Il pacchetto UE “Clima ed energia” e le ricadute sul sistema

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Il pacchetto UE “Clima ed energia” e le ricadute sul sistema
Poste Italiane S.p.A. Spedizione in Abbonamento Postale - DL 353/2003 (conv. in L 27/02/2004 n. 46) Art. 1 comma 1 - DCB - Perugia
Anno XIX n.3/2013 - €22,00
Anno XI X n. 3/2013
Il pacchetto UE “Clima ed energia” e le ricadute
sul sistema energetico della Regione Sardegna
Francesco Manca
Lucia Schirru
Piero Tavera
Giorgio Garau
Giovanni Mandras
Paolo Mattana
Clara Pusceddu
Il “Solar Decathlon” dell’architettura
sostenibile: i progetti vincitori dell’edizione
2012
Chiara Tonelli
F. Javier Terrados Cepeda
Luz Baco Castro
Note al dibattito sulla migliore sistemazione
dei Fori imperiali: breve storia di un progetto
romano a lungo osteggiato ma già in gran parte
realizzato
Francesco Scoppola
Arte e illustrazione naturalistica per la difesa
della biodiversità
ISSN 1123-5489
Federico Gemma
Angela Maria Russo
Edizioni Alpes Italia
Via Cipro 77 – 00136 Roma
Tel./Fax: 06.39738315
[email protected]
Edizioni Alpes Italia
Via Cipro 77 – 00136 Roma
G a z z etta A mbiente n 3 / / 2 0 1 3
Il pacchetto UE “Clima ed Energia” e le ricadute sul sistema energetico
sardo
Il Piano energetico ambientale regionale sardo-PEARS al 2020.........................9
di Francesco Manca e Lucia Schirru
Il Sa.Pe.I. (Sardegna-Penisola Italiana)...............................................................15
di Piero Tavera
Efficienza energetica, risparmio energetico ed effetto rebound:
alcune considerazioni...........................................................................................27
di Giorgio Garau e Giovanni Mandras
Definizione e attuazione del pacchetto “energia-clima” a livello comunitario, nazionale e
regionale: alcune riflessioni sugli aspetti valutativi.................................................35
di Paolo Mattana e Clara Pusceddu
Sviluppo sostenibile
Il “Solar Decathlon” dell’architettura sostenibile
MED in Italy, sostenibilità mediterranea nella vetrina internazionale del Solar
Decathlon.............................................................................................................51
di Chiara Tonelli
El prototipo “Patio 2.12” en la competición Solar Decathlon 2012. Diseño arquitectónico
y eficiencia energética............................................................................................75
di F. Javier Terrados Cepeda, Luz Baco Castro
Beni culturali
Note al dibattito sulla migliore sistemazione dei Fori imperiali
Breve storia di un progetto romano a lungo osteggiato ma già in gran parte
realizzato ............................................................................................................99
di Francesco Scoppola
Arte e illustrazione naturalistica per la difesa della biodiversità
La pittura e l’illustrazione naturalistica ..............................................................119
di Federico Gemma
L’arte botanica ......................................................................................................133
di Angela Maria Russo
Sommario
Clima ed Energia
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Federico Gemma.
Forapaglie castagnolo
in frenetica attività nel
suo ambiente prediletto: il canneto.
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Una matita e un taccuino e puoi salvare la biodiversità! Forse l’assunto è un
po’ schematico e può suonare piuttosto estremo. Ma basta scorrere quello che
scrivono i due Autori di questo denso dossier, curato da Roberto Sinibaldi,
per cogliere subito il valore del loro lavoro.
Federico Gemma e Angela Maria Russo sono entrambi biologi, ma questa
è solo una delle basi del loro talento. Un’altra dote iniziale è certamente
l’inclinazione e una certa virtù nel disegno. Una capacità che è diventata
un merito attraverso l’esercizio e l’applicazione, tanto da trasformarsi in un
lavoro. Un lavoro di grande qualità, ma difficile da identificare: Gemma si
definisce pittore naturalista; Russo artista naturalistica. Tuttavia per entrambe le definizioni c’è bisogno di specificare meglio subito dopo.
Probabilmente le nostre latitudini culturali si fanno sentire: non apparteniamo
al mondo anglosassone, dove questo tipo di attività vanta ben altre tradizioni,
esperienze e divulgazione sociale. E sono appunto questi gli obiettivi su cui
puntare per diffondere la conoscenza, che è alla base della difesa dell’ambiente
e, più in generale, della biodiversità. Ed eccoci tornati all’assunto iniziale.
Abilità e bravura dei nostri due autori, per quanto evidenti ed emozionanti
in molte loro tavole, non bastano a cambiare il concetto – purtroppo frequente nel nostro Paese – che considera il disegno un desueto strumento
ottocentesco. Al contrario, è vero esattamente l’opposto. Ed è dimostrabile
sperimentalmente. Noi tutti siamo consumatori di immagini; nell’era digitale nella quale siamo immersi, nello scorrere veloci di figure che compongono
sempre più il quadro di riferimento delle nostre conoscenze, disegnare non
è un passo indietro nella storia, come con supponenza qualcuno potrebbe
sostenere. È invece un formidabile strumento di analisi dei dettagli di quello
che ci sta davanti. Disegnare, dipingere, illustrare, ci costringe a “osservare”,
ad accorgerci di elementi che mai avremmo notato guardando semplicemente una foto, o lo schermo di un computer o di una televisione.
L’uso, la diffusione, il piacere del disegno, non significa però solo distinguere
più facilmente un fiore o un uccello. Significa soprattutto contribuire alla conoscenze e insegnare ad amare la natura. La difesa della biodiversità passa
anche da qui.
