Giudicarie - Bruno Simoni - 174 PROGETTO DI RESPONSABILITA’ SOCIALE PER LA PIANIFICAZIONE DEGLI INTERVENTI SOCIO-ASSISTENZIALI IN AREA “ADULTI” PATTO DI PARTECIPAZIONE Il/la sottoscritto/a _________________________________________ in qualità di ____________________ dell’Ente _________________________________________ con sede a _______________________ telefono _________________ fax________________ mail ________________________________ ________ SI IMPEGNA 2. a partecipare con continuità alla progettazione ed all’attuazione dell’ azione “indagine conoscitiva del fenomeno dell’handicap nel territorio delle Giudicarie” individuata nel Piano di Azione Area Adulti attraverso la presenza al tavolo di lavoro; 3. a mettere a disposizione la propria esperienza, professionalità, materiali o contributi di qualsiasi genere utili al processo in atto; 4. a comunicare l’eventuale ritiro della propria disponibilità attraverso dichiarazione scritta indirizzata al Servizio SocioAssistenziale del Comprensorio delle Giudicarie. Tione di Trento, ______________________________ ___________________________________ INFORMATIVA (ex art.13 del D.Lgs. 30 giugno 2003 n. 196 – “Codice in materia di protezione dei dati personali”) 9 9 9 9 9 I dati da Lei forniti verranno trattati per le finalità relative al percorso di responsabilità sociale AA1000; Il trattamento sarà effettuato con supporto cartaceo e/o informatico; Il conferimento dei dati è facoltativo; Il titolare del trattamento è il Comprensorio delle Giudicarie; Il responsabile del trattamento è la signora Giuliana Molinari. In ogni momento potrà esercitare i Suoi diritti nei confronti del titolare del trattamento, ai sensi dell'art.7 del D.lgs.196/2003. Tione di Trento, _______________________________ (firma) _______________________________________ 175 NOMINA DELL’INCARICATO ESTERNO AL TRATTAMENTO DEI DATI PERSONALI (ex art.30 del D.Lgs. 30 giugno 2003 nr.196 – “Codice in materia di protezione dei dati personali”) In ottemperanza agli obblighi previsti dal D.Lgs. n.196 del 30 giugno 2003 con la presente si nomina il/la Sig./ra.___________________________________ in qualità di incaricato esterno al trattamento di dati personali al fine dello svolgimento delle attività relative al percorso di responsabilità sociale AA1000. Tione di Trento, ________________________________ ___________________________________________ (Il Responsabile del trattamento dei dati personali) trattamento dei dati personali) ___________________________________________ (L’incaricato del 176 COMPRENSORIO DELLA VALLE DI NON - SERVIZIO POLITICHE SOCIALI E ABITATIVE PROCESSO DI PIANIFICAZIONE PARTECIPATA AREA ANZIANI DICHIARAZIONE DI PARTECIPAZIONE Il/La sottoscritta __________________________________________________________ in qualità di rappresentante dell’Ente/ Organizzazione/ Associazione _________________________________ con sede legale in ________________________ Prov. (____) via/P.zza ________________________________________ n. _____________ telefono ________________ Fax _________________ e-mail ____________________________ si impegna a partecipare in modo costante e attivo, ad uno o più dei seguenti tavoli di progettazione : Tavolo “integrazione tra servizi” Tavolo “potenziamento/revisione dei servizi di sostegno e sollievo agli anziani e ai caregiver” Luogo e data ____________ Firma ________________________ 177 ALLEGATO N. 28 SCHEDA DI DETTAGLIO DEL PROGETTO PROBLEMA OBIETTIVO OBIETTIVO GENERALE DI DI INTENZIONE RISULTATO ATTIVITA’ TARGET LUOGHI SPAZI RISORSE TEMPI RISULTATI INDICATORI ATTESI 178 ALLEGATO N. 29 DELIBERA DI COSTITUZIONE DEI TAVOLI E REGOLE DI FUNZIONAMENTO DEL COMUNE DI ROVERETO OGGETTO: AccountAbility 1000 - costituzione dei Tavoli di lavoro territoriali per la pianificazione delle politiche sociali - composizione e regole di