La pianificazione partecipata delle politiche socio

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La pianificazione partecipata delle politiche socio
DOCUMENTI SOCIALI – Responsabilità sociale 9.2
La pianificazione partecipata
delle politiche socio-assistenziali:
linee guida
Provincia Autonoma di Trento
Servizio Politiche sociali e abitative
Gennaio 2009
Elenco pubblicazioni:
La collana “DOCUMENTI SOCIALI” è un’iniziativa del Servizio Politiche sociali e abitative che
nasce nel 2007 per informare sia il personale del servizio che gli operatori esterni
all’Amministrazione sull’attività svolta e per raccogliere in modo ragionato la
documentazione prodotta nei diversi settori di attività, favorendo in tal modo la conoscenza
e la condivisione delle informazioni. Fanno parte della collana “DOCUMENTI SOCIALI” le
seguenti pubblicazioni:
1. Organizzazione
1.1
Rapporto di gestione Anno 2006 Servizio per le politiche sociali (gennaio
2007)
1.2
Indirizzario degli Enti gestori (gennaio 2007)
1.3
Le certificazioni di qualità del Servizio politiche sociali e abitative (ottobre
2007)
1.4
Il Manuale dell’organizzazione del Servizio politiche sociali e abitative 2007
(novembre 2007)
1.5
Rapporto di gestione Anno 2007 Servizio politiche sociali e abitative (gennaio
2008)
1.6
Indirizzario del Servizio politiche sociali e abitative della Provincia autonoma
di Trento e degli Enti gestori (marzo 2008)
1.7
Glossario degli interventi e dei servizi (marzo 2008)
1.8
Documento di valutazione dei rischi (settembre 2008)
1.9
Rapporto di gestione Anno 2008 Servizio politiche sociali e abitative (gennaio
2009)
2. Interventi sociali
2.1
Disposizione per l’erogazione dei sussidi economici per l’assistenza e la cura a
domicilio di persone non autosufficienti (febbraio 2007)
2.2
Linee guida per il funzionamento dei servizi socio-educativi per i minori (aprile
2007)
2.3
Statistiche socio assistenziali. Lo stato degli interventi e dei servizi socio –
assistenziali erogati ai sensi della legge provinciale n. 14 del 1991 aggiornato
al 31 dicembre 2005 (aprile 2007)
2.4
Piano degli interventi Ufficio Centro per l’infanzia: biennio 2007/2008 (aprile
2007)
2.5
Organismi privati che operano ai sensi della L.P. 31 ottobre 1983, n. 35
“Disciplina degli interventi volti a prevenire e rimuovere gli stati di
emarginazione” (gennaio 2008)
2.6
Raccolta normativa sulle politiche sociali (giugno 2008)
2.7
Linee guida per il funzionamento delle comunità di accoglienza madri con
bambini (aprile 2008)
2.8
Persone con disagio mentale – Il bisogno di lavoro e di casa (maggio 2008)
2.9
Anticipazione dell’assegno di mantenimento a tutela dei minori (giugno 2008)
2.10 Registro dei soggetti privati idonei al convenzionamento ai sensi dell’art. 39
della legge provinciale 12 luglio 1991, n. 14 (Ordinamento dei servizi socioassistenziali in provincia di Trento) (settembre 2008)
2.11 Determinazioni per l’esercizio delle funzioni socio-assistenziali delegate ai
sensi della L.P. 12 luglio 1991, n. 14 per l’anno 2009 (ottobre 2008)
2.12 Statistiche socio assistenziali. Lo stato degli interventi e dei servizi socio –
assistenziali erogati ai sensi della legge provinciale n. 14 del 1991 aggiornato
al 31 dicembre 2006 (novembre 2008)
3. Famiglia
3.1.
Piano degli interventi in materia di politiche familiari 2007/2008 (marzo 2007)
3.2.
Trentino distretto per la famiglia. Organizzazioni che soddisfano i requisiti dei
marchi “Family in Trentino” e “Esercizio Amico dei Bambini” (agosto 2008)
3.3.
Linee guida per l'attuazione dell'Audit Famiglia & Lavoro in Trentino (febbraio
2008)
3.4.
Il coordinamento delle regioni per la promozione della famiglia (agosto 2008)
4. Volontariato
4.1.
Mappa del volontariato trentino - anno 2006 (marzo 2007)
4.2.
Relazioni e livelli di partecipazione del volontariato con le istituzioni (agosto
2007)
4.3.
Mappa del volontariato trentino - aggiornata a giugno 2008 (ottobre 2008)
5. Formazione e aggiornamento
5.1.
Verifica delle iniziative realizzate nell’anno 2006 (agosto 2007)
6. Edilizia abitativa
6.1.
Edilizia abitativa pubblica – Guida alle agevolazioni previste dalla legge
provinciale 15/2005 (agosto 2007)
6.2.
Piano straordinario 2006 – 2007 in materia di edilizia abitativa agevolata
(agosto 2007)
7. Sistema informativo ed e-welf@re
7.1.
Il sistema informativo per le politiche sociali (novembre 2007)
7.2.
Il pacchetto domotico trentino – Relazione conclusiva della sperimentazione,
prospettive di sviluppo, e-welf@re (novembre 2007)
8. Disabilità
8.1.
Raccolta normativa sulle barriere architettoniche (gennaio 2009)
9. Responsabilità sociale
9.1.
Certificazioni etiche territoriali (gennaio 2009)
Provincia Autonoma di Trento
Servizio Politiche sociali e abitative
Via Zambra, 42 – 38100 Trento
Tel. 0461 / 493800 – Fax 0461 / 493801
www.provincia.tn/sociale
a cura di
Francesca Balboni del Comprensorio della Val di Non
Marilisa De Luca del Servizio politiche sociali
Elena Giampietro del Comprensorio delle Giudicarie
Moreno Bighelli formatore del Servizio politiche sociali ed abitative
Si ringrazia per le occasioni di confronto Aurelio Cunial del Comune di Rovereto
stampa: Centro Duplicazioni della Provincia Autonoma di Trento
2
Indice
p.
PREMESSA
IL PROCESSO DI PIANIFICAZIONE PARTECIPATO:
5
p. 9
LE LINEE GUIDA
ANALISI STRATEGICA
p. 13
Assunzione politica di responsabilità
Definizione dei ruoli e delle responsabilità
Definizione dell’identità: mission e valori
Definizione dell’identità: organizzazione interna e modello di governo
Analisi socio-economica del territorio
Definizione dell’ambito di attività
Definizione delle politiche collegate all’ambito di attività
Riesame della macro-fase e revisione della programmazione operativa
p.
p.
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p.
p.
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p.
p.
AVVIO DEL PROCESSO
p. 31
Mappatura degli stakeholder legati all’ambito di attività
Selezione degli stakeholder e definizione della
coinvolgimento
p. 32
modalità
14
16
19
21
23
25
27
29
di
Presentazione del processo agli stakeholder
Raccolta adesioni e costituzione del gruppo degli stakeholder esterni
Programmazione operativa del processo
Riesame della macro-fase e revisione della programmazione operativa
PROGRAMMAZIONE
Individuazione ed analisi dei dati socio/economici relativi all’ambito di
attività
Analisi servizi erogati
Raccolta e analisi dei bisogni
Riesame delle politiche collegate all’ambito di attività
Identificazione delle priorità d’intervento
Riesame della macro-fase e revisione della programmazione operativa
p. 35
p. 37
p. 38
p. 39
p. 41
p. 43
p. 44
p.
p.
p.
p.
p.
46
48
51
52
54
3
PROGETTAZIONE
p. 57
Identificazione delle azioni
Progettazione di dettaglio delle azioni
Riesame della macro-fase e revisione della programmazione
operativa
p. 58
p. 60
p. 62
MONITORAGGIO
p. 65
Monitoraggio dei progetti/azioni attivati
p. 66
RENDICONTAZIONE
p. 69
Rendicontazione dell’ambito di attività individuato
Riesame della macro-fase e revisione di tutto il processo al fine di
individuare interventi di miglioramento del processo stesso
p. 70
p. 72
APPENDICE
p. 75
Gli indicatori nell’ambito del processo di pianificazione partecipata
Spunti sulla partecipazione
L’ente locale e la partecipazione
Glossario
p. 77
p. 93
p. 97
p. 105
ALLEGATI
p. 107
4
PREMESSA
Le presenti linee guida sono il frutto di una lunga riflessione effettuata a partire dalle
sperimentazioni di pianificazione partecipata avviate in alcuni territori trentini.
Nel Comune di Rovereto e nei Comprensori delle Giudicarie e della Valle di Non
sono stati avviati dei percorsi di pianificazione attraverso l'applicazione dello standard
AA1000. Un processo nuovo, complesso, che ha portato al coinvolgimento di tutti i
soggetti attivi nei territori con l'obiettivo di pianificare in modo partecipato le politiche
sociali territoriali.
Proprio perché sperimentale, nell’organizzazione delle attività si sono dovute
affrontare molte criticità, tra cui decisioni, più o meno consapevoli, in merito alle
strade da intraprendere, alle competenze necessarie, momenti del nostro percorso
che abbiamo ripreso in mano, discusso, rielaborato e che ci hanno permesso di
scrivere linee guida che rappresentino dei concreti riferimenti, indicando opportunità
e rischi di ogni fase, costituendo un utile e pratico orientamento per l’allargamento
dell’esperienza ad altri territori della provincia di Trento .
Il nuovo contesto normativo
Questa sperimentazione si inserisce nel più ampio contesto della costruzione del
welfare territoriale, così come è stato delineato dalle recenti riforme approvate in
ambito istituzionale e sociale.
Con la legge di riforma istituzionale1 i territori della provincia di Trento (le Comunità di
Valle) diverranno titolari di competenze prima amministrate centralmente, attuando il
principio della sussidiarietà verticale, che si concretizza nel trasferimento all’ente
locale di una maggiore autonomia nella definizione, seppur nell’ambito di una
pianificazione provinciale, delle proprie politiche.
La legge di riforma del welfare2 nel recepire tale principio, riconosce il ruolo degli enti
locali nella progettazione e nell’attuazione delle politiche sociali e prevede che, nei
rispettivi ambiti di competenza, la Provincia e gli enti locali coinvolgano i “soggetti
attivi del sistema provinciale delle politiche sociali” nella programmazione, nella
gestione e nella valutazione degli interventi (art. 3, comma 4). Sono riconosciuti,
quali soggetti attivi del sistema delle politiche sociali, i cittadini, le famiglie, le Aziende
Pubbliche di Servizi alla Persona, le organizzazioni sindacali e le organizzazioni di
Terzo settore, tra cui cooperative sociali, associazioni, fondazioni, imprese sociali,
ecc.
La programmazione sociale a livello locale dovrà attuarsi attraverso l’istituzione di
tavoli territoriali, quali organi di consulenza e di proposta per le politiche sociali locali.
Le Comunità di Valle dovranno quindi elaborare i piani di comunità nell’ambito delle
linee di indirizzo definite a livello centrale, concorrendo così alla formazione del piano
sociale provinciale.
1
Il 16 giugno 2006 è stata approvata la L.P. n. 3, recante “Norme in materia di governo dell’autonomia del
Trentino”
2
Il 27 luglio 2007 è stata approvata la L.P. n. 13, recante “Politiche sociali nella provincia di Trento”
5
Inoltre, la legge riconosce, tra i suoi principi ispiratori, la rispondenza delle politiche
sociali ai criteri di responsabilità sociale, come principio etico di rispetto degli
interessi espressi dai soggetti coinvolti nell’attuazione degli interventi sociali, nei
confronti dei quali favorisce l’adozione di modelli di responsabilità sociale di impresa.
Tra questi, la legge prevede che i soggetti che vogliano accreditarsi per la gestione di
interventi e servizi sociali, debbano effettuare la rendicontazione sociale della propria
attività, attraverso lo strumento di bilancio sociale, per l’elaborazione del quale
l’amministrazione provinciale dovrà definire delle linee guida.
Con questo obiettivo, il Servizio Politiche sociali e abitative ha avviato, nell’anno
2007 nel Comprensorio della Bassa Valsugana e del Tesino, un primo percorso di
coinvolgimento dei soggetti del territorio per la definizione condivisa di una prima
bozza di linee guida per la redazione del bilancio sociale.
Quindi, i due percorsi coerenti e paralleli tra loro, di pianificazione e di costruzione
delle linee guida per la redazione del bilancio sociale avviati nel Comune di
Rovereto, nei Comprensori delle Giudicarie e della Valle di Non e nel Comprensorio
della Bassa Valsugana e del Tesino sono sperimentazioni che anticipano la riforma
del welfare.
La pianificazione partecipata
Abbiamo chiamato queste linee guida “processo partecipato di pianificazione
delle politiche sociali” perché, nello sviluppare il processo di pianificazione delle
politiche sociali, si vuole porre l’accento sulla partecipazione. Pianificazione e
partecipazione sono due concetti centrali, perché hanno una notevole ricaduta sulle
modalità con cui si identificano e si realizzano le politiche di welfare.
Parlare di pianificazione delle politiche sociali significa uscire dalla frammentarietà
degli interventi delle politiche sociali per andare a costruire un sistema nel quale gli
interventi sono programmati in modo unitario, i bisogni prioritari e le azioni di
miglioramento sono legate ad uno specifico ambito territoriale (Comprensorio oggi,
Comunità di Valle domani).
La pianificazione è partecipata quando coinvolge i portatori di interesse nella
definizione delle politiche sociali, rendendo la comunità protagonista dello sviluppo e
della crescita del proprio territorio. Infatti, con la partecipazione si cerca di avvicinare
il piano degli interventi ai bisogni reali dei cittadini di un territorio, implementando un
processo di costruzione collettiva delle politiche, basato sull'idea che c'è un comune
interesse a collaborare nella realizzazione di una rete unitaria e coordinata di servizi.
La governance del sistema si caratterizza per la collaborazione tra le istituzioni e i
soggetti della società civile. La cooperazione tra i vari attori permette di integrare
diversi punti di vista, valori, risorse, e arricchire così la programmazione e il governo.
Chi partecipa alla pianificazione zonale attraverso i tavoli tematici è parte in causa
nella scelta delle priorità e degli orientamenti per la costruzione delle politiche del
proprio contesto territoriale.
In questo percorso la pubblica amministrazione deve uscire da un’ottica burocraticoamministrativa per orientarsi verso un'ottica centrata sull'utente, dove le strategie e le
azioni attuate saranno infatti tanto più valide quanto più l’ente locale sarà stato in
6
grado di porsi nella condizione di leggere, ascoltare e quindi comprendere le
esigenze dei suoi interlocutori, anticipando i loro bisogni e migliorando la capacità di
risposta alle necessità emergenti.
Indirettamente questi percorsi di pianificazione inclusiva possono essere
un’opportunità per costruire una nuova cultura etica che può aiutare a diffondere la
responsabilità sociale dei vari soggetti che operano nel territorio. Le organizzazioni
del terzo settore dovranno uscire dalla difesa del proprio territorio e della propria
posizione di mercato per assumere responsabilità pubbliche. Si tratta di sviluppare
orientamenti che richiedono al terzo settore di superare l'approccio strumentale verso
l'amministrazione pubblica (come erogatore di risorse) e di saper assumere una
visione più ampia delle esigenze e delle dinamiche del territorio in cui operano.
Sviluppare e gestire un processo di partecipazione con obiettivi così elevati è
possibile solo con la costruzione di un clima di fiducia reciproca tra tutti i soggetti
coinvolti. A questo fine si è scelto di essere accompagnati nel percorso di
coinvolgimento da un chiaro riferimento quale è lo standard etico-sociale AA1000,
che definisce i valori ed i principi che devono stare alla base dei processi di
inclusione sociale.
Lo standard etico-sociale AA1000
Nell’ambito delle esperienze territoriali e quindi anche nella progettazione di queste
linee guida, abbiamo considerato l’adozione dello standard di responsabilità sociale
AccountAbility1000. Fare questa scelta significa “porre sotto osservazione la
capacità di chi governa di agire in linea con gli assunti valoriali di partenza,
traducendo la mission dell’organizzazione in servizi e politiche coerenti con i criteri
economici (efficacia ed efficienza), quelli qualitativi, ma soprattutto con le reali
aspettative della collettività, intesa come il sistema dei cittadini, delle associazioni,
delle cooperative e delle imprese radicate nel territorio di riferimento”3.
Lo standard di responsabilità sociale AccountAbility1000 (nel prosieguo AA1000),
applicato al processo di pianificazione, riflette la necessità di presentare in maniera
trasparente e condivisa non solo i risultati, ma anche le scelte strategiche, la scala
valoriale e quindi la “mission sociale” che ha motivato le decisioni assunte, elementi
questi sempre più critici per le amministrazioni pubbliche.
La pubblica amministrazione è chiamata a misurare e a comunicare le ricadute degli
interventi realizzati e la rispondenza degli stessi alle reali esigenze espresse dalla
collettività in cui opera. Si è dunque affermata negli ultimi tempi l’esigenza sia di
nuovi criteri di gestione delle risorse quali equità, efficacia ed efficienza, sia di nuovi
principi di relazione con i cittadini, in particolare dei principi di sussidiarietà,
trasparenza, fiducia, risultati e tempi di risposta.
Ecco che attuare comportamenti di trasparenza, di comunicazione chiara e diffusa, di
apertura al dialogo e di coinvolgimento dei portatori di interesse si traduce nell’essere
socialmente responsabile per la pubblica amministrazione.
“L’AA1000 guida le organizzazioni a stabilire processi di rendicontazione sistematica
che coinvolgono gli stakeholder nella definizione delle strategie, delle politiche e dei
programmi oltre ai relativi indicatori, obiettivi e sistemi di comunicazione che
supportano le decisioni, le azioni e tutta la performance dell’organizzazione.
3
Manuale dello Stakeholder Engagement pag. 13
7
L’AA1000 Framework è strutturato attorno al principio sovrano della “inclusività”.
“Forzarsi per raggiungere l’inclusività significa che un’organizzazione è impegnata a
riflettere, in tutte le fasi di un processo, su quali siano i punti di vista e le necessità di
ogni gruppo di stakeholder. I punti di vista si rilevano grazie ad un processo di
coinvolgimento che permette che questi vengano espressi senza paure o costrizioni”
(Manuale dello Stakeholder Engagement pag. 14).
Aderire ai principi dell’AA1000 significa quindi:
ƒ
ƒ
ƒ
riconoscere la centralità della rilevanza, cioè conoscere cosa preoccupa ed
è importante per l’organizzazione e per i suoi stakeholder;
comprendere e gestire gli impatti concreti e i diversi punti di vista, bisogni,
percezioni ed aspettative degli stakeholder, o completezza,
dare risposte coerenti con le tematiche rilevanti per gli stakeholder e per
l’organizzazione, o rispondenza.
Questi principi sono integrati dai principi di trasparenza, sostenibilità, apprendimento
e crescita.
Il governo dei processi inclusivi con il coinvolgimento dei portatori d’interesse e dei
destinatari delle politiche non è propriamente una fase, ma un processo continuo che
avviene lungo tutto il ciclo di vita della politica di programmazione. E' un processo
difficile che va curato, sostenuto e concretizzato e che richiede di essere realizzato
con metodologie e strumenti adeguati.
Luciano Malfer
Marilisa De Luca
8
IL PROCESSO DI PIANIFICAZIONE PARTECIPATO:
LE LINEE GUIDA
Costruire delle linee guida sulla pianificazione partecipata significa affrontare e
tenere sotto controllo contemporaneamente più processi.
Il percorso di pianificazione partecipato infatti, ci porta a lavorare su due processi
paralleli che si intersecano costantemente: il processo principale della pianificazione
sociale e il processo di coinvolgimento. Nell’attuare uno non si possono non attivare
anche le attività dell’altro.
La tabella di seguito inserita riassume le principali tappe dei due processi,
evidenziando come chi governa il percorso debba continuamente tenere sotto
controllo i due processi nell’attuare le diverse fasi.
SOTTO-PROCESSO PRINCIPALE
PROCESSO DI COINVOLGIMENTO
Analisi
Strategica
Con gli
stakeholder interni
Avvio
del Processo
Mappatura
Stakeholder e
costituzione gruppo
di lavoro
Programmazione
Definizione
delle priorità di
intervento
Progettazione
Progettazione
delle azioni
Monitoraggio
Analisi
esiti monitoraggio
Rendicontazione
Illustrazione
Rendiconto Sociale
Figura 1: percorso di pianificazione partecipato
9
Questo processo, circolare e continuo, si concretizza con due output: Il piano sociale
e il bilancio sociale.
Il piano sociale includerà i dati raccolti e le analisi effettuate fino alla fase della
programmazione (al massimo potrà contenere una progettazione di massima delle
azioni), mentre il bilancio sociale dovrà render conto agli stakeholder delle azioni
attuate e delle altre attività svolte. Quello che descriviamo è quindi un processo
continuo e di apprendimento reciproco tra i soggetti coinvolti.
In questo percorso la Pubblica Amministrazione esercita un ruolo di guida
(governance) nell’avvio dei processi di inclusione, nella costruzione e nel governo
della rete degli attori e nel dotarsi di pratiche per rendere pubblico il proprio operato
(bilancio sociale).
A partire da queste considerazioni le linee guida si snodano intorno a tre obiettivi:
definire le politiche sociali e le relative azioni di miglioramento, coinvolgere gli
stakeholder e migliorare il processo e l’organizzazione.
Questi tre obiettivi si concretizzano con lo sviluppo delle strategie per attuare:
9 il governo del merito, cioè l’oggetto dell’intervento, la pianificazione
9 il governo del coinvolgimento
9 il governo del processo
Nel presente lavoro i tre ambiti si concretizzano nella definizione delle macro fasi e
delle fasi della pianificazione (governo del merito), nell’individuazione del ruolo degli
stakeholder in ognuna di esse (governo del coinvolgimento) e nel riesame
dell’esperienza, alla luce dei dati raccolti sulla base del sistema degli indicatori
(governo del processo).
Un’attenzione particolare deve essere data al governo del processo in quanto
l’attivazione di un percorso continuo e circolare permette di lavorare in un’ottica di
miglioramento continuo. In questa prospettiva diventa centrale la costruzione di un
sistema degli indicatori quantitativi e qualitativi per monitorare il processo, il
coinvolgimento, le competenze di coloro che guidano il processo, le criticità, gli
effetti.
E’ importante sottolineare che la prima macro-fase, l’analisi strategica, si sviluppa
all’interno dell’ente e ha l’obiettivo di preparare il terreno all’interno
dell’organizzazione in termini di consapevolezza del percorso, individuazione delle
risorse, definizione degli obiettivi. Il lavoro interno all’organizzazione è centrale per
l’efficacia del processo ed è pre-condizione per evitare situazioni in cui sia presente
una frattura tra chi, da un lato è coinvolto nel tavolo di lavoro con gli stakeholder
esterni e chi dall’altro, continua ad operare. L’organizzazione coinvolta nel percorso
deve attuare da subito un processo allargato di cambiamento organizzativo,
altrimenti rischia di lavorare solo sul fronte esterno, perdendo la possibilità di
innovare la cultura interna.
Un altro elemento da sottolineare riguarda la centralità del livello politico nell’avvio
dei processi. Questo punto rappresenta l’inizio, in quanto senza un’esplicita volontà
politica non avrebbe senso dare avvio al processo stesso: i ruoli politici devono
garantire agli stakeholder che le loro proposte saranno prese in considerazione,
motivare e rendere conto agli stessi di eventuali vincoli e criticità (ad esempio
10
reperire le risorse necessarie all’avvio e allo sviluppo del processo) che hanno
condotto) all’assunzione di decisioni differenti.
Un percorso di pianificazione partecipato avviato da un livello politico poco sensibile
rischia di essere fragile e di produrre degli effetti opposti, di disconoscimento
dell’operato della pubblica amministrazione.
E’ nostro interesse ricordare infatti che “la pianificazione è soprattutto
organizzazione, per cui il successo o l’insuccesso dipendono anche dalle scelte
organizzative effettuate dal sistema di governo esistente e dai diversi soggetti che lo
compongono” 4.
Infine, è necessario sottolineare che le macrofasi e le fasi sono state individuate
partendo dall’esperienza concreta e che le forme del coinvolgimento degli
stakeholder possono essere diverse (vedi appendice sul tema della partecipazione) a
seconda della scelta politica sul livello di coinvolgimento che si vuole effettuare.
Come sono organizzate
Per chiarezza e facilità di consultazione le linee guida sono strutturate in macro-fasi
e in fasi, individuabili dalla seguente icona:
Le macro-fasi fanno riferimento al percorso di pianificazione sociale, come descritto
dalla figura precedente, e per ognuna di queste è stata esplicitata la finalità.
All’interno di ogni macro-fase sono state individuate delle singole fasi che affrontano
sia il processo di governo delle politiche sociali sia il parallelo processo di
coinvolgimento degli stakeholder.
In ogni fase sono stati individuati:
9 gli obiettivi
9 i risultati attesi
9 le attività da attuare
nella fase con l’esplicitazione delle diverse sotto-
attività, e l’individuazione di eventuali punti di attenzione
9 chi realizza la fase
9 chi è responsabile della fase
9 le competenze utili per realizzare la fase
9 il grado di coinvolgimento degli stakeholder
9 Approfondimenti
da considerare nell’attuare la fase
9 Esperienze
4
La rivista di servizio sociale 2002, n. 4 Scortegagna R.
11
9 Documenti
di supporto, riportati negli allegati e nell’appendice
L’appendice raccoglie gli approfondimenti su temi che sono trasversali a tutte le
linee guida, cioè quello relativo agli indicatori e quello relativo alla partecipazione. Gli
allegati, invece, raccolgono i documenti che possono essere utili nelle singole fasi
del processo.
12
ANALISI STRATEGICA
Scopo generale della macro-fase è definire il quadro di riferimento organizzativo e territoriale,
individuare la finalità lo scopo del processo, le politiche ad esso collegate e dare avvio alla
pianificazione.
La macro-fase si sviluppa all’interno dell’Ente con l’obiettivo di costruire il terreno in termini di
consapevolezza, definizione delle risorse, chiarezza del percorso e degli obiettivi.
ANALISI
STRATEGICA
RENDICONTA
ZIONE
MONITORAGGIO
Assunzione politica
di responsabilità
AVVIO DEL
PROCESSO
PROGRAMMAZIONE
PROGETTAZIONE
Definizione
ruoli e
responsabilità
Definizione
Identità:
mission e valori
Definizione
Identità:
organizzazione
e modello di
governo
Analisi socioeconomica
del territorio
Definizione
dell’ambito di
attività
Definizione delle
politiche
collegate
all’ambito di
attività
Riesame della
macro-fase
13
Assunzione politica di responsabilità
L’Organo politico, al momento dell’avvio del processo, deve rendere esplicito il proprio impegno a
promuovere e sostenere il processo di pianificazione partecipata dando specifico mandato
all’organizzazione.
ƒ
Obiettivi
ƒ
ƒ
Risultati attesi
ƒ
ƒ
ƒ
Rendere evidente l’impegno dell’Organo politico nel sostenere e
considerare come strumento di governo il processo di pianificazione
partecipata
Impegnare l’organizzazione con atti concreti, affinché il processo sia
avviato e attuato
L’Organo politico si impegna a partecipare, nei momenti necessari, al
processo e a tenerne in considerazione i risultati nell’attuazione delle
politiche sociali
Identificare e mettere a disposizione le risorse (umane e materiali)
necessarie all’attuazione del processo
Conferire un mandato specifico all’organizzazione rendendolo pubblico
Comunicare sia all’interno dell’organizzazione sia verso l’esterno la scelta
strategica effettuata
Attività
1.
Atto formale dell’organo di governo
Predisporre e approvare una delibera relativa al processo.
ƒ
ƒ
ƒ
2.
L’atto di assunzione di responsabilità è un atto formale dell’Organo di
governo dell’Ente (delibera) adottato in stretta sinergia con i ruoli
dirigenziali dell’organizzazione. E’ opportuno che a tale atto sia data
rilevanza e diffusione all’interno di tutta l’organizzazione e del territorio
L’assunzione di responsabilità non deve essere un mero atto formale, ma
vi dovrebbe essere una reale consapevolezza da parte degli
amministratori, rispetto al coinvolgimento dei soggetti che operano sul
territorio ed al fatto che con il coinvolgimento emergeranno aspettative,
esigenze e richieste che l’Organo politico si impegnerà a considerare. Lo
stesso avverrà con i soggetti interni all’organizzazione
Quanto maggiore è la consapevolezza dell’Organo politico rispetto
all’utilizzo del processo come strumento di governo, tanto più gli
amministratori riusciranno ad individuare i momenti del processo in cui è
rilevante la loro presenza
Comunicazione della decisione
Programmare una riunione all’interno dell’organizzazione e predisporre la pubblicizzazione
dell’atto.
Chi realizza
Organo politico in collaborazione con il Responsabile del servizio
Chi è responsabile
Organo politico
14
Grado di coinvolgimento limitato alla comunicazione agli stakeholder interni
Documenti
Allegato 1: Delibera di avvio del processo di pianificazione partecipata del Servizio Attività sociali del
Comune di Rovereto pag 108
Vedi appendice sul tema della partecipazione da p. 93
15
Definizione dei ruoli e delle responsabilità
Il processo va governato da un gruppo di persone che devono avere un mandato chiaro da parte
dell’Organo politico, quindi devono essere definiti gli obiettivi, le responsabilità e le competenze
adeguate.
Obiettivi
ƒ
Avere un’organizzazione stabile
operativamente il mandato politico
Risultati attesi
ƒ
Costituzione di un Gruppo di lavoro con le responsabilità e le competenze
adeguate per presidiare e governare il processo
che
sia
in
grado
di
tradurre
Attività
1. Identificazione delle competenze necessarie
Identificare le competenze utili allo sviluppo del processo, considerando le attività da svolgere nel
processo stesso.
ƒ
ƒ
E’ necessario considerare le competenze organizzative, informatiche,
tecniche (sociali e amministrative), di pianificazione e progettazione sociali
e di gestione di gruppi di lavoro/tavoli
Tra le attitudini personali si dovrebbe tenere conto dei seguenti aspetti:
motivazione, propensione al cambiamento, capacità di lavorare in gruppo,
disponibilità (al confronto e all’ascolto), abilità relazionali
2. Identificazione dei componenti interni e/o esterni
Individuare le persone con le competenze specifiche.
ƒ
ƒ
ƒ
ƒ
ƒ
Nel gruppo è utile inserire personale amministrativo del servizio, portatore
di competenze finanziario\contabili
E’ importante prevedere un supporto segretariale
In generale, è opportuno valutare quali competenze sono presenti
all’interno dell’Ente; per quelle che risultano carenti o mancanti, sarà
necessario valutare se sviluppare competenze interne, ad esempio
attraverso percorsi formativi, o se acquisirle all’esterno
Nell’individuazione dei componenti del Gruppo di lavoro è importante tener
conto del clima interno, della motivazione delle persone e del grado di
legittimazione dei diversi soggetti
E’ necessario considerare che la partecipazione al Gruppo di lavoro
genera aspettative nei componenti, che vanno gestite adeguatamente
3. Identificazione dei compiti, dei ruoli e delle responsabilità all’interno del gruppo
Tra i ruoli è determinante identificare un “Referente del processo” che è responsabile operativo
di tutte le fasi del processo e tiene sotto controllo i tempi e la qualità dei risultati, svolge compiti di
coordinamento del Gruppo di lavoro (riunisce, definisce l’ordine del giorno delle riunioni, individua i
momenti decisionali e di condivisione), è responsabile della gestione dei rapporto con gli
stakeholder interni ed esterni. Il Referente del processo risponde al Responsabile di servizio.
ƒ
Il ruolo e le responsabilità assegnate ai diversi componenti del gruppo non
necessariamente
devono
riprodurre
i
rapporti
gerarchici
dell’organizzazione. Si tratta di un progetto specifico che ha una “propria
organizzazione” nonché ruoli e responsabilità peculiari legati al processo
16
ƒ
ƒ
stesso
Il gruppo potrà essere integrato, dopo l’individuazione dell’ambito di
attività, da uno o più esperti interni e/o esterni
A supporto del Gruppo di lavoro può essere identificato un esperto del
processo di pianificazione
4. Costituzione formale del Gruppo di lavoro
La costituzione del Gruppo di lavoro deve avvenire attraverso un atto formale. Eventuali
integrazioni del Gruppo di lavoro andrebbero gestite allo stesso modo.
ƒ
ƒ
L’Organo politico, in collaborazione con il Responsabile di servizio,
presenta il gruppo e le finalità del processo agli stakeholder interni
La finalità di questa formalizzazione è legata all’esplicitazione dell’impegno
e delle responsabilità che si assume l’Organo politico rispetto al processo
5. Condivisione del modello del processo di pianificazione
Il Gruppo di lavoro, anche attraverso momenti di formazione, avvia una fase riflessiva sul modello
di pianificazione, condivide i concetti fondamentali, lo scopo e gli obiettivi del processo.
Chi realizza
Responsabile del servizio
Chi è responsabile
Responsabile del servizio in collaborazione con l’Organo politico
Competenze utili
ƒ
ƒ
Conoscenza dell’organizzazione e delle persone (competenza posseduta e
attitudini) che vi operano
Conoscenza del processo e competenze sulle attività da svolgere nel
processo stesso
Grado di coinvolgimento limitato alla comunicazione agli stakeholder interni
Esperienze
I gruppi costituiti nei territori in cui si è attuato il processo sono così formati:
Tione
1 Persona referente processo
Cles
1 Persona referente processo
1 Coordinatrice sociale
1 Coordinatrice sociale
1 Amministrativo
1 Amministrativo
1 Assistente sociale esperta
area anziani
1 Servizio Politiche Sociali Pat
1 Servizio Politiche Sociali Pat
Rovereto
1 Persona referente processo
1 Coordinatore sociale
1 coordinatore amministrativo
3 Amministrativi
1 Capo ufficio promozione,
1 capo uffici casa,
1 capo ufficio servizi socioassistenziali
1 assistente sociale
1 Servizio Politiche Sociali Pat
17
Tutti i gruppi sono coordinati dal Responsabile del servizio (per i Comprensori delle Giudicarie e della
Val di Non) o dal Dirigente del Servizio (per il Comune di Rovereto)
Documenti
Allegato 2: Schema esemplificativo delle relazioni tra il livello tecnico e politico p 112
Allegato 3: Determinazione per la costituzione del Gruppo di lavoro del Servizio Socio-assistenziale
del Comprensorio della Val di Non p.113
Allegato 4: Competenze utili a presidiare e governare il processo di pianificazione partecipata p. 116
Vedi appendice sul tema della partecipazione da p. 93
18
Definizione dell’identità: mission e valori
Definire l’identità significa capire chi è l’organizzazione. La mission rappresenta lo scopo
dell’organizzazione (perché esiste), i valori sono gli elementi ideali che ne ispirano i comportamenti e
le scelte. Definire la mission è quindi avere un esplicito punto di riferimento in termini di “senso” per la
pianificazione.
ƒ
Obiettivi
ƒ
Risultati attesi
ƒ
ƒ
Descrivere l’organizzazione in modo da esplicitare lo scopo istituzionale
(mission), gli assunti che guidano le scelte (valori) e i comportamenti
Definire il quadro di riferimento per l’individuazione delle politiche e per
consentire, in fase di rendicontazione, la valutazione della coerenza dei
risultati con la mission e i valori
Consapevolezza dell’organizzazione rispetto ai propri scopi istituzionali e
sistema valoriale
Documento di definizione dell’identità: prima parte
Attività
1.
Definizione della mission e analisi dei valori di riferimento dell’organizzazione
Sarà utile fare l’analisi dei documenti relativi alla normativa di settore e istituzionale e di altri
documenti relativi all’argomento, di livello provinciale (leggi di settore, regolamenti, leggi
istituzionali, documenti interni all’organizzazione). Si potranno inoltre programmare alcune
interviste a persone chiave dell’organizzazione rispetto allo scopo dell’organizzazione.
ƒ
ƒ
La mission non è l’elenco delle attività dell’organizzazione, ma identifica lo
scopo che deve perseguire. Si tratta di un assunto sostanzialmente stabile
che può avere delle declinazioni diverse tra i diversi territori a seconda
degli indirizzi politici
I valori di riferimento sono definiti a livello provinciale; l’analisi degli stessi
è utile per verificare\condividere con i componenti gli assunti
dell’organizzazione
Chi realizza
Gruppo di lavoro
Chi è responsabile
L’Organo politico con il Responsabile del servizio
Competenze utili
Conoscenza della storia dell’Ente, del settore di attività, della legislazione di
settore
Eventuale coinvolgimento degli stakeholder interni
ƒ
Approfondimenti
ƒ
Questa fase serve per capire “chi è l’organizzazione”; quanto descritto è
utile per la definizione delle politiche e per comunicare con gli stakeholder
Il Servizio politiche sociali e abitative della PAT attraverso il Piano sociale
provinciale individua la mission, i valori e le priorità strategiche, cioè gli
indirizzi generali; le realtà territoriali poi, tradurranno gli indirizzi generali in
politiche (cioè obiettivi da raggiungere in un certo territorio) ed in azioni
19
Documenti
Allegato 5: Delibera della Giunta provinciale n. 996 del 13 maggio 2005 p. 117
Allegato 6: La piramide della mission sociale p. 123
Allegato 7: Esempi e riflessioni sulla mission p. 124
20
Definizione dell’identità: organizzazione interna e modello di governo
E’ utile definire e identificare i dati identitari dell’organizzazione stessa, cioè le competenze istituzionali
e l’assetto organizzativo.
