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MINISTRI STRAORDINARI DELLA COMUNIONE EUCARISTICA Il ministero straordinario della Comunione eucaristica è affine a quello dell’accolito, tuttavia se ne differenzia per il campo più ristretto e per le circostanze in cui si svolge. Nella nostra diocesi – su richiesta dei rispettivi parroci – è attualmente affidato a religiose e ad alcuni laici (XXII Sinodo diocesano, n. 149). Il ministero straordinario della Comunione eucaristica non è un compito da affidare occasionalmente da parte del parroco. Egli presenta al Vescovo candidati di provata vita morale, di sufficiente maturità umana e cristiana, bene accetti, disponibili (XXII Sinodo diocesano, n. 153). 1. COMPITI DEI MSCE I compiti di questo ministero sono: - Portare la Comunione eucaristica agli ammalati, preferibilmente nel giorno del Signore, possibilmente partendo dalla celebrazione della Messa per dirigersi nelle case degli infermi. - Nella Messa: aiutare il sacerdote a distribuire la Comunione quando è elevato il numero dei comunicandi e mancano altri ministri ordinati o accoliti istituiti; oppure quando – cosa da promuovere – (OGMR 281) si vuole distribuire la Comunione sotto le due specie (OGMR 284a). - Fuori della Messa: distribuire l’Eucaristia secondo il rito prescritto in assenza del sacerdote, o del diacono o di un accolito istituito. Questa forma, che prevede una Liturgia della Parola, si può usare quando non vi è celebrazione della Messa; si dà così modo ai fedeli di nutrirsi anche della parola di Dio. Ascoltando infatti la parola di Dio, i fedeli si rendono conto che le opere mirabili da lui compiute, proclamate nelle letture, raggiungono il loro vertice nel mistero pasquale, di cui nella Messa si celebra sacramentalmente il memoriale e a cui si partecipa nella Comunione. Nella nostra diocesi queste celebrazioni sono consentite sono in casi eccezionali. Il parroco, prima di affidare questo tipo di celebrazioni al MSCE, è tenuto a informare ogni volta l’Ordinario diocesano. Nella nostra diocesi non sono consentite celebrazioni domenicali in assenza di presbitero. Il rito da seguire si trova nel «Rito della comunione fuori della Messa e culto eucaristico» ai nn. 2637. Il rito deve prevedere sempre la Liturgia della Parola, la preghiera dei fedeli e la preghiera del Padre nostro; il MSCE deve osservare le varianti previste quando colui che presiede non è un ministro ordinato; non è consentita la distribuzione della Comunione dopo la recita del S. Rosario o altre pratiche devozionali. - Esposizione del SS. Sacramento per l’adorazione in assenza di un ministro ordinato o di un accolito istituito: il MSCE può fare l’esposizione aprendo il tabernacolo, deponendo la pisside sull’altare, o collocando l’ostia nell’ostensorio. Al termine dell’adorazione, ripone il Sacramento nel tabernacolo. Non può però impartire la benedizione con il SS. Sacramento né usare l’incenso. Il rito da seguire si trova nel «Rito della comunione fuori della Messa e culto eucaristico» ai nn. 109-117. 2. SCELTA DEI CANDIDATI Le comunità parrocchiali che lo ritengano opportuno scelgano un numero sufficiente di MSCE per rispondere alle necessità della comunità e in particolare per assicurare la possibilità agli ammalati di accostarsi all’Eucaristia. È bene che la questione sia messa a tema dal Consiglio Pastorale Parrocchiale, che è chiamato anche a fare una verifica dell’esperienza svolta nel quinquennio precedente. Il servizio dei MSCE si affianchi a quello dei sacerdoti che devono comunque assicurare la visita periodica agli ammalati e si inserisca in una pastorale d’insieme che tenga conto del cammino di fede dei fratelli nella sofferenza. L’Eucaristia come Viatico è riservata al sacerdote. A svolgere il compito siano chiamate persone mature per età (non inferiore ai 24 anni) e per vita cristiana (ovviamente non irretite da alcuna pena