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Frank Capra
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Frank Russell Capra, nato Francesco Rosario Capra
(Bisacquino, 18 maggio 1897 – La Quinta, 3 settembre
1991), è stato un regista, sceneggiatore e produttore
cinematografico italiano, naturalizzato statunitense.
È stato uno dei registi più importanti dell'epoca d'oro di
Hollywood, fra gli anni trenta e gli anni quaranta, autore di
alcuni film memorabili, commedie e apologhi morali,
caratterizzati da un ottimismo utopistico, consolatorio, ma
non banale, capaci di divertire ed insieme commuovere il
pubblico.
Frank Capra
Esempio perfetto del self made man, umile emigrante
Oscar al miglior regista 1935
diventato celebrità internazionale, «un'ispirazione per chi
Oscar al miglior regista 1937
crede nel Sogno americano» (John Ford),[1] è stato il
Oscar al miglior regista 1939
massimo cantore dell'american way of life, ma anche un vero
Oscar al miglior documentario 1943
e proprio "mythmaker", perché con il suo cinema non ha solo
interpretato e rappresentato lo spirito dei tempi, ma ha anche
contribuito in maniera determinante a produrre e plasmare
una mitologia sociale, un immaginario collettivo popolare:[2] in questo senso, l'artista del Novecento
a lui più vicino è Walt Disney.[3]
Fra le sue inimitabili commedie, si ricordano in particolare l'"on the road" Accadde una notte (It
Happened One Night) (1934), la "trilogia sociale" È arrivata la felicità (Mr. Deeds Goes to Town)
(1936), Mr. Smith va a Washington (Mr. Smith Goes to Washington) (1939), Arriva John Doe (Meet
John Doe) (1941) e la «favola natalizia per eccellenza»[4] La vita è meravigliosa (It's a Wonderful
Life) (1946).
Indice
1 Biografia
1.1 Gli inizi
1.1.1 1922-1926 L'apprendistato di un mestiere
1.1.2 1927-1928 L'arrivo alla Columbia e i b-movie
1.2 La maturità
1.2.1 Barbara Stanwyck e l'ingresso nel grande cinema
1.2.2 Gli anni trenta e la consacrazione
1.3 La seconda guerra mondiale e la serie Why We Fight
1.4 Il dopoguerra, la televisione e il declino
1.5 Progetti incompiuti
2 L'ingegnere con la macchina da presa
2.1 Il nome sopra il titolo
2.2 Stile e tecnica
2.3 Temi e personaggi
2.4 Poetica
2.5 "American Way of Life"
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3 Principali collaboratori
3.1 Sceneggiatura
3.2 Direttore della fotografia
3.3 Interpreti
4 L'ottimismo di Capra: considerazioni critiche
5 Influenze sul cinema successivo
6 Riconoscimenti
7 Filmografia
8 Note
9 Bibliografia
10 Voci correlate
11 Altri progetti
12 Collegamenti esterni
Biografia
Gli inizi
« Fra tanti film che ha fatto, la storia
più bella è quella della sua vita.
Piena di alti e di bassi, su e giù
come le montagne russe. Una vita
incredibile. Poteva succedere solo in
America. »
(James Stewart nel 1982, alla serata in
onore di Frank Capra organizzata
dall'American Film Institute[7])
Capra nacque a Bisacquino, in provincia di
Palermo, il 18 maggio 1897. Emigra con la
famiglia, a soli sei anni, dalla natia Sicilia a
Los Angeles. Compie studi di ingegneria
chimica al Throop Institute (futuro
California Institute of Technology).
L'incontro con il mondo del cinema è
piuttosto fortuito. Nel 1922, a San
Francisco, dopo aver compiuto limitate
esperienze di aiuto-regia non accreditate, si
propone come regista a Walter Montague,
produttore dei Fireside Studios, e dirige il
cortometraggio Fultah Fisher's Boarding
House.
Le origini italiane
Nel cinema di Capra non c'è alcuna traccia della sua
provenienza originaria, è lui stesso ad affermare di
non avere alcun ricordo dei suoi primi anni di vita, in
Italia: «quando partimmo da Palermo e arrivammo
nell'oceano aperto, era una cosa così meravigliosa che
tutta la memoria precedente era scomparsa. Quello è il
momento originario. Da lì parte la mia memoria».[5] È
un rimosso che però traspare, proprio per la sua
assenza, nel suo "iper-americanismo", nel suo
volenteroso patriottismo da immigrato di prima
generazione.
Saranno invece gli "italiani" di seconda generazione, i
protagonisti della New Hollywood degli anni settanta,
quali Martin Scorsese e Francis Ford Coppola, a
riscoprire le proprie radici.
Negli anni trenta il regime fascista ne esalterà
l'italianità, celebrandolo come "il più grande regista
italiano", uno dei maggiori successi nazionali nel
mondo.[6]
1922-1926 L'apprendistato di un mestiere
Negli anni successivi ricopre il ruolo di tuttofare del set ("jack-of-all-the-trades"), svolgendo gli
incarichi più diversi (impiegato in un laboratorio di sviluppo e stampa, montatore, trovarobe), fino a
diventare "gag writer" e sceneggiatore, per la serie comica Our Gang, prodotta da Hal Roach.
