del 01/08/2011

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http://www.ilcapoluogo.com/Rubriche/Raccontando/L-Aquila-verso-le-elezioni-la-dialetticatra-comitati-e-partiti-58974
L'AQUILA: VERSO LE ELEZIONI, LA DIALETTICA TRA COMITATI E
PARTITI
Assemblee, comitati, movimenti, anche L'Aquila, dopo il terremoto, ha iniziato a
sperimentare in modo più evidente la cittadinanza attiva.
Il dialogo, talvolta teso, è con le istituzioni, con la politica, con i partiti. Subito dopo il 6
aprile 2009 i diversi comitati si sono confrontati con la presenza della Protezione civile,
con la logica della “linea di comando”, applicata in nome dell'emergenza e, allo stesso
tempo, si sono opposti alle scelte operate sul territorio (C.a.s.e., M.a.p., Strutture
commissariali) e alla scarsa partecipazione dei cittadini e della classe politica locale. Sono
arrivate le manifestazioni per le tasse, per la zona franca, per la legge di iniziativa
popolare, gli allarmi sulle logiche non sempre trasparenti della ricostruzione.
I risultati di queste iniziative non sono stati sempre quelli sperati, ma è un'evidenza non
solo aquilana.
Dagli esponenti dei comitati ci si aspettano candidature per le prossime elezioni comunali,
Vincenzo Vittorini ha rotto gli indugi qualche giorno fa, presentando la prima lista civica.
Per approfondire questa dialettica abbiamo incontrato Antonio Di Giandomenico, uomo
che ha vissuto all'interno delle istituzioni e dei partiti, Consigliere comunale per circa venti
anni e presidente dell'Agenzia regionale per il turismo (Aptr) e oggi animatore, insieme ad
altri, di tante assemblee cittadine, definendosi “cittadino senza città”.
Una testimonianza, la sua, che ha ben chiaro il ruolo delle istituzioni e dei partiti in un
sistema democratico, ma che con urgenza reclama il ricambio con una classe dirigente
giovane e preparata. Afferma di non volersi candidare alle elezioni, ma di voler mettere la
sua esperienza, se verrà ritenuta utile, a disposizione del rinnovamento: «I giovani mi
diano la speranza di rivedere questa città», dice.
Nella video-intervista i motivi della sua sfiducia, le ipotesi sul futuro e l'analisi sul
panorama politico cittadino.
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http://www.improntalaquila.org/2011/07/31/articolo26097/
L’AQUILA, “IN OSPEDALE C’È UN BAMBINO CHE…DONAGLI UN
LIBRO!”
A partire dal 1° Agosto ABIO L’Aquila riconferma il suo grande impegno nella difesa dei
diritti dei bambini e degli adolescenti ospedalizzati; grazie all’iniziativa “In ospedale c’è un
bambino che…Donagli un libro!”, realizzata grazie alla collaborazione tra la catena di
librerie Giunti al punto e Fondazione ABIO Italia e con il patrocinio della Presidenza del
Consiglio dei Ministri, sarà possibile anche nella nostra città acquistare libri e donarli alla
Pediatria dell’Ospedale San Salvatore.
Per tutto il mese di Agosto i volontari di ABIO L’Aquila saranno presenti in una casetta di
legno con all’interno una Libreria Giunti sita alla Villa Comunale per accogliere chi, con un
piccolo gesto, vorrà allietare il tempo della degenza dei piccoli ricoverati tramite le
possibilità di stimolo alla capacità creativa e di condivisione emotiva che la sola lettura è in
grado di offrire. Si potranno acquistare libri, con uno sconto del 15% per chi aderisce
all’iniziativa, da donare al reparto di pediatria, personalizzandoli con una dedica.
Per il secondo anno Giunti promuove campagne di solidarietà che ci toccano da vicino: lo
scorso anno il successo della campagna “Dona un libro a L’Aquila” ha consentito la
raccolta e la distribuzione di ben 37.420 libri per la ricostruzione delle biblioteche distrutte
seguito del sisma del 2009. In tutta Italia sarà possibile partecipare all’iniziativa nelle 160
librerie Giunti al punto presenti sul territorio; quest’anno non essendo presente una libreria
della catena a L’Aquila ne sarà costruita una proprio per quest’occasione. La
partecipazione all’evento consentirà anche la possibilità di incontrare direttamente i
volontari, ascoltare le loro testimonianze e comprendere l’importanza dell’intrattenimento,
della prosecuzione dell’attività ludica, della vicinanza e del supporto emotivo durante tutto
il tempo di durata della degenza del bambino in ospedale.
