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Sicurezza del macchinario NORMA ITALIANA Principi per la valutazione del rischio UNI EN 1050 NOVEMBRE 1998 Safety of machinery DESCRITTORI Sicurezza delle macchine, prevenzione degli infortuni, pericolo, misura di sicurezza, prescrizione CLASSIFICAZIONE ICS 13.110 SOMMARIO La norma stabilisce i principi generali per la procedura nota come valutazione dei rischi mediante la quale la conoscenza e l’esperienza su progettazione, uso, incidenti, infortuni e danni sulle macchine sono associati al fine di valutare i rischi durante tutte le fasi della vita delle macchine. RELAZIONI NAZIONALI RELAZIONI INTERNAZIONALI = EN 1050:1996 La presente norma è la versione ufficiale in lingua italiana della norma europea EN 1050 (edizione novembre 1996). ORGANO COMPETENTE Commissione "Sicurezza" STANIMUC - Servizio Tecnico Autonomo Normalizzazione Italiana delle Macchine Utensili e Collaudi RATIFICA Presidente dell’UNI, delibera del 21 ottobre 1998 NORMA EUROPEA Principles for risk assessment RICONFERMA UNI Ente Nazionale Italiano di Unificazione Via Battistotti Sassi, 11B 20133 Milano, Italia Gr. 7 UNI - Milano 1998 Riproduzione vietata. Tutti i diritti sono riservati. Nessuna parte del presente documento può essere riprodotta o diffusa con un mezzo qualsiasi, fotocopie, microfilm o altro, senza il consenso scritto dell’UNI. Nº di riferimento UNI EN 1050:1998 Pagina I di IV PREMESSA NAZIONALE La presente norma costituisce il recepimento, in lingua italiana, della norma europea EN 1050 (edizione novembre 1996), che assume così lo status di norma nazionale italiana. La traduzione è stata curata dall’UNI. La Commissione "Sicurezza" dell’UNI e lo STANIMUC (Servizio Tecnico Autonomo Normalizzazione Italiana delle Macchine Utensili e Collaudi - via Vespucci 8, 10128 Torino), ente federato all’UNI, che seguono i lavori europei sull’argomento, per delega della Commissione Centrale Tecnica, hanno approvato il progetto europeo il 4 luglio 1996 e la versione in lingua italiana della norma il 20 luglio 1998. Per agevolare gli utenti, viene di seguito indicata la corrispondenza tra le norme citate al punto "Riferimenti normativi" e le norme italiane vigenti: EN 292-1:1991 = UNI EN 292-1:1992 EN 292-2:1991/A1:1995 = UNI EN 292-2:1992/A1:1995 Le norme UNI sono revisionate, quando necessario, con la pubblicazione di nuove edizioni o di aggiornamenti. È importante pertanto che gli utenti delle stesse si accertino di essere in possesso dell’ultima edizione e degli eventuali aggiornamenti. Le norme UNI sono elaborate cercando di tenere conto dei punti di vista di tutte le parti interessate e di conciliare ogni aspetto conflittuale, per rappresentare il reale stato dell’arte della materia ed il necessario grado di consenso. Chiunque ritenesse, a seguito dell’applicazione di questa norma, di poter fornire suggerimenti per un suo miglioramento o per un suo adeguamento ad uno stato dell’arte in evoluzione è pregato di inviare i propri contributi all’UNI, Ente Nazionale Italiano di Unificazione, che li terrà in considerazione, per l’eventuale revisione della norma stessa. UNI EN 1050:1998 Pagina II di IV INDICE PREMESSA 2 0 INTRODUZIONE 3 1 SCOPO E CAMPO DI APPLICAZIONE 3 2 RIFERIMENTI NORMATIVI 3 3 DEFINIZIONI 4 4 4.1 4.2 PRINCIPI GENERALI 4 Concetti fondamentali ............................................................................................................................. 4 Processo iterativo per ottenere la sicurezza ....................................................................................... 5 Informazioni per la valutazione dei rischi ..................................................................................... 5 5 DETERMINAZIONE DEI LIMITI DELLA MACCHINA 6 6 IDENTIFICAZIONE DEL PERICOLO 6 7 7.1 7.2 STIMA DEI RISCHI 6 Generalità...................................................................................................................................................... 6 Elementi di rischio .................................................................................................................................... 6 Elementi di rischio ........................................................................................................................................ 7 Aspetti da considerare nella determinazione degli elementi di rischio ......................................................................................................................................................... 8 figura figura 1 2 7.3 8 8.1 8.2 8.3 VALUTAZIONE DEI RISCHI 10 Generalità................................................................................................................................................... 10 Raggiungimento degli obiettivi di riduzione del rischio...................................................... 10 Confronto dei rischi ............................................................................................................................... 11 9 DOCUMENTAZIONE 11 ESEMPI DI PERICOLI, SITUAZIONI PERICOLOSE ED EVENTI PERICOLOSI 12 APPENDICE (informativa) A APPENDICE (informativa) B METODI PER ANALIZZARE I PERICOLI E PER STIMARE I RISCHI 17 APPENDICE (informativa) C BIBLIOGRAFIA 19 UNI EN 1050:1998 Pagina III di IV UNI EN 1050:1998 Pagina IV di IV Sicurezza del macchinario NORMA EUROPEA Principi per la valutazione del rischio EN 1050 NOVEMBRE 1996 Safety of machinery EUROPEAN STANDARD Principles for risk assessment Sécurité des machines NORME EUROPÉENNE Principes pour l’appréciation du risque EUROPÄISCHE NORM Leitsätze zur Risikobeurteilung DESCRITTORI Sicurezza delle macchine, prevenzione degli infortuni, pericolo, misura di sicurezza, prescrizione ICS 13.110 Sicherheit von Maschinen La presente norma europea è stata approvata dal CEN il 22 agosto 1996. I membri del CEN devono attenersi alle Regole Comuni del CEN/CENELEC che definiscono le modalità secondo le quali deve essere attribuito lo status di norma nazionale alla norma europea, senza apportarvi modifiche. Gli elenchi aggiornati ed i riferimenti bibliografici relativi alle norme nazionali corrispondenti possono essere ottenuti tramite richiesta alla Segreteria Centrale oppure ai membri del CEN. Le norme europee sono emanate in tre versioni ufficiali (inglese, francese e tedesca). Traduzioni nella lingua nazionale, fatte sotto la propria responsabilità da membri del CEN e notificate alla Segreteria Centrale, hanno il medesimo status delle versioni ufficiali. I membri del CEN sono gli Organismi nazionali di normazione di