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RISPARMIO # DIRITTI # PREVIDENZA # CONSUMI MAGGIO 2007 Politica economica: quattro perplessità D ifficile giudicare, dopo solo un anno di governo, se è stata avviata una politica economica di risanamento e sviluppo, se si sia tirata troppo la corda per mettere a posto dei conti che già lo erano (soffocando la ripresa) oppure se si siano semplicemente sistemati degli interessi di bottega, CHI CI GUADAGNA CON L’ICI senza un preciso disegno Le 5 province con il gettito più alto e quello più basso per l’Ici prima casa complessivo. Limitiamoci a sottolineare quattro motivi di Comune Gettito abitazione Famiglie con Eventuale sconto principale prima casa prima casa perplessità.Primo:le liberalizzazioni.Si sono molto lodati i ROMA 319.739.371 773.477 413,4 decreti Bersani che hanno liPADOVA 25.224.734 70.742 356,6 beralizzato farmaci, distribuzione del carburante,licenze. PISA 10.526.619 31.688 332,2 Si è avuta,però,la sensazione FIRENZE 42.881.598 129.836 330,3 che siano stati scelti solo quei settori la cui apertura ha di LIVORNO 15.821.117 50.444 313,6 fatto favorito strutture, come CATANZARO 1.704.846 25.210 67,6 la Coop,molto vicine ai Ds.In CALTANISSETTA 1.371.747 20.468 67,0 compenso,un codicillo ha in pratica bloccato la Tav, che il CROTONE 943.986 15.415 61,2 governo sostiene di voler coBOLZANO 1.745.538 32.485 53,7 struire. Così a parole facciamo gli europei e nei fatti si acMESSINA 3.645.737 72.390 50,4 contentano verdi, comunisti e abitanti della Val di Susa. Secondo: è rinviata l’abolizione dell’Ici sulla prima casa. Basta guardare la tabella per capire: dove si paga di più le giunte sono di centrosinistra e i sindaci subirebbero un colpo duro ai loro bilanci.Terzo:ci si lamenta che l’Italia non attira investimenti dall’estero,poi ci si allarma se americani e messicani vogliono comprare la Telecom. Quarto:si è fatta la campagna elettorale sui conti in disordine, poi si scopre che non era vero, ma non si sa come usare il surplus di cassa (generato con l’aumento della pressione fiscale). SANITÀ Al Pronto soccorso 2 2 è d’obbligo il ticket Urgenze colorate CREDITO Tra banca e clienti 4 una via di accordo ENERGIA Con i raggi solari 6 la bolletta è gratis ARTIGIANI All’elettricità serve 8 più concorrenza DIRITTI L’avvocato 9 ANIMALI Cani e gatti in casa: quanto ci costano In condominio In viaggio 10 11 12 PREVIDENZA Lo sportello In evidenza IL BILANCIO DI UN ANNO DEL GOVERNO 13 IMMOBILI Il notaio non serve, ma poi ci vuole Questioni di casa 14 15 FINANZA Gli italiani sono troppo “liquidi” 16 Risparmio gestito 18 A CURA DI 2C EDIZIONI NOTES 1 MAGGIO 2007 S A N I T À S A N Al pronto soccorso è d’obbligo il ticket LA LEGGE FINANZIARIA, FRA LE PRINCIPALI NOVITÀ, HA PREVISTO UNA SPESA AGGIUNTIVA DI ALMENO 25 EURO PER OGNI VOLTA CHE CI SI RECA IN OSPEDALE PER PROBLEMI NON GRAVI ministero della SaDdirealluteche si continua a ribasi tratta di una misura equa che da un lato consente di garantire e mantenere gratuite tutte le urgenze e, dall’altro, permette di offrire ai cittadini prestazioni di più alta qualità.Tuttavia da quando ha fatto la sua comparsa sulla scena è stato fonte di molte polemiche e lamentele. Stiamo parlando del ticket per le prestazioni di Pronto soccorso, che dal 1° gennaio si deve pagare per tutti i casi meno gravi e non urgenti, i cosiddetti codici “bianchi”. Ogni volta che ci si reca in ospedale per un malore non grave e che quindi non richiede un ricovero, si devono versare, come regola generale, 25 euro. In particolare, la Finanziaria impone a tutte le Regioni l’utilizzo del ticket comprese le amministrazioni che ancora non lo avevano istituito;sono 12 invece quelle che lo avevano già introdotto:ad esempio, in Lombardia è di 35 euro, in Emilia Romagna di 23 euro, mentre in Friuli Venezia Giulia varia a seconda del tipo di presta- zione. La finalità di fondo a cui mirano Governo e ministero della Salute è di alleggerire il carico di lavoro dei Pronto soccorso, scoraggiando il ricorso incontrollato alle prestazioni di emergenza. Al tempo stesso la misura è parte integrante del piano di risparmio della spesa sanitaria, valutato per il 2007 in 900 milioni di euro. Il ministro Livia Turco ha fatto presente più volte che il ticket è marginale rispetto alla manovra e che per la prima volta il servizio sanitario nazionale potrà contare su tre anni di risorse certe, che sono aumentate quelle destinate alle regioni di 6,5 miliardi di euro nel 2007 e, infine, che nel prossimo triennio ci saranno tre miliardi in più per ammodernare le strutture ospedaliere e molta attenzione ai servizi a domicilio e al superamento delle liste di attesa. LA QUOTA FISSA PER LE RICETTE Accanto al ticket sul Pronto soccorso è stata prevista anche la “quota” fissa di 10 euro su ogni ricetta medica e quindi anche quelle per visite specialistiche ed esami diagnostici (anche questo intervento è oggetto di forti lamentele da parte di molte Regioni). Vale a dire, ogni volta che il medico di famiglia reputa opportuno un esame, il paziente pagherà il costo di questo più il nuovo ticket di 10 euro. Tra I T l’altro il medico, nell’ambito della stessa ricetta, deve indicare al massimo otto prestazioni che appartengano alla stessa tipologia, così come può contemplare una sola visita specialistica:ad esempio non potrà prescrivere una colonscopia e un elettrocardiogramma (per quest’ultimo il servizio pubblico fissa la tariffa di 11,65 euro a cui occorre aggiungere il ticket di 10 euro). Infine, resta fermo il ticket sui farmaci, ma esclusivamente in quelle Regioni in cui è già previsto (fra le altre Lombardia,Veneto ecc.), dove si continuerà a pagare la “tassa” su ogni medicinale acquistato con ricetta medica: di solito il prezzo è pari a due euro a confezione, con la soglia massima di quattro euro a ricetta. Non si paga se la patologia è valutata urgente dai medici di Pronto soccorso – cioè i codici rosso, giallo, verde – così come non si deve il ticket nel caso in cui il paziente venga ricoverato o tenuto in osservazione o ancora quando si sia mandati in ospedale dal medico di famiglia (medico di medicina generale o pediatra di libera scelta) o dalla guardia medica o dai AD OGNI URGENZA UN “COLORE” Prima eravamo abituati a sentir parlare di triage – dal francese triager che significa “scegliere” – solo seguendo in tv le serie E.R. Medici in prima linea o Dr. House; da qualche mese però anche nei nostri ospedali questa terminologia sta diventando usuale in quanto, quando si arriva al Pronto 2 MAGGIO 2007 NOTES soccorso, viene applicato lo stesso sistema per dare priorità alle urgenze, vale a dire che gli infermieri incaricati attibuiscono ai pazienti, secondo i loro sintomi, un “codice colore” con cui viene stabilita la priorità di accesso alle cure. Obiettivo: evitare le attese per i casi davvero urgenti. L’infermiere, dunque, ha un ruolo fondamentale dal momento che alla sua professionalità è rimesso l’esame preliminare delle condizioni di salute; inoltre, oltre a chiedere i dati anagrafici, deve tenere sotto controllo le persone in sala d’aspetto e cambiare il codice d’urgenza se la situazione si complica. CODICE BIANCO È assegnato in presenza di casi non gravi a cui potrebbe porre rimedio il medico di famiglia; pertanto saranno trattati solo dopo gli altri codici e l’attesa potrà essere lunga. Se poi il codice bianco viene confermato dal medico che si occupa della visita, tutte le prestazioni effet- tuate saranno soggette al pagamento di ticket, salvo che si abbia diritto a un’esenzione. Per fare solo alcuni esempi: eritema solare, punture d’insetto, mal di gola, congiuntiviti, distorsione con modesto gonfiore. CODICE VERDE Il colore verde indica che il paziente può aspettare ma non per troppo. Può accadere, per esempio, quando si arriva in ospedale per una colica renale o un forte dolore addominale, ma i parametri vitali non sono alterati. CODICE GIALLO Fa riferimento ad una patologia già grave che si verifica quando i parametri vitali, invece, risultano alterati e perciò il pa- ziente non è in pericolo di vita ma va visitato il prima possibile (l’attesa non dovrebbe durare più di 20 minuti). Ciò accade quando si ha la pressione bassa (la massima a 80-90) oppure si respira male, per esempio per una crisi allergica o d’asma. O ancora quando c’è il dubbio di un infarto o di un collasso. À medici di primo intervento con la richiesta scritta “per una valutazione clinica complessiva”. TUTTE LE CATEGORIE CHE SONO ESENTI Oltre a queste ipotesi valgono poi le esenzioni per età, reddito, patologia e invalidità stabilite dalla legge