Conoscenza dei documenti/valorizzazione dei monumenti. Il

Transcript

Conoscenza dei documenti/valorizzazione dei monumenti. Il
CONOSCENZA DEI DOCUMENTI/VALORIZZAZIONE DEI MONUMENTI
IL CIMITERO DELLA VILLETTA A PARMA
Abstract
It is grow ing up a new attention tow ard burial architectures, w ic h offers several rich monuments:
cemeteries are at first the biggest monument of civic history.
Rehabilitation and governance of historic burial setelments, w here compenetrate urban layout
and different architectural tipology, means monuments know ledge. This is the first requirement, but
survey modality are undefined, because of great elements number and scale range from urban
scale to microarchitecture. In experience about Par ma monumental cemetery “La Villetta”, GIS
informative system offered solution: monuments and documents informations w ere related in a tw o
layers tree structure using software Arcview.
Both monuments and documents richness shows as cemeteries concentrate art, cultur, and
civic memory; archives documents divulgation may be as important as architecture rehabilitation to
improve monuments know ledge: cultur and history are collective values.
Somm ario
Il cimitero è un museo vivente che conserva la memoria della città.
L’esperienza svolta nell’ambito di una convenzione tra Comune di Par ma ed Università, come
premessa fondamentale alla redazione del Piano Regolatore Cimiteriale è significativa
dell’importanza della valorizzazione del monumento come museo-mausoleo della storia civica.
Due sono gli aspetti rilevanti del lavoro, uno operativo e l’altro qualitativo, correlati dalla
consistenza quantitativa del monumento: il primo è legato alla quantità di dati, e l’informatica offre
una soluzione nei data-base georeferenziabili, che saranno utili anche nella gestione ordinaria del
sistema cimiteriale; il secondo è la grande concentrazione di arte e storia, memoria nell’accezione
più completa, che si concentra nei cimiteri storici.
Per questo occorre pensare anche alla divulgazione dell’importante materiale documentario
esistente, come elemento di valorizzazione sia dei monumenti che della memoria: la conoscenza
deve essere condivisa, perchè la cultura e la storia sono valori comuni.
1.
La memoria della città
Dopo decenni di oblio, si percepisce un risveglio di attenzione nei confronti dei luoghi di
sepoltura, che trova riscontro nel rinnovato interesse per la qualità della progettazione e la
riqualificazione delle strutture storiche. All’interno del sistema urbano, il cimitero costituisce il
principale luogo della memoria e della cultura storica locale, a testimonianza dei valori civili, sociali
e morali dei singoli attraverso le architetture costruite a loro memoria. Cos ì il cimitero diventa la
memoria della città, il museo vivente che conserva le tracce degli uomini e delle loro opere, nel
ricordo come nelle forme dei monumenti che esprimono la materializzazione di questo ricordo.
Come insediamento celebrativo esso è caratterizzato dalla presenza di elementi di pregio
architettonico e artistico, che lo rendono un monumento a scala urbana.
Da queste premesse ha preso spunto una lunga indagine conoscitiva sulla parte storica del
Cimitero della Villetta a Par ma, condotta nell’ambito di una convenzione tra Comune ed Università
e promossa dall’Assessore alle Attività Produttive del Comune di Parma, dott.ssa Paola Colla, che
con sensibilità e lungimiranza ha anteposto la “conoscenza” del patrimonio cimiteriale allo studio
del Piano Regolatore Cimiteriale, come premessa fondamentale allo stesso, il cui studio è stato
proposto come attività di r icerca ai dottorandi in “For me e strutture dell’Architettura” della facoltà di
Architettura di Par ma (XXI ciclo).
Il cimitero, in bilico fra dimensione storica e funzionalità quotidiana, necessita di una peculiare
tutela delle sue parti monumentali, che richiede una indagine conoscitiva attraverso un rilevamento
sistematico, restituito in una banca dati con tutte le informazioni raccolte.
