Tutti pazzi per Melges 24 il vero monotipo da sballo
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Tutti pazzi per Melges 24 il vero monotipo da sballo
5 Vela nazionale 1 / 28 FEBBRAIO 2006 Preparazione olimpica FIV Trofeo Riva di Traiano La FIV ha recentemente presentato il programma di Preparazione Olimpica e Alto Livello in vista di Pechino 2008. In base a quanto stabilito gli equipaggi saranno suddivisi in 3 livelli verticali (A, B e C) dinamici e con accesso meritocratico. Del primo gruppo faranno parte gli atleti che hanno conseguito risultati internazionali di rilievo (entro il 10° piazzamento ai mondiali, l’8° agli europei e il 3° alle Preolimpiche); del secondo quelli con risultati comunque interessanti (entro la 20a posizione ai mondiali, 15a agli europei e podio in eventi di Grado 1 ISAF); del terzo gli equipaggi juniores, giovanili, giunti al podio durante i campionati italiani. Gianni Loperfido L a barca è un grosso derivone che con 15 nodi di vento già plana a 16-18 di velocità assicurando agli equipaggi prestazioni esaltanti in un continuo divertimento. Il Melges 24 è un’imbarcazione moderna, anche se nata nel 1992 dalla matita dell’americano Buddy Melges che la produsse dopo l’esperienza vittoriosa in Coppa America con Bill Coch e America3. A livello internazionale, (circa 700 barche costruite) è molto diffusa negli Stati Uniti, in Germania, Francia, Inghilterra, nei paesi scandinavi e in Italia. Una flotta italiana importante, di circa 60 barche da regata, frequentata da super professionisti, ex olimpionici e timonieri di spicco di altre classi che amano la velocità del Melges 24, gli assetti, le accelerazioni, la destrezza, il tempismo delle manovre. L’attrezzatura è semplice e la monotipia è ampiamente assicurata dai cantieri Melges Performance Sailboat in USA e in Europa, da Devoti Sailing in Polonia, con le barche fornite perfette, totalmente armate e senza necessità di alcuna modifica. Al presidente della Classe italiana Franco Maria Rao chiediamo: In attesa di battersi per l’America’s Cup Vincenzo Onorato conquista il Trofeo Riva di Traiano dato a chi contribuisce alla diffusione nel mondo della vela italiana. Il premio gli è stato consegnato dal presidente del marina, Armando Bordoni, nella serata organizzata dal Circolo Velico. Onorato è stato quindi nominato socio onorario del circolo ed ha ufficialmente ricevuto il guidone sociale che in verità già garrisce sullo strallo di Mascalzone Latino Capitalia Team fin dalla tappa siciliana degli Act preliminari della Vuitton Cup. «Roma e il Mediterraneo» Dal 4 al 7 maggio prossimi Ostia ospiterà «Roma e il Mediterraneo», una manifestazione internazionale organizzata dall’Associazione Roma Mediterranea per valorizzare tutti gli aspetti che accomunano e interessano i Paesi bagnati dal “Mare Nostrum”. Il programma definitivo, portato all’attenzione del Comune e della Provincia di Roma, della Regione Lazio e dell’Osservatorio del Mediterraneo del Ministero degli Esteri, coinvolgerà più aree tematiche (dalla cultura all’arte, dal turismo al commercio e all’impresa, dall’ambiente allo sport e al tempo libero) e sarà illustrato ad aprile nel corso di una conferenza stampa in Campidoglio. Tutti pazzi per Melges 24 il vero monotipo da sballo La classe, che è in sensibile ascesa, attrae sempre più campioni. In Italia ci si prepara ad ospitare gli Europei del 2007 e i Mondiali del 2008 È sicuramente una barca onerosa, ma c’è una politica della classe per il contenimento dei costi. In acqua costa circa 50,000 euro. Molto semplice da mettere a punto e da condurre, ha l’albero, le appendici e il bompresso in carbonio. È carrellabile, pesa 750 chili e possiede un