Finanziaria. Sono:i bambini e i ragazzi fino a 14 anni; gli anziani di età superiore a 65 anni con reddito familiare fino a 36.151,98 euro; i titolari di pensione sociale o assegni sociali e i loro familiari a carico; i titolari di pensione al minimo di età superiore a 60 anni e loro familiari a carico, e anche i disoccupati e loro familiari a carico,purché appartenenti a un nucleo familiare con un reddito complessivo inferiore a 8.263,31 euro incrementato fino a 11.362,05 euro in presenza del coniuge e in ragione di ulteriori 516,46 euro per ogni figlio a carico; gli invalidi di guerra appartenenti alla categoria dalla 1^ alla 5^; gli invalidi per lavoro con riduzione della capacità lavorativa superiore ai due terzi; gli invalidi per servizio appartenenti alle categorie dalla prima alla quinta;gli invalidi civili con riduzione della capacità lavorativa superiore ai due terzi; gli invalidi civili con assegno di accompagnamento e i ciechi e sordomuti; gli ex deportati nei campi di sterminio; le vittime del terrorismo e della criminalità organizzata; gli invalidi civili minori di 18 anni, con indennità di frequenza o di accompagnamento; i detenuti e gli internati. C’è tensione fra Stato e Regioni, sia sul ticket per il Pronto soccorso sia per quello stabilito sulle ricette mediche e quindi su esami e visite specialistiche NOTES 3 MAGGIO 2007 G C R E D I T O G G ALL’INDOMANI DEI CRACK FINANZIARI DEGLI ULTIMI ANNI, I CONTRASTI FRA ISTITUTI E ASSOCIAZIONI DEI CONSUMATORI HANNO GENERATO PROCEDURE CHE GARANTISCONO TEMPI PIÙ RAPIDI E SPESE CERTE RISPETTO ALLA GIUSTIZIA ORDINARIA Le controversie tra banca e clienti si definiscono per via alternativa egli ultimi anni il Nclienti rapporto tra banche e ha vissuto forti e Quando si presenta un problema con la propria banca, la prima cosa da fare è scrivere un reclamo, indirizzato alla stessa, entro due anni dal fatto 4 MAGGIO 2007 drammatici momenti di crisi in occasione dei numerosi scandali tra i quali Cirio, Parmalat, Giacomelli, bond argentini, Myway e Foryou. Eventi che oltre ad aver indebolito la fiducia dei risparmiatori nei confronti del sistema hanno comportato per molte persone danni economici più o meno rilevanti. Ecco allora che il fronte degli istituti di credito coinvolti, dopo aver cercato in un primo tempo di resistere sulle proprie posizioni, ha avviato tavoli di conciliazione con la clientela per trovare soluzioni adeguate e avviare un percorso che in più di un caso ha dato vita a organismi e procedure non temporanee. Senza arrivare a questi casi limite, che si spera non si ripetano per il futuro, il rapporto banca-cliente è comunque caratterizzato da frequenti situazioni di contrasto che possono andare dall’applicazione di una piccola commissione per un’operazione ordinaria alla gestione del deposito titoli e degli investimenti. Secondo quanto rilevato nella relazione annuale Pit Servizi-Cittadinanzattiva, nel 2006 la situazione è migliorata dopo tre anni “di fuoco”, ma il settore bancario costituisce comunque il 12% delle segnalazioni di problemi che giungono all’associazione di consumatori.Andando più nel dettaglio, i motivi di contrasto con gli istituti di credito, nel 34% dei casi riguardano il con- to corrente, nel 20% il credito al consumo, nel 15% i mutui, nel 14% carte di pagamento, nel 12% gli investimenti finanziari e nel 3% le modalità di relazione banca-cliente. Sono invece circa 4mila i ricorsi gestiti ogni anno dall’Ombudsman-Giurì bancario attivo dal 1993. Quest’ultimo è stato il primo organismo specifico messo a punto per risolvere i conflitti bancheclienti e nel 2006 ha visto ampliare il suo raggio d’azione perché, oltre ai privati, vi possono ricorrere anche imprese, commercianti, professionisti, artigiani e società. Di recente, però, il ventaglio di strumenti a disposizione dei risparmiatori per far valere le loro ragioni senza ricorrere alla giustizia ordinaria si è ampliato. Dal febbraio scorso l’attività dell’Ombudsman fa parte di quella del più ampio Conciliatore bancario, al cui interno si trovano anche il servizio di conciliazione e il servizio di arbitrato. Parallelamente, i principali istituti di credito hanno reso permanenti i tavoli di conciliazione con le associazioni di consumatori che erano stati creati in occasione degli scandali finanziari. Il risultato è che oggi il cliente ha a disposizione più di una via; dunque, quale soluzione scegliere? A fronte di un contrasto è bene sapere che il primo passo da fare,se non si riesce a risolvere la questione verbalmente, è quello di inviare un reclamo scritto alla banca entro due anni dal fatto. Il recapito a cui indirizzare R E D I T O G QUATTRO STRADE DA SEGUIRE la nota deve essere fornito dalla banca stessa, ma spesso è già indicato sull’estratto conto. Dalla ricezione la banca ha poi tempo 60 giorni – 90 se si tratta di servizi di investimento – per fornire una risposta e, se quest’ultima è soddisfacente per il cliente, la vicenda è chiusa. In caso contrario si può percorrere una delle altre quattro vie. 1CONCILIAZIONE BANCARIA Il Conciliatore bancario, operativo da quest’anno, prevede l’intervento di un soggetto terzo con l’obiettivo di trovare un accordo tra le parti. La sua attivazione avviene tramite richiesta alla sede centrale, ma è presente un conciliatore in ogni provincia. Non ci sono limiti al valore della controversia e la procedura si deve concludere entro 60 giorni lavorativi. Se si trova un accordo questo ha natura vincolante, altrimenti è sempre possibile richiedere l’arbitrato o rivolgersi al giudice. Il servizio di conciliazione ha un costo per ognuna delle due parti in causa commisurato al valore della controversia, il cui importo va da 200 a 10mila euro (quando il valore è superiore a 5 milioni) . IL RAPPRESENTANTE PUÒ ASSISTERE Le procedure avviate da alcuni tra i principali gruppi bancari (tra questi Intesa San Paolo, Monte dei Paschi di Siena, Capitalia, Poste) hanno caratteristiche diverse per quanto riguarda tempi, tipologia di situazioni ammesse, valore massimo della causa, modalità di svolgimento. Quindi, prima di procedere, occorre verificare l’effettiva possibilità di ricorrere a questo strumento. In tutti i casi, però, è previsto che il cliente sia assistito da un rappresentante di un’associazione di consumatori che ha aderito al protocollo. Si tratta di procedure in cui le parti a confronto sono due: la banca e il clienteconsumatore. Tra i vantaggi principali di questo canale vi sono la rapidità e una certa flessibilità nell’analizzare i fatti: ciò significa che a volte si trova un punto di incontro tenendo conto del “buon senso”oltre che delle regole formali, la cui mera applicazione può non essere sufficiente a risolvere positivamente un contrasto. C OMBUDSMAN 2 Con questa soluzione non si arriva a un risultato condiviso dalle due parti, ma a un giudizio di una terza parte. Secondo le associazioni dei consumatori, il limite principale di questo soggetto deriva dal fatto che la sua composizione è espressione dello stesso mondo bancario sul quale è chiamato a esprimersi. I dati riguardanti l’attività svolta finora testimoniano che l’Ombudsman si è espresso favorevolmente alla clientela in circa la metà dei casi. Tra i vantaggi, invece, la completa gratuità, l’accessibilità anche a soggetti “professionali” (aziende, artigiani ecc.), tempi contenuti (120 giorni massimo per la conclusione del procedimento) e la possibilità per il cliente di ricorrere al giudice nel caso in cui l’esito dell’Ombudsman sia a lui sfavorevole. Chi decide di rivolgersi a questo istituto deve tener presente che il valore massimo della causa è fissato in 50mila euro. 3ARBITRATO L’arbitrato può essere considerato un passo ulteriore nel caso in cui non si sia raggiunto un accordo tramite la conciliazione. In questo caso la decisione non viene presa da una commissione, come con l’Ombudsman, ma da un professionista a cui viene chiesto di pronunciarsi e di conseguenza il procedimento si conclude con un giudizio. 