ƒ
Obiettivi
Risultati attesi
ƒ
ƒ
Esplicitare le competenze istituzionali e le funzioni (delegate o proprie)
dell’organizzazione
Descrivere l’assetto istituzionale
Descrivere l’articolazione organizzativa in termini di responsabilità e di
ruoli
ƒ
ƒ
Consapevolezza dell’organizzazione rispetto alle sue competenze
Documento di definizione dell’identità: seconda parte
Attività
1.
Individuazione delle competenze istituzionali e delle funzioni dell’organizzazione
Raccogliere e analizzare la normativa di settore e costruire uno schema che raccordi le
competenze/funzioni delegate o proprie con il ruolo di erogatore/regolatore dell’Ente gestore
(allegato n. 8)
ƒ
Gli Enti gestori devono considerare solo le competenze e le funzioni del
servizio socio-assistenziale
2.
Descrizione dell’assetto istituzionale
Descrivere l’articolazione istituzionale dell’Ente gestore (Comune o Comprensorio o Comunità
di valle) e il rapporto dell’Ente stesso con il sistema istituzionale provinciale. Costruire
l’organigramma istituzionale facendo riferimento a documenti ufficiali (atti istitutivi dell’Ente,
regolamenti, statuti, normativa).
3.
Descrizione dell’articolazione organizzativa in termini di responsabilità e ruoli
Costruire l’organigramma del Servizio socio-assistenziale (o Attività socio-assistenziali)
identificando tutti i livelli organizzativi e specificando per ciascuno responsabilità, ruolo,
personale assegnato.
ƒ
La costruzione dell’organigramma rappresenta il primo momento per
raccogliere informazioni sugli stakeholder interni (allegato n. 9)
Chi realizza
Gruppo di lavoro
Chi è responsabile
Il Responsabile del servizio in collaborazione con l’organo politico
Competenze utili
Conoscenza dell’organizzazione e dell’assetto istituzionale
E’ previsto un parziale coinvolgimento del personale interno
21
ƒ
Approfondimenti
L’analisi svolta in questa fase può diventare l’occasione per individuare
punti di forza e criticità dell’organizzazione
Documenti
Allegato 8: Il ruolo di erogatore e di regolatore del Servizio politiche sociali della Pat p.126
Allegato 9: L’ Organigramma del Servizio politiche sociali e abitative della PAT, del Servizio attività
sociali del Comune di Rovereto e del Servizio socio-assistenziale del Comprensorio delle
Giudicarie p.129
22
Analisi socio-economica del territorio
La fase ha come obiettivo la realizzazione di una fotografia del territorio, che ne esplori i dati
demografici, economici (povertà, occupazione, vocazione territoriale), sociali (immigrazione, divorzi,
struttura della famiglia) con i relativi trend di sviluppo, la morfologia.
Obiettivi
ƒ
Individuare e formalizzare informazioni e dati generali sul territorio anche
in rapporto alla realtà provinciale
Risultati attesi
ƒ
Fotografia generale del territorio finalizzata ad orientare l’individuazione
dell’obiettivo del processo e lo sviluppo dello stesso nelle fasi dell’analisi
dei bisogni e dell’offerta dei servizi
Attività
1.
Individuazione dei “bisogni informativi”
Individuare le informazioni utili a leggere il territorio, l’insieme degli enti che si occupano della
raccolta ed analisi dati del territorio e provinciali, al fine di recuperarne il materiale (ad
esempio rapporti di ricerca, pubblicazioni). Analizzare eventuali rapporti di ricerca e
pubblicazioni. Realizzare uno studio della struttura geografica/morfologica del territorio.
2.
Reperimento dei dati individuati nella fase precedente
Analisi di banche dati informatiche, rapporti statistici, pubblicazioni, ricerche socioeconomiche, informazioni sulla struttura geografica/morfologica del territorio.
3.
Rappresentazione e rielaborazione dei dati
I dati raccolti vengono elaborati al fine di renderli più chiari e comprensibili in un’ottica di
programmazione. La rappresentazione può comprendere la costruzione di tabelle, diagrammi
e l’individuazione di indicatori specifici (vedi appendice).
ƒ
I dati devono essere significativi e utili per lo sviluppo del processo. Non
necessariamente devono essere molti, ma mirati anche in base alla
conoscenza che già si ha del contesto territoriale di riferimento
ƒ
La raccolta dei dati deve essere finalizzata alla costruzione di una banca
dati costantemente aggiornabile (nell’ottica del miglioramento continuo)
ƒ
I dati spesso sono disponibili solo a livello aggregato per cui si riesce a
recuperare il dato provinciale, talvolta quello comprensoriale e difficilmente
quello comunale. Talvolta non sono aggiornati
ƒ
L’analisi del territorio (ad esempio la vocazione economica, la morfologia)
può definire il successivo livello di analisi dei bisogni/dati/servizi
Chi realizza
Gruppo di lavoro
Chi è responsabile
Referente del processo
Competenze utili
Conoscenza di nozioni statistiche e programmi informatici di elaborazione dati
23
Eventuale coinvolgimento di soggetti che possono fornire dati e informazioni
Documenti
Vedi Appendice sugli indicatori p. 77
24
Definizione dell’ambito di attività
Lo scopo di questa fase è identificare l’ambito nel quale si svolge il processo di pianificazione.
L’ambito nelle politiche sociali si concretizza con la scelta di una o più tipologia di utenza. Queste
ultime si esplicitano attraverso il ciclo di vita (minori, adulti, anziani) e le condizioni dell’utenza
(disabilità, emarginazione, immigrati…).
Obiettivi
ƒ
Definire l’ambito di attività in cui si attuerà il processo
Risultati attesi
ƒ
Individuazione dell’ambito di attività
Attività
1.
Raccolta d’informazioni
Raccogliere una serie di informazioni relative ai servizi offerti, all’organizzazione interna, al
contesto territoriale e agli indirizzi politici.
2.
Individuazione dell’ambito di attività oggetto del processo
Eventuali interviste agli stakeholder interni e/o esterni (opinion leader, osservatori privilegiati)
e analisi dei dati e delle informazioni raccolte.
ƒ
ƒ
Nell’individuazione dell’ambito di attività (che può essere anche parziale
rispetto all’attività del servizio sociale, ad esempio si può individuare una
sola fase del ciclo di vita, una sola condizione) può risultare utile
considerare alcuni criteri, come:
- Criticità/opportunità emerse dall’analisi del territorio
- Risorse interne disponibili
- Criticità/opportunità
emerse
nell’ambito
dell’analisi
dell’organizzazione interna
- Indicazioni politiche
L’organizzazione, sulla base delle risorse (ad esempio componenti del
Gruppo di lavoro), deve decidere quanto l’ambito di lavoro può essere
ampio. Se l’ambito è parziale rispetto all’attività complessiva
dell’organizzazione il processo dovrà, in seguito, essere allargato agli altri
ambiti
Chi realizza
Gruppo di lavoro
Chi è responsabile
Responsabile del servizio in collaborazione con l’Organo politico
Competenze utili
Capacità di analisi e sintesi, conoscenza dell’organizzazione e del contesto
normativo e istituzionale, conoscenza del processo di pianificazione
Eventuale coinvolgimento del personale interno e/o opinion leader - osservatori
privilegiati esterni
25
ƒ
Il coinvolgimento dell’organo politico e della dirigenza nella definizione
dell’ambito di attività è indispensabile
Approfondimenti
Esperienze
9
Il Servizio Attività sociali del comune di Rovereto ha scelto di lavorare su tutti gli ambiti di attività
del Servizio: minori, giovani e famiglie, adulti, anziani, disabili, immigrati, zingari .
9
Il Servizio Socio-assistenziale del Comprensorio delle Giudicarie ha scelto di operare sugli adulti,
poiché appariva l’area meno presidiata dal Servizio.
9
Il Servizio Politiche Sociali e Abitative del Comprensorio della Valle di Non ha scelto come ambito
di attività gli anziani, perché considerata un’area abbastanza conosciuta e in continua crescita.
Documenti
Allegato 10: Aree di utenza p. 132
26
Definizione delle politiche collegate all’ambito di attività
Lo scopo di questa attività è definire le politiche sociali del territorio relative all’ambito di attività
prescelto. Tali politiche si basano sulle priorità strategiche individuate a livello provinciale. Pertanto le
politiche sono la traduzione delle priorità strategiche in obiettivi a livello locale.
Obiettivi
ƒ
Risultati attesi
ƒ
Individuare le politiche a livello locale
Documento che riassuma le politiche collegandole alle priorità strategiche
Attività
1.
Conoscenza delle priorità strategiche
Analizzare i documenti di indirizzo provinciale politico e tecnico (ad esempio il Piano sociale
provinciale, il documento di indirizzo dell’Assessore provinciale, il Quadro dei servizi socio
assistenziali rivolti all’ambito di attività individuato, la legge provinciale del settore.).
ƒ
2.
L’analisi e la condivisione delle priorità strategiche è determinante per
l’individuazione di politiche territoriali coerenti con la mission, i valori e le
priorità stesse
Definizione delle politiche legate all’ambito di attività
Individuare, in base all’analisi delle priorità strategiche, le specifiche politiche territoriali relative
all’ambito di attività. E’ necessario mantenere la coerenza tra priorità strategiche e politiche
utilizzando ad esempio lo strumento delle matrici coassiali (allegato n. 11).
ƒ
Chi realizza
Chi è responsabile
Competenze utili
Le politiche di norma vengono definite dall’organo politico in stretta
relazione con il responsabile del servizio
Organo politico in collaborazione con il Responsabile del servizio e il Gruppo di
lavoro
Organo politico
Capacità di analisi e sintesi, conoscenza dell’organizzazione e del contesto
normativo e istituzionale
In questa fase non è previsto nessun coinvolgimento degli stakeholder
ƒ
ƒ
Approfondimenti
La presenza dell’Organo politico nella definizione delle politiche è
indispensabile
Le politiche definite in questa fase saranno oggetto di condivisione con gli
stakeholder nella fase di programmazione
27
Esperienze
Il Comune di Rovereto ha individuato le politiche in base ad alcuni criteri:
Le politiche a livello comunale
Le politiche indicano i macro-obiettivi che l’amministrazione si propone di raggiungere attraverso le
numerose azioni concrete messe in campo. Esse predefiniscono ed esplicitano il senso, la direzione,
la finalità dell’agire amministrativo.
Sulla base di questa accezione, le politiche sociali in ambito comunale sono state individuate avendo
presente:
ƒ il quadro dei servizi e interventi socio-assistenziali messi in atto dall’amministrazione
comunale;
ƒ le priorità definite a livello provinciale;
ƒ la legge provinciale 14/91 di ordinamento dei servizi socio-assistenziali;
ƒ la legge nazionale quadro 328/2000 per la realizzazione del sistema integrato di interventi e
servizi sociali.
I criteri con cui le politiche sono state formulate sono i seguenti:
ƒ ricercare un grado di generalità e sintesi che eviti l’eccessiva frammentazione;
ƒ finalizzare le politiche a determinate aree di bisogno;
ƒ essere completi in modo che non vi sia azione che non sia riconducibile ad una politica;
ƒ distinguere tra politiche orientate direttamEnte all’utenza e politiche orientate
all’organizzazione;.
ƒ assumere criteri di individuazione che lascino spazio alla dinamica delle politiche senza
cristallizzarle una volta per tutte (la formulazione effettuata può correre questo rischio).
Da: “Relazione consuntiva e prepositiva 2005”
Documenti
Allegato 11: Matrici coassiali p. 142
Allegato 12: Priorità del disegno di modernizzazione delle politiche sociali provinciali p.145
28
Riesame della macro-fase e revisione della programmazione operativa
Il riesame deve riguardare le tre dimensioni del processo: il merito (risultati delle diverse fasi rispetto al
risultato atteso), il coinvolgimento degli stakeholder, il miglioramento del sistema (organizzazione,
risorse, processo).
Obiettivi
ƒ
Effettuare una rivisitazione critica delle diverse fasi ed attività allo scopo di
valutare i risultati e l’andamento del processo e di individuare gli ambiti di
miglioramento
Risultati attesi
ƒ
ƒ
Individuazione delle criticità emerse e degli ambiti di miglioramento
Decisioni in merito alla prosecuzione del processo (tempi, risorse,
modalità operative)
Attività
1.
Analisi delle attività realizzate
Nel corso di un’apposita riunione il Gruppo di lavoro riesamina i risultati delle varie fasi, in
particolare per i seguenti aspetti:
9 valutazione della coerenza tra risultati attesi e conseguiti e della qualità del risultato
9 suggerimenti registrati dal Gruppo di lavoro
9 dati raccolti nel corso del processo (ad esempio dati riguardanti il coinvolgimento, dati
9 sociali)
9 criticità in merito ai fabbisogni informativi
9 competenze da sviluppare
9 andamento del programma operativo (il rispetto dei tempi, l’impiego delle risorse –
quante e se sufficienti)
9 soddisfazione percepita degli stakeholder e dal Gruppo di lavoro.
ƒ
ƒ
ƒ
ƒ
2.
La riunione è preparata dal Referente del processo
La riunione viene verbalizzata
Bisogna considerare tutti gli elementi che possono influenzare
l’andamento del processo. Alcuni aspetti di miglioramento possono
essere utilizzati immediatamente o in caso di ripetizione del processo
Il riesame ha come obiettivo il miglioramento del processo e
dell’organizzazione in generale (sistema informativo e relativi interventi di
formazione, competenze presenti)
Decisioni assunte a seguito del riesame
Sulla base dell’analisi vengono assunte delle decisioni in merito al processo e
all’organizzazione (ad esempio sul programma operativo, sul sistema informativo, sulle
competenze, sulle risorse umane e materiali).
ƒ
ƒ
Prendere decisioni concrete e attuabili
Distinguere tra le azioni di miglioramento da attuare immediatamente e
quelle da rinviare a momenti successivi, ma delle quali è importante
tenere memoria
29
3.
Revisione del programma operativo
Sulla base delle decisioni prese, il Referente del processo provvede alla revisione del
programma operativo.
ƒ
Il nuovo programma deve essere confermato dal Responsabile di servizio
e se le variazioni risultassero significative, nuovamente condiviso con gli
stakeholder
Chi realizza
Il Gruppo di lavoro con il Responsabile del servizio e l’Organo politico
Chi è responsabile
Il Responsabile del servizio e l’Organo politico
Competenze utili
Conoscenza del processo, conoscenza dell’organizzazione, capacità di
individuare i problemi, capacità di prendere decisioni
Eventuale coinvolgimento nella condivisone del programma operativo rivisto
ƒ
ƒ
Approfondimenti
ƒ
Dedicare il tempo necessario,
L’esame risulta tanto più efficace e veloce quanto più si è curata la
raccolta di informazioni e suggerimenti durante le varie fasi
Il Responsabile del servizio e l’Organo politico svolgono un ruolo
centrale nel prendere le opportune decisioni
30
AVVIO DEL PROCESSO
Scopo generale della macro-fase è definire il quadro di riferimento organizzativo e territoriale,
individuare lo scopo del processo, le politiche ad esso collegate e avviare il processo di pianificazione.
La macro-fase prevede l’apertura verso l’esterno dell’Ente e quindi il coinvolgimento degli stakeholder
nel processo di pianificazione delle politiche sociali.
ANALISI
STRATEGICA
RENDICON
TAZIONE
AVVIO DEL
PROCESSO
MONITO
RAGGIO
PROGRAM
MAZIONE
PROGETTAZ
IONE
Mappatura degli
stakeholder
(dell’ambito di
attività)
Definizione
modalità di
coinvolgimento
degli stakeholder
Presentazione del
processo agli
stakeholder
Raccolta adesioni
e costituzione
gruppo
Programmazione
operativa del
processo
Riesame della
macro-fase
31
Mappatura degli stakeholder legati all’ambito di attività
Lo stakeholder è un soggetto (individuo o gruppo di persone) che influenza o è influenzato da
un’organizzazione e dalle sue attività e che ha un qualche rapporto con l’organizzazione o che
potrebbe rapportarsi con la stessa.
La mappatura degli stakeholder consiste nell’individuazione, analisi e rappresentazione dei soggetti
che operano nel territorio e nell’ambito di attività oggetto del processo. La fase di “mappatura
dell’esistente” è basilare per poter successivamente individuare gli stakeholder che si vogliono
coinvolgere.
Individuare chi sono gli stakeholder e soprattutto quali coinvolgere nel percorso è una questione
legata anche alla dimensione “politica” e non è solo l’applicazione di un metodo e di strumenti tecnici.
Per questo è importante che la mappatura sia l’esito di un processo condiviso tra il livello tecnico e
quello politico dell’organizzazione.
Obiettivi
ƒ
Individuare, analizzare, classificare e divenire consapevoli di tutti i soggetti
interni ed esterni all’organizzazione presenti sul territorio nell’ambito
dell’attività del processo
Risultati attesi
ƒ
Banca dati degli stakeholder aggiornabile e revisionabile costantemente
Attività
1.
Individuazione e conoscenza degli stakeholder interni ed esterni all’amministrazione
Analisi dei soggetti e delle realtà che operano nel territorio, nonché del sistema di relazioni
interne ed esterne all’amministrazione adottando la logica più inclusiva possibile. E’ opportuno
considerare sia le fonti interne cioè le convenzioni, i documenti, le normative, gli archivi, la
conoscenza diretta (servizio sociale ed altri servizi dell’organizzazione), che le fonti esterne
come ad esempio gli elenchi, i registri e gli indirizzari di organizzazioni pubbliche e private.
ƒ
2.
Quando si analizzano gli stakeholder esterni è importante considerare che
questi ultimi si possono raggruppare in due grandi gruppi: attori tecnici
(organizzazioni che operano nel sociale) e cittadini. I cittadini a loro volta
sono classificabili in: organizzati (in associazioni), utenti dei servizi e
potenziali utenti. Tra gli stakeholder esterni si considerano i soggetti
erogatori di servizi, le istituzioni, i comuni e i servizi dell’Ente provinciale e
dell’Ente gestore, le associazioni eccetera
Analisi e approfondimento della conoscenza di ciascuno stakeholder
Identificazione delle dimensioni che possono essere utili a descrivere gli stakeholder interni ed
esterni.
ƒ
ƒ
Le dimensioni che possono essere utili per analizzare gli stakeholder
interni sono: ruolo (nell’organigramma), professionalità, ambito di attività
(tecnica, sociale, amministrativa, dirigenziale), territorio di competenza.
Alcune dimensioni degli stakeholder esterni possono essere: territorio di
attività, tipologia soggetto (profit/non profit, …), attività svolta, target
dell’utenza, rapporto con il servizio (partnership, a progetto, ad hoc… ),
tipologia di rapporto/finanziamento (con il Servizio), frequenza del rapporto
con il Servizio, numero soci e volontari, numero dipendenti, costi, eccetera
Le amministrazioni locali sono stakeholder particolari e in questo caso
alcuni dati da raccogliere sono: numero di telefono, nominativi, e-mail dei
referenti (Sindaci e Assessori alle politiche sociali). E’ opportuno
raccogliere anche i dati socio-demografici: popolazione per fascia di età,
composizione nuclei familiari, strutture e servizi a carattere socio
assistenziale presenti nel territorio, progetti finanziati afferenti i temi socioassistenziali, numero di persone straniere e senza fissa dimora. Tali dati
32
ƒ
3.
Individuazione degli stakeholder rilevanti per l’organizzazione
L’obiettivo è identificare gli stakeholder rilevanti sulla base di alcuni criteri di classificazione e
tenendo conto delle informazioni raccolte nella fase di analisi. Tra le dimensioni d’analisi,
precedentemente individuate, è opportuno scegliere quelle utili per costruire i criteri di
classificazione.
ƒ
ƒ
4.
potrebbero già essere stati raccolti all’interno dell’analisi socio-economica
del territorio
Nella raccolta dei dati è utile per gli stakeholder esterni individuare le
persone chiave (presidente, direttore\coordinatore), gli indirizzi e-mail e i
numeri di telefono per facilitare in un secondo momento le attività di
coinvolgimento
Possibili criteri di classificazione degli stakeholder (standard AA1000):
1. per responsabilità (soggetti verso i quali si hanno o si potrebbero
avere in futuro responsabilità operative e dettate da norme)
2. per influenza (soggetti che possono influenzare la capacità
dell’organizzazione di raggiungere gli obiettivi)
3. per prossimità/vicinanza: soggetti con cui l’organizzazione
interagisce maggiormente, ha rapporti durevoli, da cui dipende
per l’attività quotidiana (compresi i dipendenti)
4. per dipendenza: soggetti che maggiormente dipendono
dall’organizzazione (dipendenti, utenti)
5. per rappresentanza: soggetti che hanno compiti di rappresentare
altri individui, ad esempio sindaci, sindacati, rappresentanti delle
associazioni, eccetera
La classificazione dovrebbe essere effettuata in vista del futuro
coinvolgimento dei portatori di interesse nel processo
Rappresentazione schematica della mappatura
Una sintetica rappresentazione grafica della mappatura degli stakeholder è utile e può essere
effettuata in modi diversi: sociogramma, cartine geografiche “sociali”, schemi, matrici.
ƒ
ƒ
La rappresentazione grafica può servire per dare un’immagine immediata
della distribuzione territoriale degli stakeholder; infatti, l’area geografica di
attività e l’eventuale presenza di stakeholder in una sola area potrebbero
squilibrare la raccolta dei bisogni sul territorio
Le rappresentazioni grafiche possono essere costruite in base a diversi
punti di vista (allegati n. 13 e 14)
Chi realizza
Il Gruppo di lavoro
Chi è responsabile
Il Gruppo di lavoro in collaborazione con il Responsabile del servizio e
l’Organo politico
Competenze utili
Utilizzo sistemi informatici di base, conoscenza dell’organizzazione del
Servizio, della realtà sociale e geografica, del contesto istituzionale locale e
provinciale, dei servizi erogati; competenze relazionali e capacità organizzativa
La raccolta dei dati per realizzare l’attività di mappatura rappresenta una
importante modalità di coinvolgimento, in quanto gli stakeholder vengono
informati del processo che si sta attuando. Gli stakeholder possono essere
coinvolti anche nella definizione dei criteri di classificazione
ƒ
ƒ
Approfondimenti
ƒ
La mappatura è utile per la valutazione dei rischi e delle opportunità
collegate al coinvolgimento
Il Referente del processo dovrebbe conoscere i dati amministrativi e
sociali per poter raccogliere i dati presenti nel servizio
La mappatura deve essere finalizzata al coinvolgimento e quindi deve
essere resa pubblica
33
ƒ
ƒ
ƒ
ƒ
Gli stakeholder possono essere suddivisi in tre macro-categorie: istituzioni
pubbliche e private, gruppi organizzati, gruppi non organizzati (cittadini).
Nella mappatura abitualmente si individuano e poi si coinvolgono le
organizzazioni e non l’utente finale. E’ importante esserne consapevoli
perché nel percorso si dovrà ricordare che queste prime esprimono oltre ai
bisogni dell’utente/cittadino, anche i propri
La mappa è uno strumento dinamico soggetto a verifiche periodiche e a
cambiamenti in relazione all’introduzione di nuove competenze,
all’affinamento dei criteri di individuazione e segmentazione degli
stakeholder, all’evolversi del sistema di relazioni che l’organizzazione
intrattiene con il territorio, alla nascita/mortalità di nuovi soggetti
Tra gli stakeholder è opportuno inserire il Servizio politiche sociali e
abitative della PAT, attraverso il coinvolgimento di funzionari esperti
dell’ambito di attività
L’utente finale va sempre inserito tra gli stakeholder e dovrebbero essere
valutate le modalità di coinvolgimento dirette/indirette
Documenti
Allegato 13 Mappa degli stakeholder p. 146
Allegato 14 Mappatura degli stakeholder del Servizio politiche sociali della PAT p.147
34
Selezione
coinvolgimento
degli
stakeholder
e
definizione
delle
modalità
di
Sulla base dei risultati e delle analisi effettuate nella fase di mappatura, vengono individuate le parti da
coinvolgere e viene predisposto un piano di coinvolgimento. La selezione degli stakeholder non è
un’operazione “neutra”: se da un lato dipende dall’identità e dalle strategie dell’organizzazione,
dall’altro contemporaneamente concorre a definirla.
Obiettivi
ƒ
ƒ
Selezionare gli stakeholder da coinvolgere
Pianificare e preparare le successive attività di coinvolgimento
Risultati attesi
ƒ
ƒ
Elenco degli stakeholder
Piano di coinvolgimento
Attività
1.
2.
Selezione degli stakeholder da coinvolgere
E’ interesse dell’amministrazione individuare gli stakeholder rilevanti nel processo di
pianificazione. La selezione degli stakeholder rilevanti viene effettuata sulla base di criteri di
classificazione della mappatura. Ai criteri di classificazione (vedi attività 3 della fase
precedente) viene attribuito un peso sulla base dell’interesse dell’amministrazione al
coinvolgimento e in relazione agli obiettivi generali del processo di pianificazione.
ƒ
Si ricorda che il fattore di influenza è il giudizio dell’amministrazione nei
confronti dello stakeholder, relativo al grado di influenza dello stesso sulle
proprie decisioni ed è determinato dalla dimensione, da attività specifiche
e particolari rispetto ad altri stakeholder, dalla collocazione geografica. La
dipendenza è collegata alla fonte di finanziamento ed all’esclusività o
meno di una attività. L’interesse dell’amministrazione verso una certa
organizzazione dipende dalla rappresentatività, da esperienze particolari,
dalla relazione con l’amministrazione
ƒ
Attraverso i criteri di classificazione e al peso loro attribuito
dall’amministrazione è possibile costruire delle matrici (allegato n.17)
Organizzazione e pianificazione del coinvolgimento
Per ciascun gruppo di stakeholder selezionati si definiscono le modalità di coinvolgimento. Si
predispone un piano che riporti obiettivi, tempi , risultati attesi, modalità, criteri di verifica e
quant’altro necessario ad assicurare un efficace coinvolgimento. E’ importante definire le
specifiche azioni con riferimento alle diverse fasi del processo.
ƒ
ƒ
Il piano è uno strumento che deve essere tenuto aggiornato durante tutto il
processo. Alcune azioni possono essere definite inizialmente in modo
generale e successivamente con maggior dettaglio
Le amministrazioni comunali sono stakeholder particolari a metà tra
esterni ed interni. Oltre che in qualità di rappresentanti istituzionali vanno
coinvolti anche come referenti tecnici in quanto possono erogare servizi.
Pertanto possono essere coinvolti attraverso specifici percorsi.
Chi realizza
Gruppo di lavoro.
Chi è responsabile
Il Responsabile del servizio in collaborazione con l’Organo politico
Competenze utili
Conoscenza delle diverse modalità di coinvolgimento
35
Gli stakeholder possono essere coinvolti nell’individuazione dei criteri di
classificazione e del relativo peso da applicare
ƒ
ƒ
Approfondimenti
I criteri di selezione degli stakeholder devono essere trasparenti
Individuare chi sono gli stakeholder e soprattutto quali coinvolgere nel
processo è una questione legata strettamente alla dimensione “politica” e
non è solo l’applicazione di un metodo e di strumenti tecnici. Per questo
motivo la mappatura e la selezione devono essere l’esito di un processo
condiviso tra il livello tecnico e quello politico dell’organizzazione
Documenti
Allegato 15: Profilo dello stakeholder p. 148
Allegato 16: Scheda per la costruzione del profilo degli stakeholder p.150
Allegato 17: Matrice dei criteri per la selezione degli stakeholder da coinvolgere con criteri/pesi p. 152
Allegato 18: Mappa delle abilità e caratteristiche per il coinvolgimento degli stakeholder p.153
Allegato 19: livelli di coinvolgimento e obiettivi specifici per ogni stakeholder p. 156
Allegato 20: Matrice influenza/dipendenza dello stakeholder p.159
Vedi appendice sul tema della partecipazione da p. 77
36
Presentazione del processo agli stakeholder
L’organizzazione, dopo aver chiarito i propri obiettivi ed aver svolto un’attività interna di analisi e di
preparazione del percorso della pianificazione partecipata, si apre verso gli stakeholder interni ed
esterni presentando le fasi appena realizzate, al fine di raggiungere una significativa condivisione
rispetto all’obiettivo definito.
Obiettivi
ƒ
Condividere con gli stakeholder l’analisi del contesto territoriale e
organizzativo (mission, politiche, valori) e renderli consapevoli del
processo e dell’obiettivo individuato
Risultati attesi
ƒ
Coinvolgimento, informazione e motivazione alla partecipazione degli
stakeholder
Attività
1.
Preparazione e attuazione del coinvolgimento
Organizzare ed effettuare l’incontro/i di presentazione.
ƒ
ƒ
ƒ
ƒ
ƒ
Definire obiettivi, tempi e fasi del processo di coinvolgimento
Preparare il materiale ed il setting
Individuare dei criteri per la valutazione del coinvolgimento (ad esempio:
numero soggetti invitati, numero partecipanti, giustificazioni comunicate di
assenza, ruolo dei partecipanti all’interno delle organizzazioni di
appartenenza, tipologia degli interventi)
Predisporre un modulo di dichiarazione di partecipazione al processo per
favorire un’ottica di corresponsabilità
Nel corso dell’incontro dovrebbero essere raccolti suggerimenti,
osservazioni, richieste e commenti da parte degli stakeholder
Chi realizza
Il Gruppo di lavoro in collaborazione con il Responsabile del servizio e
l’Organo politico
Chi è responsabile
Il Responsabile del servizio con l’Organo politico
In questa fase si attua un forte coinvolgimento degli stakeholder
ƒ
ƒ
Approfondimenti
ƒ
ƒ
La modalità più utilizzata è l’incontro/riunione
Il processo ed il suo obiettivo devono essere ben definiti e chiari per non
generare false, eccessive o insufficienti aspettative
Le modalità di coinvolgimento devono fare riferimento a quanto definito
nel piano di coinvolgimento predisposto nelle fasi precedenti
A seguito dell’incontro con gli stakeholder è possibile che si renda
necessaria la modifica del piano di coinvolgimento
37
Raccolta adesioni e costituzione del gruppo degli stakeholder esterni
Si tratta di una fase importante in quanto esplicita l’assunzione di responsabilità degli stakeholder
nella partecipazione al processo.
Obiettivi
ƒ
Costituire il gruppo degli stakeholder disponibili a partecipare
Risultati attesi
ƒ
Raccolta dei moduli di adesione al processo
Attività
1.
Raccolta adesioni
Distribuire il modulo di partecipazione al processo con definizione della data di scadenza
della raccolta, raccogliere adesioni o defezioni esplicite e ricontattare tutti gli stakeholder dai
quali non si è avuto riscontro.
2.
Valutazione della composizione del gruppo degli stakeholder
Procedere ad una valutazione e analisi degli stakeholder che hanno aderito rispetto ai
risultati della mappatura degli stakeholder e confrontare il gruppo con il campione iniziale per
verificarne la rappresentatività.
ƒ
È importante il confronto tra la mappatura degli stakeholder e le adesioni
per capire se si hanno ambiti scoperti, istituzioni significative non
rappresentate o sovra-rappresentate
Chi realizza
Il Gruppo di lavoro
Chi è responsabile
Il Referente del processo
Competenze utili
Diplomazia, pazienza, capacità di analisi, conoscenza delle dinamiche
relazionali nel territorio
Totale coinvolgimento degli stakeholder
ƒ
Approfondimenti
ƒ
Ci possono essere stakeholder che sono considerati strategici per il
processo ma non sono disposti a partecipare. In questo caso si cercherà
in modi e in tempi diversi di coinvolgerli cercando di capire la motivazione
che li spinge a non partecipare
La mancata partecipazione di uno o più stakeholder significativi potrà
indurre a modificare o rivedere le strategie di coinvolgimento riportate nel
piano
Documenti
Allegato 21: Modulo di dichiarazione di interesse alla partecipazione al processo da parte degli
stakeholder p. 160
38
Programmazione operativa del processo
In questa fase si definiscono in dettaglio i tempi, le fasi e la metodologia di tutto il processo di
pianificazione.
Obiettivi
ƒ
Definire tempi, tappe e metodologia del processo di pianificazione con la
condivisione degli stakeholder
Risultati attesi
ƒ
Programma operativo condiviso
Attività
1.
Identificazione delle fasi del processo di pianificazione
Sulla base del processo delineato nelle linee guida, identificare le fasi del percorso di
pianificazione.
ƒ
ƒ
2.
E’ necessario individuare le risorse e i vincoli quali ad esempio le risorse
umane, finanziarie, le scadenze, eccetera
La definizione della scadenza per raggiungere l’obiettivo finale è un buon
metodo per poi identificare a ritroso i tempi delle varie fasi
Stesura di una proposta di programma operativo
Ogni fase ed attività andrà definita con tempi, obiettivi, metodi e risultato atteso. Parallelamente
dovranno essere identificati per ogni fase ed attività la modalità di coinvolgimento, i tempi, gli
obiettivi e i risultati attesi del coinvolgimento in relazione ai diversi gruppi di stakeholder
(stakeholder esterni e interni, amministrazioni comunali). Da ciò deriva la programmazione in
dettaglio del piano di coinvolgimento (allegato 22).
ƒ
ƒ
Il piano deve risultare il più dettagliato possibile e comprendere, oltre alle
fasi e alle attività, anche le sottoattività, gli output di dettaglio e i risultati
attesi. Le sottoattività devono comunque essere definite all’inizio di ogni
fase
La programmazione viene fatta dal Gruppo di lavoro come proposta da
condividere con gli stakeholder in relazione alle diverse modalità di
coinvolgimento identificate
3.
Condivisione della proposta di programma operativo
Agli stakeholder può essere presentato un piano meno dettagliato, che espliciti almeno il tipo di
attività da realizzare, le modalità di coinvolgimento e gli impegni reciproci. Il programma
operativo può essere condiviso in assemblea plenaria o in incontri con i gruppi di stakeholder
individuati.
4.
Stesura definitiva del programma operativo condiviso
La revisione del programma operativo deve comprendere le proposte e le osservazioni raccolte
in sede di condivisione.
Chi realizza
Il Referente del processo con il Gruppo di lavoro
Chi è responsabile
Il Responsabile del servizio
Competenze utili
Conoscenza del processo, conoscenza di base delle tecniche di project
management, competenze di gestione tavoli/gruppi, capacità di negoziazione
39
Totale coinvolgimento degli stakeholder
ƒ
ƒ
Approfondimenti
ƒ
ƒ
ƒ
È una fase importante e delicata poiché guida tutte le attività successive,
per questo motivo deve essere dedicato un tempo adeguato agli opportuni
approfondimenti
In questa fase può essere utile la presenza di un esperto di gestione dei
progetti (project manager)
La qualità del programma dipende dalla comprensione del processo e
dalla chiarezza degli obiettivi relativi alla pianificazione e al coinvolgimento
Il programma operativo va tenuto sotto controllo e aggiornato almeno in
ogni fase di riesame. La responsabilità di tale attività è del Referente del
processo
Il programma operativo può essere presentato ai diversi stakeholder con
approfondimenti diversi a seconda delle modalità di coinvolgimento
definite
Documenti
Allegato 22: Scheda per la programmazione operativa del processo p. 162
40
Riesame della macro-fase e revisione della programmazione operativa
Il riesame deve riguardare le tre dimensioni del processo: il merito (risultati delle diverse fasi rispetto al
risultato atteso), il coinvolgimento degli stakeholder, il miglioramento del sistema (organizzazione,
risorse, processo).
Obiettivi
ƒ
Effettuare una rivisitazione critica delle diverse fasi ed attività allo scopo di
valutare i risultati e l’andamento del processo e di individuare gli ambiti di
miglioramento
Risultati attesi
ƒ
ƒ
Individuazione delle criticità emerse e degli ambiti di miglioramento
Decisioni in merito alla prosecuzione del processo (tempi, risorse,
modalità operative)
Aggiornamenti al programma operativo
ƒ
Attività
4.