canonica e in piena comunione con la Chiesa), che si distinguano per fede vissuta, godano di buona stima presso i fedeli, siano già impegnate nel servizio ecclesiale e nella pastorale della comunità. Per il servizio dei MSCE nelle parrocchie spetta al parroco presentare la domanda al Vescovo tramite l’Ufficio Liturgico Diocesano. Per le case religiose femminili sarà la Superiora a presentare la domanda controfirmata dal parroco o dal cappellano. Per le case di cura o di riposo l’iniziativa spetta al cappellano. La domanda indichi le generalità dei candidati e i loro impegni pastorali. Il ministero viene conferito per un quinquennio. Il mandato è revocabile qualora intervengano ragioni gravi. Al termine del quinquennio il mandato può essere rinnovato. Ai candidati è richiesta la partecipazione alle iniziative diocesane di formazione per i MSCE. COMUNIONE DISTRIBUITA DAL MINISTRO STRAORDINARIO DURANTE LA MESSA Poiché la celebrazione eucaristica è un convito pasquale, conviene che, secondo il comando del Signore, i fedeli ben disposti ricevano il suo Corpo e il suo Sangue come cibo spirituale (OGMR 80). L’atto della distribuzione del Corpo e del Sangue del Signore esige di essere compiuto con rispetto, calma, dignità ed espressività. a) Al canto (o recita) dell’Agnello di Dio i MSCE si dirigono verso l’altare e si collocano alle spalle del sacerdote. b) Quando i Ministri si sono disposti, il sacerdote mostra ai fedeli il pane eucaristico sulla patena o sul calice e li invita al banchetto di Cristo (OGMR, 84). c) Dopo che si è comunicato al Corpo e al Sangue del Signore, il sacerdote distribuisce la Comunione sotto le due specie ai MSCE: è bene infatti che chi distribuisce la Comunione ai fratelli, la riceva prima dalle mani del sacerdote. d) Quindi il sacerdote in modo ben visibile consegna a ciascun Ministro Straordinario la pisside o il calice, perché appaia chiaro a tutti che i MSCE svolgono un ruolo ausiliario nei confronti del sacerdote. e) Il Messale Romano indica che i fedeli ricevano preferibilmente il Corpo del Signore con ostie consacrate nella stessa Messa perché anche per mezzo dei segni la Comunione appaia meglio come partecipazione al sacrificio in atto (OGMR 85). Non è quindi opportuno ricorrere abitualmente alla riserva eucaristica. In questo caso è il sacerdote che si reca al tabernacolo a prelevare la pisside, non il Ministro Straordinario che la riceve dalle mani del sacerdote. f) Il sacerdote e il Ministro (o i Ministri) scendono insieme a distribuire la Comunione ai fedeli. Lo fanno con calma ed espressività. Si ricorda che non è permesso ai fedeli prendere da se stessi il Pane consacrato o il sacro calice, tanto meno passarselo di mano in mano (OGMR 160). g) Nel caso della Comunione sotto le due specie, se si fa per intinzione, il Ministro sta accanto al sacerdote reggendo il calice (o la pisside), il sacerdote prende l’ostia, ne intinge una parte nel calice e mostrandola dice: Il Corpo e il Sangue di Cristo; il comunicando risponde: Amen, dal sacerdote riceve in bocca il Sacramento e poi si allontana (OGMR, 287). Se la Comunione sotto le due specie si fa bevendo al calice, il comunicando, dopo aver ricevuto il Corpo di Cristo, va dal ministro del Calice e si ferma davanti a lui. Il ministro dice: Il Sangue di Cristo; il comunicando risponde: Amen, e il ministro gli porge il Calice, che lo stesso comunicando accosta alle labbra con le sue mani. Il comunicando beve un po’ dal Calice, lo restituisce al ministro e si allontana; il ministro asterge con il purificatoio il labbro del Calice (OGMR, 286). h) Nel caso della Comunione con la sola specie del Pane, il MSCE si reca al posto assegnatoli e presenta a ciascun comunicando l’ostia alquanto sollevata, dicendo: Il corpo di Cristo. Il comunicando risponde: Amen. E riceve la Comunione in bocca o sulla mano. i) Si ricordi ai fedeli l’importanza del ricevere