Comincia la propria formazione come regista con Mack Sennett, alla Keystone, quindi lavora alla
First National con il comico Harry Langdon, per il quale dirige La grande sparata, la sua prima regia
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di un lungometraggio, e Le sue ultime mutandine. Si tratta di un sodalizio professionale proficuo, ma
di breve durata, a causa di divergenze artistiche e ambizioni personali: Capra vorrebbe che il
personaggio interpretato da Langdon restasse, come in questi primi film, un eterno ragazzo
(prototipo di quella che sarà poi la "maschera" ricorrente dei film maggiori del regista, il Mr. Deeds
o Smith di turno), Langdon punta invece ad evolvere verso una comicità anarchica sul genere di
W.C. Fields e, convinto di poter competere allo stesso livello dei già affermati Chaplin e Keaton,
pensa di poter fare a meno di Capra e dirigersi da solo.[8] In realtà, per lui l'apice della carriera è già
stato raggiunto e lo attendono solo insuccessi e declino.
1927-1928 L'arrivo alla Columbia e i b-movie
Dopo aver girato un ultimo film per la First National, For the Love of Mike, Capra approda alla
Columbia ed è un incontro perfetto, destinato a lasciare il segno nella storia del cinema. Entrambe le
parti ne ricavano la massima soddisfazione: la Columbia, in cerca di affermazione su un mercato
dominato dalle "Big Five" (MGM, Warner Bros, Paramount, 20th Century Fox, RKO), concede a
Capra, in cerca di una legittimazione professionale, un'autonomia impossibile da ottenere in una
delle majors, e ne ottiene una serie di film che costano poco (con l'unica eccezione dell'esotico
Orizzonte perduto, dal budget superiore ai 2 milioni di dollari) e rendono molto e sono fra i maggiori
successi cinematografici degli anni trenta; Capra può raggiungere la piena maturità registica e poi
conquistare la fama e la consacrazione definitiva, rappresentata dai tre Premi Oscar al miglior regista
nel giro di cinque anni (1935, 1937, 1939).
L'avvento del sonoro
Il cantante di jazz, uscito nelle sale nell'ottobre del
1927, segna l'inizio di un passaggio epocale per il
cinema. Una così radicale evoluzione di un mezzo
espressivo dall'ancor breve storia, in casuale
concomitanza con l'avvento della grande Crisi, fa
molte vittime fra i protagonisti del cinema delle
origini, travolti dall'inarrestabile progresso
tecnologico, mentre per Frank Capra, all'epoca non
ancora maturo né affermato, si rivela una grande
occasione per dimostrare le proprie capacità
registiche. Così scriverà poi nella sua autobiografia:
«Il sonoro non mi spaventava, soprattutto perché,
paradossalmente, quello che conosci bene non ti
spaventa, ma non ti può spaventare neanche quello
che non conosci per niente».[9]
Prima di arrivare a quel punto, però, Capra
percorre il suo cursus honorum
hollywoodiano, una tappa alla volta. Dopo le
comiche seriali, è la volta dei b-movie (in
senso produttivo, non qualitativo). Fra il
1927 e il 1928 gira addirittura sette film (da
That Certain Thing a The Power of the
Press), a ritmo serratissimo (sei settimane
per ogni film: due per scriverlo, due per
girarlo e due per montarlo), acquisendo in
questo modo l'abitudine all'assoluto rispetto
dei tempi e budget a disposizione: «lavorare
con poco, e il rapporto con la gente, mi
hanno fatto crescere. Se hai tutto, è facile.
Ma se hai poco, è una lezione di vita.
Nessuno dei miei film ha superato il budget
previsto. Perché ero abituato al poco».[10]
Gira una trilogia d'avventura incentrata sul
progresso tecnologico, Femmine del mare (1928), Diavoli volanti (1929) e Dirigibile (1931), tre
variazioni sullo stesso tema (un'amicizia maschile messa in crisi dall'elemento femminile, un evento
catastrofico legato di volta in volta ad un mezzo della modernità), con la stessa coppia di personaggi
e interpreti (il giovane Ralph Graves e il maturo Jack Holt).
Il primo esperimento con il sonoro è l'ibrido La nuova generazione (1929), saga familiare ambientata
nel Lower East Side di New York, con alcune parti mute, altre con sonoro in presa diretta o postsonorizzate, mentre il primo film sonoro a tutti gli effetti è la modesta detective story L'affare
Donovan (1929).
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La maturità
Barbara Stanwyck e l'ingresso nel grande cinema
La fase di transizione verso la maturità è rappresentata dai film interpretati da Barbara Stanwyck, la
prima vera star del cinema di Capra: Femmine di lusso (1930), La donna del miracolo (1931),
Proibito (1932), presentato con successo alla prima edizione della Mostra del cinema di Venezia,
l'esotico L'amaro tè del generale Yen (1933), un insuccesso commerciale ma anche uno dei titoli più
sentiti dal regista.[11] Gli ultimi due sono stilisticamente piuttosto diversi dal Capra successivo e più
conosciuto, in quanto risentono della competizione della Stanwyck con Marlene Dietrich e
dell'imitazione dello stile di Josef von Sternberg (in particolare di Venere bionda e Shanghai
Express).[12] A questo periodo appartiene anche La donna di platino (1931), commedia che impone
come attrice brillante la bomba sexy Jean Harlow.
Gli anni trenta e la consacrazione
Dopo aver realizzato gli apprezzati La follia della metropoli
(1932) e Signora per un giorno (1933), il secondo dei quali
gli vale la prima nomination all'Oscar come migliore regista,
il 1934 segna la svolta decisiva della sua carriera: Accadde
una notte, uno dei prototipi della screwball comedy, si rivela
uno straordinario, inaspettato successo, è il primo film a
conquistare i cinque Oscar maggiori (miglior film, miglior
regia, miglior sceneggiatura, miglior attore protagonista e
miglior attrice protagonista) e lo trasforma in uno dei registi
più importanti di Hollywood.