Austria, Belgio, Danimarca, Finlandia, Francia, Germania, Grecia, Irlanda, Islanda, Italia, Lussemburgo, Norvegia, Paesi Bassi, Portogallo, Regno Unito, Spagna, Svezia e Svizzera. CEN COMITATO EUROPEO DI NORMAZIONE European Committee for Standardization Comité Européen de Normalisation Europäisches Komitee für Normung Segreteria Centrale: rue de Stassart, 36 - B-1050 Bruxelles CEN 1996 I diritti di riproduzione sono riservati ai membri del CEN. UNI EN 1050:1998 Pagina 1 di 20 PREMESSA La presente norma europea è stata elaborata dal Comitato Tecnico CEN/TC 114 "Sicurezza del macchinario", la cui segreteria è affidata al DIN. Alla presente norma europea deve essere attribuito lo status di norma nazionale, o mediante la pubblicazione di un testo identico o mediante notifica di adozione, entro maggio 1997, e le norme nazionali in contrasto devono essere ritirate entro maggio 1997. La presente norma europea è stata elaborata nell’ambito di un mandato conferito al CEN dalla Commissione Europea e dall’Associazione Europea del Libero Scambio, ed è di supporto ai requisiti essenziali della(e) Direttiva(e) UE. L’appendice A è informativa e contiene esempi di pericoli, situazioni pericolose ed eventi pericolosi. L’appendice B è informativa e contiene metodi per l’analisi dei pericoli e la valutazione dei rischi. In conformità alle Regole Comuni CEN/CENELEC, gli enti nazionali di normazione dei seguenti Paesi sono tenuti a recepire la presente norma europea: Austria, Belgio, Danimarca, Finlandia, Francia, Germania, Grecia, Irlanda, Islanda, Italia, Lussemburgo, Norvegia, Paesi Bassi, Portogallo, Regno Unito, Spagna, Svezia e Svizzera. UNI EN 1050:1998 Pagina 2 di 20 0 INTRODUZIONE La funzione della presente norma di tipo A è di descrivere i principi per una procedura sistematica e coerente per la valutazione dei rischi come indicato al punto 6 della EN 292-1:1991. La presente norma fornisce una guida per le decisioni da prendere durante la progettazione del macchinario (vedere 3.11 della EN 292-1:1991) e sarà di aiuto nella preparazione delle norme di tipo B e C coerenti ed appropriate allo scopo di soddisfare i requisiti essenziali di sicurezza e di salute (vedere l’appendice A della EN 292-2:1991/A1:1995). In sè l’impiego della presente norma non fornisce la presunzione di conformità ai requisiti essenziali di sicurezza e salute (vedere l’appendice A della EN 292-2:1991/A1:1995). Si raccomanda di inserire la presente norma nei corsi e nei manuali di formazione che forniscono istruzioni di base sui metodi di progettazione. 1 SCOPO E CAMPO DI APPLICAZIONE La presente norma stabilisce i principi generali per la procedura nota come valutazione dei rischi mediante la quale la conoscenza e l'esperienza su progettazione, uso, incidenti, infortuni e danni sulle macchine sono associati al fine di valutare i rischi durante tutte le fasi della vita delle macchine (vedere 3.11a della EN 292-1:1991). La presente norma fornisce una guida sulle informazioni richieste per consentire l’esecuzione della valutazione dei rischi. Si descrivono le procedure per l'identificazione dei pericoli e la stima e la valutazione dei rischi. Lo scopo della presente norma è di fornire consigli sulle decisioni da prendere per la sicurezza delle macchine e sul tipo di documentazione richiesta per verificare l’esecuzione della valutazione dei rischi. La presente norma non è destinata a fornire un elenco dettagliato dei metodi per l’analisi dei pericoli e la valutazione dei rischi, poiché questi sono trattati altrove (per esempio, nei libri di testo ed in altri documenti di riferimento). Una sintesi di alcuni di questi metodi viene fornita solo a scopo informativo (vedere l’appendice B). 2 RIFERIMENTI NORMATIVI La presente norma europea rimanda, mediante riferimenti datati e non, a disposizioni contenute in altre pubblicazioni. Tali riferimenti normativi sono citati nei punti appropriati del testo e vengono di seguito elencati. Per quanto riguarda i riferimenti datati, successive modifiche o revisioni apportate a dette pubblicazioni valgono unicamente se introdotte nella presente norma europea come aggiornamento o revisione. Per i riferimenti non datati vale l'ultima edizione della pubblicazione alla quale si fa riferimento. EN 292-1:1991 Sicurezza del macchinario - Concetti fondamentali, principi generali di progettazione - Terminologia, metodologia di base EN 292-2:1991/A1:1995 Sicurezza del macchinario - Concetti fondamentali, principi generali di progettazione - Specifiche e principi tecnici EN 60204-1:1992 Sicurezza del macchinario - Equipaggiamento elettrico delle macchine - Regole generali (IEC 204-1:1992, modificata) CEN/CLC MEMORANDUM N° 9:1994 Linee guida per l’inserimento nelle norme degli aspetti relativi alla sicurezza (Identico alla guida ISO/IEC 51:1990) UNI EN 1050:1998 Pagina 3 di 20 3 DEFINIZIONI Ai fini della presente norma, si applicano le definizioni seguenti, oltre a quelle riportate nella EN 292-1:1991. 3.1 danno: Lesione fisica e/o danno alla salute o ai beni (vedere 3.4 del CEN/CLC MEMO- 3.2 evento pericoloso: Evento che può causare danno. 3.3 misura di sicurezza: Mezzo che elimina un pericolo o riduce un rischio. RANDUM N° 9:1994). Nota Per ulteriori informazioni vedere il punto 5 della EN 292-1:1991. 3.4 rischio residuo: Rischio che sussiste dopo aver adottato delle misure di sicurezza. 4 PRINCIPI GENERALI 4.1 Concetti fondamentali La valutazione dei rischi consiste in una serie di tappe logiche che consentono di esaminare in modo sistematico i pericoli associati alle macchine. La valutazione dei rischi è seguita, ogni qualvolta risulti necessario, dalla riduzione del rischio come indicato al punto 5 della UNI EN 292-1:1991. Quando questo processo viene ripetuto, costituisce il processo iterativo per eliminare per quanto possibile i pericoli e per mettere in atto le misure di sicurezza. La valutazione dei rischi comprende (vedere figura 1): - analisi dei rischi, a) determinazione dei limiti della macchina (vedere punto 5), b) identificazione del pericolo (vedere punto 6), c) stima del rischio (vedere punto 7); - valutazione del rischio (vedere punto 8). L’analisi dei rischi fornisce le informazioni necessarie per la valutazione dei rischi, che a sua volta consente la formulazione del giudizio sulla sicurezza della macchina (vedere 3.4 della EN 292-1:1991). La valutazione dei rischi si basa su decisioni valutative. Tali decisioni devono appoggiarsi su metodi qualitativi, per quanto possibile integrati da metodi quantitativi. I metodi quantitativi sono particolarmente appropriati quando