Il cimitero è un organis mo complesso con una evidente analogia urbana, ma questa città dei
morti nasce come “architettura”, con una sua tipologia ben definita (il recinto porticato), che si
satura all’interno con la stessa logica della città murata, mentre cresce all’esterno come l’edificio,
con aggiunte integrate senza soluzione di continuità. Il rilievo deve quindi rispondere ad una
problematica variegata, nella quale si intrecciano chiavi di lettura e scale architettoniche diverse,
che non possono essere restituite senza il ricorso ad un sistema “descrittivo” adeguato. Questo
deve essere capace di contenere e riorganizzare tutto il materiale di rilievo, costituito da una
schedatura per elementi, con le informazioni consuete per il patrimonio tutelato. La soluzione è
stata individuata nella costruzione di un sistema informativo, risolto con il software Arcview, con il
quale è stato costruito il contenitore di una molteplicità di dati diversi, che ha il vantaggio di restare
aperto all’aggiunta di ulteriori informazioni e quindi può portare alla creazione di una sorta di
catasto delle sepolture.
L’esperienza che ne è scaturita sottolinea il ruolo e l’importanza del monumento come museomausoleo della storia civica, e può essere letta come un primo passo per la valorizzazione del
sistema cimiteriale in generale e delle sue parti monumentali in particolare, premessa
fondamentale dell’intero PRC.
Con la rinascita post-illuminista della necropoli antica si affiancano due realtà diverse, una delle
quali ripropone il paradigma dell’altra, riproducendone in piccolo le qualità funzionali, formali ed
estetiche. Il cimitero costituisce un modello ridotto della città, con servizi, bassifondi, confini e
divisioni interne, che manifestano nella localizzazione, nella consistenza architettonica e nel
disegno dei monumenti sepolcrali che li ricordano, il differente status sociale degli abitanti.
Le qualità della vita terrena si riflettono sulle dimore eterne: singole, familiari o collettive. Allo
stesso modo si legge un richiamo alla diversa qualità della morte: zone separate sono destinate ai
giustiziati e ai suicidi, ai bambini non battezzati, a chi professa culti diversi, in una commistione di
principi igienici, culturali e cultuali, dai quali emerge il riconoscimento della sacralità della
sepoltura.
La cura nella costruzione del sepolcro, che perpetua il ricordo materializzando l’abitare
ultraterreno, è la prima conseguenza della finalità del monumento funebre: la qualità formale è un
aspetto peculiare dell’architettura funeraria, per la sua concezione implicita di monumento
distintivo, costruito in memoria delle qualità del defunto. Il desiderio di sopravvivere nella memoria
dei posteri, accomunando credenti e non credenti, lascia così un segno tangibile nel costruito, che
testimonia l’evolversi dell’arte, del gusto e del costume.
Ne deriva un variegato campionario di microarchitetture, nelle quali si legge un legame con le
altre arti. Le forme e il disegno dell’ornamento offrono riferimenti simbolici alle opere del defunto,
nei quali domina la concezione -prima classica e poi cristiana- della morte come passaggio ad
altra vita. In questo modo il cimitero si caratterizza come un patrimonio collettivo di grande valore
artistico, architettonico e anche civile: nel luogo di culto della memoria si riconoscono la comunità
come i singoli e i valori laici si avvicinano a quelli religiosi.
Il cimitero conosce gli stessi processi di saturazione/espansione, adeguamento, invecchiamento
e abbandono della città murata. Quando deve superare i suoi confini, la crescita si scontra con
quella della periferia, per la quale costituisce fattore di inquinamento ambientale. Molti cimiter i
storici sono soffocati dall’espansione urbana che li ha inglobati nascondendo la loro originaria e
austera monumentalità, ma sono oppressi anche dalla loro stessa crescita, poco attenta alla
ricerca di qualità formale che ha sempre accompagnato la costruzione dei sepolcri.
La conservazione del monumento e delle sue architetture si ripropone in ter mini analoghi a
quello della salvaguardia urbana: la tutela e valor izzazione dell’architettura funeraria, assume un
doppio significato in relazione alla qualità delle periferie e alla necessità di preservare manufatti di
notevole valore civico, storico, e artistico, nei quali si ritrova la memoria di una città.
La salvaguardia e la valor izzazione del cimitero, si affianca così al problema della
riqualificazione ambientale di ampie porzioni di periferia. Nello stesso tempo i problemi di gestione
della città dei morti, possono e devono essere affrontati con gli stessi strumenti adottati per la
tutela e la riqualificazione della città dei vivi, basati sulla conoscenza e la documentazione delle
‘qualità’ dell’architettura, cosa che solo il rilievo è in grado di raccontare.
2.
Il cim itero della Villetta a Parm a
La Villetta, frutto diretto dell’editto di St. Cloude, è sempre stata il principale cimitero della città.