funzionamento. La Giunta Municipale − − − − Premesso che: con proprio provvedimento 13 dicembre 2004, n. 322 è stato deliberato di attuare la pianificazione delle politiche sociali, con particolare riguardo alle funzioni socio-assistenziali delegate ai sensi della L.P. 14/91, secondo i principi ed i processi della responsabilità sociale con l’applicazione dello standard etico-sociale denominato AccountAbility 1000 (AA1000); la Giunta Provinciale di Trento con deliberazione 26 novembre 2004, n. 2745 ha riconosciuto la notevole importanza che riveste l’applicazione dello standard AA1000 al settore delle politiche sociali, in particolare perché rappresenta un processo innovativo all’interno della pubblica amministrazione volto a creare e diffondere negli operatori e nella comunità una nuova cultura eticosociale e a sostenere e diffondere filiere sulla responsabilità sociale ed in particolare ha costituito una Commissione incaricata dell’applicazione dello standard AA1000 per la predisposizione, da parte del Comune di Rovereto, della relazione consuntiva e propositiva 2004-2005, prevista dall’art. 12 della L.P. 14/91; lo standard AA1000 si concretizza in uno standard di processo e in alcuni principi ispiratori di responsabilità sociale, garantisce un reale coinvolgimento in itinere dei portatori di interesse, conseguendo in ogni momento una reale partecipazione al processo di formulazione delle scelte, in uno scenario di completa trasparenza. Questo processo logico d’assunzione delle decisioni è conosciuto come procedura di “AccountAbility”; l’applicazione di tale standard ha portato nel corso del 2005 a favorire un processo di coinvolgimento e di consultazione strutturata e permanente dei soggetti che beneficiano o concorrono a realizzare il sistema degli interventi e dei servizi sociali a livello territoriale locale (i cosiddetti portatori di interesse, opportunamente censiti dal Servizio Attività Sociali), in particolare attraverso le seguenti azioni: un convegno avvenuto in data 18 gennaio, che ha avuto lo scopo di presentare il progetto di adozione dello standard AA1000, lo stato di avanzamento e le modalità di coinvolgimento dei portatori di interesse; l’istituzione di un sito internet comunale dedicato al progetto per dare informazioni e per pubblicare eventi o osservazioni pervenute; il sito è stato attivato dal mese di marzo; la selezione di un primo gruppo di portatori di interesse, rappresentativo dell’importanza della relazione, delle quote di risorsa assorbite e degli utenti assistiti a cui è stato inviato un questionario con domande per rilevare l’interesse rispetto al percorso avviato dall’Amministrazione, la condivisione dei valori e delle politiche del Comune, valutazioni e critiche rispetto al sistema dei servizi e degli interventi socio-assistenziali a livello locale; le interviste singole o in focus-groups effettuate ai portatori di interesse, per approfondire i contenuti dei questionari; sia gli esiti del questionario che quelli delle interviste sono divenuti 179 parte integrante della Relazione consuntiva e propositiva 2004-2005 riguardante le funzioni socio assistenziali delegate ai sensi della L.P. 14/91, elaborata secondo lo standard di responsabilità sociale AccountAbility 1000 (AA1000), approvata con deliberazione giuntale 17 ottobre 2005, n. 250; un apposito incontro con i portatori di interesse, avvenuto in data 13 dicembre, per illustrare la Relazione consuntiva e propositiva 2004-2005, le novità contenute nella medesima, introdotte con l’applicazione dello standard AA1000 e, inoltre, per raccogliere adesioni ai fini della costituzione dei Tavoli di lavoro tematici individuati e proposti come lo strumento per il coinvolgimento permanente dei portatori di interesse nel processo di verifica ed elaborazione delle politiche