percorso-pace_2017 - Azione Cattolica Milano

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percorso-pace_2017 - Azione Cattolica Milano
ACROBAZIE di PACE
Cammino formativo dell’azione
cattolica dei ragazzi
per il mese Della pace 2017
proposto a tutti i ragazzi
dell’iniziazione cristiana
INTRODUZIONE
Come ormai è tradizione della Chiesa universale (a partire dal messaggio
del Papa per la giornata mondiale della Pace) e dell’ACR in modo speciale, il mese di gennaio è dedicato con un’attenzione particolare al tema
della PACE.
Nell’itinerario annuale dell’ACR il Mese della Pace (che si colloca nel periodo tra l’Epifania e la Quaresima) vuole offrire spunti per educare i ragazzi ad una cultura di pace, a partire dai luoghi della loro vita quotidiana fino
ad abbracciare tutto il mondo. Ogni anno si susseguono temi diversi per
stimolare la fantasia e il protagonismo dei ragazzi stessi.
UNA PROMETTENTE COLLABORAZIONE
Come mai l’ACR propone per i ragazzi dell’iniziazione cristiana un “sentiero” da percorrere insieme? Riteniamo che l’ACR, come l’AC tutta, sia lievito nella pasta di una comunità: per questo ci piace coinvolgere gli altri in
un’iniziativa che può far crescere tutti, e ci permette di valorizzare cammini
laicali all’interno della Chiesa come una risorsa che aiuta la Chiesa a diventare sempre più bella. In questo tempo di cambiamenti grandi, anche
nel cammino di iniziazione cristiana, riteniamo significativo che una associazione come l’AC (che nella nostra diocesi si prende cura del cammino
di centinaia di ragazzi) possa essere conosciuta da molti ragazzi, famiglie e
catechisti e possa essere un segno che metta in evidenza cammini differenziati desiderosi di attenzione alle persone e in particolar modo ad ogni
ragazzo (esattamente nella linea della nuova iniziazione cristiana).
Come è avvenuto in alcune parrocchie da qualche anno, l’Azione Cattolica dunque desidera offrire questo percorso formativo non solo ai propri
gruppi ACR, ma anche ai gruppi della catechesi di iniziazione alla vita cristiana. Si può pensare di attuarlo in collaborazione con l’ACR lì dove è già
presente in parrocchia, oppure scegliendo specificatamente un gruppoclasse a cui fare la proposta (ci riferiamo certamente ai ragazzi, ma è bello
coinvolgere anche i genitori!).
E’ un’occasione per riflettere e formarsi come cittadini del mondo, per
concretizzare che il vangelo è vita ed è nella vita, anche quella dei più
piccoli.
E’ un’occasione per imparare e confrontarsi in modo divertente, esperienziale.
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E’ un’occasione per conoscere di più l’ACR, e per partecipare alla Festa
della Pace con tanti altri ragazzi della propria zona pastorale… Una festa
che travalica i confini delle nostre comunità, per sperimentare la gioia di
un respiro ampio e vivace di Chiesa.
Insomma… Ci sembra una bella opportunità! Non fartela scappare! Qualora la ritieni interessante e significativa, chiederemmo dunque di esplicitare con chiarezza ai ragazzi e ai genitori che la proposta viene dall’ACR,
proprio in segno di stima e di collaborazione, e per permettere a ragazzi e
genitori di venire a conoscenza del cammino di una associazione che
ama la Chiesa e ha a cuore la spiritualità diocesana: non può che essere
un guadagno per la nostra diocesi formare laici con lo stile di AC (questo
vale per gli adulti, certamente, ma a noi piace pensare che si possa partire da ragazzi ad essere apostoli!).