Beni culturali
Arte e illustrazione
naturalistica per la difesa
della biodiversità
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Federico Gemma.
Lo spettacolo dei fenicotteri rosa
in planata sul Lago di Burano in
Toscana.
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di Federico Gemma
Pittore naturalista, Member of the Society of Wildlife Artists
La pittura naturalistica
Il posto lo conosco, la stagione è quella giusta, non devo neanche camminare tanto
per arrivare al bordo del campo allagato, mi fermo, mi siedo sul mio sgabello ripiegabile, monto il cannocchiale sul cavalletto e do una prima sbirciata con il binocolo
tanto per assaporare le presenze. Non ho l’ansia di contattare una specie rara, ho
solo la curiosità di scoprire quali attimi riuscirò a fissare sul mio taccuino. Il mio è un
piacere sottile, ogni segno che farò racconterà questi momenti. Un maschio di alzavola che dorme con la testa appoggiata tra le piume del dorso, il disegno dettagliato
del piumaggio regalo di una giornata mite e di un soggetto accondiscendente, oppure due segni appena che raccontano di un martin pescatore che sfreccia lasciando il
bagliore turchese sfumare nell’aria. E quei pochi segni sul taccuino, anche se difficili
da decifrare, continueranno a raccontare quel momento con una carica che la sola
osservazione non potrebbe restituirmi. Quei pochi segni sul taccuino per me rappresentano la migliore definizione di pittura naturalistica.
Wildlife Art è il termine anglosassone con cui viene definita la raffigurazione, con
qualsiasi tecnica artistica, degli animali selvatici inseriti o meno nel loro ambiente
naturale. È un termine un po’ difficile da restituire in italiano (arte animalista ha dei
risvolti che generano confusione) per cui viene comunemente utilizzato il termine
pittura o arte naturalistica includendo così anche la scultura e le opere tridimensionali. Nella pittura naturalistica in genere non rientrano, o non dovrebbero rientrare,
animali domestici come cani, gatti, mucche e cavalli, che storicamente hanno già
categorie a loro dedicate ben consolidate.
Ma la pittura naturalistica non è semplicemente disegnare o dipingere animali. L’ennesima immagine di tigre copiata da fotografie viste e riviste sul web o su qualche
copertina non è arte naturalistica, ma una semplice copia già mediata e interpretata
da chi quella foto l’ha realizzata. Per essere convincente, cioè avere un valore artistico ed emozionale, ogni quadro deve trasmettere una profonda conoscenza del soggetto raffigurato, nascere da una esperienza diretta e saperla raccontare. L’opera
finale diventa così l’ultimo passo di un percorso complesso e affascinate di ricerca,
studio, sensibilità, passione e capacità.
Come la fotografia naturalistica richiede una profonda conoscenza dei soggetti da
ritrarre, del loro comportamento, dei migliori luoghi da frequentare, delle differenti
stagioni e una particolare sensibilità a luci e colori, allo stesso modo il pittore deve
conoscere questi dettagli, saper stare in natura, cercare, osservare trovare e cogliere immagini che possano essere raccontate attraverso un dipinto.
In questa ricerca riuscire a prendere appunti, fare schizzi dal vero, riempire taccuini di
forme e colori, non solo è auspicabile, ma forse è qualcosa di insostituibile. Spesso gli
schizzi da campo hanno la capacità di restituire un istante, di catturare un movimento
con una spontaneità e freschezza che difficilmente si riesce a ritrovare in quadri finiti.
Questi schizzi affinano la nostra tecnica, aumentano la confidenza con il disegno e
con la natura e migliorano la nostra capacità di osservare. È una forma d’arte diretta
Beni culturali
La pittura e l'illustrazione
naturalistica
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Federico Gemma.
Illustrazione di Codirossone:
femmina, maschio e giovane a
confronto.
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Beni culturali
e onesta. Disegnare dal vero è lo strumento più potente che abbiamo per osservare
e memorizzare.
La fotografia d’altro canto può e deve aiutare ed è uno strumento importante ma
solo se utilizzata insieme alle sensazioni provate, agli appunti presi e alle solide basi
di conoscenza derivanti dall’osservazione diretta. La semplice copia di una fotografia può essere un esercizio di stile anche raffinato, ma il risultato rischia di essere
privo di vitalità. Il segreto per un disegno che non sia statico è disegnare il soggetto
immaginandosi cosa farà un secondo dopo. E questo è possibile solo conoscendo le
movenze e il comportamento della specie raffigurata.
Anche se non sono di alta qualità le nostre fotografie, le uniche che dovremmo usare, ci restituiscono le sensazioni del momento in cui l’abbiamo scattata e proprio
la mancanza di definizione o di dettaglio ci permetterà di introdurre il nostro tocco
personale.
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Beni culturali
Federico Gemma.
Cardellini a Capraia,
Parco nazionale dell'Arcipelago toscano.
E non è necessario raffigurare grandi animali esotici con cui si ha poca dimestichezza. Per fare arte naturalistica è sufficiente soffermarsi sulla natura discreta che ci
circonda: la cinciarella nel giardino, un riccio, i gabbiani delle nostre città e la volpe
che di sfuggita ci attraversa la strada. Non dimentichiamoci che l’Italia ha un tasso
di biodiversità tra i più alti d’Europa con un numero di ambienti diversi che rende il
nostro un Paese privilegiato. Montagne, laghi, lagune costiere, mare, fiumi, paludi e
praterie si alternano a poca distanza concedendo agli appassionati osservatori grandissime opportunità.
