ALLEGATO 7 ENAS TRONCO CRITICO

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ALLEGATO 7 ENAS TRONCO CRITICO
Dott. GIOVANNI TILOCCA – Geologo
Dottore di Ricerca in Scienze della Terra
07100 Sassari - Via C. Floris, 2
Cell.: 3476841401 e.mail: [email protected]
N° 224 Ordine dei Geologi della Sardegna
CF:TLCGNN58M17B354S
PI: 01819860907
ALLEGATO MONOGRAFICO 7
TRONCO CRITICO ENAS
CONSIDERAZIONI GEOMORFOLOGICHE-PERICOLOSITA’ IDROGEOLOGICA
Verifica a seguito dell’evento intenso del 18 Novembre 2013
Questo passaggio, ad avviso di chi scrive è importante, in quanto, costituisce una forma di taratura delle
condizioni di pericolo “strutturali” del territorio, ossia dei fattori e delle cause di pericolosità predisponenti del
territorio rispetto alla principale di quelle innescanti, ossia l’evento critico di pioggia. Tanto più che, come detto
e ribadito, sotto questo aspetto, ci si trova ad operare sulla pericolosità geomorfologica in assenza totale di
una qualunque forma o esempio di analisi scientifica sul contesto sardo e gallurese e dovendo, semmai,
anche colmare gli effetti di equivoci scientifici consolidati che vogliono il territorio della Gallura e le litologie
granitoidi in genere, praticamente immuni da dissesti gravitativi e dallo sviluppo, in genere, di pericolosità
geomorfologiche. Nella prosecuzione del lavoro, lo studio dimostra l’infondatezza di tale assunzione.
D’altro canto, poiché la metodologia prescritta per la perimetrazione dalla RAS indulge, anche per i motivi
sopra esposti, al sovradimensionamento della pericolosità (sia in classificazione che conseguentemente in
estensione), la verifica di campo a seguito di piogge intense stabilisce di per sé uno passaggio metodologico
su cui operare la necessaria analisi a ritroso dell’instabilità potenziale. Di conseguenza è un passaggio
essenziale che mette a disposizione del tecnico informazioni che colmano, sia pur parzialmente, parte di
quanto viene meno dal lato della ricerca scientifica.
Non di meno ai fini degli esiti cartografici della pericolosità da frana, ad una prima stesura non del tutto
soddisfacente dei risultati, è seguita un’ulteriore rivisitazione finale dei dati geomorfologici già cartografati con
l’ulteriore identificazione delle aree ove fossero presenti in modo diffuso prove di processi d’instabilità generale
ancor che stabilizzati naturalmente o più antichi, ove più e ove meno associati ad alterazioni eluviali o a coltri
detritiche colluviali, quantunque di poco spessore.
RIU PALASOLE (PALASASOLE)–ISOLA AMMINISTRATIVA
INTRODUZIONE
Dalle ricognizioni fatte nella cosiddetta “isola amministrativa” di Berchiddeddu (Sa Castanza, Su Carru, Sos
Coddos, Trainu Mortu, Pedru Gaias, fino a Battista, San Tommaso e Mamusi), tutto il bacino del Riu Palasole
è stato riscontrato come sede di una piena straordinaria in termini di effetti sia idrologici che geomorfologici,
con tiranti idrici che sui segmenti più stretti, in condizioni di alveo confinato (Riu Sos Campittos), raggiungono
e superano i 7m dal fondo alveo, sino a sfiorare talora, gli 8m di altezza nei segmenti a forra incassata di circa
20m di larghezza. Diversamente, su sezioni più aperte, quindi meno acclivi e meno contrassegnate da fondo
roccioso (quindi ospitanti banchi di alluvioni; ad es: Su Mulinu, presso Sa Castanza), dell’ordine dei 40-50m, la
piena ha tiranti di 3m-4m dal fondo dell’alveo con mobilizzazione e deposizione di ciottolame per sviluppi
lineari di sezioni discontinui ma ingenti per spessori variabili da uno ad alcuni decimetri.