4CAMERE DI COMMERCIO Infine, non va dimenticato che il servizio di conciliazione viene fornito anche dalle Camere di commercio presenti sul territorio. Il funzionamento è simile a quello del conciliatore bancario, così come analoghi sono i costi previsti. La differenza rispetto alle quattro soluzioni analizzate sta sostanzialmente nella non specializzazione del servizio delle Camere di commercio alle quali ci si può rivolgere per questioni riguardanti contrasti anche del mondo non bancario. In generale il motivo principale che dovrebbe portare a utilizzare queste forme alternative è quello di evitare i tempi lunghi e i costi della giustizia ordinaria, affidandosi a strutture specializzate che garantiscono rapidità e certezza delle spese. LA GUIDA WEB G Conciliatore bancario e Arbitrato via delle Botteghe Oscure, 54 - 00186 Roma. Tel. 06.674821, fax 06.67482250, [email protected] G Ombudsman - Giurì bancario via delle Botteghe Oscure, 54 - 00186 Roma, fax 06.67.48.22.51 [email protected] G Camere di commercio Per chi naviga su Internet, www.camcom.it con gli indirizzi di tutte le strutture presenti sul territorio G Associazioni di consumatori www.tuttoconsumatori.it con l’elenco delle associazioni che fanno parte del Consiglio nazionale dei consumatori e degli utenti NOTES 5 MAGGIO 2007 G C O N S U M I G G ent’anni fa gli im- termici a panVnellipianti solari furono una rivoluzione: grazie all’energia solare era possibile avere acqua calda per la casa, gratis e per tutto l’anno. Oggi gli impianti fotovoltaici sfruttano i raggi solari per produrre energia elettrica:una piccola centrale in casa per generare energia da usare,accumulare e anche vendere. Con il decreto ministeriale del 19 febbraio scorso Il calore solare è una fonte di risparmio e paga la bolletta LA NUOVA NORMATIVA CONSENTE DI INSTALLARE PANNELLI FOTOVOLTAICI CHE PRODUCONO ELETTRICITÀ CON LA CERTEZZA DI INCENTIVI CHE VERRANNO EROGATI IN “CONTO ENERGIA” ANZICHÉ IN “CONTO CAPITALE” sono stati attivati i contributi in “conto energia”,cioè gli incentivi statali di 0,42 euro in media per ogni kW/h prodotto dal proprio impianto fotovoltaico. I contributi in conto energia sono ventennali e possono essere richiesti sia da privati sia da aziende. Inoltre sono previste diverse opzioni per la cessione dell’energia, compresa la vendita in borsa 6 MAGGIO 2007 IL MECCANISMO DEI CONTRIBUTI Fino a qualche anno fa gli impianti fotovoltaici erano finanziati in conto capitale, con contributi fino al 75% del costo complessivo e non erano previsti incentivi sulla produzione di energia. Oggi, con i contributi del “Conto energia”si guadagna in base a quanta energia si produce. Pertanto, i privati possono risparmiare sui consumi e guadagnare con l’energia prodotta in eccesso, mentre lo Stato grazie all’energia comprata risparmia su centrali,impianti e materiali. Il tutto nel rispetto dell’ambiente. I contributi sono ventennali, per un rapporto duraturo che abbatte ogni rischio dell’investimento. I contributi del conto energia sono garantiti dal Gestore della rete elettrica (GSE), con cui il richiedente stipula il contratto per l’erogazione degli incentivi. Chi intende costruire un impianto fotovoltaico deve inoltrare al Gestore locale della rete il progetto preliminare e richiedere la connessione. Trascorsi 30 giorni dalla data di presentazione della richiesta può iniziare i lavori. Una volta ultimato l’impianto e avviato il collegamento alla rete può fare domanda al GSE per l’erogazione degli incentivi.La richiesta deve contenere la scheda tecnica del progetto eseguito e il certificato di collaudo. Entro 60 giorni dalla data di ricevimento della richiesta di concessione della tariffa incentivante,il GSE,verificato il rispetto delle disposizioni, comunica al richiedente la stipula della convenzione. Il conto energia può essere richiesto sia dai privati che dalle aziende e sono previste diverse opzioni per la cessione dell’energia.Si va dallo “scambio sul posto”, ovvero l’energia ceduta alla rete per essere consumata nei periodi in cui la produzione è inferiore al consumo, fino alla possibilità, per gli impianti superiori a 20 Kw/h, di cedere alla rete l’energia prodotta in eccesso o rivenderla in borsa. LE TARIFFE E IL PREZZO PER UN IMPIANTO Possono accedere all’incentivazione i proprietari di impianti con potenza nominale superiore a 1 kW. Si guadagna fino a un massimo di 0,49 euro per ogni chilowattora prodotto se l’impianto è integrato, cioè inserito nel progetto della struttura edilizia. Si scende fino a 0,44 euro se è parzialmente integrato (come i pannelli su tetti o terrazze) e a 0,40 euro se non integrato,cioè a terra, esterno agli edifici.Queste tariffe valgono per i piccoli impianti,con potenza da 1 a 3 kW,generalmente utilizzati per le case private. Per gli impianti di potenza compresa tra 3 e 20 kW gli incentivi vanno da 0,38 a 0,46 euro, mentre per quelli maggiori di 20 kW si va da 0,36 a 0,44 euro. «Oggi il fotovoltaico,con una rendita media dell’8% annuo è l’investimento a basso rischio più remunerativo in Italia»,afferma Domenico Inglieri,portavoce del GIFI, Gruppo imprese fotovoltaiche italiane. Secondo una stima del GSE, il costo comprensivo di Iva di un impianto della potenza di 3 kW, installato in una piccola villetta a Milano,è di 18.900 euro. Il totale dell’energia prodotta, considerando le ore di esposizione annue,è pari a circa 4.490 kW, per un guadagno annuale alla vendita di 1.998 euro.Se si calcola il risparmio sui consumi, il beneficio in un anno è di 2.808 euro. Con questi numeri, in otto anni circa si recupera l’investimento iniziale e nei rimanenti 13 fino alla fine dei contributi del conto energia il guadagno è netto: 36.500 euro. Se ci si sposta nella capitale, un buon esempio è quello di Casal Palocco,zona residenziale alla periferia di Roma, che potrebbe presto diventare il primo quartiere “verde”della città. Il progetto,in via di approvazione, prevede di portare l’energia solare in tutte le case entro sei mesi. Impianti di 3 kW, per un costo stimato di 20mila euro; 2.479 euro di guadagno C O annuale per un impianto che verrà ripagato in 7-8 anni. Con un ritorno positivo sull’ambiente:ogni anno 2,6 tonnellate di anidride carbonica in meno. Naturalmente la stima è orientativa: è opportuno non solo considerare la variazione dei costi degli impianti in base alle dimensioni e alla potenza,ma anche l’intensità della luce solare: lo stesso impianto può produrre 1.000 kWh in Lombardia, 1.500 kWh in Sicilia e addirittura 1.600 kWh a Lampedusa. Per la manutenzione la spesa è minima: inferiore al 2% del costo dell’impianto comprensivo di installazione.La durata di un buon impianto è di circa 30 anni. Le imprese associate nel GIFI si occupano anche dell’assistenza degli impianti. È molto importante che le aziende siano qualificate, dal momento che esistono moduli fotovoltaici, cioè i singoli elementi dei pannelli che accumulano e trasformano l’energia solare, che non corrispondono ai requisiti richiesti. Solo in questo modo si eviteranno brutte sorprese al momento della richiesta della convenzione al GSE. Anche i condomini possono installare impianti fotovoltaici con diritto agli incentivi, sia da soli che in società con altri inquilini,ma devono essere autorizzati dall’assemblea condominiale e non possono vendere a terzi l’energia prodotta in eccesso, ma solo cederla alla rete o venderla in borsa. Le maggiori banche prevedono finanziamenti per l’acquisto di impianti fotovoltaici, con N S U M mutui fino al 100% della spesa.La tassa che i produttori devono riconoscere annualmente al gestore di rete è di 30 euro all’anno per gli impianti fino a 20 kW, di 120 euro per gli impianti superiori a 20 kW. L’ITER BUROCRATICO È SEMPLIFICATO La normativa sul conto energia ha contribuito alla diffusione dell’energia solare attraverso una serie di provvedimenti per facilitare l’accesso agli incentivi: «L’iter per l’erogazione degli incentivi è stato decisamente semplificato: prima si doveva approvare la domanda per consentire l’installazione dell’impianto e l’autorizzazione a ricevere gli incentivi, ora invece chiunque è titolare di un impianto,se è tutto a norma, verrà subito autorizzato», spiega Livia Catena,responsabile comunicazione del GSE. Inoltre per le autorizzazioni a costruire ci si rivolgerà direttamente al Comune;i progetti potranno essere presentati senza bando o gara;è stato abolito il tet- I G to massimo incentivabile (prima stabilito in 85 megawatt complessivi all’anno); non è più richiesta l’autorizzazione unica alla Regione per gli impianti in siti non soggetti a vincoli ambientali o paesaggistici; sono previsti bonus per impianti installati su edifici certificati che dimostrino la riduzione di almeno il 10% del fabbisogno di energia. Eppure, non manca chi esprime delle riserve sulla nuova normativa: «Ci preoccupano eventuali variazioni del costo dell’energia, con il rischio che l’enorme sforzo dello Stato per garantire gli incentivi finisca per gravare sulle tasche degli italiani attraverso l’aumento spropositato delle bollette - dice Pier Aldo Isolani, responsabile Energia e Ambiente di Adiconsum - .Gli stessi privati, proprietari degli impianti fotovoltaici, vedrebbero annullati i benefici del conto