La rappresentazione degli animali ha origine antichissime, forse le più antiche in assoluto se pensiamo agli splendidi esempi delle grotte di Chauvet o Lascaux. Erano,
per quel che si sa, disegni mistico propiziatori ma hanno una riconoscibilità scientifica stupefacente. Poteva sembrare un ottimo inizio, ma tutta la pittura naturalistica
ha proseguito sotto la stretta imposizione di una visione antropocentrica molto forte,
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Beni culturali
per cui gli animali non hanno mai ricevuto considerazione scientifica al di là della
loro utilità. E così nel corso dei secoli la loro raffigurazione ha avuto connotazioni
ornamentali e simboliche. Solo a metà del XII secolo, con l’avanzare di un nuovo
interesse scientifico, il disegno ha iniziato ad assumere un valore diverso volto a descrivere le nuove scoperte e a raffigurare le specie. Furono gli anni fertili delle nuove
teorie evoluzionistiche e degli esploratori. Rappresentare su foglio questo rinnovato
interesse per le forme viventi fu di fatto una necessità.
Nel corso dei secoli abbiamo avuto rappresentanti di eccezionale bravura che hanno
contribuito in modo decisivo alla conoscenza, basti pensare a Ulisse Aldrovandi, Maria Sibylla Merian, Pierre-Joseph Redoutè, John James Audubon, John Gould, solo
per citarne alcuni.
Dalla metà dell’800 la rappresentazione degli animali selvatici ha un nuovo sostanziale mutamento che la porta verso la Modern Wildlife Art. È il periodo in cui prendono piede i nuovi concetti di conservazione e fruizione della natura. C’è un nuovo
generale approccio verso gli animali e in particolare verso gli uccelli. Ci si accorge
che condividiamo il nostro spazio con specie selvatiche e la curiosità verso di loro
aumenta. E così le varie specie cominciano a esser ritratte nel loro habitat, riportando comportamenti e posture naturali. Gli animali selvatici cominciano a essere
dipinti così come si vedono in natura. I quadri iniziano a trasmettere messaggi di
conservazione e bellezza
Due artisti hanno avuto un grande valore in questo cambiamento: lo svedese Bruno
Lilijefors e l’inglese Charles Tunnicliffe. Lilijefors ebbe la grande capacità di dipingere gli animali come parte integrante del loro ambiente e l’ambiente stesso ha la
stessa importanza dell’animale raffigurato. È il primo a dipingere gli uccelli in volo in
modo convincente (e non solo uccelli con le ali aperte) frutto di lunghe osservazioni
dei soggetti in natura.
Al tempo stesso Tunnicliffe con i suoi studi sul campo iniziò a raccontare una natura
discreta e alla portata di tutti, cogliendo gli uccelli in tutti i loro atteggiamenti e, attraverso migliaia di pubblicazioni, portò la natura inglese e i suoi abitanti in tutte le case.
I pittori di oggi più noti e apprezzati sono quelli che tramite la conoscenza dei soggetti, ma anche con grande originalità, sono in grado di suscitare forti emozioni e di
esaltare la bellezza dei soggetti raffigurati. Il loro lavoro è autentico e riesce a dialogare con chi conosce gli animali. Oggi forse il compito principale è proprio questo.
Trasmettere l’emozione e la consapevolezza di ciò che ogni giorno stiamo perdendo.
Elencare tutti gli artisti che hanno contribuito alla fase moderna e contemporanea
prenderebbe troppo spazio, ma non si può non citare John Busby, Bruce Pearson e
Lars Jonsson che con il loro tratto espressivo, la loro sensibilità nel catturare l’atmosfera, e l’abilità a riprodurre gli effetti della luce sul colore degli animali hanno
portato ai massimi livelli questo tipo di arte. A loro aggiungerei il canadese Robert
Bateman che con la sua tecnica sopraffina e le centinaia di opere prodotte, libri e
stampe di qualità, ha portato la wildlife art ad un pubblico vastissimo dal punto di
vista non solo artistico ma anche commerciale.
In Italia la tradizione è piuttosto scarsa e il mercato di pittura naturalistica di fatto
non esiste ed è al di fuori un circuito consolidato. Ci sono però timidi movimenti e
una crescita di nuovi artisti anche grazie a un miglior rapporto con la natura e l’ambiente. Certo è che per il momento sopravvivere realizzando quadri è un’impresa
davvero ardua.
All’estero, Inghilterra, Olanda, Svezia ma anche Francia la situazione è sicuramente
più strutturata con Gallerie specializzate per la vendita di opere naturalistiche.
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Beni culturali
Federico Gemma.
Assiolo, un piccolo gufo
di macchia mediterranea,
responsabile del ripetitivo
"Chiù" nelle calde notti
estive.
Federico Gemma.
Riccio, illustrazione ad acquerello
realizzata per la rivista inglese BBC
Wildlife.
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Beni culturali
Il periodo non è florido neanche nei Paesi europei, ma il consiglio per chi vuole percorrere questa la strada è di partecipare ai principali concorsi internazionali in grado
di dare visibilità alle opere, con l’accortezza di diffidare sempre di concorsi o Gallerie
che richiedono cifre sostanziose per partecipare o esibire.
I tre concorsi internazionali più importanti sono:
BBC Wildlife Artist of the Year 2013 Competition (BBC WAY), http://www.discoverwildlife.com/wildlife-nature-photography/bbc-wildlife-artist-year-2013-rules-0
The David Shepherd Wildlife Foundation Wildlife Artist of the Year 2013 Competition (DS WAY), http://www.davidshepherd.org/
Negli Stati Uniti il Woodson Art Museum nel Wisconsin da anni seleziona quadri
di uccelli nella prestigiosa rassegna Birds in Art, http://www.lywam.org/birdsinart/index.cfm?room=prospectus
Federico Gemma.
