Verso il pieno riconoscimento della Professione.
Transcript
Verso il pieno riconoscimento della Professione.
Anno 6 - Numero 2/3 novembre - dicembre 2006 quadrimestrale. Poste Italiane s.p.a. - Spedizione in Abbonamento Postale D.L. 353/2003 (conv. in L. 27/02/2004 n° 46) art. 1, comma 2, DCB TRENTO. Sommario Editoriale 1 Formazione ed esperienze 2 LA FORMAZIONE CONTINUA 3 La competenza infermieristica avanzata (2° parte) La consegna infermieristica 6 e come viene trasmesso il dolore all’interno dell’equipe: due ricerche qualitative in contesti chirurgici Il dolore riferito: conversazioni tra medici, infermieri e pazienti in un contesto di cura chirurgico. 10 Quanto la qualità e il livello 12 di dotazione di personale infermieristico incide sugli esiti dei pazienti? NEWS Riforma degli ordini professionali 15 ECM 16 ATTIVITÀ DEL COLLEGIO Consulenza per gli infermieri libero professionisti. 17 Relazione Commissione extracomunitari. 18 Relazione Comissione Segreteria. 19 Commissione Presidenza. 19 Relazione Commissione enti 20 convenzionati liberi professionisti. Verso il pieno riconoscimento della Professione. I livelli di competenza che la professione infermieristica ha raggiunto e che, quotidianamente garantisce, devono essere dimostrati, dichiarati e messi in evidenza. Tutto questo è necessario per consolidare e validare la posizione ed il ruolo che la professione infermieristica ha e deve avere all’interno del sistema sanitario, economico, sociale, culturale dove opera e di cui è parte necessaria ed integrante. L’evoluzione legislativa dalla legge 42/99 in poi, ha rappresentato per la professione infermieristica e per le professioni sanitarie tutte, un evento storico in quanto ha riconosciuto lo status di professionisti dotati di propria autonomia, di formazione universitaria, con progressione di carriera (orizzontale e verticale) e con un nuovo inquadramento. A sette anni di distanza da questa norma, nella quotidianità del lavoro negli ospedali, nei dipartimenti e nei distretti si sente sempre più forte l’esigenza di delineare una diversa organizzazione del lavoro. Riorganizzazione dove la professione è parte attiva ed assume un ruolo determinante nella ricomposizione del rapporto con le altre professioni, medici compresi, adeguato alla nuova evoluzione formativa – professionale, come già realizzato in molti Stati Europei ed extra Europei. Occorre consolidare i risultati professionali fin qui raggiunti per contribuire a dare piena e concreta attuazione ai processi, già in essere, di riforma previsti per garantire interventi adeguati alla nuova realtà ed alle nuove esigenze e bisogni dei cittadini. Ora è indispensabile che a tutti i professionisti che hanno contribuito a garantire con il loro lavoro quotidiano, qualità e valore all’assistenza prestata, in termini di capacità di rispondere ai bisogni di salute dei cittadini, sia riconosciuto e certificato il livello di competenza raggiunto. segue a pagina 2 >> << continua da pagina 1 Accettare e realizzare questo significa aver coscienza che la professione infermieristica è detentrice di una propria conoscenza, di una formazione e di una esperienza professionale specifica non delegabile. Tutto questo porta ad accrescere e sviluppare, come positiva conseguenza, il senso di appartenenza alla professione, ispirata da valori etici e deontologici propri, dove, al centro del proprio essere professione, c’è la persona con la sua unicità e con i suoi bisogni. Professione che si identifica e si rappresenta nell’appartenenza ad un ordine quale organo di tutela verso le persone con bisogni di salute ed organo di riconoscimento e di identità professionale esclusiva! Ecco quindi che l’appartenenza ad un ordine professionale deve essere per tutti gli infermieri, motivo di grande orgoglio, valore riconosciuto anche dalla normativa attuale che ha sancito, come l’iscrizione all’Albo sia il requisito obbligatorio per poter esercitare la professione infermieristica, sia come libero professionista che come dipendente, quale unica certificazione del possesso dei requisiti professionali per esercitare la professione infermieristica. Anche il Consiglio Direttivo ha affrontato e discusso su quelli che sono gli aspetti fondamentali che si muovono intorno alla professione, temi nodali per permettere e garantire che il processo di sviluppo e riconoscimento professionale continui e si realizzi in scelte e azioni concrete. Impegno particolare si è concentrato sul Dibattito Nazionale per le Professioni Sanitarie e sulle scelte strategiche da attuare. Il Consiglio Direttivo concorda come sia certamente più vincente impegnarsi per realizzare e mantenere un confronto e un dialogo stabile con le parti politiche piuttosto che ricorrere a logiche rivendicative. Ha inoltre, espresso il proprio impegno e la particolare condivisione per quanto attinente alla trasformazione del nostro collegio in ordine quale organo di riconoscimento e tutela del professionista e del cittadino. Ha però voluto trasmettere al Comitato Centrale alcune proposte per far sì che il dibattito potesse convergere su contenuti concreti da cui trovare gli elementi che garantiscano il massimo riconoscimento della professione. La presidente Luisa Zappini Formazione ed esperienze Con questo numero prosegue l’approfondimento relativo al tema della Formazione Continua in quanto, è questo un tema che, proprio per le motivazioni già riportate nel numero precedente, è e rimane, sempre attuale ma è pure parte integrante del mandato proprio di ogni singolo professionista. In questo numero: 1. competenza infermieristica avanzata, in questa seconda parte si affronta la realtà italiana; 2. la presentazione di due esperienze di ricerca qualitativa inerenti, la trasmissione delle informazioni all’interno dell’équipe “consegna infermieristica” e “ il dolore” con lo scopo di diffondere esperienze di ricerca condotte da 3. 4. nostri iscritti. Possono essere spunto di riflessione sul quotidiano e di nuovi apprendimenti; negli aggiornamenti si porta una sintesi e traduzione di uno studio condotto sul rapporto tra dotazione di personale infermieristico ed esiti dei pazienti. Un maggiore numero e preparazione degli infermieri hanno un impatto positivo per la qualità e la sicurezza delle cure ospedaliere; la relazione sul lavoro di consulenza infermieristica alla libera professione infermieristica. Questo per informare i colleghi sui temi riguardanti l’esercizio in regime libero professionale. Editore: Collegio Provinciale IPASVI di Trento. Registrazione Tribunale di Trento n° 1062 del 17/10/2000. Indirizzo redazionale: via Calepina, 75 38100 Trento. Direttore Responsabile: Massimo Dalledonne. Stampa: Esperia Srl - Lavis (TN) 2 novembre - dicembre 2006 La Formazione Continua La competenza infermieristica avanzata: uno sguardo in Italia (2° parte) di Marisa Dellai Di seguito si riportano le caratteristiche dei percorsi di formazione avanzata in Italia (master e corsi di perfezionamento), le esperienze realizzate in Provincia di Trento e le prospettive future. petenze che si intendono sviluppare, ma soprattutto dalla consapevolezza che determinate capacità professionali, richiedono percorsi di formazione specifici. Per esempio per preparare infermieri ad assumere funzioni di coordinamento nei servizi o dipartimenti è indispensabile un percorso formativo lungo, in quanto le competenze richieste ad un futuro coordinatore sono numerose, trasversali e ad elevata complessità, pensiamo per esempio alla funzione di gestione del personale o alla gestione dei processi organizzativi ed assistenziali. Diversamente per sviluppare competenze infermieristiche avanzate nelle cure palliative può essere sufficiente anche un corso di perfezionamento, in quanto le capacità richieste ad un infermiere in questo ambito sono più specifiche e delimitate. Cosa sono i master? I master sono percorsi formativi universitari post laurea altamente specialistici e professionalizzanti, che hanno una durata non inferiore ad un anno. Questi corsi comprendono attività di didattica frontale, studio guidato, di didattica interattiva, di tirocinio professionalizzante (stage), di studio individuale e di preparazione alla prova finale per un totale di 1500 ore, che corrisponde a 60 crediti formativi universitari (CFU). L’impegno di frequenza richiesto ai partecipanti è di circa 700 ore, comprensive di attività d’aula e di tirocinio in strutture accreditate. L’iscrizione ad un master o corso di perfezionamento prevede l’esonero dall’obbligo di acquisire crediti ECM, come previsto dalla normativa vigente sulla formazione continua in medicina. I percorsi di formazione avanzata in Provincia di Trento In provincia di Trento l’attivazione di percorsi di formazione avanzata per infermieri e altri professionisti della salute è iniziata nell’anno 2000 in collaborazione con la Facoltà di Medicina e Chirurgia dell’Università degli Studi di Verona. L’attivazione di Master universitari o di corsi di perfezionamento generalmente è preceduta dall’analisi del fabbisogno che ha la finalità di identificare il numero, la tipologia degli operatori da formare (infermieri, fisioterapisti, medici, tecnici...) e le competenze necessarie, che non vengono sviluppate nel Corso di Laurea in Infermieristica di primo livello. L’analisi del fabbisogno può avvenire attraverso la somministrazione di questionari o la realizzazione di interviste a panel di esperti (responsabili di servizi infermieristici, caposala, infermieri). La finalità è di raccogliere elementi importanti per l’elaborazione del profilo di competenza del professionista che si intende formare. Risulta particolarmente rilevante inoltre riuscire a differenziare le competenze di base da quelle avanzate, per Cosa sono i corsi di perfezionamento? I Corsi di perfezionamento sono percorsi formativi universitari post laurea, che si concludono con il rilascio di un attestato, corredato dall’attribuzione dei crediti formativi universitari. La normativa non prevede un numero minimo di crediti e nemmeno una durata precisa. Generalmente si tratta però di percorsi formativi della durata inferiore ad un anno. Da cosa dipende la scelta di attivare questi percorsi formativi? La scelta di attivare un master o un corso di perfezionamento dipende dalla complessità delle com- novembre - dicembre 2006 3 garantire percorsi formativi adeguati al livello di preparazione atteso. I Master e Corsi di perfezionamento attivati dall’Università degli Studi di Verona in convenzione con la Provincia Autonoma di Trento, ed il contributo dell’Azienda provinciale per i Servizi Sanitari, a partire dall’anno accademico 2000-2001 sono stati: fezioni associate a processi assistenziali. Il corso, rivolto a 30 infermieri, che inizierà a maggio, si propone di sviluppare competenze specifiche ed avanzate di tipo clinico-assistenziale, di consulenza, di formazione e nell’accertamento, prevenzione e controllo delle infezioni nelle strutture sanitarie ospedaliere, territoriali e socio-sanitarie. 