energia. Ad oggi il ministero dello Sviluppo economico non ha ancora chiarito i nostri dubbi». Anche i condomini possono richiedere gli incentivi per gli impianti fovotovoltaici, ma occorre prima il via libera dell’assemblea e vige il divieto di rivendita dell’energia NOTES 7 MAGGIO 2007 R T I G I A N I Elettricità, più concorrenza per ridurre costi e inefficienze D I R getico che grava sulle imprese italiane a causa di black out, disservizi e inefficienze nei call center. Uno studio di Confartigianato ha calcolato gli effetti delle inefficienze del sistema distributivo dell’energia a causa della scarsa concorrenza. Stando ai dati contenuti nel rapporto, nel 2006, le aziende hanno subito interruzioni di energia elettrica per oltre 15 milioni di ore e gli imprenditori hanno perso più di 10 milioni di ore parlando al telefono con i call center delle aziende di distribuzione di energia. Il risultato è appunto uno spreco di 744 milioni di euro per il totale delle imprese italiane, una cifra pari allo 0,6% del costo del lavoro del settore manifatturiero. «I dati che abbiamo elaborato - sottolinea Daniela Rader, delegata della presidenza di Confartigianato al settore Ambiente ed Energia - dimostrano che la scarsa concorrenza nel mercato dell’energia determina pesanti costi extra-bolletta per gli imprenditori. È quindi indispensabile che la completa liberalizzazione del mercato dell’energia, che scatterà dal 1° luglio, sia 8 MAGGIO 2007 NOTES l’occasione non soltanto per ridurre i prezzi di elettricità e gas che sono i più alti d’Europa, ma anche per migliorare gli standard di qualità del servizio offerto dalle aziende distributrici e per interventi di ammodernamento della rete». Scendendo nel dettaglio, le interruzioni lunghe di energia elettrica sono costate al sistema delle imprese 564 milioni di euro per mancati ricavi a causa della sospensione della produzione. A questi vanno sommati i 179,9 milioni di costi derivanti dal tempo perso al telefono in attesa di informazioni dai call center. Basti pensare che ciascuna telefonata dura in media 7,2 minuti, metà dei quali vengono sprecati alla ricerca dell’operatore in grado di fornire le risposte desiderate. In pratica, le risorse “bruciate” al telefono da parte delle imprese equivalgono al lavoro di un anno di 5.579 persone. A ciò si aggiunge il contributo che arriva dalle piccole imprese ai 366,4 milioni di euro pagati in bolletta per remunerare la “interrompibilità” programmata di energia di 166 grandi imprese. È un po' come se le piccole aziende pagassero due volte le interruzioni di energia elettrica, per loro stesse e per le grandi imprese. E ancora una volta a farne soprattutto le spese è il Mezzogiorno a cui va attribuito il record negativo dei costi e dove, nel 2006, le imprese hanno pagato per questi inconvenienti ben 353,2 milioni. A seguire le imprese settentrionali con 237,5 milioni di oneri e quelle del Centro Italia con 147 milioni.A livello regionale la “maglia nera”appartiene alla Campania, dove lo scorso anno gli imprenditori hanno bruciato in black out e attese telefoniche 98,9 milioni di euro. Al secondo posto c’è la Sicilia con 91 milioni di euro, seguita dal Lazio con 65,6 milioni, dalla Lombardia con 63,1 milioni e dal Veneto con 57,9 milioni di euro. T T I TUTTI I CUGINI DIVENTANO EREDI Da quanto detto deriva che alla morte di suo marito alla sua successione parteciperanno coloro i quali faranno parte del suo asse ereditario. Ne consegue che, se lei ha interesse che alla sua morte una parte dei beni restino attribuiti a suoi parenti, deve provvedere ora attraverso il testamento, magari attribuendo loro una quota della porzione disponibile e disporre che in favore di suo marito vada la parte di patrimonio che la legge gli riserva quale erede necessario (la metà del suo patrimonio, oltre al diritto di abitazione sulla casa adibita a residenza familiare e di uso dei mobili che la corredano) oltre alla restante quota di disponibile non attribuita alle persone appartenenti alla sua famiglia di origine. U UNO STUDIO DI CONFARTIGIANATO HA CALCOLATO QUANTO VENGONO A PESARE SUI BILANCI DELLE IMPRESE BLACK OUT E DISSERVIZI. SEMPRE PIÙ URGENTE LA LIBERALIZZAZIONE DEL MERCATO 744 milioni di euro B enl’anno. È il costo ener- I L’avvocato A G. G. - Trento Stando agli elementi forniti nel quesito, alla successione di suo cugino si applicano le regole della successione legittima previste dagli artt. 565 e seguenti del Codice civile che stabiliscono come categorie di successibili, nell’ipotesi di mancanza di testamento (l’interdetto non può fare testamento) il coniuge, i discendenti legittimi e naturali, gli ascendenti legittimi, i collaterali, gli altri parenti e infine lo Stato. Perciò al suo cugino defunto succedono tutti i parenti secondo l’ordine stabilito dalle norme indicate e quindi nella successione non rientra solo lo zio novantaseienne, ma anche eventuali altri zii, ancorché defunti. A questi poi subentrano, per rappresentazione (art. 467 del codice civile), i figli e pertanto nella successione del cugino interdetto dovrebbe rientrare non solo lei, ma anche la cugina che ha accudito l’infermo per oltre trent’anni. Infatti, la rappresentazione, prevista dall’art. 467 del Codice civile, fa subentrare i discendenti legittimi o naturali nel luogo e nel grado del loro ascendente tutte le volte in cui questi non può o non vuole accettare l’eredità. I PARENTI DEL MARITO UNICI BENEFICIARI A. O. - Savigliano Se nel suo asse ereditario non vi sono legittimari (l’art. 536 del Codice civile indica quali eredi necessari il coniuge, i figli legittimi o naturali e gli ascendenti) una volta redatto testamento in favore di suo marito, quest’ultimo, alla sua morte, erediterà tutto il suo patrimonio che andrà a confondersi con quello proprio. LA FAMIGLIA DI FATTO PUÒ REGOLAMENTARSI S.G. - Ascoli Nel nostro ordinamento la famiglia “di fatto” non è riconosciuta come entità giuridica, anche se è stato presentato in Parlamento un disegno di legge molto contestato. Perciò alle relative problematiche vanno applicate in via analogica, caso per caso, le norme previste per la famiglia legittima o vanno regolati i rapporti attraverso gli strumenti di autonomia privata. Allo stato attuale non esiste una regolamentazione generale né speciale da applicare alla famiglia di fatto; pertanto l’unico modo per ottenere una tutela è quello di autoregolamentarsi con la stipula di patti diretti a disciplinare aspetti di natura patrimoniale al fine di evitare conflitti durante il menage oppure al momento della cessazione del rapporto e in modo da garantire i diritti successori anche al partner. Gli accordi possono avere la forma di scrittura privata o essere redatti dal notaio; il contratto di convivenza, in particolare, potrà avere ad oggetto: La scelta e le spese per abitazione comune; I diritti ereditari e di successione fra conviventi; La disciplina delle spese comuni; L’inventario, il godimento, la disponibilità e l’amministrazione dei beni comuni; I diritti acquistati in regime di convivenza; Le incombenze e i reciproci diritti in caso di cessazione della convivenza. Solo così facendo suo figlio e la compagna potranno condividere e disciplinare con chiarezza le esigenze comuni ed evitare spiacevoli problemi in caso di cessazione della convivenza. Avv. Luisa Ventorino A cura di Diritto&Famiglia NOTES 9 MAGGIO 2007 G C A N I & G A T T I G G Animali domestici, una compagnia che bisogna mantenere e curare SONO IN AUMENTO LE FAMIGLIE CHE HANNO SCELTO DI TENERE IN CASA CANI E GATTI, ANCHE PER MOTIVI SOCIALI E TALVOLTA PERSINO DI SALUTE. MA LA CONVIVENZA COMPORTA DA PARTE DEI PROPRIETARI DIRITTI E DOVERI ani e gatti non sono più considerati solo Csemplici animali da compagnia. Col tempo anche nelle famiglie italiane hanno conquistato un posto a tutti gli effetti, assumendo un ruolo nuovo e molto spesso positivo per la salute di chi li accoglie a casa, soprattutto per anziani e bambini. IN ITALIA È IN CRESCITA L’ADOZIONE DI CUCCIOLI Non è un caso però se oggi il mondo occidentale si presenta molto più popolato da animali domestici: la tendenza che va per la maggiore nella società moderna è quella di nuclei familiari sempre più ridotti, un cambiamento che ha fatto impennare il numero delle persone sole ;di qui l’esigenza di colmare questo vuoto di amore.E i numeri lo dimostrano.Negli Usa le famiglie ospitano 63 milioni di gatti e 54 milioni di cani e vengono spesi, per il loro mantenimento,ben 17 miliardi di dollari l’anno.E lo stesso fenomeno,se pur in misura minore,si riscontra in Italia dove sono in continua crescita le persone che li