“L’esperienza dell’ACR vuole educare i ragazzi all’apostolato nella ferma
convinzione che i ragazzi, a loro misura, sono capaci di impegno attivo e
di testimonianza missionaria. Essi maturando una coscienza di appartenenza alla Chiesa attraverso la partecipazione al gruppo, all’associazione, alla
vita della parrocchia e della comunità, maturano anche la partecipazione alla missione evangelizzatrice della Chiesa. L’ACR avvia i ragazzi a partecipare attivamente a questa azione di apostolato e li invita innanzitutto
ad attuare tale missionarietà nel loro mondo, a cominciare dai loro coetanei, attraverso i modi e i linguaggi a loro congeniali. La proposta dell’ACR
saprà creare occasioni speciali in cui i ragazzi possano vivere esperienze
forti di apostolato, ma tutto l’itinerario formativo è caratterizzato da questa
tensione, perché la propria risposta al Signore e la dimensione apostolica
siano presenti nella vita dei ragazzi I ragazzi sono destinatari di una proposta formativa che riconosce loro la possibilità e la responsabilità sia di una
risposta in prima persona all’annuncio ricevuto, sia di un personale impegno per comunicarlo a loro misura nei propri ambiti di vita e attraverso le
relazioni vissute.” Da Bella è l’Acr, p. 17
Per qualsiasi informazione, fai riferimento a questo indirizzo:
[email protected] e al sito dell’Azione Cattolica ambrosiana:
www.azionecattolicamilano.it/ACR
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IL PROGETTO
Il percorso che è possibile effettuare può essere sviluppato attraverso alcuni incontri (in riferimento anche alla disponibilità di tempo e di energie);
proponiamo qui una pista percorribile durante la catechesi del mese di
gennaio: essa è dedotta dalla Guida ACR nazionale, da cui tutti i gruppi
ACR traggono i propri percorsi e a cui puoi fare riferimento nel caso desiderassi approfondire. La conclusione del percorso proposto è un appuntamento speciale e tradizionale: la FESTA DELLA PACE (21 o 22 gennaio, in
ciascuna zona pastorale). In questa festa si raccoglie in sintesi ciò che è
stato fatto nei gruppi ACR o di catechesi: è un momento di allegria, attività, amicizia e preghiera, per dire sì, insieme, alla pace. E’ un’occasione in
cui educarci ad una dimensione di Chiesa che parte dalla nostra comunità e prova ad “andare in uscita” allargandosi al mondo intero.
Gli incontri qui riportati possono essere modificati dagli educatori e catechisti per poter fare una proposta adeguata ai propri ragazzi. Una sola
indicazione: sappi puntare in alto! I ragazzi ci stanno!
Mettiamo a fuoco il percorso:
- Gli incontri: a cadenza settimanale, con la struttura tipica dell’ACR:
1) Sulle tracce dei ragazzi
2) In ascolto della Parola
3) Per diventare esperienza e impegno
4) Celebrazione
- Metodo: esperienziale
Proviamo cioè a prendere in considerazione il tema partendo dalla vita
dei ragazzi e “mettendoci mano”, ed in un secondo momento raccogliendo spunti a partire dall’esperienza effettuata.
- Contesto/ambientazione: IL CIRCO
L’idea che fa da sfondo al cammino ACR di questo anno è quella del
CIRCO, un mondo vero e proprio, un popolo con un “territorio” - il tendone, la pista -, un’intera storia e una lunga tradizione. Una comunità ne ospita un'altra, anche se soltanto per qualche settimana.
Quella del circo è una realtà a sé e allo stesso tempo un luogo che necessariamente interagisce, abitandolo di fatto, con il territorio in cui arriva.
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E’ un esempio di comunità famigliare: essere un circense non è semplicemente un mestiere né uno stile di vita. Insieme piccoli e grandi condividono la comune missione di portare in giro per il mondo le loro capacità, la
loro arte allo scopo di far star bene gli altri, farli ridere e sorridere. Gli acrobati e i giocolieri vivono immersi nel mondo dell'impossibile che diventa
possibile. Ambiscono alla perfezione e dalla perfezione ripartono ogni volta, alla ricerca di una nuova impresa che lasci il pubblico a bocca aperta.