Nel tempo l’impianto or iginario è cresciuto e si è monumentalizzato, per poi essere soffocato da
interventi di ampliamento poco attenti alla sua qualità ambientale, il cui decadimento si riflette
irrimediabilmente sull’espansione urbana che lo ha inglobato.
Anche a Par ma la cultura illuminista introduce il dibattito sull’opportunità di trasferire le
sepolture all’esterno della cinta muraria. Il modello tipologico proposto per il cimitero era un recinto
quadrangolare circondato da portici per l’inumazione delle salme in avelli, come quelli dei
colombari dei cimiteri popolari e delle catacombe romane, mentre i campi interni avrebbero dovuto
ospitare le sepolture a terra. Ma fu solo nei primi anni del XIX secolo, dopo l’editto napoleonico che
vietava la sepoltura nelle chiese, che -non senza polemiche- furono realizzati i primi insediamenti
funerari extraurbani, il principale dei quali fu sempre quello della “Villetta”, voluto dalla duchessa
Maria Luigia d’Austria, già moglie di Napoleone Bonaparte. Il nome riprende quello della proprietà
suburbana, prima del Collegio dei Nobili e poi dei Gesuiti acquistata per la fondazione del cimitero,
la cui villa oggi ospita gli uffici del cimitero.
La tipologia architettonica e le forme del costruito presentano un’evidente impronta neoclassica,
la stessa di gran parte degli edifici rappresentativi della città di Par ma e di altre contemporanee
strutture cimiteriali italiane, dove le regole geometriche e compositive, fondate sulla simmetria,
danno origine ad impianti “ordinati”, in cui tutto è deter minato e stabilito.
L’impianto primitivo è delimitato da un recinto a pianta quadrata all’esterno e ottagonale
all’interno (configurazioni consuete nel linguaggio simbolico dell’architettura urbana), delimitato da
un porticato perimetrale, destinato originariamente alle casate nobiliar i della città e alle
confraternite religiose.
L’interno, diviso in quattro campi da due viali ortogonali, era destinato alle sepolture comuni e ai
monumenti individuali, mentre i prolungamenti dei lati maggiori dell’ottagono andavano a formare
quattro spazi triangolari attr ibuiti a funzioni cimiter iali differenziate: la sezione triangolare sud-est
ad ossario, la zona sud-ovest alla comunità ebraica ed evangelica, il settore nord-ovest ai
condannati a morte ed ai suicidi con una piccola zona per il boia e la sua famiglia, mentre l’area
nord-est ai bambini nati morti e non battezzati. Lungo il perimetro ottagonale si collocano le
architetture di servizio: la portineria e l’oratorio che riprende nella pianta ottagonale la
configurazione del portico. Alla fine del XIX secolo, pochi anni dopo il completamento del porticato,
vennero aggiunte due gallerie coperte sui lati Sud e Nord, progettate unitariamente, ma realizzate
in tempi diversi secondo progetti differenti. Esse hanno impianto a croce latina, e sono accessibili
dagli archi centrali dei lati Nord e Sud. Nelle nuove gallerie le sepolture in avelli sono nello
spessore dei muri. Una terza galleria lungo il lato sud-est, a croce greca, fu aggiunta dopo la prima
guerra mondiale.
Il progetto ottocentesco del cimitero prevedeva che lungo i due viali principali a memoria
fossero edificati monumenti funebri ai cittadini illustri. Lo schema insediativo ribalta la concezione
dei cimiteri lineari dell’antichità, nei quali le cappelle funerarie affiancavano il percorso delle strade
che uscivano dalle mura, mentre nella necropoli moderna esse erano destinate a saturare il suolo
circoscritto del cimitero murato.
Le tombe più antiche visibili ancora oggi nel campo r isalgono al terzo decennio dell’ottocento ed
erano disposte lungo i viali principali, a delimitazione dei quattro settori destinati alle inumazioni
comuni, che agli inizi del Novecento iniziano ad essere occupati da edicole di famiglia, con una
progressiva sostituzione del censo alla fama.
Nella sua concezione or iginale il cimitero presenta quindi aree ed oggetti ordinatamente definiti,
così da ricondurre il complesso cimiteriale ad un sistema organizzato secondo le gerarchie sociali,
le comunità e i loro valor i: una città nella città dove l’architettura mostra divisioni fisiche e
caratterizzazioni tipologiche che riflettono quelle della società dei vivi.