adottano. Secondo l’Associazione nazionale medici veterinari italiani (Anmvi),sulla base dei dati forniti da Zoomark,le famiglie che possiedono un gatto o un cane o entrambi sono più di 6 milioni e quelle che invece hanno preferito altri animali – si pensi, per esempio, a un coniglio – sono circa 5 milioni. I COSTI A CONFRONTO DELLE VARIE SPECIE Ma in cambio della serenità che cani e gatti regalano, i loro padroni devono sostenere un insieme di spese per nutrirli, mantenerli e prendersi cura di loro. Secondo le stime dell’Anmvi per alimentare un cane,se di grossa taglia,occorrono all’anno almeno 550 euro di cibo; se di taglia media o piccola,rispettivamente 350 e 250 euro; mentre per un gatto possono bastare indicativamente 200 euro. Tuttavia l’Associazione precisa che si tratta di costi medi, in quanto elaborare una stima certa delle spese di mantenimento degli animali da compagnia, guardando soprattutto all’acquisto di alimenti industriali preconfezionati,non è cosa semplice perché incidono molte variabili. Sul mercato, infatti, è possibile scegliere fra una grande varietà di prodotti con prezzi diversi a seconda del tipo – umidi, secchi o semiumidi – e del valore nutrizionale.Gli alimenti si distinguono in completi, complementari o dietetici a seconda che coprano tutte le esigenze nutritive dell'animale o vadano integrati con altri alimenti o ancora abbiano lo scopo di soddisfare esigenze nutrizionali particolari, collegate ad alcune patologie. C A N 10 MAGGIO 2007 NOTES Cani pericolosi. Inoltre, in attesa di una regolamentazione ad hoc, il ministro della Salute, lo scorso 12 dicembre, ha emesso l’ordinanza – che rimarrà in vigore fino al 13 gennaio 2008 – per la tutela dell’incolumità pubblica dall’aggressione dei cani pericolosi. Il provvedimento, che in parte riprende misure precedenti, fornisce una serie di divieti e obblighi e, offrendo la definizione di cane aggressivo, viene a indicare le razze più pericolose. La misura delle sanzioni, in ogni caso, è decisa sulla base dei parametri territoriali. Restano gli obblighi legati all’uso del guinzaglio o della museruola, che nel caso delle specie più aggressive devono essere utilizzati sempre contemporaneamente, mentre per gli altri è previsto l’uso della museruola o del guinzaglio nelle vie o in altro luogo aperto al pubblico e l’uso contemporaneo solo nei locali pubblici e sui mezzi pubblici di trasporto. Banca dati nazionale. L’anagrafe nazionale canina è un’importante novità. Partita di recente, consiste in un vero e proprio registro dei cani identificati con microchip o tatuaggio che permetterà, grazie alla consultazione online, di ritrovare i proprietari dei cani smarriti. & G A T T I G LA VITA IN CONDOMINIO Ci può essere il condòmino che non sopporta di sentire abbaiare il cane del vicino o quello che è allergico al pelo del gatto o quello ancora che è terrorizzato alla sola idea di incrociare un animale, se pur innocuo, in ascensore. Nel nostro ordinamento normativo, però, l’animale domestico, nonostante il lato affettivo che lo lega al suo proprietario, è considerato al pari di Inoltre, il prezzo dipende dalla tipologia e dalla qualità degli ingredienti utilizzati (carne o frattaglie, pesce,vegetali) e dagli elementi nutritivi presenti negli alimenti (grassi,carboidrati, sali minerali, vitamine e proteine). L’Anmvi fa presente come, di frequente, chi possiede gatti e cani scelga una dieta “fai da te”,con cibi industriali che integrano preparazioni casalinghe e che spesso e volentieri non offrono un apporto nutritivo corretto ed equilibrato.Infine,per completare il quadro, va tenuto presente che in Italia si ap- LE ULTIME NOVITÀ Se si porta il cane a fare una passeggiata, è bene non dimenticare paletta e secchiello per raccogliere gli escrementi. Si eviteranno così le lamentele dei passanti e l’applicazione delle sanzioni pecuniarie previste dalla maggior parte dei Comuni e che in alcuni casi sono assai pesanti (si va dai 150 ai 500 euro). I Si tratta cioè di una banca dati creata dal ministero della Salute e alimentata dai dati locali delle anagrafi delle Regioni, che si propone di dare i riferimenti per rintracciare il luogo di registrazione di un cane smarrito e il suo legittimo proprietario, nel rispetto della tutela della privacy del cittadino. una cosa mobile e di conseguenza, come accade per un impianto stereo o la tv, nessuno può impedire a qualcuno di tenerlo fra le mura della propria casa. Il Codice civile, all’articolo 1.138, precisa che il regolamento condominiale non può in linea generale stabilire il divieto assoluto di tenere animali domestici; tuttavia il divieto può essere reso operativo nel caso in cui a volerlo sia- no stati tutti i condòmini, di comune accordo e con un voto all’unanimità. In questo caso il veto deve ritenersi tassativo e non basterà garantire che l’animale non arrechi disturbo. Il regolamento potrebbe anche introdurre dei paletti in certe circostanze: proibendo, per esempio, l’accesso ai cani per ragioni igieniche in cortile o in ascensore o in generale nelle parti comuni. plica al pet-food – cioè al cibo per animali – l’Iva del 20%,la stessa prevista per i beni di lusso. L’Anmvi, insieme con Lega antivivisezione (Lav) ed Ente nazionale protezione animali (Enpa), chiede da tempo che venga ribassata al 10% come accade in altri Paesi europei, ad esempio in Danimarca e in Francia. SANA ALIMENTAZIONE UNITA ALLA PREVENZIONE Affinché il proprio animale non si ammali, si devono fare altri sacrifici economici. Innanzitutto le cure veterinarie private: le tariffe minime provinciali per una visita sono di circa 20 euro. Tuttavia,se si tratta di un cucciolo sotto i 12 mesi, avrà senz’altro più bisogno del veterinario: in media – fra vaccinazioni, controlli malattie ereditarie e crescita, prevenzione parassiti ecc. – 4 o 5 visite all’anno. Per un cane di età media e che gode di buona salute ne possono essere sufficienti due. Mentre, ad esempio, per un cane anziano di 6-7 anni e di gros- sa taglia sarà probabilmente necessario un numero di controlli maggiore. Pertanto,anche in questo caso,è complicato fare una valutazione economica annua, dal momento che va considerata l’età, le condizioni in cui vive l’animale e il suo stato di salute. Comunque va ricordata la possibilità di detrarre il 19% delle spese veterinarie sostenute nell’anno fino all’importo di 387,34 euro, limitatamente alla parte che eccede i 129,11 euro. Infine, per quanto importante, qualcosa si può risparmiare sulla pulizia: non perdendo l’abitudine di spazzolare ogni giorno il proprio cane per evitare che si formino nodi e im- NOTES 11 MAGGIO 2007 C A N I & PER VIAGGIARE Dal 1 ottobre 2004 è in vigore la nuova normativa sanitaria dell’Unione europea che disciplina gli spostamenti tra Paesi membri di cani, gatti e furetti. Se si muovono con il proprietario devono essere identificati con un tatuaggio o un sistema elettronico (microchip o trasponditore), oltre ad essere muniti di un passaporto individuale. Questo documento, che redatto anche in lingua inglese sostituirà tutte le altre certificazioni, deve riportare i dati anagrafici; l’elenco delle vaccinazioni; le visite mediche e i trattamenti contro le zecche e l’echinococco; infine il numero del microchip oppure del tatuaggio. Il rilascio del passaporto, che avviene da parte dei servizi veterinari dell’Asl su richiesta del proprietario, deve essere anticipato dall’iscrizione all’anagrafe canina (anche per gatti e furetti). Se la destinazione è il Regno Unito, l’Irlanda o Malta, occorre allegare l’esito degli esami per gli anticorpi della rabbia, da effettuarsi almeno sei mesi prima della partenza. Per i Paesi extra Ue, invece, è opportuno mettersi in contatto con la sede di rappresentanza estera dello Stato in questione. AUTO, AEREO, TRENO E NAVE A seconda del mezzo con cui si decide di partire cambiano le condizioni di trasporto. Se ci si muove in auto, vale l’articolo 169 del Codice della strada, in base al quale gli animali domestici si devono tenere in una gabbia o contenitore o nel vano posteriore al posto di guida; se si tratta di un solo animale non occorre gabbia o contenitore, purché non vi siano pericoli e distrazioni per chi sta alla guida. Da qualche anno in autostrada sono stati creati dalla catena Autogrill i Fido- 12 MAGGIO 2007 NOTES park: aree attrezzate all’esterno dei punti di ristoro, dove gli animali possono rifocillarsi di acqua e riposarsi in cucce isolate termicamente. Quando invece si ricorre all’aereo, le regole cambiano da una compagnia all’altra, anche se di solito gli animali domestici di piccola taglia possono viaggiare insieme