Analisi delle attività realizzate
Nel corso di un’apposita riunione il Gruppo di lavoro riesamina i risultati delle varie fasi, in
particolare per i seguenti aspetti:
9 valutazione della coerenza tra risultati attesi e conseguiti e della qualità del risultato
9 suggerimenti registrati dal Gruppo di lavoro
9 dati raccolti nel corso del processo (esempio, dati riguardanti il coinvolgimento, dati
9 sociali)
9 criticità in merito ai fabbisogni informativi
9 competenze da sviluppare
9 andamento del programma operativo (il rispetto dei tempi, l’impiego delle risorse –
quante e se sufficienti)
9 soddisfazione percepita dagli stakeholder e dal Gruppo di lavoro.
ƒ
ƒ
ƒ
ƒ
5.
La riunione è preparata dal Referente del processo
La riunione viene verbalizzata
Bisogna considerare tutti gli elementi che possono influenzare
l’andamento del processo. Alcuni aspetti di miglioramento possono
essere utilizzati immediatamente o in caso di ripetizione del processo
Il riesame ha come obiettivo il miglioramento del processo e
dell’organizzazione in generale (sistema informativo e relativi interventi di
formazione, competenze presenti)
Decisioni assunte a seguito del riesame
Sulla base dell’analisi vengono assunte delle decisioni in merito al processo e
all’organizzazione (ad esempio sul programma operativo, sul sistema informativo, sulle
competenze, sulle risorse umane e materiali).
ƒ
ƒ
Prendere decisioni concrete e attuabili
Distinguere tra le azioni di miglioramento da attuare immediatamente e
quelle da rinviare a momenti successivi, ma delle quali è importante
tenere memoria
41
6.
Revisione del programma operativo
Sulla base delle decisioni prese, il Referente del processo provvede alla revisione del
programma operativo.
ƒ
Il nuovo programma deve essere confermato dal Responsabile di servizio
e se le variazioni risultassero significative, nuovamente condiviso con gli
stakeholder
Chi realizza
Il Gruppo di lavoro con il Responsabile del servizio e l’Organo politico
Chi è responsabile
Il Responsabile del servizio e l’Organo politico
Competenze utili
Conoscenza del processo, conoscenza dell’organizzazione, capacità di
individuare i problemi, capacità di prendere decisioni
Eventuale coinvolgimento nella condivisone del programma operativo rivisto
ƒ
ƒ
Approfondimenti
ƒ
Dedicare il tempo necessario
L’esame risulta tanto più efficace e veloce quanto più si è curata la
raccolta di informazioni e suggerimenti durante le varie fasi
Il Responsabile del servizio e l’Organo politico svolgono un ruolo
centrale nel prendere le opportune decisioni
42
PROGRAMMAZIONE
Scopo generale della fase è la definizione, a partire dall’analisi dei servizi e dei bisogni, delle priorità
d’intervento nell’ambito di attività prescelto.
ANALISI
STRATEGICA
RENDICONT
AZIONE
MONITO
RAGGIO
AVVIO DEL
PROCESSO
PROGRAMMAZIONE
Analisi dati socioeconomici
dell’ambito di
attività
Analisi servizi
erogati
sul territorio
PROGETTAZIONE
Analisi dei bisogni
Riesame delle
politiche
collegate
all’ambito
Identificazione
delle priorità di
intervento
Riesame della
macro-fase
43
Individuazione ed analisi dei dati socio/economici relativi all’ambito di
attività
In questa fase è necessario individuare, tra i dati già raccolti, quelli relativi all’ambito di attività e
procedere ad un approfondimento d’analisi degli stessi ed eventualmente alla raccolta di nuovi dati ed
informazioni.
ƒ
Obiettivi
ƒ
ƒ
Risultati attesi
ƒ
Conoscere le dinamiche socio/economiche/demografiche riferite al
fenomeno oggetto di approfondimento, in rapporto alle altre realtà
territoriali (Provincia\Italia\Europa)
Individuare punti di criticità e di forza rispetto ad alcuni fenomeni utili in
fase programmatoria
Individuare i trend
Fotografia del fenomeno oggetto dell’analisi con l’individuazione delle
principali linee di cambiamento futuro e descrizione dei punti di criticità e
di forza del territorio
Attività
1.
Individuazione dei bisogni informativi
Analizzare la letteratura, raccogliere ricerche sociologiche ed economiche, individuare le
informazioni di cui si ha bisogno per capire il fenomeno che si sta indagando, individuare le
fonti: enti di raccolta ed analisi dei dati del territorio e nazionali, banche dati informatiche,
rapporti statistici, dati raccolti dagli stakeholder.
2.
Reperimento dei dati individuati nella fase precedente
Reperire dalle fonti individuate i dati necessari.
3.
Rappresentazione dei dati
I dati vanno elaborati al fine di renderli chiari e comprensibili per la programmazione. A tal
fine si possono utilizzare programmi di rielaborazione statistica e individuare e costruire
indicatori (vedi appendice).
Chi realizza
Il Referente del processo con il Gruppo di lavoro
Chi è responsabile
Il Referente del processo
Competenze utili
Capacità di ricercare le informazioni, conoscere e mappare gli enti che si
occupano di costruzione ed elaborazione dati, conoscenza di nozioni
statistiche e di programmi informatici di elaborazione dati
Il coinvolgimento degli stakeholder è collegato alla necessità di reperire
informazioni
ƒ
ƒ
Approfondimenti
ƒ
E’ utile avere una visione di lungo periodo per costruire trend e
aggiornare i dati negli anni successivi (costruzione di banche dati)
I dati talvolta sono difficili da reperire o da utilizzare perché costruiti per
altre finalità
I dati spesso sono disponibili solo in forma aggregata: ad esempio, si
44
ƒ
ƒ
riesce a recuperare il dato provinciale, talvolta quello comprensoriale e
difficilmente quello comunale
I dati disponibili talvolta non sono aggiornati
I dati devono essere collegati all’ambito di attività, per questo è molto
importante la fase di identificazione dei bisogni informativi
Documenti
Vedi Appendice sugli indicatori pag. 77
45
Analisi dei servizi erogati
In questa fase è necessario elaborare un quadro generale dei servizi erogati dell’Ente gestore e da
altre organizzazioni sul territorio nell’ambito di attività individuato.
ƒ
Obiettivi
ƒ
Risultati attesi
ƒ
ƒ
ƒ
Conoscere i servizi e gli interventi erogati dall’Ente gestore e da altri
soggetti nell’ambito di attività definito
Conoscere le modalità operative dei vari servizi
Fotografia dell’offerta presente sul territorio
Schede dei servizi
Maggiore conoscenza reciproca tra tutti i soggetti come primo passo verso
una migliore integrazione tra servizi
Attività
1.
Individuazione dei servizi/interventi erogati sul territorio
Effettuare l’analisi e la raccolta dei dati relativi ai servizi/interventi: dati utenza, dati di
spesa, distribuzione territoriale, bisogno soddisfatto dai servizi, modalità operative, richieste
o liste di attesa. Tra le fonti utili si ricorda: glossario dei servizi/interventi, dati derivati dalla
mappatura degli stakeholder, documenti, conoscenza diretta da parte del Gruppo di lavoro.
Vengono utilizzati strumenti quali: questionario, scheda di descrizione dei servizi, scheda
per la raccolta dati.
ƒ
ƒ
2.
E’ necessario identificare le informazioni utili all’analisi degli interventi e
dei servizi
E’ utile condividere il bisogno informativo con gli stakeholder nella logica
della pianificazione partecipata
Condivisione con gli stakeholder dei dati raccolti
I dati raccolti vanno condivisi al fine di avviare un confronto conoscitivo sul territorio e sulle
diverse modalità operative in un’ottica di conoscenza reciproca e ricostruzione di modalità
organizzative.
Chi realizza
Il Gruppo di lavoro
Chi è responsabile
Il Referente del processo
Competenze utili
Conoscere le attività dell’ambito e dell’organizzazione, attivare le risorse
interne per la raccolta dati (anche in questo modo si attua un coinvolgimento
interno, si creano aspettative e quindi è necessario fornire successivamente
una restituzione). Saper trattare, elaborare, analizzare e rappresentare dati,
saper utilizzare sistemi informativi e programmi applicativi, saper gestire gruppi
di lavoro, capacità organizzativa
Coinvolgimento in sede di presentazione e condivisione dei dati relativi ai
servizi/interventi ed alle modalità organizzative
46
ƒ
ƒ
Approfondimenti
L’analisi dei servizi deve essere svolta considerando il ciclo di vita e le
condizioni dell’utenza nell’ambito di attività
Nei gruppi di lavoro può essere utile la presenza di un esperto d’ambito
che rappresenti il Servizio politiche sociali e abitative della PAT
Esperienze
9 Nel Comprensorio della valle di Non per l’ambito di attività relativo alla popolazione anziana
l’analisi è stata effettuata distinguendo tra anziani autosufficienti, parzialmEnte autosufficienti e
non autosufficienti
9 Nel Comprensorio delle Giudicarie per l’ambito di attività relativo alla popolazione adulta,
l’analisi è stata svolta individuando macro aree di bisogno (casa\reddito, lavoro, salute,
relazioni…), sulle quali sono stati riuniti gli stakeholder per la raccolta dei bisogni. In questo modo
non sono state esplorate direttamEnte le condizioni degli adulti (ad esempio: immigrati, disabili,
nomadi…)
Documenti
Allegato 23: scheda di descrizione dei servizi/interventi erogati dagli stakeholder del Comprensorio
delle Giudicarie p. 163
47
Raccolta e analisi dei bisogni
Questa fase, insieme alla precedente, è un passaggio fondamentale all’interno del processo e
consiste nell’analizzare i bisogni relativi all’ambito di attività, anche attraverso il coinvolgimento degli
stakeholder. L’analisi dei bisogni permette di individuare eventuali aree scoperte o criticità legate alle
risorse erogate.
ƒ
Obiettivi
ƒ
Conoscere i bisogni dell’ambito di attività evidenziando quelli già coperti
(cioè a fronte dei quali esiste già un servizio) e quelli emersi dalla
consultazione degli stakeholder
Valutare il livello e la qualità della risposte ai bisogni già coperti (analisi
delle risposte fornite, soddisfacimento dell’utenza, modello organizzativo)
Individuare i bisogni emergenti o inevasi presenti sul territorio
ƒ
Elenco dei bisogni collegati all’ambito di attività
ƒ
ƒ
Scheda bisogni/servizi
ƒ
Risultati attesi
Condivisione dell’analisi dei bisogni e della scheda bisogni/servizi con gli
stakeholder
Attività
1.
Raccolta dei bisogni
Questa attività consiste nella raccolta dei bisogni relativi all’ambito definito, pertanto legati
all’utenza in una determinata condizione o fase del ciclo di vita. La raccolta dei bisogni
deve avvalersi dell’analisi dei dati socio-economici relativi all’ambito di attività e dell’analisi
dei servizi erogati sul territorio, svolte in precedenza. Ciò sarà utile per individuare
fenomeni sociali consolidati ed altri emergenti, con la relativa identificazione di fragilità e
criticità che proprio da questi fenomeni possono prendere avvio.
La raccolta dei bisogni deve essere effettuata con il contributo dei portatori di interesse,
attraverso appositi incontri quali ad esempio gruppi focus, o attraverso la compilazione di
apposita modulistica.
ƒ
ƒ
ƒ
ƒ
ƒ
2.
La raccolta dei bisogni va effettuata sia attraverso la documentazione e il
contributo professionale presente all’interno dell’Ente, sia attraverso il
coinvolgimento delle organizzazioni esterne
Il campione complessivo dei bisogni raccolti conterrà sia bisogni relativi
all’utenza, che bisogni di tipo organizzativo presenti nei servizi
Quando si raccolgono i bisogni con l’apporto dei portatori d’interesse, è
importante collegarli sempre ai dati riguardanti l’ambito di attività, per
capire quanto alcuni bisogni siano realmente diffusi nella comunità
Nell’attività di raccolta dei bisogni, è possibile già individuare, con
tecniche specifiche, quali tra essi sono ritenuti rilevanti da parte dei
portatori di interesse
In questa attività è valorizzata l’esperienza tecnica e professionale degli
stakeholder sia interni che del territorio
Analisi dei bisogni
I bisogni vanno analizzati utilizzando alcuni criteri, quali ad esempio: tipologia di utenti
effettivi e potenziali nel tempo, numero utenti (quantificazione dell’utenza effettiva e stima),
distribuzione sul territorio. Quest’attività può essere svolta con il coinvolgimento dei
portatori d’interesse e in ogni caso dovrebbe rimanere abbastanza fedele ai bisogni che
sono stati raccolti con l’attività precedente.
ƒ
ƒ
Riprendere i dati e le ricerche raccolte sul tema
Nel corso dell’analisi è importante distinguere i bisogni dell’utenza da
48
ƒ
ƒ
3.
Costruzione della scheda servizi/bisogni.
In questa attività, l’analisi dei bisogni viene completata con il confronto tra i bisogni stessi
ed i servizi classificati nella fase precedente. L’esito di tale attività porta all’integrazione
della scheda dei servizi e alla definizione della scheda bisogni/servizi.
ƒ
ƒ
ƒ
4.
Alcuni bisogni, poiché complessi. possono essere soddisfatti da più
servizi o al contrario un servizio complesso può rispondere a differenti
bisogni
Per alcuni servizi è importante considerare non solo il servizio in sé, ma
anche le finalità per cui è erogato, come ad esempio i pasti erogati
presso strutture
Possono emergere bisogni non soddisfatti da alcun servizio che
andranno comunque considerati nella scheda bisogni/servizi
Condivisione della scheda servizi/bisogni
La scheda servizi/bisogni deve essere condivisa con gli stakeholder.
ƒ
ƒ
5.
quelli di tipo organizzativo
Dall’analisi potranno emergere bisogni non soddisfatti o parzialmente
soddisfatti
L’esito dell’analisi va restituito ai portatori di interesse
Attenzione a non condurre il processo in modo meccanicistico (troppo
legato alla scheda) ma cogliere, stimolare e registrare le sfumature di
analisi che escono dalla discussione
Possono emergere suggerimenti di miglioramento dei servizi già erogati
che è bene raccogliere e conservare in vista delle fasi successive
Identificazione dei bisogni rilevanti
Si possono utilizzare alcuni criteri per definire la rilevanza dei bisogni, quali ad esempio:
stima dell’utenza potenziale, gravità del bisogno, maturità del bisogno (latente,emergente,
consolidato, istituzionalizzato), grado di copertura del bisogno da parte dei servizi
(considerando quantità e qualità), consapevolezza del bisogno da parte degli stakeholder,
distribuzione geografica dell’utenza. Ai criteri prescelti va attribuito un peso. Ai fini della
condivisione dei bisogni rilevanti possono essere attivati gruppi di discussione,
brainstorming, focus group.
ƒ
ƒ
E’ bene che la pesatura dei diversi criteri, al fine di costruire un ordine di
rilevanza, sia concordata con gli stakeholder
Alla fine della fase il risultato va condiviso
Chi realizza
Il Gruppo di lavoro con il Responsabile del servizio
Chi è responsabile
Il Responsabile del servizio con il Referente del processo
Competenze utili
Conoscere la realtà territoriale, saper trattare, elaborare, analizzare e
rappresentare dati, saper utilizzare sistemi informativi e programmi applicativi,
saper gestire gruppi di lavoro, capacità organizzativa.
Il coinvolgimento degli stakeholder è elevato in tutte le attività della fase
49
ƒ
ƒ
Approfondimenti
ƒ
Per facilitare l’analisi i bisogni vanno collegati alla condizione dei soggetti
Come già evidenziato, si considerano: i bisogni scoperti, i bisogni coperti
da servizi erogati da più soggetti, i bisogni sovradimensionati (con
risposte maggiori alle necessità)
Tale metodologia consente di costruire un modello utile a gestire la
variazione del bisogno. L’attività può essere svolta a tavolino dai tecnici
mentre gli stakeholder si confrontano sul modello e possono
eventualmente aggiungere nuovi bisogni
Documenti
Allegato
24:
Scheda bisogni/servizi del Comprensorio della Val di Non e Scheda
bisogni/interventi/proposta di miglioramento del Comprensorio delle Giudicarie p. 167
50
Riesame delle politiche collegate all’ambito di attività
Lo scopo di questa fase è quello di confrontare ed eventualmente ridefinire le politiche sociali sulla
base dei bisogni rilevanti condivisi con gli stakeholder. I bisogni rilevanti che risultano scoperti o poco
considerati, infatti possono dare luogo a modifiche o specificazioni delle politiche a livello locale.
Obiettivi
ƒ
Rivedere le politiche a livello locale alla luce dei bisogni rilevanti
Risultati attesi
ƒ
Eventuale revisione del documento sulle politiche alla luce dei bisogni
rilevanti
Attività
1.
Confronto tra le politiche e i bisogni rilevanti
Analisi del documento delle politiche e confronto con la scheda dei bisogni rilevanti.
ƒ
2.
Revisione del documento delle politiche legate all’ambito di attività
Rivedere il documento che definisce le politiche sociali in relazione all’ambito di attività
considerato.
ƒ
3.
Nel caso si evidenzino dei bisogni non collegati alle politiche queste
ultime dovranno essere ridefinite
Le politiche devono essere coerenti con i bisogni rilevanti
Condivisione delle politiche riesaminate
Le nuove politiche devono essere presentate e condivise con gli stakeholder, nel corso di
specifici incontri.
Chi realizza
Il Gruppo di lavoro in collaborazione con il Responsabile del servizio e
l’Organo politico
Chi è responsabile
L’Organo politico
Competenze utili
Capacità di analisi e sintesi, conoscenza dell’organizzazione e del contesto politicoistituzionale
Coinvolgimento con gli stakeholder per la condivisione delle politiche
ƒ
La presenza dell’Organo politico nella ridefinizione delle politiche è
indispensabile, in quanto deve convalidare i nuovi obiettivi in coerenza
con le priorità strategiche
Approfondimenti
51
Identificazione delle priorità d’intervento
Lo scopo di questa fase è identificare le priorità di intervento sulle quali costruire azioni di
miglioramento e/o progetti specifici. In questa fase è centrale capire la sostenibilità delle eventuali
azioni future almeno in modo generale.
Obiettivi
ƒ
Individuare le priorità di azione/intervento: dai bisogni rilevanti alle priorità
d’intervento
Risultati attesi
ƒ
Elenco delle priorità su cui attivare le azioni e i progetti
Attività
1.
Identificazione dei criteri sulla base dei quali individuare le priorità d’intervento
Le priorità d’intervento fanno riferimento ai bisogni rilevanti e anche ad altre esigenze e vincoli
posti dall’organizzazione e dagli stakeholder. E’ opportuno identificare alcuni criteri per
individuare le priorità d’intervento. Tra i criteri si possono segnalare: la centralità del bisogno
rispetto alle linee politiche, la rilevanza data dagli stakeholder, i vincoli di legge, la
competenza istituzionale.
ƒ
2.
Identificazione delle priorità d’intervento
Sulla base dell’applicazione dei criteri ai bisogni rilevanti, alle esigenze e ai vincoli individuati,
si procede all’identificazione degli interventi o delle aree d’intervento prioritarie. In questa
valutazione è necessario un forte coinvolgimento degli stakeholder.
ƒ
ƒ
3.
Si devono considerare sia i bisogni rilevanti che le esigenze organizzative
esplicitate nella fase di analisi dei bisogni
Nell’applicare i criteri è possibile utilizzare tutti i bisogni rilevanti o solo una
parte di questi
I bisogni rilevanti selezionati e i criteri di valutazione devono essere
condivisi con gli stakeholder
Comunicazione delle priorità d’intervento agli stakeholder
Le priorità d’intervento identificate vanno comunicate agli stakeholder
ƒ
ƒ
Il politico deve essere presente alla comunicazione ribadendo l’impegno
politico
Il processo di identificazione dei bisogni prioritari deve essere reso
trasparente
Chi è responsabile
il Gruppo di lavoro in collaborazione con il Responsabile del servizio e l’Organo
politico
Il Responsabile del servizio con l’Organo politico
Competenze utili
Capacità di analisi e sintesi
Chi realizza
Il coinvolgimento degli stakeholder nella fase è elevato
52
ƒ
ƒ
Approfondimenti
ƒ
I criteri di selezione possono essere condivisi secondo varie modalità
E’ possibile che gli stakeholder giungano a individuare le priorità di
intervento nell’ambito di gruppi di lavoro (tavoli)
La presenza dell’Organo politico è indispensabile
Documenti
Allegato 25: Criteri per definire le priorità d’intervento p. 170
53
Riesame della macro-fase e revisione della programmazione operativa
Il riesame deve riguardare le tre dimensioni del processo: il merito (risultati delle diverse fasi rispetto al
risultato atteso), il coinvolgimento degli stakeholder, il miglioramento del sistema (organizzazione,
risorse, processo)
Obiettivi
ƒ
Effettuare una rivisitazione critica delle diverse fasi ed attività allo scopo di
valutare i risultati e l’andamento del processo e di individuare gli ambiti di
miglioramento
Risultati attesi
ƒ
ƒ
Individuazione delle criticità emerse e degli ambiti di miglioramento
Decisioni in merito alla prosecuzione del processo (tempi, risorse,
modalità operative)
Aggiornamenti al programma operativo
ƒ
Attività
1.
Analisi delle attività realizzate
Nel corso di un’apposita riunione il Gruppo di lavoro riesamina i risultati delle varie fasi, in
particolare per i seguenti aspetti:
9 valutazione della coerenza tra risultati attesi e conseguiti e della qualità del risultato
9 suggerimenti registrati dal Gruppo di lavoro
9 dati raccolti nel corso del processo (esempio, dati riguardanti il coinvolgimento, dati
9 sociali)
9 criticità in merito ai fabbisogni informativi
9 competenze da sviluppare
9 andamento del programma operativo (il rispetto dei tempi, l’impiego delle risorse –
quante e se sufficienti)
9 soddisfazione percepita dagli stakeholder e dal Gruppo di lavoro.
ƒ
ƒ
ƒ
ƒ
2.
La riunione è preparata dal Referente del processo
La riunione viene verbalizzata
Bisogna considerare tutti gli elementi che possono influenzare
l’andamento del processo. Alcuni aspetti di miglioramento possono
essere utilizzati immediatamente o in caso di ripetizione del processo
Il riesame ha come obiettivo il miglioramento del processo e
dell’organizzazione in generale (sistema informativo e relativi interventi di
formazione, competenze presenti)
Decisioni assunte a seguito del riesame
Sulla base dell’analisi vengono assunte delle decisioni in merito al processo e
all’organizzazione (ad esempio sul programma operativo, sul sistema informativo, sulle
competenze, sulle risorse umane e materiali).
ƒ
ƒ
Prendere decisioni concrete e attuabili
Distinguere tra le azioni di miglioramento da attuare immediatamente e
quelle da rinviare a momenti successivi, ma delle quali è importante
tenere memoria
54
3.
Revisione del programma operativo
Sulla base delle decisioni prese, il Referente del processo provvede alla revisione del
programma operativo.
ƒ
Il nuovo programma deve essere confermato dal Responsabile di servizio
e se le variazioni risultassero significative, nuovamente condiviso con gli
stakeholder
Chi realizza
Il Gruppo di lavoro con il Responsabile del servizio e l’Organo politico
Chi è responsabile
Il Responsabile del servizio e l’Organo politico
Competenze utili
Conoscenza del processo, conoscenza dell’organizzazione, capacità di
individuare i problemi, capacità di prendere decisioni
Eventuale coinvolgimento nella condivisone del programma operativo rivisto
ƒ
ƒ
Approfondimenti
ƒ
Dedicare il tempo necessario
L’esame risulta tanto più efficace e veloce quanto più si è curata la
raccolta di informazioni e suggerimenti durante le varie fasi
Il Responsabile del servizio e l’Organo politico svolgono un ruolo centrale
nel prendere le opportune decisioni
55
56
PROGETTAZIONE
Scopo generale della fase è progettare le azioni identificate a partire dalle priorità. Dovranno quindi
essere definiti gli obiettivi, i tempi, le risorse umane e finanziarie, le fasi, le modalità di monitoraggio.
Identificazione
della azioni
ANALISI
STRATEGICA
AVVIO DEL
PROCESSO
RENDICONTA
ZIONE
MONITORAG
GIO
Progettazione di
dettaglio delle
azioni
PROGRAMMA
ZIONE
Riesame della
macro-fase
PROGETTAZIONE
57
Identificazione delle azioni
Scopo della fase è quello di individuare le azioni finalizzate alla realizzazione concreta delle priorità
d’intervento.
Obiettivi
ƒ
Identificare le azioni che concretizzano le priorità d’intervento
Risultati attesi
ƒ
Piano di massima delle azioni (piano di progetto di massima)
Attività
1.
Identificare le azioni a partire dalle priorità d’intervento
Individuare l’elenco delle azioni possibili per le varie priorità d’intervento e selezionare le
azioni da sviluppare sulla base di alcuni criteri tra i quali è particolarmente centrale la
sostenibilità.
ƒ
ƒ
ƒ
2.
Progettazione di massima delle azioni
Individuare tempi, risorse e obiettivi limitandosi ad una progettazione di massima.
(allegato n. 26)
ƒ
3.
La progettazione di dettaglio dell’azione potrà essere svolta all’interno
tavolo\gruppo incaricato della realizzazione
Validazione del piano di azioni da parte dell’Organo politico
L’Organo politico deve validare la sostenibilità delle azioni proposte
ƒ
4.
L’individuazione delle azioni è effettuata dal Gruppo di lavoro anche
attraverso il coinvolgimento degli stakeholder (tavoli di lavoro)
Un’azione può far riferimento a più priorità d’intervento e viceversa (più
azioni possono riferirsi alla stessa priorità)
Le azioni possono fare riferimento a nuove attività oppure alla
revisione/miglioramento dei servizi/interventi già erogati dall’Ente o dalle
altre organizzazioni del territorio
La validazione del piano di azioni è finalizzata a fornire sufficienti garanzie
in relazione alla sostenibilità delle azioni soprattutto in termini di risorse
interne ed esterne
Condivisione del piano di azioni
L’attività è mirata a condividere con gli stakeholder i contenuti del piano di massima delle
azioni
ƒ
ƒ
Chi realizza
Chi è responsabile
Competenze utili
Può essere opportuno coinvolgere in questa attività anche l’Organo
politico
Se nelle fasi precedenti il coinvolgimento è stato ridotto, può essere
necessaria una ridefinizione di alcune azioni o parti di esse a seguito delle
osservazioni degli stakeholder
Il Gruppo di lavoro con la collaborazione del Responsabile del servizio e
l’Organo politico
Il Responsabile del servizio con l’Organo politico
Conoscenza delle tecniche di progettazione, sviluppo di progetti, gestione
tavoli e relazioni
58
Il coinvolgimento degli stakeholder può avere gradualità diverse a seconda
delle scelte dei singoli territori
ƒ
Lo sviluppo della fase può prevedere un forte coinvolgimento degli
stakeholder oppure un coinvolgimento limitato all’attività di condivisione
del piano
Approfondimenti
Documenti
Allegato 26: scheda di progettazione delle azioni individuate p. 172
59
Progettazione di dettaglio delle azioni
A seguito della condivisione delle azioni da sviluppare diventa necessario passare da una
progettazione di massima ad una di dettaglio.
Obiettivi
ƒ
Definire il piano di dettaglio delle azioni che si intendono realizzare (dal
piano di massima al piano di dettaglio per ogni azione)
Risultati attesi
ƒ
Piano di dettaglio delle azioni con identificazione delle risorse, tempi, fasi
di attuazione, verifica e valutazione
Attività
1.
Costituzione dei gruppi di lavoro sulla base del piano di massima
Per ogni azione viene costituito un gruppo di lavoro composto da stakeholder, personale del
servizio ed eventuali esperti esterni che ha come primo obiettivo la definizione della
progettazione di dettaglio. E’ importante definire la composizione dei gruppi/tavoli e
individuare le modalità operative di funzionamento degli stessi.
ƒ
ƒ
2.
E’ utile che al gruppo partecipi un esperto di contenuti del Servizio
politiche sociali e abitative della PAT
E’ opportuno che i partecipanti al gruppo/tavolo sottoscrivano un impegno
formale (allegato n. 27)
Progettazione di dettaglio di ogni singola azione
Ogni singola azione viene sviluppata e progettata nel dettaglio all’interno del gruppo/tavolo
( allegato n. 28)
ƒ
Si dovranno identificare precisamente le varie fasi di realizzazione con i
relativi tempi, risorse e responsabilità, e gli indicatori di risultato per la
valutazione finale
Chi realizza
Il Gruppo di lavoro con il Responsabile del servizio
Chi è responsabile
Il Responsabile del servizio
Competenze utili
Conoscenza delle tecniche di progettazione e di sviluppo di progetti, gestione
tavoli e gestione delle relazioni
Il coinvolgimento degli stakeholder è elevato
ƒ
Approfondimenti
ƒ
Il Gruppo di lavoro deve presidiare le attività dei gruppi/tavoli, verificare
che vi sia coerenza tra piano di massima e di dettaglio di ogni singola
azione nonché verificare la coerenza tra le diverse azioni
In questo ambito devono essere definiti anche i criteri di verifica e
valutazione di ogni singola azione
60
Documenti
Allegato 27: Patto di partecipazione al processo da parte degli stakeholder del Comprensorio della Val
di Non e del Comprensorio delle Giudicarie p. 173
Allegato 28: Scheda di dettaglio del progetto p.178
Allegato 29: Delibera di costituzione dei tavoli e regole di funzionamento del Comune Rovereto p.179
Allegato 30: Regole di funzionamento del tavolo p. 186
61
Riesame della macro-fase e revisione della programmazione operativa
Il riesame deve riguardare le tre dimensioni del processo: il merito (risultati delle diverse fasi rispetto al
risultato atteso), il coinvolgimento degli stakeholder, il miglioramento del sistema (organizzazione,
risorse, processo).
Obiettivi
ƒ
Effettuare una rivisitazione critica delle diverse fasi ed attività allo scopo di
valutare i risultati e l’andamento del processo e di individuare gli ambiti di
miglioramento
Risultati attesi
ƒ
ƒ
Individuazione delle criticità emerse e degli ambiti di miglioramento
Decisioni in merito alla prosecuzione del processo (tempi, risorse,
modalità operative)
Aggiornamenti al programma operativo
ƒ
Attività
1.
Analisi delle attività realizzate
Nel corso di un’apposita riunione il Gruppo di lavoro riesamina i risultati delle varie fasi, in
particolare per i seguenti aspetti:
9 valutazione della coerenza tra risultati attesi e conseguiti e della qualità del risultato
9 suggerimenti registrati dal Gruppo di lavoro
9 dati raccolti nel corso del processo (esempio, dati riguardanti il coinvolgimento, dati
9 sociali)
9 criticità in merito ai fabbisogni informativi
9 competenze da sviluppare
9 andamento del programma operativo (il rispetto dei tempi, l’impiego delle risorse –
quante e se sufficienti)
9 soddisfazione percepita degli stakeholder e dal Gruppo di lavoro.
ƒ
ƒ
ƒ
ƒ
2.
La riunione è preparata dal Referente del processo
La riunione viene verbalizzata
Bisogna considerare tutti gli elementi che possono influenzare
l’andamento del processo. Alcuni aspetti di miglioramento possono
essere utilizzati immediatamente o in caso di ripetizione del processo
Il riesame ha come obiettivo il miglioramento del processo e
dell’organizzazione in generale (sistema informativo e relativi interventi di
formazione, competenze presenti)
Decisioni assunte a seguito del riesame
Sulla base dell’analisi vengono assunte delle decisioni in merito al processo e
all’organizzazione (ad esempio sul programma operativo, sul sistema informativo, sulle
competenze, sulle risorse umane e materiali).
ƒ
ƒ
Prendere decisioni concrete e attuabili
Distinguere tra le azioni di miglioramento da attuare immediatamEnte e
quelle da rinviare a momenti successivi, ma delle quali è importante
tenere memoria
62
3.
Revisione del programma operativo
Sulla base delle decisioni prese, il ReferEnte del processo provvede alla revisione del
programma operativo.
ƒ
Il nuovo programma deve essere confermato dal Responsabile di servizio
e se le variazioni risultassero significative, nuovamente condiviso con gli
stakeholder
Chi realizza
Il Gruppo di lavoro con il Responsabile del servizio e l’Organo politico
Chi è responsabile
Il Responsabile del servizio e l’Organo politico
Competenze utili
Conoscenza del processo, conoscenza dell’organizzazione, capacità di
individuare i problemi, capacità di prendere decisioni
Eventuale coinvolgimento nella condivisone del programma operativo rivisto
ƒ
ƒ
Approfondimenti
ƒ
Dedicare il tempo necessario
L’esame risulta tanto più efficace e veloce quanto più si è curata la
raccolta di informazioni e suggerimenti durante le varie fasi
Il Responsabile del servizio e l’Organo politico svolgono un ruolo centrale
nel prendere le opportune decisioni
63
64
MONITORAGGIO
Scopo generale della fase è mettere a punto un sistema per verificare lo stato di avanzamento delle
azioni progettate e attivate, acquisire le informazioni necessarie per valutare il raggiungimento degli
obiettivi prefissati e l’impatto sulla comunità. Progettazione e monitoraggio costituiscono un ciclo dove
il secondo influenza il primo.
ANALISI
STRATEGICA
RENDICONT
AZIONE
AVVIO DEL
PROCESSO
MONITORAGGIO
Monitoraggio
delle azioni e dei
progetti avviati
PROGRAM
MAZIONE
PROGETTAZI
ONE
65
Monitoraggio delle azioni attivate
Questa fase prevede la raccolta di dati ed informazioni sulle azioni avviate a seguito della
progettazione, la successiva verifica rispetto alla pianificazione iniziale, la valutazione degli
scostamenti ed una eventuale riprogettazione dell’azione.
Obiettivi
ƒ
Controllare l’andamento del piano di dettaglio delle azioni
Risultati attesi
ƒ
Consuntivo dell’attività svolta nelle diverse azioni, analisi degli scostamenti
tra obiettivi e risultati, eventuale riprogettazione
Attività
1.
Raccolta organizzata, sistematica e continua dei dati necessari al controllo
In relazione al tipo di dato ed all’organizzazione delle azioni progettate, le informazioni relative
all’andamento delle stesse possono provenire dal sistema informativo, dai partecipanti, da
documenti e verbali, dall’amministrazione. Le informazioni raccolte vengono riassunte in
tabelle quantitative e rapporti qualitativi.
ƒ
ƒ
2.
Verifica del consuntivo rispetto al piano di dettaglio
Scopo di questa attività è la costruzione di tabelle quantitative e rapporti qualitativi di raffronto
tra i dati del consuntivo e il piano di dettaglio.
ƒ
ƒ
3.
Un piano di dettaglio ben definito nei suoi parametri di controllo permette
di approfondire la fase di verifica
La verifica rileva gli scostamenti e lo stato di avanzamento dell’azione
Valutazione delle azioni
Il gruppo/tavolo di lavoro si riunisce per effettuare una valutazione dell’andamento delle azioni
e dei risultati ottenuti. Gli incontri vengono verbalizzati.
ƒ
4.
I dati che servono al controllo delle azioni devono essere definiti in fase di
progettazione
I dati raccolti servono sia per la verifica (scostamenti) che per la
valutazione
La valutazione indaga le motivazioni degli scostamenti e dell’andamento in
generale (fornisce un senso ai dati e alle informazioni) delle azioni
Riprogettazione (eventuale)
Il gruppo/tavolo di lavoro si riunisce per effettuare ove necessario una riprogettazione.
ƒ
ƒ
ƒ
A fronte della valutazione il piano di dettaglio delle azioni può essere
ridefinito nella sua interezza o solo in alcuni aspetti
Il nuovo piano di dettaglio diventa il riferimento per il successivo
monitoraggio
se la riprogettazione è sostanziosa potrebbe essere richiesta una nuova
approvazione da parte dell’Organo politico
Chi realizza
Il Gruppo\tavolo con il Gruppo di lavoro che presidia l’andamento
Chi è responsabile
Il Responsabile del processo e il Responsabile del servizio
Competenze utili
Competenze sulle tecniche di valutazione e controllo di progetto
66
Il coinvolgimento è elevato per i partecipanti ai gruppi/tavoli
ƒ
ƒ
Approfondimenti
Il conduttore del tavolo\gruppo dovrebbe possedere sufficienti competenze
relative alla verifica di andamento del progetto e successiva valutazione
E’ importante che il Gruppo di lavoro segua l’andamento delle azioni e
quindi sia informato nelle varie fasi, al fine di mantenere un monitoraggio
complessivo
67
68
RENDICONTAZIONE
Scopo generale della fase è rendere conto agli stakeholder delle azioni attivate e degli effetti prodotti.
La rendicontazione sociale si concretizza con l’elaborazione di un bilancio sociale, che è un potente
strumento di comunicazione bidirezionale tra pubblica amministrazione e stakeholder, favorendo la
trasparenza dell'agire amministrativo.