Accadde una notte, il film della
consacrazione
È l'inizio di un periodo d'oro per Capra, che nei suoi film
riesce a rappresentare come nessun altro quel complicato decennio caratterizzato dalla Grande Crisi,
ma anche dal New Deal di Franklin D. Roosevelt, vissuto dalla gente con disperazione ma anche
speranza, fra conflitti e solidarietà, e riesce a raggiungere il cuore del pubblico. I cinque film girati
tra il 1936 e il 1941, da È arrivata la felicità a Arriva John Doe, ottengono complessivamente
trentuno nomination e sei premi Oscar e sono regolarmente dei successi commerciali: Mr. Smith va a
Washington (1939), per esempio, è il secondo incasso dell'anno negli Stati Uniti.[13]
La posizione di rilievo raggiunta nell'ambiente cinematografico americano è testimoniata anche dal
riconoscimento ottenuto all'interno delle associazioni di categoria: ricopre la carica di presidente
della Motion Picture Academy dal 1935 al 1939, mentre dal 1939 al 1941 quella della Screen
Directors Guild. In questa seconda veste guida le rivendicazioni dei registi, per il riconoscimento del
loro ruolo centrale nel processo produttivo. In una lettera aperta al New York Times, scrive che «il 90
per cento [dei registi] non ha voce in capitolo né sul soggetto, né sul montaggio» e che solo una
mezza dozzina hanno una vera autonomia. La minaccia di sciopero da parte dei registi ottiene solo di
sancire informalmente l'esistenza di un gruppo di "privilegiati" registi-produttori limitato ad una
trentina di nomi illustri (DeMille, Lubitsch, Vidor, Ford, Hawks, Cukor, ecc.).[14]
All'inizio del nuovo decennio, la "piccola" Columbia appare ormai non più all'altezza delle
ambizioni di Capra che, a partire da Arriva John Doe, sperimenta la produzione indipendente:
insieme a Robert Riskin, suo sceneggiatore di fiducia, fonda la Frank Capra Productions e stringe un
accordo per la distribuzione del film con la Warner Bros.
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La seconda guerra mondiale e la serie Why We Fight
Gli anni della seconda guerra mondiale segnano una netta cesura nella carriera di Capra, con l'unica
parentesi di Arsenico e vecchi merletti (1944), tratto da una pièce teatrale di Joseph Kesselring, un
lavoro di mestiere, poco "capriano".
Tra il 1942 e il 1945 si arruola nell'esercito degli Stati Uniti,
su invito del Capo di Stato Maggiore, il generale George C.
Marshall, per coordinare la propaganda bellica attraverso il
cinema. Per conto del Dipartimento della Difesa supervisiona
la realizzazione della serie di documentari divulgativi Why
We Fight (ovvero "Perché combattiamo"), rivolti in primo
luogo ad informare le giovani reclute sulle cause della guerra
a cui sono chiamate a partecipare:
L'impegno bellico con la serie Why We
Fight
« […] pensavo che fosse il mio lavoro mostrare ai
nostri ragazzi le ragioni della nostra guerra. Avevano
18 anni, quei ragazzi, e non sapevano niente di cose di
guerra. Non erano soldati, non avevano nessuna
disciplina militare. Erano i peggiori soldati del mondo,
quando la guerra scoppiò. Ma in due anni, erano i
migliori del mondo. E c'è una ragione, per questo:
avevano una mente aperta. […] Era la prima cosa che
facevano, vedere i miei film. E quando li vedevano,
sapevano cosa fare, perché combattevano. Capivano
che non era un gioco. Era vero.[15] »
Pur trattandosi principalmente di un lavoro di montaggio di materiale di repertorio, il primo episodio
della serie, Preludio alla guerra, ottiene nel 1943 l'Oscar al miglior documentario, a pari merito con
altre tre opere analoghe, fra cui The Battle of Midway di John Ford.
Il dopoguerra, la televisione e il declino
Nel mondo in trasformazione del dopoguerra, Capra appare superato dai tempi. Al suo declino
professionale contribuiscono il venir meno della vena creativa e le difficoltà dell'indipendenza
produttiva, in un sistema ostile a simili esperienze. La Liberty Films, fondata nel 1945 insieme all'ex
produttore capo della Columbia Samuel J. Briskin e ai colleghi registi William Wyler e George
Stevens, ha una vita molto breve, già nel 1947 viene ceduta alla Paramount Pictures a causa
dell'insuccesso del film La vita è meravigliosa (1946) che, insieme al successivo Lo stato
dell'Unione (1948), rappresenta una sorta di testamento spirituale per Capra.
In seguito, mentre al cinema si limita a rifare stancamente se stesso (è uno di quei casi più unici che
rari di un regista che realizza in prima persona alcuni remake dei propri film, come La gioia della
vita del 1950 da Strettamente confidenziale del 1934 e Angeli con la pistola del 1961 da Signora per
un giorno del 1933), è uno dei primi grandi di Hollywood a sperimentare la televisione. Fra il 1956 e
il 1958 realizza una serie di documentari didattici a carattere scientifico per la Bell System (Our Mr.
Sun, Hemo the Magnificent, The Strange Case of the Cosmic Rays, The Unchained Goddess).
È proprio il nuovo medium a "uccidere" il cinema di Capra, assorbendone temi e codici narrativi,
sostituendolo e superandolo come nuovo principale produttore di un immaginario collettivo. Il
regista decide quindi di congedarsi e concludere prematuramente la propria carriera cinematografica
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poco più che sessantenne, ancora al massimo della vitalità. Trascorre il resto della sua vita nel buen
retiro californiano di La Quinta, limitandosi ad un'attività di conferenziere presso le scuole ed in
occasione di festival cinematografici.
