Pdf Opera - Penne Matte

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Pdf Opera - Penne Matte
Franco si accese una sigaretta e fissò la
donna seduta dall’alta parte del bar. Era
grassa. Sembrava fatta di panna montata,
ma era anche sexy. Un bel bombolone
pronto a scoppiare e con indosso un abito
rosso fuoco. Franco continuò a fumare a
guardarla.
Miss XXL parve non accorgersi di lui.
Era sola. Beveva da una cannuccia. Ogni
tanto controllava il cellulare. Forse
aspettava una chiamata o forse lo
controllava perché non aveva altro da
fare.
Franco decise di provarci.
Si alzò e si avvicinò.
- Ciao.
Miss XXL lo guardò. - Oh, salve.
- Posso farti compagnia?
- Va bene.
Franco sorrise e sedette. Si presentò: Io mi chiamo Franco.
Miss XXL disse: - E io Amanda.
- Amanda, bel nome.
- Tu trovi?
Franco annuì. - Avevo una zia che si
chiamava così. Mio fratello aveva cinque
sorelle e la più carina e sexy era Amanda.
Amanda sorrise e succhiò dalla
cannuccia.
- Che ci fai qui Amanda?
- Aspettavo un uomo che temo non si
farà più vedere.
- Ah, sì?
Amanda annuì. Riprese a succhiare.
Smise e spiegò: - Avevamo
appuntamento mezz’ora fa ma non si è
ancora visto.
- Un vero maleducato.
- A dire il vero, credo che sia entrato in
questo bar, mi abbia vista e poi se ne sia
andato.
Franco aggrottò la fronte. - Perché dici
così?
- Perché io e quest’uomo non ci siamo
mai incontrati. Il nostro doveva essere un
appuntamento alla cieca. Una mia amica
mi aveva detto che secondo lei questo
suo amico era il tipo ideale per me e così
aveva organizzato perché ci vedessimo.
“Tu mettiti quel bell’abito rosso che
indossi sempre alle feste, lui si farà
trovare con una giacca verde”, aveva
detto. Prima è entrato un tizio con una
giacca verde, si è guardato intorno, ha
mangiato qualche nocciolina e se n’è
andato.
- E tu pensi fosse lui.
Amanda annuì. - Penso di sì.
Probabilmente mi ha trovato… brutta.
Franco sfoderò il suo sorriso da
seduttore da pubblicità. - Per me non sei
brutta, tutt’altro. Non capisco come quel
deficiente abbia potuto trovarti brutta.
Amanda sorrise e giocò con la
cannuccia e i cubetti di ghiaccio nel fondo
del bicchiere. - Sei carino. In effetti brutta
non è il termine esatto perché non lo
sono. Cioè, almeno non di viso. Penso di
averlo bello, il viso.
- Hai un viso stupendo - disse Franco.
- Grazie. Penso che la parola sia
grassa. Ecco. Quell’uomo mi ha trovato
grassa.
Franco non trovò la forza di negare
quanto Amanda aveva appena detto. Sì,
era grassa. Doveva pesare sul quintale e
a lui piaceva proprio per questo.
- Io ti trovo sexy anche per la tua,
come dire, taglia.
Amanda lo fissò con occhi attenti. - Dici
veramente?
Franco annuì. - Sono sincero - lo era;
non stava mentendo. - Hai qualcosa
che… posso parlare liberamente?
Amanda disse di sì.
- Io penso che la tua abbondanza di
taglia sia anche abbondanza di bellezza.
Sei grassa ma sei anche immensamente
bella. Io penso che sarebbe un peccato
mortale rinunciare anche a un solo
grammo della tua sensualità nel nome di
un’ideale di bellezza che ci è stato
imposto dalle riviste e dalla tv.
- Tu credi?
Franco disse: - Ma certo, senza dubbio
- ormai era partito in quarta. - Una donna
non dovrebbe dimagrire. Non dovrebbe
mostrare le ossa, ma le curve. Agli uomini
non interessa che siate slanciate, magre e
spigolose. Quando vi tocchiamo, vogliamo
sentire qualcosa tra le mani.
- Oh, beh, quando gli uomini mi
toccano, ne sentono di roba, forse troppa!
- ridacchiò Amanda.
Franco si avvicinò a lei e sussurrò: Mi piacerebbe toccarti, sai? Vorrei tanto
sentirti.
Amanda sfoderò un sorriso birichino. Beh, perché non lo fai, allora?
Franco deglutì, poi prese coraggio,
abbassò una mano, la fece scorrere sotto
il tavolo e la posò sulla coscia destra di
Amanda. Era una coscia immensa.
Morbida, liscia, calda. Sembrava ripiena di
gomma piuma. Era come toccare il
bracciolo di un divano.
- Uhmm…
- Sei proprio un porcellino Franco, lo
sai?
La mano di Franco si spinse oltre, fino
a sfiorare l’orlo di una giarrettiera.
- Lo sapevo! - esultò lui. - Indossi la
giarrettiera! Ci scommettevo che una
donna come te, la indossava!
Amanda avvicinò il viso, profumava di
zucchero filato, aveva labbra rosse e
roride come canditi. - Baciami - disse. Anzi: mangiami. Fammi capire che hai
fame. Fammi sentire come una torta
nuziale!
Franco non se lo fece ripetere: infilò la
lingua nella bocca di Amanda. Quella di
lei era morbida, bagnata, una vortice di
piacevolezza. I due andarono avanti a
baciarsi per un minuto buono, come
adolescenti in amore. Quando si
staccarono, Franco aveva la bocca
sbavata di rossetto mentre gli occhi di
Amanda brillavano come due piccoli
pleniluni.