Cinciarella, uno degli
uccelli più comuni
alle mangiatoie dei
nostri giardini.
In Italia da un paio di anni La rivista Oasis sta promuovendo l’arte naturalistica attraverso il concorso “Disegna la natura”, http://www.disegnalanatura.it/.
Un punto di riferimento è la Society of Wildlife Artists (SWLA) che racchiude i migliori
artisti inglesi e non solo. Ogni anno la loro mostra che si tiene a Londra rappresenta
il più importante evento del settore, con centinaia di visitatori e collezionisti. La stessa Society sovvenziona borse di studio ed è promotrice di premi e riconoscimenti,
http://swla.co.uk/.
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Illustrazione naturalistica
Beni culturali
Ho preferito trattare l’Illustrazione naturalistica separatamente dalla pittura in
quanto ci sono alcune differenze sostanziali che è bene sottolineare. Se abbiamo
descritto la pittura in termini emozionali, come racconto di esperienze dirette e che
lascia ampia libertà a tecniche e stili, l’illustrazione invece è una rappresentazione
iconografica che ha lo scopo di descrivere, semplificare e spiegare (ovviamente ci
possono essere ampie aree di contatto e sovrapposizione tra i due campi). Dove la
fotografia non può arrivare si fa uso delle illustrazioni. E questo avviene più spesso
di quanto si creda. Per descrivere una specie il più delle volte ci si rivolge ancora al
disegno perché è in grado di cogliere il modello, cioè un disegno che incarni tutte le
caratteristiche di una tale specie con i colori e le forme reali nella posizione che si
preferisce non mediati da ombre e luci trasmesse dall’ambiente circostante.
Ed infatti ancora oggi, sebbene la fotografia abbia fatto enormi progressi, la maggior
parte delle guide al riconoscimento di uccelli, mammiferi, insetti, alberi ecc. fanno
uso delle illustrazioni. In questo modo la pubblicazione può mantenere una omogeneità tra le specie raffigurate che ne permette anche il confronto.
Qualche anno fa realizzai le illustrazioni per una guida ai mammiferi della Cina, con
circa 400 specie rappresentate in 62 diverse tavole. Ebbene se per le specie più conosciute il materiale di riferimento era facilmente reperibile (esemplari vivi negli
zoo, fotografie di qualità, altri disegni), per la
maggior parte delle specie più piccole topi,
arvicole, toporagni, talpe ho dovuto fare riferimento alle pelli conservate nei musei,
alle descrizioni su testi scientifici e a poche
immagini esistenti, spesso di animali morti).
Solo con un paziente lavoro di ricostruzione
a partire da questi dati sono riuscito a illustrare tutte le specie cercando di mantenere
una coerenza stilistica senza cadere nel facile errore di realizzare un disegno perfetto
in ogni dettaglio del panda maggiore e uno
scadente del toporagno della taiga!
Il campo dell’illustrazione naturalistica permette di creare immagini di grande impatto
visivo e didattico. La ricostruzione di un apparato anatomico difficilmente visualizzabile in altro modo, la realizzazione di un ecosistema con tutti i principali abitanti e le loro
connessioni, il confronto tra le livree giovanili e stagionali di un uccello, i pulli all’interno di un nido di una specie in pericolo di
estinzione a cui fare una fotografia sarebbe
rischioso, aspetti comportamentali, rituali
di corteggiamento, i diversi stadi di sviluppo larvale e stadi giovanili, la colorazione dei
pesci spesso virata dalla luce e dalla trasparenza dell’acqua. E ancora la ricostruzione
di specie estinte a partire da strutture sche-
Federico Gemma
a lavoro con la sua
attrezzatura da
campo.
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Beni culturali
Federico Gemma.
Gabbiani comuni in
colonna sulle rocce
che delimitano un
canale presso la
laguna di Orbetello.
letriche e prima ancora dai fossili. Pensiamo all’uso dell’illustrazione che negli anni
è stato fatto per le migliaia di pubblicazioni sui dinosauri.
L’illustrazione riesce inoltre a spiegare concetti e ad evidenziare dettagli che descritti solo a parole richiederebbero molte pagine di difficile fruizione. La mimica facciale
dei lupi, il gioco delle volpi, la complessa costruzione del nido del topolino delle
risaie, il valore evoluzionistico di particolari strutture anatomiche.
Il lavoro di illustratore naturalistico quindi non è casuale, spesso alla base c’è una
profonda conoscenza del mondo naturale che cammina di pari passo con quella artistica e forse la supera.
Come sottolineato precedentemente, un aiuto fondamentale per chi vuole imparare questo mestiere è di esercitarsi a disegnare dal vero. Solo in questo modo si è
in grado di costruire una connessione con il
mondo naturale senza mediazioni date dalla
fotografia o da altri materiali di riferimento.
Ed è l’unico modo che permette una crescita
reale nel proprio lavoro. Tutto quello fatto in
precedenza ci aiuterà in una migliore interpretazione quando ci si ritroverà a realizzare illustrazioni più o meno complesse.
In Italia non esistono vere scuole di illustrazione naturalistica con rilascio di attestato
ufficiale, ma si stanno moltiplicando corsi e workshop incentrati sul disegno della
natura. Corsi di questo tipo vanno valutati
attentamente in quanto è bene scegliere
e frequentare quelli in linea con le nostre
capacità o con maestri di cui si conosce il
lavoro e che sono fonte di ispirazione. L’importante è capire che questi corsi danno sì
l’opportunità di migliorare professionalmente, di confrontarsi e conoscere artisti dell’ambiente, ma difficilmente creano
sbocchi professionali.