Progetti incompiuti
Nel 1934 Capra avrebbe dovuto dirigere per la MGM Soviet, interpretato da Clark Gable e Joan
Crawford, la storia di un ingegnere americano chiamato in Russia per costruire una diga, che si
innamora di una donna molto ideologizzata. Se questo film è rimasto irrealizzato, in altri casi sono
semplicemente subentrati registi diversi: William Wyler ha diretto Vacanze romane (1953) e La
legge del Signore (1957), Franklin J. Schaffner L'amaro sapore del potere (1964), Henry Hathaway
Il circo e la sua grande avventura (1964), John Sturges Abbandonati nello spazio (1969).[16] Nei
primi anni cinquanta si dichiarò disposto a dirigere il Don Camillo poi diretto invece da Julien
Duvivier.[17]
L'ingegnere con la macchina da presa
« Non ho mai pensato alla parola arte. Il cinema ha a che fare con troppe cose e con troppa
gente.[10] »
Nel rapporto di Capra con il cinema è determinante il suo background tecnico e non intellettuale. È
pienamente consapevole che i film sono il risultato di un lavoro collettivo, in cui è determinante
l'apporto di tutti i collaboratori, e non punta ad essere un artista, ma a realizzare prodotti di buona
artigianalità, ben realizzati, ma pur sempre "merce" (dell'industria emergente del secolo, quella
dell'immagine).
Il nome sopra il titolo
« Non ero interessato alla gloria, ma a fare film. Non volevo esibire la macchina da presa, il
regista, lo sceneggiatore. Volevo il pubblico coinvolto nella storia.[18] »
All'apice del suo successo, a metà degli anni trenta, Frank Capra è il primo regista a poter vantare "il
nome sopra il titolo" (un privilegio concesso in precedenza solamente a due "padri fondatori"
dell'arte cinematografica, D.W. Griffith e Cecil B. DeMille, e in modo del tutto episodico) e la cui
fama possa garantire il successo commerciale quanto una star (la Columbia, priva di attori di prima
grandezza, è ben disposta a fare del suo regista di punta il primo divo dietro la macchina da presa).
[19]
Non si tratta di un'affermazione di "autorialità", quanto della rivendicazione di un'autonomia di
gestione, di un completo controllo del processo di produzione (dal soggetto al montaggio) e del ruolo
di responsabile definitivo, se non unico, del film. È una conquista particolarmente sentita, non a caso
nel 1971 utilizzerà proprio questa espressione come titolo per la propria autobiografia.
Accetta le regole dello "studio system", ma rifiuta le majors, perché solo la "piccola" Columbia gli
permette di soddisfare le proprie esigenze e quando anche lì non è più possibile esprimere al meglio
le proprie ambizioni, perché contrarie alle regole dell'industria, sperimenta, pur all'interno del
mercato, modi di produzione diversi: Arriva John Doe è prodotto autonomamente e poi distribuito
dalla Warner; dopo la seconda guerra mondiale fonda la Liberty Films, con la quale produce il suo
ultimo grande film, La vita è meravigliosa, ma è un'esperienza sfortunata e di breve durata. Per
quanto insofferente al sistema, non è mai trasgressivo, piuttosto una volta arrivato al vertice della
professione prova a cambiarlo, dall'interno.
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Stile e tecnica
« Quei registi che si fanno belli con i movimenti di macchina e le inquadrature spettacolari, alla
fine mostrano solo se stessi.[20] »
Se il nome sopra il titolo gli dà una riconoscibilità senza precedenti, lo stesso non può dirsi dello
stile, privo di elementi identificativi: Capra focalizza tutto sull'azione, non ha tocchi d'autore, non ha
il "Lubitsch touch". Ma ciò non è necessariamente un difetto, anzi è la scelta deliberata di farsi
invisibile, di adottare la massima sobrietà nell'uso della tecnica filmica, di aderire alla narrazione e ai
codici espressivi dei generi via via affrontati, facendo prevalere la ricerca della realtà su quella del
[19]
bello. Il montaggio è invisibile, basato solo su raccordi di movimento e dialogo, le battute serrate,
le inquadrature mostrano tutte qualcosa senza divagazioni, il flusso dell'azione e dei dialoghi è
trascinante e limpido[21]. Varie sono le trovate simboliche di ingegno, come la coperta stesa tra i
protagonisti la prima notte che devono dormire insieme in Accadde una notte: da separazione
rassicurante a mezzo di comunicazione involontaria quando Claudette Colbert vi appende i propri
abiti.
La personalità di Capra-regista non si esprime quindi nello stile visivo, ma nei temi trattati e nei
personaggi descritti.
Temi e personaggi
I film maggiori di Capra propongono storie e personaggi simili, in una sorta di progetto unitario, per
quanto non continuo, da È arrivata la felicità a Lo stato dell'Unione. Il protagonista è un "little
man", un uomo comune, eroe per caso, spesso caratterizzato da una certa goffaggine e timidezza e da
qualche innocua eccentricità (a cominciare dal "picchiatello" Longfellow Deeds), che si ritrova a
dover combattere da solo per il bene dell'intera comunità, animato da un ingenuo buonsenso, contro
le preponderanti forze di un sistema di potere (politico e finanziario) fondato sui disvalori
dell'opportunismo, della corruzione e dell'immoralità, e che riesce a prevalere contando sulla propria
volontà e sugli affetti suscitati negli altri (la collettività, ma anche una donna ben precisa) con il
proprio esempio.