1. in ambito organizzativo Master di 1° livello in Tecniche Manageriali per Coordinatori dell’Assistenza infermieristica. La finalità di questo percorso formativo è di favorire, negli infermieri che svolgono o che intendono assumere funzioni di coordinamento, l’acquisizione di competenze organizzative e gestionali specifiche. La prima edizione del corso rivolta a 30 infermieri, è durata complessivamente 2 anni. Nel 2005 è stata attivata una seconda edizione, tutt’ora in corso, rivolta non solo ad infermieri, ma anche a ostetriche, fisioterapisti, tecnici di laboratorio biomedico e di radiologia medica, in quanto il fabbisogno di figure di coordinamento riguarda tutto il personale sanitario. Quali prospettive per il futuro? Il dibattito sulla competenza infermieristica avanzata e sulla consulenza in Italia è molto recente e probabilmente sarà necessario ancora del tempo affinché all’interno delle organizzazioni sanitarie si riesca a riconoscere le competenze avanzate, acquisite attraverso i percorsi di formazione post base e l’esperienza specialistica. Esistono alcune realtà in Italia dove si sta cominciando a valorizzare le competenze degli infermieri, attraverso il riconoscimento di specifiche funzioni, ma sicuramente il percorso non sarà breve e privo di difficoltà. In particolare l’approfondimento di questo argomento, ancora molto nuovo nel nostro contesto sanitario italiano, ci porta a fare alcune considerazioni: 1. la complessità sempre maggiore che gli infermieri incontrano nell’assistenza degli utenti richiede competenze specialistiche, che non possono essere acquisite nei percorsi di formazione di primo livello, quindi è importante cominciare a pensare a differenziare le competenze, per poter riconoscere il diverso apporto che ogni professionista può offrire nell’organizzazione; 2. il riconoscimento delle competenze avanzate non può prescindere dalla revisione degli attuali modelli organizzativi, all’interno dei quali trovi spazio la consulenza infermieristica, che dovrebbe essere sviluppata attraverso progetti a livello aziendale e non di singolo reparto; 3. la valorizzazione delle competenze infermieristiche avanzate inevitabilmente richiede un riconoscimento a livello contrattuale, economico ed organizzativo; 4. la ricerca sull’impatto delle competenze infermieristiche avanzate dovrebbe essere sviluppata, per documentarne gli esiti positivi non solo sui pazienti, ma anche sull’équipe assistenziale. Accanto a queste considerazioni emergono anche alcuni quesiti: fino a che punto gli infermieri e gli altri professionisti in Italia sono pronti al riconoscimento di ruoli infermieristici differenziati? come misurare i diversi livelli di competenza infermieristica e i loro effetti sui pazienti e sull’organizzazione? 2. in ambito formativo Master di 1° livello in Modelli e metodi del tutorato nelle professioni sanitarie. Questo corso, giunto ormai alla terza edizione si propone di sviluppare modelli e metodi per facilitare l’apprendimento in contesti formativi e lavorativi dell’area sanitaria e sociale. L’approfondimento delle diverse forme di didattica tutoriale ha la finalità di promuovere l’elevata qualificazione professionale per coloro che svolgono a diverso titolo e grado funzioni tutoriali nei Corsi di Laurea, di Specializzazione , nei Corsi Master e di Perfezionamento, nella formazione permanente (ECM e aggiornamento professionale), complementare e nei contesti organizzativi. Ogni edizione del Corso è rivolta 30 professionisti della salute, educatori professionali, laureati in Scienze della formazione, che sono già coinvolti in processi tutoriali. 3. in ambito clinico Master di 1° livello in Nursing geriatrico, rivolto a 30 infermieri, aveva la finalità di sviluppare competenze infermieristiche avanzate e specifiche in area geriatrica per migliorare la qualità dell’assistenza all’anziano e alla sua famiglia nei diversi contesti di cura. Corso di perfezionamento in Nursing in cure palliative, rivolto a 13 infermieri si proponeva di sviluppare competenze infermieristiche avanzate e specifiche, con particolare riferimento alle patologie oncologiche, per migliorare la qualità dell’assistenza al malato terminale e alla sua famiglia, nei diversi contesti di cura. Master di 1° livello in Nursing avanzato per la sorveglianza epidemiologica e il controllo delle in- 4 novembre - dicembre 2006 - quali sono gli spazi a livello contrattuale per il riconoscimento di diversi ruoli infermieristici? l’attuale disomogeneità nella formazione di infermieri con competenze avanzate in Italia può influire negativamente sul riconoscimento di ruoli o funzioni? 10. Jones ML. Role development and effective practice in specialist and advanced practice role in acute hospital settings: systematic review and meta-synthesis. JAN 2005; 49 (2): 191-209 11. Bourbonniere M, Evans LK. Advanced Practice Nursing in the Care of Frail Older Adults. Journal of the American Geriatrics Society 2002; 50: 2062-2076 12. Aiken L, Smith HL, Lake ET. Lower medicine mortality among a set of hospital known for good nursing care. Med Care 1994; 32 (8): 771785 13. Jarman B, Hurwitz B, Cook A. Effects of community based nurses specialising in Parkinson’s disease on Health outcome and costs: randomised controlled trial. BMJ 2002; 324: 1072-1080 14. Naylor MD, Broten D. Comprehensive Discharge Planning and home follow-up of hospedalized olders. A rabdomized clinical trial. JAMA 1999; 281 (7): 613-620 15. Murray MK. The Nursing Shortage. Past, Present and Future. Journal of Nursing Administration, 2002; 32 (2): 79-84 16. Shiff L. Professional update. Registered Nurse, 2002; 65 (7): 16-18 17. Ingersol G, Olsan T, Drew Cates J et al. Nurses job satisfaction, organization committment and caree intent. Journal of Nursing Administration 2002; 32 (5): 250-263. 18. Janssen PM, de Jonge J, Bakker AB. Specific determinants of intrinsic work motivation, burn out and turn over intentions: a study among nurses. JAN 1999; 29 (6): 1360-1369 19. Aiken L. The magnet nursing services recognition program: a comparison of two groups of Magnet Hospitals. American Journal of Nursing 2000; 100 (3): 26-36 Queste considerazioni potrebbero rappresentare una sfida importante per la professione e un’opportunità per gli infermieri di migliorare la loro competenza, per assistere ancora meglio i cittadini. Ringrazio i colleghi Ornella Roat, Franca Dallapè e Mario Ruocco che hanno collaborato nella stesura dell’approfondimento sulla competenza infermieristica avanzata, nel corso di Ricerca applicata ai modelli organizzativi ed assistenziali, del Corso di Laurea Specialistica in Scienze Infermieristiche ed Ostetriche, Università degli Studi di Verona, a.a. 2005-06. Bibliografia generale (prima e seconda parte) 1. 2. 3. 4. 5. 6. 7. 8. 9. Meretoja R. et al. Nurse Competence Scale: development and psycometric testing. JAN 2004; 47(2):125-133 Gurvis JP, The anatomy of competency. Journal o nursing staff development 1995; 11: 247252 Meretoja R, Eriksson E, Leino-Kilpi H, Indicators for competence practice. Journal of Nursing Management 2002; 10: 95-102 Gillis C. Education for Advanced Practice Nursing. In Hickey JV, Ouimette RM, Venegoni SL, Advanced Practice Nursing. Changing roles and clinical application. Second Edition, Lippincott 2000. Epstein RM, Hundert EM. Defining and assessing professional competence. Jama 2002; 287: 226-234 IPASVI. Linee guida per un progetto di formazione infermieristica complementare nelle aree previste dal D.M. 739/94. Pearson A, Peels S. Advanced practice in nursing: international perspective. International Journal of Nursing Practice 2002; 8:S1-S4 Daly WM, Carnwell R. Nursing roles and level of practice: a framework for differentiating between elementary, specialist and advancing nursing practice. Journal of Clinical Nursing 2003; 12:158-167 Bryant-Lukosiosus D, Di Censo A, Pinelli J. Anvanced practice nursing roles: development, implementation and evaluation. JAN 2004; 48 (5): 519-29 novembre - dicembre 2006 5 La consegna infermieristica e come viene trasmesso il dolore all’interno dell’equipe: due ricerche qualitative in contesti chirurgici La consegna infermieristica: rituale trasferimento di dati o rielaborazione di vissuti infermieristici? A cura di Nicoletta Postal frontare i problemi che nascono dal loro lavoro, diventando un momento di condivisione e riducendo lo stress e l’ansia.