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http://www.giornaledibrescia.it/in-citta/monticchio-cresce-il-centro-polifunzionale-donatodai-lettori-del-gdb-1.836040
MONTICCHIO, CRESCE IL CENTRO POLIFUNZIONALE DONATO DAI
LETTORI DEL GDB
Prende forma concreta la generosità dei tanti bresciani che con slancio, nelle ore
immediatamente successive al tragico terremoto che nel 2009 devastò L’Aquila, aderirono
alla sottoscrizione lanciata dal Giornale di Brescia.
Oltre tremila lettori, che ora possono ben dire di aver gettato le basi e levato muri e tetto
dello splendido scrigno di legno che a breve sarà il centro polifunzionale della comunità di
Monticchio.
Quella nuova «casa» per la gente della piccola frazione aquilana cui la Leonessa è legata
da un vincolo di amicizia speciale, germogliato nelle ore terribili del dopo terremoto,
quando i tanti volontari della Protezione civile bresciana furono attivamente vicini alle
centinaia di famiglie rimaste senza tetto.
Ora, quello che negli intenti fu da subito un luogo d’incontro, di confronto, uno spazio da
vivere e animare per la comunità di Monticchio, è ben visibile nella sua forma provvisoria,
come ce lo mostrano le fotografie scattate nel cantiere in cui fervono i lavori.
La convenzione tra la Parrocchia della frazione aquilana di S. Nicola di Bari, l’Editoriale
Bresciana, editrice del Giornale di Brescia - che ha destinato a questo progetto 550mila
euro dei quasi 700mila donati dai lettori - l’Associazione dei Comuni Bresciani (150mila
euro) e la Provincia di Brescia (altri 150mila), si sta traducendo insomma nelle forme
modernissime del centro, concepito con la massima attenzione all’impiego dei materiali e
delle scelte costruttive, alle più rigorose norme antisismiche.
La struttura si estende su una superficie di 630 mq. Già se ne colgono le forme, come
«intagliate» nel legno che è il materiale principe, come previsto dal progetto elaborato
dall’impresa bresciana Arch Legno.
Al suo interno, già vanno delineandosi gli spazi ristoro, gli uffici direzionali, le aule
didattiche e polifunzionali e altro ancora. Previste anche due stanze a uso foresteria. A
corredo, all’esterno, non lontana dal parcheggio, vi sarà una piastra «polifunzionale», per
attività sportive, feste e incontri.
Il centro - fa sapere Don Cesare Cardozo, parroco di Monticchio, direttamente dal cantiere
della struttura - si chiamerà "L'Aquila e la Leonessa", a sugellare l'amicizia e testimoniare il
legame di solidarietà tra Brescia e la piccola frazione abruzzese.
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http://www.adnkronos.com/IGN/News/Spettacolo/Musica-al-via-Festival-InternazionalePietre-che-cantano_312305821963.html
MUSICA: AL VIA FESTIVAL INTERNAZIONALE 'PIETRE CHE CANTANO'
Da oggi al 20 agosto e il 1° e il 2 ottobre, si svolgera' nei borghi storici dell'Aquilano e della
Valle dell'Aterno, la dodicesima edizione del Festival Internazionale di Musica ''Pietre che
cantano'', realizzata con l'Adesione del Presidente della Repubblica. La rassegna avra'
luogo in alcuni dei luoghi piu' suggestivi dell'Aquila, Ocre, Bominaco, Fontecchio, Tione
degli Abruzzi, dove prendera' vita un programma di grande spessore artistico e musicale a
contatto con la storia e la natura abruzzesi: in cartellone sono nove concerti, tra cui quelli
dedicati a Gustav Mahler e al bicentenario della nascita di Franz Liszt, un'opera lirica,la
rossiniana farsa giocosa 'Il signor Bruschino' che verra' messa in scena venerdi' 12
agosto, nelChiostro di San Domenico all'Aquila, una passione giullaresca ''Ore plangamo
de lu Siniore'' che sara' presentata il14 agosto a Bominaco, nelle Chiese del complesso
monumentale e ancora workshop, due incontri di approfondimento, uno dedicato al
rapporto tra musicisti e storia della cultura, l'altro dedicato alla ricerca filologica e musicale
del Medioevo abruzzese e altri eventi di grande interesse.
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http://www.leggimi.eu/quotidiano/pescara/20828-festival-internazionale-di-musicaqpietreche-cantanoq-parte-xii-edizione.html
FESTIVAL INTERNAZIONALE DI MUSICA"PIETRE CHE CANTANO",
PARTE XII EDIZIONE
Torna in Abruzzo, nei borghi storici dell'Aquilano, a contatto con la storia e la natura
abruzzesi, il Festival internazionale di Musica “Pietre che Cantano”, con una dodicesima
edizione che presenta anche quest’anno un programma di grande spessore artistico e
musicale, per far parlare e ricordare con la musica i luoghi d’arte dell’Aquila, di Ocre,
Bominaco, insieme a Fontecchio e Tione degli Abruzzi, dove il festival approda per la
prima volta.