Una presenza costante è quella dei giornalisti e dell'ambiente
della redazione. Per Capra il giornalismo è una forma di
conoscenza, il giornalista è una sorta di detective della
società; i giornali mediano la realtà e sono realtà essi stessi,
ma non ne viene affatto ignorato il potere diffamatorio, anzi,
gli eroi di Capra si scontrano regolarmente con i giornali che
ne falsano l'immagine (è il caso tanto del "nuovo ricco" Mr.
Deeds quanto del nuovo senatore Mr. Smith che, all'arrivo
nella grande città, New York o Washington, pagano cara la
New York negli anni Trenta. La
propria ingenuità). I giornali non sono solo un forte elemento
metropoli come personaggio
tematico, ma anche un ricorrente elemento formale: nel
antagonista
lavoro di montaggio, Capra sfrutta titoli e prime pagine a
pieno schermo come mezzo efficace per riassumere
informazioni e disporre di momenti di interruzione e transizione da una sequenza all'altra.
Mentre i mass media e il mondo della finanza sono in primo piano, è invece completamente assente
il mondo del cinema, Hollywood e i suoi variegati abitanti sono un grande rimosso. Sarà invece
Preston Sturges, con I dimenticati (1942), a riflettere sul significato del cinema di quegli anni,
compreso quello di Capra.
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Poetica
Ad una prima lettura, i film di Capra sono apologhi ottimisti, che trovano la loro massima
espressione in La vita è meravigliosa, ma non si può ridurre il loro senso alla retorica "populista"
della commedia a rigoroso lieto fine. Se si va oltre una visione ovvia, superficiale, traspare un
mondo più conflittuale, meno rassicurante. Sono messi in scena drammi individuali, familiari e
sociali, che non possono essere cancellati dal sorriso o dalla lacrima finali.[22]
Lo schema narrativo tipico di questi film prevede un andamento ascendente, poi a tre quarti circa
della durata un picco drammatico negativo, necessario per potere avere infine il ribaltamento che
porti ad una conclusione positiva. Il dramma è completamente funzionale alla risoluzione finale, ma
non ne viene comunque cancellato: malgrado gli happy endings, richiesti più dalle citate convenzioni
narrative che dal censorio codice Hays, traspare spesso quindi un pessimismo di fondo.
Pur realizzando delle fiabe moderne, anche con elementi fantastici, Capra è mosso costantemente
dall'intento di riprodurre la realtà contemporanea, non di crearne una fantastica, per permettere al
pubblico di identificarsi nei personaggi e nelle storie.
« La gente che va al cinema non si siede davanti a uno schermo, ma davanti a situazioni e a
gente reale.[20] »
Si tratta di un realismo spontaneo, non intellettuale, che fa critica sociale, ma in modo del tutto
generico e superficiale, denunciando corruzione e malvagità di singoli individui, ma senza
approfondirne davvero le cause.
Per arrivare al pubblico, la via migliore è quella della commedia, perché «quando la gente si diverte,
è più disponibile, crede in te. Non puoi ridere con qualcuno che non ti piace. E quando ridono,
cadono le difese, e allora cominciano ad essere interessati a quello che hai da dire, al
"messaggio".»[23] Capra comunque rifugge le ideologie, il suo messaggio è semplice, essenziale:
« Credo che sia questo: tutti, uomini e donne, devono essere liberi. E uguali e importanti in
quello che sanno e possono fare.[23] »
« […] sono per la libertà della mente. Niente re né milionari, ma io, te, gli altri.[10] »
"American Way of Life"
Difficile poter dire se nasca prima l'immaginario collettivo popolare o i film "populisti" di Capra: il
regista si limita a riprodurre e mostrare su grande schermo le immagini e i miti della quotidiana vita
piccolo-borghese americana, o dà concretezza ai desideri e alle aspirazioni dell'uomo comune,
registra e rappresenta o anticipa e produce la realtà?
Esemplare in questo senso la leggenda urbana riguardo al crollo delle vendite di biancheria intima
maschile in seguito alla scena di Accadde una notte in cui Clark Gable si spoglia rivelando di non
indossare la canottiera (rappresentando probabilmente una realtà di fatto, non causandola).[24]
In ogni caso, quel che è certo è che il cinema di Capra appartiene al patrimonio condiviso della
cultura statunitense ed occidentale. Nel suo Romantic Comedy in Hollywood. From Lubitsch to
Sturges, James Harvey scrive che Capra, «in molti modi profondi, è nel passato di ciascuno di noi».
[25]
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Principali collaboratori
I migliori risultati della carriera di Capra sono frutto del lavoro coordinato di un gruppo ben assortito
di professionisti ai vertici dei rispettivi settori di competenza: lo sceneggiatore Robert Riskin, il
direttore della fotografia Joseph Walker, gli attori Barbara Stanwyck, Gary Cooper, James Stewart,
Jean Arthur.