con il padrone purché custoditi in gabbie, mentre se pesano più di 8-10 kg alloggeranno nella stiva. Tuttavia per evitare spiacevoli sorprese è bene controllare se il volo prevede scali in Paesi di transito con cambi di compagnia o di velivolo. Sui treni cani e gatti e altri piccoli animali possono di solito viaggiare con il proprietario purché chiusi in cestelli o gabbiette e solo in seconda classe, mentre i cani di grossa taglia in genere possono stare in scompartimenti con altre persone se non recano disturbo e solo se attrezzati di guinzaglio e museruola. Occorre prenotare il viaggio facendo richiesta per il trasporto dell’animale insieme con l’acquisto del biglietto, ma la prenotazione per l’animale è gratis; sugli Eurostar non pagano quelli di piccola taglia e i cani per i ciechi. Quelli di grossa taglia viaggiano con biglietto di seconda classe, scontato del 50%, fino a un importo massimo di 5 euro. Se si affrontano brevi traversate, in nave o traghetto, di solito i cani sono ammessi se con guinzaglio e museruola e i gatti nel trasportino; i cani di piccola taglia possono viaggiare in cabina, previo consenso delle altre persone a bordo, mentre quelli di più grandi dimensioni stanno nei canili e nelle gabbie, senza contare che spesso è permesso tenerli sul ponte con il padrone se muniti di guinzaglio e museruola. G A T T I G G P R E V I D E N Z A G COPERTI CON LA POLIZZA Se si possiede un pit bull o un rottweiler non se ne può fare a meno, per tutti gli altri invece è una facoltà. Si tratta della polizza assicurativa di responsabilità civile che copre i danni provocati a persone o cose dal cane. Nel caso di animali ritenuti pericolosi – in base all’ordinanza “Tutela dell’incolumità pubblica dall’aggressività di cani” – è un obbligo. Le garanzie offerte cambiano a seconda del prodotto: esistono infatti polizze specialistiche che coprono esclusivamente dalla responsabilità civile derivante dal possesso di un animale e che talvolta mettono a disposizione servizi aggiuntivi, come informazioni per viaggiare portando con sé l’animale e gli alberghi in cui può accedere; o, ancora, polizze che offrono un ombrello più ampio, cioè che riguardano la casa, e che al loro interno includono anche la Rc del capofamiglia. Inoltre, se molti prodotti tutelano dai danni di cani e gatti, ce ne sono altri che comprendono, ad esempio, quelli da cortile. In ogni caso, prima di stipulare la polizza è meglio verificare la presenza di franchigie che possono raddoppiare nel caso l’animale assicurato sia un cane di razza ritenuta pericolosa. I massimali di solito vanno da 250mila a un milione di euro, ma si può arrivare anche a tre milioni se si sceglie una polizza Rc capofamiglia. LA RICONGIUNZIONE NON SEMPRE CONVIENE I R. B. - Lecco I La regola è che per ogni anno di retribuzione si guadagna circa il 2 per cento di pensione. Per quanto riguarda la ricongiunzione, può essere chiesta, in linea di massima, una sola volta. Può essere chiesta una seconda volta se il lavoratore può far valere, successivamente alla prima ricongiunzione, 10 anni di contributi di cui almeno 5 di lavoro effettivo, oppure al momento del pensionamento e solo presso la gestione nella quale era stata effettuata la precedente ricongiunzione. In ogni caso, sembra sconsigliabile percorrere la ricongiunzione; forse, è più conveniente aspettare fino a 65 anni e chiedere un supplemento di pensione per quei contributi. A CHI SPETTAVA L’AUMENTO DELLE MINIME CURE TERMALI UNA VOLTA ALL’ANNO parando a fargli ogni settimana un bagnetto,mentre si ricorrerà ai centri specializzati soltanto quando c’è da aggiustare il pelo. Inoltre non ci si deve fare tentare dai tanti gadget in vendita e limitarsi a comprare museruola e guinzaglio che, se non si hanno tante pretese, si trovano a partire da 6 e 8 euro. Diversa la situazione per i gatti. Sulla base della ricerca Hill’s Pet Nutrition, del dicembre scorso,sarebbero 7,5 milioni i gatti domestici nel nostro Paese (molte famiglie ne avrebbero più di uno) e di questi oltre 4,5 milioni non vengono sottoposti a regolari controlli sanitari; inoltre, uno su quattro nell’ultimo anno non ha visto un veterinario e il 38,6 per cento ci è andato una volta sola.Un atteggiamento pericoloso che rischia di far arrivare in ritardo all’individuazione di patologie che potrebbero invece essere tranquillamente curate se prese per tempo. ta né ai familiari degli assicurati né ai titolari di pensione di qualsiasi tipo, a meno che non siano titolari di assegno di invalidità. Per poter fruire delle cure termali sono necessari cinque anni di assicurazione presso l’Inps e tre anni di contribuzione nel quinquennio precedente la domanda. Le cure possono essere praticate per forme bronco-catarrali e reumo-artropatiche. Il costo delle cure è a carico del Servizio Sanitario Nazionale; quello del soggiorno è a carico dell’Inps. L’assicurato è tenuto al pagamento del “ticket” nella misura prevista dalla legge. Le spese per il viaggio di andata e ritorno sono a carico dell'assistito. Le cure termali possono essere effettuate soltanto per cinque anni, una sola volta all'anno, fatta eccezione per alcuni casi particolari individuati dai medici dell’Inps. La domanda di cure termali va presentata alla sede Inps di residenza del lavoratore entro il 31 dicembre di ogni anno. La domanda può essere presentata anche tramite uno degli Enti di Patronato riconosciuti dalla legge. Sul modulo di domanda è già inserito un certificato sul quale il medico di fiducia del lavoratore deve indicare la malattia per la quale vengono chieste le cure termali. Per gli iscritti all’Inpdap valgono più o meno le stesse regole. Comunque si possono chiedere chiarimenti al numero verde 800 105 000. Sportello aperto G G. G. - Verona G. G. - Alessandria I Hanno diritto alle cure termali tutti i lavoratori dipendenti e autonomi iscritti all’Inps. La prestazione non spet- I Nella sua domanda è contenuta la risposta. Cioè, il suo reddito, purtroppo, è influente per la maggiorazione della pensione di sua moglie. Di conseguenza, la stessa non può avere diritto all’integrazione della pensione fino a 516,46 euro in quanto i redditi della pensione del marito influiscono sull’eventuale integrazione. Aldo Forte NOTES 13 MAGGIO 2007 I M M O B I L I Il notaio non serve per fare il rogito ma prima o poi lo si paga lo stesso I M M O B I L I LA COMPRAVENDITA TRA COMPROPRIETARI U PER TRASCRIVERE UNA COMPRAVENDITA DI CASE È NECESSARIA L'AUTENTICA DELLE FIRME, CHE NESSUN DIPENDENTE DELLA PUBBLICA AMMINISTRAZIONE PUÒ FARE. E COSÌ SI DEVE TORNARE DAL PROFESSIONISTA lettori continuaA lcuni no a scrivere, lamentandosi dell’effettiva impossibilità di escludere la presenza del notaio dalle pratiche immobiliari. Ne aveva parlato Club3 nel numero di ottobre 2003, ma i lettori che hanno provato ad applicare le disposizioni di legge si sono trovati di fronte a un muro insormontabile. L’articolo riprendeva fedelmente un vademecum dell’Unione Nazionale Consumatori, in cui in sostanza si affermava che era possibile la conclusione di contratti immobiliari (compravendite,ipoteche,cancellazioNella foto, il ni) tra privati e successiservizio va loro autenticazione comparso sul Notes di Club3 di presso uffici della pubbliottobre 2003 con ca amministrazione senza intervento del notaio. la presa di Un comprensibile tenposizione tativo di spezzare il monodell’Unione polio di una categoria pronazionale dei fessionale sugli atti immoConsumatori biliari,e non solo su questi, in assenza di una corretta concorrenza e in presenza di tariffe rigide che il cosiddetto decreto Bersani sulle liberalizzazioni non ha messo in crisi. Tuttavia,non possiamo confermarne il contenuto. L'art.1350 del codice civile dice che “devono farsi per atto pubblico o per scrittura privata [...] i contratti che trasferiscono la proprietà di beni immobi14 MAGGIO 2007 NOTES li”.Tuttavia l'art. 2567 c.c. prevede come vada fatta la cosiddetta “trascrizione” nei registri immobiliari, disponendo che “la trascrizione non si può eseguire se non in forza di sentenza, di atto pubblico o di scrittura privata con sottoscrizione autenticata o accertata giudizialmente”. Quindi: è assolutamente vero che è possibile fare una compravendita,anche immobiliare, con un semplice contratto scritto tra privati. Però è anche vero che, senza sentenza o atto pubblico o scrittura privata autenticata (dal notaio o accertata in giudizio), non si può “trascrivere” l'acquisto nei registri immobiliari. E se l'acquisto non è trascritto, non si risulta proprietari rispetto a “terzi”,che possono tranquillamente acquistare l'im- mobile dal precedente