(Parker et al. 1992) Lo studio si pone i seguenti obiettivi: • analizzare tramite uno studio qualitativo la funzione della comunicazione tra gli operatori sanitari durante la consegna sul cambio del turno • scoprire emozioni, sensazioni, degli operatori e contenuti di continuità trasmessi Premessa La consegna è il momento che più esprime principi guida dell’infermieristica di continuità assistenziale e di presa in carico dei pazienti. È considerata un momento cruciale (Lally 1999) di passaggio di informazioni inerenti il paziente al cambio del turno, che permette di pianificare e implementare l’assistenza (Hodgson 1989, Taylor 1993, Lynch 1994). Le consegne sono un insieme di conoscenze, di tecnologia, di procedure e pratiche infermieristiche, che aumentano la coesione sociale del gruppo e servono a trasferire le informazioni sul paziente da un turno a quello successivo. Alcuni autori (Walsh & Ford 1989, Huttmann 1985, Holland 1993) ritengono che questi rituali riflettano consuetudini e valori del gruppo, permettendo inoltre ai neoassunti di entrare nella dimensione culturale e operativa del reparto. Ci sono molti modi per identificare il momento importante della consegna infermieristica. Da una ricerca qualitativa effettuata da Hopkinson (2002) risulta che gli infermieri identificano due importanti funzioni della consegna infermieristica: la prima funzione è quella di essere un forum dove discutere le opinioni ed esprimere i sentimenti; la seconda è quella di essere una risorsa di informazioni su cui basare il loro “decision making” e le loro azioni. Parker et al., sulla base di uno studio osservazionale di 12 consegne infermieristiche, ha ipotizzato che la consegna orale sopravvive proprio per i bisogni emozionali. Essi affermano che la consegna interpreta la funzione di un de-briefing o “liberazione” e che, in privato con i loro pari, gli operatori hanno la possibilità di esprimere e comunicare le proprie emozioni: angoscia, ansia, disgusto, divertimento, che non possono essere espressi al di fuori di questo specifico contesto.In altre parole, la narrazione della consegna supporterebbe gli infermieri nell’af- METODOLOGIA È stato condotto uno studio etnografico (riquadro 1) che combina aspetti descrittivi ad aspetti interpretativi. È stata condotta un’osservazione “covert” (Cozzi&Nigris1996), ovvero celata, in modo da evitare atteggiamenti creati, non spontanei dati dal sapere di essere osservati. Il ricercatore ha osservato le consegne nel corso di una settimana, qualche volta ha osservato scrivendo su foglietti utilizzati anche per gli appunti della consegna, altre volte ha solamente osservato. Procedura La ricerca è stata condotta dopo richiesta di autorizzazione all’Azienda Sanitaria e ai responsabili dell’Unità Operativa. Le osservazioni sono state raccolte all’interno di un’equipe infermieristica di un’Unità Operativa dell’Ospedale Santa Chiara. Sono state adottate alcune precauzioni (es. uso di pseudonimi, omissione di dati di confidenzialità,..) per proteggere e per evitare l’identificazione dei partecipanti. 6 novembre - dicembre 2006 Riquadro 1, La ricerca etnografica: breve sintesi sul significato e metodologia Che cosa intendiamo per “etnografia”? Il termine “etnografia” deriva dall’unione di due parole: “etnos” = popolo “graphos”= scrivere e quindi significa scrivere di un popolo. È un approccio di ricerca qualitativa utilizzata nel campo dell’antropologia e sociologia, con l’obiettivo “di osservare e descrivere comportamenti prodotti ed espressioni culturali di gruppi umani attraverso osservazioni, interviste e analisi documentali, che vengono svolte durante periodi di vita in coopresenza con il gruppo umano studiato” (Cozzi & Nigris 1996) È basata sullo studio di individui, manufatti o documenti in un ambiente naturale. Il ricercatore è profondamente coinvolto nel processo di raccolta dati e cerca di comprendere in modo completo come si svolgono gli eventi per l’individuo o gruppo in studio (Fain2004) Quale metodologia utilizza? Utilizza come metodo l’osservazione “partecipante”ovvero l’osservazione del ricercatore “sul campo”, quale luogo prescelto per l’indagine. Questo presuppone la partecipazione e la condivisione di attività e forme linguistiche e culturali proprie dei soggetti in studio. Come viene condotta? La ricerca prevede alcune fasi (Fain 2004): fase preliminari: individuazione del l’oggetto d’indagine, documentazione, progettazione dell’eventuale campionamento. La documentazione sul fenomeno in studio consente di circoscrivere l’argomento di ricerca. fasi operative: ingresso nel campo di ricerca e osservazione sul campo. La modalità con cui si può condurre l’osservazione è suddivisa in due approcci: in “covert” che consiste nell’essere clandestini sul campo o in “overt” c ossia dichiarando il ruolo di osservatore/ricercatore. La tendenza attuale è di lo svolgimento in “overt” in quanto si è visto che, superata la fase iniziale, le persone osservate non modificavano i loro comportamenti. Fasi di analisi: analisi, organizzazione e codifica delle osservazioni e/o interviste e/o documenti. Questa fase comporta anche la valutazione dei risultati emersi, la stesura di un rapporto di ricerca. a cura di Ornella Roat & Nicoletta Postal Alla fine di questo momento inizia una nuova fase di interazione sociale, la “chiacchiera” che può durare altri 5-10 minuti e che si conclude con l’inizio del nuovo turno. Ci sono delle osservazioni che sono comuni a tutte le consegne, altre invece le differenziano l’una dall’altra e le caratterizzano. Ad esempio, le consegne si differenziano in base al numero dei partecipanti, all’ora della consegna, al giorno, se è festivo o feriale, e soprattutto in base alla complessità dei pazienti e a ciò che si è verificato durante il turno. La cosa che si nota di tutte le consegne è come si posizionano le persone, le sedie sono poche e quindi c’è chi sta in piedi, chi si siede sulla scrivania e chi su vecchi schedari. Solitamente gli infermieri che danno la consegna sono seduti, raccontano il decorso di malattia di ogni paziente sfogliando la cartella clinica e guardando i propri appunti scritti durante il turno, nel timore di dimenticare informazioni ritenute importanti ai fini della continuità assistenziale. Non c’è differenza nella partecipazione alla consegna rispetto alla qualifica di ruolo delle persone, RISULTATI Le figure che partecipano alla consegna sono essenzialmente quattro: gli infermieri, gli operatori socio-sanitari, gli ausiliari e qualche volta gli studenti infermieri e OSS. Le consegne si tengono a fine turno, quindi alle ore 7 del mattino, alle ore 14 del pomeriggio e alle ore 21 della sera. Nelle consegne infermieristiche osservate, similmente ai risultati dello studio di Lally 1999, è possibile individuare tre fasi: una prima fase dove il personale si ritrova e vi è una prima discussione di natura personale, si parla di cosa si è fatto il giorno prima, della propria vita, della famiglia, a scopo di socializzazione; gli infermieri non considerano questa fase come parte della consegna, pur contenendo qualche volta uno scambio “informale” di informazioni sul paziente. Questo momento di interazione risulta positivo per tutti i componenti del gruppo e dura 10 minuti circa. Segue poi una seconda fase considerata il cuore della consegna in cui vi è un report dettagliato su ogni paziente. novembre - dicembre 2006 7 ha un volto, un cuore, compassione e nemmeno comprensione. Il narrare i vissuti dei pazienti consente di trovare gaps fra la qualità percepita, ossia che cosa il paziente si aspetta dall’Azienda, e l’efficacia pratica, ossia i risultati ottenuti dall’eseguire un trattamento in modo appropriato e corretto. Vengono, inoltre, date informazioni relative alla patologia, agli accertamenti diagnostici, alla preparazione pre-operatoria, al decorso post-operatorio, al controllo del dolore e alle eventuali complicanze. Per gli OSS i temi ricorrenti sono la soddisfazione dei bisogni di base: sono attenti a informazioni, quali ad esempio il permesso di mobilizzazione, il tipo di alimentazione e l’evacuazione. Gli infermieri dedicano “tempo” ai pazienti che, per complessità terapeutica –assistenziale o insorgenza di complicanze post-operatorie, sono degenti oramai da molti mesi. Questi pazienti vengono chiamati familiarmente con il nome, invece che con il cognome, la loro storia diventa, quasi, parte della vita quotidiana degli infermieri. La consegna è disturbata dal telefono che suona e da persone, quali medici, barellieri che entrano ed escono dallo stanzino costringendo chi racconta a fermarsi e facendo perdere la concentrazione a chi ascolta. L’equipe è composta anche da infermieri che provengono da altri paesi. Questo porta a pensare ad una visione antropologica di cultura, secondo la quale questa deve essere vista come una “raccolta” di insiemi sfumati, come un continuum, un insieme di intersistemi. La consegna termina spesso con l’ insoddisfazione di qualche infermiera, che si lamenta per una turnistica che non lascia spazio alla vita privata, arrivando quasi a rubare la giovinezza. Emerge la consapevolezza di rinunce, sacrifici che fa conoscere la professione infermieristica. La consegna della sera è molto tranquilla e non viene disturbata dal suono dei telefoni o dal via vai della gente. Rispetto alle altre consegne, è avvolta in un grande silenzio, c’è più tensione nell’aria, data dalla vicinanza del turno notturno. La notte in ospedale è lunga per tutti, sia per gli infermieri, che si sentono soli ad affrontare i problemi dei pazienti, sia per i pazienti, che si sentono soli ad affrontare la loro malattia. Il silenzio della notte concilia la riflessione dell’esperienza per gli infermieri e la riflessione di un giorno vissuto e di un domani sconosciuto per i pazienti. La narrazione della consegna sottolinea la capacità di un professionista di osservazione, di sintesi e di saper riconoscere le priorità, di posizioni e di riflessioni che solo l’”expertise” permette di trasferire. Durante la consegna spesso nascono profondi scambi di idee sui nuovi approcci assistenziali, sulle nuove metodologie che si allontanano sempre più dai metodi tradizionali e costringono gli infermieri ogni