sociali a livello territoriale; − tutto il percorso di applicazione dello standard di responsabilità sociale AA1000, condotto tra l’estate 2004 e l’estate 2005 è stato verificato ed infine asseverato da parte di BVQI, organismo di certificazione indipendente del Gruppo Bureau Veritas; Considerato che: − l’Amministrazione comunale ha visto, nell’applicazione dello standard AA1000, lo strumento idoneo ad accrescere la propria capacità di pianificazione e di valutazione dei servizi attuando il coinvolgimento e l’integrazione di tutti i soggetti che concorrono a formare il sistema integrato dei servizi sociali a livello territoriale, credendo che il confronto con i soggetti portatori d’interesse rappresenta elemento di garanzia circa l’adeguatezza delle scelte amministrative da effettuare; − tra le azioni di miglioramento previste per l’anno 2006, come più sopra anticipato, vi è l’istituzione di Tavoli di lavoro tematici, quali luoghi d’inclusione e di confronto dei portatori di interesse al fine di: moltiplicare i punti di vista in ordine all’analisi dei bisogni e al miglioramento dei servizi; condividere le scelte politico-amministrative; assumere responsabilmente ciascuno il proprio ruolo all’interno di un sistema dei servizi integrato e condiviso; − sulla base delle aree di interesse definite nell’articolazione della Relazione consuntiva e propositiva 2004-2005, sono stati individuati, da parte del Servizio Attività Sociali, nove Tavoli di lavori sulle seguenti tematiche: anziani; minori e famiglie; giovani; disabili in età evolutiva; disabili in età adulta; immigrati; emarginati e senza dimora; inserimenti lavorativi soggetti svantaggiati; zingari, presentati nell’incontro del 13 dicembre 2005 ai portatori di interesse, allo scopo di raccogliere la loro adesione per la costituzione dei Tavoli medesimi; Dato atto che: − numerosi portatori di interesse hanno manifestato, nei confronti di tale modalità di coinvolgimento e di confronto, interesse ed aspettative, dando la propria disponibilità ad aderire a detti Tavoli; − i soggetti aderenti sono stati convocati in riunioni informali per singoli Tavoli allo scopo di approfondire e condividere, prima della formale costituzione dei Tavoli, finalità e regole di funzionamento degli stessi e di raccogliere osservazioni e proposte che sono state fatte risultare in appositi verbali; Evidenziato che: 180 − sono state concluse positive intese con la direzione del Distretto sanitario della Vallagarina e dell’ospedale S. Maria del Carmine di Rovereto per la partecipazione ai Tavoli di lavoro di rappresentanti delle unità operative più direttamente interessate agli ambiti tematici individuati, al fine di perseguire, nelle elaborazione delle politiche socio-assistenziali, la necessaria integrazione con il settore sanitario, secondo gli orientamenti della vigente Legge Provinciale 14/1991 di ordinamento dei servizi socio-assistenziali in provincia di Trento e delle linee guida per la revisione in corso della Legge medesima e della legge quadro nazionale 328/2000 per la realizzazione del sistema integrato degli interventi e dei servizi sociali; − con il Comprensorio della Vallagarina si è convenuto sull’opportunità di condividere il percorso dei Tavoli di lavoro, sia perché alcune scelte di politica sociale investono il più ampio territorio comprensoriale, sia per semplificare e rendere più efficaci i rapporti con i portatori di interesse che in molti casi hanno rapporti con il Comune e il Comprensorio, sia in vista della costituenda comunità di valle; restano da precisare con il Comprensorio i meccanismi di raccordo a livello politicoamministrativo per le scelte che interessano il territorio comprensoriale e gli aspetti pratici di partecipazione ai Tavoli; − è assolutamente importante attuare il coordinamento e