«Musica, Arte e Natura, ma anche culto della Tradizione e slancio progettuale della
Ricerca e della Innovazione sono i temi del cartellone degli appuntamenti della XII
edizione di Pietre che cantano - precisa il Direttore Artistico del Festival Luisa Prayer presentati nei più pregiati luoghi d’arte e ambienti naturalistici dell’ampio territorio
aquilano».Una speciale inaugurazione in due serate, all’Aquila e a Ocre, apre l'edizione
2011 del Festival, rendendo omaggio ai due luoghi simbolo della sua storia: si tratta del
Chiostro di San Domenico all'Aquila, riaperto al pubblico lo scorso proprio grazie ai
concerti del festival, e del Monastero di Santo Spirito a Ocre, sede principale dei concerti
fin dalla prima edizione del 2000. Il primo appuntamento, trasmesso in diretta da Rai Radio Tre, è in programma lunedì 1 agosto alle ore 20.00 e vede il debutto a Pietre che
cantano di una giovanissima e affascinante star del concertismo internazionale, la
splendida violinista inglese Nicola Benedetti con il suo Stradivari del 1712, affermata
interprete del grande repertorio violinistico, artista eclettica che spazia nei generi più
diversi e che mette la sua notorietà anche a servizio di importanti azioni umanitarie.
Si esibirà in trio con il giovane e affermato violoncellista tedesco Leonard Elschenbroich e
il pianista anglo-ucraino Alexei Gryniuk, due affezionati ospiti e amici del festival. In
programma il Trio in sol min.n. 3 op. 110 di Schumann e il magnifico e monumentale Trio
in la min. di Čajkovskij. Il concerto è realizzato in collaborazione con l'Istituzione Sinfonica
Abruzzese. Il titolo del concerto “L’Ensemble impossibile” si riferisce alle note dichiarazioni
di Čajkovskij, che, richiesto dalla sua mecenate Nadeshda von Meck di comporre per lei
un Trio con pianoforte, le scriveva di sentirsi del tutto estraneo ad un genere che pure
vantava una sterminata letteratura. La difficoltà era soprattutto quella di adattare il suo
pensiero musicale alla dimensione “cameristica”, intima, dell’ensemble, che in fatti questo
brano smentisce del tutto: il risultato è un lavoro di respiro vasto e assolutamente
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sinfonico, con i tre solisti proiettati nella sfida di essere all’altezza di un’intera orchestra–in
particolare, quella di questo Trio è la parte per pianoforte più difficile che egli mai scrisse.
A seguire, martedì 2 agosto, a Ocre alle ore 21.30, un grande evento musicale
multimediale, "Lux et Tenebrae": il Quartetto di Cremona, presenza sempre molto attesa
dal pubblico del festival, sarà protagonista, insieme al compositore Michelangelo Lupone,
di un concerto proiettato nell’attualità musicale e tecnologica contemporanea, con un
allestimento spettacolare che si preannuncia di grande fascino. Saranno eseguiti brani per
quartetto e di musica elettronica: oltre al raffinatissimo Quartetto di Debussy, sarà eseguito
“Black Angels”, per quartetto elettrificato, del compositore americano George Crumb, un
potente e apocalittico affresco sonoro in tre quadri, il cui ascolto sarà potenziato dagli
Olofoni di Lupone, proiettori luminosi di suono di sofisticata tecnologia, inseriti in una
installazione sonora d’arte – che include la proiezione di brani di Lupone - e che investirà
di suoni e luci le mura e il bosco del Monastero di S. Spirito d’Ocre.
Il concerto è realizzato in collaborazione con il Dipartimento di Nuovi linguaggi e
Tecnologie del Conservatorio di Musica “A. Casella” dell’Aquila e il Centro Ricerche
Musicali di Roma. PROGRAMMI Lunedì 1 Agosto, ore 20.00L’Aquila, Chiostro di S.