Di fatto per un illustratore il curriculum ha
un valore molto relativo in quanto è spesso
rimpiazzato dal portfolio (un album contenente i nostri migliori lavori) che deve essere di qualità. A questo proposito porrei
estrema attenzione alla preparazione di
questo album in quanto deve impressionare
l’eventuale committente, sia con la qualità del lavoro, ma anche con l’affidabilità; è
bene quindi presentare almeno un progetto finito piuttosto che dieci progetti appena abbozzati. Ci sono molti blog dedicati al
mestiere dell’illustratore, con consigli, suggerimenti, prospettive ecc. Dato che l’illustratore naturalistico è un illustratore a tutti
gli effetti e deve considerare questa attività
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Alcuni dei grandi maestri della wildlife
artist
Lars Jonsson
http://www.larsjonsson.se/frameset1.htm
Bruce Pearson
http://www.brucepearson.net/
Tim Wootton
http://tim-wootton.blogspot.it/
John Threlfall
http://www.johnthrelfall.co.uk/
Chris Rose
http://www.chrisrose-artist.co.uk/
Robert Bateman
http://www.robertbateman.ca/
E qualche sito di artisti italiani
Federico Gemma
http://www. federicogemma.it
Angela Maria Russo
http://www. angelamariarusso.it
Marco Preziosi
http://marcopreziosi.blogspot.it/
Lorenzo Dotti
http://lorenzodottisketcher.blogspot.it/
Andrea Ambrogio
http://www.dranae.it/
Concetta Flore
http://concettaflore.blogspot.it/
Siti utili e interessanti nel mondo dell’illustrazione in generale
http://www.associazioneillustratori.it/index.
html
http://www.lefiguredeilibri.com/
http://www.lefiguredeilibri.com/scuole-ecorsi-di-illustrazione/.
Federico Gemma.
Fenicotteri rosa e
gabbiani comuni in
alimentazione presso la laguna di Orbetello in Toscana.
Beni culturali
un mestiere, fare un giro sul web e avere un’idea di tutto quello che ruota intorno ad
un bel disegno non fa mai male!
Un aspetto fondamentale è capire che ormai lo spazio in cui cercare lavoro è il mondo intero. Masticando appena appena un po’ di inglese abbiamo tutti gli strumenti
per lavorare comodamente da casa con case editrici in Francia, Inghilterra, Olanda,
Stati Uniti e Giappone, quindi la ricerca è a tutto campo. È una grande opportunità ed
è bene sfruttarla fino in fondo, soprattutto in un periodo così difficile. E il campo di
applicazione non ricade solo nell’editoria, ma anche come supporto a parchi, riserve,
musei, giardini zoologici, centri visite e università.
Qualche anno fa il Ministero dell’ambiente ha bandito un concorso per la realizzazione
delle tavole relative ai passeriformi nell’ambito del progetto dell’Iconografia della Fauna d’Italia. Sono trascorsi già degli anni, ma
è sempre bene tenere d’occhio simili bandi.
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Beni culturali
Angela Maria Russo.
Allium sativum,
acquerello su carta,
2011.
G a z z e t ta A m b i e n t e n 3 // 2 0 1 3
di Angela Maria Russo
Biologa e artista naturalistica
Un bosco, passeggiamo tra i suoi sentieri e scopriamo le bellezze di questo luogo. Un
albero distorto dal vento, piccoli frutti, foglie, pezzi di corteccia... e in ogni piccola cosa
osserviamo la complessità e la bellezza, i colori, le forme.
Fermare sulla carta la freschezza di un fiore, perdersi tra le venature di una foglia, immergersi nella natura e incantarsi davanti alla maestosità di un albero.
Riuscire a riportare un ricordo da una gita nella natura senza per questo dover strappare
o mutilare le piante che si incontrano.
Provare il piacere di ritrarre dal vero partendo dalla matita per poi passare al colore.
Ecco come si comincia a diventare un pittore botanico.
L’arte botanica è un genere pittorico un po’ fuori da catalogazioni e stili che ha mantenuto la sua tradizione attraversando secoli di storia e diffondendosi in moltissimi
paesi del mondo con modalità di rappresentazione abbastanza uniformi.
Anche se, praticamente ogni artista, durante la sua vita, almeno una volta, si è cimentato con un fiore, un albero, una pianta, il pittore botanico è un personaggio originale che pratica la sua arte non adeguandosi alle mode e alle correnti artistiche.
Per molti critici rimane al margine dell’arte pittorica, intesa in senso lato, infatti gli artisti botanici e naturalistici sono stati considerati, spesso a torto, come meri “illustratori”, utilizzati cioè per corredare uno scritto descrittivo di studio e/o di divulgazione.
Effettivamente si può distinguere tra arte e illustrazione botanica, anche se non sempre la differenza è così netta. Nel primo caso il lavoro parte dall’esperienza “naturale”
dell’artista, da una sua emozione che lo porta a ritrarre qualcosa che ha colpito la sua
sensibilità, questa raffigurazione, più libera, può avere una finalità puramente estetica, simbolica, poetica e/o comunicativa. Nel secondo caso, pur partendo sempre dalla conoscenza della natura, l’artista si adegua ad una richiesta, spesso proveniente
da uno specialista, per una pubblicazione in cui vengono commissionate le immagini.
Un’altra caratteristica è quella che, nell’immaginario collettivo, l’artista che raffigura piante è associato ad una figura femminile, romantica e amante del giardino.