l’integrazione all’interno dell’Amministrazione comunale con i servizi comunali che hanno più diretta connessione con gli interventi e le politiche socio-assistenziali; conseguentemente, in una prima fase sperimentale, è prevista la partecipazione ai Tavoli, come segue: Servizio Attività Culturali, Istruzione e Sport ai Tavoli Giovani, Minori e famiglie e Immigrati; Servizio Economia e Patrimonio al Tavolo Inserimenti lavorativi persone svantaggiate; Servizio Comunicazione e Affari generali: Ufficio Relazione con il pubblico e Informagiovani al Tavolo Giovani e Ufficio Pace e Solidarietà internazionale al Tavolo Immigrati; Servizio Vigilanza urbana al Tavolo Zingari; Servizio Edilizia pubblica e Ambiente ai Tavoli Inserimenti lavorativi persone svantaggiate e Zingari; − si è convenuto con il “Coordinamento delle Associazioni che progettano con e per i giovani” di revocare la deliberazione della Giunta Municipale 28 giugno 2004, n. 150 di approvazione del protocollo di intesa per la costituzione di un Tavolo di lavoro per le politiche giovanili, in quanto i contenuti di quel protocollo sono trasfusi nella più complessivo quadro dei Tavoli di lavoro costituiti con la presente deliberazione, e in particolare nei Tavoli “Giovani” e “Minori e famiglie”, con allargamento dei soggetti coinvolti; Rilevato che: − in relazione alle adesioni formalmente presentate, si è proceduto a definire la composizione dei singoli Tavoli di lavoro, come risultano dagli allegati da A1 ad A9, parti integranti e sostanziali della presente deliberazione, con indicazione dei funzionari del Servizio Attività Sociali cui è affidata la funzione di coordinamento tecnico dei Tavoli medesimi; − sono state elaborate le regole di funzionamento dei Tavoli, condivise con gli aderenti agli stessi, quali risultano dall’allegato B; esse riguardano in particolare le finalità dei Tavoli, i compiti assegnati, le modalità con cui si esercita la direzione politica e il coordinamento tecnico, il raccordo con gli enti decisionali; Ritenuto quindi opportuno, al termine della prima fase di progressivo coinvolgimento delle parti interessate alle politiche sociali locali, procedere alla costituzione dei Tavoli di lavoro tematici territoriali, come luogo di confronto per l’elaborazione delle politiche sociali, impegnando l’amministrazione comunale in un processo permanente di trasparenza della propria azione, di responsabile assunzione dei bisogni e delle aspettative delle parti interessate e di definizione delle scelte politico-amministrative in campo sociale coerente con il processo di confronto avviato; 181 Visti i seguenti pareri di regolarità tecnico-amministrativa e di regolarità contabile sulla proposta della presente deliberazione - ai sensi dell’art. 81 del T.U.LL.RR.O.C. approvato con D.P.Reg. 1 febbraio 2005, n. 3/L, - resi in forma scritta e acquisiti agli atti: − parere favorevole di regolarità tecnico-amministrativa del Dirigente del Servizio Attività Sociali Aurelio Cunial; − parere favorevole di regolarità contabile del Dirigente del Servizio Bilancio e Programmazione Ivana Menapace; Ad unanimità delibera 1. di costituire, in linea con i principi dello standard di responsabilità AA1000 adottato, i Tavoli di lavoro territoriali per la pianificazione delle politiche sociali a livello locale, con riguardo ai seguenti ambiti tematici: − anziani; − minori e famiglie; − giovani; − disabili in età evolutiva; − disabili in età adulta; − immigrati; − emarginati e senza dimora; − inserimenti lavorativi soggetti svantaggiati; − zingari; 2. di stabilire che la composizione dei Tavoli è quella risultante dagli allegati da A1 ad A9, quali parti integranti e sostanziali della presente deliberazione, composizione che potrà essere adeguata nel tempo, senza particolari formalità, ad opera degli Assessori