Sceneggiatura
« […] io dovevo vedere il film, non importa chi lo avesse scritto. Ho avuto molti sceneggiatori
oltre a Riskin, ma i film sono uguali. La sceneggiatura doveva passare da me, dentro di me. E
poi, ci può essere un solo capitano in una nave…[18] »
Se Jo Swerling è lo sceneggiatore di fiducia di Capra nei suoi primi anni alla Columbia, da Femmine
di lusso a Proibito, a firmare i film migliori e più celebri di Capra, quelli del "periodo d'oro" degli
anni trenta, è Robert Riskin. Si tratta di un sodalizio professionale fortunatissimo, che ha inizio con
La donna del miracolo, adattamento di un testo teatrale di Riskin, e prosegue per il resto della loro
carriera, fino alla morte dello sceneggiatore nel 1955. È una collaborazione di così assoluta sintonia
intellettuale che è impossibile capire in che misura l'uno abbia influenzato l'altro e viceversa. I
detrattori di Capra hanno voluto sottolineare l'importanza di Riskin, in particolare il critico Joseph
McBride, in un'impietosa biografia pubblicata solo dopo la morte del regista, ha sostenuto che lo
sceneggiatore vada considerato il vero autore del cinema di Capra, il quale invece non ne avrebbe
adeguatamente riconosciuto e anzi sminuito l'importanza, nella propria autobiografia.[26]
Direttore della fotografia
« Non ci potrebbe essere film senza direttore della fotografia. [...] Il direttore della fotografia è
un vero artista, cui si dovrebbe dare più importanza che in passato. È colui che si sforza
costantemente di sviluppare un più efficiente apparato tecnico, è una splendida appendice del
regista.[27] »
Se Robert Riskin è il "secondo cervello" di Capra, Joseph Walker è l'"occhio", lo sguardo sul mondo
attraverso l'obiettivo della macchina da presa. È una collaborazione che dura due decenni e venti
film, da That Certain Thing fino a La vita è meravigliosa, con un'interruzione a fine anni trenta
causata dalla rottura di Capra con la Columbia. A partire dagli anni cinquanta Walker si dedicherà
con successo alla televisione, diventando uno dei migliori tecnici in circolazione (e inventando, fra
l'altro, le prime lenti zoom).[28]
Al suo fedele collaboratore, a cui è accomunato dalla formazione tecnica, Capra non chiede effetti
artistici e tocchi d'autore, ma una fotografia discreta, capace di annullarsi, come la regia, a favore
della narrazione: «La fotografia più bella è quella che non richiama l'attenzione su se stessa. [...] Una
platea non dovrebbe mai accorgersi che un film è stato diretto da un regista e che è stato fotografato
da un direttore della fotografia».[29] Lo stile deve quindi sacrificarsi alla funzionalità del plot.
Interpreti
« […] gli attori sono abituati a imparare a memoria […] Subito si creano un personaggio, se lo
ritagliano addosso e diventa difficile cambiare quel modello. È meglio non avere nessun
copione, e non dire niente fino al giorno delle riprese. Solo allora gli attori leggono le battute,
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insieme ad alta voce, si discute […] alla fine diventano persone vere, non attori. […] Ogni tanto
gli attori si ribellavano. Avevano paura di me, ma alla fine, visti i risultati, si rilassavano. Erano
diventati persone, non personaggi.[20] »
La prima star del
cinema di Capra è
Barbara Stanwyck, la
donna del New Deal,
attiva, moderna. È lei
la protagonista
assoluta, grazie a
personaggi femminili
forti, per quanto
ambigui, con partner
Gary Cooper in Arriva John Doe
Barbara Stanwyck in Arriva John Doe
maschili non
all'altezza, mentre
dopo il fortunatissimo Accadde una notte, con la coppia perfettamente equilibrata Clark Gable Claudette Colbert, i personaggi femminili tendono a diventare sempre più secondari rispetto al
protagonista maschile, la "maschera" e personaggio-chiave dell'universo capriano, a cui nel "periodo
d'oro" danno corpo e volto due star di prima grandezza, James Stewart (tre volte) e Gary Cooper
(due volte). La rassicurante Jean Arthur è l'interprete femminile principale in tre occasioni, mentre la
Stanwyck tornerà protagonista in Arriva John Doe.
Attorno alle star, esiste tutto un universo di comprimari e caratteristi, necessari per dare veramente
vita al film. Fra i non protagonisti, una parte importante hanno gli interpreti dei "grandi vecchi",
buoni e cattivi (Lionel Barrymore, Edward Arnold, Walter Connolly, Harry Carey, Claude Rains).
Fra i caratteristi, Thomas Mitchell, Raymond Walburn, Guy Kibbee, Walter Brennan. Ci sono poi
tutta una serie di volti anonimi, ricorrenti, a formare un unico, multiforme personaggio, la "gente
comune".
L'ottimismo di Capra: considerazioni critiche
Frank Capra, malgrado il successo popolare dei suoi film (o proprio a causa di questo), ha sempre
avuto una buona schiera di detrattori, che ne hanno criticato il populismo, lo stucchevole ottimismo,
la demagogia paternalistica, il democraticismo superficiale tendente ad un atteggiamento reazionario
e hanno coniato per il suo cinema il termine "capracorn", in senso dispregiativo. È stato a lungo
snobbato dai teorici dell'"autorialità" ed escluso dal novero dei grandi.
Non ha aiutato il fatto che lo stesso Capra accreditasse una lettura conservatrice del suo cinema e
della sua vita, recitando un ruolo volutamente naif e legittimando una visione qualunquista dei suoi
film, basati sui buoni sentimenti e sulla semplicità. E non è un caso che il presidente repubblicano
Ronald Reagan citasse il discorso di È arrivata la felicità per spiegare alla gente il suo programma
economico.[7]
Secondo altri critici l'ottimismo di Capra, a una lettura più profonda, ha invece risvolti più
disincantati e amari.[30][31] A ben guardare i suoi happy-ending hanno sempre una facilità troppo
ovvia, quasi banale tanto da sembrare ambigui e posticci, come se fosse una scusa per coprire una
realtà ben più amara. Le sue storie sono infatti pessimiste fino all'ultima sequenza, quando
improvvisamente e senza una logica apparente le cose si capovolgono, in maniera poco verosimile e
quasi miracolosa. In Mr Smith va a Washington ad esempio una banda di politici corrotti, contro la
quale ha lottato per tutto il film il protagonista, sembra avera la meglio finché sul finale il capo dei
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truffatori non decide di confessare spontaneamente le sue colpe. Lo spettatore può scegliere: credere
al finale e continuare a sognare, oppure ripensare a come le cose vanno realmente nella realtà, pur
con la speranza però che la realtà possa cambiare.