DomenicoPrimo
concerto
inauguraleL’ensemble
impossibileNicola
Benedetti,
violinoLeonard Elschenbroich, violoncelloAlexei Grynyuk, pianoforteSchumann, Trio in sol
min n. 3 op. 110 Tchaikovsky, Trio in la min. Concerto realizzato in collaborazione con
l'Istituzione Sinfonica Abruzzese e trasmesso in collegamento diretto da RAI - Radio Tre
Martedì 2 agosto, ore 21.30Ocre, Monastero di S. Spirito - cinta murariaSecondo concerto
inauguraleLux et TenebraeQuartetto di CremonaInstallazione sonora d’arte con gli Olofoni
di Michelangelo LuponeMusiche di Debussy, Crumb, Luponein collaborazione con il
Conservatorio di Musica “A. Casella” dell’Aquila e il Centro Ricerche Musicali di Roma
Presentazione e cocktail ore 19.30 Info e prenotazioni: Associazione Culturale Pietre che
cantano, Sede Municipale, Ocretel. + 39 389 0476702 [email protected] www.pietrechecantano.itFacebook Pietre che cantano Biglietti: € 8 e 12. Speciali riduzioni
per i residenti under 26 e over 65. Ingresso gratuito per i portatori di handicap.
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http://www.libero-news.it/news/794471/Musica-torna-in-Abruzzo-da-domani-il-festival-Pietre-che-cantano-.html
MUSICA: TORNA IN ABRUZZO DA DOMANI IL FESTIVAL 'PIETRE CHE
CANTANO'
Torna in Abruzzo, nei borghi storici dell'Aquilano il Festival internazionale di musica 'Pietre
che Cantano', arrivato alla dodicesima edizione. A battezzare l'edizione 2011 sara' un
doppio concerto inaugurale. Domani, nel Chiostro di San Domenico all'Aquila, sara' la
volta del "Trio impossibile" formato da Nicola Benedetti, con il suo Stradivari del 1712,
Leonard Elschenbroich e Alexei Gryniuk. Martedi', invece, ad esibirsi sara' il Quartetto di
Cremona in versione elettrificata per 'Black Angels' di George Crumb, nell'allestimento
tecnologico con gli Olofoni di Michelangelo Lupone lungo le mura del Monastero di Ocre.
"Musica, arte e natura, ma anche culto della tradizione e slancio progettuale della ricerca e
della innovazione sono i temi del cartellone degli appuntamenti della XII edizione di Pietre
che cantano - precisa il direttore artistico del Festival Luisa Prayer - presentati nei piu'
pregiati luoghi d'arte e ambienti naturalistici dell'ampio territorio aquilano".
Una speciale inaugurazione in due serate, all'Aquila e a Ocre, apre dunque l'edizione 2011
del Festival, rendendo omaggio ai due luoghi simbolo della sua storia: si tratta del Chiostro
di San Domenico all'Aquila, riaperto al pubblico lo scorso proprio grazie ai concerti del
festival, e del Monastero di Santo Spirito a Ocre, sede principale dei concerti fin dalla
prima edizione del 2000.
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http://www.famigliacristiana.it/costume-esocieta/cultura/ascoltato/articolo/suono_270711115829.aspx
IN ABRUZZO LE PIETRE CANTANO
Le pietre ferite dei borghi storici dell'Aquilano e della Valle dell'Aterno in Abruzzo
torneranno per il 12° anno a ospitare le note del Festival internazionale di Musica "Pietre
che cantano" (www.pietrechecantano.it). La rassegna si svolgerà dall'1 al 20 agosto
all'Aquila, Ocre, Bominaco e in due nuove località montane, Fontecchio e Tionne degli
Abruzzi.
Concerti (e, fra le proposte, un omaggio a Liszt), approfondimenti, un'opera lirica (Il signor
Bruschino di Rossini), una passione medievale, workshop e incontri caratterizzano il
programma del Festival, che si concluderà con una serata in alta quota, alle Pagliare di
Tionne degli Abruzzi, dedicata alle stelle dei cieli abruzzesi e con una festa nel Borgo
storico di Fontecchio.
Protagonisti musicali saranno l'Orchestra Sinfonica Abruzzese ed artisti come il Quartetto
di Cremona, Leonard Elschenbroich e Alexei Grynyuk, Michele Campanella e Marcello
Nardis. Ma anche molti giovani studenti di musica e di canto dell'Abruzzo. Lungo la cinta
muraria del Monastero di S. Spirito a Ocre si potranno inoltre vedere e ascoltare i
misteriosi e suggestivi Olofoni di Michelangelo Lupone, in concerto: si tratta, come spiega
lo stesso ideatore “di proiettori sonori che diffondo il suono nello spazio circostante con
grande profondità, fino a 60 metri”.
Luisa Prayer, direttrice artistica del Festival, sottolinea: “Abbiamo voluto dare, con questo
programma, il nostro contributo alla riflessione collettiva su come ripartire, riprendere la
strada dello sviluppo”. Perché in Abruzzo, anche le pietre ferite possono riprendere a
cantare.