alle Attività Sociali e ai Giovani per le rispettive competenze, sia in base agli accordi operativi con il Comprensorio della Vallagarina, di cui in premessa, sia in relazione ad eventuali adesioni di altri soggetti; 3. di stabilire che le regole di funzionamento dei Tavoli medesime sono quelle risultanti dall’allegato B, parte integrante e sostanziale della presente deliberazione; 4. di revocare, per le motivazioni esposte in premessa, la precedente deliberazione della Giunta Municipale 28 giugno 2004, n. 150 di approvazione del protocollo di intesa per la costituzione di un Tavolo di lavoro per le politiche giovanili tra Amministrazione comunale e il Coordinamento delle Associazioni che progettano con e per i giovani. n. 10 Allegati 182 Allegato B alla deliberazione giuntale 27.04.2006, n. 105 TAVOLI DI LAVORO TERRITORIALI PER LA PIANIFICAZIONE DELLE POLITICHE SOCIO-ASSISTENZIALI REGOLE DI FUNZIONAMENTO FINALITÀ E COMPITI I tavoli di lavoro sono il luogo permanente del confronto e del coinvolgimento tra gli attori del sistema dei servizi socio-assistenziali al fine di: • moltiplicare i punti di vista in ordine all’analisi dei bisogni e al miglioramento dei servizi; • condividere le scelte politico-amministrative, concorrendo a definire il modello valoriale sottostante alle scelte, le priorità e la migliore allocazione delle risorse; • assumere responsabilmente ciascuno il proprio ruolo all’interno di un sistema dei servizi integrato e condiviso. In concreto i Tavoli di Lavoro operano per: • condividere la realtà dei servizi e delle attività esistenti, ciascuno conferendo gli elementi di propria competenza ( obiettivi, dati quantitativi, tipo di utenza e dei bisogni, tendenze evolutive) • valutare la realtà dei servizi evidenziandone le criticità ( adeguatezza rispetto ai bisogni, efficienza ed efficacia di servizi, fabbisogno di integrazione/coordinamento) • formulare proposte di miglioramento. I dati, le valutazioni e le proposte dei Tavoli sono assunte a livello politico e trasferite, con le mediazioni (trasparenti) proprie di tale livello, nei documenti di programmazione comunale (Relazione consuntiva e propositiva L.P. 14/91, Relazione previsionale e programmatica, Piano esecutivo di gestione). I Tavoli sono coinvolti nella verifica sullo stato di attuazione dei programmi in un ciclo permanente di programmazione, verifica e nuova programmazione, di norma annuale, volto al miglioramento continuo dei servizi. Pur perseguendo obiettivi a breve termine, i Tavoli lavorano nella prospettiva di medio-lungo periodo, finalizzata alla reciproca conoscenza ed interazione dei soggetti partecipanti, alla condivisione di obiettivi e metodologie e alla costruzione di rapporti di fiducia. PARTECIPANTI All’interno dei Tavoli operano, con pari dignità, gli attori del sistema territoriale dei servizi, che hanno aderito formalmente ai Tavoli di lavoro individuati. I tavoli sono individuati per ambiti tematici, in prevalenza secondo l’ottica dei beneficiari degli interventi. L’individuazione e la composizione dei Tavoli è quella risultante dagli allegati da A1 ad A9, composizione che potrà essere adeguata nel tempo sulla base di ulteriori adesioni, senza particolari formalità, da parte degli Assessori alle Attività sociali e Giovani per le rispettive competenze. I soggetti partecipanti indicano il nominativo della persona che li rappresenta. E’ ammessa la partecipazione di uno o più rappresentanti per ciascuno dei soggetti aderenti. 