AK1000 fortificato con Moringa Oleifera come strategia
Transcript
AK1000 fortificato con Moringa Oleifera come strategia
AK1000 fortificato con Moringa Oleifera come strategia preventiva al problema della malnutrizione infantile in Haiti. Dr.ssa Federica Pozzi INDICE 1. Inquadramento storico della produzione di Akamil in Haiti 2. Il problema della malnutrizione in Haiti 3. Approccio preventivo, perché? 4. Alimenti fortificati complementari (FCF Fortified Complementary Food) 5. Analisi nutrizionale dell’Akamil di nostra produzione 6. Conclusioni e problematiche aperte 7. Possibile utilizzo dell’Akamil per il recupero della malnutrizione acuta moderata 1 1. Inquadramento storico della produzione di Akamil in Haiti La storia dell’Akamil in Haiti risale all’inizio del 1960, quando lo staff del Bureau Nutrition nazionale ebbe l’idea di sviluppare un prodotto alimentare adeguato per lo svezzamento che avesse anche le caratteristiche per diventare un modello educativo sulle corrette pratiche alimentari per le madri. Venne adottato per questo l’approccio sperimentale studiato da Bengoa nel 1964 [1], basato sull’educazione di gruppi di madri, attraverso la dimostrazione pratica della produzione dei pasti per i bambini nella fascia di età dello svezzamento, all’interno di alcuni Mother-Craft Centres rurali. Il prodotto che cercarono di elaborare doveva essere costituito da una miscela di cereali e legumi, appropriata per lo svezzamento, che rispettasse 8 criteri fondamentali. Il prodotto finale doveva avere: 1) 2) 3) 4) 5) una base di ingredienti locali, facili da reperire sul mercato rurale un massimo di 2 componenti, per semplificarne la produzione un tipo di cottura compatibile con le pratiche di cottura in atto nei villaggi assenza di tossicità coerenza con le abitudini alimentari locali, in modo da essere accettato come alimento principale della dieta 6) una percentuale di proteine intorno al 12-15% (PER 1.7-2.0) 7) un valore nutrizionale globale adeguato per sostenere la crescita 8) un costo complessivo minimo Dal 1961 al 1963 il gruppo di King sperimentò l’utilizzo di 87 diversi tipi di cerali e legumi provenienti dalle zone rurali di Haiti. Ogni ingrediente veniva identificato e analizzato dal punto di vista nutrizionale [2]. Attraverso analisi di laboratorio più specifiche, la ricerca dimostrò che i prodotti locali, combinati in miscele fra loro non solo erano in grado di raggiungere i valori nutrizionali richiesti ma riuscivano anche a supportare la crescita normale nelle cavie di laboratorio [3].Vennero identificate tre differenti miscele composte da una parte di riso, mais o sorgo (circa il 70%) e una parte di fagioli neri (30%), che risultavano le più promettenti in termini di disponibilità di materie prime, valore biologico del contenuto proteico e costo di mercato. Le tre miscele vennero sperimentate su un gruppo di bambini di età prescolare, con malnutrizione moderata per 8 settimane, ottenendo un buon recupero nutrizionale (scomparsa degli edemi periferici e miglioramento degli indici antropometrici) [4]. Non si verificarono casi di tossicità e il prodotto venne accettato senza problemi. Pertanto lo studio giunse alla conclusione che questa miscela avrebbe potuto contribuire significativamente all’eradicazione della malnutrizione calorico proteica in Haiti in 3 modi: 1) attraverso la produzione e l’utilizzo diretto da parte delle madri delle famiglie rurali a basso reddito 2) attraverso la distribuzione commerciale in ambiente urbano (mediata anche da organizzazioni e istituzioni) 2 3) permettendo un uso più razionale dei surplus alimentari dei paesi sviluppati Haiti fu uno dei primi paesi in via di sviluppo a lanciare programmi educativi sulla nutrizione attraverso le comunità locali; i "Mothercraft Centres," divennero dei veri e propri centri di riabilitazione rurali in cui si trasmettevano i messaggi corretti per lo svezzamento dei bambini.Una valutazione prospettica a 2 anni dall’introduzione di questi centri, pubblicata nel 1968, dimostrò che le madri dei bambini malnutriti avevano appreso la preparazione di una miscela corretta di cereali e legumi da offrire come alimento base. Nel 1966 il Bureau Nutrition haitiano iniziò una collaborazione con l’azienda Quaker Oats Company per una produzione centralizzata, su larga scala, di una miscela per lo svezzamento identica a quella utilizzata a livello locale. Mentre nei Mothercraft Centres i fagioli bolliti e poi schiacciati venivano direttamente mescolati al mais anch’esso cotto sotto forma di polenta, la produzione su larga scala elaborò un prodotto premiscelato sotto forma di una farina di cereali e legumi. L’obbiettivo della molitura era quello di creare un prodotto commerciale confezionato già miscelato e più conveniente per il minor tempo di preparazione. Il prodotto venne chiamato Ak-mil (Ak-a-1000) in quanto ritenuto dieci volte migliore della tradizionale pappa amidacea, usata per lo svezzamento, chiamata akasan (ak-a-100) in creolo [5]. Tuttavia, dopo una fase produttiva sperimentale di 2 anni, si arrivò alla conclusione che i costi dell’acquisto dei cereali, del processo di preparazione dei fagioli, della molitura e del confezionamento rendevano impossibile commercializzare il prodotto finito ad un prezzo calmierato, che risultasse sostenibile per le famiglie rurali. Recentemente, di fronte al persistere e al riacutizzarsi del problema della malnutrizione in Haiti, la produzione di Akamil è stata oggetto di alcuni progetti sostenuti da finanziamenti internazionali. Facendo una ricerca emerge fra tutti il progetto di Project Medishare dal titolo“Akamil Nutritional Complex Reduces Hunger, Creates Jobs” lanciato nella primavera 2011 nella regione del Central Plateau. Si basa sulla creazione di una unità di produzione dell’Akamil, che acquista le materie prime da circa 3000 agricoltori locali, garantendo loro una fonte di reddito costante e assicurando anche assistenza tecnica. L’Akamil prodotto viene successivamente fortificato utilizzando la polvere di micronutrienti. La distribuzione di Akamil ai tre gruppi vulnerabili a rischio di malnutrizione (bambini al di sotto dei 5 anni, donne in gravidanza o allattamento, malati