sextantio piste di lavoro
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sextantio piste di lavoro
DALL’INTERVISTA A GIOVANNI PACIFICO Pensando al futuro: le sfide che attendono Sextantio x ESPORTARE UN NUOVO CONCETTO DI SVILUPPO TERRITORIALE Una delle sfide più importanti che andremo ad affrontare è quella dell’edificabilità. E’ un tema complesso e delicato, in un Paese come l’Italia. Come Sextantio abbiamo concluso una serie di patti con il Parco Nazionale d’Abruzzo e con il Comune di Santo Stefano, al fine di attestare, mettendo nero su bianco, la comune volontà di lavorare in questa direzione. L’obiettivo di Daniele è immediatamente comprensibile e si basa su dati reali. Ci si chiede per quale motivo è necessario costruire case nuove se non sussiste alcun bisogno di tipo abitativo. E’ necessario impedire un’edificazione insensata se vogliamo salvare questa terra. Il lavoro compiuto fino ad oggi da Sextantio si è svolto nella direzione del recupero. Abbiamo recuperato il più possibile, perfino le antiche nicchie nei muri che, in un recente passato, erano state coperte da chi non accettava più il pesante ricordo di un periodo di grande povertà. Al rientro, dopo anni di emigrazione lontano dalla propria terra, il desiderio di riscatto si concretizzava nella ristrutturazione della casa paterna sulla base, però, di nuovi criteri e di nuovi gusti. La cubatura delle stanze doveva ora essere netta, precisa, e si procedeva ad eliminare tutto ciò che non rientrava in questa logica. In questo percorso di riscoperta ci siamo basati su un paziente lavoro di ricerca etnografica ed antropologica. Nello specifico la ricostruzione ambientale è avvenuta grazie alle foto tratte dai documenti del Museo delle Genti d’Abruzzo. Abbiamo così ricostruito ciò che potremmo definire la casa tipo. La fortuna ha voluto che a Santo Stefano di Sessanio di case tipo ne fossero rimaste ancora parecchie, a motivo di un flusso migratorio che aveva portato i vecchi abitanti del borgo fino in America. Daniele è stato molto rigoroso rispetto alla necessità di riproporre la tradizione, senza scadere vuoi in un folklore commerciale, oggi tanto diffuso, vuoi in un ambiente quasi museale. Queste sono case e non dobbiamo scordarlo. Tutti i membri dello staff di Sextantio – dal manager, a chi è incaricato delle pulizie – sono stati sensibilizzati a questi temi. Siamo cresciuti in questa consapevolezza e responsabilità. x RILANCIARE UNA DIVERSA IDEA DI TURISMO Il turista tipo, oggi, si aspetta da chi lo accoglie tutta una serie di sollecitazioni che, però, non lo devono impegnare e coinvolgere in modo eccessivo. La proposta deve essere breve e spensierata. Dopo una manciata di secondi, questa particolare tipologia di turista non ha già più voglia di pensare a quanto sta recependo. E’ per questo motivo che oggi il settore ricettivo sceglie di offrire ciò che è in grado di scuotere la sensibilità del turista senza però lasciare alcuna traccia. E’ questa logica che porta, ad esempio, alla creazione di vini che vanno dritti al naso, alla posatura di finto cotto, all’inserimento di una piscina anche se avulsa dal contesto o alla messa in tavola di cibo fresco di supermercato. Quella di Sextantio non ha l’arroganza di essere una rivoluzione. Molto più semplicemente, la nostra proposta vuole essere un motivo di riflessione, uno stimolo: venire in un posto diverso, provare, gustare. Non è certamente per tutti. Questo è un fly and drive, non un giro con il pulmino. Le persone che arrivano qui sono molto abili a muoversi e a scoprire. A Santo Stefano cercano un certo stile, si aspettano eventi che coronino questi panorami spettacolari e noi proponiamo loro piccole lezioni di filosofia o concerti della nostra Ensemble. E’ il bello di questo luogo: arriva George Clooney e non lo guarda nessuno. Emerge una dimensione molto umana nel sostare in questo borgo. C’è una maggiore disponibilità alla socialità. Capita di vedere gli ospiti fare gruppo tra loro, oppure fare qualcosa con noi. Notiamo un desiderio di coinvolgimento. Dopo il terremoto un cliente ha messo a disposizione