ben disposti il Corpo e Sangue del Signore come vertice della loro attiva partecipazione alla celebrazione eucaristica. Il Corpo di Cristo, ricevuto sulla mano o in bocca, va sempre accolto con senso di fede e di adorazione, che si esprimono con l’Amen detto con convinzione e con un gesto di riverenza prima di ricevere il Sacramento. j) Se una particola scivolasse via, si raccolga con rispetto; se poi si versasse qualche goccia del Sangue del Signore, si lavi il luogo con acqua (OGMR, 280). k) Terminata la distribuzione dell’Eucaristia il MSCE restituisce la pisside (o il Calice) al sacerdote e ritorna al proprio posto. l) Solo il sacerdote, o il diacono, o l’accolito istituito possono purificare i vasi sacri (OGMR, 163; 183; 192). COMUNIONE DISTRIBUITA DAL MINISTRO STRAORDINARIO FUORI DELLA MESSA 1. La Comunione fuori della Messa, recata agli ammalati, si svolga secondo il rito previsto dal Rituale Romano. 2. Affinché il rito possa svolgersi con dignità e spirito di fede, sarà conveniente avvisare in precedenza la famiglia in modo che, per quanto possibile, possa preparare quanto è necessario: una piccola tovaglia, un lume, un crocifisso, eventualmente dei fiori. 3. Le letture e le preghiere dovranno essere scelte dal MSCE in modo che siano adatte alla circostanza. La domenica è preferibile utilizzare la pagina evangelica che si proclama durante la celebrazione eucaristica. 4. Anche quelli che assistono l’infermo o l’anziano, familiari o no, possono fare la Comunione, salvo la domenica, in cui è bene che partecipino alla celebrazione comunitaria. È diverso, naturalmente, il caso di chi non può prendere parte alla Messa proprio per assistere l’infermo. 5. Negli ospedali e nelle case di riposo, dove è possibile collegare la camere degli ammalati con la cappella perché chi vuole possa seguire attraverso l’altoparlante la celebrazione dell’Eucaristia, la Comunione a chi la desidera, in collegamento con la celebrazione, può essere distribuita nella forma breve. 6. Insieme alla forma rituale con cui esercitare questo ministero, è importante l’atteggiamento spirituale con cui si agisce. - Il cristiano che dedica a questo ministero le sue energie, in certo modo continua la stessa missione di Cristo, che curava i deboli e gli infermi e rivolgeva le sue parole di conforto proprio a chi ne aveva più bisogno. - Nello stesso tempo si sente inviato dalla comunità: non agisce solo come chi, per bontà o per amicizia verso un infermo lo accompagna e lo rende partecipe dell’Eucaristia, ma come ministro, espressione della sollecitudine della comunità parrocchiale verso gli infermi. - Questo esige anche spirito di sacrificio, perché il ministero che gli è stato affidato richiede tempo e dedizione. - È un ministero che richiede amore agli infermi e anziani. La psicologia deve insegnare a trattare queste persone, ad avvicinarle con sensibilità cordiale e affettuosa, con capacità di ascolto, ottimismo, cordialità e pazienza. Ciò esige che la visita sacramentale si faccia senza fretta. Un ministro non dovrebbe essere - incaricato di portare la Comunione a molte persone: bisogna tener conto che ogni visita richiede più tempo del semplice rito. È anche un ministero che esige vero amore all’Eucaristia e la convinzione che essa è utile a irrobustire i cristiani nei momenti di debolezza. Perciò il ministro dovrà saper usare bene i libri liturgici, scegliere le diverse formule possibili, e compiere tutto il rito con dignità e rispetto, senza mai banalizzarlo né cadere nell’abitudinarietà o nel mero formalismo. Il sentirsi ministro di Cristo e della comunità ecclesiale in un momento come questo gli suggerirà la giusta parola e il corretto modo di agire perché gli infermi si sentano accompagnati dalla comunità e perché si abituino a vedere il proprio stato di infermità o debolezza nella prospettiva pasquale di incorporazione al dolore salvifico di Gesù.