cronici di TB/HIV) avviene attraverso un centro nutrizionale associato alla unità di produzione; l’Akamil viene anche commercializzato e venduto sul mercato locale per favorire l’autosostentamento dell’unità di produzione [6]. L’approccio di Medishare è fortemente sostenuto dal CDC (Centres for Diseases Control) attraverso l’iniziativa”The Grass Roots Approach” volta a migliorare la carenza di micronutrienti in paesi in cui gli approcci tradizionali hanno avuto scarso successo. L’approccio adottato dall’ International Micronutrient Malnutrition Prevention and Control Team a partire dal 2001 e applicato in una fase pilota in Haiti, in Ucraina e nelle Filippine, vuole promuovere la produzione e la domanda di cibi locali arricchiti con micronutrienti, attraverso il lavoro di volontari a cui viene fornita assistenza tecnica [7].Altri progetti di minor rilievo, basati sulla produzione di Akamil, fortificato con micronutrienti, sono portati avanti a Jeremie dall’Haitian Health Foundation, da Partners in Health sempre nel Plateu Central e dall’ospedale St.Boniface a Fond de Blancs. 3 Referenze 1) J.M. Bengoa, "Nutrition Rehabilitation Programmes," J. Trop. Pediat., 10: 63-64 (1964) 2) K. King, "Development of All-Plant Food Mixture Using Crops Indigenous to Haiti: Amino Acid Composition and Protein Quality," Econ. Bot., 18:311-322 (1964). 3) K.W. King and N.O. Price, "Mineral Composition of Cereals and Legumes Indigenous to Haiti," Arch. Latinoamer. Nutr., 26:213-291 (1966) 4) K. Sirinit, A.M. Soliman, A.T. Van Loo, and K.W. King, "Nutritional Value of Haitian Cereal Legume Blends," J. Nutr., 86:415-423 (1965) 5) W. King, W. Fougere,, and l.D. Beghin, "Un Melange de proteins vegetates (AK-1000) pour les enfants haitiens," Ann. Soc. Belg. Med. Trop., 46:741-745 (1966) 6) http://www.projectmedishare.org/what-we-do/akamil-nutritional-complex/ 7) http://www.cdc.gov/immpact/projects/initiatives/grassroots.html 2. Il problema della malnutrizione in Haiti Il problema della malnutrizione in Haiti è complesso e multifattoriale; le cause sottese variano in ambiente urbano e rurale e risultano fortemente contesto dipendenti. Si stima che in Haiti il 58% della popolazione non arrivi a coprire i fabbisogni minimi di calorie giornaliere, con una dieta priva di diversificazione alimentare, sbilanciata verso i carboidrati e i grassi, a discapito della quota proteica e di frutta e verdura (FAO 2006). La produzione agricola, molto debole, crea una forte dipendenza dall’acquisto dei prodotti alimentari, che obbliga le famiglie a spendere per l’alimentazione fino al 55% del proprio reddito (Banca Mondiale 2006). Questo problema si aggrava nelle realtà rurali dove solo il 13.1% delle famiglie riesce a coprire i bisogni alimentari e solo il 9.6% lavora la terra per l’autosostentamento (Enquête sur les perceptions de la pauvreté en Haïti, 2005) Secondo l’ultima inchiesta condotta su territorio nazionale (Emmaus IV, 2006), il 30% dei bambini al di sotto dei 5 anni soffre di malnutrizione cronica o ritardo di crescita (stunting), di cui l’8% in forma severa. La prevalenza varia da un minimo del 12.5% in ambiente urbano fino al 28% in ambiente rurale. Il tasso di malnutrizione acuta globale (MAG) si attestava nel periodo precedente al sisma del 2010 sul 10% dei bambini al di sotto dei 5 anni, di cui 7% in forma moderata (MAM) e 2% in forma severa (MAS). A questi dati si associa una prevalenza alta di deficit multipli di micro nutrimenti: il 73% dei bambini fra 6 e 24 mesi sono anemici, il 59% dei bambini in età scolare hanno una carenza di iodio e il 32% di quelli in età prescolare di vitamina A (si stima che questa carenza sia la concausa di almeno 3200 morti all’anno). L’inchiesta nutrizionale realizzata sei mesi dopo il sisma dalla Banca Mondiale (Promoting nutrition security in Haiti: an assessment of pre and post earthquake conditions and recommendations for the way forward, Sept 2010) ha analizzato le aree urbane di Port au Prince, direttamente colpite dalla catastrofe e la zona rurale dell’Artibonite, dove si è avuta una ingente migrazione di sfollati. In entrambe le zone si osservava un solo lieve incremento della malnutrizione acuta globale nella fascia di età fra 6 e 59 mesi (0.72% per la MAM e 0.46% per la MAS). Nonostante gli incrementi quindi il tasso di malnutrizione acuta globale nell’immediato post terremoto si è mantenuto al di sotto del valore soglia di rischio del 10%, grazie 4 al tempestivo intervento dei programmi di supporto. Un’ulteriore inchiesta SMART e’ prevista ad aprile 2012 su tutto il territorio nazionale. . Finestra di opportunità MALNUTRIZIONE CRONICA (stunting) MALNUTRIZIONE ACUTA (wasting) Osservando questo grafico sullo stato nutrizionale globale della popolazione infantile in Haiti da 0 a 5 anni, emerge immediatamente la preponderanza della malnutrizione cronica (stunting) che si manifesta come un ritardo di crescita conseguente ad una carenza alimentare di lunga durata, associata ad inadeguate cure e ad uno stato di salute precario. La persistenza di questo problema ha delle ripercussioni importanti a vari livelli: i bambini con stunting moderato hanno un rischio 1.6 volte più alto di mortalità a lungo termine (fino a 4.1 volte con stunting severo) rispetto ai bambini sani (Black et al. 2008). La malnutrizione acuta severa (wasting) risulta invece un problema importante per l’elevato rischio di mortalità a breve termine a cui si associa, tuttavia concentrato in alcune aree specifiche del paese in genere colpite da catastrofi naturali o periodi di insicurezza alimentare di breve durata. Considerando inoltre che il 50% dei casi di malnutrizione cronica si associa ad una malnutrizione acuta, questi episodi limitano ulteriormente il target di accrescimento staturale dei bambini. Emerge quindi il concetto di finestra di opportunità o finestra di intervento (Martorell et al., 1994) che indica il periodo compreso fra la nascita e l’età di 24 mesi, come la fase critica per la promozione di una crescita ottimale e dello sviluppo corretto a lungo termine. In questo periodo il fabbisogno di nutrimenti (micronutrienti e densità energetica) è infatti fondamentale per la corretta crescita staturoponderale e lo sviluppo intellettivo. Studi longitudinali hanno infatti dimostrato che questa è l’età in cui, in caso di malnutrizione, si verifica il massimo rallentamento della crescita e in cui sono più frequenti le malattie intercorrenti come la diarrea. 