Interventi di protezione degli scavi di gallerie mediante
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Interventi di protezione degli scavi di gallerie mediante
Incontro Annuale dei Ricercatori di Geotecnica, IARG 2006 Pisa, Giugno 2006 INTERVENTI DI PROTEZIONE DEGLI SCAVI DI GALLERIE MEDIANTE CONGELAMENTO. ATTIVITÀ SPERIMENTALI NELLA STAZIONE MUNICIPIO DELLA METROPOLITANA DI NAPOLI Antonella Cantone, Luca de Sanctis e Alessandro Mandolini Dipartimento di Ingegneria Civile. Seconda Università di Napoli Sommario Nel progetto della cosiddetta Linea Tratta Bassa della Metropolitana di Napoli sono previste 5 stazioni. Quasi sempre si tratta di realizzare scavi di notevole profondità in terreni incoerenti sede di falda. Per la realizzazione delle gallerie di stazione è in fase di applicazione la tecnica del congelamento. In particolare si prevede di realizzare lungo il contorno del cavo un rivestimento di terreno congelato con la finalità di prevenire flussi d’acqua nello scavo ed eventuali fenomeni di instabilità del fronte e del contorno della galleria. A piazza Garibaldi sono state già completate due delle quattro gallerie previste nel progetto della stazione omonima. Nella stazione Municipio è stato avviato il congelamento ad azoto della prima galleria. Nella presente nota si riferisce del programma di studi e indagini a carattere sperimentale sul congelamento artificiale dei terreni in sito condotto presso il cantiere della Stazione Municipio. La ricerca illustrata nella presente nota è stata interamente finanziata dal Consorzio Icotekne con sede a Napoli. Introduzione Le gallerie di stazione sono interamente tagliate nel tufo rinvenuto ad una profondità variabile fra 21 e 23 m slm. Le discenderie si sviluppano invece anche nei terreni sciolti sovrastanti la formazione tufacea e costituti prevalentemente da materiali di riporto e ceneri rimaneggiate. Il pelo libero della falda è situato a soli 7 m dalla superficie del terreno. Le attività sperimentali sono state predisposte con la finalità di definire le modalità ottimali di congelamento dei terreni in sito e cioè tali da realizzare gli interventi di protezione in modo efficiente e sicuro. Con tali propositi sono state condotte prove di congelamento in sito e prove meccaniche di laboratorio su campioni di terreno congelati artificialmente e prelevati nel sito del pozzo-stazione. Prove di congelamento in sito Nella Figura 1 è rappresentato il campo sperimentale allestito nel cantiere della stazione Municipio per le prove di congelamento in sito. Figura 1. Campo sperimentale allestito nella stazione Municipio A2 C1 PF1.1 T5 A1 T1 T4 PF1.2 C2 T2 T3 C3 Sul fronte delle gallerie di stazione e delle discenderie le sonde di congelamento sono state disposte ad interasse di 75 cm lungo il contorno della sagoma di scavo. Per soddisfare i requisiti di progetto dello scavo è stata ritenuta necessaria la formazione di un rivestimento ghiacciato di spessore 1 m con superficie a -10°C. Le prove di congelamento sono state condotte sia immettendo azoto, un liquido refrigerante espandibile a T = -196°C che passa allo stato di vapore a contatto con l’atmosfera, sia 1 Incontro Annuale dei Ricercatori di Geotecnica, IARG 2006 Pisa, Giugno 2006 immettendo salamoia, una soluzione di acqua e CaCl2 con temperatura di congelamento variabile in funzione della concentrazione di cloruro di calcio (solitamente -40°C). Il programma sperimentale è consistito in: 1. Prove di congelamento ad azoto; 2. Prove di congelamento a salamoia; 3. Prove di congelamento miste mediante attivazione ad azoto e mantenimento a salamoia. Le prove ad azoto (fase 1) sono state condotte sia per la canna singola (A2) sia per il sistema elementare costituito da due canne (A1-A2). La fase di sperimentazione a salamoia (2) è stata eseguita immettendo simultaneamente il liquido refrigerante nelle sonde C1 e C2 disposte ad interasse di 1 m. Per confronto la prova con attivazione ad azoto e mantenimento a salamoia (fase 3) è stata eseguita per il medesimo allineamento (C1-C2). Nella Figura 2 sono riportate le temperature registrate nei sensori installati a varie profondità nella sonda termometrica T1 situata nel punto medio dell’allineamento C1-C2. 