la gravità e l'entità prevedibili del danno sono elevate. I metodi quantitativi sono utili per valutare misure di sicurezza alternative, e per determinare quale tra queste fornisce la migliore protezione. Nota L'applicazione di metodi quantitativi è limitata dal numero di dati utili dei quali si dispone ed in numerose applicazioni sarà possibile effettuare soltanto una valutazione dei rischi qualitativa. La valutazione dei rischi deve essere effettuata in modo che sia possibile documentare la procedura seguita ed i risultati ottenuti (vedere punto 9). UNI EN 1050:1998 Pagina 4 di 20 figura 1 Processo iterativo per ottenere la sicurezza INIZIO Determinazione dei limiti della macchina (vedere punto 5) Identificazione del pericolo (vedere punto 6) Stima dei rischi (vedere punto 7) Valutazione dei rischi (vedere punto 8) La macchina è sicura? NO Riduzione dei rischi ---- La riduzione dei rischi e la scelta di adeguate misure di sicurezza non fanno parte della valutazione dei rischi. Per ulteriori chiarimenti, vedere il punto 5 della EN 292-1:1991 e la EN 292-2. 4.2 Informazioni per la valutazione dei rischi Le informazioni per la valutazione dei rischi, e per qualsiasi analisi qualitativa e quantitativa devono comprendere, dove appropriato, quanto segue: - i limiti della macchina (vedere punto 5); - i requisiti per le fasi della vita della macchina (vedere 3.11a della EN 292-1:1991); - i disegni di progetto o altri mezzi per stabilire la natura della macchina; - le informazioni concernenti l’alimentazione di energia; - la casistica degli infortuni e degli incidenti; - qualsiasi informazione relativa ai danni alla salute. Le informazioni devono essere aggiornate progressivamente con lo sviluppo della progettazione e quando sono richieste delle modifiche. È spesso possibile fare confronti tra situazioni pericolose simili, associate a tipi diversi di macchine, a condizione che siano disponibili sufficienti informazioni sulle circostanze di pericolo e di infortuni in quelle situazioni. L’assenza di una casistica degli infortuni, o un basso numero di infortuni o un basso livello di gravità degli infortuni non devono generare l’automatica presunzione di un basso rischio. UNI EN 1050:1998 Pagina 5 di 20 Per l’analisi quantitativa, è possibile usare i dati provenienti da banche dati, manuali, specifiche di laboratori e dei costruttori, a condizione che i dati siano ritenuti affidabili. L’incertezza associata a questi dati deve essere registrata nella documentazione (vedere 9). Per integrare i dati qualitativi, è possibile utilizzare i dati basati sul consenso di opinioni di esperti derivante dall'esperienza (per esempio la tecnica Delphi, vedere B.8). 5 DETERMINAZIONE DEI LIMITI DELLA MACCHINA La valutazione dei rischi deve tenere in considerazione: - le fasi della vita della macchina (vedere 3.11a della EN 292-1:1991); - i limiti della macchina (vedere 5.1 della EN 292-1:1991) includendo l'uso inteso (sia l’uso ed il funzionamento corretti della macchina sia le conseguenze dell'uso scorretto o malfunzionamento ragionevolmente prevedibili) in conformità con 3.12 della EN 292-1:1991; - tutti gli usi prevedibili della macchina (per esempio industriali, non industriali e domestici) da parte di persone identificate per sesso, età, mano d’impiego dominante, o limitazioni delle capacità fisiche (per esempio menomazioni della vista o dell’udito, taglia, forza); - il livello di formazione, esperienza o capacità degli utilizzatori prevedibili, come: a) operatori (incluso il personale di manutenzione o i tecnici), b) allievi ed apprendisti, c) pubblico generico; - l’esposizione di altre persone ai pericoli associati alla macchina quando può essere ragionevolmente prevista. 6 IDENTIFICAZIONE DEL PERICOLO Tutti i pericoli, le situazioni e gli eventi pericolosi associati alla macchina devono essere identificati. Gli esempi forniti nell’appendice A sono di aiuto nell’esecuzione di questo processo (vedere il punto 4 della EN 292-1:1991 per ulteriori informazioni sulla descrizione dei pericoli generati dalla macchina). Sono disponibili diversi metodi per l’analisi sistematica dei pericoli. L’appendice B ne fornisce degli esempi. 7 STIMA DEI RISCHI 7.1 Generalità Dopo l’identificazione del pericolo (vedere punto 6) si deve eseguire la stima dei rischi per ogni pericolo determinando gli elementi di rischio riportati in 7.2. Nella determinazione di questi elementi è necessario tener conto degli aspetti riportati in 7.3. 7.2 Elementi di rischio 7.2.1 Combinazione di elementi di rischio Il rischio associato ad una situazione particolare o ad un processo tecnico è derivato da una combinazione dei seguenti elementi: - la gravità del danno; - la probabilità che si verifichi tale danno, che è funzione di: a) frequenza e durata dell'esposizione delle persone al pericolo, b) probabilità che si verifichi un evento pericoloso, c) possibilità tecniche ed umane per evitare o limitare il danno (per esempio, velocità ridotta, dispositivo di arresto d'emergenza, dispositivo di consenso, consapevolezza dei rischi). UNI EN 1050:1998 Pagina 6 di 20 Gli elementi sono illustrati nella figura 2 e ulteriori dettagli sono riportati in 7.2.2 e 7.2.3. figura 2 RISCHIO correlato al pericolo considerato Elementi di rischio è una funzione di GRAVITÀ del possibile danno che può risultare dal pericolo considerato PROBABILITÀ CHE SI VERIFICHI tale danno e frequenza e durata dell’esposizione probabilità che si verifichi un evento pericoloso possibilità di evitare o limitare il danno Sono disponibili numerosi metodi per l'analisi sistematica di tali elementi. L'appendice B ne fornisce degli esempi. Nota 7.2.2 In molti casi questi elementi non possono essere determinati con esattezza, ma possono solo essere stimati. Ciò vale in particolare per la probabilità che si verifichi un danno possibile. La gravità del danno possibile in molti casi non può essere facilmente stabilita (per esempio nel caso di danno alla salute dovuto a sostanze tossiche o a stress). Gravità (grado di danno possibile) La gravità può essere stimata tenendo conto di: a) natura di ciò che deve essere protetto: 1) persone, 2) beni, 3) ambiente; b) gravità delle lesioni o danni alla salute: 1) lievi (normalmente reversibili), 2) gravi (normalmente irreversibili), 3) morte; c) entità del danno (per ogni macchina): 1) una persona, 2) più persone. 7.2.3 Probabilità che si verifichi un danno La probabilità che si verifichi un danno può essere stimata tenendo conto di quanto indicato da 7.2.3.1 a 7.2.3.3. 