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http://www.improntalaquila.org/2011/07/30/articolo26079/
L’AQUILA, COMUNICARE IL CINEMA: LA DOLCE VITA
Non poteva certo mancare nella rassegna che vede protagonisti i capolavori del cinema
che hanno aperto nuovi orizzonti contenutistici e formali nel linguaggio cinematografico,
uno dei film che concorre al superamento della poetica neorealistica e l’opera
cinematografica che maggiormente ci connota all’estero: La dolce vita.
Si è svolto giovedì 28 il secondo appuntamento per la rassegna cinematografica
Comunicare il cinema: “L’invenzione, la storia e l’evoluzione della settima arte”, progetto
nato nell’ambito del progetto “Un giovane giornalista per un grande futuro” ideato e
promosso dall’Associazione L’Impronta in collaborazione con l’Istituto cinematografico
dell’Aquila “La Lanterna Magica” e co-finanziato dal Ministero del Lavoro e delle Politiche
Sociali.<
<< Spartiacque del cinema italiano, un film cerniera nell’itinerario felliniano con la sua
costruzione ad affresco, a blocchi narrativi e retrospettivamente un film storico che
interpreta con acutezza un momento della storia d’Italia>> così afferma la portata del film il
dizionario Morandini, evidenziando la duplice portata culturale dell’opera per il patrimonio
italiano e internazionale; innovativo nel linguaggio – un linguaggio dallo stile quasi
barocco, per la cura nelle ricostruzioni scenografiche, l’impianto d’illuminazione, la
rinnovata attenzione al simbolismo e alla fascinazione del messaggio semplicemente
alluso- ma soprattutto ritratto inedito dell’Italia del dopo guerra che guarda non solo alla
condizione delle masse popolari ma anche alla ristretta classe elitaria borghese. L’arte
come lente d’ingrandimento sulla società, sguardo indiscreto sugli aspetti perversi, corrotti
che serpeggiano ammantati dallo sfavillio dell’ostentazione dl lusso, o sono resi invisibili
dall’accettazione di uno stato di fatto o dalla sicurezza della meccanicità della routine
quotidiana. Il film mostra la vita dei ricchi borghesi che vivono nella capitale, lontani dai
problemi di sopravvivenza del proletariato e del sottoproletariato, oggetto della morbosa
attenzione di un giornalismo che sembra limitare i suoi strumenti di analisi e indagini alla
ricerca dell’ultimo scandalo e alla sollecitazione del giudizio sommario delle sue vittime.
La trama si dipana lungo le orme di Marcello Rubini, giornalista che si occupa di servizi
scandalistici, ma nutre l’ambizione di diventare scrittore. Marcello, intellettuale
insoddisfatto, è protagonista di sette episodi senza un preciso legame narrativo, se non
quello di raccontare l’involuzione morale del personaggio e dipingere, attraverso un occhio
indiscreto, un affresco sulla realtà più intima della vita borghese accostandola talvolta allo
stile di vita delle masse popolari, non raggiunte dal boom economico. Il film si apre con la
statua del Cristo appesa a un elicottero che sorvola Roma e suscita l’interesse di gran
parte della popolazione, dai ragazzini che giocano nelle periferie, alle ricche signore in
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bikini che prendono il sole sugli attici; Marcello ne approfitta per far immortalare le scene
dai fotografi e dal fedele fotoreporter Paparazzo. Dalle immagini del volto del Cristo e dalla
magnificenza di San Pietro, si passa nella scena seguente alle maschere di divinità
orientaleggianti messe in scena in uno dei gaudenti locali della capitale frequentati da
Marcello in cerca di scoop e foto compromettenti da sbattere sulle prime pagine dei
rotocalchi. Inizia un percorso in una Roma che nulla ha della propagandata facciata
cattolica della classe dirigente di riferimento ma che è piuttosto rappresentazione di una
“Babilonia precristiana”. Da un tentativo di rappresentazione della misera condizione
economica delle masse tramite il cinema del Neorealismo, Fellini volge ad una
rappresentazione della misera ideologia di riferimento della classe benestante, fino allo
smarrimento esistenziale degli stessi intellettuali.
Piercesare Stagni, responsabile della programmazione artistica della “Lanterna magica”,
anche in occasione della seconda proiezione in programma fornisce agli allievi
partecipanti al corso di formazione e agli spettatori presenti una breve introduzione, volta a
fornire strumenti d’interpretazione, o meglio di orientamento all’interno di un tipo di
comunicazione, quella cinematografica, complessa per la commistione di codici; mi rendo
conto come questa volta, in particolare, Stagni tracci rapidamente, con contorni
estremamente sfumati e poco delineati un profilo del regista e dati riguardanti il film.