Ci sono poi clown e prestigiatori, che producono meraviglia servendosi di
cose molto semplici, conosciute, di uso comune. È proprio questa ordinarietà trasformata in magia che ci colpisce, perché qualcosa che pensavamo di conoscere alla perfezione, o di cui eravamo certi, viene improvvisamente ribaltato dalla destrezza dell’artista, che lo fa diventare nuovo e
diverso da come credevamo di conoscerlo: svelano la meraviglia della
normalità.
All’interno di queste dimensioni trova spazio la domanda di vita di prossimità-accoglienza dei ragazzi, su cui la proposta formativa vuole porre
l’attenzione in quest’anno. In questa domanda si nasconde il bisogno profondo di avere accanto persone che aiutino i ragazzi ad essere felici, il
desiderio di vivere relazioni belle, durature, che sono delle certezze e riferimenti per la loro crescita. Allo stesso tempo ci si pone in ascolto del loro
bisogno di sentirsi accolti e accettati dagli altri, cercando consensi e conferme del “gradimento” che suscitano. La Chiesa ha bisogno del loro sorriso, del messaggio di speranza che i piccoli sanno trasmettere. La bellezza
della Chiesa si svela agli altri attraverso il sorriso di chi la abita e quello che
vorremmo offrire ai nostri ragazzi, allora, è l possibilità di vivere la Chiesa
come luogo in cui si è felici insieme.
Nel Mese della Pace i ragazzi scoprono che la pace è un obiettivo difficile
da raggiungere, ma non per questo impossibile. Come in un numero
acrobatico, imparano che sono necessari coordinamento, affinità e affiatamento fra diversi soggetti. È solo in questo modo che il numero viene
bene. Comprendono che le persone che si trovano in situazioni di fatica,
pianto e ingiustizia non solo richiamano le beatitudini evangeliche, ma
offrono a chi si fa loro vicino l’occasione di santificarsi. Imparano a riconoscersi fratelli e figli di Dio e si impegnano per essere “operatori di pace”,
mettendosi in rete fra diversi gruppi della loro città e sperimentando il
coordinamento degli equilibristi e i trapezisti, per portare consolazione,
giustizi e misericordia.
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I INCONTRO – Sulle tracce dei ragazzi
* Obiettivo: I ragazzi si chiedono come prendersi cura della propria felicità:
essa è inevitabilmente connessa con la felicità degli altri e del mondo.
* Svolgimento:
- “Sono felice se siamo felici insieme”: spesso la percezione della propria
felicità dipende dallo stato di salute della felicità dell’altro. Se intorno a sé
non c’è felicità… è difficile essere pienamente felici! Per prendersi cura
della propria felicità bisogna dunque sbilanciarsi e lanciarsi nell’avventura
dell’avere a cuore la felicità dell’altro; così fa l’acrobata nei confronti del
suo pubblico: è felice se riesce a rendere felici tutti gli spettatori.
Possiamo dunque porre dei confini alla felicità? Se la felicità è un dono,
frutto dell’intreccio di persone felici essa non può rinchiudersi solo in una
dimensione privata: la mia felicità dipende e si connette subito con le vite,
la storia e la felicità di tanti altri. Dobbiamo però approfondire chi sono
questi “altri” e in che senso la loro felicità ci può riguardare.
- I ragazzi si interrogano sui propri “confini” e sulle proprie appartenenze: su
un foglio disegnano una sagoma che rappresenta se stessi e attorno a sé,
per cerchi concentrici che diventano sempre più grandi, i gruppi a cui
pensano di appartenere (ad esempio: famiglia, ACR, classe, città, nazione, Europa, mondo); sono aiutati ad interrogarsi sulle ragioni di questa appartenenza, ad esempio:
 Classe: abbiamo gli stessi insegnanti, abbiamo trovato degli amici;
passiamo tutte le mattine insieme…
 Città/quartiere: frequentiamo gli stessi luoghi (cinema, chiesa,
parco…)
 Nazione: abbiamo la stessa lingua, le stesse leggi…
 Europa: abbiamo la stessa moneta, abbiamo fatto dei viaggi…
 Mondo: siamo tutti esseri umani; siamo collegati con internet;
beviamo Coca Cola ecc (si può fare un accenno al fenomeno
della globalizzazione).
