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Identità culturale e strategie comunicative per la valorizzazione turistica dei siti bellici legati alla Prima guerra mondiale. Il caso del Trentino-Alto Adige MARIANGELA FRANCH* ANNA IRIMIAS Abstract Obiettivi. Il paper intende valutare: 1) se esiste una domanda turistica interessata al patrimonio bellico; 2) il ruolo svolto dalla comunità locale e dagli attori di un territorio nel creare i prodotti culturali; 3) se e come la loro natura controversa è comunicata. Metodologia. Attraverso desk research e ricerca sul campo sono state rilevate le caratteristiche dei manufatti, e sono state valutate le modalità di comunicazione comparando i contenuti del materiale online e offline dei siti più significativi. Risultati. In Trentino è stata attivata una fitta rete di attori locali che dialogano tra loro per la ricostruzione e valorizzazione di forti e trincee, in Alto Adige tale rete non è stata né progettata, né attivata. L’analisi dei contenuti del materiale promozionale online e offline ha confermato la difficoltà di comunicare al visitatore un “prodotto” che ha caratteristiche dissonanti e controverse. Limiti della ricerca. La ricerca è il primo tentativo di analisi che dovrà essere completato con uno studio comparato in altri territori con caratteristiche simili. Implicazioni pratiche. La scelta di valorizzare patrimonio bellico è il risultato concomitante di tre elementi: 1. la capacità della comunità locale di storicizzare gli eventi bellici e di farne un prodotto culturale; 2. il coinvolgimento degli attori del territorio nella definizione di un progetto di recupero dei manufatti;3.la competenza specialistica delle aziende di promozione turistica di disegnare la promozione di un prodotto culturale così complesso come un sito bellico. Originalità del lavoro. Il paper discute, per la prima volta in Italia, l'importanza dell’identità culturale nel management dei siti bellici. Parole chiave: patrimonio bellico, valorizzazione turistica, comunità locale, identità culturale, management. Objectives. The present paper aims at investigating: 1) whether the tourism demand of war heritage exists; 2) what is the role of local community and stakeholders in the creation of cultural tourism products related to war heritage; 3) how this dissonant heritage is promoted. Methodology. Desk research along with field research were carried out to analyse how cultural identity influences tourism management at war heritage sites. The observation and evaluation of heritage management and the communication strategies used on-site were compared to the online and offline promotional material. Findings. In Trentino a network of local stakeholders in collaboration with the institutions worked on the conservation and management of forts and trenches, while in Alto Adige a similar network was neither activated nor projected. The content analysis of the promotional material confirmed the difficulties in communicating dissonant heritage to visitors. Research limits. This research is the first attempt of analysis and it needs to be further developed and compared to other European regions with similar characteristics. Practical implications. The research findings evidence how the exploitation of war heritage is a result of three factors: 1. the local community’s ability to historicize war events and stakeholders’ interest to elaborate a war tourism product; 2. the collaboration among stakeholders to conserve and exploit war heritage; 3.the communication strategy of this complex, rather dissonant tourism product. Originality of the work. The paper discusses, for the first time in Italy, the importance of cultural identity in the management of war heritage. Key words: identity, tourism exploitation, local community, war heritage sites. * La ricerca ha beneficiato di un finanziamento del Magyar Állami Eötvös borsa di studio Ordinario di Economia e Gestione delle Imprese - Università degli Studi di Trento. e-mail: [email protected] Associate Professor di Geografia del turismo - Kodolanyi University of Applied Sciences, Budapest-Székesfehérvár, Ungheria. e-mail: [email protected] XXVII Convegno annuale di Sinergie Heritage, management e impresa: quali sinergie? Referred Electronic Conference Proceeding ISBN 97888907394-5-3 DOI 10.7433/SRECP.2015.27 9-10 luglio 2015 – Università degli Studi del Molise-sede di Termoli 441 TRACK N. 7 - IL MARKETING E LA COMUNICAZIONE DEI BENI CULTURALI 1. Introduzione - Il ruolo dell’identità culturale nella valorizzazione dell’eredità storica legata alla guerra La valorizzazione della cultura e della storia locale può diventare un fattore strategico nella differenziazione dell’offerta turistica di una destinazione. Le specificità che assume la storia in determinati luoghi rappresenta infatti un unicum che può richiamare una quota di visitatori e turisti interessati a