7.2.3.1 Frequenza e durata dell’esposizione: - necessità di accesso alla zona pericolosa (per esempio per normale funzionamento, manutenzione o riparazione), - natura dell’accesso (per esempio alimentazione manuale di materiali), - tempo trascorso nella zona pericolosa, - numero delle persone che hanno esigenza di accesso, - frequenza di accesso. 7.2.3.2 Probabilità che si verifichi un evento pericoloso: - affidabilità ed altri dati statistici, UNI EN 1050:1998 Pagina 7 di 20 Nota casistica degli infortuni, casistica dei danni alla salute, confronto dei rischi (vedere 8.3). La causa di un evento pericoloso può essere di origine tecnica o umana. 7.2.3.3 Possibilità di evitare o di limitare un danno: a) in funzione della persona che aziona la macchina: 1) persone qualificate, 2) persone non qualificate, 3) funzionamento non sorvegliato; b) in funzione della velocità con la quale si manifesta l'evento pericoloso: 1) improvvisamente, 2) veloce, 3) lenta; c) in funzione della consapevolezza del rischio: 1) da informazioni generali, 2) da osservazione diretta, 3) mediante segnali di avvertimento e dispositivi di indicazione; d) in funzione della possibilità umana di evitare o limitare il danno (per esempio prontezza di riflessi, agilità, possibilità di fuga): 1) possibile, 2) possibile in certe condizioni, 3) impossibile; e) in funzione dell’esperienza pratica e conoscenza: 1) della macchina, 2) di macchine simili, 3) nessuna esperienza. 7.3 Aspetti da considerare nella determinazione degli elementi di rischio 7.3.1 Persone esposte La stima dei rischi deve tener conto di tutte le persone esposte ai pericoli. Ciò include gli operatori (vedere 3.21 della EN 292-1:1991) e altre persone per le quali è ragionevolmente prevedibile che possano essere danneggiate dalla macchina. 7.3.2 Tipo, frequenza e durata dell'esposizione La stima dell'esposizione al pericolo considerato (incluso il danno alla salute a lungo termine) richiede l’analisi e la considerazione di tutti i modi di funzionamento della macchina e dei metodi di lavorazione. In particolare ciò interessa la necessità di accesso durante la messa a punto, l'addestramento, il cambio di lavorazione o correzione, la pulizia, la ricerca dei guasti e la manutenzione (vedere 3.11 della EN 292-1:1991). La stima dei rischi deve tener conto delle situazioni per le quali è necessario neutralizzare le funzioni di sicurezza (per esempio, durante la manutenzione). 7.3.3 Rapporto tra l'esposizione e gli effetti Il rapporto tra l'esposizione ad un pericolo ed i suoi effetti deve essere preso in considerazione. Si deve tener conto anche degli effetti di esposizione accumulata e degli effetti sinergici. La stima dei rischi, quando si prendono in considerazione questi effetti deve essere, per quanto possibile, basata su dati riconosciuti adeguati. Nota Possono essere disponibili dati relativi ad infortuni per indicare la probabilità e la gravità di una lesione associata all'uso di un particolare tipo di macchina con un particolare tipo di misura di sicurezza. UNI EN 1050:1998 Pagina 8 di 20 7.3.4 Fattori umani I fattori umani possono influire sul rischio e devono essere presi in considerazione nella stima dei rischi. Ciò comprende per esempio: - interazione di persone con la macchina, - interazione tra le persone, - aspetti psicologici, - effetti ergonomici, - capacità delle persone di essere consapevoli dei rischi in una data situazione in funzione del loro livello di formazione, dell'esperienza e della capacità. La stima della capacità delle persone esposte deve tenere conto dei seguenti aspetti: - l’applicazione dei principi ergonomici nella progettazione della macchina, - la capacità naturale o acquisita di svolgere i compiti richiesti, - la consapevolezza dei rischi, - il livello di dimestichezza nello svolgere i compiti richiesti senza scostamenti intenzionali o accidentali, - tentazioni di discostarsi da metodi di lavoro sicuri prescritti e necessari. La formazione, l'esperienza e la capacità possono influire sui rischi ma nessuno di questi fattori deve essere utilizzato in sostituzione dell’eliminazione dei pericoli o riduzione dei rischi mediante la progettazione o le protezioni quando queste misure di sicurezza possono essere adottate. 7.3.5 Affidabilità delle funzioni di sicurezza La stima dei rischi deve tener conto dell'affidabilità dei componenti e dei sistemi. La stima deve: - identificare le circostanze che possono provocare danno (per esempio, guasto di un componente, guasto nell'alimentazione di energia, disturbi elettrici), - se necessario, utilizzare metodi quantitativi per confrontare misure di sicurezza alternative, - fornire informazioni per consentire la scelta di funzioni, componenti e dispositivi di sicurezza adeguati. I componenti ed i sistemi identificati per le funzioni di sicurezza critiche (vedere 3.13.1 della EN 292-1:1991) richiedono una particolare attenzione. Quando più dispositivi di sicurezza contribuiscono alla funzione di sicurezza, la scelta di tali dispositivi deve essere funzione della loro affidabilità e delle loro prestazioni. Quando le misure di sicurezza comprendono l'organizzazione del lavoro, il comportamento corretto, l'attenzione, l'adozione di dispositivi di protezione individuale, l’abilità o l'addestramento, nella stima dei rischi si deve tener conto dell'affidabilità relativamente bassa di tali misure rispetto alle misure tecniche di sicurezza di provata validità. 7.3.6 Possibilità di neutralizzare o eludere le misure di sicurezza La stima dei rischi deve tener conto della possibilità di neutralizzare o eludere le misure di sicurezza. La stima dei rischi deve inoltre tener conto degli incentivi a neutralizzare o eludere le misure di sicurezza, per esempio: - la misura di sicurezza rallenta la produzione, o interferisce con qualsiasi altra attività o preferenza dell'utilizzatore, - la misura di sicurezza è difficile da utilizzare, sono coinvolte persone diverse dall’operatore, la misura di sicurezza non è riconosciuta dall’utilizzatore o non è accettata come adeguata per la sua funzione. La possibilità di neutralizzare la misura di sicurezza dipende sia dal tipo di misura di sicurezza (per esempio, riparo regolabile, dispositivo sensibile programmabile) sia dai particolari di progettazione. UNI EN 1050:1998 Pagina 9 di 20 L'uso di sistemi elettronici programmabili introduce un'ulteriore possibilità di neutralizzare o eludere una misura di sicurezza, se l'accesso al software legato alla sicurezza non è correttamente progettato o sorvegliato. La stima dei rischi deve individuare dove le funzioni legate alla sicurezza non sono separate dalle altre funzioni della macchina, e deve determinare in quale misura l'accesso è possibile. Ciò è particolarmente importante quando, a scopi diagnostici o per modifiche al processo, è richiesto un accesso a distanza (vedere 12.3.5 della EN 60204-1:1992). 