I ragazzi osservano dunque come la dimensione comunitaria e il proprio
senso di appartenenza si articolino su più livelli/scale collegate: l’identità di
ciascuno è multipla e “multiscalare”, ovvero ciò che succede nel “piccolo” (scala locale) influenza ciò che avviene nel “grande” (scala mondiale),
e viceversa.
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Su questo foglio di cerchi concentrici, ogni ragazzo disegna una freccia,
che parta dall’immagine di sé e abbia come punta il cerchio più lontano;
essa verrà poi ritagliata (come se fosse una sezione del disegno).
- I ragazzi successivamente cercano su giornali nazionali e locali delle notizie, ritagliando alcuni titoli di articoli significativi, per poi posizionarli sulla
freccia a seconda della lontananza del fatto da sé. Possono scrivere anche alcune notizie riguardanti la propria famiglia (“è nato mio cugino”) o
scuola (“atto di bullismo nei corridoi”). Si possono proiettare o far ascoltare
anche delle notizie dei TG, creando un “laboratorio” in cui le notizie del
mondo, belle e meno belle, entrano e avvolgono la vista e l’udito dei ragazzi.
- Il gruppo si chiede quali notizie portano segni di felicità e quali no, cogliendo come la felicità e la pace di alcuni “cerchi di appartenenza” sia in
seria difficoltà. I ragazzi si domandano dunque se questi problemi li riguardino, in che misura e perché, facendo emergere alcuni interrogativi:
 i fatti “lontani” influiscono sulla nostra vita, su quella del
gruppo, della famiglia, della classe?
 in che termini? (ad es: “la guerra in Siria ha fatto migrare
Rima, che ora è mia compagna di classe e amica…”)
 il nostro essere felici è veramente interconnesso a quello degli
altri?
 cosa è possibile fare, come intervenire nei casi di infelicità?
I ragazzi riflettono quindi su come la propria felicità sia legata a doppio filo
con la felicità degli altri, in primo luogo di quelli a cui si vuole più bene
(cerchi più vicini), ma anche a quella degli altri “più lontani”: è lo stesso
Papa Francesco che invita a lottare contro la “globalizzazione
dell’indifferenza”.
Succede che quando noi stiamo bene e ci sentiamo comodi, certamente
ci dimentichiamo degli altri (cosa che Dio Padre non fa mai), non ci interessano i loro problemi, le loro sofferenze e le ingiustizie che subiscono…
allora il nostro cuore cade nell’indifferenza: mentre io sto relativamente
bene e comodo, mi dimentico di quelli che non stanno bene. Questa attitudine egoistica, di indifferenza, ha preso oggi una dimensione mondiale,
a tal punto che possiamo parlare di una globalizzazione dell’indifferenza. Si
tratta di un disagio che, come cristiani, dobbiamo affrontare. (dal Messaggio per la Quaresima 2015)
I ragazzi ascoltano questo brano, e riflettono su come l’indifferenza, in
questo caso, sarebbe rinchiudersi dentro al primo o al secondo cerchio
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della freccia e rendere impermeabili gli altri confini. Il discorso della felicità
si intreccia allora fortemente con quello della giustizia e della pace: sono
felice io se trovo giustizia e pace sia per me sia per tutti, perché tutti ci apparteniamo (cfr cIC/3 p. 92). La freccia delle appartenenze viene conservata per il prossimo incontro.