gennaker di 65 Nella ranking-list mondiale già quattro equipaggi italiani si sono portati tra i primi dieci e in quella europea sono i primi nove Alcuni dei più forti equipaggi e timonieri blasonati scelgono di cimentarsi sul Melges 24. Questo non va a discapito di chi ci regata normalmente? Come importanza del successo di una barca il timoniere conta il 33%, un altro 33% spetta a un bravo tattico e il restante 33% dipende dall’affiatamento dell’equipaggio. Per questo nel circuito della Volvo Cup Italia dello scorso anno è stata introdotta la classifica “Corinthian”, ovvero la classifica dei timonieri e degli equipaggi non professionisti, che non percepiscono denaro. Quindi all’interno della stessa regata se ne svolgono in pratica due. La Classe italiana Melges 24 ha voluto fortemente, insieme alla FIV e ai giudici, il diretto controllo in acqua delle infrazioni. Come in Coppa America ci sono gli “umpires” che fischiano immediatamente le scorrettezze dando le penalità. Così, lo scorso anno su 50 prove in cinque tappe, si sono verificate solo due proteste. Quali sono i progetti futuri della classe e cosa può divenire il Melges 24 per la vela italiana? Per la vela italiana mi auguro il meglio possibile, con un fermo contenimento dei costi. Il Melges è sicuramente una delle classi in ascesa e nel 2006 ci saranno ancora cinque tappe molto importanti del circuito Volvo Cup con Alassio,Bari,CalaGalera,ilCampionato italiano a Scarlino, il Melges 24 Week a Torbole e il Campionato del mondo a Hyieres in Francia. Nel 2007 avremo L’arrivo del Cantiere Devoti cosa ha apportato nella costruzione del Melges 24 ? Il cantiere in Polonia della Devoti Sailing e la sua genialità hanno garantito una qualità altissima sulla finitura delle barche che non hanno bisogno di cambiare un bozzello o una cima. Questo, oltre a ridurre i costi aggiuntivi, garantisce uno strettissimo controllo sulla monotipia. La differenza sta negli equipaggi e nelle vele. Dopo anni di monopolio della North Sail, negli ultimi due campionati mondiali, la veleria Dave Ulman ha portato avanti un disegno di randa in dacron tradizionale dalle ottime prestazioni portandola a vincere e a movimentare così il settore della ricerca». Fin qui l’intervista con Rao, ma merita dare spazio a due campioni mondiali come Silvio Santoni e Gabrio Zandonà, sul Finn master l’uno e sul 470 l’altro, entrambi timonieri entusiasti del Melges24. Santoni tiene a precisare che «la regola base per ottenere il meglio dal Melges è di prenderlo per ciò che è, ovvero una grande deriva. Importante è usare bene le scotte, tenere in gran conto il peso dell’equipaggio e lavorare bene sugli assetti. La barca ha appendici profonde e strette e la portanza arriva solo con la velocità». Per quanto riguarda Gabrio Zandonà, invece, «in bolina il Melges 24 è come un 470, molto leggero sul timone e sensibile. Sente molto il peso. 360 kg il massimo raggiungibile in 4 o in 5 persone d’equipaggio, in questo caso c’è un aiuto in più nelle manovre ma con un po’ d’intralcio in pozzetto, peraltro ampio e comodo. In poppa la novità del gennaker è interessante con planate favolose. Si cerca sempre di restare sull’onda il più possibile e l’equipaggio si sposta indietro man mano che la barca va in planata, proprio come faccio sul 470 col mio prodiere Andrea Trani». Quali caratteristiche possiede il Melges24 per renderlo così speciale e importante? metri quadri portati in diretta. Veloce e sicura, con 35 nodi di vento nelle regate di Portisco quest’anno ha toccato i 20 nodi di velocità somigliando in certe condizioni più a uno skif o a un windsurf. È una formula molto divertente che impone un peso massimo dell’equipaggio di 360 