- Ti voglio… ti voglio tutta! - mormorò
Franco.
- Che dici di andarcene? Io abito qui
vicino - sussurrò Amanda.
- Togliamoci subito di torno!
Franco pagò alla cassa, poi, insieme
ad Amanda, uscì dal locale.
Fuori faceva freddo, la temperatura era
scesa sotto lo zero, ma Amanda oltre che
di profumo, grasso e sensualità, era una
fonte di calore, e Franco le si strinse
contro, per riscaldarsi e premette il petto
contro il seno di lei.
- Uh, sei proprio eccitato, pasticcino
mio! - ridacchiò Amanda.
Aveva un modo di ridere breve e
argentino, che ricordava il suono di un
campanello mosso per chiamare la
servitù.
Abbracciati fino a soffocarsi, i due
camminarono lungo la via. Franco ogni
tanto allungava la mano sul didietro di
Amanda, immenso, sodo, un
mappamondo. Non vedeva l’ora di averla
tutta per sé. Lei lo lasciava fare.
Amanda abitava a pochi isolati,
all’ultimo piano di un palazzo in stile
liberty.
Il suo appartamento era un bilocale.
Piccolo e accogliente. Franco ebbe
l’impressione di entrare in una
bomboniera.
- Tu siediti lì - gli ordinò Amanda,
spingendolo sul divano. - Entra nell’altra
camera solo quando te lo dirò io, intesi?
Franco annuì e vide sparire quel
grosso culo invitante dietro la porta.
Rimase alcuni secondi solo, in silenzio,
vittima della sua ansia di possesso. Non si
era mai sentito a quel modo. Che strano.
Di donne ne aveva avute. Alcune più belle
di Amanda, non solo perché più magre,
ma perché oggettivamente più attraenti.
Eppure nessuna aveva esercitato su di lui
l’influsso di Amanda. Amanda non
sembrava nemmeno una donna. Era una
creatura strana fatta di più sfaccettature
ben combinate assieme. La pelle aveva la
lucentezza del dorso di un delfino e il
colore rosa di un maialino. Le labbra
erano piccole e strette. Sembravano una
ciliegia scura sul punto di scoppiare. Gli
occhi erano lunghi sottili, luccicanti e
coronati da ciglia soffici e lunghe. Le
manine erano piccole, ma in grado di
manipolare, stringere, massaggiare.
Amanda era fatta per essere scopata,
molto semplicemente!
“Che stolto che sei stato, uomo dalla
giacca verde” pensò Franco. “Nel nome di
chissà cosa, forse della magrezza, della
linea a tutti i costi, di una distorta
concezione della femminilità che ti è stata
imposta, ti sei lasciato sfuggire una donna
del genere! Tanto meglio per me!”.
- Ora puoi entrare! - disse Amanda.
Franco scattò in piedi. Era così
eccitato, provava una tensione tale che
quasi sentiva dolore. Si tolse la giacca e il
golfino, dato che aveva caldo, poi, a passi
rigidi, camminò verso la porta. Agguantò il
pomello con la mano sudata ed entrò
nella stanza e allora la vide: Amanda,
completamente nuda. Era distesa sul
profilo destro sul letto, con la gamba
sinistra un poco raccolta. I seni
pendevano pesantemente ed erano
coperti dalle braccia. La penombra gettata
da una lampada sul comodino, carezzava
il suo enorme sedere. I suoi occhi erano
scuri e luccicanti.
- Avanti, spogliati e sali sul letto.
Le pupille di Amanda erano percorse
da tanti riflessi quanti sono i fili della tela
tessuta dal ragno predatore. Ogni filo
stillava dieci gemme di rugiada.
Franco si spogliò, poi salì sul letto e si
annientò nella carne di Amanda. Perse il
senso del tempo e dello spazio.
Per quanto tempo succhiò quei
capezzoli?
Per quanto tempo, palpò quei glutei?
Quanto erano profondi quegli occhi?
Quanto erano grandi quelle cosce?
Quanto era calda quella pelle?
Ogni tratto di Amanda sembrava
estendersi ai suoi sensi all’infinito e ben
presto Franco si trovò a fluttuare in un
oceano di calda carne rosea fino a
sentirsene avvinghiato, risucchiato e ad
annullarsi nel piacere, gradualmente,
dolcemente, come la nuvola di fumo si
annienta salendo verso la tenebra del
soffitto.
Quando tutto fu finito, Amanda si stirò sul
letto con un vago sorriso, carezzandosi il
ventre elastico e gonfio, i seni sodi,
solleticando i capezzoli erettili. Infine si
addormentò, ma per poco, nemmeno
un’ora.
Quando si svegliò vide che era solo
mezzanotte.
Si vestì, si profumò, si aggiustò
l’acconciatura e uscì di casa.
Camminò fino allo stesso bar da cui
era uscita poco più di un’ora prima, e
sedette allo stesso tavolo.
Attese pazientemente, ripassandosi le
labbra con la lingua, che l’ennesimo uomo
mostrasse attenzione per lei.
Uno sedette al banco e l’adocchiò
Lei fece un ruttino sommesso,
portandosi la mano alla bocca, poi
atteggiò le labbra in un delizioso sorriso e
prese a giocare con la cannuccia e i
cubetti di ghiaccio nel bicchiere.