*Materiali: fogli, penne, giornali
II INCONTRO - In ascolto della Parola
* Obiettivo: La logica del Vangelo ci invita a non spaventarci davanti ai
grandi problemi di dimensione mondiale, davanti alla percezione della
generale infelicità di molti; ognuno è invece chiamato ad assumere responsabilità nella propria quotidianità, a mettere in moto qualcosa, seppur
nel piccolo, con la speranza certa che esso potrà innescare qualcosa di
grande.
* Svolgimento:
- All’inizio del modulo, i ragazzi si sono confrontati con i grandi problemi
che investono ciò che è vicino ma anche ciò che è molto lontano da loro;
hanno preso consapevolezza del fatto che la felicità personale è intrecciata con quella comunitaria, e con il valore della giustizia. La Parola illumina ora i grandi interrogativi lasciati aperti: cosa possiamo sperare? Cosa
possiamo fare, come intervenire concretamente?
- I ragazzi leggono, a piccoli gruppi, la Parola: Mt 13, 31-33 (parabola del
granello di senape e del lievito). Innanzitutto si chiedono quali sono le caratteristiche della senape e del lievito, facendo un’intervista telefonica ai
propri nonni oppure facendo una ricerca per immagini su internet.
- A questo punto il gruppo è chiamato ad identificarsi nel granello di senape e nel lievito: cosa vuol dire e in che modo si sentono “piccoli” nei confronti della “grandezza” dei problemi e dell’infelicità del mondo? Ciascun
ragazzo scrive nel retro della propria freccia (vedi “Sulle tracce dei ragazzi”), in corrispondenza del disegno di sé, ciò che percepisce come proprie
piccolezze rispetto ai cerchi più lontani (dall’età al fatto che spesso non
sono ascoltati dagli adulti; dai limiti personali al fatto che non possono decidere molte cose ecc…). Alcune di queste “piccolezze”, eventualmente,
possono essere già predisposte dagli educatori: i ragazzi sceglieranno quali accostare a sé.
- Il testo però incoraggia a riflettere in un’altra direzione: davanti
all’infelicità del mondo, non c’è da sconfortarsi ma bisogna piuttosto pro8
vare a fare propria la logica evangelica secondo la quale qualcosa di
molto piccolo può far nascere qualcosa di molto grande: si può far lievitare tutta la pasta (rappresentata dai cerchi concentrici della freccia della
prima attività), si può far fiorire un grande albero. Questa “piccolezza”
dunque non è un limite ma una risorsa, poiché è portatrice di grandi responsabilità: per essere operatori di pace bisogna partire dal piccolo (da
sé innanzitutto) ed avere la consapevolezza di essere proprio quel lievito
che innesca processi di pace, nel quotidiano. Per visualizzare questa affermazione, i ragazzi piegheranno la loro freccia fino a farla diventare un
cerchio: i processi di pace, seppur partiti dalle “piccolezze”, si ripercuotono su tutta la freccia, che per effetto di questa dinamica si “piega” fino a
diventare un cerchio che inevitabilmente si chiude. È questo il profilo proprio del Regno e dei suoi “operatori”: presenze che non si impongono, ma
rendono feconda la propria vita e quella degli altri, vicini e lontani.
- Ogni ragazzo riceve infine questo passo dell’Evangelii Gaudium (n. 279,
eventualmente abbreviato).