Il per messo di edificare sul terreno che resta di proprietà comunale è soggetto al pagamento di
un’imposta e al versamento di una somma di denaro, sotto forma di dotazione per i meno abbienti.
Questa procedura è basata sul principio della concessione perpetua dei terreni cimiteriali. La
concessione è un bene da acquistare al pari di una qualsiasi proprietà immobiliare: non è cedibile
attraverso la vendita ma può essere ereditata.
Inizialmente la proprietà della sepoltura negli archi del porticato era r iservata all’aristocrazia
(Risoluzione Sovrana che indica come devono essere fatti i portici, in Raccolta leggi 1819, Archivio
di Stato di Parma, Governatorato di Parma, 1819, busta 543), e così la pratica della concessione
perpetua di terreno nei campi interni alle famiglie borghesi porta alla saturazione del terreno
cimiteriale.
Fig. 1. Perimetrazione del nucleo storico e della parte monumentale della Villetta
3.
Il rilievo
L’intero complesso si presenta oggi come un aggregato poco omogeneo, con una notevole
unitarietà d’insieme che nella parte storica, che mette in risalto la monumentalità del progetto
iniziale e dei suoi primi ampliamenti.
Architetture a scala diversa, contenute le une nell’altra, sono r iconducibili ai diversi modelli
funerari della cultura dell’occidente, che rivivono nella necropoli moderna: il recinto funerario e il
camposanto nel per imetro porticato, le cappelle gentilizie aperte sulle navate delle Gallerie, i
colombari delle catacombe, le edicole gentili del cimitero lineare lungo i viali interni.
La salvaguardia del monumento richiede la definizione di ambiti omogenei all’interno dei quali
intervenire con modalità unitarie e specifiche, basata su una conoscenza storica, morfologica e
mater ica del complesso architettonico nel suo insieme e delle singole unità che lo compongono,
per individuare in modo inequivocabile le parti e/o gli elementi da sottoporre a tutela, e in seguito
definire con cognizione di causa le modalità e i limiti degli interventi futuri.
Il lavoro di schedatura è stato quindi impostato su due piani distinti ma strettamente connessi,
quello dei documenti e quello dei monumenti, approfondendo in parallelo il censimento dei fondi di
archivio che ricostruiscono la storia del monumento, nei quali sono conservati pezzi di notevole
qualità grafica, e l’aggiornamento del rilievo delle architetture, documento costruito della storia
cittadina negli ultimi due secoli. Lo studio si configura come rilievo, dove il termine non si riferisce
tanto al rilevamento metrico dell’architettura e alla sua restituzione grafica, ma alla
documentazione del monumento nel suo insieme, finalizzato in primis alla definizione della parte
storico-monumentale, basata sul confronto tra l’esistente e i documenti d’archivio.
Il rilievo, come strumento di conoscenza dell’architettura, basa infatti la sua attendibilità
scientifica sul confronto diretto tra il monumento costruito e il documento.
Il tema della ‘qualità’ architettonica delle strutture cimiteriali si pone come fattore determinante
dell’intero lavoro di indagine, rivolto alla individuazione degli elementi di pregio storicomonumentale del sistema, per la loro salvaguardia e valorizzazione, che ha un ulteriore riflesso
sull’ambiente.
La documentazione dello stato di fatto, affidata in larga misura ad un rilievo fotografico su
supporto digitale ad alta r isoluzione di tutte le unità censite, può essere integrata da un certo
numero di rilievi architettonici del portico e delle gallerie e rilievi a grande scala di cappelle private
e tombe, eseguiti a campione per documentare la varietà dell’articolazione formale dei manufatti.
Il ricco materiale documentar io reperito è stato censito e catalogato per tematiche e settori.
Questo ha per messo di ricostruire il dibattito che ha preceduto l’allontanamento delle sepolture alla
città, le fasi della costruzione del nucleo neoclassico primitivo, del quale si è conservato l’Ottagono
interno, della sua crescita storica, individuabile nelle tre gallerie e nel porticato perimetrale
classicheggiante, e della saturazione interna con monumenti funerari che ricostruiscono la storia
stilistica degli ultimi due secoli, molti dei quali sono opera pregevole di architetti e artisti locali del
passato recente, ancora poco studiati. Alcuni di essi sono stati individuati grazie alla schedatura
del materiale documentario, nel quale sono stati rinvenuti i progetti originali delle fabbriche
collettive e di oltre 400 tra edicole, tombe e monumenti funebri. Documentata è anche l’origine di
un’intricata situazione giuridica che mescola proprietà pubblica, privata, concessioni temporanee e
diritti di superficie.