ANALISI
STRATEGICA
RENDICONTAZIONE
MONITO
RAGGIO
Rendicontazione
dell’ambito di
attività
AVVIO DEL
PROCESSO
Riesame della
macro-fase
PROGRAM
MAZIONE
PROGETTAZIONE
69
Rendicontazione dell’ambito di attività individuato
Questa fase prevede la rendicontazione dell’ambito di attività individuato, considerando le aspettative
degli stakeholder, ivi compresa la rendicontazione delle azioni/progetti individuati sulla base delle
priorità strategiche.
Obiettivi
ƒ
Rendere conto dell’attività svolta
Risultati attesi
ƒ
Documento di rendicontazione dei risultati conseguiti nell’ambito di attività
di riferimento (comprendente le azioni sviluppate) che descriva le politiche
realizzate, il grado di coinvolgimento degli stakeholder e le risorse
impiegate
Attività
1.
Definire il modello di rendicontazione
Nella definizione del modello di rendicontazione possono essere utilizzati alcuni standard
nazionali ed internazionali.
ƒ
2.
Organizzazione dell’attività di raccolta dati
Individuare le fonti dei dati, definire tempi, modalità e formato dei dati ed organizzare la
raccolta attraverso schede di raccolta dei dati.
ƒ
ƒ
ƒ
3.
E’ molto importante aver chiaro quali siano i dati da raccogliere
I dati possono essere interni o esterni all’organizzazione
I dati possono essere di tipo quantitativo o qualitativo
E’ utile concordare modalità uniformi di raccolta dei dati con gli
stakeholder interni ed esterni coinvolti nel processo di pianificazione
Stesura del documento sulla base del modello di rendicontazione predefinito
Il Gruppo di lavoro procede alla stesura del documento di rendicontazione.
ƒ
ƒ
ƒ
ƒ
ƒ
Il documento può riportare contributi interni ed esterni
Questa è anche un’attività di coordinamento di diversi contributi
Possono essere inseriti, in una parte specifica, anche alcuni commenti
degli stakeholder
Potrebbe essere utile predisporre delle sintesi del documento,
considerando le diverse esigenze informative degli stakeholder
Si può considerare anche l’utilizzo di strumenti multimediali
4.
Validazione del documento da parte dell’Organo politico
Il documento di rendicontazione deve essere validato ufficialmente dall’Organo politico (atto
formale).
5.
Condivisione del documento attraverso incontri con gli stakeholder
Il documento dovrebbe essere condiviso con gli stakeholder con una serie di strumenti:
incontri, supporti multimediali, diffusione cartacea. E’ importante in queste occasioni
raccogliere suggerimenti, opinioni, commenti al fine di migliorare il documento.
ƒ
Valutare l’opportunità di diversificare le modalità di condivisione in
relazione alle caratteristiche dei diversi stakeholder
70
Chi realizza
Il Gruppo di lavoro
Chi è responsabile
Il Responsabile del servizio con l’Organo politico
Competenze utili
Competenze sulla costruzione e stesura di bilancio sociale
Il coinvolgimento degli stakeholder è elevato nella fase di condivisione del
documento di rendicontazione
ƒ
Approfondimenti
Nel caso in cui il Gruppo di lavoro non abbia le competenze e/o le risorse
necessarie per sviluppare il documento di rendicontazione, deve essere
individuato un responsabile del processo di rendicontazione che si dovrà
relazionare con il Gruppo di lavoro
71
Riesame della macro-fase e revisione di tutto il processo al fine di
individuare interventi di miglioramento del processo stesso
Il riesame deve riguardare le tre dimensioni del processo: il merito (risultati delle diverse fasi rispetto al
risultato atteso), il coinvolgimento degli stakeholder, il miglioramento del sistema (organizzazione,
risorse, processo).
Obiettivi
ƒ
Effettuare una rivisitazione critica delle diverse fasi ed attività allo scopo di
valutare i risultati e l’andamento del processo e di individuare gli ambiti di
miglioramento
Risultati attesi
ƒ
ƒ
Individuazione delle criticità emerse e degli ambiti di miglioramento
Decisioni in merito alla prosecuzione del processo (tempi, risorse,
modalità operative)
Attività
1.
Analisi delle attività realizzate
Il Gruppo di lavoro riesamina i risultati delle varie fasi, in particolare per i seguenti aspetti:
9 valutazione della coerenza tra risultati attesi e conseguiti e della qualità del risultato
9 suggerimenti registrati dal Gruppo di lavoro
9 dati raccolti nel corso del processo (esempio, dati riguardanti il coinvolgimento, dati
9 sociali)
9 criticità in merito ai fabbisogni informativi
9 competenze da sviluppare
9 andamento del programma operativo (il rispetto dei tempi, l’impiego delle risorse –
quante e se sufficienti)
9 soddisfazione percepita degli stakeholder e dal Gruppo di lavoro.
ƒ
ƒ
ƒ
ƒ
2.
La riunione è preparata dal Referente del processo
La riunione viene verbalizzata
Bisogna considerare tutti gli elementi che possono influenzare
l’andamento del processo. Alcuni aspetti di miglioramento possono
essere utilizzati immediatamente o in caso di ripetizione del processo
Il riesame ha come obiettivo il miglioramento del processo e
dell’organizzazione in generale (sistema informativo e relativi interventi di
formazione, competenze presenti)
Decisioni assunte a seguito del riesame
Sulla base dell’analisi vengono assunte delle decisioni in merito al processo e
all’organizzazione (ad esempio sul programma operativo, sul sistema informativo, sulle
competenze, sulle risorse umane e materiali).
ƒ
ƒ
Prendere decisioni concrete e attuabili
Distinguere tra le azioni di miglioramento da attuare immediatamente e
quelle da rinviare
72
Chi realizza
Il Gruppo di lavoro con il Responsabile del servizio e l’Organo politico
Chi è responsabile
Il Responsabile del servizio e l’Organo politico
Competenze utili
Conoscenza del processo, conoscenza dell’organizzazione, capacità di
individuare i problemi, capacità di prendere decisioni
Nessun coinvolgimento
ƒ
ƒ
Approfondimenti
ƒ
Dedicare il tempo necessario
L’esame risulta tanto più efficace e veloce quanto più si è curata la
raccolta di informazioni e suggerimenti durante le varie fasi
Il Responsabile del servizio e l’Organo politico svolgono un ruolo centrale
nel prendere le opportune decisioni
73
74
APPENDICE
GLI INDICATORI NELL’AMBITO DEL PROCESSO DI
PIANIFICAZIONE PARTECIPATA
SPUNTI SULLA PARTECIPAZIONE
L’ENTE LOCALE E LA PARTECIPAZIONE
GLOSSARIO
75
76
GLI INDICATORI
PARTECIPATA
NELL’AMBITO
DEL
PROCESSO
DI
PIANIFICAZIONE
1. PREMESSA
Nel campo delle politiche sociali gli indicatori possono essere utilizzati come
strumenti di ausilio a numerose attività legate alla conoscenza, pianificazione,
controllo e valutazione di diversi aspetti.
In particolare, gli indicatori possono essere impiegati come strumenti ausiliari per:
• descrivere un sistema sociale (il contesto) in termini di caratteristiche utili alla
sua comprensione;
• monitorare i risultati e cambiamenti;
• fornire indicazioni in merito alle azioni di intervento;
• consentire un’analisi critica degli effetti delle azioni sul sistema sociale di
riferimento (valutazione degli esiti).
Lo spettro di utilizzo di tali strumenti nell’ambito del processo di pianificazione e
attuazione delle politiche sociali condotto secondo lo standard AA 1000 è ampio e
applicabile in diverse fasi.
2. INDICATORI: CONCETTI E CARATTERISTICHE
Il concetto di indicatore è strettamente collegato con quello di misurazione
(l’indicatore è il risultato di un’attività di misurazione).
Teoricamente ogni attività, fenomeno, evento o condizione può essere misurabile e,
quindi, sempre teoricamente gli indicatori possono essere infiniti. E’ importante quindi
definire alcuni criteri per selezionare indicatori utili alla descrizione, comprensione,
valutazione e monitoraggio della realtà sociale.
Il primo requisito di un indicatore è senza dubbio quello della rilevanza, che potremo
tradurre nel principio di rappresentazione della realtà: prima di definire un indicatore
è importante avere chiaro quale aspetto della realtà vogliamo analizzare o tenere
sotto controllo. Un indicatore è rilevante quando coglie una caratteristica
importante del fenomeno che si vuole indagare.
Alcuni indicatori rilevanti sono anche specifici, cioè misurano una caratteristica
esclusiva del fenomeno esaminato. La specificità è strettamente legata alla
sensibilità. Un indicatore è sensibile quando è capace di evidenziare differenze nel
livello e/o nell’intensità del fenomeno. Si comprende bene che più un indicatore è
specifico, tanto più è probabile che sia anche sensibile.
Un ulteriore requisito è quello dell’attendibilità. Un indicatore è attendibile quando
garantisce precisione e ripetitività della misurazione, da cui deriva la necessità di
definire regole precise per la raccolta dei dati e le relative modalità di elaborazione.
Non sempre si riescono a individuare indicatori direttamente legati al fenomeno da
misurare. Secondo il criterio della vicinanza, gli indicatori si suddividono in: diretti
(quando rappresentano direttamente il fenomeno o l’oggetto della conoscenza) e
indiretti (quando rappresentano elementi che sono, o si presumono, in relazione con
il fenomeno oggetto di analisi)
Infine, in relazione alle modalità di misurazione, un indicatore si può distinguere in:
• qualitativo, che si esprime tramite una domanda sull’esistenza o meno di un
elemento nel processo di erogazione o di una precisa pratica organizzativa (ad
esempio: una struttura può essere o meno accreditata);
77
•
quantitativo, che coglie l’aspetto numerico del fenomeno (ad esempio: numero di
utenti che si sono rivolti alla struttura)
3. UN MODELLO PER GLI INDICATORI
Un modello molto utilizzato per la classificazione degli indicatori fa riferimento alla
catena:
RISORSE --> PROCESSI --> RISULTATO
Questa “catena” si realizza in uno specifico contesto socio-economico che
influenza, direttamente o indirettamente le modalità di attuazione delle politiche
sociali.
Le relazioni che si instaurano tra i diversi elementi della “catena” sono rappresentate
dallo schema seguente.
EFFICACIA
EFFICIENZA
OUTCOME
OUTPUT
INPUT
• Risorse umane
• Risorse finanziarie
• Organizzazione dei
servizi
• ….
• Numero interventi
• Numero utenti
• Ore di servizio erogate
• ….
• Riduzione situazioni di
povertà
• Riduzione numero casi
di disagio
• Maggiore benessere
•…
processi
risultati
CONTESTO
risorse
• Territorio
• Popolazione
• Tessuto sociale
• Tessuto economico
• ….
Ciascuno di questi elementi può essere misurato attraverso indicatori specifici, le cui
caratteristiche sono riportate di seguito.
indicatori di
contesto
Misurano le caratteristiche di un sistema socioeconomico (ad esempio: dimensioni del territorio,
popolazione residente, suddivisione per fasce di età, offerta
78
dei servizi, tasso di occupazione e disoccupazione, ecc.) e
della popolazione target a cui si intende rivolgersi (ad
esempio: popolazione anziana in rapporto alla popolazione
totale, numero di soggetti con handicap del territorio, residenti
stranieri in rapporto alla popolazione totale, ecc.)
Indicatori di input
(risorse)
Misurano le risorse utilizzate per la realizzazione dei servizi
che rispondono ai bisogni sociali del territorio (ad esempio:
spese per servizi sociali, numero di operatori suddivisi per
servizio, capacità delle strutture, ore di servizio realizzate,
ecc.)
Indicatori di output
(processi)
Misurano i risultati delle attività in una forma fisica evidente
(ad esempio: numero dei beneficiari di un certo servizio,
numero degli interventi effettuati, corsi di formazione
realizzati, ecc.)
Indicatori di
outcome (risultati)
Misurano gli effetti sulla popolazione target e sul contesto
di riferimento derivanti dall’attuazione delle azioni
pianificate. Può trattarsi di indicatori di misura diretti (ad
esempio: persone che sono uscite da una situazione di
bisogno a seguito dell’attuazione delle azioni) o indiretti (ad
esempio: riduzione delle richieste di un determinato servizio,
miglioramento di un indicatore di contesto legato alla politica
attuata, ecc.). Sono i più difficili da misurare, anche perché
spesso si riferiscono a conseguenze di lungo periodo. Sono
chiamati anche indicatori di esito o di impatto.
Nel contesto delle politiche sociali è importante rimarcare la differenza tra output e
outcome.
Per outcome si intende il risultato, generato dall’erogazione di un servizio o
dall’attuazione di un intervento specifico, su una condizione, stato o comportamento.
L’outcome e’ dunque una sintesi degli indicatori rilevati sui destinatari degli interventi
che rappresentano gli effetti degli output del processo su un particolare aspetto del
benessere considerato.
L’outcome si differenzia quindi dall’output sotto diversi profili:
• l’output è il risultato di ogni singola prestazione svolta nell’erogazione di un
servizio; l’outcome è il risultato durevole e globale sulla condizione, stato o
comportamento del soggetto che ha usufruito del servizio;
• gli output si misurano su oggetti (ad esempio numero ore di servizio erogato,
efficienza degli interventi, numero di utenti); l’outcome, invece, si misura soltanto
sugli utenti, in termini di variazione di condizione e maggior benessere; ne deriva
che l’output è una misura interna dell’organizzazione, mentre l’outcome è una
misura esterna;
• l’output è misurabile al momento stesso in cui termina l’attività; l’outcome è un
risultato in genere di lungo periodo, sulla condizione, stato o comportamento
dell’utente; spesso è necessario valutarlo su più intervalli temporali
• molti output hanno caratteristiche standardizzate per tutta l’utenza; l’outcome
invece è sempre personalizzato in rapporto al singolo utente
• spesso l’outcome non è direttamente misurabile e occorre riferirsi a una insieme
di indicatori come proxy (variabili di approssimazione); occorre anche porre
particolare attenzione nel definire gli outcome: è necessario studiare gli aspetti
79
dovuti all’erogazione del servizio immediatamente ad esso collegati o da esso
derivati. I cambiamenti nello stato, condizione o comportamento dell’utente,
infatti, possono derivare anche da fattori estranei al servizio.
4. SCELTA DEGLI INDICATORI
Prima di decidere quali indicatori effettivamente utilizzare tra quelli individuati come
possibili, è necessario fare una scelta legata alla fattibilità, cioè una scelta che
tenga conto dei costi e degli sforzi necessari per rilevarli.
La scelta degli indicatori si basa di solito sui seguenti parametri:
• esperienze precedenti e livello di conoscenza già acquisito del fenomeno;
• livello di disaggregazione territoriale e sull’arco di tempo cui la misurazione
dovrà riferirsi;
• quantità e qualità dei dati già disponibili;
• finalità della misurazione (conoscitiva, di controllo, d’intervento, ecc.).
5. GLI INDICATORI NELLE DIVERSE FASI DEL PROCESSO
In molte fasi del processo di pianificazione partecipata delle politiche sociali può
essere utile adottare indicatori.
Con riferimento ad alcune macrofasi e fasi di dettaglio, di seguito si riportano una
serie di suggerimenti ed esempi che possono essere presi a riferimento per la
costruzione di un sistema di indicatori.
ANALISI STRATEGICA
ANALISI SOCIO-ECONOMICA DEL TERRITORIO
L’analisi socio-economica ha l’obiettivo di fornire un quadro generale delle principali
caratteristiche del territorio in cui viene svolta l’azione sociale.
I dati e gli indicatori raccolti in questa fase misurano in generale:
• caratteristiche geografiche del territorio e demografiche della popolazione;
• caratteristiche del contesto sociale ed economico;
• condizioni riferite alla popolazione o a particolari categorie di soggetti.
In questa fase, l’utilizzo di indicatori è essenziale anche per consentire la
valutazione, ex-post della bontà delle politiche stabilite e delle conseguenti azioni
sviluppate. Il confronto temporale tra i valori degli indicatori può rappresentare infatti
un valido strumento di misurazione dell’efficacia e impatto di politiche e azioni e, in
questo senso, possono essere presi a riferimento come indicatori di outcome
(misurazione del benessere di medio-lungo periodo)
Di seguito si riportano alcuni esempi di indicatori che possono essere utilizzati.
Indicatori relativi alle caratteristiche geografiche del territorio e demografiche
della popolazione
Si tratta di indicatori che hanno lo scopo di descrivere il territorio in cui si svolge
l’azione sociale, l’entità della popolazione potenzialmente destinataria e alcune sue
caratteristiche generali.
80
Indicatore
Estensione del territorio di riferimento (Km2)
Suddivisione del territorio in unità amministrative, quali
ad esempio: aree omogenee comprensoriali, comuni del
comprensorio, circoscrizioni comunali (numero e
estensione)
Popolazione residente
Popolazione residente per unità amministrativa (area
omogenea, comune, ecc.)
Abitanti per Km2 (se ritenuto opportuno anche per unità
amministrativa)
Note:
Rapporto “Estensione del territorio” / “Abitanti del
territorio”
Da rapportare eventualmente con il dato provinciale o
nazionale)
Andamento della popolazione residente (serie
pluriennale)
Suddivisione della popolazione residente per classi di
età e sesso (con eventuale aggregazione in minori,
anziani e adulti)
Andamento della popolazione residente per classi di età
(anche eventuali valori previsionali)
Tasso di natalità per sesso
Note:
Il tasso di natalità è dato dal rapporto per mille fra il
numero di nati iscritti in anagrafe nell’anno considerato
e la popolazione media dello stesso anno.
Età media alla morte suddivisa per sesso
Tasso di mortalità per sesso
Note:
Il tasso di mortalità risulta dal rapporto fra i morti
residenti e la popolazione residente media dell’anno,
moltiplicato per 1.000
Indice di invecchiamento
Note:
L’indice di invecchiamento risulta dal rapporto fra la
popolazione residente di 65 anni e oltre e la
popolazione residente media dell’anno, moltiplicato per
1.000.
Tipo
Valore assoluto
Valori assoluti e valori
percentuali
Valori assoluti
Valori assoluti e valori
percentuali
Valori assoluti e valori
percentuali di incremento
Valori assoluti e valori
percentuali
Valori assoluti e valori
percentuali
Rapporto
Valori assoluti
Rapporto
Rapporto
Indicatori relativi al contesto sociale
Gli indicatori di contesto sono uno strumento importante per lo sviluppo delle politiche
sociali. Essi permettono di descrivere in termini statistici il livello di sviluppo raggiunto in
un particolare contesto e l’estensione dei problemi sociali in atto. Gli indicatori di
contesto permettono inoltre di valutare il grado di fiducia che si può avere nei riguardi
delle risorse esistenti. Considerando i cambiamenti che nell’arco temporale di un periodo
81
si registrano, si possono monitorare i risultati o i fallimenti conseguiti dalle politiche
implementate.
Gli indicatori relativi al contesto sociale hanno lo scopo di quantificare alcuni
fenomeni che possono generare bisogni specifici o che possono rappresentare
vincoli nella definizione delle politiche. Essi sono molto numerosi e in letteratura si
ritrovano molti esempi, con riferimento alle diverse aree e problematiche sociali.
Indicatore
Famiglie
Numero famiglie residenti sul territorio
Numero medio componenti per famiglia (“Componenti
delle famiglie” / “Numero famiglie”)
Numero famiglie monogenitore (totale e in percentuale
sul totale delle famiglie)
Tasso di separazione coniugale
Movimenti della popolazione
Movimenti della popolazione residente
Note:
I movimenti della popolazione residente sono
determinati dal movimento naturale (saldo nati vivi /
morti) e dal movimento migratorio)
Può essere utile distinguere il movimento migratorio
provinciale da quello extra-provinciale
Può essere opportuno indagare il movimento migratorio
anche all’interno del territorio per unità amministrative
(tra aree omogenee o tra comuni)
Residenti stranieri
Stranieri residenti
Stranieri residenti suddivisi per età e sesso
Stranieri residenti per area di provenienza
Numero famiglie composte da stranieri residenti
Numero medio componenti per famiglia di residenti
stranieri
Sistema dell’istruzione
Istituti scolastici per ordine di studio (primaria,
secondaria, superiore, professionale)
Distribuzione degli istituti scolastici sul territorio (tipo di
istituto suddiviso per area omogenea o comune)
Studenti iscritti per ordine scolastico
Tipo
Valore assoluto
Rapporto
Valori assoluti percentuali
Rapporto
Valori assoluti
Valori assoluti e in
percentuale sulla
popolazione totale
Valori assoluti e in
percentuale sulla
popolazione totale
Valori assoluti e in
percentuale per area di
provenienza
Valore assoluto
Rapporto
Valori assoluti e qualitativi
Valori assoluti e qualitativi
Valori assoluti e
percentuali
82
Tasso di promozione per ordine scolastico
Valori percentuali
Tasso di abbandono per ordine scolastico
Valori percentuali
Tasso di situazioni scolastiche a rischio
Valori percentuali
Tasso di alunni stranieri
Valori percentuali
Volontariato
Numero associazioni di volontariato operanti sul
Valore assoluto
territorio
Aree di intervento delle associazioni di volontariato
Qualitativo
Numero volontari e numero volontari in rapporto al
Valore assoluto in
totale della popolazione
percentuale
Stili di vita
Nota:
Alcuni dati sugli stili di vita vengono raccolti sistematicamente dalla APSS a livello
provinciale
Fumatori su totale popolazione
Valori percentuali
Abitudini alimentari
Valori percentuali
Situazione nutrizionale (popolazione in sovrappeso e
Valori percentuali
obesa)
Consumo di alcool
Valori percentuali
Dipendenze da sostanze psicotrope
Valori percentuali
Stato di salute
Casi di ricovero di persone residenti per tipo patologia
Valori percentuali
Nota:
si tratta di informazioni che possono influenzare alcuni
servizi (quali ad esempio ADI E ADI-CP)
Anziani certificati come non auto-sufficienti in rapporto a Valori assoluti e
popolazione anziana
percentuali
Note
Se possibile distinguere tra non-autosufficienza fisica e
cognitiva e per grado di non-autosufficienza
Handicap
Numero soggetti certificati per tipo di handicap
Valori assoluti
Altri fenomeni di interesse
Nota:
si tratta di una voce che è possibile incrementare in base alle esigenze specifiche
Interruzioni di gravidanza volontarie e spontanee (tasso Rapporti
di abortività e rapporto di abortività)
Note
Tasso di abortività: rapporto fra gli aborti effettuati da
donne in età feconda (15-49 anni)
e la popolazione residente femminile in età feconda (per
1.000).
Rapporto di abortività: rapporto fra il numero di aborti di
donne in età feconda (15-49 anni)
e il numero di nati vivi da donne in età feconda (per
83
1.000)
E’ utile anche la suddivisione per classi di età
Indicatori relativi al contesto economico
Questo tipo di indicatori hanno lo scopo di rappresentare, se pure in forma sintetica,
le principali caratteristiche del sistema economico del territorio di riferimento.
Rientrano in questa categoria anche le informazioni quantitative relative alla
situazione occupazionale, che può avere un impatto diretto sull’impostazione delle
politiche sociali e dei conseguenti servizi, nonché sui livelli di povertà (legata al
concetto di reddito).
Indicatore
Sistema economico
Nota:
Sono utili i confronti con altre realtà
Imprese operanti sul territorio per settore di attività
Addetti per settore di attività
Numero medio di addetti per impresa
Suddivisione delle imprese in grandi, medie, piccole
PIL pro-capite
Lavoro/occupazione
Popolazione attiva in condizione professionale
(suddivisione per settore di attività economica)
Tasso di occupazione (suddivisione per genere, età,
titolo di studio, ecc.)
Tasso di disoccupazione (suddivisione per genere, età,
titolo di studio, ecc.)
Disoccupazione di lunga durata
Ore di Cassa integrazione
Iscritti disponibili ai servizi per l’impiego (persone in
cerca di occupazione)
Madri lavoratrici
Occupati part-time
Occupati con lavoro a termine
Casa
Nr. famiglie che vivono in casa di proprietà su totale
famiglie
Nr. famiglie che vivono in casa in affitto su totale
famiglie
Nr. famiglie che vivono in alloggi pubblici su totale
famiglie
Costo medio affitto
Tipo
Valore assoluto
Valore assoluto
Valore assoluto
Valore assoluto
Rapporto
Valore assoluto
Rapporto
Rapporto
Rapporto
Valore assoluto
Rapporto
Valore assoluto
Valore assoluto e
percentuale
Valore assoluto e
percentuale
Rapporto
Rapporto
Rapporto
Valore assoluto
84
Spazio abitativo pro-capite (in mq.)
Deprivazione materiale
Tasso di povertà relativa
Famiglie senza percettori di reddito
Percettori di pensione sociale (anche in rapporto alla
popolazione over 65)
Valore assoluto
Rapporto
Valore assoluto e
percentuale
Valore assoluto e
percentuale
PROGRAMMAZIONE
INDIVIDUAZIONE ED ANALISI DEI DATI SOCIO/ECONOMICI RELATIVI ALL’AMBITO DI ATTIVITÀ
In questa fase, gli indicatori relativi al contesto territoriale e socio-economico
vengono approfonditi in relazione alla specifica area di interesse che si intende
affrontare.
Mentre l’analisi socio-economica generale ha l’obiettivo di fornire un quadro
complessivo della situazione territoriale e delle condizioni della popolazione (o di
particolari categorie della popolazione), ora si procede a “specializzare” l’indagine
attraverso una selezione degli indicatori di interesse e la ricerca e/o definizione di
nuovi indicatori.
Per esempio, se l’ambito di attività è riferito ai giovani, potrebbe essere opportuno
approfondire l’indicatore “tasso di abbandono scolastico” per tipologie di istituto
esistenti sul territorio, procedere ad un’analisi del successo scolastico più
approfondita valutando anche gli esiti in uscita dai diversi ordini scolastici,
attualizzare fenomeni generali sulla popolazione giovanile (ad esempio: consumo di
alcol, tossicodipendenze, famiglie in condizioni di povertà con minori, ecc.) o
indagare fenomeni tipici della condizione giovanile (ad esempio: criminalità minorile,
episodi di “bullismo”).
ANALISI SERVIZI EROGATI DALL’ENTE GESTORE E SUL TERRITORIO DA ALTRE
ORGANIZZAZIONI
In relazione all’ambito di attività individuato, in questa fase l’attenzione è focalizzata
sull’individuazione di dati e indicatori legati all’offerta dei servizi.
Vengono utilizzati principalmente quindi indicatori di input (risorse) e di output
(attività). Gli indicatori sono soprattutto di tipo quantitativo, monetario e, qualora
presenti, di soddisfazione dell’utenza.
Il punto di partenza è rappresentato dalla “mappa dei servizi” che l’ente gestore si
impegna ad erogare, sia direttamente che attraverso l’utilizzo di altre organizzazioni
(aziende del terzo settore, associazioni di volontariato, ecc.).
In generale, per ciascun servizio individuato è opportuno predisporre una sintesi
relativamente a:
• numero utenti;
• quantità di attività erogata (es.: ore di servizio)
• personale coinvolto;
• spesa.
Nella pratica queste informazioni sono di norma disponibili, ad eccezione forse del
dato relativo al personale coinvolto: In effetti raramente negli enti si riscontra la
85
presenza di sistemi di rilevazione che consentano di suddividere il personale sui
diversi servizi.
Un’altra difficoltà che si incontra è relativa alla fornitura di informazioni da parte dei
soggetti terzi erogatori (in molti casi risulta disponibile solo il dato relativo alla spesa).
In questo senso è importante in sede di stipula delle convenzioni concordare la
tipologia e il livello di dettaglio delle informazioni che il soggetto incaricato
dell’erogazione del servizio deve fornire periodicamente all’ente gestore.
Di seguito si riportano alcuni esempi di schemi di rappresentazione di indicatori di
analisi dei servizi erogati.
Area di interesse: ADULTI
Azioni di sostegno alla domiciliarità
AZIONE
Aiuto domiciliare
INDICATORI
DESCRIZIONE
Utenti assistiti
Utenti nuovi
Utenti cessati
Ore erogate
Utenti assistiti
Utenti nuovi
Utenti cessati
Ore erogate
Utenti assistiti
Utenti nuovi
Utenti cessati
Pasti erogati
Utenti assistiti
Utenti nuovi
Utenti cessati
Pasti erogati
Utenti assistiti
Utenti nuovi
Utenti cessati
Giornate
erogate
Utenti assistiti
Utenti nuovi
Utenti cessati
Km. effettuati
SPESA
Q.TA’
40
13
4
6.389
2
2
2
157
11
0
1
3.087
4
0
0
551
2
1
2
184
ENTRATA
€ 134.809
€ 10.380
€ 3.3.72
€ 101
€ 35.169
€ 9.391
€ 4.491
-----
€ 40
€ 40
8
1
1
3.442
€ 2.742
€ 23
Totali (utenti contati una sola volta)
50
fonte: Comune di Rovereto – “Relazione consuntiva propositiva 2004”
€ 180.623
€ 19.933
Aiuto domiciliare per cure palliative
Pasti a domicilio
Pasti presso mensa
Telesoccorso e telecontrollo
Trasporto
86
Area di interesse: ADULTI
Utenti per tipologia di intervento e cittadinanza (interventi sociali)
Interventi sociali
Di cui cittadini
stranieri
Utenti
interventi di tutela
4 ---
interventi di edilizia abitativa pubblica (l.p. 15/ 2007)
12
7
servizi semi-residenziali per adulti (l.p. 35/ 83)
17
2
consultorio familiare
33
8
interventi di aiuto per l'accesso ai servizi
89
12
interventi di servizio sociale professionale
126
19
interventi di sostegno per l'inserimento lavorativo
128
7
segretariato sociale
257
61
TOTALE
666
116
fonte: Comprensorio delle Giudicarie – Piano di azione Area Adulti
Area di interesse: ADULTI
Spesa per area di intervento e cittadinanza degli utenti
Area di intervento
Spesa per utenti cittadini italiani
N
%
Spesa per utenti cittadini
stranieri
N
%
Spesa totale
N
%
Interventi amministrativo/ sociali
€
3.075.895
96,9% €
96.790
3,1% €
3.172.685
98,6%
Interventi amministrativi
€
39.667
87,2% €
5.805
12,8% €
45.472
1,4%
TOTALE
€
3.115.562
96,8% €
102.595
3,2% €
3.218.157
100,0%
fonte: Comprensorio delle Giudicarie – Piano di azione Area Adulti
Gli esempi riportano indicatori espressi principalmente in valori assoluti. La
combinazione di tali indicatori può dare luogo a indicatori espressi in forma di
rapporto che possono essere di aiuto all’analisi.
A titolo di esempio si riportano alcuni indicatori ricavabili dalla tabella “Azioni di
sostegno alla domiciliarità” del Comune di Rovereto (vedi sopra).
87
Area di interesse: ADULTI
Azioni di sostegno alla domiciliarità (indicatori)
AZIONE
INDICATORI
DESCRIZIONE
Aiuto domiciliare
Ore erogate per utente assistito
Spesa per utente assistito
Aiuto domiciliare per cure palliative
79
€
1.686
281
€
3.197
138
€
1.123
Giornate erogate per utente assistito
Spesa per utente assistito
Trasporto
3.370
Pasti forniti per utente assistito
Spesa per utente assistito
Telesoccorso e telecontrollo
€
Pasti forniti per utente assistito
Spesa per utente assistito
Pasti presso mensa
160
Ore erogate per utente assistito
Spesa per utente assistito
Pasti a domicilio
VALORI
92
€
Km. effettuati per utente assistito
Spesa per utente assistito
20
430
€
343
fonte: elaborazione da Comune di Rovereto – “Relazione consuntiva propositiva 2004”
PROGETTAZIONE/MONITORAGGIO
IDENTIFICAZIONE/MONITORAGGIO DELLE AZIONI
Il monitoraggio delle azioni definite in risposta ai bisogni prioritari individuati nel
percorso AA 1000 dovrebbe essere effettuato sulla base di indicatori volti a
verificare:
• il raggiungimento degli obiettivi posti dall’azione stessa;
• l’efficienza del processo di attuazione dell’azione.
Gli indicatori per il monitoraggio andrebbero identificati già in sede di definizione
dell’azione e farne parte integrante.
Relativamente all’individuazione di indicatori di raggiungimento dell’obiettivo, è
necessario fare attenzione a non confondere le attività con lo scopo per cui si è
attivata l’azione.
Ad esempio, se l’azione consiste nel progettare un corso di formazione per persone
che devono acquisire competenze specifiche per l’assistenza agli anziani (come
potrebbero essere le badanti) l’obiettivo è rappresentato dall’acquisizione di
competenze, non dalla realizzazione dell’iniziativa formativa. In questo senso,
l’indicatore di raggiungimento dell’obiettivo dovrebbe misurare l’aumento di
competenze, per esempio attraverso la predisposizione, già in fase di definizione
dell’azione, di uno strumento di valutazione delle competenze in ingresso e in uscita,
in grado di apprezzare le variazioni di competenze. Oltre allo strumento andrebbero
definiti anche i livelli di competenza che si intendono raggiungere in merito agli
obiettivi generali dell’azione (i valori obiettivo).
A volte, per la misurazione del raggiungimento dell’obiettivo dell’azione è opportuno
fare ricorso a indicatori di carattere più generale, non direttamente correlati con
l’azione specifica (indicatori indiretti). Tipico è il caso di azioni di prevenzione che
88
hanno l’obiettivo di modificare una condizione specifica o di ridurre un certo
fenomeno.
Ad esempio, il successo di un’azione finalizzata a informare i giovani sulle
conseguenze nocive di certi comportamenti (quali possono essere il consumo di
alcool, la tossicodipendenza, una corretta alimentazione) può essere misurata anche
dalla variazione nell’indicatore di contesto associato (diminuzione del consumo di
alcol, diminuzione della dipendenza da sostanze stupefacenti, riduzione dei casi di
anoressia/bulimia).
Per la misurazione dell’efficienza del processo di attuazione dell’azione, gli
indicatori tipici consentono di controllare i parametri relativi a:
• risorse professionali impiegate (quantità e livello professionale);
• risorse finanziarie utilizzate;
• attività svolte rispetto a quanto pianificato;
• rispetto dei tempi di realizzazione.
In sintesi, questi indicatori vengono utilizzati in fase di realizzazione per monitorare
l’attuazione del piano di azione (o programma) definito. Anche in questo caso è
opportuno porsi dei valori obiettivo che consentano di misurare la bontà generale del
processo.
Ad esempio, si potrebbe stabilire in sede di definizione che la realizzazione
dell’azione è risultata efficiente se lo scostamento nella quantità di risorse umane e
finanziarie tra pianificato e consuntivo si è mantenuto entro il 10%, se il ritardo si
mantiene in 15 giorni dalla data finale prevista e se le tipologie di risorse impiegate
sono coerenti con il piano.
INDICATORI TRASVERSALI
Questo gruppo di indicatori sono definiti trasversali in quanto non fanno riferimento a
specifiche fasi del processo di pianificazione delle politiche sociali ma interessano il
processo nel suo complesso o sono applicabili, appunto trasversalmente a più fasi.
Tali indicatori vengono utilizzati soprattutto per tenere sotto controllo e valutare due
aspetti importanti del processo:
• il livello e l’efficacia del coinvolgimento degli stakeholder;
• l’efficacia del processo di definizione delle politiche sociali.
COINVOLGIMENTO DEGLI STAKEHOLDER
Gli indicatori di coinvolgimento sono utilizzati per misurare alcuni parametri legati alla
partecipazione delle parti interessate in merito a:
• capacità dell’ente gestore di coinvolgere gli stakeholder nel processo di
pianificazione;
• efficacia delle azioni di coinvolgimento;
• grado di interesse degli stakeholder al processo;
• contributi degli stakeholder;
• soddisfazione degli stakeholder rispetto al processo.
Come evidenziato all’interno delle linee guida, le modalità di coinvolgimento delle
parti interessate possono essere di varia natura e vanno dalla semplice
comunicazione/informazione a forme di vera e propria co-gestione del processo e codecisione nelle scelte. Gli indicatori andranno quindi definiti in relazione alle modalità
89
di coinvolgimento prescelte rispetto alle diverse categorie di stakeholder e rispetto
alle diverse fasi. Inoltre, le modalità di coinvolgimento possono essere diversificate
tra stakeholder interni ed esterni.
Anche in questo caso possono essere misurate le risorse messe in campo, le attività
svolte e i risultati conseguiti.
Di seguito si riportano alcuni esempi di indicatori applicabili.