EV279: Poiché non sempre vediamo questi germogli, abbiamo bisogno di una certezza interiore, cioè della convinzione che Dio può agire in qualsiasi circostanza, anche in
mezzo ad apparenti fallimenti, perché «abbiamo questo tesoro in vasi di creta» (2
Cor 4,7). Questa certezza è quello che si chiama “senso del mistero”. È sapere con
certezza che chi si offre e si dona a Dio per amore, sicuramente sarà fecondo
(cfr Gv 15,5). Tale fecondità molte volte è invisibile, inafferrabile, non può essere
contabilizzata. Uno è ben consapevole che la sua vita darà frutto, ma senza pretendere di sapere come, né dove, né quando. Ha la sicurezza che non va perduta nessuna
delle sue opere svolte con amore, non va perduta nessuna delle sue sincere preoccupazioni per gli altri, non va perduto nessun atto d’amore per Dio, non va perduta nessuna generosa fatica, non va perduta nessuna dolorosa pazienza. Tutto ciò circola
attraverso il mondo come una forza di vita. A volte ci sembra di non aver ottenuto con
i nostri sforzi alcun risultato, ma la missione non è un affare o un progetto aziendale,
non è neppure un’organizzazione umanitaria, non è uno spettacolo per contare quanta
gente vi ha partecipato grazie alla nostra propaganda; è qualcosa di molto più profondo, che sfugge ad ogni misura. Forse il Signore si avvale del nostro impegno per riversare benedizioni in un altro luogo del mondo dove non andremo mai. Lo Spirito Santo
opera come vuole, quando vuole e dove vuole; noi ci spendiamo con dedizione ma
senza pretendere di vedere risultati appariscenti. Sappiamo soltanto che il dono di noi
stessi è necessario. Impariamo a riposare nella tenerezza delle braccia del Padre in
mezzo alla nostra dedizione creativa e generosa. Andiamo avanti, mettiamocela tutta,
ma lasciamo che sia Lui a rendere fecondi i nostri sforzi come pare a Lui.
I ragazzi, sempre nel piccolo gruppo, riflettono sul fatto che il vero protagonista di questi processi di pace è lo Spirito, che soffia e fa lievitare tutta
la pasta in modi “misteriosi”, non sotto il nostro controllo. I ragazzi scrivono
allora sul retro della propria freccia un tweet che riassuma queste ultime
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riflessioni, oppure riportano una frase particolarmente significativa di questo testo.
* Materiale: fogli e penne
III INCONTRO – Per diventare esperienza e impegno
* Obiettivo: Papa Francesco invita ad “iniziare processi” (EG 223): dal singolo ragazzo, dal gruppo ACR, dalla comunità cristiana possono continuamente partire una catena di azioni, gesti e stili di vita evangelici, che
donano felicità a chi li riceve ma anche a chi li compie, esattamente come avviene per gli artisti del circo.
* Svolgimento:
- Il gruppo, dopo aver preso consapevolezza della dinamica evangelica
del lievito e del granello di senape, è ora chiamato a focalizzarsi su come
innescare concretamente processi di pace, a partire appunto dai cerchi
più vicini a sé (cfr “Sulle tracce dei ragazzi”). “Noi dobbiamo organizzare la
pace, così come altri organizzano la guerra”, dice don Primo Mazzolari:
eppure non è tutto sulle nostre spalle, non è tutta nostra responsabilità; a
noi spetta infatti di immettere qualcosa di nuovo nel mondo, e con pazienza vedere come le cose si vanno a sviluppare.
- Il gruppo guarda questo video:
https://www.youtube.com/watch?v=qybUFnY7Y8w e riflette sul fatto che
dare avvio a processi di pace sia un lavoro di pazienza, di piccoli passi che
singolarmente possono sembrare inutili o inefficaci, ma che invece solo se
presentati ed eseguiti con tenacia e coordinazione portano ad un risultato
incredibile. Lo sottolinea papa Francesco quando, in Evangelii gaudium
(223), dice: “Dare priorità al tempo significa occuparsi di iniziare processi
più che di possedere spazi. Il tempo ordina gli spazi, li illumina e li trasforma
in anelli di una catena in costante crescita, senza retromarce. Si tratta di
privilegiare le azioni che generano nuovi dinamismi nella società e coinvolgono altre persone e gruppi che le porteranno avanti, finché fruttifichino in importanti avvenimenti storici. Senza ansietà, però con convinzioni
chiare e tenaci”.