7.3.7 Capacità di mantenere le misure di sicurezza La stima dei rischi deve considerare se è possibile mantenere le misure di sicurezza nella condizione necessaria per fornire il livello di protezione richiesto. Nota 7.3.8 Se non è possibile mantenere facilmente una misura di sicurezza in un corretto stato di funzionamento, questo può incoraggiare la neutralizzazione o elusione della misura di sicurezza per consentire di continuare a utilizzare la macchina. Informazioni per l’uso La stima dei rischi deve tener conto dell’appropriata applicazione del punto 5 della EN 292-2:1991 per le informazioni per l’uso da fornire con la macchina. 8 VALUTAZIONE DEI RISCHI 8.1 Generalità Dopo la stima dei rischi, deve essere effettuata la valutazione dei rischi per determinare se è necessaria la riduzione dei rischi o se si è ottenuta la sicurezza. Se è necessaria la riduzione dei rischi, si devono scegliere ed applicare appropriate misure di sicurezza e ripetere la procedura (vedere figura 1). Durante questo processo iterativo è importante che il progettista verifichi se si sono creati ulteriori pericoli nell’applicazione di nuove misure di sicurezza. Se si generano ulteriori pericoli questi devono essere aggiunti all’elenco dei pericoli identificati. Il raggiungimento degli obiettivi di riduzione del rischio (vedere 8.2) ed un favorevole risultato del confronto dei rischi (vedere 8.3) lasciano presumere che la macchina sia sicura (vedere 3.4 della EN 292-1:1991). 8.2 Raggiungimento degli obiettivi di riduzione del rischio Il raggiungimento delle seguenti condizioni indicherà che il processo di riduzione del rischio può essere concluso: - il pericolo è stato eliminato o il rischio ridotto mediante: a) la progettazione o mediante la sostituzione con materiali o sostanze meno pericolosi; b) le protezioni; - la protezione scelta è di un tipo che, in base all’esperienza, fornisce una situazione sicura per l’uso inteso; - il tipo di protezione scelto è adeguato all'applicazione, in termini di: a) possibilità di neutralizzazione o elusione, b) gravità del danno, c) ostacolo nello svolgimento del compito richiesto; - le informazioni relative all'uso inteso della macchina sono sufficientemente chiare; - le procedure operative per l'uso della macchina sono coerenti con le capacità del personale che utilizza la macchina, o di altre persone che possono essere esposte ai pericoli associati alla macchina; - i metodi di lavoro sicuro raccomandati per l’uso della macchina e le relative esigenze di addestramento sono stati adeguatamente descritti; - l'utilizzatore è sufficientemente informato sui rischi residui nelle varie fasi della vita della macchina; UNI EN 1050:1998 Pagina 10 di 20 - 8.3 se sono raccomandati dispositivi di protezione individuale, la necessità di tali dispositivi e le relative esigenze di addestramento sono state adeguatamente descritte; le precauzioni supplementari sono sufficienti (vedere 6 della EN 292-2:1991). Confronto dei rischi Durante il processo della valutazione dei rischi, i rischi associati alla macchina possono essere confrontati con quelli di macchine simili purché si applichino i seguenti criteri: - la macchina simile è sicura; - l’uso inteso ed il modo in cui le due macchine sono fatte sono confrontabili; - i pericoli e gli elementi di rischio sono confrontabili; - le specifiche tecniche sono confrontabili; - le condizioni d'uso sono confrontabili. L'uso di questo metodo di confronto non elimina la necessità di seguire il processo della valutazione dei rischi come descritto nella presente norma per le condizioni d'uso specifiche (per esempio, quando le segatrici a nastro utilizzate per tagliare la carne sono confrontate con le segatrici a nastro utilizzate per tagliare il legno, si devono valutare i rischi associati alla differenza di materiale). 9 DOCUMENTAZIONE Ai fini della presente norma, la documentazione sulla valutazione dei rischi deve dimostrare la procedura che è stata seguita ed i risultati che sono stati ottenuti. Tale documentazione comprende secondo il caso: a) la macchina per la quale è stata effettuata la valutazione dei rischi (per esempio specifiche, limiti, uso inteso), - qualsiasi ipotesi relativa (per esempio, carichi, resistenze, coefficienti di sicurezza); b) i pericoli identificati, - le situazioni pericolose identificate, - gli eventi pericolosi considerati nella valutazione; c) le informazioni sulle quali si è basata la valutazione dei rischi (vedere 4.2), - i dati utilizzati e loro fonti (per esempio casistica degli infortuni, esperienze acquisite dalla riduzione dei rischi applicata a macchine simili), - l’incertezza associata ai dati usati e la sua influenza sulla valutazione dei rischi; d) gli obiettivi che le misure di sicurezza devono raggiungere; e) le misure di sicurezza adottate per eliminare i pericoli identificati o per ridurre i rischi (per esempio da altre norme o altre specifiche); f) rischi residui associati alla macchina; g) il risultato della valutazione finale dei rischi (vedere figura 1). UNI EN 1050:1998 Pagina 11 di 20 APPENDICE (informativa) A ESEMPI DI PERICOLI, SITUAZIONI PERICOLOSE ED EVENTI PERICOLOSI prospetto A.1 Numero Pericoli Appendice A della EN 292-2:1991/A1:1995 EN 292 Parte 1:1991 Parte 2:1991 Pericoli, situazioni pericolose ed eventi pericolosi 1 Pericoli di natura meccanica generati da: - parti di macchine o pezzi in lavorazione, per esempio: 1.3 4.2 3.1, 3.2, 4 4.2 3.8, 6.2.2 a) forma, b) posizione relativa, c) massa e stabilità (energia potenziale di elementi che possono spostarsi sotto l’effetto della gravità), d) massa e velocità (energia cinetica di elementi in movimento controllato o non controllato), e) insufficienza della resistenza meccanica - accumulo di energia all’interno della macchina cau- 1.5.3, 1.6.3 sato, per esempio da: f) elementi elastici (molle), g) liquidi e gas in pressione, h) effetti del vuoto. 