183 Alle riunioni potranno essere invitati al bisogno anche altri soggetti del sistema che non hanno dato la loro adesione per una partecipazione permanente, nonché esperti esterni per approfondire i temi all’ordine del giorno. Per la partecipazione ai Tavoli non sono previsti rimborsi o gettoni di presenza. DIREZIONE POLITICA E COORDINAMENTO TECNICO Il Comune attua la regia dei Tavoli a livello politico e tecnico. La direzione politica (assessori di riferimento) si esprime attraverso: • l’investitura e il mandato ai Tavoli; • il costante collegamento con i lavori dei Tavoli; • la condivisione e l’assunzione dei risultati dei Tavoli in termini di analisi e di proposta da trasferire agli organi decisionali (giunta comunale, consiglio comunale, commissione politiche sociali). Il coordinamento tecnico è attuato dal Servizio Attività sociali (dirigente coadiuvato dai responsabili di ufficio e altri collaboratori di staff) con riguardo a: • convocazione; • organizzazione dei lavori; • conduzione delle riunioni; • verbalizzazione e documentazione; • circolazione delle informazioni. Per ciascun Tavolo sono individuati due coordinatori scelti tra i funzionari del Servizio Attività sociali. In prospettiva uno dei due coordinatori potrà essere scelto tra i soggetti del territorio aderenti ai Tavoli. Particolare attenzione dovrà essere riservata alla individuazione di meccanismi di coordinamento/integrazione tra i Tavoli diversi per le evidenti connessioni esistenti tra i Tavoli medesimi. CONVOCAZIONE E ORDINE DEL GIORNO I Tavoli si riuniscono periodicamente (indicativamente una volta al mese) secondo calendari e orari definiti dai componenti dei Tavoli. Ai Coordinatori dei Tavoli compete convocare la riunione del Tavolo tematico di cui sono referenti, definire l’ordine del giorno e eventualmente invitare, al bisogno, altri soggetti. Nella formulazione dell’ordine del giorno di ciascuna sessione, i coordinatori tengono conto delle richieste espresse dai soggetti partecipanti al Tavolo. Oltre alle riunioni periodiche, i coordinatori potranno provvedere alla convocazione del Tavolo: • su richiesta dei partecipanti; • su richiesta degli Assessori di riferimento; • al verificarsi di situazioni di particolare rilievo. La convocazione verrà comunicata per iscritto, preferibilmente a mezzo posta elettronica, con congruo preavviso rispetto data prefissata, possibilmente anticipando la documentazione oggetto di discussione. 184 IL VERBALE Spetta ai coordinatori dei Tavoli redigere il verbale delle riunioni. Il verbale riporta in forma sintetica i contenuti della discussione, le osservazioni emerse durante l’incontro e gli accordi presi. La bozza del verbale verrà redatta nei giorni successivi all’incontro e sarà trasmessa ai partecipanti, assegnando un congruo termine per eventuali osservazioni. Trascorso tale termine, i coordinatori procederanno alla stesura definitiva del verbale e al suo invio ai partecipanti. VERIFICA DELLA PRIMA FASE SPERIMENTALE Dopo una prima fase sperimentale dei lavori dei Tavoli (non oltre l’anno dal loro insediamento), si procederà ad una verifica delle regole di funzionamento, come qui definite, ad opera dei partecipanti ai Tavoli stessi, anche con riguardo alla loro articolazione, per gli opportuni adeguamenti. 185 ALLEGATO N. 30 COMPRENSORIO DELLE GIUDICARIE Servizio Socio - Assistenziale PROGETTO DI RESPONSABILITA’ SOCIALE AA 1000 PER LA PIANIFICAZIONE DEGLI INTERVENTI SOCIO-ASSISTENZIALI IN AREA “ADULTI” 1.2 REGOLE DI FUNZIONAMENTO DEL TAVOLO 9 9 9 9 9 9 9 9 9 9 9 9 garantire la puntualità rispettare gli orari di inizio e fine dei lavori rimanere per tutto il tempo della riunione spegnere i cellulari garantire continuità nella presenza durante il percorso comunicare in anticipo la propria eventuale assenza preparare un sostituto in caso di impedimento a partecipare e farsi sostituire solo in caso di reale necessità non monopolizzare la discussione lasciare a tutti lo spazio per parlare si possono attaccare le idee ma non le persone le cose decise valgono anche per chi non è presente il verbale verrà inviato via mail fissando un tempo per eventuali feedback. 186