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DAL NOSTRO MONDO
Necrologi
RICORDO DI VINCENZO BORRELLI
Il 28 marzo (fino al 28 febbraio aveva lavorato a comparse con il computer) si è spento
all’età di 95 anni l’avvocato Vincenzo Borrelli, rimasto sempre iscritto nell’albo con i due
traguardi di medaglie del nostro Ordine, dei cinquanta e sessanta anni di esercizio professionale.
Chi ne ha memoria ricorda la fondazione del suo Archivio di Ricerche Giuridiche che, dal
1946 fino al 1971, ha accompagnato la professione di innumerevoli Colleghi in tutta Italia,
anche con l’intelligente iniziativa di fornire risposte mirate a specifiche richieste di precedenti
giurisprudenziali. Avvocato onesto, operoso e intelligente può essere annoverato tra i Colleghi
da non dimenticare.
Ennio Parrelli
RICORDO DI AUGUSTO ADDAMIANO
I1 tempo come sosteneva Pindaro - è vero custode delle virtù degli uomini giusti, delle arti,
degli studi e di ogni cosa importante.
Ciò che è rimasto impresso nella mia memoria, ricordando la nobile figura di Augusto
Addamiano, è l’atmosfera che Egli riusciva a creare sia nello svolgere de1 suo compito di
difensore, sia nello affrontare qualsiasi argomento di contenuto culturale o artistico.
Del resto, Cicerone sosteneva che tre sono i fini di ogni discorso: informare, recar diletto
commuovere vivamente.
Uomo di grande impegno, Augusto Addamiano, proveniente dalla onerosa terra sicula, aveva
iniziato la sua brillante carriera forense nello studio di un grande Maestro: Remo Pannain.
Egli era anche un profondo conoscitore della poesia romanesca.
Il suo idolo era Giuseppe Gioacchino Belli.
Ricordo che, nelle pause di udienza, in attesa che 1 giudici leggessero dispositivo della
sentenza, Augusto, dimostrando di avere una memoria veramente prodigiosa, declamava i
sonetti del Belli, intrattenendo l’attento uditorio su “osti, norcini, ciarlatani e abati ”.
Con sottile arguzia sottolineava la corruttela di ogni tempo, manifestando il proprio
pessimismo sull’idea di palingenesi o di rinnovamento della società.
I giovani colleghi, nel perenne ricordo di Augusto Addamiano, non tralascino mai di
arricchire il proprio bagaglio culturale e abbiano sempre presente che il vero significativo della
vita risiede nell’aiutare il prossimo e nel compiere opere buone.
Giovanni Cipollone
RICORDO DI DONATO MARINARO
Mi sono affacciato alla professione di avvocato penalista nell’ormai lontano 1973 e, quasi
subito. conobbi l’avvocato Marinaro, da tempo penalista di successo e che ebbi modo di
apprezzare per la capacità professionale, per lo stile, il garbo e l’eleganza che metteva nel suo
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essere avvocato e gentiluomo al tempo stesso.
Un esempio per tutti, che non ho mai perso di vista e che ho potuto, ancor più, ammirare
e stimare, dal momento in cui le nostre frequentazioni non si limitarono più agli occasionali
incontri nelle aule giudiziarie, ma ebbero modo do consolidarsi grazie al matrimonio di Esther
e Rocco.
Perdo un amico ed un collega, che mi onorava del Tu ed al quale ero molto affezionato.
L’Avvocatura perde una bandiera ed un inimitabile modello di come si è veramente
avvocati: con le grandi doti dello spirito e del carattere, con la saggezza e l’umanità, con la
lealtà cavalleresca, con efficacia dell’eloquio, con la capacità di affrontare al meglio ogni
genere di processo.
Ciao Donato,, maestro di eleganza nella professione e nella vita; sentiremo la Tua
mancanza e non solo nei Tribunali.
Carlo Marchiolo
RICORDO DI ADRIANO CERQUETTI
“La morte viene come il ladro di notte,
ruba e passa via
nel buio del silenzio”
Con queste parole inizia la raccolta delle novelle scritte da Adriano Cerquetti nei primi anni ’60.