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- I ragazzi stessi ricostruiscono, ispirati dal video, una semplice sequenza
acrobatica a “effetto domino” (come fosse un numero del circo), per
rappresentare concretamente la dinamica di un processo di pace nel
tempo. Ogni ragazzo è dunque come il piccolo seme, come il lievito, che
ha la responsabilità di avviare e mettere in moto dei processi; lo Spirito porterà lontano queste azioni e intenzioni.
- Gli educatori predispongono numerosi e vari materiali (scatoloni, oggetti,
materiale di cancelleria ecc), lasciando poi il pieno protagonismo dei ragazzi nella scelta e nella gestione di questo OK-GO.
- Precedentemente, tuttavia, il gruppo decide che ogni “oggetto” usato
nella sequenza sarà portatore di un valore/stile di vita/azione/gesto di pace: ad esempio su un oggetto verrà applicata la scritta “perdono”, su un
altro “giustizia”, su un altro ancora “prossimità”, “rispetto dell’ambiente”,
“responsabilità”, “solidarietà” ecc…
- La sequenza sarà filmata e potrà essere condivisa poi sui social network.
- A conclusione di questa attività creativa, i ragazzi scelgono un impegno
concreto guardando al proprio territorio, chiedendosi come farsi promotori
per una “cittadinanza attiva”, per innescare e portare avanti un processo
di pace nella propria classe o nel proprio quartiere; ad esempio, il gruppo
può prendersi l’impegno di perseverare in un atteggiamento di pace in
classe (come decidere di sostenere un compagno in difficoltà nello studio,
oppure bloccare la catena del pettegolezzo e invece iniziare a scambiarsi
complimenti tra compagni…). A conclusione dell’incontro, si possono anche vedere insieme delle sequenze del film “Un sogno per domani”.
* Materiale: pc o telefono per vedere il video; scatoloni, oggetti, materiale
di cancelleria ecc per la sequenza acrobatica; telefono o videocamera
per registrare il video.
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IV INCONTRO - Celebrazione
* Obiettivo: fare sintesi del cammino percorso.
* Svolgimento: la celebrazione potrebbe avere la seguente struttura:
- canto
- ascolto e rilettura del brano del granello di senape e del lievito
- breve riflessione che ripercorra il percorso del mese della pace
- Gesto: i ragazzi scrivono su un piccolo foglio l’impegno concreto che si
sono assunti nell’ultimo incontro. Li si porta tutti all’altare, appoggiandoli
per terra uno accanto all’altro a formare una catena di gesti di pace; gli
educatori affiancheranno altri biglietti, più grandi, con i luoghi di questi
gesti – la scuola, la classe, il quartiere, la famiglia…- per visualizzare anche
gli spazi delle nostre acrobazie di pace.
Preghiamo insieme affidando i nostri gesti “innesca pace” al Signore.
- scambio di un gesto di pace
Arricchisci questo incontro con gioco e merenda prima o dopo la celebrazione.
FESTA della PACE zonale (21 o 22 gennaio)
Dopo il nostro cammino nel Mese della Pace, siamo pronti a portare
ovunque le nostre “acrobazie di pace”! lo potremo fare vivendo una
giornata insieme ad altri amici che hanno fatto lo stesso percorso nei propri gruppi! Vi invitiamo a superare eventuali piccole diffidenze o perplessità…fate un salto alla festa, proponetelo anche ai genitori dei ragazzi: vi
assicuriamo che sarà un’esperienza bella per tutti!
E’ possibile anche preparare la festa assieme all’ACR parrocchiale oppure
fare
riferimento
ai
responsabili
di
zona
(tramite
la
mail:
[email protected])
 Non dimenticarti poi di fare la VERIFICA dell’esperienza; ti siamo grati se
poi vorrai condividerla con noi!
BUON CAMMINO!
Chiara, Paolo e don Luca
(con un grazie speciale a Cristina R!)
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