La diversità delle scale interessate da questa particolare tipologia architettonica -edificio che ne
contiene altri al suo interno- rende difficile una restituzione tradizionale del rilevamento, alla quale
risulta preferibile l’organizzazione di una banca dati aggiornabile, che permetta la consultazione e
il confronto delle molteplici informazioni necessarie alla gestione ordinar ia e alla valorizzazione di
un monumento in uso: rilievi architettonici metrici e fotografici, l’anagrafe delle tombe, la loro
schedatura artistica e materica, il riferimento alla voluminosa documentazione archivistica.
Il lavoro è iniziato con la redazione di un regesto bibliografico di interesse generale e locale, lo
spoglio dei documenti d’archivio, l’aggiornamento della planimetria esistente sulla base dei rilievi
architettonici disponibili e l’impostazione di un sistema informativo capace di contenere le
informazioni elaborate in un data-base per l’archiviazione dei dati. La schedatura bibliografica è
stata importante per l’inquadramento generale del tema, che presenta molteplici aspetti di
interesse e ha fornito le prime indicazioni utili alla lettura del manufatto e all’impostazione della
ricerca archivistica. Di fondamentale importanza è stata la consultazione dei documenti storici, che
permette di comprendere le ragioni e le soluzioni della costruzione, il succedersi degli interventi
che hanno condizionato lo stato di fatto attuale, dell’intero sistema e in particolare del suo
elemento pr incipale, il Cimitero della Villetta.
La storia della Villetta è relativamente breve, ma ben documentata. Nei due principali archivi
cittadini, l’Archivio di Stato e l’Archivio Storico Comunale è conservata una grande quantità di
documenti che interessano il Cimitero, tra i quali numerosi disegni Il per iodo consultato è quello
compreso tra la seconda metà del XV III secolo, quando inizia la discussione sul trasferimento
extra-moenia e la seconda guerra mondiale. Altri documenti iconografici sono conservati presso la
Biblioteca Palatina.
I documenti consultati sono stati schedati in un foglio elettronico, nel quale sono stati sintetizzati
i contenuti di maggior interesse e i riferimenti iconografici, evidenziando la porzione interessata in
modo da facilitare il successivo inserimento nelle schede del data-base.
I documenti schedati, ordinati cronologicamente, sono poi stati suddivisi in relazione ai settori e
ad argomenti specifici per agevolarne la consultazione, creando indici di consultazione tematici. È
opportuno sottolineare che la consultazione dei documenti è stata effettuata nell’ottica dello studio
dell’architettura, e quindi gli indici possono sembrare lacunosi dal punto di vista della
catalogazione archivistica, che non rientrava nei fini del lavoro.
Oltre le singole architetture, la documentazione censita riguarda il verde, i regolamenti e lo stato
giuridico della proprietà del cimitero, che in alcune porzioni sembra configurarsi come un bene
condominiale nel quale coesistono sin dalla fondazione porzioni private, concessioni di avelli a
tempo in archi di proprietà comunale e concessioni perpetue. Le cappelle gentilizie sono realizzate
come proprietà private su terreno in concessione d’uso perpetuo. La quantità dei documenti
iconografici, molti dei quali di pregevole qualità grafica, impone una seria valutazione
sull’opportunità e le modalità di divulgazione, poiché si tratta di un patrimonio di notevole valore,
con un duplice interesse documentario e grafico.
Nella redazione degli indici non è stata ritenuta opportuna nessuna selezione qualitativa, ma
sono stati evidenziati i fogli che contenevano i disegni di progetto, i capitolati, le relazioni
conclusive dei lavori, che costituiscono una importante testimonianza da riferire al manufatto
realizzato e nel loro complesso offrono una ricca documentazione dell’attività di molti artisti locali,
che potrebbe costituire il corpo di una mostra o di un museo permanente, dedicato alla memoria
della città. L’esame dei documenti ha per messo di definire la cronologia degli interventi di
costruzione e ampliamento del cimitero, mettendo in risalto fasi riconoscibili nella fioritura di
soluzioni sepolcrali diverse, in particolare nella saturazione dei campi erbosi con le cappelle
gentilizie, che segue la realizzazione delle grandi gallerie collettive e conosce un’impennata negli
anni precedenti la guerra, in parallelo alla realizzazione della galleria perimetrale.