1.1 Pericolo di schiacciamento 1.3 1.2 Pericolo di cesoiamento 1.3 Pericolo di taglio o di sezionamento 1.4 Pericolo di impigliamento 1.5 Pericolo di trascinamento o di intrappolamento 1.6 Pericolo di urto 1.7 Pericolo di perforazione o di puntura 1.8 Pericolo di strisciamento o di abrasione 1.9 Pericolo di iniezione o di eiezione di fluido ad alta 1.3.2 pressione 2 Pericoli di natura elettrica generati da: 2.1 4.2.1 4.2.1 3.8 Contatto di persone con elementi in tensione (contatto 1.5.1, 1.6.3 diretto) 4.3 3.9, 6.2.2 2.2 Contatto di persone con elementi che entrano in ten- 1.5.1 sione in caso di guasto (contatto indiretto) 4.3 3.9 2.3 Avvicinamento ad elementi ad alta tensione 1.5.1, 1.6.3 4.3 3.9, 6.2.2 2.4 Fenomeni elettrostatici 1.5.2 4.3 3.9 2.5 Radiazioni termiche o altri fenomeni come la proiezione 1.5.1, 1.5.5 di particelle fuse, e gli effetti chimici derivanti da corti-circuiti, sovraccarichi, ecc. 4.3 3.9 3 Pericoli di natura termica che causano: 3.1 Bruciature e scottature ed altre lesioni da possibile contatto 1.5.5, 1.5.6, 1.5.7 di persone con oggetti o materiali a temperature estremamente elevate o estremamente basse, da fiamme o da esplosioni ed anche, per radiazioni da sorgenti di calore 4.4 segue nella pagina successiva UNI EN 1050:1998 Pagina 12 di 20 Numero Pericoli Appendice A della EN 292-2:1991/A1:1995 EN 292 Parte 1:1991 Parte 2:1991 continua dalla pagina precedente 3.2 Effetti dannosi alla salute provocati da un ambiente di 1.5.5 lavoro caldo o freddo 4.4 4 Pericoli generati dal rumore che provocano: 1.5.8 4.5 3.2, 4 4.1 Perdita d’udito (sordità), altri disturbi fisiologici (per esempio perdita d’equilibrio, perdita di percezione) 4.2 Interferenze con comunicazioni verbali, segnali acustici, ecc. 5 Pericoli generati da vibrazioni 1.5.9 4.6 3.2 5.1 Uso di macchine a mano risultanti in una varietà di disturbi neurologici e vascolari 5.2 Vibrazione dell’intero corpo, in particolare quando combinata con posizioni scomode 6 Pericoli generati da radiazioni 6.1 Radiazioni a bassa frequenza, frequenze radio, micro- 1.5.10 onde 6.2 Raggi infrarossi, luce visibile e raggi ultravioletti 6.3 Raggi X e raggi gamma 6.4 Raggi alfa e beta, fasci di elettroni o di ioni, neutroni 1.5.10, 1.5.11 4.7 6.5 Laser 1.5.12 4.7 7 Pericoli generati da materiali e sostanze (e dagli elementi chimici che li costituiscono) lavorati o utilizzati dalla macchina 7.1 Pericoli da contatto o inalazione di fluidi dannosi, gas, 1.1.3, 1.5.13, 1.6.5 nebbie, fumi e polveri 4.8 3.3b, 3.4 7.2 Pericolo d’incendio o d’esplosione 1.5.6, 1.5.7 4.8 3.4 7.3 Pericoli biologici o microbiologici (virus o batteri) 1.1.3, 1.6.5, 2.1 4.8 8 Pericoli provocati dall’inosservanza dei principi ergonomici in fase di progettazione della macchina, provocati, per esempio, da: 8.1 Posizioni insalubri o sforzi eccessivi 1.1.2d, 1.1.5, 1.6.2, 1.6.4 4.9 3.6.1, 6.2.1, 6.2.3, 6.2.4, 6.2.6 8.2 Inadeguata considerazione dell’anatomia di mano/brac- 1.1.2d, 2.2 cio o piede/gamba 4.9 3.6.2 8.3 Inosservanza dell’uso dei dispositivi di protezione indivi- 1.1.2e duale 3.6.6 8.4 Inadeguata illuminazione locale 1.1.4 3.6.5 8.5 Eccessivo o scarso impegno mentale, tensione 1.1.2d 8.6 Errore umano, comportamento umano 1.1.2d, 1.2.2, 1.2.5, 1.2.8, 1.5.4, 4.9 1.7 8.7 Inadeguata progettazione, posizionamento o identifica- 1.2.2 zione dei comandi manuali 3.6.6, 3.7.8 8.8 Inadeguata progettazione, o posizionamento di disposi- 1.7.1 tivi di segnalazione visiva 3.6.7, 5.2 4.7 4.9 3.7.3, 3.7.11 3.6.4 3.6, 3.7.8, 3.7.9, 5, 6.1.1 segue nella pagina successiva UNI EN 1050:1998 Pagina 13 di 20 Numero Pericoli Appendice A della EN 292-2:1991/A1:1995 EN 292 Parte 1:1991 Parte 2:1991 continua dalla pagina precedente 9 Combinazione di pericoli 4.10 10 Avviamento inatteso, oltre-corsa o aumento di velocità inatteso (o disfunzioni simili) da: 10.1 Guasto/malfunzionamento del sistema di comando 10.2 Ripristino dell’erogazione di energia dopo un’interru- 1.2.6 zione 3.7.2 10.3 Influenze esterne sulle apparecchiature elettriche 1.2.1, 1.5.11, 4.1.2.8 3.7.11 10.4 Altre influenze esterne (gravità, vento, ecc.) 1.2.1 3.7.3 10.5 Errori nel software 1.2.1 3.7.7 10.6 Errori dell’operatore (dovuti ad errato abbinamento della 1.1.2d, 1.2.2, 1.2.5, 1.2.8, 1.5.4, 4.9 macchina con le caratteristiche e le capacità umane; 1.7 vedere 8.6) 3.6, 3.7.8, 3.7.9, 5, 6.1.1 11 Impossibilità di arrestare la macchina nelle migliori 1.2.4, 1.2.6, 1.2.7 condizioni possibili 3.7, 3.7.1, 6.1.1 12 Variazioni nella velocità di rotazione degli utensili 1.3.6 3.2, 3.3 13 Guasto nell’alimentazione di energia 1.2.6 3.7, 3.7.2 14 Guasto del circuito di comando 1.2.1, 1.2.3, 1.2.4, 1.2.5, 1.2.7, 1.6.3 3.7, 6.2.2 15 Errori di accoppiamento 1.5.4 4.9 5.5, 6.2.1 16 Rotture durante il funzionamento 1.3.2 4.2.2 3.3 17 Caduta o proiezione di oggetti o fluidi 1.3.3 4.2.2 3.3, 3.8 18 Perdita di stabilità/ribaltamento della macchina 1.3.1 4.2.2 6.2.5 19 Scivolamento, inciampo e caduta di persone (relativi 1.5.15 alla macchina) 4.2.3 6.2.4 1.2.7, 1.6.3 3.7, 6.2.2 Ulteriori pericoli, situazioni ed eventi pericolosi dovuti alla mobilità 20 Relativi alla funzione di locomozione 20.1 Movimento all’avvio del motore 3.3.2, 3.3.4 20.2 Movimento senza guidatore al posto di guida 3.3.2 20.3 Movimento senza tutte le parti in posizione di sicurezza 3.3.2 20.4 Eccessiva velocità della macchina con conducente a 3.3.4 piedi 20.5 Oscillazioni eccessive durante il movimento 20.6 Insufficiente capacità della macchina di essere rallen- 3.3.3, 3.3.5 tata, arrestata e mantenuta ferma 21 Connessi con la posizione di lavoro (compreso il posto di guida) della macchina 21.1 Caduta di persone durante l’accesso o permanenza al 3.2.1, 3.2.3, 3.4.5, 3.4.7 posto di lavoro o allontanamento da esso 21.2 Gas di scarico/mancanza di ossigeno al posto di 3.2.1 lavoro 21.3 Incendio (infiammabilità della cabina, mancanza di 3.2.1, 3.5.2 mezzi d’estinzione) 3.4.1 segue nella pagina successiva UNI EN 1050:1998 Pagina 14 di 20 Numero Pericoli Appendice A della EN 292-2:1991/A1:1995 EN 292 Parte 1:1991 Parte 2:1991 continua dalla pagina precedente 21.4 Pericoli meccanici al posto di lavoro: a) contatto con le ruote, 3.2.1 b) ribaltamento, 3.2.1, 3.4.3 c) caduta di oggetti, penetrazione di oggetti, 3.2.1, 3.4.4 d) rotture di parti rotanti ad alta velocità, 3.4.2 e) contatto di persone con parti di macchina o utensili 3.3.4 (macchine comandate da un conducente a piedi). 