<<Non faccio un film per dibattere tesi o sostenere teorie. Faccio un film alla stessa
maniera in cui vivo un sogno. Che è affascinante finché rimane misterioso e allusivo ma
che rischia di diventare insipido quando viene spiegato>>: così Fellini ci ammonisce nel
momento in cui rimaniamo avvinghiati nella simbologia e nell’enigmaticità caratteristiche
proprie della sua filmografia- l’aggettivo felliniano indica anche questi tratti- ed è difficile
orientarsi nell’universo di tesi contrastanti che scaturiscono dai tentativi d’interpretazione
delle sue opere.
Basti pensare alla diatriba suscitata per l’accusa di anti-cattolicismo del film: si passò da
una condanna sistematica dell’opera, accusata di edonismo e di celebrazione di un nuovo
paganesimo, ad una lettura in chiave cattolica sostenuta da parte del mondo ecclesiastico,
in primis dai gesuiti di San Fedele milanese che avevano accolto l’interpretazione di
Nazareno Taddei, e dai più importanti intellettuali di riferimento, Pier Paolo Pasolini e Italo
Calvino. La statua di Cristo come satirica considerazione di una convivenza tra Roma
centro del cattolicesimo e Roma capitale del piacere perseguito come unico fine? Il mostro
marino presente nella scena finale è simbolo di un Cristo che non risorge nel terzo giorno
dopo la morte o di un Dio che vigila sulla realtà terrena e si prepara a giudicare i
peccatori? Il bagno nella fontana della diva può essere metafora di un rito parodistico nei
confronti del sacramento battesimale? La presenza della stessa diva sulla sommità di San
Pietro in abiti da prete allude all’affermazione di una nuova religione?
Certo uno dei dati certi è la sensazione dello spettatore in un’atmosfera sospesa tra il
reale e l’onirico: Stagni nota come le stesse scene che rappresentano il caotico formicolio
in Via Veneto non siano state girate sul luogo ma ricostruite negli studi di Cinecittà. “ Il
visionario è l’unico realista” ribadiva di fatti Fellini.
Amara resta la sensazione dopo la visione nel film; rimane l’inconciliabilità di una visione
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di sintesi che porti ad abbracciare un’etica di salvezza nei confronti di una pervasiva
percezione di vuoto esistenziale e “svogliatezza di vivere”; il suicidio di Steiner, l’esteta
intellettuale, sembra rappresentar l’impossibilità di rifuggire all’Inferno che viviamo sulla
terra e l’inappagato senso di metafisico. Le parole che pronuncia nel suo monologo sono
triste affermazione di questa visione della vita: “Qualche volta di notte, quest’oscurità,
questo silenzio, mi pesano. E’ la pace che mi fa paura temo la pace più di qualunque altra
cosa. Mi sembra che sia soltanto un’apparenza e che nasconda l’Inferno. Pensa a cosa
vedranno i miei figli domani, il mondo sarà meraviglioso- dicono. Ma da che punto di vista
se basta uno squillo di telefono ad annunciare la fine di tutto. Bisognerebbe vivere fuori
dalle passioni, oltre i sentimenti, nell’armonia che c’è nell’opera d’arte riuscita, in
quell’ordine incantato. Dovremmo riuscire ad amarci tanto da vivere fuori dal tempo.
Distaccati. Distaccati.”
E’ pur vero, però, che un’immagine, quella del viso adolescenziale di Paolina, la ragazza
che aveva tanto colpito Marcello per la sua grazia innocente, ma che la mattina dopo la
nottata di bagordi non riesce a riconoscere e a incontrare, sembra lasciare un margine di
speranza: la possibilità di un riscatto, di trovare la purezza di una fanciullesca forza vitale.