Indicatore
Risorse impiegate
Tipologia di risorse professionali dedicate alla gestione
dei processi di coinvolgimento (numero di giornate per
tipologia)
Tipologia di risorse esterne dedicate al coinvolgimento
(numero di giornate per tipologia)
Risorse finanziarie dedicate al processo di
coinvolgimento
Attività svolte
Incontri di programmazione delle iniziative di
coinvolgimento (numero e durata)
Iniziative di coinvolgimento realizzate per tipologia
(numero e durata)
Risorse finanziarie dedicate al processo di
coinvolgimento
Iniziative formative legate al processo di coinvolgimento
(stakeholder interni)
Iniziative formative legate al processo di coinvolgimento
(stakeholder esterni)
Risultati conseguiti
Stakeholder destinatari o partecipanti alle iniziative di
coinvolgimento suddivisi per categoria
Stakeholder destinatari o partecipanti alle iniziative di
coinvolgimento suddivisi per categoria su totale
stakeholder individuati
Contributi degli stakeholder raccolti
Contributi degli stakeholder raccolti / contributi accolti
dall’ente gestore
Grado di conoscenza degli stakeholder del processo di
pianificazione
Grado di soddisfazione manifestato dagli stakeholder
sul processo di coinvolgimento (per categoria di
stakeholder)
Nota:
Le forme di raccolta del grado di soddisfazione possono
essere varie (ad es.: questionario)
Miglioramento delle relazioni con gli stakeholder
Tipo
Valori assoluti
Valori assoluti
Valori assoluti
Valori assoluti
Valori assoluti
Valori assoluti
Valori assoluti e
percentuali
Valori assoluti e
percentuali
Valori assoluti
Rapporti
Valori assoluti
Rapporto
Valori percentuali
Valori percentuali
Qualitativo
90
QUALITÀ E MIGLIORAMENTO DEL PROCESSO DI PIANIFICAZIONE PARTECIPATA AA 1000
L’attuazione del processo di pianificazione partecipata comporta un importate
impiego di energie e risorse che devono essere finalizzate alla gestione dei
cambiamenti individuati nella definizione dei servizi, nelle modalità organizzative, nei
rapporti con le parti interessate.
E’ essenziale dunque che le attività siano realizzate nel modo più razionale ed
efficiente possibile e che i risultati siano efficaci e coerenti con le aspettative dell’ente
gestore e di tutte le parti interessate.
Un altro importante oggetto di misurazione è rappresentato quindi dal processo
stesso. In corrispondenza soprattutto delle attività di riesame deve essere dedicata
attenzione al miglioramento delle attività del processo, analizzando aspetti quali:
• le modalità di realizzazione delle singole fasi/attività;
• le risorse impiegate;
• i tempi di realizzazione delle fasi/attività;
• la congruenza dei risultati attesi rispetto ai risultati pianificati;
• le attività di “rilavorazione” a seguito di fasi mal condotte o errori.
La riflessione critica, aiutata dall’utilizzo di indicatori oggettivi, consente di gestire
meglio il percorso di apprendimento intrinseco alla realizzazione del processo di
pianificazione partecipata, il quale molto spesso rappresenta una novità per gli enti
gestori.
L’obiettivo primario di tale riflessione è quello di individuare aree di miglioramento, da
attivare nell’immediato o, in seguito, nella successive ripetizioni.
Alcuni esempi di indicatori utilizzabili per le attività di miglioramento del processo
sono riportati di seguito.
Indicatore
Modalità di realizzazione delle fasi/attività
Attività realizzate rispetto ad attività pianificate (per
singola fase)
Strumenti nuovi/modificati rispetto a strumenti previsti
(per singola fase/attività)
Modifiche richieste alle modalità di realizzazione rispetto
a quanto pianificato
Risorse impiegate
Scostamento nel numero di risorse impiegate rispetto a
quanto pianifcato
Scostamento nell’impegno erogato rispetto a quanto
pianificato
Scostamento nelle risorse finanziarie impegnate rispetto
a quanto pianificato
Tempi di realizzazione
Scostamenti nei tempi di realizzazione delle attività
rispetto a quanto pianificato
Tipo
Qualitativo
Qualitativo
Qualitativo
Valori percentuali
Valori percentuali
Valori percentuali
Valori percentuali
91
Indicatore
Rilavorazioni ed errori
Attività che è stato necessario ripetere (corredate da
motivazione)
Output che è stato necessario rielaborare (corredate da
motivazione)
Errori riscontrati nelle fasi di riesame
Miglioramento
Miglioramenti del processo individuati a seguito delle
attività di riesame
Tipo
Qualitativo
Qualitativo
Qualitativo
Qualitativo
RENDICONTAZIONE
Tra le responsabilità degli enti che utilizzano risorse pubbliche vi è quella di “rendere
conto” alle parte interessate dei risultati conseguiti, della coerenza di tali risultati con i
presupposti di partenza (il contesto) con gli obiettivi stabiliti (la mission e la strategia),
nonché delle modalità attraverso cui gli obiettivi vengono definiti e i risultati raggiunti
in una prospettiva di coinvolgimento degli stakeholder.
Nell’ambito del processo di pianificazione partecipata, la rendicontazione è l’atto
finale di un “ciclo” e assieme il punto di partenza per il “ciclo” successivo. E’ il
momento in cui si elabora una sintesi che possa consentire una valutazione chiara e
trasparente rispetto a quanto è stato realizzato e rappresentare la base di esperienza
su cui innestare processi maggiormente efficaci, mirati ed efficienti.
In questo senso, nella fase di rendicontazione non è necessario individuare/definire
nuovi indicatori, ma si utilizzano gli indicatori elaborati nell’arco di tutto il processo (o
meglio una parte significativa di essi), eventualmente rimodulati al fine di rendere più
chiara l’esposizione.
Moreno Bighelli
92
SPUNTI INTORNO ALLA PARTECIPAZIONE
In queste linee guida si è voluto dare alla parola partecipazione il senso più elevato e
forte ed è proprio per non correre il rischio di svuotare di significato la parola stessa,
che ogni promotore di un processo partecipativo dovrebbe porsi alcune domande:
“Cosa è per me la partecipazione? Perché la voglio attuare?”.
La partecipazione in questi anni ha avuto una grande esplosione diventando, a volte,
una modalità per costruire e concorrere alle ricerca di soluzioni condivise e di qualità,
altre un termine vuoto, un concetto inflazionato. Perché sia utile e dia risultati, essa
deve essere il frutto di un percorso trasparente attuato con metodi e regole precise,
nel caso opposto diventa un’astrazione, deresponsabilizza e produce l’effetto
contrario: “Che ci vado a fare, tanto non si decide nulla”. Questo, in sintesi, il
pensiero di molti, che produce il distacco fra chi decide e chi, di fatto, subisce.
Partire da questa consapevolezza permette di attivare percorsi con obiettivi chiari e
realmente inclusivi.
Se a questi quesiti ne aggiungiamo altri si potrà qualificare e a dare un senso forte
alla partecipazione. Chi attiva la partecipazione? Quali sono i diversi livelli della
partecipazione? Quali domande bisogna farsi prima di avviare la partecipazione?
Come si può favorire la partecipazione?
Prendendo spunto da quanto detto in un percorso formativo sul tema della
partecipazione tenutosi nel corso dell’anno 2008, rivolto ai Responsabili ed agli
Amministratori degli Enti gestori, si cercherà, nelle pagine successive, di dare
qualche risposta a tutti questi interrogativi o di creare almeno qualche suggestione
che, si spera, possa diventare utile nel momento di avvio di percorsi partecipati.
Cos'è la partecipazione?
Durante il percorso formativo alcuni Amministratori e Responsabili degli Enti Gestori
hanno detto che la partecipazione è
z Un metodo, uno strumento per condividere e realizzare alcuni obiettivi (scelte)
all’interno di una comunità attraverso l’incontro, la conoscenza e la fiducia
reciproca;
z Un modo per creare un maggior senso di appartenenza della propria
comunità;
z Prendere parte in modo attivo e contando.
Dobbiamo partire da qui, per definire che gli elementi base della partecipazione
sono:
z l’esserci
z in modo attivo (nel senso di fare)
z il contare (cioè influire sulla decisione)
Quindi nei processi partecipativi non è sufficiente esserci, bisogna condividere e fare
qualcosa insieme. Se è vero tutto ciò vuol dire che la parola partecipazione si può
tradurre in collaborazione.
93
Avviare percorsi partecipativi non è garanzia di vera collaborazione e di equità
sociale, non basta farla, c'è una responsabilità sociale nell'attuarla e proprio per
questo c’è la necessità di definire regole chiare a garanzia delle persone coinvolte, di
trasparenza rispetto ai vincoli esistenti, alle informazioni e ai confini dell’attività.
Perché si sceglie di attivare la partecipazione?
Alcuni Amministratori e Responsabili degli Enti Gestori ci hanno detto:
z per prendere decisioni di qualità, infatti si presume che più punti di vista
possano favorire la definizione di decisione migliori;
z per prendere decisioni accettabili pensando con ciò a situazioni delicate per
le quali si vuole raccogliere il consenso. In questo caso bisogna stare molto
attenti perché il consenso è importante ma il rischio è di lavorare per il
consenso e non preoccuparsi della qualità delle decisioni;
z per fare comunità, il mettere insieme le persone di una comunità aiuta ad
uscire dai personalismi.
Rispondere a questa domanda in modo chiaro e onesto permette di definire il senso
della partecipazione e le finalità che stanno alla base di tale scelta, è la “mission” del
progetto.
Quale partecipazione?
Nell’avviare processi di partecipazione si deve tener in considerazione che vi sono
livelli diversi di coinvolgimento:
9
9
9
9
informativo (la decisione è già presa e informo)
consultivo (ascolto e poi decido)
decisivo (condivisione della responsabilità tra i diversi attori)
delegato (affido la responsabilità di alcuni compiti a qualcuno).
Ora è evidente che attivare un livello informativo o decisivo del coinvolgimento è
completamente diverso e dà origine a percorsi opposti. Nell’avviare la partecipazione
è indispensabile definire quale coinvolgimento si vuole attuare perché ciò rende
chiari i ruoli e le aspettative delle parti in gioco.
Bisogna ricordare che indipendentemente dal livello partecipativo scelto abbiamo in
ogni caso un soggetto promotore che è sempre responsabile delle decisioni
prese (anche nella delega).
Prima di avviare un processo di partecipazione bisogna conoscere i diversi livelli di
coinvolgimento e le relative conseguenze, solo così si potrà essere consapevoli delle
scelte e trasparenti con gli stakeholder..
Chi attiva la partecipazione?
La partecipazione è voluta e attivata dal politico in accordo con il tecnico. Una volta
attivata, la partecipazione va gestita e governata. In questo senso ha bisogno di una
regia. La regia, che in questi processi è affidata al pubblico, ha una funzione di
governo del processo ed è affidata agli Amministratori (assessore alle politiche
94
sociali) e ai tecnici (il Responsabile degli Enti gestori). Sono due ruoli distinti dentro
lo stesso contenitore, da ciò deriva che tra il livello tecnico e politico ci deve essere
un’ottima sintonia. La chiarezza dei ruoli e delle responsabilità può aiutare in questo
senso.
Funzione della regia è:
ƒ la responsabilità di attivare e sostenere percorsi di collaborazione (gestione
del processo),
ƒ farsi carico di quanto elaborato nel processo di partecipazione, farne sintesi e
farne un atto decisorio.
La regia gioca il suo ruolo sulla credibilità, non sul potere (se una regia non lavora
bene ci potrà essere qualcuno che tenterà di occupare quel posto).
Per governare il processo la regia deve avere una strategia e una struttura.
Nei processi di partecipazione si inseriscono quattro funzioni che vanno a definire la
struttura con cui operare:
ƒ politica (avvio del processo e legittimazione del percorso)
ƒ coordinamento (di un responsabile)
ƒ segreteria organizzativa
ƒ assistenza tecnica (supporto per la formazione, la consulenza).
Se la regia deve essere degli Amministratori e dei tecnici allora sarà determinante,
prima di avviare un processo così complesso, che i due si confrontino su alcune
questioni:
•
•
•
•
•
cosa si intende per partecipazione
la condivisione dello strumento della partecipazione
perché si attiva la partecipazione
la sostenibilità della partecipazione cioè se ci sono le risorse umane ed
economiche per promuovere questi percorsi
la disponibilità a tener conto degli esiti della partecipazione.
Quali domande bisogna farsi prima di avviare la partecipazione?
Il Responsabile nell’avviare un processo di partecipazione deve porsi alcune
domande che lo aiuteranno ad affrontare e gestire il processo una volta avviato:
•
•
•
•
•
•
•
qual è il mandato politico?
ho tempo, risorse e competenze per attivare la partecipazione?
come attivo la struttura interna?
quali strumenti abbiamo per promuovere ed alimentare la partecipazione?
in quali fasi è opportuna, ha efficacia la partecipazione?
come faccio a fare in modo che le persone partecipino con la stessa
consapevolezza e le stesse informazioni?
come posso creare interesse nella gente a partecipare?
95
Come si può favorire la partecipazione?
Per facilitare la partecipazione dobbiamo ricordarci che abbiamo a che fare con
persone:
ƒ che non vogliono sprecare tempo
ƒ che hanno una forte motivazione
ƒ che hanno competenza e informazioni
ƒ che hanno altre cose da fare quindi l’impegno richiesto deve essere
sostenibile.
Questa premessa richiede lo sviluppo di capacità di gestione della partecipazione e
quindi di una strumentazione che sappia avviarla e anche mantenerla nel tempo.
Ecco alcune attenzioni che sono utili da considerare per una gestione efficace:
ƒ
ƒ
ƒ
ƒ
ƒ
ƒ
ƒ
ƒ
ƒ
ƒ
ƒ
creare una regia pubblica che sia in grado di governare il processo
decisionale
avere chiarezza del percorso/processo e del metodo utilizzato
creare condizioni organizzative semplici e chiare
chiarire gli obiettivi e i ruoli
chiarire le regole, i tempi, l’impegno richiesto
verificare la disponibilità di risorse (umane e eventualmente finanziarie)
lavorare sempre nella trasparenza
fare un patto tra i soggetti di impegno reciproco nel fare il percorso
proporre un quadro coerente dentro il quale inserire l’esperienza
fare attenzione alle aspettative degli stakeholder e governarle
curare le relazioni tra i diversi soggetti coinvolti
Gestire la partecipazione significa definire regole organizzative condivise che
aiutino a creare un buon clima di gruppo: definire degli orari condivisi, anticipare il
contenuto degli incontro con ordini del giorno, mantenere costante l’informazione che
deve essere chiara e pertinente, dare informazioni in modo mirato, avere un buon
coordinamento del gruppo.
Dobbiamo alla fine ricordare che gli stakeholder sono soddisfatti e quindi
partecipano volentieri nei processi di partecipazione se sia il processo che il
contenuto sono chiari e trasparenti, se gli impegni presi vengono mantenuti sia da
parte di chi attiva il processo sia dai partecipanti, se viene data visibilità e restituzione
di quello che si è fatto, se gli obiettivi vengono raggiunti. E non meno centrale, se gli
stakeholder si sentono ascoltati e tenuti in considerazione.
Attivare processi di partecipazione richiede quindi, una grande consapevolezza e
chiarezza delle implicazioni, delle finalità, degli strumenti, dell’organizzazione
necessaria. Ciò permetterà di avviare percorsi che portano a processi di confronto,
riflessione e decisione con esiti che consentono in ogni caso un incremento delle
singole potenzialità.
Marilisa De Luca
96
.
DISPENSA
L’
L’Ente Locale e la partecipazione
PROVINCIA DI TRENTO
A CURA DI
ELVIO RAFFAELLO MARTINI – PATRIZIA
BOTAZZOLI
OTTOBRE 2008
97
L’Amministratore Locale e la partecipazione
I politici che ricoprono incarichi amministrativi a livello di Enti Locali sono sempre più
interessati e coinvolti sui temi della partecipazione dei cittadini e sono alla ricerca di
modelli e strumenti da impiegare per renderla efficace e soddisfacente. A tutti gli
amministratori locali, in una qualche misura, tocca il compito di ricercarla,
promuoverla, sostenerla.
La distanza dei cittadini dalle istituzioni, il venir meno delle tradizionali forme di
rappresentanza, l’esigenza di prendere decisioni che incontrino le effettive esigenze
dei
cittadini e quindi il loro consenso, induce gli amministratori a promuovere la
partecipazione in diverse forme e su diversi contenuti.
Da una parte, quindi, l’amministratore locale deve creare spazi, opportunità perché la
partecipazione possa esprimersi. Ma spesso ciò non basta. I processi di
partecipazione
sono complessi, poco lineari, contraddittori, in una parola, difficili e spesso, destinati
a
naufragare se lasciati a se stessi. Al di là della retorica che sta imperversando in
questo
periodo, se la partecipazione è vera, non può eludere la questione degli interessi in
conflitto. Così, una volta promossa, la partecipazione, deve essere facilitata,
sostenuta e
mantenuta dentro i canali democratici. E infine, questione certamente non marginale,
la
partecipazione deve essere accolta, cioè ci deve essere la disponibilità e la capacità
personale e organizzativa delle istituzioni di riconoscere ciò che la partecipazione
produce e ciò che la partecipazione richiede: ad esempio, ascolto, attenzione,
informazioni, tempo, chiarezza sulle risorse, ecc.
In altre parole, quando un amministratore locale pensa alla partecipazione, deve
pensare
almeno a questi tre aspetti:
1. come promuoverla, quando, su quali contenuti, con quali risorse e con quali
vincoli, tenendo in debito conto le motivazioni e le competenze di coloro che
sono invitati a partecipare;
2. come sostenere il processo di partecipazione, senza asservirlo ai propri interessi,
senza dominarlo, senza mortificare le attese di coloro che sono coinvolti, senza
strumentalizzarlo;
3. come disporsi personalmente e come organizzare la propria tecnostruttura
affinché la domanda che arriva dalla partecipazione posa essere ascoltata e
accolta, e non sia vissuta come interferenza indebita.
Promuovere, sostenere e accogliere la partecipazione da una parte richiede
l’impiego di
tecniche adeguate, ma dall’altra prefigura una cultura nuova di rapporto fra
cittadini,
specie quando sono portatori di interessi diversi, e fra cittadini e istituzioni.
Nei processi di partecipazione inevitabilmente entrano in contatto e, a volte, in
98
contrasto, interessi diversi, che i soggetti proprio attraverso la partecipazione
intendono
tutelare. Ed è compito della partecipazione non solo quello di porre e difendere i
propri
interessi, ma anche di costruire mediazioni, trovare intese che rappresentino un
punto di
equilibrio fra gli interessi individuali e il bene collettivo. In altre parole, non si può
prescindere dal “valore e educativo” e dal contributo che la partecipazione deve dare
alla costruzione della coesione sociale ed allo sviluppo della comunità.
Partecipazione
Cosa intendiamo oggi per partecipazione
Il termine partecipazione è frequentemente impiegato da molti soggetti in molti ambiti
della vita sociale (servizi sociali, urbanistica, salute, ecc.) e ciò testimonia
l’importanza che si attribuisce alla partecipazione. Ma proprio il diffuso e, a volte,
contraddittorio impiego del termine obbliga a precisare il senso con il quale esso è
impiegato.
La partecipazione è generalmente considerata una condizione essenziale per
affrontare in modo efficace i più scottanti problemi sociali del nostro tempo.
Contrariamente a quanto avveniva negli anni settanta, oggi il ricorso alla
partecipazione sociale esprime un atteggiamento pragmatico di ricerca di percorsi
efficaci per affrontare i problemi e trovare risposte migliori e più durature alle
domande di sicurezza sociale, di qualità della vita, ecc. La partecipazione sociale,
quindi, è intesa come il coinvolgimento responsabile degli attori sociali nei processi di
problem solving. In questa prospettiva non è fine, ma mezzo e strumento per
affrontare i problemi altrimenti non risolvibili.
Ma la partecipazione non è solo uno strumento attraverso il quale attori sociali e
istituzioni cercano di risolvere i problemi. E’ anche un bene da presidiare, un valore
da diffondere e da tutelare che orienta e ispira, anche al di là del suo significato
strumentale, è un modo per alimentare la vita democratica.
Chi propone la partecipazione come modalità abituale per affrontare i problemi della
collettività e non tanto come evento eccezionale, come processo collettivo piuttosto
che come fatto individuale, ha in mente un certo tipo di uomo e di società, un tipo di
rapporto fra esigenze individuali e collettive e un'idea precisa di cambiamento.
Nel concetto di partecipazione si possono riscontrare tre significati principali:
9 “prendere parte e socializzare” (ad esempio, partecipare ad una festa);
9 “collaborare”, contribuire con la propria azione a realizzare un'iniziativa, un
servizio, ecc. (ad esempio, fare del volontariato);
9 “poter contare” e influire sui processi decisionali. In termini molto generali
possiamo definire la partecipazione come “la totalità delle forme (personali,
formali, informali, ecc.) attraverso le quali individui, gruppi, collettività tutelano i
propri interessi o contribuiscono al processo di scelta su materie che li
riguardano”.
99
La partecipazione si basa su un approccio detto della "competenza” contrapposto a
quello detto della mancanza o della deficienza, su cui si basano invece le politiche
assistenziali e trova la sua piena valorizzazione nel passaggio dall'assistenza alla
responsabilizzazione. La partecipazione mette in risalto le competenza esistenti di
individui, gruppi e comunità e le sviluppa.
Un
percorso
di
partecipazione
contiene sempre anche una componente di empowerment individuale e sociale e il
concetto di partecipazione richiama direttamente il delicato tema del potere, inteso
come potere da esercitare e potere da acquisire. Il potere è inteso come possibilità di
influenzare il corso degli eventi, di contribuire a dare una direzione al cambiamento e
a stabilirne il passo.
La percezione del proprio potere o di poter acquisire potere, fra l'altro, influisce sulla
motivazione soggettiva alla partecipazione.
Le modalità della partecipazione
Diversi sono i modi attraverso i quali si esprime la partecipazione:
9 Possiamo avere una partecipazione “rivendicativa” che, come suggerisce
l’aggettivo, si mette in atto per rivendicare, reclamare il rispetto di ciò che è
ritenuto un proprio diritto o per impedire azioni che potrebbero danneggiare i
propri diritti. Si tratta in sostanza di un’azione partecipativa che è tesa a far
fare o a impedire di fare qualcosa a qualcun altro. Si attiva in genere in una
situazione di conflitto e al tempo stesso lo alimenta.
9 La partecipazione può essere vista come “organizzazione ed espressione
in forma organizzata di una domanda”, È certamente preferibile avere una
domanda organizzata, espressa a nome di un gruppo o di una comunità,
piuttosto che centinaia di richieste individuali non coordinate.
9 Infine possiamo avere una partecipazione che potremmo definire
collaborativo- negoziale. L’esigenza di coinvolgere i cittadini anche nella
ricerca delle risposte ai problemi sostiene questa modalità partecipativa. E’
un’idea di partecipazione che pone al centro l’intreccio di senso di
responsabilità e di potere di tutte le parti in causa. In questa prospettiva,
partecipare non significa solo denunciare, significa anche impegno per
costruire e concorrere alla ricerca e all’attuazione delle soluzioni.
Le condizioni che rendono possibile la partecipazione
Affinché vi possa essere partecipazione reale occorrono alcune condizioni. Si tratta
di aspetti che sono ad un tempo prerequisiti della partecipazione ed effetti al tempo
stesso e possono essere distinti in caratteristiche dei soggetti e caratteristiche del
contesto.
1. Si possono considerare caratteristiche dei soggetti:
9 la motivazione: il bisogno o il desiderio di partecipare collegati al senso
di proprietà e\o al senso di responsabilità rispetto ai problemi da
risolvere;
9 le competenze partecipative, ad esempio le capacità relazionali, la
tolleranza del conflitto e dell’incertezza, ecc.;
100
9 le risorse soggettive da impiegare, ad esempio il tempo.
2. Si possono considerare caratteristiche dell’ambiente:
9 norme e leggi che richiedono e/o legittimano la partecipazione dei
cittadini (statuti dei comuni, regolamenti, leggi regionali, ecc.), ma
anche norme sociali non codificate;
9 strutture organizzative che rendono possibile la partecipazione
(gruppi, tavoli, comitati, ecc.)
9 tecnologie e strumenti atti a promuovere, sostenere e rendere
possibile la partecipazione a vari aspetti della vita della comunità, in
varie fasi, dalla progettazione, alla valutazione;
9 cultura della comunità locale che sostiene la partecipazione come
modalità abituale per risolvere i problemi della vita quotidiana.
I benefici e i rischi della partecipazione
Attivare un processo di partecipazione comporta mettere in conto esiti non
interamente prevedibili. Occorre pertanto essere realistici rispetto a cosa possiamo
ragionevolmente attenderci dalla partecipazione, sia in termini di effetti positivi voluti,
sia come esiti non voluti e valutare i rischi insiti nel processo di partecipazione
stessa.
Effetti positivi per gli individui e per la comunità
Alcuni studi condotti nell'ambito della disciplina psicologica documentano in termini
scientifici che partecipare fa bene a chi partecipa: partecipare rinforza l’autostima e il
senso di competenza di individui e di gruppi e di comunità. Poiché attraverso la
partecipazione diminuisce il senso di impotenza, molto accentuato nelle situazioni di
isolamento e di solitudine, si attenuano anche gli effetti che questo sentimento
negativo determina.
Attraverso l’appartenenza ad un gruppo che sostiene le caratteristiche positive della
propria identità, ad esempio, le persone possono compensare gli effetti negativi
prodotti dall'etichettamento.
Poiché aumenta la percezione del potere, gli individui possono permettersi di
ampliare il proprio senso di responsabilità e assumere un maggior controllo sulla
propria vita.
Maggiore consapevolezza dei problemi non significa eliminazione o diminuzione del
disagio. Anzi, la consapevolezza può aumentare il disagio. Ma la partecipazione
aumenta la capacità di governarlo, di starci dentro da protagonisti e non da vittime
impotenti.
101
I rischi della partecipazione
Rispetto ai rischi della partecipazione non si può essere ingenui: occorre mettere in
conto che la stessa può produrre esiti lontani da quelli auspicati o comportare costi
molto superiori a quelli preventivati e che si è in grado di sostenere.
9 La partecipazione aumenta il controllo sociale. Se la partecipazione promuove
e rinforza le relazioni sociali, e quindi promuove il sostegno sociale, è
giocoforza che accentui anche aspetti di controllo sociale che finiscono con il
limitare la libertà individuale.
9 La partecipazione, per essere reale, deve prevedere la possibilità del dissenso
e del conflitto. Esiste un rapporto stretto fra partecipazione e conflitto. La
partecipazione può acuire i conflitti, ma il conflitto può attivare la
partecipazione. Il conflitto accende gli animi e quindi anche la voglia di
partecipare. Ma la presenza di conflitti può anche inibire la voglia di
partecipare. Se la partecipazione aumenta le probabilità di conflitto, perché
permette ai diversi interessi di venire allo scoperto e di confrontarsi, può
accrescere anche le opportunità per la sua gestione negoziale. Le parti infatti
sono in gioco, e quel che conta di più è possibile trovare strumenti di
comunicazione e interessi comuni superiori. La partecipazione non garantisce
che il conflitto abbia una soluzione negoziale, ma nessuna soluzione
negoziale è possibile senza la partecipazione delle parti coinvolte dal conflitto.
9 La scelta di attivare percorsi partecipativi per affrontare i problemi, in genere,
non è una scelta che risponde innanzitutto ad esigenze di efficienza. Il tempo
e le energie che la partecipazione consuma sono elevati. E questo è noto in
partenza. Ma talvolta, può accadere che il processo partecipativo si incagli,
non riesca più a procedere, vuoi per la presenza di posizioni conflittuali, vuoi
per la difficoltà a trovare una direzione certa del percorso. Ci si trova in questi
casi ad investire molte energie, che sembrano decisamente sproporzionate
rispetto ai risultati che si ottengono.
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103
104
GLOSSARIO
ƒ
BISOGNO
è uno stato di carenza che dovrebbe essere soddisfatto per garantire un
miglior benessere (ruolo servizi sociali per alcune tipologie di bisogno)
ƒ
CICLO DI VITA
individua le fasi di vita di un soggetto sulla base dell’età: minori, adulti, anziani
ƒ
CONDIZIONI
Rappresenta un attributo (una caratteristica) che possiede un soggetto in un
certo momento e quindi può variare nel tempo in base alla situazione di vita
soggettiva o oggettive dell’utente: straniero, disabile, utenti con disagio
mentale, tossicodipendenti, alcolista, senza dimora, ex detenuti, vittime di
tratta, minori stranieri non accompagnati, richiedenti asilo politico
ƒ
GOVERNANCE
Fa riferimento alle modalità ed agli effetti dell’attività di governo piuttosto che
all’assetto istituzionale dello stesso. Il modello di governance pone particolare
attenzione alle relazioni tra i diversi attori sociali che intervengono nel campo
di azione della politiche sociali. Aspetti fondamentali dei processi di
governance sono il decentramento amministrativo e la sussidiarietà che danno
vita a dinamiche di governo a rete ,anziché piramidali o gerarchiche
Si contrappone a Governament che si identifica con gli assetti istituzionali
stabiliti per il governo delle politiche sociali
ƒ
IDENTITA’ DI UN’ORGANIZZAZIONE
Gli elementi identitari di un’organizzazione sono la storia, la mission (lo scopo
dell’organizzazione), i valori e i principi, l’ attività e le modalità delle azioni, i
programmi,,,
ƒ
INDICATORE
Si intende un parametro o un valore derivato da parametri capace di fornire
indicazioni relative ad uno specifico fenomeno
ƒ
MAPPATURA
È un attività di raccolta e classificazione di informazioni. Tale attività si
concretizza poi, in una procedura di creazione e organizzazione di una
mappa. Quest’ultime sono utilizzate per rappresentare un fenomeno
ƒ
MISSION
E’ lo scopo istituzionale di un’organizzazione, la sua ragione d’essere. La
mission viene espressa con una formula chiara, facile da comunicare. E’
condivisa da tutti coloro che fanno parte dell,’organizzazione.. La missione è
un elemento catalizzatore dell’organizzazione nel senso che dovrebbe creare
all’interno senso di appartenenza, e all’esterno consenso e legittimazione.
Racchiude la giustificazione stessa dell’ esistenza di un’organizzazione e al
tempo stesso ciò che la contraddistingue da tutte le altre. Secondo alcuni una
mission dovrebbe rispondere alle tre domande fondamentali:
Chi siamo? Cosa vogliamo fare? Perché lo facciamo?
105
ƒ
PIANO SOCIALE DI COMUNITA’
È lo strumento di programmazione delle politiche sociali di un territorio.
Normalmente individua i bisogni riscontrati e le risorse del territorio, l’analisi
dello stato dei servizi e degli interventi esistenti, gli obiettivi e le priorità
d’ntervento, le azioni da realizzare
ƒ
PIANIFICAZIONE
E’ il processo con in quale, dato un sistema sociale, si stabilisce uno stato
futuro dello stesso ritenuto desiderabile (obiettivo); si individuano le azioni per
conseguirlo (piano d’azione) le risorse per mettere in atto queste azioni e se
ne monitorano gli effetti
ƒ
PRIORITA’ STRATEGICHE
Sono obiettivi generali, importanti e prioritari che l’organizzazione intende
raggiungere attraverso il processo di pianificazione
ƒ
PROGRAMMAZIONE
è la formulazione di uno o più programmi per raggiungere gli obiettivi
pianificati attraverso l’individuazione di azioni specifiche
ƒ
RENDICONTAZIONE
È il processo finalizzato a “rendere conto” ai diversi stakeholder dei servizi
erogati, delle azioni realizzate in coerenza con i valori, la mission e in risposta
ai bisogni.
ƒ
STAKEHOLDER
Soggetto che influenza ed è influenzato dall’organizzazione. La misura e la
qualità dell’influenza variano a seconda dello stakeholder. Tra stakeholder e
organizzazione si instaurano relazioni che possono concretizzarsi nello
scambio di beni materiali e immateriali (servizi, beni, immagine, consenso,
competenze…..)
ƒ
VALORI
Sono gli elementi ideali che ispirano le azioni dell’organizzazione; per loro
natura sono generali e quindi possono assumere valenze diverse in contesti e
culture differenti
106
ALLEGATI
107
ALLEGATO N. 1
DELIBERA DI AVVIO DEL PROCESSO DI PIANIFICAZIONE PARTECIPATA
DEL SERVIZIO ATTIVITA’ SOCIALI DEL COMUNE DI ROVERETO
OGGETTO: Servizio Attività Sociali - applicazione dello standard etico-sociale denominato
AccountAbility 1000 (AA1000) alla relazione consuntiva e propositiva, riferita agli
anni 2004-2005, prevista dall’art. 12, comma 4 della L.P. 14/91 (delega esercizio
funzioni socio-assistenziali).
La Giunta Municipale
Premesso che:
− la relazione previsionale e programmatica 2004-2006, approvata con deliberazione del
Consiglio Comunale 29 dicembre 2003, n. 57 ed in particolare il Programma n. 10 – Servizi
socio-assistenziali, prevede l’attivazione, in stretta collaborazione con la Provincia di
Trento, di un progetto pilota per la predisposizione del piano sociale di zona, anticipando
l’adozione di tale strumento previsto dalla Legge nazionale 328/2000 e non ancora recepito
nella legislazione provinciale;
− il Piano Esecutivo di Gestione 2004, approvato con propria precedente deliberazione
9 febbraio 2004, n. 21 ed in particolare il piano degli obiettivi del Centro di Responsabilità
360 – Spese generali Servizio Attività Sociali prevede che l’elaborazione del piano di zona
debba avvenire avendo come obiettivo la centralità del cittadino e dei suoi bisogni, come
metodologia il pieno coinvolgimento dei soggetti operanti sul territorio in una logica di rete e
come condizione l’adesione da parte degli operatori del Servizio da attuare attraverso il
coinvolgimento, la valorizzazione delle professionalità e la formazione;
− d’intesa con l’Assessorato e il Servizio per le Politiche Sociali della Provincia Autonoma di
Trento si è convenuto di non procedere per il momento alla predisposizione del piano
sociale di zona, in attesa di quanto sarà stabilito al riguardo dalla nuova Legge Provinciale
in corso di predisposizione, ma di predisporre le condizioni per l’elaborazione del piano
secondo logiche di partecipazione e responsabilità sociale, in conformità a quanto
contenuto nel documento programmatico “Innovare le politiche sociali: quale welfare per il
Trentino del 2000” approvato dalla Giunta Provinciale nella seduta del 5 marzo 2004, in
particolare laddove si stabilisce come priorità il “Favorire un ruolo attivo del cittadino e della
comunità nella programmazione e valutazione dei servizi e aumentare il grado di
trasparenza, responsabilità e rendicontazione sociale del sistema degli interventi”.
− in particolare si è convenuto di avviare un progetto per l’adozione da parte del Comune di
Rovereto, con certificazione da parte di ente terzo, dello standard etico-sociale
AccountAbility 1000 (AA1000), da applicare inizialmente, tenuto conto dell’attuale quadro
normativo, alla relazione consuntiva e propositiva 2004-2005 in materia di funzioni socioassistenziali delegate, da approvare e inviare alla Provincia entro il 31 marzo 2005, come
prescritto dall’art. 12 della L.P. 14/91, sulla linea di quanto fatto dalla Provincia Autonoma
108
−
−
−
−
−
−
di Trento, la quale, anticipando qualsiasi altra esperienza italiana in questo ambito, ha
applicato il 7 luglio 2004 tale standard al piano pluriennale in materia di edilizia abitativa;
lo standard AA1000 è stato sviluppato dall’ISEA (Institute of Social and Ethical
Accountability) a partire dal 1999. Esso si concretizza in uno standard di processo e in
alcuni principi ispiratori di responsabilità sociale finalizzati a migliorare la qualità nelle
attività di pianificazione, verifica e reporting, e misurare la performance di
un’organizzazione in termini di impatto etico e di responsabilità sociale. L’assunzione di
atteggiamenti coerenti in termini di responsabilità sociale significa il rispetto di codici di
condotta, la definizione di una scala di valori cui ispirarsi e attenersi, l’individuazione di
forme di verifica interna ed esterna, il dialogo continuo con tutti i portatori di interesse
(stakeholders);
su queste tematiche l’Unione Europea nel 2001 ha pubblicato il Libro Verde “Promuovere
un quadro europeo per la responsabilità sociale delle imprese”, nel quale si stabilisce che
“la responsabilità sociale delle imprese significa essenzialmente che esse decidono di
propria iniziativa di contribuire a migliorare la società e rendere l’ambiente più sostenibile
(…). Un numero sempre maggiore di imprese riconosce l’importanza che riveste il concetto
di responsabilità e la considera come una delle componenti della propria identità. Tale
responsabilità si esprime nei confronti dei dipendenti e, più in generale, di tutte le parti
interessate all’attività dell’impresa che possono a loro volta influire sulla sua riuscita”;
la relazione consuntiva e propositiva è lo strumento attraverso il quale il Comune di
Rovereto, quale ente gestore delle funzioni socio-assistenziali delegate ai sensi della L.P.