5 Dopo i due anni di età è estremamente difficile rallentare o recuperare il ritardo di crescita instauratosi precocemente. La vulnerabilità nutrizionale durante la finestra di intervento è il risultato dell’interazione di diversi fattori; l’OMS nel 2003 ha messo in stretta relazione lo stato nutrizionale dei bambini nella finestra di opportunità con le pratiche corrette di alimentazione e di cura all’interno del nucleo familiare, promuovendo delle linee guida specifiche in merito alle maggiori criticità, quali l’allattamento materno e il passaggio allo svezzamento (Stratégie mondiale pour l’alimentation du nourrisson et du jeune enfant, OMS 2003). Gli elementi chiave della strategia IYCF (Infant and Young Child Feeding Practice) sono l’allattamento esclusivo al seno fino ai 6 mesi e l’introduzione dell’alimentazione di complemento dopo i 180 giorni, proseguendo l’allattamento fino ai 2 anni. Uno studio effettuato in Haiti nel 2006 in merito alle pratiche alimentari delle mamme ha rivelato che solo nel 32% dei casi dei bambini fra 0 e 23 mesi le pratiche alimentari rispettano gli standard minimi definiti dall’IYCF. In Haiti i criteri di inizio precoce, esclusività e durata fino ai 6 mesi dell’allattamento materno esclusivo sono difficilmente rispettati. Si stima siano allattati esclusivamente il 60 % dei bambini al di sotto dei 2 mesi ma solo il 24% dopo i 4 mesi. Inoltre solo il 32 % dei bambini fra 6 e 24 mesi riceve una alimentazione complementare corretta in termini di diversificazione alimentare, frequenza dei pasti e adeguata integrazione di latte materno (Emmaus IV 2006). Ne deriva che la scorrettezza delle pratiche alimentari, legata a fattori prevalentemente educativi e culturali e accentuata dalle difficoltà economiche, intervenendo proprio durante la finestra di opportunità è una delle prime cause dello stato nutrizionale estremamente carente dei bambini in Haiti. 6 3. Approccio preventivo, perché? Il programma nutrizionale nazionale in Haiti è stato stabilito nel 2010 dall’MSPP (Ministere de la Sante Publique et de la Population) attraverso un protocollo ufficiale (Protocole National de Prise en Charge de la Malnutrition Aiguë Globale en Haïti) che regola la presa in carico e il recupero della malnutrizione acuta (moderata e severa) secondo le linee guida dell’OMS. Se l’approccio curativo della MAG ha un impatto sicuramente importante, soprattutto sulla mortalità a breve termine, occorre ricordare che in Haiti il problema sottostante numericamente preponderante e predisponente è quello della malnutrizione cronica, associata alla carenza di micro nutrimenti e richiede un intervento più ampio, plurisettoriale e soprattutto un approccio che da strettamente curativo diventi più ampiamente preventivo. La strategia preventiva a nostro avviso deve essere pertanto studiata specificatamente per la finestra di opportunità (0-24 mesi) e deve associare ad un approccio di tipo “educativo’’ sulle corrette pratiche alimentari (includendo la promozione dell’allattamento esclusivo), un intervento food based, incentrato sulla produzione e diffusione di un alimento complementare nutrizionalmente adeguato, prodotto localmente e a costo accessibile (quindi in prospettiva auto sostenibile). In questo contesto la produzione di Akamil che intendiamo promuovere si inserisce all’interno di un intervento che rispetti i seguenti due capisaldi: 1) il concetto di sicurezza alimentare che comprende tutte le strategie volte alla garanzia di un accesso costante ad una alimentazione di base adeguata (valore nutrizionale della dieta, igiene dell’ambiente, accesso ai servizi sanitari di base, educazione sulle cure infantili) 2) l’importanza della finestra di opportunità durante la quale la malnutrizione può e deve essere prevenuta soprattutto attraverso le pratiche di svezzamento appropriate. 4. Alimenti fortificati complementari (FCF Fortified Complementary Food) Dal punto di vista nutrizionale l’Akamil che ci proponiamo di produrre come alimento di prevenzione della malnutrizione deve in prima ipotesi essere studiato come Fortified Complementary Food (FCF), la cui definizione data dall’OMS è: qualunque tipo di cibo che contenga nutrienti, diverso dal latte materno, offerto ai bambini durante il periodo dell’alimentazione complementare (svezzamento) [1]. Si tratta dunque di un modello di alimento di transizione, nutrizionalmente adeguato, a costo contenuto, da utilizzare per l’alimentazione dei bambini (non malnutriti) dai 6 ai 23 mesi, idealmente complementare e ad integrazione del latte materno. E’ necessario sottolineare la complementarietà con l’allattamento al seno, che deve essere promosso oltre i 6 mesi. L’attenzione verso la produzione locale degli alimenti di complemento, in particolare nell’area dell’America Latina e dei Caraibi (LAC Region) nasce da una collaborazione di UNICEF con l’ Unilever Health Institute for Latin American (UHI). 7 Questa partnership ha portato nel 2006 alla realizzazione dello studio SITAN (Situation Analysis on Fortified Complementary Foods) con lo scopo di fare una revisione critica di tutte le iniziative di produzione locale di tipo non strettamente commerciale di alimenti complementari realizzate nella regione LAC, analizzandone il valore nutrizionale, la disponibilità sul territorio, la sostenibilità economica, l’accettazione e dove possibile l’impatto reale sullo stato nutrizionale della popolazione infantile. Come emerge dalla tabella, nella regione dei Caraibi e dell’America latina la produzione non commerciale di FCF ha molte esperienze e rientra nella tradizione delle abitudini alimentari dei paesi studiati. La produzione di alimenti di complemento adeguati a basso costo è considerata infatti da UNICEF come una delle strategie di maggiore impatto per la prevenzione della denutrizione globale e per il raggiungimento del primo MDG (sradicare povertà e fame estreme) ed è parte integrante della corretta implementazione del programma IYCFS definito in accordo con l’OMS nel 2002 [2]. Il documento finale rappresenta pertanto un riferimento guida per i nuovi programmi di produzione di alimenti di complemento [3]. In particolare gli standard nutrizionali a cui attenersi sono stati quelli definiti nel 2000 dall’OMS [4] ed a questi fanno riferimento tutti gli alimenti complementari studiati e prodotti nei paesi analizzati. A questi stessi criteri fa riferimento l’analisi comparativa dell’Akamil da noi prodotto. 