operatore ha un modo tutto suo di partecipare: c’è chi ascolta attentamente fissando l’infermiere che dà le informazioni, chi ascolta guardando fuori dalla finestra, chi ascolta ma nel contempo traccia schizzi su un pezzo di carta, c’è chi, infine, scrive i dati riportati per la paura di dimenticarli. Anche l’armonia della consegna cambia a seconda dell’orario del turno. La consegna dopo il turno di notte è sempre molto silenziosa, non inizia con discorsi di natura personale, gli operatori ascoltano il passaggio di informazioni senza discutere, rispettosi della stanchezza dell’infermiere che racconta il suo agire di quella notte, come se volessero ridurgli la fatica ed accelerargli il ritorno a casa. Il messaggio che traspare è: “qualsiasi problema ci sia stato, vai che ora ci pensiamo noi.” Nei giorni festivi, invece, la consegna del mattino è più serena e tranquilla, forse perché il reparto è un po’ più vuoto, il lavoro notturno è ridotto, gli operatori non sentono lo stress di un’attività lavorativa frenetica che di lì a poco sconvolgerà il reparto, come succede nei giorni feriali. La consegna di fine mattina è quella che più si avvicina alle tre fasi riportate anche nello studio di Lally (1999). Si osserva che nella prima parte della consegna gli operatori del turno “entrante” socializzano aspetti legati al tempo, all’attività ricreativa (ultima sciata), a qualche notizia importante, insomma alla quotidianità e a tutto ciò che è vita. Questo avviene in attesa che gli infermieri del mattino, ancora coinvolti nell’attività assistenziale completino gli aggiornamenti sul diario infermieristico. Nella parte iniziale e centrale la consegna affronta molti argomenti: ad esempio il perché della prescrizione di una terapia, diventando così un momento di ricerca, di coniugazione fra teoria e pratica. La terapia antidolorifica è un tema ricorrente e porta alla discussione l’equipe: “l’impossibilità di controllare il dolore farmacologicamente viene vissuta come una mancanza alla promessa di impegnarsi affinché “ospedale senza dolore” non sia solo una proposizione ma una realtà”. Un ulteriore tema ricorrente è “la reazione emotiva del paziente e della famiglia alla malattia”, tale tema è affrontato in modo intenso quando gli interventi comportano esiti “mutilanti”. Si affrontano anche problemi etici: la difficile scelta che un paziente deve fare tra il rifiutare un intervento delicato con un severo rischio anestesiologico e con il dubbio di una scarsa qualità di vita dopo l’intervento, o l’accettarlo per la volontà, il rispetto per la vita e la giovane età, motivazioni che impongono moralmente di dover tentare tutte le strade che le nuove tecniche chirurgiche mettono a disposizione. Chiunque in salute si ripromette di decidere del proprio corpo, ma chiunque in malattia affida il proprio corpo alle cure dei sanitari, iniziando così una lotta quotidiana contro un essere astratto che non 8 novembre - dicembre 2006 più anziani ad una costante e continua lotta interiore fra la nostalgia del passato e il bisogno di adattarsi al nuovo. Sono ricorrenti durante le consegne esclamazioni come: “un tempo le cose andavano meglio..” oppure “ah questi infermieri laureati...”; ogni generazione di infermieri ha caratteristiche, valori, credenze diverse dalla generazione che l’ha preceduta e da quella che la segue. soddisfazione per una diagnosi “azzeccata”, per un trattamento riuscito, per un buon lavoro di equipe o per essere riusciti a dare un aiuto. La conversazione fra i colleghi può diventare un modo per sopraffare il disagio psicologico, che può sorgere in alcuni momenti durante il complesso processo di cura di particolari pazienti ricoverati. Dal punto di vista antropologico si può considerare la consegna un rito di passaggio: infatti, concedere ad un nuovo infermiere di trasferire le informazioni del turno diventa per questi un importante riconoscimento delle sue abilità professionali e un riconoscimento da parte del gruppo, che lo integra a pieno diritto come collega, consegnandogli una sorta di “cittadinanza di reparto”. Alla luce di un sistema sanitario complesso e costantemente in mutazione, la consegna diventa altresì momento di unione tra il mondo infermieristico di ieri e la realtà di oggi in un mix di nostalgia per il “vecchio” sapere pratico impregnato di consuetudine, e di rinnovamento dato da un’inarrestabile progresso tecnico, che riconosce la consuetudine solo se basata su evidenze scientifiche. Dall’osservazione effettuata emerge la rilevanza del momento della consegna, anche i brevi tempi dedicati all’”informale” sono risultati utili per ridurre la tensione e per aumentare l’armonia e l’integrazione del gruppo. Questi elementi sono considerati dalla letteratura importanti per la loro ricaduta sulla qualità assistenziale. La ricerca qualitativa condotta porta a concludere che la consegna aiuta il personale sanitario a crescere professionalmente, culturalmente e interiormente, e lo sostiene nel difficile compito della presa in carico. CONCLUSIONI Le osservazioni raccolte durante i vari momenti di consegna suggeriscono che gli infermieri colgono l’occasione della narrazione dei vissuti dei pazienti per aggiornare le proprie conoscenze, per confrontare vecchi e nuovi approcci assistenziali, per discutere problemi etici che scuotono le coscienze al pari di qualsiasi conferenza di bioetica. La consegna sembra essere un momento molto significativo per creare gruppo, per socializzare, diventando un rito importante che non riguarda solo il passaggio di informazioni da un turno all’altro, ma un momento di forte identificazione. In questi ultimi tempi molti reparti hanno cambiato o stanno cambiando la modalità della consegna, passando dalla consegna a “porte chiuse” alla “bedside handhover” o consegna al letto del paziente. La motivazione al cambiamento è che tale metodologia permette al paziente di partecipare in prima persona al proprio percorso terapeutico, interagendo direttamente con il personale infermieristico, e discutendo sulla propria salute. Se consideriamo la consegna solo il trasferimento di dati, allora la “bedside handhover” è più allineata con le nuove teorie, che vogliono il paziente come soggetto del piano di assistenza, ma, se la consegna, oltre ad essere un reportage di dati è anche un’occasione di dialogo tra gli operatori sanitari, allora eliminare la consegna “a porte chiuse” potrebbe mettere a rischio l’integrazione, lo sviluppo professionale e i vantaggi derivanti da un de-briefing collettivo. Come il paziente ha bisogno di trovare delle strategie che gli permettano di raggiungere un buon livello di coping rispetto al momento di malattia che sta vivendo, così gli infermieri necessitano di esprimere e di condividere le emozioni, le sensazioni, le percezioni e i significati dell’esperienza ospedaliera, al fine di una corretta elaborazione e, quindi, di un buon adattamento all’ambiente. Dalla ricerca emerge anche il bisogno che hanno gli infermieri di esternare i propri dubbi, insicurezze, malesseri, segni di burn-out, trovando in quel setting un luogo adatto e soprattutto l’ascolto di persone, che vivendo le stesse esperienze, possono comprenderli. Nella consegna non si esternano solo sentimenti negativi, ma anche positivi, come la novembre - dicembre 2006 BIBLIOGRAFIA Cozzi D., Nigris D.. Gesti di cura. Elementi di metodologia etnografica e di analisi socioantropologica per il nursing. Milano Colibrì 2003 Hopkinson JB.The hidden benefit:the supportive function of the nursing handover for qualified nurses caring for dying people in hospital. Journal of Clinical Nursing, 2002; volume 11; pp 168 Lally S..An investigation into the functions of nurses’communication at the inter-shift handover. Journal of Nursing Management 1999; 7: 29-36 Parker J., Gardner G., Wilthshire J. Handover: the collective narrative of nursing practice. J Adv Nurs 1992; 9: 31-7 Fain AJ. La ricerca infermieristica leggerla, comprenderla e applicarla. Milano McGraw-Hill 2° Ed. 2004 9 Il dolore riferito: conversazioni tra medici, infermieri e pazienti in un contesto di cura chirurgico. A cura di Ornella Roat Attraverso un’osservazione in situazione di tipo covert (vedere riquadro 1), sono state osservate e rilevate le forme linguistiche utilizzate nelle conversazioni tra medici, infermieri e paziente relativamente al dolore riferito dal paziente in fase pre e post-operatoria e di individuare le situazioni di “dolore previsto” e di “dolore accettato” dal punto di vista di medici ed infermieri. L’osservazione, assunta come strumento privilegiato di tale ricerca, si è strutturata con l’uso di una griglia che teneva conto di fatti e discorsi occorsi, di sentimenti e pensieri provati dall’osservatore in situazione, di interpretazioni ed associazioni con i testi e di note metodologiche. Il resoconto inizia con una descrizione del contesto e procede con una presentazione di “frammenti d’esperienza” (box 1) e si conclude con una riflessione sui dati e sull’esperienza etnografica (box 2). Dalla ricerca sono emersi spunti di riflessione su aspetti che normalmente nella pratica clinica quotidiana vengono dati per scontati. L’apprendimento più significativo che ne deriva è la messa in discussione dei propri modelli concettuali e del Il dolore rappresenta, prima ancora di un problema di trattamento efficace, un problema di relazione tra chi lo prova e chi lo cura, in cui la mediazione del linguaggio è cruciale ai fini della presa in carico, perché le parole non sono mai sufficientemente adatte per descriverlo. Questo aspetto è reso ancora più problematico dal confronto con persone appartenenti a culture diverse da quella del contesto, portatrici di valori e credenze relativi ai concetti di salute, malattia e dolore che possono indurre negli operatori atteggiamenti di diffidenza e di chiusura. Questa difficoltà si pone soprattutto nel