Fig. 2. Cronologia costruttiva della parte storica della Villetta
4.
Il data-base
La presenza di elementi architettonici di rilevante dimensione, pressoché a scala urbana (portici
e gallerie), così come di vere e proprie architetture (ingresso, oratorio, villa) e di microarchitetture
(690 tombe e 324 cappelle) dotate di importanti elementi scultorei e decorativi, deter mina
l’esigenza di costituire delle banche dati in grado di documentare la qualità architettonica alle
diverse scale e fornire informazioni, anche di tipo grafico, per ognuno dei diversi elementi
individuati.
Caratteristica principale delle banche dati è quella di utilizzare le informazioni memorizzate in
modo strutturato e facilmente consultabile, ma soprattutto di poter essere adeguate ed integrate in
ogni momento; per tale motivo il sistema informativo progettato deve essere inteso come un’opera
aperta risultando particolar mente indicato per rappresentare le molteplici unità base individuate
all’interno del sistema cimiteriale.
In questo caso, il materiale prodotto dalle operazioni di rilevamento è disomogeneo:
informazioni di tipo numer ico o descrittivo, restituzioni grafiche bidimensionali e tridimensionali,
immagini fotografiche ecc.; documentazione difficilmente inseribile in un unico elaborato, sia esso
su supporto cartaceo che informatico. A tal proposito, si rende necessario organizzare il materiale
acquisito attraverso uno strumento di consultazione multimediale dove i dati possono essere
inseriti in una struttura ad albero e relazionati tra loro mediante connessioni multidirezionali (links)
in modo tale da essere letti scegliendo tra una serie di possibili percorsi di lettura.
Il
lavoro
è
stato svolto
con
l’utilizzo
del
software GIS
Archview , già
adottato
dall’Amministrazione Comunale di Par ma, in grado di restituire tutti i dati in possesso relativamente
ad ognuno degli oggetti rilevati e censiti: oggetti catalogati in “unità base” (tomba, cappella, arcata,
quadro, braccio, cripta, addossato, percorso, area verde, area inumazione) in base alle specifiche
peculiarità e dunque descrivibili attraverso schede informative conformi e definite per unità base.
Le schede degli oggetti censiti sono state poi riorganizzate, catalogate ed ordinate per
“settori”in un livello superiore nella struttura del database, in funzione della loro collocazione
all’interno del complesso: gallerie, portici, prato, percorso principale, cimiteri, ingresso, camera
mortuaria, chiostro, oratorio, villa.
Ogni oggetto, individuato con opportuna codifica, viene dunque descritto da una scheda
informativa collegata alla planimetria generale del cimitero mediante collegamenti ipertestuali. Allo
scopo è stata definita una codifica alfanumerica di 9 cifre: le prime due indicano il settore di
appartenenza, la terza l’unità base, le successive tre cif re una collocazione più precisa all’interno
del settore, mentre le ultime tre cifre riguardano la numerazione attribuita al singolo oggetto.
Le informazioni delle singole schede variano a seconda della tipologia dell’unità base e
possono essere inserite mediante la digitazione in campi multilinea editabili, mediante scelta tra
dati contenuti in liste testi predefinite, oppure mediante l’importazione di documentazione
iconografica in formato raster o vettoriale.
Individuati all’interno del sistema cimiteriale oggetti molto diversi tra loro, per dimensioni e
caratterizzazione decorativa, la difficoltà principale ha riguardato la definizione delle unità base e
l’organizzazione della struttura del database.
Per la presenza di numerose unità, il settore prato risulta il più complesso; la scheda di settore
è suddivisa in due sezioni: la prima “storico-anagrafica” contenente informazioni relative alle
vicende costruttive può fornire indicazioni grafiche sulla saturazione planimetrica del settore nel
corso degli anni, la seconda sezione, “dati fisici” è predisposta da celle nelle quali inserire notizie
relative alle caratteristiche dimensionali. All’interno del settore prato, ma ad un livello inferiore nella
struttura del database, ritroviamo le schede di ogni oggetto censito appartenente alle diverse unità
in funzione delle caratteristiche stesse dell’oggetto.
La scheda dell’unità cappella, come caso dimostrativo, risulta quella più ricca per la complessità
degli elementi che la compongono ed è costituito da diverse sezioni.