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http://ilcentro.gelocal.it/laquila/cronaca/2011/07/28/news/una-piazza-a-san-orione-4695027
UNA PIAZZA A SAN ORIONE
La piazza di Magliano è stata intitolata a don Orione, santificato da Giovani Paolo II il 16
maggio del 2004. «Diede esempio di solidarietà civile e sociale, oltre che cristiana, nei
confronti delle nostre popolazioni, allo sbando dopo il terribile terremoto del 1915, offrendo
ai bambini rimasti orfani, oltre che calore umano, un alloggio sicuro, un'istruzione ed un
futuro»: queste le motivazioni che hanno spinto l'amministrazione comunale a dedicare a
San Luigi Orione la piazza del paese (ex piazza del Serpentone). Molte le associazioni di
volontariato presenti: Avis di quasi tutti i centri marsicani, confraternite della Misericordia,
Unitalsi, gruppi donatori Fratres, Croce rossa e Croce verde, Movimenti orionini,
Associazione cattolica, gruppi alpini, le associazioni di Protezione civile. La cerimonia ha
avuto inizio con una messa concelebrata dal vescovo dei Marsi, monsignor Pietro Santoro,
dal vescovo ausiliare dell'Aquila, monsignor Giovanni D'Ercole, e dal parroco, monsignor
Domenico Ramelli. Tra gli interventi anche quello di don Achille Morabito, postulatore
nella causa di santificazione di don Orione, il quale ha riferito che tra gli orfani salvati dal
Santo c'erano anche bambini di Magliano. Il sindaco di Magliano dei Marsi, Gianfranzo
Iacoboni, ha letto un telegramma inviato dal presidente della Regione, Gianni Chiodi. Il
governatore ha sottolineato «la sensibilità dimostrata dall'amministrazione comunale
nell'intitolare la piazza a un personaggio a cui la Marsica deve molto».
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http://ilcentro.gelocal.it/laquila/cronaca/2011/07/31/news/i-sulmonesi-chiedono-lariapertura-del-cinema-pacifico-4712656
I SULMONESI CHIEDONO LA RIAPERTURA DEL CINEMA PACIFICO
I cittadini tornano a chiedere la riapertura del cinema Pacifico. Dopo la mancata
presentazione di offerte al bando pubblico per la gestione della struttura, si allungano i
tempi per la ripresa dell'attività culturale e cinematografica. E la città lancia un appello al
Comune affinché intervenga in tempi rapidi. «Senza il cinema», afferma Maria Grazia
Trozzi, «manca un punto di riferimento per le nuove generazioni che si trovano spesso
nella solitudine. Senza luoghi di aggregazione cresce il senso di ribellione verso le
istituzioni». Per Ana Meneses, brasiliana di nascita e abruzzese d'adozione, il cinema è
fondamentale. «Dispiace tanto che il cinema in centro storico resti chiuso», spiega,
«vedere un bel film è uno svago dalla quotidianità». C'è poi chi dello storico cinema,
aperto negli anni Trenta, ha un ricordo particolare. «Nel cinema Pacifico», interviene
Franco Silvestri, «vi ho trascorso la mia giovinezza, è un vero peccato che resti ancora
chiuso». Anche il giovane musicista Luca Del Rosso ha suonato sul palco del Pacifico in
occasione di un concerto. «Questo posto deve riaprire», afferma, «è un luogo di
aggregazione e socializzazione». La maggior parte dei cittadini non ammette che una città
di cultura come Sulmona possa restare senza cinema. «Bisogna recuperare tutto il
patrimonio culturale cittadino», rimarca Remo Di Cesare, «cinema Pacifico compreso». «Il
cinema», interviene Maria Quattrocchi «è una realtà culturale del centro al pari della
Camerata Musicale: è inconcepibile che resti chiuso». Non usa mezzi termini per criticare
le politiche culturali peligne il pittore Italo Picini. «Purtroppo», rincara, «Sulmona è in
decadenza perché va di moda soltanto la falsa cultura». Gli fa eco il vignettista Mario
Maiorano. «La città sta subendo una continua spoliazione di strutture non soltanto
culturali», spiega, «il cinema in centro storico rappresenta, invece, una valida alternativa
per giovani e anziani». Dello stesso parere il presidente della Comunità Montana Peligna,
Antonio Carrara. «È un'altra struttura chiusa in città», lamenta, «l'amministrazione
dovrebbe dimostrare buon senso». In molti lamentano la necessità di dover raggiungere le
multisale. «Con il Pacifico chiuso per non si sa quanto tempo ancora» sottolinea Nino
Verrocchi, «siamo costretti ad andare fuori città». E così si sollecita la riapertura.
L'imprenditore Dante Ramunno sollecita l'eliminazione dei vincoli ritenuti penalizzati per
favorire l'imprenditoria, mentre l'esponente dei socialisti, Livio Pallotta auspica «una
gestione che sia all'altezza».
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1° agosto 2011
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SULMONA: LA MAGIA DELLA GIOSTRA, CENA E CORTEO APRONO I
GIOCHI
Ed è di nuovo Giostra a Sulmona (L’Aquila). La rievocazione storica rinascimentale è al via
per la sua diciassettesima edizione.
Musici, danzatrici, falconieri, alfieri, tamburini, chiarine, sbandieratori, armigeri, arcieri e i
cavalieri dei sette borghi e sestieri che componevano l’antica Sulmona, accolti da un
foltissimo pubblico, hanno dato vita alla prima giornata della Giostra Cavalleresca 2011.