momento della rilevazione e dell’accertamento del dolore in cui le componenti affettivo-emozionale, cognitiva e comportamentale originano manifestazioni diversificate tra gli individui. La ricerca, condotta nell’arco del mese di febbraio 2006, vuole proporre una riflessione etnografica rispetto agli orientamenti e alle credenze che gli operatori hanno riguardo al dolore riferito dal paziente attraverso l’analisi delle conversazioni tra medico, infermiere e paziente e delle forme linguistiche utilizzate per descrivere il dolore. Box 1 “frammenti d’esperienza” Alle 21.00 inizia regolarmente il turno notturno; dopo una rapida consegna dai colleghi, le infermiere “partono per il giro serale”, entrando di stanza in stanza, per incontrare i pazienti, verificare il loro stato di salute e “prepararli” per una buona notte. Uno di loro, ricoverato in giornata per un episodio di colica renale, descrive attentamente le sensazioni di dolore e di bisogno d’urinare; le infermiere, poste lateralmente al letto, lo stanno ad ascoltare: dalle parole del paziente si percepisce una “totalità” dell’esperienza dolorosa, che “fa scendere le lacrime al posto dell’urina”; una centratura sul fatto più rilevante della giornata, la colica renale. Durante il “giro serale” è particolarmente frequente ascoltare pazienti che raccontano minuziosamente i fatti della giornata, che prevalentemente ruotano intorno alle pratiche mediche ed assistenziali vissute durante il giorno. Tacitamente i pazienti parlano di ciò che gli operatori vogliono sentirsi dire; interiorizzano le regole date dall’organizzazione per trovare un canale comunicativo adeguato alla risposta dei loro bisogni. “Il giro della notte” è una pratica ospedaliera consolidata, naturalizzata che si ripete quotidianamente come un rituale: quali significati ha per il paziente e per l’operatore? Certamente prepara il passaggio ad un altro giorno, che per il paziente può essere di sofferenza o di speranza, per l’operatore di lavoro e di routine. 10 novembre - dicembre 2006 proprio modo di relazionarsi con l’ambiente in un processo in cui il conoscere ed il sentire procedono di pari passo nel tentativo di cogliere il senso della cura (intesa come “prendersi cura”) e di distinguere i propri bisogni da quelli della persona malata. Si aggiunge un’interpretazione diversa a quella dei soggetti osservati nella speranza di proporre una mediazione più consapevole tra un approccio biomedico ed uno olistico nei processi di assistenza. Box 2 “riflessioni” Il bisogno di sicurezza è legato anche al bisogno di essere confermati e riconosciuti nel proprio ruolo di operatore sanitario; in questo riconoscimento è forte, nei nostri contesti sociali e sanitari, la connotazione di genere: è frequente sentire i pazienti ed i familiari chiedere del medico usando la forma maschile e non è raro sentire una dottoressa sottolineare il fatto di essere, proprio lei, il medico, quasi fosse necessario acquisire credibilità agli occhi del paziente passando attraverso il genere. Questo aspetto è emerso, nei miei pensieri, anche durante l’osservazione della conversazione tra due dottoresse ed un’infermiera, per la specificità del contesto di cura in cui, culturalmente, un uomo si aspetta di essere visitato intimamente da un altro uomo. Durante un ricovero, una situazione di bisogno e di vulnerabilità, tale aspettativa viene in parte a cadere perché l’attenzione viene spostata altrove, cioè sul bisogno di salute da soddisfare, e perché agli operatori è consentito saltare i rituali d’introduzione corporea. Dalla medesima situazione d’osservazione emergono altri due elementi interessanti: la parola utilizzata per descrivere il farmaco (cocktail) e l’espressione per designare l’atteggiamento dell’infermiera (“C’è sempre un’infermiera che chiede”). Nuovamente ritorna un’analogia tra il mondo sanitario, l’insieme di farmaci tra loro associati, e quello alimentare, una bevanda generalmente alcolica, come se l’effetto analgesico fosse in qualche modo legato ad un effetto “sballante” simile a quello prodotto dall’alcol. In realtà è difficile dire quanta somiglianza ci possa essere tra le due condizioni, il dolore e lo stato post-alcolico, tuttavia colpisce la facilità con cui il termine “cocktail” venga utilizzato in corsia per indicare l’associazione farmacologia; non credo risponda solamente ad una comunicazione più veloce ed efficace tra gli operatori, ma può sottendere valori e convinzioni recondite circa il timore di affrontare una situazione “che fa stare male”. Durante lo scambio verbale, all’infermiera novizia viene attribuita l’idea di una persona che chiede continuamente quasi incarnasse l’atteggiamento infantile nei confronti della realtà inesplorata. L’espressione pone l’accento su un modo dell’infermiere di porsi nei confronti della pratica, che è sempre meno umile e servile e sempre più esigente, segnale di un cambiamento culturale in corso. Ma cosa chiede generalmente un’infermiera? Cosa succede quando non c’è un’infermiera che chiede? Collegio Provincile IPASVI di Trento Via Calepina, 75 - 38100 Trento Tel. 0461 239 989 - Fax 0461 984 790 - www.ipasvi.tn.it - e-mail: [email protected] Orario di Segreteria: lunedì e venerdì dalle 14.30 alle 18.00 - mercoledì dalle 9.00 alle 14.00 Per collaborazioni, articoli, suggerimenti a “Notizie & Informazioni” telefonare al 0461 239 989 novembre - dicembre 2006 11 Quanto la qualità e il livello di dotazione di personale infermieristico incide sugli esiti dei pazienti? Traduzione e sintesi del Report finale dello studio di Needleman J. et al. (2001) A cura di Anna Brugnolli Needlemann J, Buerhaus P, Mattke S et al. Nurse-staffing levels and patient outcomes in hospital. Final report for Health Resources and Services Administration. Contract No 230-99-0021. 2001 Harvard School of Public Health, Boston, MA. di dotazione di personale infermieristico* a livelli di infermiere diplomato (RN), infermiere pratico o vocazionale (LPN/LVN)e aiuto infermiere (Aides). I livelli di staffing composti da RN, LPN e personale di supporto (aides) era stimato in ore. Per gli stati che riportavano i valori di staffing come equivalenti al tempo pieno era utilizzato uno standard di 2080 ore (52 settimane a 40 ore per settimana) Obiettivo: sviluppare delle evidenze sulla relazione tra esiti dei pazienti potenzialmente sensibili agli interventi infermieristici (OPSN) e dotazione di personale infermieristico nelle unità di degenza ospedaliere per acuti Campione su tre tipologie di ospedali A) un campione di 799 ospedali di 11 stati utilizzato per analizzare l’associazione tra dotazione di personale infermieristico misurato a livello di ospedali e 14 esiti potenzialmente sensibili alle cure infermieristiche; B) un sotto-campione del primo composto da 256 ospedali Californiani usato per analizzare le relazioni tra esiti potenzialmente sensibili alle cure infermieristiche (OPSNs) e livelli di personale infermieristico suddivisi in tipologie di servizi (ICU, acuto e post acuti); C) un terzo campione nazionale di 3357 ospedali utilizzato per analizzare gli OPSNs calcolati dai pazienti Medicare e livelli di personale infermieristico tratti da database delle Associazioni Ospedaliere. Punti critici della raccolta dati e misurazione: sviluppo delle misurazioni degli outcomes: sistemi di classificazione internazionale delle malattie (ICD), delle complicanze, degli Outcomes Potenzialmente Sensibili al Nursing raccolta delle variabili legate alla dotazione di personale infermieristico: misurazione dei livelli totali di dotazione e distinti per qualifica; definizione uniforme del personale infermieristico e tempo pieno (FTE) per dedurre il numero di personale a tempo pieno e part – time, le ore totali di assistenza infermieristica, le ore produttive e le ore da contratto; calcolare la parte di dotazione infermieristica impiegata nei setting di degenza e separarla da quella relativa ai pazienti diurni (emergenza, ambulatorio chirurgico,...) la costruzione delle variabili di rischio dei pazienti. Lo studio inoltre raccoglieva altre variabili che potevano influenzare l’associazione tra staffing infermieristico e esiti dei pazienti. Materiali e metodi Dopo un comprensivo e sistematico accertamento dei dati disponibili, i ricercatori hanno scelto le seguenti fonti di dati: dati di dimissione dei pazienti ospedalieri come fonte per la costruzione dei OPSN report finanziari degli ospedali o i registri della dotazione organica ospedaliera come migliore fonte di dati per costruire le misure * Staffing / Nurse staffing Dotazione quali-quantitativa di personale infermieristico 12 novembre - dicembre 2006 per i pazienti chirurgici. Il “mancato soccorso”* era mediamente del 18.6% nei pazienti medici e del 19,69% nei pazienti di chirurgia maggiore. Nel campione composto da tutti gli 11 stati le ore totali di assistenza infermieristica per degente era mediamente di 11.4 ore per giorno. Di questo totale le infermiere diplomate (RN)dominavano con mediamente 7,8 ore di assistenza infermieristica per degente/die, seguite dall’aiuto infermiere (aided) con 2.4 ore e LPN con 1, 2 ore. Queste variabili includevano: i rischi dei pazienti di incorrere in complicanze raccolti tramite specifici indici di rischio basati sull’età, diagnosi, sesso, presenza di malattia cronica, tipologia di ricovero,... caratteristiche dell’ospedale che potevano influenzare gli OPSN: allocazione dell’ospedale, numero di posti letto, tasso di occupazione, ospedale di insegnamento e/o universitario, ... La codifica di ogni OPSN era sviluppato da avere un pool ampio di eventi osservati e allo stesso tempo che la selezione dei casi sia ristretta a quei pazienti che avevano sviluppato la complicanza durante l’ospedalizzazione e non presente al momento del ricovero. Per ogni OPSN è stato definito un razionale e una definizione concettuale/operativa