per la ricostruzione 10 mila euro. Un segno. E’ difficile che un cliente venga e non capisca la nostra offerta. Noi proponiamo delle emozioni, dei profumi … L’odore del legno, del camino … La colazione con i dolci fatti in casa … Il paesaggio … x IL LAVORO COME SPAZIO DI RITROVATA UMANITA’ Sextantio cerca di lasciare grande libertà alle persone che vi lavorano. Li invita a fare le cose con cura ma anche con creatività. Funziona. Riusciamo a rendere umana una dimensione che dovrebbe esserlo ma che oggi fatica a ritrovare il suo senso. Qui le mura sono umane, trasmettono anni e anni di sacrifici di persone concrete. Vedi questo tavolo? Ci sono dei tagli … Qui, una volta, preparavano il maiale … x L’ACQUISTO DI ALTRI BORGHI: ESPORTARE FUTURO Daniele sta acquistando altri borghi nel Sud Italia. Non è un percorso semplice dal punto di vista giuridico. Acquistare un borgo significa stipulare anche 50-60 compromessi con proprietari diversi. A Santo Stefano, nello specifico, tutto ciò è stato particolarmente complicato, perché molti proprietari erano emigrati da anni in America e difficilmente rintracciabili. Inoltre sono emersi conflittualità e disaccordi tra i membri di una stessa famiglia rispetto alla destinazione del bene. Nella costruzione dell’albergo diffuso, cerchiamo di rispettare una certa integrità fisica. Non si compra in modo disparato. In genere anche nei borghi incastellati c’è il vecchio e il nuovo. Quelli più integri sono quelli di montagna, restati ai margini delle trasformazioni che hanno cambiato il volto di molti territori. L’acquisto di un borgo provoca un cambiamento positivo. C’è una rivitalizzazione dell’intero tessuto socio-economico. A Santo Stefano, ad esempio, sono state aperte delle botteghe, si è rilanciato l’artigianato domestico. Stiamo cercando di rivitalizzare la tradizione laniera. Oggi la lana prodotta localmente viene buttata a motivo della mancata convenienza della sua lavorazione per la concorrenza argentina e neozelandese. Con fatica stiamo cercando di dimostrare alle genti d’Abruzzo che se produci una coperta a telaio guadagni di più che lavorare in un call center. Lo puoi fare, però, perché dietro c’è un mercato. Anche a livello agricolo abbiamo apportato novità. Dopo l’acquisto di alcuni campi stiamo producendo con antiche semenze che poi trasformiamo nel nostro ristorante. Cuciniamo e mettiamo in tavolo quello che abbiamo prodotto. Adesso anche nei paesi limitrofi sta passando l’idea del recupero. La direzione è quella di migliorare. La nostra è un’attenzione qualitativa. Si riscopre la nostra tradizione e la si offre a quel turismo che la sa apprezzare. x IL PROGETTO NO PROFIT IN RWANDA Daniele a volte mi spaventa. Ci mette davanti cose più grandi di noi! Mi spaventa, ma lo seguo perché so che la sua idea è giusta e si rivelerà tale. Magari non so ancora come riusciremo a realizzarla ma dentro di me so che va fatta. Intuisco che si rivelerà una cosa fantastica ed entusiasmante. E’ quello che è successo, ad esempio, con il progetto per il Rwanda. Un giorno mi chiamano dalla nostra compagnia telefonica e mi comunicano: “Una vostra scheda – che corrispondeva al numero di Daniele – sta consumando più o meno 8.000 euro alla settimana!”. Daniele stava girando in moto tutta l’Africa Sub-sahariana e, arrivato in Rwanda, ha incominciato ad interessarsi al problema della copertura sanitaria che, purtroppo, non raggiunge la popolazione più povera. Kihlgren ha immaginato una possibile soluzione: contribuire al pagamento della quota di contributo richiesta dallo Stato ai singoli cittadini e che, nel caso delle fasce più misere, resta ovviamente scoperto. Daniele ha deciso di fondare una Onlus che – in accordo con le istituzioni statali rwandesi e grazie alla mediazione delle parrocchie e diocesi locali che ben conoscono la situazione economica di ciascun abitante – farà pervenire ai cittadini più poveri la quota mancante, così da assicurare le spese sanitarie di base a chi ne rimane escluso. E’ un progetto a cui teniamo molto. La Sextantio si è impegnata a devolvere una quota di utili all’associazione.