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Fig. 1 - Localizzazione della Fig. successiva, Bacino Riu San Tomeo, affluente del Riu Su Sciaseddu-Riu Sos Campittos
(Bacino Palasole)
Fig. 2 - Erosione spondale profonda in riva Dx del Riu San Tommeo a valle del ponte sulla SV per chiesa di San Tommeo (Loc.
Zirrulia, circa 0,7Km a Nord Est di Battista).
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In ogni caso quel che si è constatato, in base ad elementi geomorfologici ancora riconoscibili sul terreno e
relativi alle ricognizioni dello scorso inverno, è che tutti gli attraversamenti rurali, per forza di cose, sono andati
in crisi, chi con totale collasso e demolizione, chi con erosioni a monte e soprattutto valle (spalle, pertinenze,
rilevati a sostegno tubi etc.) e scalzamenti parziali delle rive alluvionali o detritiche (colluvi/falde di detrito). Ciò
che, tuttavia, in tale contesto complessivo, appare davvero a carattere straordinario, più di ogni altro riscontro
precedente, è:
 la imponente esumazione dei depositi alluvionali sulle sponde ovvero costituenti le sponde,
 la contestuale convivenza di drastiche forme di erosione e di dissesto tanto sulle sponde quanto sulle
opere di attraversamento, a loro volta generatrici di sedimenti, con riflesso sulla mobilizzazione
complessiva ed il trasporto di questi sul fondo dell’alveo principale.
L’effetto geomorfologico delle piena è dunque duplice, erosivo in genere sulle sponde e, per lunghi tratti di
alveo, sul fondo, costruttivo in determinate sezioni a seguito di circostanze clivo metriche e geometriche per
cadute di pendenza e velocità.
Tali conclusioni suggeriscono, un contestuale contributo per approvvigionamento detritico estremamente
intenso sul piano volumetrico, talora quasi ai limiti della colata (Flusso iperconcentrato), da settori
particolarmente erodibili dei versanti sottesi a monte delle sezioni sovralluvionate, in genere dal manto
regolitico superficiale degli ammassi rocciosi, tanto più se arenizzati. Quanto meno fino a prova contraria,
deve cioè supporsi, in virtù del grossolano ed intenso trasporto di fondo caratteristico dei torrenti ad elevata
pendenza, che l’alveo sia andato soggetto per un arco di tempo relativamente ristretto ma significativamente
protrattosi rispetto alla piena e quindi significativo ai fini geomorfologici, ad un processo di trasporto solido
iperconcentrato (piena di detrito o debris floods), ovvero ad elevata concentrazione solida, pur senza le
caratteristiche esaustive della colata detritica vera e propria.
Parte delle condizioni predisponenti va cercata nella diffusione di coperture detritiche, presenti a vario titolo
sopra il sostrato intrusivo. Tali coperture, non ci stancheremo mai di sottolinearlo, sono omesse o al più
drasticamente sottodimensionate in termini areali nelle carte geologiche convenzionali. Tale stato di cose ha
consolidato nel tempo il delinearsi di una sostanziale serie di equivoci geologici. Ovvero:
 il basamento cristallino granitoide sia poco erodibile
 il basamento cristallino granitoide non dia luogo a dissesti gravitativi
 il basamento cristallino granitoide non dà luogo a trasporto solido significativo.
L’analisi idrogeomorfologica consente di contraddire ognuna di queste assunzioni.
Si noti, inoltre, che in questo ambito, per comprendere quanto meno alcuni degli effetti ostruttivi sulle opere, è
bene attribuire alla convenzionale nozione di “sedimenti” un più ampio significato, nel quale far rientrare anche
la componente organica vegetale costituita dagli smisurati volumi di resti sradicati lungo la rete idrografica,
in particolare nei tronchi principali, flottanti sul pelo libero della corrente o intrappolati in preferenza lungo le
interferenze con la viabilità.