scoprirle e conoscerle. La dimensione “learning” (Franch et al., 2008) nell’esperienza di vacanza gioca un ruolo importante per il segmento di turismo che si caratterizza per un livello di scolarizzazione medio-alto, la capacità di informarsi prima, durante e dopo il viaggio facendo ricorso a riviste e libri oltre che ai social media. Dato questo profilo, il turista è in grado di distinguere i contenuti autentici di storia e tradizione locale nelle informazioni che accompagnano la fruizione del luogo, da quelli puramente folcloristici. In relazione a ciò, un’offerta turistica che propone esperienze di immersione nella cultura e nella storia non può prescindere dalla proposta di un prodotto accompagnato da strumenti comunicativi efficaci e rispettosi del passato (Ballesteros e Hernandez Ramirez, 2007). Nel caso della valorizzazione dei siti storici testimoni della tragedia della Prima guerra mondiale è importante che l’esperienza offerta tenga conto anche dell’identità e del senso di appartenenza delle comunità locali e della loro volontà di preservare e offrire al turista la memoria di questa eredità storica. Per analizzare se e come può essere gestito il turismo dei luoghi testimoni della guerra, è necessario quindi analizzare il ruolo delle comunità nel riconoscersi o meno con la memoria e la storia di tali luoghi (Xie, 2006)1. L’identità legata ai fatti di guerra è infatti strettamente dipendente da elementi geo-politici precedenti e successivi agli eventi bellici e dalle differenti percezioni di vincitori e vinti. Queste ultime, a loro volta, possono influenzare la memoria collettiva e indurre, in alcuni casi, alla riproposizione di una narrazione della guerra nel rispetto di ricostruzioni critiche e rigorose, in altri, alla mancanza di narrazione o al silenzio di alcuni fatti. L’attitudine (o la mancata attitudine) alla conservazione delle testimonianze del passato può portare territori geograficamente attigui a valorizzare gli elementi dell’eredità storica, trasformandoli in prodotti turistici o a non riconoscerli affatto come elementi di una storia da valorizzare. E’ possibile ipotizzare che, nei primi il senso di identità legato alla storia ne permetta anche la valorizzazione turistica, mentre nei secondi, tale possibilità sia molto più debole in quanto la comunità locale fatica ad identificarsi con la storia passata2. La volontà di includere nell’offerta turistica prodotti di heritage tourism è quindi strettamente legata alla capacità della comunità locale di elaborare eventi storicamente drammatici e controversi e di renderli accessibili al pubblico accompagnandone la fruizione con una comunicazione che tenga conto di sensibilità diverse. L’indagine presentata nei paragrafi seguenti intende verificare questa ipotesi analizzando la politica di valorizzazione turistica dei siti legati alle vicende della Prima Guerra Mondiale in Trentino e Alto Adige, due territori parte dell’impero asburgico fino al 1918, ma culturalmente legati al mondo germanofono, la provincia di Bolzano, e al mondo italiano la provincia di Trento3. 1 2 3 Xie P.F. (2006, p. 1323) “Successful tourism development needs a common community perception”; this “common perception” can only be based on shared models of identity and community. Hence, when focusing on heritage tourism-a field in which the convergence of heritage, tourism, identity and community is even greater-the role of identities must be explored as a conditioning factor in the planning, management and sustainability of heritage tourism”. Balcar and Pearce (1996, p. 211) surmised the “identity effect” at the end of their study on mining heritage tourism in New Zealand, concluding that “closer examination has shown that on the West Coast the tourism element of heritage tourism may be less important than it first appears and what has driven the establishment of historic sites in the region derives more from a strong sense of local and regional identity and a wish to preserve the community’s heritage” Leonardi (2009, p.13) “Nel nuovo scenario internazionale, che andava ridisegnando l’Europa, la nazionalità italiana del Trentino con il proprio inserimento nel regno d’Italia, vedeva finire il proprio status di subalternità. Lo stesso nuovo assetto creava invece l’avvio di una serie di problemi per la comunità di lingua tedesca a sud del Brennero: essa da maggioritaria, qual’era sempre stata in Tirolo nel contesto della monarchia asburgica, avrebbe finito per ritrovarsi improvvisamente minoritaria in un paese che le era sostanzialmente estraneo”. 