8 Valori nutrizionali di riferimento Gli standard nutrizionali definiti dall’OMS per il valore nutrizionale corretto degli alimenti di complemento fortificati, considerano diversi fattori quali l’età del bambino, la razione giornaliera, il fabbisogno calorico e di micronutrienti e l’apporto complementare di latte materno. Il latte materno resta l’alimento principale da promuovere anche dopo i 6 mesi, per questo i FCF devono essere studiati e proposti come integrazione e non come sostituzione. E’ evidente che più energia il bambino trae da altri alimenti, più si ridurrà il consumo di latte materno [5]. Tuttavia se un alimento di complemento adeguatamente bilanciato non viene introdotto dopo i 6 mesi, aumenta fortemente il rischio di ritardo di crescita [6]. Le caratteristiche ottimali di un alimento di complemento includono una densità energetica adeguata e un apporto corretto di micronutrienti. E’ molto importante assicurare che il valore calorico sia sufficiente affinché tutti i bambini nella popolazione target siano in grado di raggiungere il loro fabbisogno. In generale i bambini consumano una quantità di cibo adeguata all’apporto necessario, in assenza di altri problemi intercorrenti. Per le vitamine e i minerali la composizione corretta deve essere predefinita in partenza non potendo dipendere dalla quantità esatta della razione consumata [7]. I tre elementi principali da valutare sono i seguenti: Razione giornaliera Rappresenta la quantità minima di FCF (grammi di prodotto secco) consumata giornalmente dal bambino (in genere inferiore alla quantità offerta o cucinata). Fra l’età di 6 e 24 mesi la quantità di cibo complementare assunta varia sensibilmente anche di 10 volte (da 25 a 250 g di peso secco al giorno), in funzione di diverse variabili, compresa la crescita del bambino, l’apporto complementare di latte, il fabbisogno energetico. Questo rende il calcolo della corretta razione giornaliera molto difficile da realizzare. Tuttavia sulla base delle esperienze di programmi precedenti si stima che, della dose totale di alimento offerta, il bambino mediamente arrivi ad assumere un minimo di circa 50 g di peso secco (variabile da 40 a 60 g). Su questa quantità si calcola pertanto il valore nutrizionale minimo in termini di micronutrienti e densità energetica necessario per raggiungere il fabbisogno corretto [8]. Densità energetica (Energy Density) Rappresenta il valore ‘’energetico’’ dei cibi espresso in Kcal/g (kilocalorie per grammo) di prodotto secco. Il bisogno energetico varia a seconda delle età del bambino. La densità energetica dell’alimento offerto necessaria a raggiungere questi valori dipende dalla frequenza dei pasti e dalla capacità gastrica funzionale del bambino (30 g/kg di peso corporeo). La tabella sottostante, tratta dal lavoro di Dewey del 2003 [9] esemplifica questo calcolo. 9 Età (mesi) Fabbisogno medio energetico (kcal/giorno) Contributo energetico dal latte materno Contributo energetico dall’alimentazione di complemento Capacità gastrica funzionale (g/pasto) 30 g/kg di peso N.di pasti di alimentazione complementarese la densità energetica è: 0,6 kcal/g 0,8 Kcal/g 1 kcal/g 6-8 615 9-11 686 12-23 894 413 202 379 307 346 548 249 285 345 4 3 2 3 3 2 3 3 2 Il numero di pasti giornaliero è calcolato per un paese sviluppato e considera l’integrazione del latte materno. In questo contesto infatti, considerando una frequenza di pasti minima di 4-5 al giorno, la densità energetica dell’alimento offerto deve essere 0,8-1 kcal/g. Se si prende l’esempio di un bambino di 6 mesi che consuma un alimento di complemento con densità energetica di 1 Kcal/g e un pasto di 249 g si ottengono 249 Kcal che moltiplicato per 2 pasti al giorno (in aggiunta al latte materno) arrivano a coprire il fabbisogno giornaliero per l’età. Diverso invece è il caso di un paese in via di sviluppo, dove in genere al bambino viene offerto un solo pasto al giorno. Un alimento di complemento studiato per un paese a basso reddito deve considerare questa importante variabile e pertanto avere una densità energetica molto più alta, stimata intorno alle 4,4 kcal/g (440 kcal/100g) di peso secco. Solo in questo modo è possibile garantire il raggiungimento del fabbisogno con una quantità inferiore di cibo (pari a quella che il bambino consuma in un solo pasto). Considerando quindi una razione giornaliera media di 50 g, l’alimento di complemento arriva a fornire l’87%, il 57% e il 48% del fabbisogno energetico giornaliero rispettivamente all’età di 6-8, 9-11e 12-23 mesi. La progressiva riduzione dell’apporto energetico fornito dall’alimento di complemento si spiega con la progressiva condivisione dell’alimentazione degli adulti all’interno della famiglia. Densità di micronutrienti (Nutrient Density) Rappresenta la quantità minima necessaria di ciascun nutriente/micronutriente, espressa per 100 g di FCF (peso secco). La composizione minima standard di micronutrienti richiesta è stata definita nel lavoro di Dawey del 2003 [10] ed è calcolata sulla stessa razione giornaliera media di 50 g. L’obbiettivo è di raggiungere il fabbisogno in micronutrienti di tutte le fasce di età della popolazione, nonostante le variazioni di razioni assunte. 10 Questo richiede che la densità in micronutrienti sia molto elevata. Oltre ai singoli micronutrienti (riportati nella tabella sottostante) si stima che l’energia totale (Kcal) deve derivare per il 6-10% dalle proteine e per il 24-28% dai lipidi (in incremento progressivo con la crescita del bambino) Sulla base di queste variabili e in funzione degli standard definiti è stata effettuata l’analisi dell’Akamil da noi prodotto. Referenze 1) World Health Organisation. (1998) Complementary feeding of young children in developing countries: a review of current scientific knowledge. WHO/NUT/98.1, Geneva, Switzerland. 