Risultati dal campione composto da tutti gli 11 Stati Nell’analisi dei dati provenienti dal campione composto da tutti gli 11 Stati sono emerse forti e consistenti relazioni tra le variabili dello staffing infermieristico e 5 esiti sui pazienti quali infezioni del tratto urinario, polmonite, durata di degenza sanguinamento tratto gastro intestinale superiore e shock nel pazienti medici (tabella sommario). Nei pazienti di chirurgia maggiore è emersa la relazione forte e consistente solo tra “mancato soccorso” e staffing infermieristico. Complessivamente, è stata riscontrata una forte evidenza di associazione tra esiti dei pazienti e componente infermieristica (RN) dello staffing totale, o presenza di infermieri, comparata ad evidenze che collegano gli esiti a presenze o mix di professioni infermieristiche non diplomate (LPN/LVN o Aides). Per i rimanenti OPSN testati nell’analisi non sono state riscontrate evidenze di relazioni statisticamente significative con la dotazione di personale infermieristico. In particolare tra i pazienti “medici”, un’alta proporzione di ore di assistenza al giorno erogata da infermiere diplomate(RN) e un maggiore numero assoluto di ore assistenziali erogate al giorno sempre da infermiere diplomate erano associate con una riduzione della durata di degenza (rispettivamente P=0.01 e P<0.001,); un più basso tasso di infezioni del tratto urinario (rispettivamente P<0.001e P=0.003) e di sanguinamento del tratto gastrointestinale superiore (rispettivamente P=0.03 and P=0.007). Una maggiore proporzione di ore di assistenza erogate da infermiere diplomate(RN) era anche associata a più bassi tassi di polmonite (P=0.001, shock o arresto cardiaco (P=0.007) e “mancato soccorso” che era definito come la morte per polmonite, shock o arresto cardiaco, sanguinamento gastrointestinale superiore, sepsi o trombosi venosa profonda (P=0.05). Tra i pazienti chirurgici una più alta percentuale di Metodo di analisi regressione multipla utilizzata per: analizzare le relazioni tra ogni OPSNs e lo staffing infermieristico negli ospedali di ogni campione. esplorare le interrelazioni tra differenti tipi di staff infermieristico e per esaminare in modo separato gli effetti del numero di ore di assistenza infermieristica e del mix di competenze sugli esiti dei pazienti (attraverso vari modelli di regressione multipla) Il modello che guidava questo progetto rimarca che 3 set di variabili spiegano i tassi di Outcomes Potenzialmente Sensibili al Nursing (OPSNs): a) variabili che riflettono la dotazione di personale infermieristico (nurse staffing), b) variabili sullo stato di salute dei pazienti e c) le varie caratteristiche dei pazienti Risultati I tassi di frequenza per ogni OPSNs erano realistici e simili per importanza tra tutti i campioni analizzati nello studio. Gli OPSNs con una più alta frequenza erano comuni complicanze ospedaliere che includevano le infezioni del tratto urinario, la polmonite e gli scompensi metabolici. In generale i tassi di OPSNs nei pazienti “medici” variavano da valori bassi del 0.57% per shock/insufficienza cardiaca a valori alti del 7,21% per le ulcere da decubito; mentre per i pazienti “chirurgici” variavano dal 0.4% per la trombosi venosa profonda/embolia polmonare al 6,84% per gli scompensi metabolici. Le stime dei tassi degli OPSNs avevano una consistenza interna, ad esempio i tassi di mortalità e di complicanze erano più alti nel pool di rischio medico che non nel pool di rischio chirurgico. I tassi di mortalità tra i pazienti “medici” era del 3.15% comparata al 1.6% novembre - dicembre 2006 * Failure to rescue - morte di un paziente con complicanze che minacciano la vita per le quali l’identificazione precoce da parte di infermieri e l’attuazione di interventi medici ed infermieristici possono influenzare il rischio di morte 13 Sommario dei risultati sull’associazione tra staffino infermieristico e Outcomes testati potenzialmente sensibili al N personale infermieristico nel campione degli 11 Stati Pazienti “medici” Pazienti chirurgici Relazione Infezione Tratto urinario Ulcere da decubito Polmonite Trombosi venosa profonda Durata di degenza Forte/consistente Inconsistente Forte/consistente Nessuna/ incosistente Forte/consistente 4 -12% 6 – 8% staffing relazione inferm.co complessivo 5 - 25% Qualche evidenza Nessuna 6 - 12% Debole RN staffing inferm.co complessivo 6 -6% 3 -14% 11% 19% 4 -6% 2 -12% Nessuna 3 – 8% 3 -12% Nessuna Nessuna Mortalità Mancato soccorso Forte/consistente inconsistente 1 – 3% Sanguinamento gastro-intestinale sup. Consistente 5 – 7% Complicanze Sistema nerv. centrale Nessuna Nessuna Forte ➞ ➞ RN Logaritmo della durata di Forte/consistente degenza Sepsi Shock Infezioni della ferita Insuff. polmonare Scompenso metabolico Stima* d’impatto se modificato verso.. ➞ Outcomes sui pazienti ➞ Stima* d’impatto se modificato verso.. 3 - 7% Nessuna Forte/consistente 3 - 17% Nessuna Inconsistente 6–10% Nessuna 7 - 13% Nessuna Nessuna Nessuna Nessuna * L’impatto stimato è la percentuale di riduzione nel tasso di outcome predetto dai modelli di regressione multipla. La base è il numero più basso di personale (staffing) per tutte le variabili (1° quartile).La colonna di alto numero di RN riporta la percentuale di riduzione negli outcomes se lo staffing di RN è modificato verso l’alto (3° quartile). L’alto numero di tutto lo staffing riportato nella colonna successiva riporta la percentuale di riduzione degli outcomes qualora i valori di tutta la dotazione organica fossero modificati verso l’alto. È riportato un range di valori in quanto sono stati testate per ogni outcomes 10 modelli alternativi di regressione. Per esempio, nel caso delle infezioni del tratto urinario nei pazienti “medici”, se lo staffing infermieristico viene modificato da bassi valori (1° quartile) per tutte le variabili contemplate verso alti valori (3° quartile) di RN staffing i modelli di regressione stimeranno una riduzione delle ITU a 4-12%. assistenza erogata da infermiere diplomate(RN) era associata a tassi più bassi di “mancato soccorso” (P=0.008). Non è stata invece riscontrata nessuna associazione tra livelli di dotazione organica relativamente agli infermieri e il tasso di mortalità ospedaliera o tra aumentati livelli di dotazione organica relativi alla componente di personale non qualificato o di supporto e il tasso di eventi avversi. Per simulare gli effetti di differenze sia nella dotazione di personale infermieristico che nel mix di figure infermieristiche, i valori sono stati collocati a livelli bassi e alti. Attraverso i 10 modelli di regres- sione utilizzati per l’analisi, sono state stimate delle differenze nei tassi negli esiti qualora gli ospedali apportino delle modifiche in aumento o in diminuzione nella dotazione di personale infermieristico. È stata riscontrata una relazione tra OPSN e staffing: un aumento della componente infermieristica (RN) dello staff era associato con una riduzione del 3 -12% dei tassi di OPSN. La variabilità dipendeva dall’esito testato e dal modello di regressione utilizzato per l’analisi. Muovendo da valori bassi a valori alti tutto lo staff infermieristico emergeva un 2 – 25% di riduzione dei tassi di OPSN. 14 novembre - dicembre 2006 zione delle variabili dello staffing infermieristico e dei pazienti degenti da set multipli di dati richiede di standardizzare le classificazioni di staffing, la ricostruzione di ogni staffing riportato da ogni Stato all’interno una misurazione comune. Ognuno di questi step introduceva degli errori di stima nella misurazione della dotazione organica. Sono inoltre emersi problemi associati all’utilizzo delle schede di dimissione ospedaliera per costruire delle misurazioni di qualità: gli Outcomes Potenzialmente Sensibili al Nursing erano facilmente sotto riportati ed è stato quindi necessario stabilire apposite regole di codifica per ogni Outcome Potenzialmente Sensibile al Nursing. I risultati non evidenziano differenze tra campione totale e sotto-campioni. Si evidenzia che usando dati a livello di servizio piuttosto che dati a livello di Ospedale non emergono differenze nell’ampiezza di outcomes associati con la dotazione organica. L’analisi effettuata sui dati provenienti dai Medicare (3° campione) era condotta per accertare se i risultati basati solo sui beneficiari del Medicare sono comparabili ai risultati basati su tutto il campione. Nei pazienti medici i risultati mostrano che tutti gli Outcomes Potenzialmente Sensibili al Nursing che erano stati identificati come fortemente e consistentemente collegati allo staffing infermieristico in tutti i pazienti (1° campione) erano similmente collegati anche nel campione dei Medicare provenienti dagli 11 Stati. Raccomandazioni e commenti Punti forza e di debolezza dello studio Le principali raccomandazioni che emergono da questo studio è di sviluppare un sistema per monitorare gli esiti assistenziali sensibili all’assistenza infermieristica. Per facilitare questo si raccomandano alcuni cambiamenti nella modalità e nei sistemi di raccolta dati come ad esempio di includere nelle schede di dimissione le diagnosi secondarie che sono acquisite in ospedale e che sono indicatori di performance del sistema sanitario. È inoltre necessario espandere e rifinire gli Outcomes Potenzialmente Sensibili al Nursing, sviluppare e testare misure di outcomes positivi collegati al nursing. Comprendere i fattori che influenzano in ospedale sia i livelli di staffing infermieristico che il mix di personale infermieristico che lo compone, e come questi sono influenzati dai case mix, mix di posti letto (bed mix), presenza di medici, modelli assistenziali ed organizzativi, le pressioni finanziarie. Punti di forza: sono stati usati dati da un ampio campione di Stati, sono stati sviluppati e testati numerosi outcomes, accertate definizioni alternative di Outcomes Potenzialmente Sensibili al