proprietario,salvo il risarcimento danni in capo al venditore,che però comporta comunque la perdita dell'immobile. L'Unione Consumatori cade poi in un equivoco, quando afferma che l'autenticazione delle firme del contratto di compravendita immobiliare possono farla i funzionari dello stesso ufficio dei registri immobiliari, ai sensi del Dpr 445/2000,il Testo unico delle disposizioni legislative e regolamentari in materia di documentazione amministrativa. Il Dpr disciplina solo la “formazione,il rilascio,la tenuta e la conservazione,la gestione,la trasmissione di atti e documenti da parte di organi della pubblica amministrazione;e la produzione di atti e documenti agli organi della pubblica ammini- strazione nonché ai gestori di pubblici servizi nei rapporti tra loro e in quelli con l'utenza,e ai privati che vi consentono” (art. 2). Cioè si applica solo ai documenti amministrativi,ossia a quelli della pubblica amministrazione o utilizzati a fini amministrativi.Non è invece applicabile ai contratti,ossia agli accordi tra persone,società,enti,ecc...,diretti a regolare loro rapporti patrimoniali,economici,giuridici, e via elencando. Uno stratagemma ci sarebbe: promuovere una causa “finta” tra compratore e venditore perché il rogito notarile sia sostituito da una sentenza,che il giudice dovrà ordinare di trascrivere nei registri immobiliari.Ma il gioco non vale la candela: si aspetta di più per la trascrizione e quasi sempre si paga anche di più. Se poi si vuole a tutti i costi evitare la presenza del notaio al rogito,si può ricorrere al professionista solo per l'autentica delle firme.E qui,come abbiamo scritto nel numero di Club3 di gennaio 2006, sta un'ulteriore beffa: le parcelle per le autentiche, essendo legate al valore commerciale dell'atto,sono pressoché simili a quelle per un rogito.Il notaio guadagna comunque. M. L. S. - Genova La Cassazione ha oscillato un po' in merito alla domanV. E. - L’Aquila L'articolo 732 del codice civile recita: “Il coerede che vuole alienare a un estraneo la sua quota deve notificare la proposta di alienazione agli altri coeredi, i quali hanno diritto di prelazione”. Nel caso in questione, però, l’alienazione non è effettuata a estranei, ma a coeredi in comunione: non vi è pertanto motivo di applicare questa norma. Quanto alla questione fiscale, ricordiamo che gli ultimi mutamenti normativi hanno fatto sì che le compravendite tra privati di abitazioni “usate”, al di là del prezzo denunciato di cessione, siano comunque tassate in base al valore catastale. Inoltre, sono poste sanzioni draconiane rispetto a chi sottovaluta il prezzo di cessione denunciato nell’atto. Non esiste motivo al mondo, perciò, per esporsi inutilmente ad accertamenti del Fisco (che non sono più esclusi automaticamente): denunci il prezzo reale nel rogito, sua sorella non pagherà maggiori imposte. DOPO IL ROGITO, CHI PAGA LE SPESE? da “da quando competono in condominio le spese all'acquirente per un’opera deliberata in assemblea antecedentemente all'acquisto?”. La tesi più recente è: “Da quando si rende necessario provvedere alla conservazione della cosa comune e si dà corso all’esecuzione di lavori che giustificano le relative spese”. Perciò, se un’assemblea riconosce la necessità dei lavori e determina di eseguirli è quello il momento in cui sorge l’obbligazione al pagamento. Tuttavia, a quanto mi dice, dalla delibera all’esecuzione dei lavori stessi sono trascorsi più di due anni: quindi sorge legittimamente il dubbio che tale delibera non sia stata veramente “operativa” ed è probabile che in seguito ve ne siano state altre a proposito. In questo caso non dovrebbe pagare nulla. Quanto al recupero della delibera stessa è suo diritto chiederlo all’amministratore, in quanto essa dovrebbe essere riportata sul libro dei verbali conservato da lui stesso (o dai suoi successori). Tenga comunque conto che, rispetto al condominio, vale il principio che “chi subentra nei diritti di un condomino è obbligato solidalmente con questo al pagamento dei contributi relativi all’anno in corso e a quello precedente”. A cura di Silvio Rezzonico Questioni di Casa VOI DOMANDATE - GLI ESPERTI RISPONDONO Club3 fornisce ai lettori anche un servizio di consulenza da parte dei suoi esperti. Le domande e le risposte di interesse generale potranno essere pubblicate, per gli altri quesiti la risposta sarà privata. Chi desidera usufruire di questa opportunità deve utilizzare il modulo qui a fianco versando un contributo spese di 25,82 Euro. Il contributo va versato mediante bonifico sul c/c 000000320800 c/o Banco Desio Ag.42 di Milano ABI 03440 – CAB 01601 intestato a 2C Edizioni. Allegare al quesito questo modulo e copia del bonifico e spedire in busta chiusa a: Gli esperti di Club3 C/o 2C Edizioni, Via Albani 21, 20149 Milano. Gli esperti di Club3 rispondono ad ogni domanda di carattere economico, finanziario, fiscale, normativo e previdenziale purché sia esposta in forma breve e non si tratti di un quesito multiplo. Gli esperti di Club3 si riservano di non dare seguito a quesiti ritenuti impropri, a loro insindacabile giudizio, rimborsando il contributo spese al lettore. Nome e Cognome Via (o piazza) Cap Città Provincia Telefono Per informazioni su questo servizio si può telefonare ogni mercoledì – dalle 14 alle 15 – al numero 02.36.53.83.08. NOTES 15 MAGGIO 2007 G F I N A N Z A G G pende dal fatto che, allora, le dimensioni del mercato erano abnormi. Ne è seguito un crollo, con un automatico ridimensionamento del peso dei titoli e dei fondi azionari. Le prospettive di crescita dei mercati azionari sono venute meno e così i risparmiatori hanno cominciato a uscire dagli investimenti azionari». Secondo Banfi, però, la corsa al “mattone” di questi ultimi anni avrebbe giocato un ruolo relativo in questa partita: «Non dimentichiamo che, a grandi linee, il 60% dell’attività delle famiglie finisce nell’indebitamento per ac- Cresce la corsa alla liquidità: gli italiani investono di meno L’ULTIMO RAPPORTO EURISKO-PROMETEIA SULLE ATTIVITÀ FINANZIARIE RIVELA CHE LA MAGGIOR PARTE DEI RISPARMIATORI OGGI È PIÙ PRUDENTE. È IN AUMENTO L’USO DI BANCOMAT E CARTE DI CREDITO taliani più prudenti Imenti che mai negli investifinanziari: puntano alla liquidità e non rischiano. È la tendenza emersa dall’ultimo rapporto Eurisko-Prometeia sulle attività finanziarie, presentato a marzo. Accanto a segnali di modernità nell’approccio, ad esempio, all’uso di strumenti elettronici di pagamento - il 70% usa abitualmente il bancomat, il 35% la carta di credito, a fronte di percentuali che vent’anni fa erano rispettivamente del 18 e del 7 - il rapporto ha registrato se16 MAGGIO 2007 NOTES gnali di timore rispetto agli investimenti, disaffezione al rischio e voglia di liquidità. VERSO GLI STRUMENTI MENO RISCHIOSI L’acquisto di immobili da un lato, la crisi dei mercati del 20002001 dall’altro hanno orientato le scelte verso strumenti meno rischiosi. Secondo il rapporto, dal 2001 a oggi, la quota di famiglie che possiede prodotti d’investimento (gestiti o amministrati) è scesa dal 46 al 31%, dal 2005 a gennaio 2007 le famiglie titolari del solo conto corrente bancario sono aumentate dal 44 al 49%, stabile al 7% la quota di chi non possiede alcuno strumento finanziario, mentre è passata dall’11 al 13% la percentuale dei detentori di libretti e di depositi. «Ci sono due possibili interpretazioni ai risultati del rapporto – commenta Alberto Banfi, docente di Economia degli intermediari finanziari all’università Cattolica di Milano –: la minore propensione al rischio e agli investimenti, rispetto al 2001, di- quistare la casa, una quota elevata che resterà sempre tale – dice il docente -. Poi gli investimenti azionari hanno una quota contenuta rispetto agli investimenti delle famiglie forse per eccesso di schizofrenia a causa della solita irrazionalità. Infine, l’attuale ridimensionamento è legato all’eccesso precedente. E poi sono cambiate le prospettive di investimento». Un mercato che, in ogni caso, da un punto di vista storico, si è rivelato vincente: negli ultimi 106 anni le azioni hanno battu- to inflazione e obbligazioni in 17 Paesi tra cui Italia, Francia, Germania, Inghilterra, Stati Uniti, Giappone e Sud Africa. La tendenza emerge da una recente indagine della London Business School, dove tre studiosi hanno costituito la prima banca dati con le serie storiche, dal 1900 a oggi, per azioni, obbligazioni (societarie e titoli di Stato), inflazione e valute,relative a 17 nazioni. Lo studio mette in luce che le azioni mondiali (indice Msci World) hanno reso in media il 5,7% annuo dal 1900 a oggi contro l’1,7% del