Oggi, domenica 31, si replica con il corteo, una nuova sessione di gare alla ‘Botta’ per
decretare il vincitore del Palio 2011.
La seconda giornata andrà in eurovisione e riceverà di sicuro apprezzamenti dell’intero
pubblico internazionale.
LA CENA STORICO-RINASCIMENTALE APRE I BATTENTI ALLA GIOSTRA
Venerdì 29, nel cortile interno del palazzo municipale, si è svolta una cena di gala
totalmente rinascimentale a cui hanno preso parte le sette coppie rappresentanti i borghi e
sestieri del territorio sulmonese, allietate dalle figuranti delle Scuole di danza di Corte e
Popolare, da esibizioni di falconieri e mangiafuoco.
A far loro da cornice, una lunghissima tavolata di commensali, imprenditori e commercianti
e politici che hanno avuto modo di degustare, servito da camerieri ‘d’epoca’, un menu
studiato ad hoc per la rievocazione.
Tra gli invitati non sono passati inosservati l’onorevole Paola Pelino, sulmonese ‘doc’ e il
consigliere regionale Emilio Iampieri, che si sono dichiarati soddisfatti dell’organizzazione
e delle pietanze che hanno potuto gustare nel convivio.
L’organizzazione è stata affidata a Eleonora Pucci, organizzatrice di eventi proveniente
dalla Capitale. La direzione artistica invece è stata intrapresa interamente dallo stilista
Alessandro Pischedda.
IL CORTEO STORICO ATTRAVERSA LA CITTA’ E RAGGIUNGE ‘PIAZZA MAGGIORE’
Circa 650 figuranti hanno preso parte al corteo storico che ha attraversato la città,
partendo dalla Cattedrale di San Panfilo, sostando di fronte il complesso dell’Annunziata,
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per raggiungere quella che un tempo era denominata ‘Piazza Maggiore’, oggi piazza
Garibaldi, preparata per accogliere la prima fase della ‘Lizza’ che si sono contesi i cavalieri
in varie sfide di coppia.
LA COMPETIZIONE
Un tempo cruento e oggi impossibile da concepire e realizzare, il gioco prevedeva i
cavalieri in gara contendersi il Palio di seta attenendosi a delle regole abbastanza
sanguinarie.
Un tempo le regole erano ben diverse. Ciascun cavaliere spezzava tre lance contro il
‘mantenitore’ che , armato e ben protetto da elmo e corazza, attendeva la carica montato a
cavallo al di là dello steccato che divideva in due corsie il campo.
Il punteggio veniva assegnato in base alla parte del corpo toccata dalla punta dell’arma,
opportunamente protetta da anelli per evitare ferite mortali e tinteggiata con vernice
bianca, così da lasciare tracce ben visibili.
Tre punti valeva la ‘Botta’, oggi individuata nella capacità del cavaliere di infilare l’anello di
varia grandezza, dal più grande a cui viene assegnato un minor punteggio, al più piccolo
al quale vengono attribuiti 3 punti appunto, alla testa, uno allo spallaccio e così via;
vincente era la cosiddetta ‘punteria’ ossia il colpo in mezzo alla fronte come pure quello
capace di provocare scavalcamento o ferita sanguinante.
A parità di condizioni, il palio andava a chi causava sanguinamento più copioso.
Oggi le regole sono state evidentemente modificate rendendo la competizione un
momento ludico e festoso, in cui vengono messe in risalto le capacità del cavallo e del suo
cavaliere.
Priorità viene data alle ‘botte’ che il cavaliere riesce a conseguire; a parità di botte la
classifica viene stilata in base al numero di punti totalizzati nella fase di gara, di punti, di
vittorie ed in fine il minor tempo.
LA CLASSIFICA DELLA PRIMA GIORNATA DI GIOSTRA
Al settimo posto il Borgo di Santa Maria della Tomba con 0 vittorie, 5 punti e un tempo di
89
secondi.
Al sesto posto il Borgo San Panfilo con 0 zero vittorie, 10 punti e un tempo 59 secondi.
Al quinto posto il Borgo Pacentrano con 1 vittorie, 10 punti e un tempo di 65 secondi.
Al quarto posto il Sestiere Porta Japasseri con 1 vittoria, 13 punti e un tempo di 60
secondi.
Al terzo posto il Sestiere Porta Bonomini con 1 vittoria, 14 punti e un tempo di 57 secondi.
Al secondo posto il Sestiere Porta Filiamabili con 2 vittorie, 13 punti e un tempo di 59
secondi.
Ad aggiudicarsi la prima giornata di gara, il Sestiere Porta Manaresca con 3 vittorie, 16
punti e un tempo di 59 secondi.
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