21.5 Visibilità insufficiente dal posto di lavoro 3.2.1 21.6 Illuminazione inadeguata 3.1.2 21.7 Sedile inadeguato 3.2.2 21.8 Rumore al posto di lavoro 3.2.1 21.9 Vibrazioni al posto di lavoro 3.2.1, 3.2.2, 3.6.3 21.10 Insufficienti mezzi di evacuazione/uscite di sicurezza 3.2.1 22 Dovuti al sistema di comando 22.1 Posizionamento inadeguato degli organi di comando 3.2.1, 3.3.1, 3.4.5 manuali 22.2 Progettazione inadeguata degli organi di comando 3.2.1, 3.3.1, 3.3.3 manuali e del modo di azionarli 23 Dalla movimentazione della macchina (mancanza di 3.1.3 stabilità) 24 Dovuti alla fonte di energia ed alla trasmissione di energia 24.1 Pericoli dal motore e dalle batterie 3.4.8, 3.5.1 24.2 Pericoli dalla trasmissione di potenza tra macchine 3.4.7 24.3 Pericoli da rimorchio e traino 3.4.6 25 Da e verso terze persone 25.1 Avviamento/uso non autorizzato 25.2 Spostamento di una parte dalla sua posizione di arresto 3.4.1 25.3 Assenza o inadeguatezza di mezzi di segnalazione acu- 1.7.4, 3.6.1 stici o visivi 26 Istruzioni insufficienti al guidatore/operatore 3.3.2 3.6 Ulteriori pericoli, situazioni ed eventi pericolosi dovuti al sollevamento 27 Pericoli ed eventi pericolosi di natura meccanica 27.1 Per caduta dei carichi, collisioni, ribaltamento macchina causati da: 27.1.1 Mancanza di stabilità 27.1.2 Carico incontrollato, sovraccarico, superamento della 4.2.1.4, 4.3.3, 4.4.2a soglia di rovesciamento 27.1.3 Ampiezza incontrollata dei movimenti 4.1.2.6a, 4.2.1.3 27.1.4 Movimento inatteso/accidentale dei carichi 4.1.2.6c 4.1.2.1 segue nella pagina successiva UNI EN 1050:1998 Pagina 15 di 20 Numero Pericoli Appendice A della EN 292-2:1991/A1:1995 EN 292 Parte 1:1991 Parte 2:1991 continua dalla pagina precedente 27.1.5 Dispositivi/accessori di presa inadeguati 4.1.2.6e, 4.4.1 27.1.6 Collisione di più di una macchina 4.1.2.6b 27.2 Dall’accesso di persone al supporto di carico 4.3.3 27.3 Da deragliamento 4.1.2.2 27.4 Da insufficiente resistenza meccanica delle parti 4.1.2.3 27.5 Da inadeguata progettazione di pulegge, tamburi 4.1.2.4 27.6 Da inadeguata scelta/integrazione nella macchina di 4.1.2.4, 4.1.2.5, 4.3.1, 4.3.2 catene, funi, accessori di sollevamento 27.7 Per discesa di un carico frenato da freno ad attrito 27.8 Da anormali condizioni di montaggio/collaudo/uso/ 4.4.1, 4.4.2d manutenzione 27.9 Da effetti del carico sulle persone (impatto del carico o 4.1.2.6d, 4.1.2.7, 4.2.3 del contrappeso) 28 Pericolo di natura elettrica 28.1 Da illuminazione 29 Pericoli provocati dall’inosservanza dei principi ergonomici 29.1 Visibilità insufficiente dal posto di guida 4.1.2.6d 4.1.2.8 4.1.2.7, 4.4.2c Ulteriori pericoli, situazioni ed eventi pericolosi dovuti a lavori nel sottosuolo 30 Pericoli ed eventi pericolosi di natura meccanica dovuti a: 30.1 Assenza di stabilità dei supporti meccanizzati delle 5.1 armature 30.2 Guasto del comando dell’acceleratore o dei freni su 5.4 macchine in movimento su rotaie 30.3 Guasto o assenza del comando a uomo morto su mac- 5.4, 5.5 chine in movimento su rotaie 31 Movimenti impediti di persone 5.2 32 Incendi ed esplosioni 5.6 33 Emissione di polveri, gas, ecc. 5.7 Ulteriori pericoli, situazioni ed eventi particolari dovuti a sollevamento o movimento di persone 34 Pericoli ed eventi pericolosi di natura meccanica dovuti a: 34.1 Insufficiente resistenza meccanica-inadeguati coeffi- 6.1.2 cienti di lavoro 34.2 Guasto del comando del carico 34.3 Guasto dei comandi degli impianti di trasporto di per- 6.2.1 sone (funzione, priorità) 34.4 Eccesso di velocità degli impianti di trasporto di persone 6.2.3 35 Caduta di persone dagli impianti di trasporto di per- 1.5.15, 6.3.1, 6.3.2, 6.3.3 sone 36 Caduta o capovolgimento di mezzi per il trasporto di 6.4.1, 6.4.2 persone 37 Errore umano, comportamento umano UNI EN 1050:1998 6.1.3 6.5 Pagina 16 di 20 APPENDICE (informativa) B.1 B METODI PER ANALIZZARE I PERICOLI E PER STIMARE I RISCHI Generalità Esistono molti metodi per l'analisi dei pericoli e la stima dei rischi e solo alcuni di essi sono riportati in questa appendice. Si includono anche le tecniche di analisi del rischio che combinano l’analisi del pericolo con la stima del rischio. Ogni metodo è stato sviluppato per applicazioni particolari. Pertanto può essere necessario modificare qualche dettaglio per l’applicazione specifica alla macchina. Esistono due tipi fondamentali di analisi dei rischi; uno è chiamato metodo deduttivo e l'altro metodo induttivo. Nel metodo deduttivo, si ipotizza l'evento finale e si ricercano quindi gli eventi che potrebbero provocare l'evento finale. Nel metodo induttivo, si ipotizza il guasto di un componente. L'analisi successiva identifica gli eventi che tale guasto potrebbe provocare. B.2 Analisi preliminare dei pericoli (PHA) Il PHA è un metodo induttivo il cui obiettivo è identificare, per tutte le fasi di vita di un sistema/sottosistema/componente specifico, i pericoli, le situazioni pericolose e gli eventi pericolosi che potrebbero condurre ad un infortunio. Il metodo identifica le possibilità di infortunio e valuta qualitativamente il grado della lesione o del danno alla salute possibili. Si forniscono quindi proposte concernenti le misure di sicurezza ed i risultati della loro applicazione. Il PHA dovrebbe essere aggiornato durante le fasi di progettazione, costruzione e collaudo per individuare nuovi pericoli ed apportare delle modifiche, se necessario. La descrizione dei risultati ottenuti può essere effettuata in diversi modi (per esempio, per mezzo di un prospetto, un albero). B.3 Metodo "cosa - se" ("WHAT - IF" Method) Il metodo "cosa - se" ("WHAT - IF" Method) è un metodo induttivo. Per applicazioni relativamente semplici, si prendono in esame la progettazione, il funzionamento e l’uso di una macchina. In corrispondenza di ogni passo, vengono formulate le domande "cosa - se" ("WHAT - IF" Method) e ad esse vengono fornite delle risposte per valutare gli effetti dei guasti dei componenti o degli errori procedurali sulla creazione di pericoli sulla macchina. Per applicazioni più complesse, è possibile applicare nel modo migliore il metodo "cosa - se" ("WHAT - IF" Method) attraverso l'uso di una "lista di controllo" ("check - list"), e distribuendo il lavoro allo scopo di affidare alcuni aspetti dell’uso della macchina alle persone che hanno la maggiore esperienza o capacità nella valutazione di tali aspetti. Si valutano le tecniche utilizzate dall'operatore e la sua conoscenza del lavoro. Si valuta l'adeguatezza dell'attrezzatura, la progettazione della macchina, il suo sistema di comando e il suo equipaggiamento di sicurezza. Si esaminano gli effetti del materiale che viene lavorato, e si verificano le registrazioni relative al funzionamento e alla manutenzione. Generalmente, la valutazione di una macchina sulla base di una lista di controllo precede l'uso di metodi più sofisticati descritti di seguito. B.4 Analisi dei modi di guasto e dei loro effetti (FMEA) FMEA è un metodo induttivo il cui scopo principale è di valutare la frequenza e le conseguenze del guasto del componente. Quando le procedure operative o gli errori da parte dell'operatore sono significativi possono essere più adatti altri metodi. FMEA