Nursing, analizzato lo staffing infermieristico nelle sue composizioni: infermieri diplomati, Infermieri pratici e di supporto, studiati pazienti medici e chirurgici in modo separato, esaminati in modo esplicito modelli alternativi di Staffing infermieristici rispetto ad ogni OPSN, “controllato” il rischio dei pazienti di sviluppare un OPSN durante l’ospedalizzazione e stimata la consistenza dei risultati attraverso modelli statistici differenti. Punti di debolezza: le limitazioni di questo studio derivano principalmente dalla debolezza dei dati disponibili necessari per condurre l’analisi. La costru- News Riforma degli ordini professionali. È notizia di questi giorni dell’approvazione, da parte del Consiglio dei Ministri, del disegno di legge delega che riforma gli ordini professionali. Questa riforma mira a realizzare un riordino degli Ordini esistenti e un loro eventuale accorpamento, controlli più severi sulla deontologia professionale, via libera alla pubblicità di carattere informativo, li- novembre - dicembre 2006 nee di facilitazione per l’accesso dei giovani al mercato delle professioni. L’attività degli Ordini sarà diretta allo sviluppo della qualità professionale dei propri iscritti, a garanzia degli interessi dell’utente. Previsti poi controlli e eventuali sanzioni per gli Ordini territoriali e nazionali che non corrispondano alle funzioni assegnate. Ci sarà 15 anche il rafforzamento dei controlli sulla deontologia professionale “anche tramite il controllo affidato a rappresentanti non tutti iscritti al medesimo Albo”. Nuova rilevanza verrà data alle strutture territoriali degli Ordini e delle associazioni che, attraverso una forte responsabilizzazione, saranno chiamate ad “acquisire iniziativa e capacità di relazioni efficienti con il sistema universitario e produttivo locale”. Il Ministro Mastella ha sottolineato che: “il sistema professionale è composto a da milioni di operatori che hanno bisogno di regole, supporti e incentivi per lo svolgimento della loro professione: l’esistenza di un tessuto intermedio tra il professionista e il consumatore/cliente deve garantire quest’ultimo sulla qualità dei servizi attesi e ottenuti.......questo ddl contiene aspetti che mettono al centro della riforma la salvaguardia della qualità professionale degli operatori intellettuale per la tutela dei consumatori” (1-2 dicembre 2006, Corriere della sera, la Repubblica, il Tempo, la Stampa). A questo proposito, si ricorda come la L.43/2006 ha sancito per i professionisti sanitari, l’obbligatorietà di iscrizione agli Albi professionali indipendentemente dalle modalità con cui il professionista esercita la professione (dipendente, libero professionista, associato, ecc.). Preme quindi ricordare come sia scaduto il termine per il pagamento della tassa d’iscrizione e s’invita chi non avesse ancora provveduto ad effettuare il pagamento a rivolgersi alla segreteria del collegio per ricevere le indicazioni utili all’effettuazione del versamento. ECM Il Ministero, a cura dell’Ufficio Formazione Continua, ha comunicato quanto segue: la fase sperimentale ECM è stato prorogata di sei medi (giugno 2007) dal 4 dicembre 2007 sono stati riaperti i termini per la registrazione di eventi e progetti formativi aziendali ai fini dell’accreditamento nel programma di Educazione Continua in Medicina procedure: Sarà consentito richiedere l’accreditamento di eventi e Progetti Formativi Aziendali che abbiano la data di fine formazione entro il 30 giugno 2007. Limitatamente agli Eventi e ai Progetti Formativi Aziendali che non rientrano nei limiti temporali minimi dei 90 giorni precedenti l’inizio dell’evento o Progetto Formativo Aziendale (periodo compreso tra il 1 Gennaio e il 14 Marzo) è consentita la registrazione fuori termine, non oltre il termine di 10 giorni prima l’inizio dell’evento o PFA. È confermato il limite dei 90-180 giorni per gli eventi e i Progetti che saranno erogati dal 15 marzo 2007. Viene confermato il numero di 30 crediti da acquisire nel corso dell’anno 2007. Proprio in questi giorni (13 dicembre ’06), l’Assessorato Provinciale alle Politiche per la Salute – Servizio Formazione e Innovazione – ha presentato il Sistema Provinciale Informatizzato della Formazione Continua ECM per la gestione delle attività formative della PAT, sistema attivo da giugno 2006. Oltre all’accreditamento degli eventi formativi (Commissione Provinciale per Accreditamento) è stata strutturata ed attivata anche la modalità per la registrazione dei Crediti Formativi ECM acquisiti dai professionisti sanitari della provincia di Trento. Informiamo quindi che, tutti i crediti che i professionisti acquisiscono svolgendo attività formative accreditate dalla Commissione Provinciale ECM oppure autorizzate dall’ente di appartenenza (APSS, UPIPA, ecc.) verranno automaticamente registrati nell’anagrafica personale del professionista. Per i crediti ECM acquisiti al di fuori dei due criteri di cui sopra (es. partecipazione a corsi/convegni accreditati dalla commissione nazionale ECM e senza ricorrere ad istituti contrattuali – congedi straordinari, ore studio, ecc. -), ogni professionista deve inviare copia dell’attestato dei crediti acquisiti, con allegata fotocopia del documento d’identità, al Collegio IPASVI. La segreteria provvederà successivamente a registrare i crediti maturati nel sistema informatizzato di registrazione provinciale ECM. In questo modo l’anagrafica di ogni professionista risulterà aggiornata con tutti i crediti ECM acquisiti da ogni singolo professionista, indipendentemente dalle modalità e dagli eventi con cui ha acquisito i crediti. L’anagrafica informatizzata provinciale, contenente i dati ECM, è condivisa con il Collegio/Ordine di appartenenza del professionista. 16 novembre - dicembre 2006 Attività del Collegio Consulenza per gli infermieri libero professionisti. A cura di Alessandro Delpero Esercitare la professione infermieristica in regime libero professionale è una modalità che si sta diffondendo ma, al contempo, si è reso necessario garantirne una corretta e puntuale regolamentazione nonché definirne la struttura. Ecco quindi che è diventato necessario garantire la piena conoscenza della normativa di riferimento, la sua applicabilità nel contesto nazionale e provinciale, impegno questo che richiede la presenza attiva dei professionisti coinvolti. A questo fine, il Consiglio Direttivo ha chiesto la disponibilità, in qualità di consulente ad un infermiere libero professionista Legale Rappresentante Studio Associato D. & F. Care Trento, iscritto al nostro Collegio, il collega Alessandro Delpero che dal luglio 2003, svolge questa attività per le tematiche relative all’esercizio professionale in regime di libera professione. L’attività di consulenza è gratuita ed è rivolta ad Infermieri liberi professionisti e non, iscritti al Collegio IPASVI di Trento. Per semplicità descrittiva, ma certo non esaustiva, si propongono di seguito le tematiche, raggruppate per grandi aree. delle varie tipologie di informazioni e servizi offerti durante tali consulenze: • • - - - • - informazioni generali che riguardano prevalentemente ruolo del Collegio IPASVI titoli abilitanti all’esercizio della professione Codice Deontologico Profilo Professionale differenze fra rapporto di lavoro dipendente e lavoro autonomo competenze e profili delle figure dell’OSA e dell’OSS informazioni specifiche sulla Libera Professione significato di libera professione ambiti di attività requisiti vincolanti dettati dall’attuale normativa forme di esercizio l’attività professionale (autonoma individuale, associata, Co.Co.Co., in Cooperativa Sociale, Studio Professionale, Ambulatorio ecc.) novembre - dicembre 2006 - • - - • - 17 libera professione “intra moenia” Codice Deontologico significato del rapporto fiduciario cliente – professionista responsabilità professionale: coperture assicurative obbligatorie e facoltative adempimenti fiscali, dichiarazioni annuali, aspetti tributari ai fini I.V.A. IRPEF ed IRAP cumulabilità dei redditi da lavoro autonomo Nomenclatore Tariffario Nazionale ed ambiti di applicazione configurazione di rapporto di dipendenza (ipotesi di lavoro subordinato): interpretazioni e risvolti contratti, convenzioni, accordi di collaborazione norme che regolamentano la pubblicità sanitaria informazioni in merito all’Educazione Continua in Medicina E.C.M. la formazione professionale come tutela della professionalità principali riferimenti normativi e le modalità di formazione continua (residenziale, a distanza...) progettare e documentare le proprie competenze la responsabilità di sviluppo professionale dell’infermiere informazioni specifiche di carattere previdenziale ed assistenziale istituzione dell’Ente Nazionale di Previdenza ed Assistenza in favore della Professione Infermieristica ENPAPI finalità, tutela previdenza, contribuzione, prestazioni e servizi erogati, trattamenti pensionistici assistenza per le pratiche relative all’Ente di Previdenza ENPAPI assistenza per la compilazione della modulistica necessaria per le varie posizioni: iscrizione, cancellazione, restituzione montante contributivo, variazione dati, ecc. - aiuto durante la compilazione delle sanatorie contributive verifica situazioni contributive dell’iscritto moroso fornendo indicazioni per la corretta effettuazione della regolarizzazione, anche attraverso verifiche “on-line” direttamente con ENPAPI controllo dell’Estratto Conto Contributivo, attraverso la disamina dei versamenti effettuati ed in caso di incongruenze, verifica diretta con ENPAPI zione e sviluppo professionale (12 su 98 consulenze nel 2006). La qualità del servizio dipende dalle competenze possedute da coloro che lo offrono. Come referente del Collegio per la libera professione penso che sia importante che gli infermieri si sentano responsabili in prima persona del loro sviluppo professionale per un futuro