In questo caso la presente sintesi non ha la pretesa di esporre l’intero quadro dei dissesti geomorfologici
determinatisi lungo la rete (quella all’interno dell’isola amministrativa è pari a circa 85 Km) ma di ricostruire con
più realismo possibile quelli associati agli elementi a rischio più vulnerabili, quali soprattutto attraversamenti,
ponti e viabilità in genere, abitazioni e aziende, ferma restando l’ampia azione erosiva a carico di taluni pendii
denudati, dei numerosi vigneti di fondovalle (ricavati sulle potenti coltri eluviali, soprattutto in Dx dell’asta
principale del sistema del Palasole) e di una certa percentuale della viabilità rurale che considerando la
vocazione dello specifico territorio, si riscontra spesso in condizioni vulnerabili a pendenze > 20%.
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In molti contesti il dissesto geomorfologico arrecato dall’intensità della pioggia è massimo data la formazione
di sheet floods sulle superfici lavorate (cioè con regolite rimaneggiato da lavorazioni) e, altrove, di rill erosion
diffusa, passante localmente a erosione in solchi (gully erosion). Particolare recrudescenza è stata notata:
 nelle aree della viabilità secondaria sterrata o appena bitumata in assenza o deficit di contro-misure
laterali di drenaggio,
 nelle aree recanti coltivazioni viticole, quantunque in prossimità di fondivalle e nei seminativi,
 nell’ambito di estensioni ad uso seminativo
 nelle aree a macchia denudata,
 in talune strisce tagliafuoco realizzate lungo le pendenze massime,
 lungo alcune delle strade sterrate dell’estremità SW dell’isola amministrativa presso cantieri forestali
(Sorilis)
 nell’intorno adibito ad area residenziale di aree rialzate di contesti residenziali (San Pantaleo; Cugnana;
talora Berchiddeddu)
La condizione predisponente comune è rappresentata dalla sussistenza di una profonda arenizzazione del
manto superficiale del sostrato granitoide contrapposta a robusta rocciosità di ammassi fratturati di grande
spaziatura. Tale arenizzazione appare, capillarmente diffusa e piuttosto pervasiva (profonda), con spessori
mutevoli a seconda delle gamme di transizione alla roccia (secondo la concettualizzazione adottata nei
precedenti capitoli), tutte presenti ove più ove meno in tutto il territorio dell’isola amministrativa.
L’INDAGINE SUL BACINO DEL RIU PALASOLE NELL’ISOLA AMMINISTRATIVA A MONTE E NEL
SETTORE DI ENAS A VALLE
L’esame geomorfologico dei versanti non è stato disgiunto da quello dell’asta fluviale, soprattutto di quelli più
in pertinenza. Esso mette in evidenza, senza dubbi di sorta, che, a fronte di un generale incremento di portate
su tutta la rete convergente di valle sul Riu Enas, a sua volta tributario del Riu Padrogiano (che sappiamo
essere alimentato tanto dal Monte Limbara ad Ovest e NordOvest che dal Monte Nieddu a Sud e SudEst), la
gran parte degli incrementi dei volumi idrici e solidi registrati il 18/11/2013 nell’asta fluviale dell’Enas (che, fra
gli altri effetti, ha prodotto il collasso strutturale dello storico ponte di Loddone), è derivata da questo affluente.
Il Riu Palasole non è stato interessato né dal PAI né dal PSFF (fatto salvo, per quest’ultimo, l’area di
confluenza sul Riu Enas in corrispondenza dell’attraversamento della SS597, attualmente cantiere per la
realizzazione della nuova Sassari-Olbia). Il suo bacino idrografico è delimitato da uno spartiacque montano
che si estende a Sud verso i comuni di Padru e di Monti. L’alveo, al netto di brevi porzioni vallive pianeggianti,
di solito corrispondenti a innesti con rami laterali e/o settori con frange arenizzate del sostrato, è quasi
esclusivamente di tipo confinato, con morfologia incassata, a guida strutturale anche laddove si presenta a
meandri. L’alveo di conseguenza è sempre inciso, ora su corpi detritici, ora su forre rocciose ed incassate
mentre, saltuariamente, sono presenti slarghi della superficie, entro i quali di norma si osservano coltri
alluvionali recenti composte da svariato ciottolame di composizione granitoide in matrice prevalentemente
ghiaiosa e sabbiosa analoga, con limo e argilla subordinati. Ne consegue che la larghezza trasversale del
fondovalle, coincidente con l’alveo stagionalmente interessato da piene ordinarie, è generalmente abbastanza
limitata, seppur variabile da 20-25m massimi delle forre a 50-60m.