kg. Nella ranking-list mondiale ci sono quattro equipaggi italiani nei primi dieci e in quella europea sono i primi nove. Dal punto di vista agonistico e tecnico, siamo i più forti al mondo, mentre per quello politico, visto che il Melges 24 è una barca americana, con una storia americana e inglese, finalmente si da più spazio alle nostre innovazioni, come avere il giudice in acqua anche nelle regate ISAF. i Campionati europei in Italia, molto probabilmente a Scarlino, e nel 2008 i Campionati del mondo a Portisco in Sardegna a coronamento di un grande sforzo dell’organizzazione e dello staff tecnico con la Classe italiana. Come si colloca la classe Melges 24 Italia rispetto a quella internazionale ? LibridelMare S ono molteplici le soddisfazioni che regala questo libro: a primo impatto ci sono i colori “fuoco” della copertina rigida e compatta che donano una notevole consistenza piacevole al tatto. Complici di questa sensazione sono ovviamente anche le oltre 400 pagine che racchiudono lʼentusiasmante vicenda internazionale. La storia è intrigante, ma mi hanno colpita soprattutto la semplicità, la chiarezza e scorrevolezza con le quali vengono descritte avvicendamenti particolarmente complicati, come i complotti internazionali, i movimenti di un enorme sottomarino nei mari del mondo facendosi notare a malapena, gli intrighi alla Casa Bianca, il lancio di missili costruiti illegalmente, lʼesplosione di vulcani. E molto altro ancora. Sinopsis Il terrorismo ha raggiunto un nuovo, drammatico livello di aggressività. Il maggiore Ray Kerman, rinnegato del Terrorismo in mezzo ai mari SCIMITAR SL-2 Patrick Robinson LONGANESI € 18.60 pp.420 Narrativa SAS, è riuscito a sfuggire alla cattura. Si nasconde sotto il nuovo nome di Ravi Rashood ma non ha rinunciato alla sua folle battaglia contro lʼOccidente. Aiutato dalla moglie Shakira e dal giovane contrammiraglio Ben Badr della marina iraniana, ha ancora a disposizione un potentissimo sottomarino denominato Scimitar SL-2. Approfittando dellʼinerzia della nuova Patrick Robinson è nato nel Kent, in Inghilterra. Con il successo di Seawolf, Classe Kilo, Classe Nimitz, Invisibile, USS Shark e Barracuda 945 (Longanesi) si è guadagnato il titolo di maestro del romanzo bellico dʼazione: le sue storie di sottomarini, ambientate in più vaste trame di fantapolitica e intrighi spionistici, hanno milioni di lettori in tutto il mondo. amministrazione americana che ha mandato in pensione lʼammiraglio Morgan, lʼunico in grado di tenergli testa, Rashood vuole provocare una devastante catastrofe naturale. La scomparsa di uno scienziato inglese, la misteriosa eruzione di un vulcano nello stato di Washington e una serie di ultimatum a cui il governo americano non vuole credere convincono Morgan e quanti gli sono rimasti fedeli, allʼinterno delle forze armate, che il pericolo è reale. Occorre applicare subito contromisure drastiche per mettere in salvo la popolazione da un possibile disastro, e scatenare una caccia senza precedenti al sottomarino nemico. ....«Venire dieci gradi a dritta», ordinò il comandante. «Rotta trecinque-zero. Velocità 25, profondità settanta metri.» Il mar Giallo era notoriamente poco profondo e lʼultima parte del viaggio, verso le acque più proibite della Cina, avrebbe dovuto essere completato in superficie, proprio sotto i satelliti americani. Il comandante sperava di condurre la navigazione osservato il meno possibile, ma, in fondo, cosa importava? Un sottomarino costruito in Russia, diretto a una base cinese, in prevalenza in acque internazionali: nessuno era obbligato a dire nulla a Washington. Dopotutto il Pentagono non era il padrone degli oceani del mondo.” A cura di Inbar Meytsar