Eppure agli albori delle prime raffigurazioni botaniche gli illustratori erano per la
maggior parte uomini, nel Medioevo addirittura religiosi, che rappresentavano su codici miniati le conoscenze botaniche legate all’utilizzo delle piante come medicamenti.
Successivamente, con l’istituzione dei primi Orti Botanici in Europa (i primi furono
quelli italiani di Pisa, Padova, Firenze e Bologna, dal 1543) il pittore affiancava lo
scienziato nei suoi studi che non erano finalizzati esclusivamente alla medicina, ma
anche allo studio delle specie e della loro classificazione. Di questo periodo è l’artista italiano Jacopo Ligozzi (1547-1627) che lavorò, tra gli altri, per l’Orto Botanico
di Firenze e per il naturalista bolognese Ulisse Aldrovandi (1522-1605). Buona parte
delle tavole naturalistiche di Ligozzi sono conservate al Gabinetto Disegni e Stampe
degli Uffizi a Firenze. Anche Giovanna Garzoni (1600-1670) eseguì opere di arte botanica e curatissime nature morte su pergamena.
Con i viaggi di esplorazione dall’Europa in altri continenti, la mole di lavoro per botanici ed artisti diventò impressionante e abbiamo in questo periodo una frenetica
attività che portò all’esecuzione di meravigliose tavole descrittive delle nuove specie
che via via venivano scoperte. Famosa e culturalmente molto interessante, la colla-
Beni culturali
L’arte botanica
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A r t e e i l lu s t r a z i o n e n at u r a l i s t i ca p e r l a d i f e s a d e l l a b i o d i v e r s i tà
Beni culturali
borazione tra Linneo (1707-1778) e Dionysus Ehret (1710-1770) nelle prime raffigurazioni della moderna classificazione binomia degli esseri viventi.
Nel secolo XVIII la scoperta di nuove specie, scatenò nei ricchi signori europei dell’epoca una corsa sfrenata al collezionismo. Oltre a raccogliere reperti come conchiglie, fossili, bulbi, animali impagliati e fiori essiccati, cominciò il collezionismo delle
raffigurazioni pittoriche di piante e animali.
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Beni culturali
Angela Maria Russo.
Melograno, acquerello
su carta, 2001.
Negli ultimi anni del XIX secolo, Marianne North (1800-1869) ha raccontato, con centinaia di opere, gli ambienti e le creature vegetali che ha potuto osservare durante i
suoi numerosi viaggi. A lei è dedicato un museo, con più di 800 opere, all’interno dei
Kew Gardens di Londra.
In Francia Pierre Joseph Redouté (1759-1840) collaborò con i più grandi botanici
dell’epoca, pubblicando numerose opere, e fu appoggiato da regine come Marie An-
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A r t e e i l lu s t r a z i o n e n at u r a l i s t i ca p e r l a d i f e s a d e l l a b i o d i v e r s i tà
Beni culturali
Angela Maria Russo.
Iris graminea, acquerello
su carta, 2001.
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Beni culturali
toniette, l’imperatrice Marie Louise e Josèphine de Beauharnais che gli commissionò gli acquerelli delle sue rose.
Nei Paesi orientali, l’arte di ritrarre fiori era ed è molto diffusa, anche se la filosofia
degli artisti è diversa da quella europea.
In Italia, tra il 1817 e il 1839, Giorgio Gallesio (1772-1839) fece pubblicare Pomona
Italiana, due volumi con 170 tavole a colori, a piena pagina, dei frutti italiani distinti
per varietà. Per questa pubblicazione utilizzò i migliori artisti e incisori dell’epoca. Il
libro ebbe molto successo in Europa, e ancora oggi è un utile strumento per confrontare la flora attuale italiana con quella del XIX secolo.
Sempre nel 1800, in Gran Bretagna, ebbero notevole successo pubblicazioni periodiche sulla botanica e sulla sua raffigurazione. All’epoca l’acquerello era, insieme alla
musica e al ricamo, una delle arti praticate da giovani fanciulle di famiglie benestanti. Non era raro imbattersi in una di loro che si dilettava, con tale tecnica, a dipingere
fiori raccolti nel proprio giardino o nella campagna circostante. Ancora oggi nei Paesi anglosassoni l’arte botanica e naturalistica in genere è molto diffusa e apprezzata,
e ci sono molte scuole, tra queste la più prestigiosa quella dei Royal Kew Gardens di
Londra. Così i lavori di arte botanica dagli studiosi sono passati, attraverso le ricche
dimore ottocentesche, alle gallerie d’arte londinesi.
Da alcuni anni in Italia c’è stata una riscoperta dell’illustrazione botanica, dovuta ad
un aumento dell’interesse generale per la salvaguardia della natura e ad alcuni corsi
svolti presso gli orti botanici di alcune università, a cui hanno fatto seguito importanti
mostre (Museo di Storia della Scienza, Firenze 1988; Villa Orsi a Capannori, Lucca
1995; Fondazione Ragghianti, Lucca 1995; Villa Ada, Roma 2001; libreria Marciana,
Venezia 2001; Orto Botanico, Bergamo 2002; Orto Botanico, Lucca 2005), inoltre sono
nate alcune associazioni per la conoscenza e la diffusione dell’arte botanica e naturalistica.