può richiedere più tempo di un albero dei guasti, perché per ogni componente si prende in considerazione ogni modo di guasto. Alcuni guasti hanno una probabilità di verificarsi molto bassa. Se questi guasti non sono analizzati nel dettaglio tale decisione dovrebbe essere registrata nella documentazione. Il metodo è specificato nella norma IEC 812 "Tecniche di analisi per l’affidabilità dei sistemi - Procedura per l’analisi dei modi di guasto e dei loro effetti (FMEA)". UNI EN 1050:1998 Pagina 17 di 20 B.5 Simulazione dei guasti per i sistemi di comando In questo metodo induttivo le procedure di prova si basano su due criteri: tecnologia e complessità del sistema di comando. In linea di principio, si applicano i seguenti metodi: - prove pratiche sui circuiti effettivi e simulazione di guasto su componenti effettivi, in particolare in aree di dubbio, riguardanti le prestazioni identificate durante verifiche ed analisi teoriche; - una simulazione del comportamento dei comandi (per esempio mediante modelli hardware e/o software). Ogni volta che vengono effettuate prove su componenti di sicurezza complessi di sistemi di comando, è generalmente necessario suddividere il sistema in diversi sottosistemi funzionali e sottoporre esclusivamente l’interfaccia alle prove di simulazione dei guasti. Questa tecnica può essere applicata anche ad altre parti di macchine. B.6 Metodo MOSAR (Metodo organizzato per un'analisi sistematica dei rischi) MOSAR è un metodo completo consistente in dieci fasi. Il sistema da analizzare (macchina, processo, impianto, ecc.) è considerato come un gruppo di sottosistemi che interagiscono. Per identificare i pericoli, le situazioni pericolose e gli eventi pericolosi è utilizzato un prospetto. L'adeguatezza delle misure di sicurezza è studiata per mezzo di un secondo prospetto, e di un terzo, tenendo conto della loro interdipendenza. Uno studio che usa strumenti noti (come FMEA) evidenzia i possibili guasti pericolosi. Ciò porta all’elaborazione di ipotesi di infortuni. Le ipotesi sono classificate, sulla base di un accordo, in un prospetto di gravità. Un ulteriore prospetto, stabilito ancora sulla base di un accordo, collega la gravità con gli obiettivi che le misure di sicurezza devono raggiungere, e specifica i livelli di prestazione delle misure tecniche ed organizzative. Le misure di sicurezza sono quindi inserite in alberi logici, ed i rischi residui sono analizzati per mezzo di un prospetto di accettabilità definito sulla base di un accordo. B.7 Analisi dell'albero dei guasti (FTA) FTA è un metodo deduttivo eseguito partendo da un evento considerato indesirato e consente all’utilizzatore di questo metodo di trovare la serie completa dei percorsi critici che conducono all’evento indesiderato. In primo luogo si identificano gli eventi pericolosi o quelli di massimo livello. Successivamente, tutte le combinazioni dei singoli guasti che possono provocare l'evento pericoloso sono rappresentate secondo l'impostazione logica dell'albero dei guasti. Stimando le probabilità dei singoli guasti, ed utilizzando poi espressioni aritmetiche appropriate, è possibile calcolare la probabilità degli eventi di massimo livello. Le conseguenze di una modifica dell’impianto sulla probabilità dell'evento di massimo livello possono essere valutate facilmente e, così, FTA rende agevole la valutazione delle conseguenze di misure di sicurezza alternative. Questo si è rivelato utile anche per la determinazione delle cause degli infortuni. Il metodo è specificato nella IEC 1025 “Analisi dell’albero dei guasti (FTA)”. B.8 Tecnica DELPHI Vengono poste delle domande ad un elevato numero di esperti in numerose fasi, durante le quali si comunica a tutti i partecipanti il risultato della fase precedente, insieme ad informazioni aggiuntive. Durante la terza o la quarta fase, le domande anonime si concentrano sugli aspetti sui quali non è ancora stato raggiunto un accordo. Fondamentalmente, DELPHI è un metodo di previsione che è anche utilizzato per generare delle idee. Questo metodo è particolarmente efficace poiché è limitato a degli esperti. UNI EN 1050:1998 Pagina 18 di 20 APPENDICE (informativa) C BIBLIOGRAFIA IEC 812 IEC 1025 UNI EN 1050:1998 Tecniche di analisi per l’affidabilità dei sistemi - Procedure per le analisi dei modi di guasto e loro effetti (FMEA) Analisi dell’albero dei guasti (FTA) Pagina 19 di 20 PUNTI DI INFORMAZIONE E DIFFUSIONE UNI Milano (sede) Via Battistotti Sassi, 11B - 20133 Milano - Tel. (02) 70024200 - Fax (02) 70105992 Internet: www.unicei.it - Email: [email protected] Roma Via delle Colonnelle, 18 - 00186 Roma - Tel. (06) 69923074 - Fax (06) 6991604 Email: [email protected] Bari c/o Tecnopolis CSATA Novus Ortus Strada Provinciale Casamassima - 70010 Valenzano (BA) - Tel. (080) 8770301 - Fax (080) 8770553 Bologna c/o CERMET Via A. Moro, 22 - 40068 San Lazzaro di Savena (BO) - Tel. (051) 6250260 - Fax (051) 6257650 Brescia c/o AQM Via Lithos, 53 - 25086 Rezzato (BS) - Tel. (030) 2590656 - Fax (030) 2590659 Cagliari c/o Centro Servizi Promozionali per le Imprese Viale Diaz, 221 - 09126 Cagliari - Tel. (070) 349961 - Fax (070) 34996306 Catania c/o C.F.T. SICILIA Piazza Buonarroti, 22 - 95126 Catania - Tel. (095) 445977 - Fax (095) 446707 Firenze c/o Associazione Industriali Provincia di Firenze Via Valfonda, 9 - 50123 Firenze - Tel. (055) 2707268 - Fax (055) 2707204 La Spezia c/o La Spezia Euroinformazione, Promozione e Sviluppo Piazza Europa, 16 - 19124 La Spezia - Tel. (0187) 728225 - Fax (0187) 777961 Napoli c/o Consorzio Napoli Ricerche Corso Meridionale, 58 - 80143 Napoli - Tel. (081) 5537106 - Fax (081) 5537112 Pescara c/o Azienda Speciale Innovazione Promozione ASIP Via Conte di Ruvo, 2 - 65127 Pescara - Tel. (085) 61207 - Fax (085) 61487 Torino c/o Centro Estero Camere Commercio Piemontesi Via Ventimiglia, 165 - 10127 Torino - Tel. (011) 6700511 - Fax (011) 6965456 Treviso c/o Treviso Tecnologia Via Roma, 4/D - 31020 Lancenigo di Villorba (TV) - Tel. (0422) 608858 - Fax (0422) 608866 Udine c/o CATAS Via Antica, 14 - 33048 S. Giovanni al Natisone (UD) - Tel. (0432) 747211 - Fax (0432) 747250 Vicenza c/o Associazione Industriali Provincia di Vicenza Corso Palladio, 15 - 36100 Vicenza - Tel. (0444) 232794 - Fax (0444) 545573 UNI Ente Nazionale Italiano di Unificazione Via Battistotti Sassi, 11B 20133 Milano, Italia La pubblicazione della presente norma avviene con la partecipazione volontaria dei Soci, dell’Industria e dei Ministeri. Riproduzione vietata - Legge 22 aprile 1941 Nº 633 e successivi aggiornamenti. UNI EN 1050:1998 Pagina 20 di 20