Nella prima sezione “anagrafica-storica” le informazioni, inserite tramite la digitazione in caselle
di testo multilinea, riguardano l’anagrafica (famiglia, proprietà, nomi dei defunti sepolti e
segnalazione di quelli eventualmente noti) e la cronologia interventi (anno di costruzione, autore e
vicende costruttive), nella quale vengono elencati gli interventi costruttivi realizzati all’oggetto a
partire dalla sua realizzazione con riferimento alla relativa documentazione archivistica, e
bibliografica, oltreché la documentazione fotografica. Nella sezione “dati tecnici” sono invece
contenute informazioni relative alla struttura architettonica dell’oggetto e dunque dati relativi a
struttura muraria, rivestimento esterno, copertura, pavimentazioni, rivestimento interno oltre a
informazioni sull’eventuale apparato decorativo (serramenti, arredi, mosaici, dipinti, bassorilievi,
sculture, elementi decorativi architettonici e lapidi). Infine la scheda contiene una parte relativa alla
qualità architettonica ed artistica del singolo oggetto censito: stile architettonico, valutazione di
pregio storico-artistico, valutazione in funzione della posizione e dello stato conservativo.
Gli oggetti cos ì classificati sono stati gerarchicamente relazionati ed organizzati in una struttura
ad albero che permette di acquisire e consultare tutte le informazioni ricavate dalla precedente
operazione di rilevamento, descrivendo in modo efficace la qualità architettonica del complesso
cimiteriale di Parma.
Conclusioni
Da questa esperienza emergono due aspetti rilevanti: uno operativo e l’altro qualitativo, ed essi
sono strettamente legati dalla consistenza quantitativa del monumento.
Il primo, legato alla difficoltà di gestire una grande quantità di dati, riguarda il modo di intendere
il rilievo per la conoscenza del bene e l’informatica offre una soluzione nella disponibilità di database georeferenziabili, che possono diventare molto utili anche nella gestione ordinaria del
patrimonio cimiteriale storico (in realtà non solo di quello), in modo analogo a quando accade in
altri settori. Il secondo è la grande concentrazione di arte e storia, memoria nell’accezione più
completa che il ter mine può avere, concentrata nei cimiter i storici, per la cui manifestazione
costruita si impone oggi un doveroso intervento di riqualificazione, che deve essere il primo e più
qualificante elemento che anima la programmazione del Piano Regolatore Cimiteriale. Ma a fianco
della riqualificazione architettonica del monumento per la tutela di un patrimonio di grande valore
civile oltre che architettonico, occorre cominciare a pensare anche alla divulgazione dell’importante
mater iale documentario che interessa il monumento, la cui conoscenza è il principale elemento di
comprensione e valorizzazione della qualità dell’architettura funeraria.
La conoscenza deve essere condivisa, perchè la cultura e la storia sono valori comuni.
Referenze bibliografiche
DONATI P. Nuov a descrizione della città di Par ma (riedizione di "Principali monumenti innalzati dal 1814 al 1823 da Sua Maestà
Maria Luigi a" tavv .VII,IX,X), Parma, Ed. Paganino Gius eppe, 1824.
TOSCHI P.; BETTOLI N.; LEONI TOSCHI.P; LEONI M.; BETTOLI N.,I principali monumenti innalzati dal MDCCCXIV a tutto il
MDCCCXXIII da s ua maestà la principessa Maria Lui gia, Parma, 1829.
SITTI G., Par ma nel nome delle sue strade, Par ma, Officina Grafic a Freschi ng, 1929.
CAPELLI G., Gli Architetti del pri mo N ovec ento a Par ma, Battei, Par ma, 1975.
CAMPANINI A., “Ratio et otium”, Residenz e di villeggi atura dei col l egi ges uitici di Par ma (1585-1768), i n PALLADIO, rivista di
storia dell’architettura e restaur o, Nuova serie, Anno X – n° 19, Istituto poligrafico e zecca della libreria dello stato, Roma, 1977, pagg.
95-112.
MARCHESELLI T., Le s trade di Par ma, Vol. III, Benedetti na Editrice, Par ma, 1990.
M. IOTTI, B. ZILOCCHI, Gli anni del Liberty a Par ma, Battei, Par ma, 1993.
FORNARI SCHIANCHI L., La città latente, Sil va Editrice, Parma, 1995, p. 78-79 .
GONIZZI G., I luoghi della storia I/II/III, in Atlante topografico par mi giano, PPS Editrice, p. 30 e s egg., Parma, 2001.
Michela ROSSI