2) World Health Organization. (2002) Global Strategy for Infant and Young Child Feeding. Doc A55/15. World Health Organization, Geneva, Switzerland 3) UNICEF, Unilever (2006)Situation Analysis on Fortified Complementary Foods in Latin America and Carribean 11 4) ACC/SCN 2000, Fourth Report on the World Nutrition Situation. Geneva: ACC/SCN in collaboration with IFPRI 5) Cohen RJ, Brown KH, Canahuati J, Rivera LL & Dewey KG (1994) Effects of age of introduction of complementary foods on infant breast-milk Intake, total energy intake, and growth - A randomized intervention study in Honduras. Lancet 344: 288-293. 6) Brown KH. and Lutter CK. (2000). Potential role of processed complementary foods in the improvement of early childhood nutrition in Latin America and the Caribbean. Food and Nutrition Bulletin 21: 5-11. 7) Brown KH, Dewey KG, Allen LH. (1998). Complementary feeding of young children in developing countries: a review of current scientific knowledge. WHO/NUT/98.1. Geneva: World Health Organization, 1998. 8) Dewey, K. G. (2003) Nutrient composition of fortified complementaryfoods: should age– specific micronutrient content and ration sizes be recommended.J. Nutr. 133: 2950S–2952S. 9) Dewey, K. G. & Brown, K. H. (2003) Update on technical issues concerning complementary feeding of young children in developing countries and implications for intervention programs. Food Nutr. Bull. 24(1): 5–28. 10) Lutter e Dewey del 2003 KG (2003) Proposed Nutrient Composition for Fortified Complementary Foods. Journal of Nutrition 133: 3011S-3020S 12 5. Analisi nutrizionale dell’Akamil di nostra produzione Le analisi sono state effettutate presso i laboratori dell’Università degli Studi di Milano (Dr.ssa Daniela Brusamolino, Dr. Salvatore Ciappellano) su 3 campioni di Akamil prodotto a Torbeck da AVSI nel mese di agosto, settembre e dicembre 2012, composto da farina di mais (70%) e farina di fagioli neri (30%). Le analisi effettuate sul prodotto finale sono state corrette per ottenere i valori sul peso secco, in modo da poter effettuare la corretta comparazione con gli standard OMS . E’ stata contemporaneamente analizzata la farina CSB plus (Corn Soya Blend) importata e distribuita dal PAM. [Tabella 1] Considerazioni: Dati mancanti: le analisi nutrizionali effettuate non prendono in considerazione: Iodio (standard 180 mcg/100g FCF) Acido Folico (standard 83 mcg/100g FCF) , Vit B6 (0,44 mg/100g FCF), Vit B12 (0,52 mcg/100 mg FCF), Vit C (standard 140-280 mg/100g FCF). Densità energetica (Energy Density): l’apporto calorico complessivo dell’Akamil è quasi ottimale, raggiungendo il 93% dell’apporto minimo richiesto dallo standard, come anche il contenuto proteico. Risulta invece inadeguata la componente di lipidi che raggiunge solo il 31 % dello standard. Densità di nutrienti (Nutrient Density): l’Akamil non supplementato ha un contenuto gravemente insufficiente di alcuni micronutrienti fondamentali, in particolare ferro (28% dello standard), zinco (33% dello standard), calcio (33 % dello standard), retinolo (1,7 % dello standard), vit E (1,15% dello standard). In conclusione le analisi nutrizionali effettuate evidenziano che l’Akamil da solo ha un valore calorico buono, seppur con un rapporto proteine-lipidi sbilanciato a favore della componente proteica. In termini di micronutrienti invece le estreme carenze di vitamine e minerali essenziali (Vit A, zinco, ferro, calcio) impongono una fortificazione del prodotto. 13 10 b 500 c 80-120 Akamil media (3 analisi) 14 4 80 410 0,29 0,05 1,15 8,3 127 % dello standard 127 31 114 93 80,5 14 1,15 1,7 105 CSB + (WFP) 13 8 76 426 0,09 0,01 17,3 0,04 152,2 mg/ 100g mg/ 100g mg/ 100g mcg/ 100g mg/ 100g mg/ 100g d 200-400 150-200 14 400-800 1,2 8,3 677 67 329 3,9 420 0,73 2,78 33 164 28 100 61 33 1137 177 596 11,9 0,5 0,87 6,91 Zinco -Zn 0,36 mg/ 100g Manganese -Mn 0,36 Rame -Cu 440 Ferro -Fe 69,9 mcg mg/ 100g Calcio -Ca mg/ 100g Potassio -K mg/ 100g Magnesio -Mg mg/ 100g Fosforo-P a Retinolo equivalenti (A) Alfa tocoferolo (E) g Kcal/ 100g CARBOIDRATI g 12,7 Riboflavina (B2) 6-11 Tiamina (B1) Standard OMS per 100 g FCF (peso secco) CALORIE g GRASSI PROTEINE Tabella 1. Analisi nutrizionale Akamil non fortificato (a) Calcolo basato su una % di apporto calorico determinata dai grassi pari 26% (24-28%) dai 6 ai 23 mesi (b) Calcolo basato sul fabbisogno per l’età 7-12 mesi (c) Equivalenze vitamina A espressa in termini di retinolo equivalenti (RE) secondo le seguenti relazioni: 1 RE = 1 µg di retinolo = 6 µg di β-carotene = di altri carotenoidi oppure 1 UI = 0,3 µg di retinolo = 1,8 µg di β-carotene = 3,6 µg di altri carotenoidi (1 RE = 3,33 UI) (d) Dati insufficienti per definire un livello minimo (considerare un fabbisogno medio di potassio di 66 mg/kg die) 14 12 µg Fortificazione dell’Akamil L’OMS ha recentemente pubblicato le linee guida per la fortificazione degli alimenti di complemento attraverso le polveri di micronutrienti (Sprinkles) [1]. Le polveri di micronutrienti in commercio sono distribuite in piccoli sacchetti il cui contenuto è composto in media da 12,5 mg di ferro elementare (equivalente a circa 37,5 mg di ferro fumarato), 300 mg di Retinolo Equivalenti e 5 mg di zinco elementare (sotto forma di zinco gluconato), da consumare ad un dosaggio di un sacchetto al giorno. L’aggiunta della polvere di micronutrienti migliorerebbe certamente l’apporto nutrizionale dell’Akamil, tuttavia non verrebbe superato il forte limite della dipendenza dal supporto e dalla fornitura esterni. L’obiettivo che ci siamo posti è quello di trovare una soluzione alternativa, locale e quindi auto sostenibile, per migliorare l’apporto di micronutrienti dell’Akamil. La Moringa Oleifera è una pianta tradizionalmente coltivata in Haiti, che originaria dell’India si è diffusa rapidamente nei paesi a clima tropicale ed è nota per l’elevato tenore in micronutrienti delle foglie. Esistono ad oggi solo circa 23 pubblicazioni in letteratura che ne studiano in modo parziale il reale valore nutrizionale, secondo l’analisi effettuata nel lavoro di Broin [2]. La Moringa