reddito fisso in termini reali. In Italia, le performance sono state rispettivamente del 2,3% e del -1,8 per cento. Il premio al rischio degli investimenti azionari rispetto ai titoli di Stato a livello globale è pari in media al 4,7% annuo (6,6% in Italia) e il tasso di cambio ha avuto un impatto minimo sulle performance nel lungo periodo. In particolare, nonostante lo scoppio della bolla speculativa del 2001, secondo Tony Dolphin di Henderson Global Investors «negli ultimi anni, gli investitori hanno ottenuto ritorni ragionevoli dai loro asset con un livello di volatilità molto basso per gli standard storici». Uno scenario favorevole, caratterizzato da «crescita economica stabile, basso livello dell’inflazione e dei rendimenti obbligazionari, mercati azionari vivaci, il tutto accompagnato da bassi livelli di volatilità». Cambiamenti ancora in svolgimento, la ricaduta economica favore- F I vole nel medio termine per i mercati dovrebbe continuare. Un contesto che tuttavia non mette al riparo da scivoloni improvvisi, come quello recente che ha scosso la borsa di Shangai e, a cascata, il resto dei mercati, nel caso in cui l’evoluzione ciclica sia sfavorevole. BREVE-LUNGO PERIODO: ECCO LE PREVISIONI Anche dopo questa battuta d’arresto, i gestori di fondi che operano nel mercato italiano mantegono un buon livello di ottimismo. Lo conferma un’indagine condotta a marzo da Morningstar Italia interpellando 23 case d’investimento italiane ed estere che contano per circa l’85% degli asset gestiti nel nostro Paese: il 74% degli intervistati prevede un rialzo dei listini europei nei prossimi 6 mesi contro il 62% del mese precedente. Ancora maggiore il numero di gestori che si attendono un apprezzamento dei titoli quotati a Piazza Affari (l’80% contro il 64,7% di febbraio), mentre Wall Street salirà per il 68,2% degli intervistati (a febbra- N A N Z io erano il 60%). Invece Tokyo si muove in controtendenza, raccogliendo un minor numero di favori (dall’85 al 77,3%).Tra i motivi delle previsioni di apprezzamento della Borsa di Milano c’è il carattere difensivo della piazza finanziaria milanese, che la avvantaggia in periodi di volatilità. Inoltre, i fund manager prevedono ulteriori operazioni di fusione e acquisizione e sono attratti dalla buona redditività dei dividendi, competitiva rispetto al mercato obbligazionario. Come sfruttare, allora, la situazione in una prospettiva di breve periodo (13 anni)? «È inutile indicare un settore piuttosto che un altro, tuttavia è chiaro che i comparti legati alle telecomunicazioni e con forti componenti innovative e tecnologiche sono trainanti e vincenti, come i settori legati all’energia, che restano in ogni caso legati al petrolio – dice Alberto Banfi –. Potrebbe esserci interesse anche sul settore finanziario e bancario, che deve ancora dar vita a fusioni e aggregazioni in Italia e nel mondo, che potrebbero innescare A G la corsa a qualche titolo». Va poi considerato che l’investimento azionario è ancora parte preponderante sia per i privati che per i fondi d’investimento; a proposito il professore aggiunge: «In un’ottica di salvaguardia degli investimenti non disdegnerei nemmeno investimenti in obbligazioni collegati a una durata coerente con determinate aspettative o in titoli di stato. Ora che i tassi stanno risalendo probabilmente si potrebbe pensare che forse non è il momento migliore per investimenti di questo tipo, ma le valutazioni vanno fatte confrontando gli strumenti di investimento che ci sono in circolazione. Perché, ad esempio, non ricominciare ad avvicinarsi a investimenti a tasso variabile come i Cct? Come padre di famiglia è una scelta da valutare». Infine un ultimo suggerimento: «Prima di buttarsi in altri investimenti finanziari penserei alla famiglia, con un prodotto previdenziale per figli e nipoti o una polizza di assistenza sanitaria a lungo termine». Complici della battuta d’arresto negli investimenti l’acquisto di immobili e la crisi delle Borse del 2000-2001 NOTES 17 MAGGIO 2007 F I N A N Z A G QUANDO UN FONDO PUÒ CONSIDERARSI ETICO l mio promotore finanziario mi ha parlato di un fondo etico di Pictet Fund, il PF (Lux)-European sustainable equities. Vorrei avere qualche informazione in più e sapere cosa si intende esattamente per “etico”. I Margherita L. - Lucca I Cominciamo dalla seconda domanda. Una definizione standard per i fondi etici non esiste; al contrario vi sono notevoli differenze tra i criteri utilizzati dalle società di analisi specializzate nel settore. Morningstar considera investimenti socialmente responsabili quelli “che basano le loro scelte su fattori quali l’attenzione per l’ambiente, il rispetto dei diritti umani, dei lavoratori e dei portatori di interessi che vanno tutelati. Sono escluse dal portafoglio alcune industrie, come i produttori di armi, alcool e tabacco”. Rientrano in questa tipologia una cinquantina di fondi, italiani ed esteri, distribuiti sul mercato domestico e appartenenti a diverse categorie, azionarie, bilanciate ed obbligazionarie. Passiamo ora al comparto PF (Lux)-European sustainable equities della Sicav lussemburghese Pictet Fund. Si tratta di un fondo specializzato sui titoli a larga capitalizzazione quotati sulle Borse europee, che si distingue dai concorrenti per un approccio di selezione che abbina l’attenzione per i criteri etici con l’applicazione di un modello quantitativo (matematico-statistico). Per la costruzione del portafoglio, i gestori, Laurent Nguyen e Rafael Matamoros, si avvalgono della collaborazione di SiRi, primaria associazione di agenzie di rating in materia di social responsability. Morningstar attribuisce al comparto un giudizio di tre stelle, che lo colloca nella media della categoria di appartenenza (Azionari Europa large cap blend), all’interno della quale rientrano anche fondi senza l’etichetta etica. INVESTIMENTI IN ASIA MA NON IN GIAPPONE Vorrei acquistare il comparto Fidelity Funds Asian special situations di Fidelity International. Qual è la valutazione di Morningstar e quali sono le caratteristiche di questo prodotto? Giovanni S. - Cosenza I Il comparto è stato lanciato nel settembre 2006, 18 MAGGIO 2007 per cui non possiede ancora un rating Morningstar, che gli sarà attribuito al compimento del terzo anno di vita. Il fondo investe sui mercati asiatici, con l’esclusione del Giappone, prediligendo le società che si trovano in “situazioni speciali”. In particolare, quelle che si stanno ristrutturando, riorganizzando o stanno per lanciare nuovi prodotti o, ancora, sono interessate da un cambio ai vertici. L’approccio è bottom-up, ossia basato sulla selezione dei singoli titoli, per cui il gestore non mantiene necessariamente gli stessi pesi dell’indice di riferimento. Il focus è sulle aziende di buona qualità con valutazioni convenienti, senza vincoli in termini di capitalizzazione. Il rating è di quattro stelle sia a tre sia a cinque anni, grazie a rendimenti superiori alla media e a una volatilità inferiore alla categoria. Un buon contributo alla performance è venuto proprio dallo stock picking (cioè la scelta delle azioni) attuato dal gestore. Risparmio gestito G I “CHIUSI” E “NEGOZIALI” NON SVOLGONO LA GESTIONE Sono un lavoratore di una grande industria metalmeccanica e vorrei avere informazioni sulle caratteristiche dei fondi settoriali, come ad esempio il Cometa. Adriano L. - Settimo Torinese I I fondi pensione negoziali nascono da contratti o accordi collettivi e si rivolgono ai lavoratori di un determinato comparto, ad esempio il Cometa per i metalmeccanici. Hanno natura chiusa e la loro attività consiste nella raccolta delle adesioni e dei contributi, nell’individuazione della politica di investimento delle risorse e nell’erogazione delle prestazioni. Non svolgono attività di gestione, ma la affidano a soggetti esterni specializzati. La forma giuridica è quella di “associazione riconosciuta”, essendo costituiti a livello di categoria produttiva. Come tutte le altre forme di previdenza complementare sono sottoposte al controllo della Covip, la Commissione di vigilanza sugli strumenti pensionistici, alla quale, tra l’altro, va chiesta l’autorizzazione per raccogliere le sottoscrizioni. Hanno il vantaggio di tenere in considerazione le specificità settoriali e di far sì che il lavoratore possa rimanere nel fondo anche se cambia azienda (purché non muti il comparto produttivo). di Sara Silano www.morningstar.it Morningstar, società indipendente, è leader mondiale nell’analisi e valutazione del risparmio gestito. Morningstar e i suoi dipendenti non forniscono alcun tipo di consulenza, né su investimenti né su specifici fondi.