La considerazione critica dell'opera di Capra quindi è cambiata a cominciare dai primi anni ottanta,
con una serie di studi che ne hanno recuperato e riletto l'opera e soprattutto con il premio speciale
alla carriera dell'American Film Institute.
Influenze sul cinema successivo
Il cinema di Capra ha inciso così profondamente
nell'immaginario collettivo, non solo americano, che di
fatto è patrimonio condiviso di qualsiasi cineasta. Qui ci
limitiamo a citare quei film che ne richiamano
esplicitamente temi e forme.
La commedia fantastica degli anni ottanta mostra echi
del cinema di Capra, è il caso di Gremlins (1984) di Joe
Dante o Ritorno al futuro (1985) di Robert Zemeckis,
ma anche di quelle commedie che mettono in scena il
mondo della finanza, Una poltrona per due (1983) di
La stella di Frank Capra sulla Hollywood
John Landis o I soldi degli altri (1991) di Norman
Jewison. Un'altra opera di quegli anni «alla quale non è
Walk of Fame
estranea la lezione di Frank Capra»[32] è Tucker, un
uomo e il suo sogno di Francis Ford Coppola, il quale aveva offerto invano proprio a Capra di
ricoprire il ruolo di produttore esecutivo.[33]
C'è stato poi un curioso revival a metà degli anni novanta: Eroe per caso (1992) di Stephen Frears,
Dave - Presidente per un giorno (1993) di Ivan Reitman, Mister Hula Hoop (1994) di Joel Coen,
Forrest Gump (1994) di Robert Zemeckis, Può succedere anche a te (1994) di Andrew Bergman,
The Family Man (2000) di Brett Ratner.
Negli anni duemila è stato realizzato un esplicito remake di È arrivata la felicità, Mr. Deeds (2002).
Riconoscimenti
Oscar
I suoi film hanno vinto 14 premi, oltre alle innumerevoli nomination. Solo John Ford ha vinto più
Oscar di lui come regista (quattro).
■ 1935 - Accadde una notte: miglior film, regia, sceneggiatura non originale, attore protagonista,
attrice protagonista
■ 1937 - È arrivata la felicità: miglior regia
■ 1938 - Orizzonte perduto: miglior montaggio, scenografia
■ 1939 - L'eterna illusione: miglior film, regia
■ 1940 - Mr. Smith va a Washington: miglior sceneggiatura originale
■ 1943 - Preludio alla guerra: miglior documentario
■ 1952 - È arrivato lo sposo: miglior canzone
■ 1960 - Un uomo da vendere: miglior canzone
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Golden Globe
■ 1947 - La vita è meravigliosa: miglior regia
National Board of Review Awards
■ 1934 - Accadde una notte: miglior film
■ 1936 - È arrivata la felicità: miglior film
Premi alla carriera
■ 1982 - Leone d'Oro alla carriera della Mostra del Cinema di Venezia
■ 1982 - Life Achievement Award dell'American Film Institute (con la seguente motivazione:
«La sua opera ha mantenuto vivo il significato del Sogno americano per generazioni di
moviegoers in passato e nel presente, ed è per questo che l'American Film Institute gli rende
onore con il Life Achievement»)[34]
Hollywood Walk of Fame
National Film Registry
■
■
■
■
■
■
1989 - Mr. Smith va a Washington
1990 - La vita è meravigliosa
1993 - Accadde una notte
2000 - Why We Fight
2005 - The Power of the Press
2007 - La grande sparata
AFI 100 Years... series
■ 1998 - AFI's 100 Years... 100 Movies: La vita è meravigliosa (n. 11), Mr. Smith va a
Washington (n. 29), Accadde una notte (n. 35)
■ 2000 - AFI's 100 Years... 100 Laughs: Accadde una notte (n. 8), Arsenico e vecchi merletti (n.
30), È arrivata la felicità (n. 70)
■ 2002 - AFI's 100 Years... 100 Passions: La vita è meravigliosa (n. 8), Accadde una notte (n.
38)
■ 2006 - AFI's 100 Years... 100 Cheers: La vita è meravigliosa (n. 1), Mr. Smith va a
Washington (n. 5), Arriva John Doe (n. 49), È arrivata la felicità (n. 83)
■ 2007 - AFI's 100 Years... 100 Movies (10th Anniversary Edition): La vita è meravigliosa (n.
20), Mr. Smith va a Washington (n. 26), Accadde una notte (n. 46)
■ 2008 - AFI's 10 Top 10: Accadde una notte (n. 3 commedia romantica), La vita è meravigliosa
(n. 3 cinema fantastico)
Riconoscimenti accademici
■ 1981 - Laurea honoris causa della Wesleyan University di Middletown, Connecticut (presso la
quale è conservata la Frank Capra Collection, che raccoglie il materiale di tutta una vita e una
carriera, dalle sceneggiature annotate ai diari personali, dalle lettere dei fans alle foto di
famiglia).