viene oggi utilizzata in Haiti in preparazioni farmaceutiche. Solo recentemente alcuni programmi di prevenzione della malnutrizione in Senegal, India, Benin e Zimbawe hanno sperimentato in maniera empirica l’utilizzo della polvere di foglie secche di Moringa (Moringa leaf powder) per arricchire le tradizionali farine a base di cereali [3]. La polvere di foglie secche di Moringa si ottiene attraverso un processo di essiccatura a terra che ne facilita la conservazione, ne riduce i tempi i cottura preservando il contenuto in micronutrienti. In assenza di dati scientifici ufficiali, abbiamo effettuato l’analisi dei valori nutrizionali della polvere secca di foglie di Moringa e del prodotto finito Akamil fortificato con Moringa, in una percentuale del 16% . [Tabella 2] Considerazioni: I valori nutrizionali della Moringa Oleifera in termini di micronutrienti superano ampiamente il fabbisogno richiesto per età. L’aggiunta all’Akamil di polvere secca di foglie di Moringa Oleifera (al 16%) migliora significativamente i valori nutrizionali del prodotto in termini di micronutrienti (rendendolo anche superiore al CSB plus) per questi tre microelementi: -A Tocoferolo (vit E) da 1,15 mg (1, 15% dello standard) a 126 mg (126% dello standard) -Retinolo (vit A): da 8,3 mcg (1,7% dello standard) a 594 mcg (119% dello standard) -Calcio: da 67 mg (33% dello standard) a 457 mg (114% dello standard) I quantitativi di Ferro e di Zinco per quanto migliorati dall’aggiunta di Moringa restano nettamente al di sotto dello standard minimo richiesto ( 53,5% per il ferro e 32% per lo Zinco) Al contrario il CSB plus essendo fortificato con la polvere di micronutrimenti raggiunge valori molto più vicini allo standard (85% per il ferro e 83% per lo Zinco) Il CSB rimane inoltre superiore in tenore lipidico rispetto all’Akamil e all’Akamil + Moringa, mentre è comparabile in termini di proteine e carboidrati. 15 10 b 500 c 80-120 mg/ 100g mg/ 100g mg/ 100g mcg/ 100g mg/ 100g mg/ 100g d 200-400 150-200 14 400-800 1,2 8,3 67 329 3,9 420 0,73 2,78 33 164 28 100 61 33 Zinco -Zn 0,36 mg/ 100g Manganese -Mn 0,36 Rame -Cu 440 Ferro –Fe 69,9 mcg mg/ 100g Calcio -Ca mg/ 100g Potassio -K mg/ 100g Magnesio -Mg mg/ 100g Fosforo-P a Retinolo equivalenti (A) Alfa tocoferolo (E) g Kcal/ 100g CARBOIDRATI g 12,7 Riboflavina (B2) 6-11 Tiamina (B1) Standard OMS per 100 g FCF (peso secco) CALORIE g GRASSI PROTEINE Tabella 2. Valori nutrizionali di Moringa Oleifera (polvere secca delle foglie) e Akamil fortificato con Moringa Oleifera (al 16%) Akamil MEDIA (3 analisi) 14 4 80 410 0,29 0,05 1,15 8,3 127 % dello standard 127 31 114 93 80,5 14 1,15 1,7 105 Moringa Oleifera 27 9 54 401 0,03 0,70 59 3427 221 1908 2208 380 17,6 1200 4,98 1,76 Akamil + Moringa 16 4 75 406 0,06 0,13 12,6 594 145,6 964 457 364 7,5 600 1,38 2,64 % dello standard 145 31 107 92 2,1 46 126 119 121 114 182 53,5 100 115 32 CSB + (WFP) 13 8 76 426 0,09 0,01 17,3 0,04 152,2 177 596 11,9 0,5 0,87 6,91 % dello standard 0,008 677 1137 88 85 a) Calcolo basato su una % di apporto calorico determinata dai grassi pari 26% (24-28%) dai 6 ai 23 mesi (b) Calcolo basato sul fabbisogno per l’età 7-12 mesi (c) Equivalenze vitamina A espressa in termini di retinolo equivalenti (RE) secondo le seguenti relazioni: 1 RE = 1 µg di retinolo = 6 µg di β-carotene = 0,3 µg di retinolo = 1,8 µg di β-carotene = 3,6 µg di altri carotenoidi (1 RE = 3,33 UI) (d) Dati insufficienti per definire un livello minimo (considerare un fabbisogno medio di potassio di 66 mg/kg die) 16 83 12 µg di altri carotenoidi oppure 1 UI = 6. Conclusioni e problematiche aperte Limiti nutrizionali I limiti nutrizionali dell’Akamil fortificato con Moringa restano il basso contenuto di ferro e zinco e il tenore lipidico. Nonostante il ferro contenuto nel latte materno sia altamente biodisponibile, la concentrazione è bassa e dopo i 6 mesi quasi tutto il fabbisogno di ferro deve derivare dall’alimentazione di complemento. Si stima che fra i 9 e gli 11 mesi, fino al 97% del ferro debba derivare dagli alimenti di complemento. [4] Un corretto alimento fortificato deve assicurare un fabbisogno di ferro giornaliero di 11 mg per bambini da 7 a 12 mesi e di 7 mg oltre i 12 mesi, con una biodisponibilità almeno del 10%, come descritto nel lavoro di Lynch [5]. La fortificazione con Moringa ci permette di raggiungere valori di ferro di 7,5 mg /100 mg di prodotto secco, di cui è necessario potenziare la reale biodisponibilità, come descritto nel paragrafo successivo. Allo stesso modo, sebbene il fabbisogno giornaliero di zinco sia di circa 3 mg, lo standard richiesto per gli alimenti di complemento arriva a 4-5 mg, a causa della scarsa biodisponibilità nei composti a base di cereali. [6] Nonostante la fortificazione con Moringa, l’Akamil non raggiunge i valori utili stabiliti. Il tenore in lipidi invece potrebbe essere migliorato con l’aggiunta di olio a fine cottura, pratica diffusa anche nella preparazione di altre farine. Biodisponibilità reale dei micronutrienti L’associazione dei legumi con i cereali, per quanto migliori nettamente il contenuto proteico, incrementa la quantità dei cosidetti “inibitori dell’assorbimento dei minerali”. L’acido fitico, presente in larga quantità nei legumi ma anche nei cereali, inibisce l’assorbimento di calcio, ferro, zinco, magnesio. L’influenza maggiore è in realtà sull’assorbimento del ferro e dello zinco, che già hanno una concentrazione inferiore allo standard nell’Akamil fortificato con Moringa. Il vantaggio della Moringa potrebbe essere l’elevato contenuto di acido ascorbico (vit C), che purtroppo non è stato possibile stimare nelle nostre analisi. Da studi pubblicati sul valore nutrizionale della Moringa si stima un quantitativo di acido ascorbico di 773 mg per 100 g di polvere di foglie secche (superiore allo standard di 140-280 mg/100g dei FCF). E’ quindi ragionevole supporre che la fortificazione dell’Akamil con Moringa apporti un tenore di acido ascorbico superiore al fabbisogno, che privo di tossicità, faciliti invece l’assorbimento del ferro, in presenza di alti livelli di fitati.Un ulteriore metodo per ridurre l’acido fitico, dovrebbe essere quello di bagnare i fagioli per almeno 12 ore (così che l'inizio dell'attività enzimatica demolisca i fitati), per poi essiccarli di nuovo e macinarli. [7] Tempo di cottura La maggior parte dei FCF prodotti nelle esperienze passate nei Caraibi e nell’America Latina, erano precotti per ridurre nettamente il tempo di preparazione. L’Akamil richiede un tempo di cottura che varia da 45 a 60 minuti per ottenere un prodotto digeribile. 