14/91, prospetta e analizza le situazioni di bisogno, evidenzia i principali fattori di rischio
relativi al disadattamento e alla marginalità sociale, fornisce una valutazione dello stato dei
servizi e degli interventi ed individua le nuove proposte di intervento con le relative priorità;
le fasi di costruzione di tale relazione risponderanno quindi ai requisiti dello standard
AA1000 il quale, attraverso il dialogo e il coinvolgimento dei portatori di interesse, mira a
creare una maggiore consapevolezza delle problematiche sociali e dei processi in atto,
nonché una gestione coordinata e integrata degli interventi. Il percorso diviene trasparente
anche all’esterno e i processi di assunzione delle decisioni incontreranno il consenso degli
stakeholders individuati poiché gli obiettivi e la scala valoriale vengono precedentemente
condivisi;
la Provincia Autonoma di Trento, quale partner in questo progetto pilota, ha fornito al
Comune risorse aggiuntive in termini di consulenza esterna (la stessa che ha concorso
all’applicazione dello standard al Piano pluriennale in materia di edilizia abitativa) e di
personale da impiegare nello specifico progetto;
la Giunta Provinciale di Trento con deliberazione 26 novembre 2004, n. 2745 ha
riconosciuto la notevole importanza che riveste l’applicazione dello standard AA1000 al
settore delle politiche sociali, in particolare per un triplice ordine di motivazioni:
“1. poiché rappresenta un modello di pianificazione che definisce gli stanziamenti e ne
misura i risultati alla luce di un equilibrato sistema di costruzione del nuovo welfare
provinciale in armonia con i contenuti dell’atto di indirizzo sulla riforma del welfare già
adottato dalla Giunta Provinciale con specifico provvedimento;
2. in quanto elabora un processo innovativo all’interno della pubblica Amministrazione
volto a creare e diffondere negli operatori e nella comunità una nuova cultura eticosociale, e potenzialmente a sostenere e diffondere filiere sulla responsabilità sociale;
3. perché si rivela uno strumento strategico che contiene obiettivi e azioni che possono
influenzare direttamente e indirettamente il sistema locale, fungendo da volano per lo
sviluppo, e accrescendo l’attrattività e la competitività del territorio”;
− con la medesima deliberazione la Giunta Provinciale ha costituito una Commissione
incaricata dell’applicazione dello standard AA1000 per la predisposizione, da parte del
109
Comune di Rovereto, della relazione consuntiva e propositiva 2004-2005, prevista dall’art.
12 della L.P. 14/91, composta dai seguenti membri:
- per la Provincia Autonoma di Trento: dott. Luciano Malfer, con funzioni di
coordinamento, dott. Paolo Weber e dott.ssa Cinzia Boniatti;
- per il Comune di Rovereto: dott. Aurelio Cunial, dott.ssa Paola Giudici e ass. soc. Mara
Piccolroaz;
Ritenuto:
− di condividere pienamente le motivazioni illustrate in premessa che rendono importante
l’adozione dello standard AA1000 nell’attività di pianificazione sociale comunale, e in
particolare la sua prima applicazione alla costruzione della relazione consuntiva e
propositiva 2004-2005 prevista dalla L.P. 14/91;
− di considerare di particolare interesse l’intesa al riguardo con la Provincia Autonoma di
Trento, in quanto consente di avere uno stretto collegamento con la medesima in questa
fase di rinnovamento del welfare provinciale, di anticipare la realizzazione di alcune linee di
tale rinnovamento e di adeguare i propri processi e professionalità al nuovo scenario
caratterizzato da maggiore autonomia e responsabilità dell’ente locale e dalla non
espansione delle risorse finanziarie disponibili per le politiche sociali;
− di sottoporre il processo per l’applicazione dello standard AA1000 alla verifica di soggetto
terzo accreditato;
Dato atto che quanto previsto dal presente provvedimento ha copertura finanziaria
nell’ambito degli stanziamenti previsti dal Bilancio di previsione 2004-2006 e dal Piano
Esecutivo di Gestione dell’esercizio in corso;
Visti i seguenti pareri di regolarità tecnico-amministrativa e di regolarità contabile sulla
proposta della presente deliberazione - ai sensi dell’art. 56 della L.R. n. 1/1993, come
sostituito dal comma 6 dell’art. 16 della L.R. n. 10/1998 - resi in forma scritta e acquisiti agli
atti:
− parere favorevole di regolarità tecnico-amministrativa del Dirigente del Servizio Attività
Sociali Aurelio Cunial;
− parere favorevole di regolarità contabile del Dirigente del Servizio Bilancio e
Programmazione Ivana Menapace;
Ad unanimità
delibera
1. di attuare la pianificazione delle politiche sociali, con particolare riguardo alle
funzioni socio-assistenziali delegate ai sensi della L.P. 14/91, secondo i principi e i processi
della responsabilità sociale illustrati in premessa;
2. di applicare lo standard etico-sociale denominato AccountAbility 1000 (AA1000) alla
relazione consuntiva e propositiva, riferita agli anni 2004-2005, prevista dall’art. 12, comma 4
della L.P. 14/91;
3. di dare atto che il processo, di cui al precedente punto 2, è realizzato in
collaborazione con la Provincia Autonoma di Trento, che allo scopo, con deliberazione della
Giunta Provinciale 26 novembre 2004, n. 2745 del ha costituito apposita Commissione, così
composta:
110
-
per la Provincia Autonoma di Trento: dott. Luciano Malfer, con funzioni di coordinamento,
dott. Paolo Weber e dott.ssa Cinzia Boniatti;
per il Comune di Rovereto: dott. Aurelio Cunial, dott.ssa Paola Giudici e ass. soc. Mara
Piccolroaz;
4. di sottoporre il processo per l’applicazione dello standard AA1000 alla verifica di
soggetto terzo accreditato;
5. di dare atto che quanto previsto dal presente provvedimento ha copertura finanziaria
nell’ambito degli stanziamenti previsti dal bilancio di previsione 2004-2006 e dal Piano
Esecutivo
di
Gestione
dell’esercizio
in
corso
111
ALLEGATO 2
SCHEMA ESEMPLIFICATIVO DELLE RELAZIONI TRA IL LIVELLO TECNICO E POLITICO
I RUOLI NEL PROCESSO
GOVERNO POLITICO
DEL PROCESSO
ASSESSORE
RESPONSABILE
DEL SERVIZIO
GOVERNO OPERATIVO
DEL PROCESSO
GIUNTA /
CONSIGLIO
GRUPPO DI
LAVORO AA
1000
Referente del processo
112
ALLEGATO 3
DETERMINAZIONE PER LA COSTITUZIONE DEL GRUPPO DI LAVORO DEL
COMPRENSORIO DELLA VALLE DI NON
OGGETTO:Progetto di adeguamento standard AA 1000 (Account Ability 1000): individuazione
del “gruppo di lavoro”.
1.2.1 IL RESPONSABILE DEL SERVIZIO SOCIO-ASSISTENZIALE
Richiamata la L.P. n. 14 del 12.07.1991, n. 14 recante norme in materia di
“Ordinamento dei Servizi Socio-Assistenziali in Provincia di Trento” e le corrispondenti norme
di attuazione, che hanno delegato una serie di competenze agli Enti gestori nell’ambito dei
servizi socio-assistenziali locali.
Richiamata la deliberazione della Giunta comprensoriale n. 37 di data
10.05.2006 con cui è stato approvato, per le motivazioni ivi espresse, il progetto di massima
finalizzato all’applicazione dello standard AA 1000 (Account Ability 1000), predisposto dalla
società di consulenza A.D.D. s.r.l. di Bologna.
Considerato che con la medesima deliberazione si demandava a
provvedimento della Responsabile del Servizio Socio-assistenziale l’affido dell’incarico alla
società di consulenza A.D.D. s.r.l. di Bologna e l’assunzione del corrispondente impegno di
spesa.
Richiamate le precedenti esperienze già maturate in merito dalla PAT
relativamente agli interventi di edilizia abitativa e, più recentemente, il progetto pilota avviato
presso il Comune di Rovereto diretto all’applicazione dello standard AA 1000.
Valutata l’importanza di attivarsi per l’adozione di uno standard di responsabilità
sociale che ci permetta di avere uno strumento che contribuisca efficacemente alla
conoscenza delle esigenze della nostra collettività, permettendoci di misurare, a consuntivo, le
reali ricadute sociali del nostro operato.
113
Vista, altresì, la precedente determinazione n. 582/A di data 15.05.2006 con cui
è stato affidato, col sistema della trattativa diretta, alla ditta A.D.D. s.r.l. di Bologna la
realizzazione del progetto in esame, secondo lo schema di convenzione allegato quale parte
integrante e sostanziale al medesimo provvedimento.
Considerato che il progetto di adeguamento standard AA 1000 prevede la
costituzione del gruppo di lavoro, comprendente lo staff di A.D.D. s.r.l., il responsabile del
Servizio socio-assistenziale ed i referenti delle diverse aree funzionali.
Ritenuto, in base alle corrispondenti competenze e formazioni professionali, di
individuare le seguenti persone come facenti parte del “gruppo di lavoro”:
– Dalledonne Andrea, legale rappresentante della società A.D.D. s.r.l. di Bologna, con
funzione di supervisione e coordinamento;
– Battaglioni Michele, consulente specialistico della società A.D.D. s.r.l.;
– Rampin Nadia, responsabile del servizio socio-assistenziale del Comprensorio della
Valle di Non;
– De Luca Marilisa, funzionario incaricato dalla Provincia Autonoma di Trento, Servizio
per le politiche sociali;
– Dolzan Gabriella, coordinatore del servizio socio-assistenziale del Comprensorio della
Valle di Non;
– Paoli Michela, funzionario amministrativo del servizio socio-assistenziale del
Comprensorio della Valle di Non;
– Zanoni Irenella, funzionario amministrativo del servizio socio assistenziale del
Comprensorio della Valle di Non;
– Giuliani Flavia, assessore alle politiche sociali del Comprensorio della Valle di Non, in
qualità di supervisore generale al progetto.
Integrato il P.E.G. in data 13.04.2006 con deliberazione della giunta
comprensoriale n. 35, prevedendo, nell’ambito degli obiettivi gestionali nel settore
dell’organizzazione e funzionamento generale del servizio socio-assistenziale, il processo di
certificazione AA 1000-“ACCOUNT ABILITY” con la relativa previsione di spesa.
Accertata la propria competenza alla adozione della presente determinazione in
ottemperanza a quanto disposto dal piano esecutivo di gestione, approvato con deliberazione
della Giunta Comprensoriale n. 136 di data 29.12.2005, in base al quale sono state individuate
le funzioni di carattere gestionale devolute alla competenza dei Responsabili dei Servizi.
Visto il T.U. delle leggi regionali sull’Ordinamento dei Comuni nella Regione
Autonoma Trentino Alto Adige, approvato con D.P.Reg. 01.02.2005 n.3/L.
Visto il T.U. delle leggi regionali sull’ordinamento del personale nei comuni della
Regione Autonoma Trentino Alto Adige approvato con D.P.Reg. 01.02.2005 n. 2/L, e in
particolare l’art. 36.
Visto l’art. 12 del D.P.G.R. 28.05.1999 n.4/L e l’art. 33 del D.P.G.R. 27.10.1999
N.8/L,
1.2.2 D E T E R M I N A
114
1. di costituire, per quanto espresso in premessa, il seguente “gruppo di
lavoro”, finalizzato alla realizzazione del progetto AA 1000:
– Dalledonne Andrea, legale rappresentante della società A.D.D. s.r.l. di Bologna, con
funzione di supervisione e coordinamento;
– Battaglioni Michele, consulente specialistico della società A.D.D. s.r.l.;
– Rampin Nadia, responsabile del servizio socio-assistenziale del Comprensorio della
Valle di Non;
– De Luca Marilisa, funzionario incaricato dalla Provincia Autonoma di Trento, Servizio
per le politiche sociali;
– Dolzan Gabriella, coordinatore del servizio socio-assistenziale del Comprensorio della
Valle di Non;
– Paoli Michela, funzionario amministrativo del servizio socio-assistenziale del
Comprensorio della Valle di Non;
– Zanoni Irenella, funzionario amministrativo del servizio socio assistenziale del
Comprensorio della Valle di Non;
– Giuliani Flavia, assessore alle politiche sociali del Comprensorio della Valle di Non, in
qualità di supervisore generale al progetto.
2. di comunicare l’adozione del presente provvedimento alla ditta A.D.D. s.r.l.
di Bologna e a tutti i componenti il “gruppo di lavoro”;
3. di dare atto che la presente determinazione diverrà esecutiva con
l’apposizione
del visto di regolarità contabile da parte del responsabile del servizio finanziario;
4. di pubblicare per estratto copia della presente determinazione all’Albo
Comprensoriale;
5. di dare atto che avverso la presente determinazione sono ammessi i
seguenti
mezzi di impugnativa:
a) ricorso giurisdizionale al T.R.G.A. di Trento nel termine di 60 giorni ai sensi dell’articolo
2 della Legge 06.12.1971 n. 1034.
b) ricorso straordinario al Presidente della Repubblica nel termine di 120 giorni, ai sensi
dell’articolo 8 del D.P.R. 24.11.1971 n. 1199;
LA RESPONSABILE DEL SERVIZIO
- Rampin dott.ssa Nadia -
115
ALLEGATO 4
COMPETENZE UTILI A PRESIDIARE E GOVERNARE IL PROCESSO DI
PIANIFICAZIONE PARTECIPATA
SAPERE
Conoscenza
ƒ dell’assetto istituzionale locale ed istituzionale
ƒ della legislazione di settore
ƒ della realtà territoriale: sociale e geografica in cui si attuerà il processo
ƒ dell’organizzazione e delle persone (competenze e attitudini) che vi operano
ƒ della storia dell’Ente
ƒ dei servizi offerti e del settore di attività sviluppato nel processo di pianificazione
Conoscenza del processo di pianificazione con le fasi e le attività. .
Conoscenza di nozioni statistiche
Conoscenza degli standard di rendicontazione sociale
SAPER FARE
Saper utilizzare programmi informatici di base (Office).
Saper trattare, elaborare, analizzare e rappresentare dati
Saper utilizzare alcune tecniche di project management
Saper applicare le tecniche di progettazione e sviluppo di progetti
Essere in grado di gestione tavoli\gruppi di lavoro
Essere in grado di ricercare e organizzare le informazioni
SAPER ESSERE
Capacità di analisi e sintesi,
Saper relazionarsi
Capacità organizzativa
Diplomazia, pazienza,
Capacità di negoziazione
Capacità di individuare i problemi e di prendere decisioni
116
ALLEGATO 5
DELIBERA DELLA GIUNTA PROVINCIALE
N. 996 DEL 13 MAGGIO 2005
O G G E T T O:
Applicazione dello standard AA1000 per la predisposizione della relazione consuntiva e
propositiva anno 2004-2005, prevista dall'articolo 12 della L.P. 14/91. Approvazione del
"Modello valoriale" delle politiche di welfare.
Il giorno 13 Maggio 2005 ad ore 09:35 nella sala delle Sedute
in seguito a convocazione disposta con avviso agli assessori, si è riunita
LA GIUNTA PROVINCIALE
sotto la presidenza del
Presenti:
VICE PRESIDENTE
MARGHERITA COGO
ASSESSORI
REMO ANDREOLLI
MARCO BENEDETTI
OLIVA BERASI
OTTORINO BRESSANINI
MARTA DALMASO
FRANCO PANIZZA
TIZIANO SALVATERRA
GIANLUCA SALVATORI
Assenti:
LORENZO DELLAI
MAURO GILMOZZI
SILVANO GRISENTI
TIZIANO MELLARINI
Assiste:
IL DIRIGENTE
MARCO MORESCHINI
Il Presidente, constatato il numero legale degli intervenuti, dichiara aperta la seduta
117
Il Relatore comunica:
lo standard AA1000, sviluppato dall’ISEA (Institute of Social and Ethical Accountability)
a partire dal 1999, si concretizza in uno standard di processo e in alcuni principi ispiratori di
responsabilità sociale finalizzati a migliorare la qualità nelle attività di pianificazione, verifica,
reporting, e misurare la performance in termini di impatto etico e di responsabilità sociale
ottenuti in questo campo dalla Provincia.
Al riguardo si evidenzia come l’assunzione di atteggiamenti coerenti in termini di
responsabilità sociale significa il rispetto di codici di condotta, la definizione di una scala di
valori cui ispirarsi e attenersi, l’individuazione di forme di verifica interna ed esterna, il dialogo
continuo con tutti i portatori di interessi (stakeholders). In considerazione degli effetti positivi in
termini di partecipazione e di coinvolgimento degli stessi, la Provincia Autonoma di Trento
ritiene opportuno applicare la metodologia definita dallo standard AA1000 al settore delle
politiche sociali, ed in particolare per la predisposizione da parte del Comune di Rovereto della
relazione consuntiva e propositiva 2004-2005 prevista dall’articolo 12 della legge provinciale n.
14/1991.
La citata Relazione è lo strumento attraverso il quale gli enti gestori delle attività
previste dalla legge provinciale n. 14/1991, prospettano ed analizzano le situazione di
bisogno, evidenziano i principali fattori di rischio relativi al disadattamento e alla marginalità
sociale, forniscono una valutazione dello stato dei servizi e degli interventi ed individuano le
nuove proposte di intervento con le relative priorità.
Con deliberazione del 26 novembre 2004 n. 2745 la Giunta provinciale ha costituito
un’apposita Commissione con il compito di coordinare le fasi di applicazione, in via
sperimentale, dello standard AA1000 sulla relazione consuntiva e propositiva anno 2004-2005
da parte del Comune di Rovereto.
Il ruolo della Provincia nell’applicazione dello standard AA1000 al settore delle politiche
sociali comporta la redazione di un modello valoriale che è stato elaborato dall’Assessorato
per le politiche sociali e che rappresenta il punto di partenza del processo al quale devono poi
raccordarsi e attenersi le politiche e le azioni che il Comune di Rovereto intende realizzare sul
proprio territorio.
Tutto ciò premesso,
LA GIUNTA PROVINCIALE
-
udita la relazione;
-
considerata la positiva esperienza condotta sul piano pluriennale in materia di edilizia
abitativa che ha conseguito la certificazione AA1000;
-
considerato che l’applicazione dello standard AA1000 al settore delle politiche sociali
riveste una notevole importanza in quanto elabora un processo innovativo all’interno della
pubblica amministrazione volto a creare e diffondere negli operatori e nella comunità una
118
nuova cultura etico-sociale, e potenzialmente a sostenere e diffondere delle filiere sulla
responsabilità sociale;
-
vista la Legge provinciale 12 luglio 1991, n. 14;
-
vista la deliberazione della Giunta provinciale n. 2745 di data 26 novembre 2004;
-
a voti unanimi, espressi nella forma di legge:
DELIBERA
1)
di prendere atto che l’applicazione dello standard AA1000 al settore delle politiche sociali
riveste un’importanza strategica in quanto elabora un processo innovativo all’interno della
pubblica amministrazione volto a creare e diffondere negli operatori pubblici, negli operatori
del privato-sociale e nell’intera comunità una nuova cultura etico-sociale che può sostenere
in Trentino la promozione e diffusione di processi inclusivi e di “filiere etiche” sulla
responsabilità e rendicontazione sociale;
2)
di approvare, coerentemente con quanto stabilito nel precedente punto 1), il “Modello
valoriale per le politiche di welfare” di cui all’allegato alla presente deliberazione che forma
parte integrante e sostanziale del presente provvedimento;
3)
di prender atto che l’adozione del presente provvedimento non comporta oneri aggiuntivi
al bilancio provinciale.
Modello valoriale per le politiche sociali
1
LA CENTRALITÀ DELLA PERSONA E DELLA COMUNITÀ
RESPONSABILE E SOLIDALE
E’ oggi possibile affermare che i bisogni delle persone non possono
essere mai interamente soddisfatti dal solo sistema dei servizi
istituzionali se esso non riesce a compenetrarsi con le relazioni sociali
elementari, con le identità e le particolarità delle singole persone e dei
territori in cui esse abitano e vivono. Ciò impone di definire nuove
modalità di funzionamento e di organizzazione dei servizi e più in
generale delle politiche pubbliche che devono essere pensate e
strutturate in modo da risultare sinergiche e complementari all’insieme
di relazioni familiari, di vicinato e comunitarie. Importante a questo
riguardo risulta l’ambito di intervento, che deve essere definito
puntualmente valorizzando l’ambiente e il progetto di vita delle persone
perseguendo una strategia che salvaguardi l’equilibrio e la coesione
sociale.
119
2
IL DIRITTO ALL’AIUTO E AL SOSTEGNO PROMOZIONALE DELLE
PERSONE CHE SI TROVANO IN STATO DI BISOGNO
Le politiche sociali sono volte a garantire a tutte le persone condizioni
dignitose di vita e a contenere il sistema delle disuguaglianze. Gli
interventi di aiuto e sostegno rifiutano l’affermazione dell’assistenzialismo
e promuovono la cittadinanza attiva della persona e devono dunque
tendere al superamento delle situazioni di bisogno stimolando e
valorizzando le risorse personali per facilitare l’uscita da una condizione
di dipendenza e favorire così l’emancipazione e l’autonomia delle
persone.
3
LA VALORIZZAZIONE DEL RUOLO ATTIVO DELLA COMUNITÀ
LOCALE
Si deve porre specifica attenzione a mantenere, stimolare e rafforzare il
senso di solidarietà che caratterizza la comunità provinciale che si
esprime nella partecipazione diretta, anche a titolo di volontariato, alla
costruzione del sistema dei servizi sociali. La valorizzazione degli ambiti
territoriali consente di responsabilizzare le comunità locali e di integrare
le politiche sociali facilitando l’attivazione di azioni sinergiche tra attori
diversi con responsabilità istituzionali o sociali per l’erogazione di servizi
sociali. In quest’ambito occorre costruire un rapporto positivo con il
sistema delle autonomie locali (politiche sociali comunitarie).
4
L’EQUITÀ
NELL’ACCESSO
ALLE
PRESTAZIONI
SOCIOASSISTENZIALI
Vanno poste in essere misure in grado di rendere esigibili le prestazioni
socio-assistenziali secondo principi di pari opportunità e non
discriminazione, aumentando le possibilità di scelta su tutto il territorio
per le persone nelle diverse fasi del corso della vita e assicurando,
comunque, priorità di risposta ai soggetti deboli.
5
LA VALORIZZAZIONE E IL SOSTEGNO DELLA FAMIGLIA, DEI FIGLI
E DELLE RETI SOCIALI
Occorre definire nuove modalità di funzionamento e di organizzazione
dei servizi che devono essere pensati e strutturati in modo da risultare
sinergici e complementari all’insieme di relazioni familiari, di vicinato e
comunitarie. Prioritario è l’impegno a considerare la famiglia, nel suo
formarsi e nelle diverse articolazioni, nelle sue potenzialità e nelle sue
esigenze, nella capacità di costruire reti di solidarietà come soggetto che
concorre al benessere e alla tutela dei soggetti più deboli garantendo
loro supporti adeguati. Il supporto alla famiglia deve concretizzarsi non
solo in trasferimenti economici, ma anche e soprattutto in servizi di
sostegno e respiro. Particolare attenzione va posta in Trentino all’attività
di promozione della famiglia coinvolgendo trasversalmente tutti gli attori
pubblici e privati, profit e non profit.
120
6
7
8
9
LA QUALITÀ DEI SERVIZI E IL CAPITALE SOCIALE
E’ necessario definire un modello di qualità che valorizzi la prospettiva
della presa in carico della persona e del lavoro di rete con la comunità.
Vanno individuate le modalità di selezione dei soggetti erogatori di
servizi che tengano conto della qualità e dei costi degli interventi e
offrano garanzie di rappresentatività degli interessi della comunità, che
dispongano di basi associative e di sistemi di rendicontazione sociale in
grado di massimizzare il lavoro di rete, che sappiano attrarre risorse sia
umane che finanziarie e che favoriscano le persone svantaggiate. Come
prerequisito necessario per ottemperare a tali esigenze è opportuno
qualificare l’istituto dell’accreditamento, inteso come insieme di requisiti
qualitativi che contraddistinguono chi produce ed eroga specifiche
tipologie di servizi. Occorre inoltre attuare processi che consentano di
definire e valutare il capitale sociale generato e l’impatto sociale prodotto
sul territorio dalle attività sociali.
LA TRASPARENZA, L’INFORMAZIONE E LA PARTECIPAZIONE
La costruzione delle nuove politiche sociali secondo i principi della
responsabilità sociale mira a coinvolgere tutti i portatori di interesse
rendendo la comunità protagonista e artefice dello sviluppo e della
crescita del proprio sistema. Nell’ambito dei servizi risulta dunque
prioritaria la dimensione della trasparenza e dell’informazione, con
particolare riferimento alle indicazioni sui servizi erogati, sulle possibilità
di scelta e sulle condizioni di accesso agli stessi. Va inoltre osservato il
dovere di comunicazione interna ed esterna da parte di tutti i soggetti
coinvolti attivamente nel sistema integrato di erogazione dei servizi
socio-assistenziali. Si intendono attivare percorsi innovativi di
pianificazione inclusiva che enfatizzano il coinvolgimento dei portatori di
interesse che consentono di creare e diffondere una nuova cultura eticosociale che può sostenere in Trentino la promozione e diffusione di
“filiere etiche” sulla responsabilità sociale.
LA SUSSIDIARIETÀ VERTICALE E ORIZZONTALE
E’ necessario aumentare i livelli di integrazione delle diverse politiche
pubbliche, sviluppando reti coordinate di servizi con maggiore
integrazione di obiettivi attraverso un uso sistematico di strumenti
convenzionali anche di tipo innovativo, sia tra i diversi livelli istituzionali,
sia tra enti pubblici e privato sociale.
LA SOSTENIBILITÀ E LA COMPARTECIPAZIONE
Le politiche sociali devono essere sostenibili. Le risorse economiche
disponibili infatti non sono illimitate e la richiesta di servizi tende ad
aumentare. E’ quindi necessario individuare metodologie di intervento
che si basino su criteri di efficienza ed efficacia nel rispetto della
centralità della persona, considerando che quanto impiegato nelle
politiche sociali rappresenta un investimento per lo sviluppo economico e
sociale futuro. La compartecipazione alla spesa da parte dei cittadini e
121
degli enti locali rappresenta una forma di responsabilizzazione della
comunità che può dare risposte e garanzia di certezza nel futuro sui livelli
delle prestazioni socio-assistenziali oggi erogate e sulla sostenibilità
delle politiche sociali.
10
POLITICHE SOCIALI COME “MOTORE” DEL SISTEMA ECONOMICO
LOCALE
Le politiche sociali non sono politiche improduttive ma sono “investimenti
sociali” strategici che sostengono lo sviluppo del sistema economico
locale. Occorre stabilire un nuovo rapporto tra politiche sociali ed
operatori profit per poter comprendere e valutare in generale l’impatto
generato dalle politiche sociali e le modalità con cui questi interventi
consentono agli operatori economici di perseguire la propria mission.
L’innovazione nelle politiche sociali consente di sostenere e specializzare
settori produttivi locali di grande rilevanza e di sostenere il mercato del
lavoro.
122
ALLEGATO 6
LA PIRAMIDE DELLA MISSION SOCIALE
AZIONI
AZIONI
Comune
POLITICHE
POLITICHE
PRIORITA’
PRIORITA’
Provincia
VALORI
Possiamo definire la mission come la ragion d’essere e il voler essere di una organizzazione; ragione e
volontà che affondano le loro radici in un insieme di valori che orientano, in un determinato contesto, la
scelta delle priorità, la definizione delle politiche e l’individuazione delle azioni concrete.
I valori sono le cose che contano e che ispirano l’azione, le priorità indicano la direttrici prescelte per
realizzare i valori in un determinato contesto, le politiche sono gli obiettivi sui quali indirizzare le azioni e
queste ultime sono i fatti concreti sui quali si verifica la coerenza complessiva della mission (sintesi di
valori, priorità, politiche e azioni).
Possiamo rappresentare la mission come una piramide rovesciata ben piantata a terra con il vertice dei
valori, sui quali crescono e si espandono in successione le priorità, le politiche e le azioni.
La mission sociale del Comune, e in particolare del Servizio Attività sociali, esplicandosi
prevalentemente nell’esercizio delle funzioni socio-assistenziali delegate ai sensi della L.P. 14/91, fa
riferimento a valori e priorità definite dalla Provincia. Sulla base di tali valori e priorità il Comune
definisce le politiche e le azioni ritenute adeguate ai bisogni del proprio territorio.
fonte: Relazione consuntiva e propositiva 2004 del comune di Rovereto
123
ALLEGATO N. 7
ESEMPI E RIFLESSIONI SULLA MISSION
Esempi di mission statement:
Nokia "Mettendo in contatto le persone noi aiutiamo il soddisfacimento di un fondamentale
bisogno umano di contatti e relazioni sociali. La Nokia costruisce ponti tra le persone - sia
quando sono lontane che faccia-a-faccia - e colma il divario tra le persone e le infomazioni di
cui hanno bisogno
Walt Disney "Rendere felici le persone"
CIA "Noi siamo gli occhi e le orecchie della nazione e, a volte, la sua mano invisibile.
Compiamo questa missione: raccogliendo informazioni segrete rilevanti; fornendo analisi
rilevanti, tempestive e obiettive; conducendo azioni segrete sotto la direzione del Presidente
al fine di prevenire le minacce e raggiungere gli obiettivi politici degli Stati Uniti."
FedEx "La FedEx si affida alla nostra Filosofia del Profitto al Servizio delle Persone. Noi
otterremo eccellenti rendimenti finanziari fornendo un servizio di trasporto terra-aria globale,
competitivo e totalmente affidabile, avente ad oggetto beni e documenti ad alta priorità che
necessitano di una consegna rapida e tempestiva”
APSS - L’Azienda Provinciale per i Servizi Sanitari (APSS), quale ente strumentale della
Provincia Autonoma di Trento, gestisce in modo coordinato i servizi e le attività sanitarie
pubbliche per l’intero territorio provinciale, secondo quanto previsto dalla legge, dal Piano
Sanitario provinciale e dalle direttive della Giunta Provinciale.
Scuola Superiore Sant’Anna - La Scuola Superiore Sant'Anna si pone l'obiettivo di
sperimentare percorsi innovativi nella formazione e nella ricerca, per rispondere alle
esigenze di modernizzazione e di innovazione provenienti dalla società.
Questa missione è perseguita valorizzando le istanze di autonomia e di flessibilità che
caratterizzano la Scuola Superiore Sant'Anna e che le derivano dall'essere stata riconosciuta
un istituto universitario autonomo a statuto speciale, che opera nel campo delle scienze
applicate.
ALCUNE RIFLESSIONI SULLA MISSION NEI SERVIZI SOCIALI PUBBLICI
La missione che risulta molto evidente nel caso dell’impresa, nell’ente pubblico sembra un
dato scontato. Proviamo quindi a dirci quali elementi metteremmo dentro la nostra
missione/visione e valori partendo da alcuni interrogativi.
Ad esempio: in relazione alla missione immaginiamo che tutti i comprensori ne abbiano
una unica e identica o invece una differente per ciascun ente?
Quando diciamo missione quali sono gli elementi che ci mettiamo dentro?
Chi la definisce la missione: la legge, di dirigenti, i cittadini, i politici?
124
La legge è uno strumento che aiuta a definire la missione, ma insieme con altri.
Uno degli elementi che dovrebbe stare nella mission del sociale è il riferimento a destinatari
che sono in condizione di bisogno. Quindi il target particolare: chi si trova in condizione di
bisogno e che non ha la capacità di risolvere autonomamente la sua condizione.
I servizi sociali forniscono una serie di prestazioni che nella mission saranno definite in
termini generali. Questi elementi sono simili per tutti i Comprensori.
Ci sono anche elementi diversi tra i vari Comprensori, in particolare la modalità con cui un
ente può operare: alcuni sono “autoreferenziali”, altri attuano politiche partecipative
coinvolgendo i soggetti del territorio (questo significa avere la regia per la crescita di una
comunità che deve diventare coesa e consolidarsi).
In altri termini ciò che differenzia i vari enti che operano nell’ambito delle politiche sociali
sono le modalità attraverso le quali essi perseguono lo scopo indicato dalla legge
.
In conclusione nella mission c’è una parte uguale per tutti i comprensori e un’altra che fa
riferimento alle specificità dei singoli comprensori. C’è uno scopo comune tra tutti i
Comprensori, ma la cultura può influenzarlo
Ad es. la responsabilità sociale, il confronto e il collegamento stabile e permanente con il
territorio ri-orienta la mission.
125
ALLEGATO N. 8
IL RUOLO DI EROGATORE E DI REGOLATORE DEL
SERVIZIO POLITICHE SOCIALI DELLA PAT
fonte: Bilancio sociale del Servizio per le politiche sociali 2006 pag. 29, 30
126
127
128
ALLEGATO N. 9
L’ORGANIGRAMMA
ORGANIGRAMMA DEL SERVIZIO POLITICHE SOCIALI E ABITATIVE
129
ORGANIGRAMMA DEL SERVIZIO ATTIVITÀ SOCIALI DEL COMUNE DI ROVERETO
ANNO 2005
Dirigente
Segreteria
n.2 (n. 1,5)
Ufficio Servizi Socio-Assistenziali
n.34 (n.30,2)
Servizi Ausiliari
n.4 (n. 3)
Ufficio Promozione Sociale
n. 6 (n.5)
Ufficio Edilizia Abitativa
n.8 (n.6,5)
numero persone assegnate e fra eventuale parentesi il numero delle persone rapportate a tempo pieno
anno 2005
130
ORGANIGRAMMA DEL COMPRENSORIO DELLE GIUDICARIE
AMBITO 4
nr. 2 assistenti
sociali
23 operatori
socioassistenziali
131
ALLEGATO N. 10
Provincia Autonoma di Trento
Servizio Politiche sociali e abitative
Enti Gestori
Comuni di Trento e Rovereto
AREE DI UTENZA
Criteri e procedure per la
compilazione della Cartella sociale
132
Gennaio 2009
QUESTO DOCUMENTO, NATO PER LA CARTELLA SOCIALE, PUO’ ESSERE UTILE AL
GRUPPO DI LAVORO NELL’IDENTIFICARE LE CONDIZIONI CHE SI VOGLIONO
APPROFONDIRE NEL PROCESSO.
A cura di:
Giovanna Agostini, Servizio Politiche sociali e abitative, Provincia Autonoma di Trento
Stefania Bonazzi, Servizio Politiche sociali e abitative, Provincia Autonoma di Trento
Marilisa De Luca, Servizio Politiche sociali e abitative, Provincia Autonoma di Trento
Arianna Demozzi, Servizio Statistica, Provincia Autonoma di Trento
Daniela Facinelli, Servizio attività sociali, Comune di Trento
Ermanno Ferrari, Servizio Statistica, Provincia Autonoma di Trento
Rita Gelmini, Servizio Politiche sociali e abitative, Provincia Autonoma di Trento
Marco Mozelt, Servizio attività sociali, Comune di Rovereto
133
INDICE
pag.
Premessa
3
Procedure operative
3
Classificazione delle Aree di utenza
5
Minori
5
Adulti
5
Anziani
5
Stranieri
5
Sinti/Rom
5
Disabili
6
Utenti con disagio mentale
6
Tossicodipendenti
6
Alcolisti
6
Senza dimora
7
Ex detenuti
7
Vittime della tratta
7
Minori stranieri non accompagnati
7
Richiedenti asilo politico
8
Indigenti
8
Familiari di minori
8
Altra area
8
134
PREMESSA
La registrazione dell’area di utenza nella Cartella sociale ha un duplice scopo: da
una parte è finalizzata a raccogliere in modo ordinato e sintetico informazioni
relative alla tipologia degli utenti che accedono ai servizi sociali; dall’altra è
finalizzata a consentire la raccolta di informazioni utilizzabili ai fini dell’analisi
statistica ed epidemiologica, per la verifica e la programmazione degli interventi
nell’ambito delle politiche sociali.
E’ tuttavia importante sottolineare che la classificazione degli utenti in base alle
aree sotto elencate è da considerarsi un artificio concettuale e non ci dice nulla
in merito ai bisogni che costituiscono la reale motivazione dell’accesso ai servizi
sociali. Per questa ragione presentiamo questo sistema come primo passo in
attesa di un’integrazione con il nuovo sistema di classificazione dei bisogni, oggi
in fase di sperimentazione, che dovrebbe diventare, a nostro avviso, la chiave di
lettura prioritaria della domanda sociale in rapporto alle strategie di intervento
messe in atto dai servizi. Per chiarire la differenza sostanziale implicita nei
concetti di area di utenza e bisogno consideriamo ad esempio un utente
straniero che accede ai servizi e presenta una condizione di disabilità, o di
disagio psichico: nessuna di queste condizioni costituisce in sé una motivazione
per l’accesso, quanto piuttosto una situazione di contesto che può, in
determinati casi, indurre specifici bisogni (ad esempio questo utente potrebbe
avere un problema alloggiativo, in modo del tutto indipendente o comunque non
direttamente collegato alle condizioni di cui sopra).