15 Congelamento azoto + salamoia z = -10.5 m z = -16 m T [°C] 5 z = -21,5 m z = -27 m -5 -15 Scongelamento -25 Congelamento a salamoia 18-mar 11-mar 4-mar 25-feb 18-feb 11-feb 4-feb 28-gen 21-gen 14-gen 7-gen 31-dic 24-dic 17-dic 10-dic 3-dic 26-nov -35 Figura 2. Temperature nella sonda T1 durante le fasi 2 e 3 [z profondità del sensore dal p.c.] I fenomeni di diffusione del calore in un mezzo poroso con cambiamento di fase sono stati riprodotti con un modello di calcolo ad elementi finiti con valori della conducibilità termica del terreno congelato ed allo stato naturale ottenuti mediante un procedimento di analisi a ritroso. Il modello ad elementi finiti è stato utilizzato successivamente per estrapolazioni del comportamento osservato. I risultati di queste analisi mostrano che per formare la barriera di progetto con il sistema a salamoia è necessario un tempo di almeno 45 giorni. Il sistema di congelamento misto con attivazione ad azoto e mantenimento a salamoia consente di ridurre i tempi necessari per la formazione della barriera di progetto di alcune settimane e soprattutto di aggirare alcune delle cause che abitualmente impediscono la formazione del ghiaccio con il sistema a salamoia quale ad esempio i flussi di calore positivi provocati dai moti di filtrazione. Uno degli aspetti cruciali del progetto di un sistema di congelamento misto è la definizione del tempo di attesa è cioè del tempo intercorrente fra l’interruzione della somministrazione di azoto e l’immissione di salamoia. Tale attesa è necessaria per evitare il congelamento della salamoia nelle sonde a temperatura di -196°C. I risultati delle prove mostrano che è sufficiente un intervallo di 4 giorni. Prove di laboratorio Le barriere di terreno ghiacciato devono possedere caratteristiche tali da assicurare in ogni momento la stabilità e la tenuta idraulica degli scavi delineati dalle sagome di progetto. Le prove di laboratorio sono state predisposte per la caratterizzazione fisico meccanica dei terreni a diverse temperature. Le proprietà meccaniche dei terreni congelati dipendono in 2 Incontro Annuale dei Ricercatori di Geotecnica, IARG 2006 Pisa, Giugno 2006 misura molto marcata dalla temperatura e dal tempo. In particolare per i terreni sciolti la resistenza e la rigidezza sono sensibili alla velocità di deformazione ε& . Nel sito della stazione Muncipio sono stati prelevati 10 campioni dai terreni sciolti e 9 dal tufo. Tenuto conto del programma lavori che prevede nella prima parte lo scavo delle gallerie di stazione (tagliate interamente nella formazione tufacea) è stata data precedenza alle prove sui campioni di tufo. Le prove sui terreni sciolti, che servono essenzialmente per le verifiche del rivestimento delle discenderie, sono attualmente in fase di svolgimento. Nel seguito si illustrano brevemente i principali risultati delle prove di laboratorio eseguite sui campioni di tufo e riassunte nella Tabella 1. Tabella 1. Prove di laboratorio sui campioni di tufo Campione Profondità Uniassiale Uniassiale [m] non Congelata congelata T1 21,9-22,2 X X(-10°C)a T2 24-24,4 T3 25,6-25,9 T4 27,6-28,2 21,522,25 T6 23,25X(-25°C) 23,6 T7 23,65-24 T8 