Una funzione importantissima di divulgazione della pittura botanica italiana, anche
all’estero, è stata data dal lavoro e dalla passione della prof.ssa Lucia Tomasi Tongiorgi e del prof. Alessandro Tosi, entrambi dell’Università di Pisa. A questi due studiosi va il merito di aver fatto conoscere alcuni artisti italiani negli Stati Uniti con la
mostra del 2001 presso l’Istituto di Cultura italiano a Washington DC. E quest’anno
gli stessi hanno curato l’allestimento della importante mostra, Arte Botanica nel Terzo Millennio, al Museo della Grafica, Palazzo Lanfranchi, di Pisa (www.museodellagrafica.unipi.it), catalogo www.edizioniets.com. In questa mostra sono state esposte
le opere di 100 artisti arrivati da vari paesi del mondo. Alcuni di questi lavori provenivano da due delle più importanti collezioni private, quella di Shirley Sherwood di
Londra e quella di Rachel Lambert Mellon di Upperville, USA (http://www.oakspring.
org). Interessante e innovativa una sessione dedicata a rappresentazioni più libere
e suggestive di arte contemporanea. Nei prossimi mesi una parte di queste opere
saranno esposte nella galleria Sherwood nei Kew Gardens di Londra (www.kew.org)
e altre presso l’Orto Botanico di Padova.
Quindi un nuovo ed interessante fermento per quanto riguarda l’arte botanica italiana.
Ancora oggi l’illustrazione botanica è legata al mondo scientifico, lo studio sistemico
di una pianta ha bisogno dell’osservazione diretta, meticolosa e precisa, del soggetto
di studio. Il disegno riproduce la realtà nelle sue componenti essenziali, compresi i
suoi cambiamenti nel tempo. Nella stessa tavola può essere rappresentato tutto il
ciclo vitale di una pianta, le sezioni delle sue parti più intime e microscopiche oppure
l’evoluzione della stessa, individuando analogie e differenze con piante affini. L’illustratore quindi riduce la complessità del soggetto per renderlo chiaro e compren-
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Ciclamini, acquerello
su carta, 2011.
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sibile. Gli elementi superflui sono eliminati, così come, frequentemente, l’ambiente
circostante. Pertanto l’artista non si limita a riprodurre ciò che vede ma considera
anche le sue conoscenze.
L’artista effettua lo studio sempre dal vero e meglio se direttamente in natura, ripercorrendo l’esperienza degli esploratori dei secoli scorsi. Entrando in contatto con
le specie vegetali, per curiosare, scoprire, meravigliarsi. Quindi escursioni nell’ambiente, osservazione accurata della vegetazione, realizzazione di taccuini e appunti
per creare una specie di diario della natura, tempo e pazienza. I taccuini saranno
molto utili quando si dovrà eseguire un lavoro che necessita di tutte le parti della
pianta (fiore, frutto, gemma...) e ci troviamo “fuori stagione” per alcune di esse.
Per cominciare si può partire da un cespuglio nei pressi della nostra casa o dal vicino
giardino comunale. È importante imparare ad osservare e quindi non è importante il
soggetto che si sceglie. L’acquisizione della anatomia e morfologia della pianta viene
assimilata senza nessuno sforzo e, sicuramente, una volta disegnato il soggetto, il
ricordo di esso sarà molto più preciso e persistente che se avessimo semplicemente
letto le sue caratteristiche su un libro. Successivamente è consigliabile confrontare
le proprie osservazioni con un testo di botanica.
Per diventare un artista botanico sono quindi necessari due tipi di competenza, una
artistica e una scientifica.
Si deve essere padroni delle tecniche pittoriche, della teoria del colore e della prospettiva, in modo da poter raffigurare qualsiasi esemplare e i suoi dettagli. Bisogna
avere conoscenze della anatomia e morfologia delle piante, saper consultare un testo di botanica per la giusta classificazione. Oltre alle competenze tecniche bisogna
essere attenti osservatori, riuscire a studiare i particolari che caratterizzano una
data specie e studiare l’ambiente in cui essa vive. Per arrivare a questo gli artisti seguono varie strade. Alcuni partono da studi scientifici fino a conseguire un laurea in
Scienze biologiche, Scienze naturali , Scienze ambientali , altri invece partono dagli
studi classici pittorici e cioè liceo artistico e Accademia di Belle Arti per poi arrivare
alla esecuzione di tavole botaniche, perché appassionati del mondo naturale e infine,
altri ancora, partono dal piacere di disegnare accomunato all’amore per il giardino
e il giardinaggio.
In tutti i casi si può arrivare a risultati eccellenti, come dimostrano le opere di vari
artisti contemporanei.
Comunque quel che conta non è la preparazione teorica ma ciò che si produce.
Quando si cerca un lavoro come illustratore o si vuole partecipare ad una mostra
nessuno chiederà se abbiamo una laurea o se abbiamo seguito qualche corso specifico, ma ci chiederanno di mostrare le nostre opere. È importante, inoltre, al di là
delle conoscenze tecniche, riuscire a personalizzare il proprio lavoro in modo che,
pur mantenendosi nelle regole del genere pittorico, sia originale e riconoscibile.
Negli ultimi anni nel nostro Paese c’è stato un proliferare di corsi di pittura botanica privati, forse troppi, quindi se si intende perfezionare il proprio stile e le proprie
tecniche bisogna stare molto attenti e frequentare corsi tenuti da artisti di indubbia
capacità. Corsi di Illustrazione Naturalistica si possono trovare anche nelle scuole di
grafica e illustrazione, utili per acquisire le tecniche pittoriche.
L’illustrazione botanica si applica nelle descrizioni della flora di guide, pannelli didattici, monografie. Di solito i lavori vengono commissionati da parchi naturali presenti sul territorio nazionale, da associazioni ambientaliste come il WWF, da musei
naturalistici, orti botanici, università, riviste del settore, società e aziende che si occupano di alimentazione ed erboristeria.