accreditamento professionale. Propongo come obiettivo per il nuovo anno una riflessione su tale tema. Alcune riflessioni Dai dati riportati emerge una richiesta di consulenza verso elementi di “tutela e amministrazione ” dell’ esercizio professionale in regime libero professionale e meno sul campo della propria forma- Come si accede alla consulenza: telefonando alla sede del Collegio IPASVI di Trento, negli orari di apertura e fissando un appuntamento (0461/239989); la data e l’orario verranno concordati con le Segretarie. - - Alcuni numeri: Numero consulenze Anno 2003 (luglio-dicembre) 40 Informazioni generali Informazioni specifiche la Libera Professione Informazioni E.C.M. Informazioni ENPAPI Assistenza pratiche ENPAPI 22 26 6 16 11 Numero consulenze Anno 2004 Informazioni generali Informazioni specifiche la Libera Professione Informazioni E.C.M. Informazioni ENPAPI Assistenza pratiche ENPAPI 119 59 90 11 92 45 Numero consulenze Anno 2005 Informazioni generali Informazioni specifiche la Libera Professione Informazioni E.C.M. Informazioni ENPAPI Assistenza pratiche ENPAPI 94 31 54 14 46 36 Numero consulenze Anno 2006 Informazioni generali Informazioni specifiche la Libera Professione Informazioni E.C.M. Informazioni ENPAPI Assistenza pratiche ENPAPI 98 20 49 12 52 56 Relazione Commissione extracomunitari. Organo tecnico del Consiglio Direttivo del Collegio IPASVI di Trento Alla luce della normativa vigente e viste le problematiche emerse, il Consiglio Direttivo di Trento ha ritenuto opportuno strutturare una apposita area di lavoro per le tematiche inerenti i cittadini non comunitari o nuovi comunitari; costituendo un apposita commissione. Gli obiettivi prefissati da tale commissione sono finalizzati a: 1 garantire l’ adeguatezza e l’efficienza delle modalità operative e gestionali delle domande e della tenuta dell’ albo per i cittadini non comunitari; 2 garantire le corrette modalità di espletamento degli esami necessari per l’iscrizione all’albo fornire consulenza ai cittadini non comunitari sostenere i nuovi iscritti non comunitari o nuovi comunitari Obiettivi che si possono definire completamente raggiunti. Infatti, nel rispetto dei principi di adeguatezza e di efficienza, sono state attivate sette commissioni di esami per la dimostrazione dei requisiti linguistici e delle specifiche norme professionali che regolano l’attività infermieristica in Italia, garantendo sempre le corrette procedure nei modi ed entro i termini stabiliti dalla norma. 3 4 18 novembre - dicembre 2006 Quest’anno sono state sottoposte ad esame 32 persone. Cinque sono in lista per la sessione di esame prevista per dicembre. È stato sempre garantito un supporto in preparazione agli esami, sono stati attuati circa 13 incontri, al fine di indirizzare gli esaminandi sulle tematiche di studio in preparazione all’esame o per fornire delucidazioni su tematiche o argomenti di difficile comprensione. Principio indiscutibile per la commissione e stato mantenere un canale di colloquio con i singoli iscritti e mai con le cooperative. Relazione Commissione Segreteria. Organo tecnico del Consiglio Direttivo del Collegio IPASVI di Trento protocollo delle iscrizioni e cancellazioni dell’Albo Professionale. Quest’anno, è stato attuato il controllo di tutte le cartelle personali degli iscritti in ottemperanza a quanto previsto dal decreto legislativo 196/2003, garantendo così appieno la sicurezza dei dati trattati. Per quanto concerne la gestione dei verbali, e delle delibere, sono aggiornate ad oggi, ed in linea con quanto dichiarato dalla Federazione nel convegno svoltosi ad Abano Terme nei gg 29 e 30 settembre 2006. Rispetto alle modalità di gestione e conservazione della posta, è stato attuato un percorso teso a rispondere alle esigenze di integrare efficienza ed efficacia, operatività ed organizzazione, votato da questo c.d con la delibera n. del 8 marzo 2006. Al fine di garantire l’operatività della segreteria, la ri-progettazione è finalizzata a ridurre l’eccessiva frammentarietà del modello attuale, cercando il continuo riscontro tra obiettivi e risultati Per questo si è pensato anche ad una riorganizzazione di tipo logistico, con una nuova dislocazione strutturale dell’ufficio Il principio guida che ci ha ispirato è quello di progettare una struttura organizzativa coerente ed in linea con il programma di attività del Collegio Ipasvi di Trento, presentato dal Presidente in data 17/01/06. A seguito dell’approvazione da parte del Consiglio Direttivo nella seduta del 17 gennaio 2006 delle linee di indirizzo inerenti il riordino delle attività di segreteria, la commissione segreteria si è impegnata a predisporre un articolato per gli aspetti organizzativi volto a fornire supporto tecnico al Consiglio Direttivo per: mantenere un regolare andamento dell’ufficio (mandato istituzionale) attuare procedure/protocolli delle attività di segreteria promuovere i processi informatici elaborando strategie atte a favorire lo sviluppo verso gli iscritti e da parte degli iscritti Sono stati attuati tre incontri nell’arco di questo anno tra i membri della commissione, più quattro incontri con le dipendenti della segreteria, uno dei quali anche con la presenza della Presidente. Nello specifico sono stati raggiunti gli obiettivi prefissati inerenti il totale mantenimento e gestione dell’albo della Federazione e del Collegio di Trento. Si sta lavorando alla riorganizzazione del lavoro di segreteria, sono gia state apportate modifiche, discusse e votate dal consiglio direttivo e si è iniziata la riorganizzazione dei carichi di lavoro, distribuzione delle attività, ed è stato definito con le dipendenti che l’obiettivo per il 2007 è inerente la stesura del Commissione Presidenza. Il lavoro della commissione presidenza si è concentrato sui temi che la L.43/2006 ha messo in evidenza: dall’ordinistica alle funzioni di coordinamento, dalla laurea specialistica ed i master on line, alla definizione e riconoscimento degli ambiti di competenza, autonomia e responsabilità infermieristica. Tematiche queste che disegnano il cuore della professione e che hanno richiesto l’impegno da parte di tutto il CD per analizzare, approfondire e novembre - dicembre 2006 definire quali strategie e interventi attuare a tutela e salvaguardia della specificità professionale. Ecco quindi che l’incontro con l’Assessore (di cui avete avuto riscontro sul precedente numero del nostro giornalino) e le note che abbiamo inviato a tutti gli organi politici provinciali ma anche nazionali (On. Mussi e On. Turco) sono state alcune modalità adottate a tutela della professione. Rispetto a questi interventi, per alcuni abbiamo già avuto un 19 ritorno positivo (es. il ritiro della proposta di norma di istituire la figura dell’infermiere diplomato fatta dall’on. Malabarba) mentre per altri siamo ancora in attesa (es. sospensione di master on line però con il blocco per i prossimi anni e la verifica dei requisiti d’accesso ai master di specializzazione e coordinamento). È stato anche necessario cercare un dialogo con le parti politiche locali per raccogliere la disponibilità a sostenere la questione infermieristica anche presso gli organi di Governo centrale. Contemporaneamente, l’impegno è stato anche di garantire la massima informazione e condivisione da parte degli iscritti attraverso il coinvolgimento diretto e partecipe di tutti coloro che si sono resi disponibili a dare il loro apporto e/o contributo per divulgare ed informare e far partecipi tutti i colleghi sui temi emergenti. Per darvi un riscontro sintetico dell’impegno di partecipazione, discussione e decisioni prese dal Consiglio Direttivo si riporta qui di seguito il prospetto sintetico delle sedute. Sedute Gennaio Febbraio 1 1 Marzo Aprile 2 1 Maggio Giugno 3 1 Luglio Settembre 2 2 Ottobre Novembre 1 2 Presenze Zappini Luisa Kaswalder Laura Maines Marco Filippi Pierluigi Bresciani Federica Brugnolli Anna Dalledonne Pierachille Denart Lorenzo Ioris Monica Maini Antonio Moletta Cristina Postal Nicoletta Roat Ornella Tabarelli Rosanna Zattoni Maria Luisa 16 16 15 15 16 12 7 12 14 13 12 11 14 13 11 Relazione Commissione enti convenzionati Liberi Professionisti. Organo tecnico del Consiglio Direttivo del Collegio IPASVI di Trento operanti nelle RSA che hanno richiesto al Collegio IPASVI chiarimenti su tematiche professionali negli ultimi sei mesi al fine di fare una raccolta dati sulla realtà RSA. Successivamente, per la costituzione del focus group si interpelleranno nostri iscritti “esperti” (coordinatori, infermieri, ecc.) nell’ambito di pertinenza della commissione. Referente: Pierluigi Filippi Componenti: Laura Kaswalder, Monica Ioris, Lorenzo Denart, Pierluigi Filippi Dopo due incontri ed in linea con il documento: “Piano delle attività 2005 – 2008”, deliberato dal Consiglio Direttivo, con particolare riferimento alle aree di sviluppo, la Commissione enti convenzionati liberi professionisti ha proposto al Consiglio Direttivo per l’anno 2006 di fare una rilevazione quali – quantitativa della realtà infermieristica provinciale operante in regime libero professionale, operante in strutture pubbliche e/o private convenzionate, con le finalità di: • costruire un database aggiornato • raccogliere dati relativi all’esercizio professionale • sondare opportunità e problematiche In linea con le indicazioni del Consiglio Direttivo in merito alla composizione di un focus group si decide di interpellare in prima istanza gli infermieri Date incontri • • • • 20 Convocati gli iscritti per il 1/12/2006 alle ore 18.00 Convocati i referenti delle RSA per il 18/12/2006 Contattati colleghi “esperti” che hanno dato la loro disponibilità a partecipare al focus group In previsione delle elezioni dei delegati dell’ENPAPI è in programma un incontro con gli iscritti che esercitano la libera professione indicativamente in dicembre (11/12/2006) novembre - dicembre 2006