I dati sull’utenza e sugli interventi erogati in relazione all’area di utenza non
sono quindi sufficienti per leggere i fenomeni sociali, se non integrati con
informazioni relative alle aree di bisogno. La valutazione dei bisogni costituirà
dunque un elemento fondamentale sia in fase di registrazione che in fase di
analisi dei dati contenuti nella Cartella sociale.
PROCEDURE OPERATIVE
L’area di utenza è composta da due dimensioni: la fascia di età (minori, adulti,
anziani) e la condizione (stranieri, disabili, etc.). Mentre la fascia di età è una
caratteristica univoca e imprescindibile, la condizione è un attributo o un insieme
di attributi che dipendono dalle situazioni di vita soggettive o oggettive
dell’utente. Se ad un utente può essere assegnata una sola fascia di età, la
condizione non ha carattere esclusivo, quindi ad uno stesso utente possono
essere assegnate più condizioni contemporaneamente. Questo significa che a
livello statistico la somma degli utenti per fasce di età, data una popolazione pari
a 100, sarà sempre 100, mentre la somma degli utenti per tipo di condizione
sarà, molto probabilmente, diversa da 100.
In Cartella ogni utente risulterà quindi sempre associato ad una fascia di età, ma
non sempre e non necessariamente ad una o più condizioni.
La registrazione delle aree di utenza avviene:
1. in relazione all’utente (ad ogni utente possono essere associate più aree di
utenza)
2. in relazione agli interventi di volta in volta erogati (ogni intervento è associato
ad un’unica area di utenza)
1. Registrazione dell’Area di utenza in relazione all’utente
Al momento del primo accesso e per tutta la durata del percorso assistenziale i
dati relativi alla fascia di età (minore, adulto, anziano) e alla cittadinanza
vengono alimentati, e successivamente aggiornati in automatico, grazie al
135
collegamento diretto con l’anagrafe sanitaria provinciale. I dati relativi alle
condizioni, invece, sono inseriti manualmente dall’assistente sociale, sia al
momento del primo accesso, sia nel corso degli aggiornamenti successivi. I dati
anagrafici e le condizioni, così definiti, fanno parte del contesto socio-anagrafico
dell’utente.
Come già accennato, ad uno stesso utente possono essere assegnate più aree
contemporaneamente; la variabile area di utenza è quindi una variabile a scelta
multipla: ad esempio un minore può essere straniero e avere problemi di
tossicodipendenza. Al momento della registrazione dati, in questo caso, nella
parte anagrafica della Cartella compariranno in automatico le informazioni
“minore” e “straniero”, mentre l’assistente sociale registrerà la condizione
relativa alla tossicodipendenza. Chiaramente tutti i dati inseriti saranno
storicizzati, sarà quindi possibile in ogni momento legare interventi e attività alle
condizioni presenti nel contesto di riferimento.
La storicizzazione delle aree di utenza, così come di altre variabili personali,
comporta l’intervento periodico da parte dell’assistente sociale per
l’aggiornamento delle informazioni contenute in Cartella. Questa operazione è
facilitata nella Cartella sociale informatizzata da alcune stampe di controllo e da
alcuni strumenti disponibili in fase di inserimento degli interventi erogati.
2. Registrazione dell’Area di utenza in relazione agli interventi
In relazione agli interventi erogati la variabile area di utenza si presenta come
una variabile a scelta unica, che, all’interno della stessa lista di opzioni, aggrega
l’età e la condizione. Questo significa che al momento della registrazione
dell’intervento l’assistente sociale dovrà selezionare l’area di utenza a cui si
riferisce l’intervento stesso, operando una scelta sulla base di un criterio di
prevalenza. Tra le opzioni disponibili troverà solo le aree già considerate in fase
di registrazione delle informazioni di contesto dell’utente; solo per alcune
tipologie di intervento l’area di utenza sarà vincolata in base ai limiti normativi
che delimitano a priori la tipologia di utenti che ne possono fruire.
E’ chiaro che, nonostante nella maggior parte dei casi il collegamento tra
intervento e area di utenza sia già implicito nella tipologia dell’intervento stesso,
a volte potrebbe essere molto difficile isolare un’unica area di utenza e qualsiasi
scelta potrebbe risultare riduttiva. Una soluzione di questo tipo, specie in
presenza di problematiche complesse e difficilmente scorporabili, dovrà dunque
essere integrata con il nuovo sistema di rilevazione dei bisogni.
136
CLASSIFICAZIONE AREE DI UTENZA
L’elenco delle aree di utenza non è esaustivo in merito alle problematiche presentate dagli
utenti che accedono ai servizi sociali, ma solo rappresentativo delle principali aree
considerate a livello di monitoraggio, programmazione e verifica degli interventi nell’ambito
delle politiche sociali.
Nel prospetto riportato sono esplicitati i criteri utilizzati per l’individuazione e la codifica delle
diverse aree di utenza. Nella prima colonna sono riportate le definizioni per ciascuna area
(denominazione),
mentre
nella
seconda
colonna
sono
riportati
i
criteri
di
inclusione/esclusione (criteri). Nell’esposizione dei criteri si è seguita una logica di
inclusione/esclusione, al fine di chiarire il più possibile le definizioni e garantire l’affidabilità e
l’attendibilità delle informazioni rilevate.
Le aree evidenziate in grigio (adulti e indigenti) sono presenti in Cartella, ma non sono
selezionabili, in quanto attribuite di default dal sistema sulla base delle informazioni
anagrafiche (adulti) e/o sulla base della tipologia di intervento erogato (indigenti).
Sono stati definiti alcuni ulteriori principi, in relazione a specifiche aree di utenza:
•
L’area adulti, pur presente a livello di ciclo di vita, non
in relazione all’intervento in quanto non è ritenuta
rispetto alle specifiche condizioni sottostanti (disagio
senza dimora, etc.); tali condizioni sono state quindi
base a criteri identificativi specifici.
è selezionabile dall’operatore
sufficientemente descrittiva
mentale, tossicodipendenza,
dettagliate singolarmente in
•
Sulla base della L 91/92, il Dlgs 286/1998, LP 13/07, Dl 92/08 ed altri riferimenti
legislativi a livello provinciale e nazionale si è scelto di definire stranieri gli utenti con
cittadinanza extra-europea. In fase di lettura dei dati è comunque possibile ottenere
qualsiasi altra forma di aggregazione di stati sulla base della cittadinanza.
•
L’attribuzione di una condizione di disabilità è vincolata alla presenza di una
certificazione di invalidità rilasciata dalle Commissioni pubbliche di accertamento degli
stati invalidanti.
•
L’attribuzione delle condizioni di disagio mentale, tossicodipendenza e alcolismo
necessita la presenza di una diagnosi effettuata dai Servizi sanitari competenti.
•
Non sono incluse tra le aree di utenza dimensioni specifiche di altre aree di disagio
(es.: persone maltrattate) in quanto scarsamente oggettivabili; queste aree
rientreranno in futuro nelle dimensioni esplorate nell’ambito della rilevazione dei
bisogni.
•
Qualora un determinato intervento non sia riconducibile ad alcuna condizione tra
quelle specificate l’operatore registrerà in Cartella la voce altra area; l’intervento sarà
comunque registrato in relazione alla fascia di età dell’utente (minori, adulti, anziani).
137
Denominazione
Criteri
Minori
•
(Assegnazione automatica in
base alla data di nascita)
________________
Sono escluse:
Persone di età > 18 anni
Adulti
•
(Assegnazione automatica in
base alla data di nascita)
In questa area rientrano le persone di età < 18 anni.
In questa area rientrano le persone di età compresa tra 18 e 65
anni.
________________
Sono escluse:
Persone di età < 18 anni o > 65 anni
Anziani
•
(Assegnazione automatica in
base alla data di nascita)
________________
Sono escluse:
Persone di età < 65 anni
Stranieri
•
(Assegnazione automatica in
base alla cittadinanza)
Sinti/Rom
In questa area rientrano le persone di età > 65 anni.
In questa area rientrano le persone che hanno la cittadinanza di uno
stato non appartenente all’Unione europea e gli apolidi.
________________
Sono escluse:
Persone con cittadinanza di uno stato membro dell’Unione europea
•
In questa area rientrano le persone appartenenti a gruppi etnici sinti
o rom, comunemente chiamate zingari, zigani o gitani.
________________
Sono escluse:
Persone non appartenenti ai gruppi etnici sinti o rom
138
Disabili
•
(Si registra anche la
percentuale e di invalidità
corrispondente, ove presente)
Ai fini di questa classificazione si definiscono disabili le persone in
possesso di certificato di invalidità (invalidi civili, non vedenti o
sordomuti, invalidi del lavoro, invalidi di guerra) o accertamento
dell’handicap rilasciati dalle Commissioni pubbliche di accertamento
degli stati invalidanti e dell’handicap.
________________
Sono esclusi:
Persone non in possesso di certificazione di invalidità o accertamento
dell’handicap rilasciati dalle Commissioni pubbliche di accertamento
degli stati invalidanti e dell’handicap
Minori certificati dallo specialista ai sensi della Legge 104/92, ai fini del
sostegno scolastico
Utenti con disagio •
mentale
In questa area rientrano le persone adulte con diagnosi psichiatrica
e i minori con diagnosi neuropsichiatrica effettuate dai servizi
sanitari competenti.
________________
Sono escluse:
Persone che presentano situazioni di disagio, ma che non hanno una
diagnosi psichiatrica o neuropsichiatrica effettuate dai servizi sanitari
competenti
Tossicodipendenti •
In questa area rientrano le persone con diagnosi di abuso o
dipendenza da sostanze stupefacenti effettuata dai servizi sanitari
competenti.
________________
Sono escluse:
Persone con problemi di abuso di sostanze stupefacenti, ma che non
hanno una diagnosi effettuata dai servizi sanitari competenti
Alcolisti
•
In questa area rientrano le persone con diagnosi di abuso o
dipendenza da alcol effettuata dai servizi sanitari competenti.
________________
Sono escluse:
Persone con problemi di alcolismo, ma che non hanno una diagnosi
effettuata dai servizi sanitari competenti
Senza
dimora
•
In questa area rientrano le persone adulte o anziane che vivono in
assenza di una dimora stabile ed adeguata (persone che vivono
all’aperto o in rifugi precari o temporanei).
_______________
Sono escluse:
Persone che vivono in assenza di alloggio per periodi limitati a causa di
eventi contingenti (trasloco, sfratto, etc)
Persone di età < 18 anni
139
Ex detenuti
•
In questa area rientrano le persone che hanno subito uno o più
periodi di detenzione.
________________
Sono escluse:
Persone sottoposte a procedimenti giudiziari che non hanno subito
periodi di detenzione.
Vittime della
tratta
•
In questa area rientrano persone non italiane, vittime di
reclutamento, rapimento, trasporto, vendita, trasferimento,
attraverso minacce o uso della forza, dell’inganno, della coercizione,
tenute in uno stato di servitù involontaria, di lavoro forzato o di
sottomissione, in una comunità diversa da quella di origine.
________________
Sono escluse:
Persone non soggette ad azioni identificabili in base ai criteri sopra
riportati
Persone con cittadinanza italiana, seppure nella condizione descritta
Minori stranieri
non
accompagnati
•
In questa area rientrano i minori stranieri soli, non accompagnati da
genitori, compresi quelli affidati di fatto a parenti entro il quarto
grado (zii, cugini, fratelli…).
________________
Sono esclusi:
Minori stranieri non identificabili in base ai criteri sopra riportati
Richiedenti asilo
politico
In questa area rientrano i cittadini stranieri richiedenti asilo, cioè gli
stranieri regolarmente soggiornanti in Italia a titolo temporaneo e
fino al ricevimento della definizione della procedura di
riconoscimento dello status di rifugiato, dopo la quale, diventano
“rifugiati” o ottengono permesso di soggiorno per motivi umanitari.
________________
Sono escluse:
Persone straniere, non soggette ad azioni identificabili in base ai criteri
sopra riportati
Indigenti
•
(Assegnazione automatica in
base all’intervento)
•
In quest’area rientrano automaticamente alcune specifiche tipologie
di intervento
140
Familiari di
minori
•
(Voce disponibile solo in
relazione agli interventi)
In questa area rientrano le persone adulte che fruiscono di uno o
più interventi sociali in quanto familiari di minori. In questi casi il
soggetto dell’intervento è sempre, indirettamente, il minore, anche
se concretamente l’intervento si esplica con i familiari.
________________
Sono escluse:
Persone che vivono in nuclei familiari con minori, ma che fruiscono di
interventi non espressamente rivolti a loro in quanto familiari di minori
Altra area
•
in questa area sono comprese le persone che non rientrano in
alcuna tipologia sopra elencata.
141
Valori
La centralità della persona e della
comunità responsabile e solidale
X
X
La valorizzazione del ruolo attivo della
comunità locale
X
L’equità nell’accesso alle prestazioni
socio-assistenziali
X
La valorizzazione e il sostegno della
famiglia, dei figli e delle reti sociali
X
X
La qualità dei servizi e il capitale
sociale
X
X
La trasparenza, l’informazione e la
partecipazione
X
X
La sussidiarietà verticale e orizzontale
X
X
La sostenibilità e la compartecipazione
X
Le politiche sociali come “motore” del
sistema economico locale
X
X
X
X
Il diritto all’aiuto e al sostegno
promozionale delle persone che si
trovano in stato di bisogno
X
X
X
X
X
X
X
X
X
Introdurre meccanismi di sostegno alla spesa sociale in
grado di assicurare lo sviluppo progressivo del sistema
degli intervento e l’equità sociale
Favorire un ruolo attivo del cittadino e della comunità nella
programmazione e nella valutazione dei servizi e
aumentare il grado di trasparenza, responsabilità e
rendicontazione sociale del sistema degli interventi
Introdurre meccanismi di promozione della qualità e di
garanzia del cittadino
Favorire lo sviluppo di un welfare plurale
Aumentare l’efficienza e l’efficacia degli interventi
promuovendo un ruolo dell’ente centrale maggiormente
orientato alla programmazione, al coordinamento e alla
valutazione
Favorire la responsabilizzazione e il decentramento delle
responsabilità in materia di politica sociale
Assicurare un livello minimo di garanzia per tutti i cittadini
che si trovano in condizione di esclusione sociale,
superando la logica della classificazione e della
frammentazione degli interventi
Sviluppare l’integrazione tra le politiche e i singoli
programmi di intervento
favorire lo sviluppo di politiche sociali attive in grado non
solo di intercettare i problemi manifesti, ma anche di agire
sulle condizioni che generano tali criticità
Riportare la persona al centro delle politiche sociali e
favorire una politica di sostegno e responsabilizzazione
della famiglia e della comunità
Priorità
Individuare e quindi sviluppare un modello di welfare
territoriale coerente con le indicazioni della politica europea
e nazionale e al contempo capace di dare valore e
significato ai punti di forza del sistema Trentino
ALLEGATO N. 11
MATRICI COASSIALI
La matrice Valori-Priorità
X
X
X
X
X
X
X
X
X
X
X
X
142
Priorità
Individuare e quindi sviluppare un modello di welfare
territoriale coerente con le indicazioni della politica europea e
nazionale e al contempo capace di dare valore e significato
ai punti di forza del sistema Trentino
Riportare la persona al centro delle politiche sociali e favorire
una politica di sostegno e responsabilizzazione della famiglia
e della comunità
Favorire lo sviluppo di politiche sociali attive in grado non
solo di intercettare i problemi manifesti, ma anche di agire
sulle condizioni che generano tali criticità
Assicurare un livello minimo di garanzia per tutti i cittadini
che si trovano in condizione di esclusione sociale, superando
la logica della classificazione e della frammentazione degli
interventi
Favorire lo sviluppo di un welfare plurale
x
x
x
x
Sviluppare l’integrazione tra le politiche e i singoli programmi
di intervento
x
x
x
x
x
x
Favorire e promuovere iniziative volte
all’emancipazione e integrazione delle persone
vittime di tratta a scopo sessuale
Promuovere la convivenza e l’integrazione sociale
della popolazione zingara, anche attraverso forme di
stanzialità rispondenti alle aspettative degli
interessati
Attivare forme di accoglienza e integrazione degli
stranieri immigrati con particolare riguardo alla tutela
dei minori stranieri non accompagnati
x
Informare e dare consulenza alle persone, alle
famiglie, a gruppi sociali e istituzioni per favorire la
conoscenza e la fruizione dei servizi
Favorire e attuare interventi di promozione sociale e
del benessere individuale e di prevenzione del
disagio personale, in particolare del disagio
giovanile in collaborazione con altri servizi
Promuovere la solidarietà sociale con la
valorizzazione delle iniziative delle persone, dei
nuclei familiari, delle forme di auto-aiuto e di
reciprocità e della solidarietà organizzata
Adottare misure di contrasto alla povertà e di
sostegno al reddito e servizi di accompagnamento
Valorizzare e sostenere la famiglia rispetto alla
maternità e paternità responsabili, alla genitorialità e
ai compiti di cura di disabili, anziani, persone in
difficoltà, minori in affidamento
Sostenere i minori in situazioni di disagio tramite il
sostegno al nucleo familiare di origine e l’inserimento
presso famiglie e strutture comunitarie di tipo
familiare
Accogliere in strutture residenziali e semiresidenziali
le persone che, in ragione della loro elevata fragilità
o limitata autonomia, non siano assistibili a domicilio
Politiche per l'utenza
Privilegiare le forme di intervento che favoriscono la
vita autonoma e la permanenza a domicilio delle
persone anziane e disabili
Matrice Priorità/Politiche per l’utenza
x
x
x
x
x
x
x
x
x
Favorire la responsabilizzazione e il decentramento delle
responsabilità in materia di politica sociale
Aumentare l’efficienza e l’efficacia degli interventi
promuovendo un ruolo dell’ente centrale maggiormente
orientato alla programmazione, al coordinamento e alla
valutazione
x
Introdurre meccanismi di promozione della qualità e di
garanzia del cittadino
Favorire un ruolo attivo del cittadino e della comunità nella
programmazione e nella valutazione dei servizi e aumentare
il grado di trasparenza, responsabilità e rendicontazione
sociale del sistema degli interventi
Introdurre meccanismi di sostegno alla spesa sociale in
grado di assicurare lo sviluppo progressivo del sistema degli
intervento e l’equità sociale
143
l’aggiornamento del personale
Promuovere la qualità del lavoro, la formazione e
partecipata e la stesura del bilancio sociale
in particolare attraverso strumenti di pianificazione
Orientare l’organizzazione alla responsabilità sociale,
dei servizi
sociale e del suo evolversi ai fini dell’adeguamento
Attivare strumenti di monitoraggio del bisogno
dai diversi operatori istituzionali e non
Coordinare le strategie di welfare e le azioni attuate
soggetti del terzo settore erogatori di servizi
P r io r ità
sistema di valutazione, anche con riferimento ai
P o litic h e p e r l'o r g a n iz z a z io n e
Rivisitare il sistema di reportistica ed elaborare il
Matrice Priorità/Politiche per l’organizzazione
In d iv id u a r e e q u in d i s v ilu p p a re u n m o d e llo d i w e lfa r e
te r r ito r ia le c o e r e n te c o n le in d ic a z io n i d e lla p o litic a e u r o p e a e
n a z io n a le e a l c o n te m p o c a p a c e d i d a r e v a lo r e e s ig n ific a to
a i p u n ti d i fo r z a d e l s is te m a T r e n tin o
R ip o r ta r e la p e r s o n a a l c e n tr o d e lle p o litic h e s o c ia li e fa v o rir e
u n a p o litic a d i s o s te g n o e r e s p o n s a b iliz z a z io n e d e lla fa m ig lia
e d e lla c o m u n ità
F a v o r ir e lo s v ilu p p o d i p o litic h e s o c ia li a ttiv e in g r a d o n o n
s o lo d i in te r c e tta r e i p r o b le m i m a n ife s ti, m a a n c h e d i a g ir e
s u lle c o n d iz io n i c h e g e n e r a n o ta li c ritic ità
S v ilu p p a r e l’in te g ra z io n e tra le p o litic h e e i s in g o li p r o g r a m m i
d i in te r v e n to
x
A s s ic u ra re u n liv e llo m in im o d i g a r a n z ia p e r tu tti i c itta d in i
c h e s i tr o v a n o in c o n d iz io n e d i e s c lu s io n e s o c ia le , s u p e ra n d o
la lo g ic a d e lla c la s s ific a z io n e e d e lla fr a m m e n ta z io n e d e g li
in te rv e n ti
F a v o r ir e la r e s p o n s a b iliz z a z io n e e il d e c e n tr a m e n to d e lle
r e s p o n s a b ilità in m a te r ia d i p o litic a s o c ia le
A u m e n ta r e l’e ffic ie n z a e l’e ffic a c ia d e g li in te r v e n ti
p r o m u o v e n d o u n r u o lo d e ll’e n te c e n tr a le m a g g io r m e n te
o r ie n ta to a lla p r o g r a m m a z io n e , a l c o o rd in a m e n to e a lla
v a lu ta z io n e
x
F a v o r ir e lo s v ilu p p o d i u n w e lfa re p lu r a le
x
x
In tr o d u r r e m e c c a n is m i d i p r o m o z io n e d e lla q u a lità e d i
g a r a n z ia d e l c itta d in o
F a v o r ir e u n ru o lo a ttiv o d e l c itta d in o e d e lla c o m u n ità n e lla
p r o g r a m m a z io n e e n e lla v a lu ta z io n e d e i s e r v iz i e a u m e n ta r e
il g r a d o d i tra s p a r e n z a , r e s p o n s a b ilità e r e n d ic o n ta z io n e
s o c ia le d e l s is te m a d e g li in te r v e n ti
x
x
x
x
x
x
x
x
In tr o d u r r e m e c c a n is m i d i s o s te g n o a lla s p e s a s o c ia le in
g r a d o d i a s s ic u r a r e lo s v ilu p p o p r o g r e s s iv o d e l s is te m a d e g li
in te rv e n to e l’e q u ità s o c ia le
fonte: Relazione consuntiva e propositiva 2004 del comune di Rovereto
144
ALLEGATO N. 12
PRIORITÀ DEL DISEGNO DI MODERNIZZAZIONE DELLE
POLITICHE SOCIALI PROVINCIALI
1
Individuare e quindi sviluppare un modello di welfare territoriale coerente con
le indicazioni della politica europea e nazionale e al contempo capace di dare
valore e significato ai punti di forza del sistema trentino
2
Riportare la persona al centro delle politiche sociali e favorire una politica di
sostegno e responsabilizzazione della famiglia e della comunità
3
Favorire lo sviluppo di politiche sociali attive in grado non solo di intercettare i
problemi manifesti, ma anche di agire sulle condizioni che generano tali
criticità
4
Sviluppare l’integrazione tra le politiche e i singoli programmi di intervento
5
Assicurare un livello minimo di garanzie per tutti i cittadini che si trovano in
condizione di esclusione sociale, superando la logica della classificazione e
frammentazione degli interventi
6
Favorire la responsabilizzazione e il decentramento delle responsabilità in
materia di politica sociale
7
Aumentare l’efficienza e l’efficacia degli interventi promuovendo un ruolo
dell’ente centrale maggiormente orientato alla programmazione, al
coordinamento e alla valutazione
8
Favorire lo sviluppo di un welfare plurale
9
Introdurre meccanismi di promozione della qualità e di garanzia del cittadino
Favorire un ruolo attivo del cittadino e della comunità nella programmazione e
10 nella valutazione dei servizi e aumentare il grado di trasparenza, responsabilit
e rendicontazione sociale del sistema degli interventi
11
Introdurre meccanismi di sostegno alla spesa sociale in grado di assicurare lo
sviluppo progressivo del sistema degli interventi e l’equità sociale
fonte: Relazione consuntiva e propositiva 2004 del comune di Rovereto
145
ALLEGATO N. 13
MAPPA DEGLI STAKEHOLDER
UTENTI
Associazioni
di
t
SERVIZIO
ATTIVITA’
SOCIALI
Personale del
servizio
Rappresentanze dirette
degli utenti
Rappresentanze della
società civile
Erogatori di
servizi
Altri Servizi
dell’Ente
Associazioni / Fondazioni
Cooperative sociali
Imprese private
ISTITUZIONI
Erogatori
di servizi
Pubbliche
territoriali
Regolatori
di servizi
146
ALLEGATO N. 14
MAPPATURA STAKEHOLDER
DEL SERVIZIO PER LE POLITICHE SOCIALI DELLA PAT
CITTADINI
UTENTI E FAMILIARI
STUDENTI OSA
MINISTERO DELL'INTERNO
ENTI MORALI
OPERATORI SOCIALI
MINISTERO DELLA GIUSTIZIA
COMUNI
VOLONTARIATO
UNIVERSITA'
TRIBUNALE
IMPRESE
FONDAZIONI
CENTRI PER
L'IMPIEGO
COMMISSARIATO DEL GOVERNO
SINDACATI
IPAB
SCUOLE
OPERATORI SOCIALI
ASSOCIAZIONI
AGENZIA DEL LAVORO
COOPERATIVE SOCIALI
DIPENDENTI
ENTI GESTORI
ASSESSORATO ALLE POLITICHE SOCIALI E DEL LAVORO
GIUNTA PROVINCIALE
SERVIZIO PER LE POLITICHE SOCIALI
STAKE-HOLDER
INTERNI
AZIENDA SANITARIA
STAKE-HOLDER INTERMEDI
QUESTURA
STAKE-HOLDER FINALI
SERVIZI PAT
fonte: Bilancio sociale del Servizio per le politiche sociali 2006 APAG. 56
147
ALLEGATO N 15
PROFILO DELLO STAKEHOLDER
TEMATICHE CHIAVE
Fonte Il manuale dello Stakeholder Engagement
Vol. 2: il manuale per il professionista dello Stakeholder Engagement pag. 66
148
149
ALLEGATO N. 16
SCHEDA PER LA COSTRUZIONE DEL PROFILO DEGLI STAKEHOLDER
Sezione 1 – INFORMAZIONI GENERALI
STAKEHOLDER (denominazione)
PERSONA DI CONTATTO INTERNA E RUOLO
SEDE (solo il Comune, non l’indirizzo completo)
AREA DI INTERVENTO
ATTIVITA’ PRINCIPALE/ I SVOLTA/ E
NUMERO DIPENDENTI/ SOCI/ VOLONTARI
UTENZA SERVITA
NUMERO COMPLESSIVO DI UTENTI ASSISTITI
NELL’ANNO…
DI CUI ATTUALMENTE SU INVIO DELL’ENTE
GESTORE
MODALITA’ DI FINANZIAMENTO
Comprens.le
Comunale
Sovracomunale
Nazionale
Numero
Famiglie/Minori
Adulti
Anziani
Disabili
11-20
0-10
Oltre 100 x
11-20x
0-10
Prov.le
Non disponibile
20-50
50-100
Non disponibile
20-50
50-100
Oltre 100
Non disponibile
In convenzione
Diretta dalla PAT
Retta
Contributo
Retta autodeterminata
nessuno
ENTITA’ DEL FINANZIAMENTO NELL’ANNO…
(se esistente)
Sezione 2 – DESCRIZIONE DELLA RELAZIONE ESISTENTE
TIPOLOGIA DEL RAPPORTO
FREQUENZA DEL DIALOGO
QUALITA’ DEL DIALOGO
(1=assente; 4=costruttiva e collaborativa)
OGGETTO DEL DIALOGO
MODALITA’ DI COINVOLGIMENTO ATTUALMENTE
UTILIZZATA
PROBLEMI EVENTUALMENTE SORTI IN PASSATO
CON QUESTO PORTATORE DI INTERESSE
Subordinato
Indipendente
Ordinativo
Partnership
Periodica - Alta
Periodica - Bassa
Al bisogno
Mai
1
2
3
4
150
Sezione 3 – ANALISI DEL COINVOLGIMENTO
OBIETTIVI STRATEGICI
COSA SPERIAMO DI OTTENERE COINVOLGENDO
QUESTO SOGGETTO IN MANIERA PIU’ DIRETTA O
IN UNA FORMA DIVERSA
RISCHI
COSA PUO’ ACCADERE SE LO ESCLUDIAMO DA
UN MAGGIORE COINVOLGIMENTO NELLA PRIMA
FASE
OPPORTUNITA’
QUALI VANTAGGI POSSIAMO OTTENERE PER LO
SVOLGIMENTO DELLA NOSTRA ATTIVITA’
151
ALLEGATO N. 17
MATRICE DEI CRITERI PER LA SELEZIONE DEGLI STAKEHOLDER DA COINVOLGERE
CON CRITERI E PESI
RESPONSABILITA'
VOTO
VOTO
INFLUENZA
VOTO
PESATO
STAKEHOLDER 1
3
3
VOTO
PROSSIMITA’
VOTO
PESATO
2
1,6
VOTO
DIPENDENZA
VOTO
PESATO
3
1,5
VOTO
RAPPRESENTANZA
VOTO
PESATO
1
1
TOTALE VOTO PESATO
VOTO
PESATO
2
0,8
7,9
STAKEHOLDER 2
Ogni stakeholder può essere valutato sulla base dei
criteri definiti nella tabella
E’ possibile dare un peso diverso ai vari criteri per la
costruzione dei criteri
ES. DI SCALA DI VOTAZIONE:
alto 3
medio 2
basso 1
nullo 0
es. PER CALCOLARE LA PESATURA
responsabilità 100%
influenza
80%
prossimità
50%
dipendenza
100%
rappresentanza 40%
152
ALLEGATO N. 18
MAPPA DELLE ABILITA’ NECESSARIE PER IL COINVOLGIMENTO
DEGLI STAKEHOLDER
Fonte Il manuale dello Stakeholder Engagement
Vol. 2: il manuale per il professionista dello Stakeholder Engagement pag. 87 - 88
153
154
155
ALLEGATO N. 19
LIVELLI DI COINVOLGIMENTO E OBIETTIVI SPECIFICI
PER OGNI STAKEHOLDER
Fonte Il manuale dello Stakeholder Engagement
Vol. 2: il manuale per il professionista dello Stakeholder Engagement pag. 60 e 61
156
157
158
ALLEGATO N. 20
MATRICE INFLUENZA/DIPENDENZA DELLO STAKEHOLDER
Fonte Il manuale dello Stakeholder Engagement
Vol. 2: il manuale per il professionista dello Stakeholder Engagement pag. 48
159
ALLEGATO N. 21
DICHIARAZIONE DI INTERESSE ALLA PARTECIPAZIONE AL PROCESSO
DI PIANIFICAZIONE PARTECIPATA DA PARTE DEGLI STAKEHOLDER
COMPRENSORIO DELLA VALLE DI NON - SERVIZIO POLITICHE SOCIALI E
ABITATIVE
PROCESSO DI PIANIFICAZIONE PARTECIPATA AREA ANZIANI
PATTO DI PARTECIPAZIONE
Il/La sottoscritto/a_________________________________________________ che interviene nel
presente patto in qualità di Rappresentante legale /Responsabile dell’Ente /Organizzazione
/Associazione ____________________________________________________________________
con
sede
legale
in
________________________
Prov.
(____)
via/P.zza
________________________________________ n. _____________ telefono ________________
Fax _________________ e-mail ____________________________
con il presente patto si impegna a
-
assicurare una partecipazione attiva, costante e continuativa al processo di pianificazione
partecipata dell’area anziani
a mettere a disposizione professionalità, esperienza, documentazione, dati provenienti dai
propri sistemi informativi e contributi di qualsiasi tipo utili e coerenti al processo di
pianificazione partecipata
a comunicare l’eventuale volontà di non aderire al processo di pianificazione partecipata,
contrassegnando la dicitura “non approvato”
a comunicare l’eventuale impossibilità a proseguire il lavoro di pianificazione intrapreso al
Servizio Politiche Sociali e Abitative del Comprensorio della Valle di Non
160
il servizio politiche sociali e abitative si impegna a:
-
assicurare le condizioni per la partecipazione degli enti /organizzazioni /associazioni che hanno
aderito al percorso di pianificazione partecipata dell’area anziani
assicurare le condizioni che consentono la piena e libera espressione dei valori, delle opinioni,
dell’esperienza apportati da ogni singolo rappresentante degli enti/organizzazioni/associazioni
che prendono parte al processo
a supportare dal punto di vista organizzativo e tecnico l’attività del tavolo di regia e dei
successivi tavoli di progettazione
a riconoscere l’apporto dei diversi portatori d’interesse coinvolti nel tavolo di regia e nei
successivi tavoli di progettazione come parte fondamentale della pianificazione sociale nell’area
anziani, garantendo una rendicontazione chiara, trasparente e accessibile.
Approvato
Non approvato
Il Legale rappresentante/ dell’Ente/
Il Presidente del Comprensorio della Valle di
Organizzazione/Associazione
Non
_______________________________
___________________________________
Informativa
ai sensi dell’art.13 del D.Lgs 30.06.2003, n. 196 “Codice in materia di protezione dei dati personali”
ƒ
ƒ
ƒ
ƒ
ƒ
ƒ
I dati da Lei forniti verranno trattati per le finalità relative al percorso di pianificazione sociale partecipata
intrapreso attraverso lo standard di processo AA 1000.
I dati verranno trattati in forma scritta e/o su supporto magnetico, elettronico o telematico
Il conferimento dei dati è obbligatorio per la partecipazione al percorso di pianificazione partecipata
intrapreso attraverso lo standard di processo AA 1000.
In relazione al trattamento Lei potrà esercitare presso le competenti sedi i diritti previsti dall’art. 7 del D.Lgs.
30.06.2003 n. 196
Il titolare del trattamento dei dati è: Comprensorio della Valle di Non
Il responsabile del trattamento dei dati è: Dott. Marco Guazzeroni
Cles, ___________________
Firma per consenso
________________________
161
ALLEGATO N. 22
SCHEDA PER LA PROGRAMMAZIONE OPERATIVA DEL PROCESSO
FASI
ATTIVITÀ’
TEMPI
RESPONSABILITÀ
RISULTATO
’
individuazione ed analisi
dei dati socio/economici
relativi
all’ambito
di
attività
analisi servizi erogati
dall’ente gestore e sul
territorio
da
altre
organizzazioni
analisi dei bisogni
riesame delle politiche
collegate all’ambito di
attività
identificazione
d’intervento
priorità
riesame della fase e
revisione
della
programmazione
operativa
in
vista
dell’avvio
della
fase
successiva
identificazione
azioni
delle
162
ALLEGATO N. 23
SCHEDA DESCRIZIONE SERVIZI/INTERVENTI EROGATI DAGLI STAKEHOLDER DEL
COMPRENSORIO DELLE GIUDICARIE
LEGENDA
ƒ
PERSONE A RISCHIO DI EMARGINAZIONE:
ƒ
coloro che per problematiche personali, relazionali, caratteriali, sociali ecc. si trovano in condizione di scarsa di integrazione sociale o di isolamento
ƒ
ƒ
PERSONE E NUCLEI FAMILIARI CON PROBLEMATICHE RELAZIONALI E CONSULTORIALI:
ƒ
persone e famiglie in situazione di conflitto o di difficoltà legate a eventi critici nel ciclo di vita
ƒ
PERSONE CON PROBLEMI DI SALUTE
ƒ
: coloro che hanno problemi di salute organica
ƒ
PERSONE CON DISABILITA’ PSICO-FISICA
ƒ
: persone con handicap e disabilità certif
163
1.3
DENOMINAZIONE:
1. ____________________________________________________________
DISLOCAZIONE DELLE SEDI OPERATIVE PRESENTI SUL
TERRITORIO DEL COMPRENSORIO DELLE GIUDICARIE
2. ____________________________________________________________
3. ____________________________________________________________
4. ____________________________________________________________
TIPOLOGIA DEGLI INTERVENTI
(es. inserimento lavorativo, sostegno educativo, formazione ecc.)
A.
B.
C.
D.
MODALITA’ DI EROGAZIONE
presso strutture
ambulatorio
sede di attività di gruppo
a domicilio
sportello/ufficio
altro ___________
presso strutture
ambulatorio
sede di attività di gruppo
a domicilio
sportello/ufficio
altro __________________
presso strutture
ambulatorio
sede di attività di gruppo
a domicilio
sportello/ufficio
altro __________________
presso strutture
ambulatorio
sede di attività di gruppo
_________________________
a domicilio
sportello/ufficio
altro
164
TIPOLOGIA DI UTENZA – ADULTI 18-64 anni
N. UTENTI CHE HANNO AVUTO ACCESSO AL
SERVIZIO
PROVENIENZA GEOGRAFICA DELL’UTENZA:
EVENTUALI LISTE DI ATTESA
DIPENDENTI E COLLABORATORI AL …
SOCI AL ….