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Angela Maria Russo.
Acquilegie, acquerello
su carta, 2007.
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Beni culturali
Angela Maria Russo.
Fiori, acquerello su
carta, 2009.
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Beni culturali
Nell’editoria italiana, l’arte botanica è stata spesso trascurata, le pubblicazioni che
si possono trovare nelle librerie quasi sempre sono traduzioni da altre di altri Paesi.
Pochi editori, particolarmente sensibili al fenomeno naturale e alla conservazione
delle specie, hanno pubblicato alcuni testi divulgativi originali e utilizzato illustratori
italiani. Si trovano più frequentemente cataloghi delle mostre che sono state organizzate negli ultimi venti anni.
Nei Paesi anglosassoni (Gran Bretagna, USA, Sudafrica, Australia, Irlanda) questo
tipo di arte è diffusissimo e apprezzato, ormai da secoli, credo che moltissimi abitanti
di queste Nazioni abbiano almeno un acquerello naturalistico nelle loro case. In questi Paesi ci sono tantissime associazioni che promuovono corsi, mostre, conferenze.
Anche in Germania e Francia è un genere abbastanza considerato. Molta importanza
al proprio patrimonio naturale viene data anche nei Paesi sudamericani, in questi
Paesi infatti alcuni artisti, appoggiati da istituzioni scientifiche e non solo, organizzano mostre, pubblicazioni, installazioni che esaltano la bellezza e la biodiversità del
patrimonio vegetale del luogo atte a sensibilizzare i governi e la popolazione per una
politica di salvaguardia dell’ambiente e conservazione delle specie autoctone.
Alcune istituzioni estere si occupano dell’arte botanica a livello internazionale, le
più importanti sono: l’Hunt Institut della Mellon University di Pittsburg, USA (http://
huntbot.andrew.cmu.edu), che raccoglie opere di artisti contemporanei di tutto il
mondo e ogni quattro anni organizza una prestigiosa mostra; la Royal Horticultural Society (www.rhs.org.uk) che ogni anno organizza l’RHS Botanical Art Show in
cui vengono assegnate le medaglie agli autori più meritevoli. In entrambi i casi per
essere ammessi bisogna inviare alla commissione delle due istituzioni un certo numero di lavori che verranno sottoposti a rigide le selezioni.
A Londra nei Royal Kew Gardens nell 2008 è stata aperta la Shirley Sherwood Gallery,
la prima galleria d’arte del mondo dedicata esclusivamente all’arte botanica (www.
kew.org/visit-kew-gardens/garden-attractions-A-Z/shirley-sherwood-gallery.htm),
in questa galleria, oltre a poter visitare la collezione della Sherwood, a rotazione
vengono allestite mostre con opere di artisti provenienti da tutto il mondo.
La cultura botanica generale nel nostro Paese è limitata. A parte gli specialisti e gli
appassionati di giardinaggio, poche persone conoscono i nomi delle piante, non necessariamente il nome scientifico latino. Sono molto più conosciuti gli animali, che
obiettivamente è molto più difficile incontrare e osservare. A volte anzi sembra che
le piante, poco considerate, servano solo da scenografia agli animali che con esse
vivono. Eppure le piante hanno una importanza primaria nella nostra vita, oltre a darci l’ossigeno e l’energia necessaria alle nostre funzioni vitali, dalle piante riceviamo
nutrimento, medicamenti e perché no, anche frescura e bellezza. Ci accompagnano
fedeli e silenziose per tutta la nostra vita. La loro biodiversità è continuamente minacciata, la globalizzazione ha fatto sì che molte piante siano state inserite in ambienti non consoni con conseguente modificazione dell’habitat originale. Gli ecosistemi
cambiano rapidamente, più del 20% della flora del mondo è a rischio estinzione e, secondo i botanici, migliaia di piante devono essere ancora catalogate scientificamente.
In questo contesto si inserisce il lavoro del pittore botanico, che con le sue opere,
oltre ad esaltare la bellezza del mondo vegetale, cattura la biodiversità delle piante
attuali che potranno essere usate come testimonianza dalle generazioni future.
Uno degli scopi dell’Arte botanica è proprio quello di trasmettere la conoscenza della
flora, partendo da quella più vicina ad ognuno di noi. Questo tipo di arte potrebbe
venir utilizzato proprio per spiegare la botanica nelle scuole partendo dalle primarie
per far acquisire una maggiore coscienza dell’ambiente che ci circonda.
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Le mostre di questo tipo di arte quasi sempre vengono allestite in strutture legate
alle piante, come orti botanici, giardini, musei naturalistici, luoghi ovviamente ottimali e frequentati da amanti della flora e dell’ambiente. Bisognerebbe uscire dai
luoghi deputati allo studio delle piante, senza naturalmente abbandonarli, e riuscire
a trovare alternative che possano esaltare il merito artistico delle opere come qualsiasi lavoro di arte contemporanea e fare arrivare a tutti il messaggio che queste
opere recano, quindi gallerie d’arte e musei. Oppure luoghi dove si possa trasmettere un messaggio di divulgazione didattica, per esempio biblioteche, scuole, strutture
pubbliche e private presenti sul territorio. Bisogna raggiungere il maggior numero
possibile di utenti, con una diffusione più capillare della cultura botanica e naturalistica in genere, per aumentare la consapevolezza e la conoscenza che sono due
fattori fondamentali per raggiungere il rispetto del naturale che abbiamo intorno
a noi. Solo allora il lavoro degli artisti naturalisti sarà più ampiamente apprezzato.