Il nodo idrografico a valle del quale si rilevano, rispetto alla piena del 18/11/2013 i massimi effetti
sedimentologico-geomorfologici, e da questi per estrapolazione, quelli idrologici, è senza dubbio dato dalla
sezione in corrispondenza dell’innesto in Sx del torrente Riu San Paolo (entro cui, circa 70 m a monte, si
immette il Riu Sa Rughe). A valle di questo nodo, peraltro, il Riu Palasole riceve in Dx, oltre il modesto Riu
Gravilasu, l’importante torrente Riu Sa Conca-Riu Micheli Altana, ovviamente anch’esso in piena, come
documentano i riscontri sui punti critici degli attraversamenti e dei ponticelli, tutti interessati da rigurgiti e
dissesti associati. La mobilizzazione di granulometrie grossolane sul fondo alveo è massiccia e i tratti in
accumulo si susseguono fino ad assumere importanza volumetrica sensibilmente apprezzabile lungo il tratto
terminale che precede la confluenza del Riu Palasole nell’Enas. Sui versanti attigui a tali torrenti sono state
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rilevate diffuse “pietraie”, ovvero blockstreams di massi di dimensioni decimetriche e clasti associati, che sono
state indicate nella Carta Geomorfologica e dei fenomeni franosi, funzionale alla perimetrazione del pericolo
geomorfologico.
Gli effetti geomorfologici nel tratto a monte del suddetto nodo idrografico segnalano, d’altro canto, una
sistematica quanto prevalente azione erosiva su tutte le sezioni, precedentemente ricoperte da sedimenti
alluvionali sciolti e da vegetazione; gli effetti di deposizione, in tale contesto si limitano alla sola frazione
sabbiosa e ghiaiosa e corrispondono a saltuarie concentrazioni in corrispondenza di ostacoli morfologici
rocciosi o vegetali al ritiro della piena, in tratti d’alveo palesemente in roccia o a gradinata a tipologia cascade
o a steep pool o ancora rapide a gradino. Ciò è ampiamente confermato anche dai controlli su base diacronica
con le immagini aeree precedenti l’evento intenso del 18/11/2013.
E’ da notare che risultati dell’indagine geomorfologica, ivi compreso la stessa Pericolosità geomorfologica di
questo stesso studio devono essere tenuti in attenta considerazione dallo studio idraulico. Per queste ragioni
si è chiesto con forza al consulente idraulico di assumere ogni ulteriore cautela nella valutazione delle portate
torrentizie dalle quali non può disgiungersi il rilevante carico solido allorché si ipotizzino tempi di ritorno
superiori al biennio. E’ stata proposta allo scopo l’assunzione di un apposito “franco sedimenti” che in sede di
calcolo della portata e di perimetrazione delle fasce fluviali di esondazione, tenga ponderatamente conto in
ciascun contesto torrentizio esaminato, dell’incidenza del trasporto solido osservato.
VALUTAZIONI SOMMARIA DEI SEDIMENTI MOBILIZZATI NEL CORSO
DELL’EVENTO DEL 18/11/2013
Fig. 3 - Tronco del Riu Palasaole-Sos Campittos interessato
Lo sviluppo del tronco interessato è pari a circa 8000m da zona Sa Castanza aLLA confluenza sull’Enas, di
cui 1.800m circa a monte della confluenza con Riu San Paolo (tratto A) di larghezza media di 25m con alcuni
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tratti in roccia ed a sezione ristretta del 50% con assetto a rapid o cascade ed i restanti 6.200m (tratto B) con
larghezze medie di 30-35m, con assetti a step pool in aggiunta ai precedenti.