24-24,4 X X(-10°C) T9 24,8-25,5 a Valori della pressione di sconfinamento b Temperatura raggiunta nella fase di congelamento c Valori della pressione di cella Uniassiale congelatascongelata X (15°C)b Trazione indiretta Triassiale non congelata Triassiale congelata Triassiale congelata scongelata X [150300-600]c X(-5°C) X(-20°C) X(-10°C) X(-25°C) T5 X [150600] X(-10°C) [150] X(-25°C) [150] X(-15°C) [-150] X(-10°C) [150-300] X (15°C) X(-20°C) X(-25°C) Le prove sono state condotte con una attrezzatura speciale messa a punto con la Tecno In srl di Napoli e illustrata schematicamente nella Figura 3. La cella è costituita da un sistema di due cilindri separati da un’intercapedine nella quale è stato creato il vuoto per limitare gli effetti della condensa. Nel cilindro interno (contenente il provino) circola il fluido di cella che svolge contestualmente la funzione di liquido refrigerante. Il pistone di carico scorre verticalmente in un manicotto a tenuta. A tale pistone è collegato un sensore LVDT che permette la misura della deformazione assiale. Le prove vengono condotte a spostamento controllato. Le misure del carico assiale sono eseguite da un cella fissata al telaio del torchio. L’apparecchiatura è corredata da tre circuiti di pressione indipendenti dei quali uno per il controllo della pressione di cella e due per la pressione interstiziale nel provino. Le prove triassiali sono state eseguite con velocità di spostamento comprese nell’intervallo 0,006-0,008 mm/min. Nelle Figure 4a-b sono illustrati i risultati delle prove di compressione semplice eseguite su campioni di tufo congelati e dopo ciclo di congelamento-scongelamento. In ambedue le Figure per confronto sono riportati i risultati delle prove sui campioni di tufo allo stato naturale. Nella Figura 5 sono riassunti i valori della resistenza a trazione indiretta ottenuti mediante la prova brasiliana su campioni congelati al variare della temperatura. Infine nella Figura 6 sono illustrati i valori della coesione efficace desunti dalle prove triassiali al variare della temperatura raggiunta nella fase di congelamento. Il valore di coesione relativo a T = 15°C si riferisce alla prova triassiale non congelata. Per le prove triassiali congelate i valori della coesione sono stati valutati ipotizzando un angolo di resistenza al taglio pari a 3 Incontro Annuale dei Ricercatori di Geotecnica, IARG 2006 Pisa, Giugno 2006 quello ricavato dalla prova triassiale non congelata. I risultati mostrano che la resistenza del tufo dipende in misura molto marcata dalla temperatura. Appare certamente di rilievo la riduzione della resistenza a compressione semplice dopo un ciclo di congelamento evidenziata nel caso del campione T9 nella Figura 4b. MAIN AIR LOAD CELL P CELLA PORE SUP F PORE INF CP AXIAL LVDT MAIN VACOOM TRIAX CELL EK 45 COOLER PI1 WL PI2 PDCR810 PORE INF PC2 PORE SUP PC3 WL GO GO P1 P2 GI GI GLYCOL EXCHANGER PI1 VOLUME LVDT PORE CELL PC1 WL PI2 WATER / AIR PORE AIR Figura 2. Schema della cella triassiale adottata per le prove di laboratorio q [MPa] q [MPa] 6 25 Non congelata [T1] Non congelata [T1] 20 5 Non congelata [T8] Non congelata [T8] Congelata-Scongelata T = -15°C [T1] Congelata T = -10°C [T1] 15 4 Congelata-Scongelata T = -20°C [T8] Congelata T = -10°C [T8] Congelata-Scongelata T = -25°C [T9] 3 10 2 5 1 a) b) 0 0 0 2 4 6 εa [%] 0 8 2 4 6 8 εa [%] Figura 4. Risultati delle prove su campioni congelati e dopo ciclo di congelamento-scongelamento σt [MPa] c [MPa] 4 4 3 3 2 2 1 1 T [°C] 0 0 -25 -20 -15 -10 -5 Figura 5. Resistenza a trazione al variare della temperatura 0 -20 -10 0 10 T [°C] 20 Figura. Valori della coesione al variare della temperatura desunti dalle prove triassiali 4