17 Gli svantaggi sono prevalentemente legati al costo maggiore che ne deriva in termini di materiale combustibile per la cottura (carbone) e tempo dedicato alla preparazione. Questo di certo favorisce la preparazione una sola volta al giorno e la condivisione del pasto all’interno della famiglia, problema a cui è possibile ovviare incrementando la dose giornaliera offerta. La cottura per lungo tempo ad elevate temperature potrebbe anche determinare la degradazione dell’acido ascorbico. Il trattamento dei fagioli bagnati e poi nuovamente essiccati contribuirebbe anche a ridurre il tempo di cottura (fortemente determinato dalla componente legumi). La cottura ha tuttavia anche alcuni indubbi vantaggi rispetto alle farine precotte, soprattutto il minor rischio di contaminazione con acqua non trattata e il minor costo di produzione del prodotto stesso. Palatabilità L’Akamil è un prodotto storicamente diffuso in Haiti, conosciuto e accettato nella cultura alimentare. La fortificazione con Moringa ne modifica l’aspetto esteriore (il colore diventa verde) e il gusto. Altri esperimenti in Africa di aggiunta della Moringa alle normali preparazioni a base di cereali hanno dimostrato da parte dei bambini una buona accettazione dell’aspetto e del gusto. Resta da valutare in Haiti l’impatto di questo nuovo tipo di prodotto, considerando che comunque è già ampiamente diffusa l’abitudine di mangiare verdure verdi. Costo Attualmente le materie prime necessarie per realizzare 1 kg di Akamil hanno un prezzo complessivo che oscilla fra i 20,8 HTG (alla raccolta) e i 41,5 HTG (prezzo massimo). Escludendo il processo di produzione il prezzo finale di vendita sul mercato oscillerebbe fra i 2,08 HTG (0,05 US $) e 4,15 HTG (0,1 US $) per 100 g di Akamil. A questo è necessario aggiungere la maggiorazione legata ai costi di produzione. La razione giornaliera offerta oggi nei programmi nutrizionali è in media di 250 g. Strategie di riduzione dei costi di produzione o di sostegno delle attività, devono essere elaborate per facilitare l’ulteriore abbassamento del prezzo di mercato. Strategia di diffusione alla popolazione target Un programma efficace di produzione di un FCF deve rispettare 3 principi fondamentali: ampia copertura dei beneficiari, alta qualità e basso costo. Lo sviluppo di un alimento di complemento che abbia valori nutrizionali adeguati agli standard definiti dall’OMS è quindi solo il primo passo per impostare una strategia corretta di prevenzione della malnutrizione. Il prodotto infatti deve poter raggiungere la popolazione infantile target, nella finestra di opportunità, attraverso un programma di distribuzione sostenuto da un progetto specifico oppure attraverso l’introduzione del prodotto sul mercato. La commercializzazione richiede un forte lavoro di sensibilizzazione sull’efficacia del prodotto, l’accettazione culturale delle famiglie e soprattutto la sostenibilità economica. 18 La strategia basata sull’utilizzo dell’Akamil sarà efficace solo se integrata all’interno di un impegno educativo più ampio, volto alla continua sensibilizzazione sulle corrette pratiche alimentari, sul sostegno dell’allattamento al seno e alle adeguate pratiche di svezzamento. In questo senso, particolare attenzione deve essere prestata al rischio di ridurre l’importanza dell’allattamento al seno a favore dell’utilizzo dell’alimento di complemento. Sono inoltre necessari studi di impatto prospettici a lungo termine con valutazioni di basel comprendenti lo stato nutrizionale e i tassi di anemia, per descrivere la reale efficacia dell’intervento. In conclusione, sebbene l’Akamil fortificato con Moringa mantenga alcuni limiti in termini di apporto nutrizionale, rappresenta, al termine della nostra analisi, il miglior alimento di complemento che sia contemporaneamente culturalmente accettato, localmente prodotto, che massimizzi la qualità e minimizzi i costi, rispettando il criterio di auto sostenibilità (ovvero escludendo la dipendenza da forniture esterne di preparati di micro nutrimenti), tutti fattori determinanti per assicurare il reale impatto sulla popolazione target. Referenze 1) WHO (2011) Use of multiple micronutrient powders for home fortification of foods consumed by infants and children 6–23 months of age. 2) Melanie BroinThe nutritional value of Moringa oleifera Lam. leaves: what can we learn from figures? 3) http://www.moringanews.org/ 4) Dewey, K. G. (2001) Nutrition, growth, and complementary feeding of the breastfed infant. Pediatr. Clin. North Am. 48: 87–104. 5) Lynch, S. & Stoltzfus, R. (2003) Iron and ascorbic acid: proposed fortification levels and recommended iron compound. J. Nutr. 133: 2979S–2984S. 6) Rosado, J. L. (2003) Zinc and copper: proposed fortification levels and recommended zinc compounds. J. Nutr. 133: 2985S–2989S. 7) Hurrell, R. (2003) Influence of vegetable protein sources on trace element and mineral bioavailability. J. Nutr. 133: 2973S–2977S. 19 7. Possibile utilizzo dell’Akamil per il recupero della malnutrizione acuta moderata All’interno del Protocole National de Prise en Charge de la Malnutrition Aiguë Globale en Haïti, l’Akamil supplementato con polvere di micronutrienti è presentato insieme alle farine CSB, come alternativa ai RUTF (Ready to Use Therapeutic Food) per il recupero nutrizionale dei casi di malnutrizione moderata, nel programma PNS (Programme de Nutrition Supplementaire). Ad oggi tuttavia, i programmi di recupero nutrizionale in Haiti sono fortemente supportati dalle distribuzioni dei cosiddetti “ alimenti terapeutici pronti al consumo”, fortemente sostenuti da PAM e UNICEF. Si tratta di alimenti ad elevato valore energetico, supplementari di micronutrienti, che non richiedono aggiunta di acqua e possono essere immediatamente consumati (in genere la preparazione base è costituita da burro