Fig. 4 - Riu Palasole a ovest di Sa Castanza, Tratto in marrone erosione; in giallo: tratto di massima mobilizzazione dei sedimenti
Per la quantificazione sommaria del fenomeno di trasporto solido si fa riferimento alle seguenti semplificazioni:
o Ogni sezione è assimilata ad un ideale trapezio isoscele rovesciato con dimensioni standardizzate
secondo la figura sottostante
o Vengono ipotizzate rimozioni per fenomeni trattivi (asportazioni e spostamenti) omogenee su sezioni di
copertura alluvionale in continuità pari a circa 0,5m di spessore su ciascuna delle sezioni torrentizie. Tale
quantificazione appare conservativa per quel che riguarda la sussistenza effettiva di volumi d’alveo vuoti
(incisi su roccia e senza sedimento) qui considerati pieni e in virtù della presenza delle irregolarità
rocciose affioranti sul fondo alveo (rapid e cascade); tuttavia le evidenze complessive del terreno
attestano oltre della presenza di settori in roccia non necessariamente ricoperti di sedimenti sulle sezioni
ristrette anche di scarpate in erosione sui mantelli alluvionali ben superiori a 0,5m persino sulle sezioni
più larghe. Le due opposte situazioni vengono ritenute in grado di compensarsi.
H =18-25m
H =0,5-0,7mm
H =15-20m
Fig. 5 - Modellazione della sezione ai fini del calcolo speditivo
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Per la Valutazione dei volumi mobilizzati si consideri:
Tratto B (di monte)
h = 0,5m
base maggiore sezione idrografica 18 m
base minore sezione idrografica 15 m
(Bmagg+bmin)*h/2 = 8,25mq
(18+15)*0,5/2
8,25mq *1.800m = 14.850mc
Tratto A (di valle)
base maggiore sezione idrografica 25 m
base minore sezione idrografica 20 m
(Bmagg+bmin)*h/2
(25m +20m) * 0,7m/2= 15,75mq
15,75mq *6.200m = 97.650mc
14.850mc + 97.650mc = 112.500mc
Volumi Totali di mobilizzazione lungo il solo tratto considerato = 112.500mc
Queste valutazioni, per quanto sommarie e quindi non verificabili, possono tuttavia fungere da riferimento per
la quantiificazione del tutto preliminare degli ordini di grandezza minimi del fenomeno. Al di là degli aspetti
quantitativi e di qualunque ulteriore commento sulla validità del dato, essi impongono una severa e decisa
riflessione sulle attuali modalità di quantificazione delle portate complessive, che con tutta evidenza non sono
solamente liquide. Semmai, a seconda delle sezioni di riferimento, è palese come i flussi siano stati
determinati in condizioni iperconcentrate per cui, su tutto il tratto del Palasole sopra evidenziato, nonché nel
tronco torrentizio più a valle (Riu Enas) appare doveroso parlare di Debris Floods.. Stanti così le cose non si
può non evidenziare la sostanziale debolezza metodologica dell’approccio impiegato per quantificazione
idraulica. A ciò si aggiunga che all’erosione sui corpi detritici e sui terrazzi alluvionali spondali nel corso di tali
dinamiche si accompagna il taglio o la completa eradicazione della copertura vegetale arborea che comporta,
in ogni caso, elevati pericoli di ostruzione di qualunque attraversamento, in particolare, ma non solo (per
esempio il ponte della Stazione di Enas), di quelli realizzati con tubolari
In base a queste considerazioni unitamente ad una cospicua casistica di osservazioni, si è suggerito al
professionista incaricato della parte idraulica di voler introdurre, nel modello un qualche accorgimento che
consentisse di tenere conto della evidente tendenza alla mobilità dei sedimenti sul fondo per alti tempi di
ritorno cioè della possibilità di consistenti recapiti solidi con sollevamento del fondo, in corrispondenza delle
sezioni degli attraversamenti.
Dott. Geol. Giovanni Tilocca
Lì, Novembre 2015
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