VOLONTARI AL … O MEDIA ANNUALE
FONTE DI FINANZIAMENTO NELL’ANNO …
comunità
persone straniere
persone a rischio di emarginazione
persone con problemi di salute mentale
persone con problemi di dipendenza da sostanze
persone e nuclei familiari con problematiche relazionali e consultoriali
persone con problemi di salute
persone con disabilità psico-fisica
Nell’anno …
IN ALTERNATIVA MEDIA ANNUALE
(oppure al …- specificare- )
Val Rendena
Giudicarie Esteriori
SI
NO
Tione e Busa
Valle del Chiese
altro
___________________ (al…)
TOTALE ________________________
TOTALE ________________________
TOTALE ________________________
Comprensorio delle Giudicarie
P.A.T.
A.P.S.S
Comuni
altri Enti Pubblici
Enti Privati
altro _______________________________________________
165
COME SONO I RAPPORTI DELLA SUA ORGANIZZAZIONE
CON IL SERVIZIO SOCIO-ASSISTENZIALE DEL
COMPRENSORIO DELLE GIUDICARIE?
CONOSCE IL PROCESSO DI ACCOUNTABILITY 1000 IN ATTO PRESSO IL SERVIZIO SOCIO-
SI
NO
ASSISTENZIALE DEL COMPRENSORIO C8
QUALI RISULTATI PENSA SI POSSANO OTTENERE
ATTRAVERSO QUESTO PROCESSO?
QUALE CONTRIBUTO PENSA DI POTER FORNIRE AL
PROCESSO?
166
ALLEGATO N. 24
SCHEDA BISOGNI / SERVIZI DEL COMPRENSORIO DELLA VAL DI NON
Scheda che mette in relazione i bisogni di una tipologia di utenza con i servizi forniti sul territorio
Grado di autosufficienza
e risposte
Esclusive
Autosufficienti
Parzialmente Autosufficienti
Non Autosufficienti
Macro-aree di bisogno
SOCIO-RELAZIONALE
AUTOREALIZZAZIONE
PROMOZIONE DELLE
CAPACITA' E
DELL'INFORMAZIONE
Centri servizi
Soggiorni estivi
SAD: sostegno sociorelazionale
Azione 10 sociale
Pasti c/o struttura
Casa di soggiorno
Attività di promozione: festa
anziani
Attività straordinarie
Centro servizi
Casa di soggiorno
Segretariato sociale
Servizio sociale professionale
Centri servizi
Centro diurno
Soggiorni estivi
SAD: sostegno sociorelazionale
Azione 10 sociale
Pasti c/o struttura
RSA
Attività di promozione festa
anziani
Centro diurno
Soggiorni estivi
SAD: sostegno sociorelazionale
Azione 10 sociale
Pasti c/o struttura
RSA
Attività straordinarie
Centro servizi
Centro diurno
RSA
Attività straordinarie
Centro diurno
RSA
Segretariato
Sostegno psico-sociale
Servizio sociale professionale
Segretariato
Sostegno psico-sociale
Servizio sociale professionale
167
SOSTEGNO ALL'ANZIANO
SOSTEGNO AL CAREGIVER
TRASPORTO E MOBILITA'
Assistenza domiciliare SAD,
Assistenza domiciliare: SAD,
Assistenza domiciliare: SAD,
lavanderia.
lavanderia, pasti a domicilio
lavanderia, pasti a domicilio
Alloggi protetti
ADI
ADI
Alloggi su interventi plurimi (LP ADI-CP
ADI-CP
16/90)
Servizi ospedalieri
Servizi ospedalieri
Centri servizi
Servizio di lungodegenza
Servizio di lungodegenza
Telesoccorso/telecontrollo
riabilitativa
riabilitativa
ADP
Edilizia abitativa per anziani (LP Edilizia abitativa per anziani (LP
Interventi infermieristici
16/90)
16/90)
occasionali
Edilizia abitativa agevolata (LP Edilizia abitativa agevolata (LP
Servizi ospedalieri
21/92)
21/92)
Edilizia abitativa per anziani (LP Edilizia abitativa pubblica (LP Edilizia abitativa pubblica (LP
16/90)
21/92)
21/92)+
Alloggi protetti
Edilizia abitativa (LP 16/90)
Domotica
Edilizia abitativa agevolata (LP Alloggi su interventi plurimi (LP Centro diurno
16/90)
21/92)
Soggiorni climatici protetti
Edilizia abitativa pubblica (LP Domotica
Telesoccorso/telecontrollo
Centri servizi
21/92)
Tutela
Centro diurno
Domotica
Curatela
Amministratore di sostegno
Contributi (per soggiorni cure Soggiorni climatici protetti
Integrazione al reddito
Edilizia abitativa agevolata
climatiche/termali, spese
Sussidi Straordinari
riscaldamento per soggetti co Edilizia abitativa pubblica
Alloggi L.16 - Domotica
nefropatia cronica)
U.V.M.
Risanamento
Rimborsi (ticket sanitari,
Sussidi (intervento “una
soggetti affetti da nefropatie Ristrutturazioni
tantum”, sussidio economico
Telesoccorso/telecontrollo
croniche)
mensile, assegno di cura)
Porte blindate
Sussidi (intervento “una
RSA
tantum”, sussidio economico Difensore civico
Tutela
mensile)
Curatela
Amministratore di sostegno
Integrazione al reddito
Sussidi Straordinari
Alloggi L.16 - Domotica
U.V.M.
Sussidi (intervento “una
tantum”, sussidio economico
mensile, assegno di cura)
RSA
ADP
Interventi infermieristici
occasionali
Ambulatori infermieristici
Centri servizi
Centri diurni
Assistenza domiciliare
RSA
Posti di sollievo in RSA
ADI
ADI-CP
ADP
Centri diurni
Assistenza domiciliare
ADI
ADI-CP
Rimborso spese trasporto per
soggetti affetti da nefropatie
Rimborso spese trasporto per
soggetti affetti da nefropatie
Riduzione costi di trasporto
Muoversi
Muoversi
168
SCHEDA BISOGNI/SERVIZI/PROPOSTE DI MIGLIORAMENTO DEL
COMPRENSORIO DELLE GIUDICARIE
BISOGNI
DELLE
PERSONE
ADULTE
Definizione
del
bisogno:
“……..”
Definizione
del
bisogno:
“……..”
Definizione
del
bisogno:
“……..”
Definizione
del
bisogno:
“……..”
Definizione
del
bisogno:
“……..”
N. prog. TIPOLOGIA INTERVENTI INTERVENTI
PROPOSTE DI
bisogno DI
ENTE
STAKEHOLDER MIGLIORAMENTO
UTENZA
GESTORE
1
2
3
4
5
Tipologia di utenza-esempio: comunità, persone straniere, persone con disabilità, persone a
rischio di emarginazione…
169
ALLEGATO N. 25
CRITERI PER DEFINIRE LE PRIORITA’ DI INTERVENTO
Elaborazione del comprensorio della Valle di non
Criterio
Priorità
Definizione
Alta
URGENZA
COPERTURA/
QUALITÀ
RISPONDE A PIÙ
BISOGNI
PREVENZIONE
L’azione
risponde ad un
bisogno
essenziale,
irrinunciabile
ed esigibile
La copertura
riguarda il
“quanto”
rispondo ad un
determinato
bisogno.
La qualità
riguarda il
“come”
rispondo ad un
determinato
bisogno.
La valutazione
sulla copertura
ha escluso
quella sulla
qualità e
viceversa.
L’azione è in
grado di dare
risposta ad una
vasta gamma
di bisogni, sia
direttamente
all’anziano, sia
indirettamente
ai suoi
caregivers
Capacità
dell’azione di
prevenire
ulteriori disagi
e
problematiche
Risponde ad
un bisogno
essenziale,
irrinunciabile
ed esigibile
Il bisogno non è
per niente
coperto o poco
coperto dalla
risposta in
analisi.
L’azione in
analisi risponde
in modo per
niente/poco
adeguato al
bisogno/i
correlato/i
L’azione
risponde a
varie tipologie
di bisogno
L’azione ha
elevata
capacità di
prevenire
ulteriori disagi
Media
Risponde
ad
un
bisogno
solo
parzialmente
irrinunciabile o
esigibile
Il bisogno è
solo
parzialmente
coperto dalla
risposta.
La risposta è
parzialmente
adeguata al
bisogno/i
L’azione
risponde solo
in parte a
diverse
tipologie di
bisogni.
L’azione è
parzialmente in
grado di
prevenire
ulteriori
problemi/disagi
Bassa
Risponde ad
un bisogno non
essenziale,
irrinunciabile o
esigibile
Il bisogno è
coperto dalla
risposta.
La risposta è
adeguata al
bisogno/i.
L’azione
risponde ad
una sola
tipologia di
bisogni
L’azione ha
scarso valore
in termini di
prevenzione di
ulteriori
problemi/disagi
.
170
APPLICAZIONE DEI CRITERI ALLE DIVERSE PROPOSTE DI AZIONE NEL
COMPRENSORIO DELLA VALLE DI NON
PROPOSTE D'AZIONE
Servizio raccordo
domanda/offerta badanti
URGENZA
COPERTURA/
QUALITA'
RISPONDE A PIU'
BISOGNI
PREVENZIONE TOTALE
SERVIZI SPECIFICI di
demenza/alzheimer
Informazione/ del
familiare/badante/caregiver
in generale su dememze e
alzheimer
Centro diurno
POTENZIAMENTO SAD
Consulenza fisioterapica a
domicilio
FAVORIRE
INTEGRAZIONE TRA
SERVIZI (dimissioni
protette, rapporto
oss/infermiere
Dimissioni protette
Maggiore conoscenza tra
sociale e sanitario
sollievo leggerodomiciliarità leggera
Qualità alloggi
protetti/semiprotetti
Sportello unico di
informazione ( integrato tra
servizi sociali, sanitari,
privato sociale)
ADI-CP
Semplificazione pratiche
burocratiche
Casa soggiorno
Promuovere rete
territoriale
Professionista per circoli
anziani che accompagni
nei soggiorni al mare
(OSS/OSA, INFERMIERE)
Sviluppo trasporti per
anziani
Telesoccorso anche
all'esterno del domicilio
171
ALLEGATO N. 26
SCHEDA PROGETTAZIONE DELLE AZIONI INDIVIDUATE
Titolo dell’azione – Azione n. …..
“…………………………………………………………….”
Descrizione dell’azione
Contesto e principali bisogni correlati
Obiettivi dell’azione
Modalità di realizzazione (metodologia)
Risorse coinvolte (interne e esterne al servizio)
Strumenti e necessità di formazione
Tempi di sviluppo dell’azione
Costi
Modalità di verifica
172
ALLEGATO N. 27
PATTO DI PARTECIPAZIONE AL PROCESSO DI PIANIFICAZIONE
PROGETTO DI RESPONSABILITA’ SOCIALE PER LA PIANIFICAZIONE
DEGLI INTERVENTI SOCIO-ASSISTENZIALI IN AREA “ADULTI”
PATTO DI PARTECIPAZIONE
Il/la sottoscritto/a _________________________________________ in qualità di Rappresentante legale
dell’Ente
_________________________________________________________________
con
sede
a
__________________________ Via _________________________________ nr. ____
telefono _________________ fax________________ mail ________________________________
SI IMPEGNA
1. a partecipare alla progettazione ed all’attuazione delle azioni:
a. “indagine conoscitiva del fenomeno dell’handicap nel territorio delle Giudicarie”
b. “interventi di sostegno educativo all’adulto nei compiti genitoriali”
c. “integrazione tra i soggetti che erogano sul territorio interventi in ambito sociale, lavorativo,
scolastico e sanitario”
d. “interventi di prevenzione e coordinamento nel campo dei disturbi alimentari”
individuate nel Piano di Azione Area Adulti attraverso la presenza al tavolo di lavoro;
2. a partecipare con continuità a tutte le fasi del processo di pianificazione delle attività socioassistenziali sul territorio;
3. a mettere a disposizione la propria esperienza, professionalità, materiali o contributi di qualsiasi
genere utili al processo in atto;
4. a comunicare l’eventuale ritiro della propria disponibilità attraverso dichiarazione scritta indirizzata
al Servizio Socio-Assistenziale del Comprensorio delle Giudicarie.
Il sottoscritto:
parteciperà personalmente
delega
il/la sig./ra/ _______________________________________________________ che riveste
nell’Associazione/Ente/Organizzazione il ruolo di _____________________________
il/la sig./ra/ __________________________________________________________ che riveste
nell’Associazione/Ente/Organizzazione il ruolo di _____________________________
il/la sig./ra/ __________________________________________________________ che riveste
nell’Associazione/Ente/Organizzazione il ruolo di _____________________________
173
Il Servizio Socio-Assistenziale del Comprensorio delle Giudicarie
SI IMPEGNA
1. a
facilitare
le
condizioni
per
la
partecipazione
dell’Ente
___________________________________________________________
al
percorso
di
pianificazione delle attività socio-assistenziali sul territorio;
2. a favorire le condizioni per la piena espressione dei valori, delle opinioni e delle istanze di cui l’Ente
è portatore;
3. a supportare il processo dal punto di vista tecnico, operativo ed organizzativo;
4. a trasmettere all’organo politico competente le risultanze del lavoro svolto dal tavolo;
5. a riconoscere e recepire le risultanze del lavoro svolto dal tavolo nel documento programmatico
delle attività socio-assistenziali.
Tione di Trento, ______________________________
Il Legale Rappresentate
dell’Ente
L’assessore alle politiche sociali
del Comprensorio delle Giudicarie
- Bruno Simoni -
174
PROGETTO DI RESPONSABILITA’ SOCIALE PER LA PIANIFICAZIONE DEGLI
INTERVENTI SOCIO-ASSISTENZIALI IN AREA “ADULTI”
PATTO DI PARTECIPAZIONE
Il/la sottoscritto/a _________________________________________ in qualità di ____________________ dell’Ente
_________________________________________ con sede a _______________________ telefono _________________
fax________________ mail ________________________________ ________
SI IMPEGNA
2. a partecipare con continuità alla progettazione ed all’attuazione dell’ azione “indagine conoscitiva del
fenomeno dell’handicap nel territorio delle Giudicarie” individuata nel Piano di Azione Area Adulti attraverso la
presenza al tavolo di lavoro;
3. a mettere a disposizione la propria esperienza, professionalità, materiali o contributi di qualsiasi genere utili al
processo in atto;
4. a comunicare l’eventuale ritiro della propria disponibilità attraverso dichiarazione scritta indirizzata al Servizio SocioAssistenziale del Comprensorio delle Giudicarie.
Tione di Trento, ______________________________
___________________________________
INFORMATIVA
(ex art.13 del D.Lgs. 30 giugno 2003 n. 196 – “Codice in materia di protezione dei dati personali”)
9
9
9
9
9
I dati da Lei forniti verranno trattati per le finalità relative al percorso di responsabilità sociale AA1000;
Il trattamento sarà effettuato con supporto cartaceo e/o informatico;
Il conferimento dei dati è facoltativo;
Il titolare del trattamento è il Comprensorio delle Giudicarie;
Il responsabile del trattamento è la signora Giuliana Molinari.
In ogni momento potrà esercitare i Suoi diritti nei confronti del titolare del trattamento, ai sensi dell'art.7 del D.lgs.196/2003.
Tione di Trento, _______________________________
(firma) _______________________________________
175
NOMINA DELL’INCARICATO ESTERNO AL TRATTAMENTO DEI DATI PERSONALI
(ex art.30 del D.Lgs. 30 giugno 2003 nr.196 – “Codice in materia di protezione dei dati personali”)
In ottemperanza agli obblighi previsti dal D.Lgs. n.196 del 30 giugno 2003 con la presente si nomina il/la
Sig./ra.___________________________________ in qualità di incaricato esterno al trattamento di dati personali al fine dello svolgimento
delle attività relative al percorso di responsabilità sociale AA1000.
Tione di Trento, ________________________________
___________________________________________
(Il Responsabile del trattamento dei dati personali)
trattamento dei dati personali)
___________________________________________
(L’incaricato del
176
COMPRENSORIO DELLA VALLE DI NON - SERVIZIO POLITICHE SOCIALI E
ABITATIVE
PROCESSO DI PIANIFICAZIONE PARTECIPATA AREA ANZIANI
DICHIARAZIONE DI PARTECIPAZIONE
Il/La sottoscritta __________________________________________________________ in qualità di
rappresentante dell’Ente/ Organizzazione/ Associazione _________________________________
con
sede
legale
in
________________________
Prov.
(____)
via/P.zza
________________________________________ n. _____________ telefono ________________
Fax _________________ e-mail ____________________________
si impegna a partecipare
in modo costante e attivo, ad uno o più dei seguenti tavoli di progettazione :
… Tavolo “integrazione tra servizi”
… Tavolo “potenziamento/revisione dei servizi di sostegno e sollievo agli anziani e ai caregiver”
Luogo e data
____________
Firma
________________________
177
ALLEGATO N. 28
SCHEDA DI DETTAGLIO DEL PROGETTO
PROBLEMA
OBIETTIVO
OBIETTIVO
GENERALE
DI
DI
INTENZIONE
RISULTATO
ATTIVITA’
TARGET
LUOGHI
SPAZI
RISORSE
TEMPI
RISULTATI
INDICATORI
ATTESI
178
ALLEGATO N. 29
DELIBERA DI COSTITUZIONE DEI TAVOLI E REGOLE DI
FUNZIONAMENTO DEL COMUNE DI ROVERETO
OGGETTO: AccountAbility 1000 - costituzione dei Tavoli di lavoro territoriali per la pianificazione
delle politiche sociali - composizione e regole di funzionamento.
La Giunta Municipale
−
−
−
−
Premesso che:
con proprio provvedimento 13 dicembre 2004, n. 322 è stato deliberato di attuare la pianificazione
delle politiche sociali, con particolare riguardo alle funzioni socio-assistenziali delegate ai sensi della
L.P. 14/91, secondo i principi ed i processi della responsabilità sociale con l’applicazione dello
standard etico-sociale denominato AccountAbility 1000 (AA1000);
la Giunta Provinciale di Trento con deliberazione 26 novembre 2004, n. 2745 ha riconosciuto la
notevole importanza che riveste l’applicazione dello standard AA1000 al settore delle politiche
sociali, in particolare perché rappresenta un processo innovativo all’interno della pubblica
amministrazione volto a creare e diffondere negli operatori e nella comunità una nuova cultura eticosociale e a sostenere e diffondere filiere sulla responsabilità sociale ed in particolare ha costituito una
Commissione incaricata dell’applicazione dello standard AA1000 per la predisposizione, da parte del
Comune di Rovereto, della relazione consuntiva e propositiva 2004-2005, prevista dall’art. 12 della
L.P. 14/91;
lo standard AA1000 si concretizza in uno standard di processo e in alcuni principi ispiratori di
responsabilità sociale, garantisce un reale coinvolgimento in itinere dei portatori di interesse,
conseguendo in ogni momento una reale partecipazione al processo di formulazione delle scelte, in
uno scenario di completa trasparenza. Questo processo logico d’assunzione delle decisioni è
conosciuto come procedura di “AccountAbility”;
l’applicazione di tale standard ha portato nel corso del 2005 a favorire un processo di coinvolgimento
e di consultazione strutturata e permanente dei soggetti che beneficiano o concorrono a realizzare il
sistema degli interventi e dei servizi sociali a livello territoriale locale (i cosiddetti portatori di
interesse, opportunamente censiti dal Servizio Attività Sociali), in particolare attraverso le seguenti
azioni:
ƒ un convegno avvenuto in data 18 gennaio, che ha avuto lo scopo di presentare il progetto di
adozione dello standard AA1000, lo stato di avanzamento e le modalità di coinvolgimento dei
portatori di interesse;
ƒ l’istituzione di un sito internet comunale dedicato al progetto per dare informazioni e per
pubblicare eventi o osservazioni pervenute; il sito è stato attivato dal mese di marzo;
ƒ la selezione di un primo gruppo di portatori di interesse, rappresentativo dell’importanza della
relazione, delle quote di risorsa assorbite e degli utenti assistiti a cui è stato inviato un
questionario con domande per rilevare l’interesse rispetto al percorso avviato
dall’Amministrazione, la condivisione dei valori e delle politiche del Comune, valutazioni e
critiche rispetto al sistema dei servizi e degli interventi socio-assistenziali a livello locale;
ƒ le interviste singole o in focus-groups effettuate ai portatori di interesse, per approfondire i
contenuti dei questionari; sia gli esiti del questionario che quelli delle interviste sono divenuti
179
parte integrante della Relazione consuntiva e propositiva 2004-2005 riguardante le funzioni socio
assistenziali delegate ai sensi della L.P. 14/91, elaborata secondo lo standard di responsabilità
sociale AccountAbility 1000 (AA1000), approvata con deliberazione giuntale 17 ottobre 2005, n.
250;
ƒ un apposito incontro con i portatori di interesse, avvenuto in data 13 dicembre, per illustrare la
Relazione consuntiva e propositiva 2004-2005, le novità contenute nella medesima, introdotte
con l’applicazione dello standard AA1000 e, inoltre, per raccogliere adesioni ai fini della
costituzione dei Tavoli di lavoro tematici individuati e proposti come lo strumento per il
coinvolgimento permanente dei portatori di interesse nel processo di verifica ed elaborazione
delle politiche sociali a livello territoriale;
− tutto il percorso di applicazione dello standard di responsabilità sociale AA1000, condotto tra l’estate
2004 e l’estate 2005 è stato verificato ed infine asseverato da parte di BVQI, organismo di
certificazione indipendente del Gruppo Bureau Veritas;
Considerato che:
− l’Amministrazione comunale ha visto, nell’applicazione dello standard AA1000, lo strumento idoneo
ad accrescere la propria capacità di pianificazione e di valutazione dei servizi attuando il
coinvolgimento e l’integrazione di tutti i soggetti che concorrono a formare il sistema integrato dei
servizi sociali a livello territoriale, credendo che il confronto con i soggetti portatori d’interesse
rappresenta elemento di garanzia circa l’adeguatezza delle scelte amministrative da effettuare;
− tra le azioni di miglioramento previste per l’anno 2006, come più sopra anticipato, vi è l’istituzione
di Tavoli di lavoro tematici, quali luoghi d’inclusione e di confronto dei portatori di interesse al fine
di:
ƒ moltiplicare i punti di vista in ordine all’analisi dei bisogni e al miglioramento dei servizi;
ƒ condividere le scelte politico-amministrative;
ƒ assumere responsabilmente ciascuno il proprio ruolo all’interno di un sistema dei servizi
integrato e condiviso;
− sulla base delle aree di interesse definite nell’articolazione della Relazione consuntiva e propositiva
2004-2005, sono stati individuati, da parte del Servizio Attività Sociali, nove Tavoli di lavori sulle
seguenti tematiche:
ƒ anziani;
ƒ minori e famiglie;
ƒ giovani;
ƒ disabili in età evolutiva;
ƒ disabili in età adulta;
ƒ immigrati;
ƒ emarginati e senza dimora;
ƒ inserimenti lavorativi soggetti svantaggiati;
ƒ zingari,
presentati nell’incontro del 13 dicembre 2005 ai portatori di interesse, allo scopo di raccogliere la loro
adesione per la costituzione dei Tavoli medesimi;
Dato atto che:
− numerosi portatori di interesse hanno manifestato, nei confronti di tale modalità di coinvolgimento e
di confronto, interesse ed aspettative, dando la propria disponibilità ad aderire a detti Tavoli;
− i soggetti aderenti sono stati convocati in riunioni informali per singoli Tavoli allo scopo di
approfondire e condividere, prima della formale costituzione dei Tavoli, finalità e regole di
funzionamento degli stessi e di raccogliere osservazioni e proposte che sono state fatte risultare in
appositi verbali;
Evidenziato che:
180
− sono state concluse positive intese con la direzione del Distretto sanitario della Vallagarina e
dell’ospedale S. Maria del Carmine di Rovereto per la partecipazione ai Tavoli di lavoro di
rappresentanti delle unità operative più direttamente interessate agli ambiti tematici individuati, al
fine di perseguire, nelle elaborazione delle politiche socio-assistenziali, la necessaria integrazione
con il settore sanitario, secondo gli orientamenti della vigente Legge Provinciale 14/1991 di
ordinamento dei servizi socio-assistenziali in provincia di Trento e delle linee guida per la revisione
in corso della Legge medesima e della legge quadro nazionale 328/2000 per la realizzazione del
sistema integrato degli interventi e dei servizi sociali;
− con il Comprensorio della Vallagarina si è convenuto sull’opportunità di condividere il percorso dei
Tavoli di lavoro, sia perché alcune scelte di politica sociale investono il più ampio territorio
comprensoriale, sia per semplificare e rendere più efficaci i rapporti con i portatori di interesse che in
molti casi hanno rapporti con il Comune e il Comprensorio, sia in vista della costituenda comunità di
valle; restano da precisare con il Comprensorio i meccanismi di raccordo a livello politicoamministrativo per le scelte che interessano il territorio comprensoriale e gli aspetti pratici di
partecipazione ai Tavoli;
− è assolutamente importante attuare il coordinamento e l’integrazione all’interno
dell’Amministrazione comunale con i servizi comunali che hanno più diretta connessione con gli
interventi e le politiche socio-assistenziali; conseguentemente, in una prima fase sperimentale, è
prevista la partecipazione ai Tavoli, come segue:
ƒ Servizio Attività Culturali, Istruzione e Sport ai Tavoli Giovani, Minori e famiglie e Immigrati;
ƒ Servizio Economia e Patrimonio al Tavolo Inserimenti lavorativi persone svantaggiate;
ƒ Servizio Comunicazione e Affari generali: Ufficio Relazione con il pubblico e Informagiovani al
Tavolo Giovani e Ufficio Pace e Solidarietà internazionale al Tavolo Immigrati;
ƒ Servizio Vigilanza urbana al Tavolo Zingari;
ƒ Servizio Edilizia pubblica e Ambiente ai Tavoli Inserimenti lavorativi persone svantaggiate e
Zingari;
− si è convenuto con il “Coordinamento delle Associazioni che progettano con e per i giovani” di
revocare la deliberazione della Giunta Municipale 28 giugno 2004, n. 150 di approvazione del
protocollo di intesa per la costituzione di un Tavolo di lavoro per le politiche giovanili, in quanto i
contenuti di quel protocollo sono trasfusi nella più complessivo quadro dei Tavoli di lavoro costituiti
con la presente deliberazione, e in particolare nei Tavoli “Giovani” e “Minori e famiglie”, con
allargamento dei soggetti coinvolti;
Rilevato che:
− in relazione alle adesioni formalmente presentate, si è proceduto a definire la composizione dei
singoli Tavoli di lavoro, come risultano dagli allegati da A1 ad A9, parti integranti e sostanziali della
presente deliberazione, con indicazione dei funzionari del Servizio Attività Sociali cui è affidata la
funzione di coordinamento tecnico dei Tavoli medesimi;
− sono state elaborate le regole di funzionamento dei Tavoli, condivise con gli aderenti agli stessi, quali
risultano dall’allegato B; esse riguardano in particolare le finalità dei Tavoli, i compiti assegnati, le
modalità con cui si esercita la direzione politica e il coordinamento tecnico, il raccordo con gli enti
decisionali;
Ritenuto quindi opportuno, al termine della prima fase di progressivo coinvolgimento delle parti
interessate alle politiche sociali locali, procedere alla costituzione dei Tavoli di lavoro tematici
territoriali, come luogo di confronto per l’elaborazione delle politiche sociali, impegnando
l’amministrazione comunale in un processo permanente di trasparenza della propria azione, di
responsabile assunzione dei bisogni e delle aspettative delle parti interessate e di definizione
delle scelte politico-amministrative in campo sociale coerente con il processo di confronto
avviato;
181
Visti i seguenti pareri di regolarità tecnico-amministrativa e di regolarità contabile sulla proposta
della presente deliberazione - ai sensi dell’art. 81 del T.U.LL.RR.O.C. approvato con D.P.Reg. 1
febbraio 2005, n. 3/L, - resi in forma scritta e acquisiti agli atti:
− parere favorevole di regolarità tecnico-amministrativa del Dirigente del Servizio
Attività Sociali Aurelio Cunial;
− parere favorevole di regolarità contabile del Dirigente del Servizio Bilancio e
Programmazione Ivana Menapace;
Ad unanimità
delibera
1. di costituire, in linea con i principi dello standard di responsabilità AA1000 adottato, i Tavoli
di lavoro territoriali per la pianificazione delle politiche sociali a livello locale, con riguardo ai seguenti
ambiti tematici:
− anziani;
− minori e famiglie;
− giovani;
− disabili in età evolutiva;
− disabili in età adulta;
− immigrati;
− emarginati e senza dimora;
− inserimenti lavorativi soggetti svantaggiati;
− zingari;
2. di stabilire che la composizione dei Tavoli è quella risultante dagli allegati da A1 ad A9,
quali parti integranti e sostanziali della presente deliberazione, composizione che potrà essere adeguata
nel tempo, senza particolari formalità, ad opera degli Assessori alle Attività Sociali e ai Giovani per le
rispettive competenze, sia in base agli accordi operativi con il Comprensorio della Vallagarina, di cui in
premessa, sia in relazione ad eventuali adesioni di altri soggetti;
3. di stabilire che le regole di funzionamento dei Tavoli medesime sono quelle risultanti
dall’allegato B, parte integrante e sostanziale della presente deliberazione;
4. di revocare, per le motivazioni esposte in premessa, la precedente deliberazione della Giunta
Municipale 28 giugno 2004, n. 150 di approvazione del protocollo di intesa per la costituzione di un
Tavolo di lavoro per le politiche giovanili tra Amministrazione comunale e il Coordinamento delle
Associazioni che progettano con e per i giovani.
n. 10 Allegati
182
Allegato B alla deliberazione giuntale 27.04.2006, n. 105
TAVOLI DI LAVORO TERRITORIALI
PER LA PIANIFICAZIONE DELLE POLITICHE SOCIO-ASSISTENZIALI
REGOLE DI FUNZIONAMENTO
FINALITÀ E COMPITI
I tavoli di lavoro sono il luogo permanente del confronto e del coinvolgimento tra gli attori del sistema
dei servizi socio-assistenziali al fine di:
• moltiplicare i punti di vista in ordine all’analisi dei bisogni e al miglioramento dei servizi;
• condividere le scelte politico-amministrative, concorrendo a definire il modello valoriale sottostante
alle scelte, le priorità e la migliore allocazione delle risorse;
• assumere responsabilmente ciascuno il proprio ruolo all’interno di un sistema dei servizi integrato e
condiviso.
In concreto i Tavoli di Lavoro operano per:
• condividere la realtà dei servizi e delle attività esistenti, ciascuno conferendo gli elementi di propria
competenza ( obiettivi, dati quantitativi, tipo di utenza e dei bisogni, tendenze evolutive)
• valutare la realtà dei servizi evidenziandone le criticità ( adeguatezza rispetto ai bisogni, efficienza
ed efficacia di servizi, fabbisogno di integrazione/coordinamento)
• formulare proposte di miglioramento.
I dati, le valutazioni e le proposte dei Tavoli sono assunte a livello politico e trasferite, con le
mediazioni (trasparenti) proprie di tale livello, nei documenti di programmazione comunale (Relazione
consuntiva e propositiva L.P. 14/91, Relazione previsionale e programmatica, Piano esecutivo di
gestione).
I Tavoli sono coinvolti nella verifica sullo stato di attuazione dei programmi in un ciclo permanente di
programmazione, verifica e nuova programmazione, di norma annuale, volto al miglioramento continuo
dei servizi.
Pur perseguendo obiettivi a breve termine, i Tavoli lavorano nella prospettiva di medio-lungo periodo,
finalizzata alla reciproca conoscenza ed interazione dei soggetti partecipanti, alla condivisione di
obiettivi e metodologie e alla costruzione di rapporti di fiducia.
PARTECIPANTI
All’interno dei Tavoli operano, con pari dignità, gli attori del sistema territoriale dei servizi, che hanno
aderito formalmente ai Tavoli di lavoro individuati. I tavoli sono individuati per ambiti tematici, in
prevalenza secondo l’ottica dei beneficiari degli interventi.
L’individuazione e la composizione dei Tavoli è quella risultante dagli allegati da A1 ad A9,
composizione che potrà essere adeguata nel tempo sulla base di ulteriori adesioni, senza particolari
formalità, da parte degli Assessori alle Attività sociali e Giovani per le rispettive competenze.
I soggetti partecipanti indicano il nominativo della persona che li rappresenta. E’ ammessa la
partecipazione di uno o più rappresentanti per ciascuno dei soggetti aderenti.
183
Alle riunioni potranno essere invitati al bisogno anche altri soggetti del sistema che non hanno dato la
loro adesione per una partecipazione permanente, nonché esperti esterni per approfondire i temi
all’ordine del giorno.
Per la partecipazione ai Tavoli non sono previsti rimborsi o gettoni di presenza.
DIREZIONE POLITICA E COORDINAMENTO TECNICO
Il Comune attua la regia dei Tavoli a livello politico e tecnico.
La direzione politica (assessori di riferimento) si esprime attraverso:
• l’investitura e il mandato ai Tavoli;
• il costante collegamento con i lavori dei Tavoli;
• la condivisione e l’assunzione dei risultati dei Tavoli in termini di analisi e di proposta da trasferire
agli organi decisionali (giunta comunale, consiglio comunale, commissione politiche sociali).
Il coordinamento tecnico è attuato dal Servizio Attività sociali (dirigente coadiuvato dai responsabili di
ufficio e altri collaboratori di staff) con riguardo a:
• convocazione;
• organizzazione dei lavori;
• conduzione delle riunioni;
• verbalizzazione e documentazione;
• circolazione delle informazioni.
Per ciascun Tavolo sono individuati due coordinatori scelti tra i funzionari del Servizio Attività sociali.
In prospettiva uno dei due coordinatori potrà essere scelto tra i soggetti del territorio aderenti ai Tavoli.
Particolare attenzione dovrà essere riservata alla individuazione di meccanismi di
coordinamento/integrazione tra i Tavoli diversi per le evidenti connessioni esistenti tra i Tavoli
medesimi.
CONVOCAZIONE E ORDINE DEL GIORNO
I Tavoli si riuniscono periodicamente (indicativamente una volta al mese) secondo calendari e orari
definiti dai componenti dei Tavoli.
Ai Coordinatori dei Tavoli compete convocare la riunione del Tavolo tematico di cui sono referenti,
definire l’ordine del giorno e eventualmente invitare, al bisogno, altri soggetti.
Nella formulazione dell’ordine del giorno di ciascuna sessione, i coordinatori tengono conto delle
richieste espresse dai soggetti partecipanti al Tavolo.
Oltre alle riunioni periodiche, i coordinatori potranno provvedere alla convocazione del Tavolo:
• su richiesta dei partecipanti;
• su richiesta degli Assessori di riferimento;
• al verificarsi di situazioni di particolare rilievo.
La convocazione verrà comunicata per iscritto, preferibilmente a mezzo posta elettronica, con congruo
preavviso rispetto data prefissata, possibilmente anticipando la documentazione oggetto di discussione.
184
IL VERBALE
Spetta ai coordinatori dei Tavoli redigere il verbale delle riunioni.
Il verbale riporta in forma sintetica i contenuti della discussione, le osservazioni emerse durante
l’incontro e gli accordi presi.
La bozza del verbale verrà redatta nei giorni successivi all’incontro e sarà trasmessa ai partecipanti,
assegnando un congruo termine per eventuali osservazioni. Trascorso tale termine, i coordinatori
procederanno alla stesura definitiva del verbale e al suo invio ai partecipanti.
VERIFICA DELLA PRIMA FASE SPERIMENTALE
Dopo una prima fase sperimentale dei lavori dei Tavoli (non oltre l’anno dal loro insediamento), si
procederà ad una verifica delle regole di funzionamento, come qui definite, ad opera dei partecipanti ai
Tavoli stessi, anche con riguardo alla loro articolazione, per gli opportuni adeguamenti.
185
ALLEGATO N. 30
COMPRENSORIO DELLE GIUDICARIE
Servizio Socio - Assistenziale
PROGETTO DI RESPONSABILITA’ SOCIALE AA 1000
PER LA PIANIFICAZIONE DEGLI INTERVENTI SOCIO-ASSISTENZIALI IN AREA “ADULTI”
1.2 REGOLE DI FUNZIONAMENTO DEL TAVOLO
9
9
9
9
9
9
9
9
9
9
9
9
garantire la puntualità
rispettare gli orari di inizio e fine dei lavori
rimanere per tutto il tempo della riunione
spegnere i cellulari
garantire continuità nella presenza durante il percorso
comunicare in anticipo la propria eventuale assenza
preparare un sostituto in caso di impedimento a partecipare e farsi
sostituire solo in caso di reale necessità
non monopolizzare la discussione
lasciare a tutti lo spazio per parlare
si possono attaccare le idee ma non le persone
le cose decise valgono anche per chi non è presente
il verbale verrà inviato via mail fissando un tempo per eventuali
feedback.
186