di arachidi). Il loro utilizzo nel recupero della malnutrizione acuta moderata (Plumpy Supplementaire) e severa (Plumpy Nut) è divenuto massivo nei programmi di recupero nutrizionale a base comunitaria, in particolare dopo che nel 2007 una dichiarazione congiunta di Unicef e OMS ha definito proprio questa come la strategia in assoluto migliore per il trattamento della malnutrizione acuta nei bambini fra i 6 e i 24 mesi. Nel 2010 l’azienda francese produttrice Nutriset ha infatti venduto ad Unicef 14,500 tonnellate di Plumpy, contro le 4,000 del 2005. Parallelamente alla diffusione dell’approccio basato sui RUF, sono emerse alcune preoccupazioni. In particolare il dibattito ruota intorno alla domanda se sia davvero questa l’unica soluzione? [1] Se consideriamo la malnutrizione acuta severa (MAS) il successo del Plumpy Nut è sicuramente ben documentato. Si tratta infatti di una emergenza nutrizionale e sanitaria acuta, che espone ad un rischio di mortalità a breve termine molto alto e che richiede un trattamento tempestivo. Il vantaggio del Plumpy Nut è soprattutto legato alla possibilità di instaurare un trattamento a base comunitaria, senza necessità di ospedalizzazione il bambino, che con una durata limitata (dalle 6 alle 8 settimane) ottiene un ottimo recupero. [2] Il problema nasce nel momento in cui il medesimo approccio viene proposto per il recupero della malnutrizione acuta moderata (MAM) o addirittura per la prevenzione globale su larga scala. Proprio a questo scopo sono stati prodotti e distribuiti con una denominazione simile i RUSF (Ready to Use supplementary Food) commercializzati come Plumpy Doz o Plumpy Supplementaire, indirizzati non solo al recupero della malnutrizione moderata ma alla supplementazione preventiva dell’alimentazione di complemento e del latte materno fra i 6 e i 24 mesi.[3] La distribuzione dei RUSF come strategia preventiva o di recupero per la malnutrizione acuta moderata o la malnutrizione cronica appare una strategia difficilmente sostenibile, in termini economici (il trattamento costa circa 30 US $ al mese per bambino), al di là della fornitura gratuita da parte delle grandi agenzie internazionali. Sebbene infatti 30 US $ al mese possono essere considerati un costo limitato per salvare la vita di un bambino con malnutrizione acuta severa, diventano una soluzione improponibile se applicata su larga scala, in maniera preventiva, in tutte le aree del mondo a rischio di malnutrizione. Inoltre l’ampio utilizzo di un prodotto di tipo commerciale, in gran parte acquistato da una singola azienda in Francia, scoraggia la ricerca di soluzioni alternative di tipo locale, adattate ai singoli contesti di intervento. [4] 20 Un ulteriore rischio è quello medicalizzare e semplificareall’eccesso il problema della malnutrizione, creando una distorsione importante, laddove si propone una soluzione simile ad un farmaco, per un problema molto più complesso. Le condizioni per una buona nutrizione dei bambini infatti comprendono certamente l’accesso ad una alimentazione corretta ma anche all’assistenza sanitaria di base e alle cure all’interno della famiglia.[5] Al di là degli interventi di emergenza legati a carestie o catastrofi naturali che impediscono approcci diversi, nella maggior parte dei paesi a basso reddito, la malnutrizione è fondamentalmente un problema plurifattoriale cronico. In questi contesti non è assolutamente dimostrata la superiorità dei RUTF, rispetto a interventi su base comunitaria che utilizzino i cibi locali. Gli studi sull’utilizzo del PlumpyNnut nel recupero nutrizionale riportano un incremento di peso compreso fra un minimo di 3,5 e un massimo di 8 g/kg die. [6] Di contro un esperimento effettuato in India con l’utilizzo di un alimento fortificato basato sull’associazione di riso e legumi, chiamato Nutrimix, preparato dalle mamme a livello comunitario, ha dimostrato di ottenere un recupero ponderale di 9g/kg die [7]. Se osserviamo la situazione di Haiti, soprattutto considerando le zone rurali, dove il problema della malnutrizione non è legato all’emergenza terremoto, il 30% dei bambini al di sotto dei 5 anni soffre di malnutrizione cronica (stunting), il 7% di malnutrizione acuta moderata (MAM) e il 2% di malnutrizione acuta severa (MAS). Questo vuol dire che il 98% dei bambini al di sotto dei 5 anni non soffrono di malnutrizione acuta severa e pertanto potrebbero non necessitare dei RUTF. In questo contesto la promozione di un cibo locale, anche per il recupero delle forme di malnutrizione moderata, rientra in una strategia volta non solo all’utilizzo delle risorse del paese ma anche al mantenimento di una identità di tipo culturale (l’Akamil nasceva negli anni 60 proprio a questo scopo) e soprattutto alla non dipendenza dagli aiuti esterni. Al fine di validare questo approccio, verrà effettuato uno studio pilota sull’utilizzo dell’Akamil fortificato con Moringa Oleifera sull’efficacia nel recupero dei casi di malnutrizione acuta moderata e sui tempi necessari per il recupero, rispetto all’utilizzo dei RUTF. Referenze 1) Ready-to-use therapeutic food RUTF stuff. Can the children be saved with fortified peanut paste? Journal of the World Public Health Nutrition Association Volume 2, Number 2, February 2011 2) Gaboulaud, V. et al. (2007). ‘Could nutritional rehabilitation at home complement or replace centre-based therapeutic feeding programmes for severe malnutrition?’ Journal of Tropical Pediatrics, 53(1): 49–51. 3) Nutriset (2010). Plumpy’doz. Nutritional supplement for the growing child. http://www.nutriset.fr/en/product-range/produit-par-produit/plumpydoz.html 4) Arie, S. (2010). ‘Hungry for profit’. British Medical Journal, 341: c5221 5) Jonsson U (1990). The causes of hunger. Food and Nutrition Bulletin 3, 2. UNICEF, New York. 21 6) Gaboulaud, V. et al. (2007). ‘Could nutritional rehabilitation at home complement or replace centre-based therapeutic feeding programmes for severe malnutrition?’ Journal of Tropical Pediatrics, 53(1): 49–51 7) International Baby Food Action Network (2009). Report of Global Conference on Meeting Nutritional Challenges with Sustainability and Equity. 2–3 August. www.ibfanasia.org/gc/conference-report.pdf. 22