Onorificenze militari
■ 1945 - Distinguished Service Medal
Onorificenze civili
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■ 1986 - National Medal of Arts del Congresso degli Stati Uniti
Filmografia
■ La grande sparata (The Strong Man)
(1926)
■ Le sue ultime mutandine (Long Pants)
(1927)
■ Per l'amore di Mike (For the Love of
Mike) (1927)
■ Quella certa cosa (That Certain Thing)
(1928)
■ Dunque è questo l'amore? (So This Is
Love?) (1928)
■ Il teatro di Minnie (The Matinée Idol)
(1928)
■ La maniera del forte (The Way of the
Strong) (1928)
■ Dillo con lo zibellino (Say It with Sables)
(1928)
■ Femmine del mare (Submarine) (1928)
■ Il potere della stampa (The Power of the
Press) (1928)
■ La nuova generazione (The Younger
Generation) (1929)
■ L'affare Donovan (The Donovan Affair)
(1929)
■ Diavoli volanti (Flight) (1929)
■ Femmine di lusso (Ladies of Leisure)
(1930)
■ Luci del circo (Rain or Shine) (1930)
■ Dirigibile (Dirigible) (1931)
■ La donna del miracolo (The Miracle
Woman) (1931)
■ La donna di platino (Platinum Blonde)
(1931)
■ Proibito (Forbidden) (1932)
■ La follia della metropoli (American
Madness) (1932)
■ L'amaro tè del generale Yen (The Bitter
Tea of General Yen) (1933)
■ Signora per un giorno (Lady for a Day)
(1933)
■ Accadde una notte (It Happened One
Night) (1934)
■ Strettamente confidenziale (Broadway
Bill) (1934)
■ È arrivata la felicità (Mr. Deeds Goes to
Town) (1936)
■ Orizzonte perduto (Lost Horizon) (1937)
■ L'eterna illusione (You Can't Take It
with You) (1938)
■ Mr. Smith va a Washington (Mr. Smith
Goes to Washington) (1939)
■ Arriva John Doe (Meet John Doe)
(1941)
■ Why We Fight (1942-1945)
■ Arsenico e vecchi merletti (Arsenic and
Old Lace) (1944)
■ La vita è meravigliosa (It's a Wonderful
Life) (1946)
■ Lo stato dell'Unione (State of the Union)
(1948)
■ La gioia della vita (Riding High) (1950)
■ È arrivato lo sposo (Here Comes the
Groom) (1951)
■ Un uomo da vendere (A Hole in the
Head) (1959)
■ Angeli con la pistola (Pocketful of
Miracles) (1961)
Note
1. ^ (EN) American Film Institute (http://www.afi.com/tvevents/laa/laa82g.aspx). URL consultato in data 05-12008.
2. ^ Zagarrio 1995, p. 27
3. ^ Zagarrio 1995, p. 93
4. ^ Il Morandini - Dizionario dei film 2000, p. 1479
5. ^ Zagarrio 1995, p. 5
6. ^ Zagarrio 1995, p. 58
7. ^ a b Zagarrio 1995, p. 20
8. ^ Brunetta 2005, p. 293
9. ^ Zagarrio 1995, p. 38
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32.
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^ a b c Zagarrio 1995, p. 11
^ Brunetta 2005, p. 295
^ Zagarrio 1995, p. 44
^ Zagarrio 1995, p. 60
^ Gandini 2006, pp. 685-686
^ Zagarrio 1995, pp. 7-8
^ Zagarrio 1995, pp. 118-119
^ Brunetta 2005, p. 296
^ a b Zagarrio 1995, p. 10
^ a b Gandini 2006, pp. 687-688
^ a b c Zagarrio 1995, p. 9
^ Bernardi, cit., p. 169.
^ Zagarrio 1995, p. 25
^ a b Zagarrio 1995, p. 8
^ (EN) Snopes.com - Urban Legends Reference Pages
(http://www.snopes.com/movies/actors/gable1.asp). URL consultato in data 30-11-2007.
^ Cristalli 2007, p. 96
^ Zagarrio 1995, p. 18
^ Zagarrio 1995, p. 41
^ (EN) IMDb.com - Joseph Walker Biography (http://www.imdb.com/name/nm0907900/bio). URL
consultato in data 14-6-2008.
^ Zagarrio 1995, p. 42
^ Campari, cit.
^ Zagarrio, cit.
^ Il Mereghetti - Dizionario dei Film 2000, p. 1884
^ Brunetta 2005, p. 297
^ (EN) American Film Institute (http://www.afi.com/tvevents/laa/laa82.aspx). URL consultato in data 05-12008.
Bibliografia
■ Sandro Bernardi, L'avventura del cinematografo, Marsilio Editori, Venezia 2007. ISBN 97888-317-9297-4
■ Gian Piero Brunetta, Frank Capra, in Dizionario dei registi del cinema mondiale, a cura di
Gian Piero Brunetta, Torino, Einaudi, 2005. ISBN 88-06-16514-3
■ Roberto Campari, Il racconto del film: generi, personaggi, immagini, Roma-Bari, Laterza
1983.
■ Frank Capra, Il nome sopra il titolo. Autobiografia, Roma, Lucarini, 1989. ISBN 88-7033-368
-X
■ Paola Cristalli. Storia del cinema - Commedia americana in cento film. Recco, Le Mani, 2007.
ISBN 88-8012-386-6
■ Vito Zagarrio, Frank Capra, Il Castoro Cinema n. 112, Editrice Il Castoro, 1995, ISBN 888033-043-8
■ Leonardo Gandini, La regia. Il difficile cammino del nome sopra il titolo, in Storia del cinema
americano, a cura di Gian Piero Brunetta, Torino, Einaudi, 2006. ISBN 88-06-18096-7
Voci correlate
■ Film commedia
■ Cinema narrativo classico
■ Film e remake dello stesso regista
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Collegamenti esterni
■ (EN) Scheda su Frank Capra (http://www.imdb.com/name/nm0001008/) dell'Internet Movie
Database
■ (EN) Frank Capra - The Classic Film Director from Hollywood's Golden Age
(http://eeweems.com/capra/)
■ (EN) Classic Movies (1939 - 1969): Frank Capra (http://www.thegoldenyears.org/capra.html)
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