Nella notte tra il 20 e il 21 aprile scorso la morte ci ha rubato via nostro padre.
Nato nel 1931 a Morrovalle, nella provincia di Macerata, sin dagli anni dell’adolescenza
manifestò il suo interesse per la politica, schierandosi sul versante sicuramente più scomodo
del momento.
Assommò sempre l’impegno politico con gli studi prima e l’attività professionale poi,
trasferendosi prima a Macerata, dove frequentò lo studio dell’allora Presidente del Consiglio
dell’Ordine, e poi a Civitanova Marche, dove aprì il suo primo studio (in casa) nel 1960.
Nel corso degli anni ’60 e ’70 partecipò a tutte le vicende politiche locali e nazionali,
contribuendo con le sue energie, il suo carattere, la sua onestà.
Nello stesso tempo crebbe professionalmente fino a far divenire il suo studio un punto di
riferimento al quale in tanti si rivolgevano con fiducia nei momenti più difficili, confidando
anche nella sua umanità.
Nel ’79 si trasferì definitivamente a Roma, pagò con coerenza una scelta politica giusta ma
fatta al momento sbagliato e con alcune persone sbagliate, si allontanò dalla politica attiva e
riversò tutto il suo impegno nell’attività difensiva.
Gli anni ’80 e ’90 lo hanno visto protagonista, a Roma e in Italia, dei più importanti e
delicati processi sia politici che comuni.
Nonostante i successi e i riconoscimenti, restò sempre Avvocato, pronto cioè ad assumere
con lo stesso entusiasmo e impegno anche il più semplice incarico, instaurando un rapporto
diretto e personale con il cliente, che sentiva di poter su di lui fare assoluto affidamento, e che
mai il suo avvocato avrebbe privilegiato altri suoi eventuali interessi personali a suo scapito.
Questo crediamo che sia il suo più alto insegnamento, prima ancora che lo studio costante,
l’impegno e l’intelligenza.
Per questo vorremmo che fosse ricordato da quanti hanno avuto la fortuna di conoscerlo.
Noi continueremo a fare così.
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PHILOGELOS
Duplice insegnamento per chi aspira a divenire un grande oratore
Un cittadino, noto per la facilità con cui interveniva anche a sproposito nelle
dispute tra altre persone, esternò il desiderio di iscriversi alla scuola d’eloquenza
diretta da Isocrate, grande oratore ateniese.
Isocrate gli chiese una doppia retta per partecipare al corso oratorio,
suscitando quindi le sue rimostranze. Non devi lamentarti” lo apostrofò
Isocrate. “Una retta è per insegnarti a parlare e l’altra per insegnarti a tacere”.
La virtù non teme la nudità
Livia, diletta sposa dell’imperatore Augusto, un giorno passeggiando sulla riva
del Tevere, s’imbattè in un gruppo di uomini che in procinto di fare un bagno,
si erano denudati.
Il senato romano ritenne che i colpevoli di tale oltraggio meritassero la pena di
morte ma salvata loro la vita per intercessione della stessa Livia la quale
osservò: “Per una donna onesta gli uomini nudi non sono altro che delle statue”.
“Il menù non è mai fisso”
Cicerone e Pompeo un giorno incontrarono per strada Lucullo il quale, dopo
amabile conversazione, li invitò a pranzo.
Cicerone e Pompeo accettarono l’invito a patto che non avvertisse
preventivamente i suoi cuochi poichè erano curiosi di constatare cosa si
mangiasse quotidianamente a casa sua quando non erano presenti degli invitati.
“Permettetemi però” osservò Lucullo “di mandare ad avvertire che si prepari
il pranzo nella sala d’Apollo” e così fece. Quando Cicerone e Pompeo furono
nella casa di Lucullo, ebbero grande meraviglia nel constatare che si trattava di
un costoso pranzo, ineguagliabile per sfarzo di suppellettili e per la bontà delle
pietanze. Forse non seppero mai che quando Lucullo, ordinava di preparare il
pranzo nella sala d’Apollo, ciò significasse che trattavasi di convitati di grande
prestigio.
Avv. Giovanni Cipollone
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