442 IDENTITÀ CULTURALE E STRATEGIE COMUNICATIVE PER LA VALORIZZAZIONE TURISTICA DEI SITI BELLICI 2. Turismo e patrimonio bellico - alcuni spunti dalla letteratura Si parla di heritage tourism riferendosi ad un insieme di prodotti turistici molto variegati che comprende città d’arte, monumenti, edifici, opere d’arte, siti archeologici, siti bellici, fortezze, trincee, patrimonio immateriale e paesaggio (Van der Borg et al., 1996; Garrod e Fyall, 2000; Timothy e Boyd, 2003; Minca, 2013). Il turismo associato alla valorizzazione dei luoghi nei quali il principale fattore di attrattività è il patrimonio storico, è considerato uno dei segmenti di maggiore crescita nell’ambito del turismo culturale (Urry, 2002; Timothy e Boyd, 2003; McKercher et al., 2005). L’heritage tourism offre la possibilità di riscoperta delle radici culturali personali e collettive e la visita dei luoghi che sono stati testimoni di eventi storici rende possibile la loro conoscenza e la ricostruzione del passato secondo una lettura personale. (Richards, 1996; Poria et al., 2003; Fyall et al., 2006; Rátz e Sárdi, 2007; Smith e Richards, 2013). È necessario tuttavia tenere conto che la valorizzazione anche in chiave turistica del patrimonio storico bellico non può prescindere dalla sua natura di patrimonio dissonante (Tunbridge e Ashworth, 1996) e che la mancata congruenza nel tempo e nello spazio tra tale patrimonio e le persone è la base di interpretazioni degli eventi storici anche molto distanti. Osservando l’opportunità dell’heritage tourism dal punto di vista della domanda, un elemento determinante riguarda le motivazioni che inducono le persone a visitare i siti storici legati alla guerra. Come evidenziato nella ricerca condotta ad Auschwitz-Birkenau da Poria et al. (2003), il significato simbolico attribuito al sito in quanto luogo del genocidio è strettamente legato al diverso livello di conoscenza storica e al differente coinvolgimento emotivo (Poria e Reichel, 2006; Biran et al., 2011). Secondo gli Autori, tra le motivazioni dei turisti in visita al campo di concentramento si possono elencare il desiderio di approfondire la conoscenza storica e la comprensione di eventi ad essa legati e il desiderio di vivere un’esperienza emotiva in un sito emblematico. La morte, come è intesa negli studi di dark tourism, non costituisce invece il maggiore fattore di attrattività e rimane del tutto marginale rispetto ad altri fattori4. Anche la ricerca condotta tra i visitatori della casa di Anna Frank ad Amsterdam ha confermato che la motivazione principale è costruire un legame personale con la storia e scoprire qualcosa in più sui tragici eventi (Poria et al. 2003). Accanto alle motivazioni principali indicate sopra, molti turisti hanno aggiunto una sorta di obbligo morale di rendere tributo a vittime. Allo stesso modo Butler e Suntikul (2013) hanno evidenziato come la maggior parte dei turisti che visitano i cimiteri di guerra sentono l’obbligo morale di recarsi in quei particolari luoghi. Questo induce a pensare che i siti del patrimonio bellico, con la loro forza evocativa del sacrificio umano e dei vari significati ad esso associati, costituiscano dei fattori di attrattività in sé. Ryan (2007) riflette sul fatto che visitare i campi di battaglia, può suscitare forti emozioni non solo tra i discendenti dei caduti di guerra, ma anche tra i turisti con una maggiore sensibilità verso questi eventi e tematiche. Tuttavia, è importante notare come i siti bellici abbiano una natura controversa, lo stesso luogo, infatti, può essere percepito diversamente da turisti di varie nazionalità. In funzione del ruolo che il paese di provenienza del visitatore ha avuto nel conflitto, il sito può rappresentare infatti il luogo dell’orgoglio nazionale o l’emblema della disfatta (Prideaux, 2007; Winter, 2011). I campi di battaglia, i cimiteri, i monumenti bellici rivestiti di valori eroici costituiscono il patrimonio materiale della guerra, ma allo stesso tempo rappresentano i luoghi di commemorazione, che possono rafforzare il senso di orgoglio o di disfatta nazionali (Chronis, 2005; 2012; Frost et al., 2009; Winter, 2009, 2011). Assumendo ora la prospettiva dell’offerta, è opportuno sottolineare da un lato, che la fruizione del passato attraverso la valorizzazione dei siti storici rispecchia inevitabilmente i valori e gli interessi culturali, sociali e politici della società contemporanea (Chronis, 2005; Hannam, 2006; Ryan, 2007). In questo senso, il recupero del patrimonio storico anche come risorsa turistica rappresenta inevitabilmente il punto di vista di diversi gruppi di interesse coinvolti nella conservazione e nell’organizzazione di eventi commemorativi (Johnson, 1999; Chronis, 2012; Jones 4 La fruizione politica di alcuni siti di patrimonio culturale e bellico costituisce uno degli argomenti di rilievo nella ricerca incentrata su dark tourism (turismo delle tenebre) perché tale aspetto determina l’interpretazione degli eventi e luoghi storici spesso contestati (Stone e Sharpley, 2008; Chronis, 2012; Stone, 2012). 443 TRACK N. 7 - IL MARKETING E LA COMUNICAZIONE DEI BENI CULTURALI e Shaw, 2012).5 Dall’altro lato, accanto al progetto di restauro e conservazione dei siti bellici è necessario pianificare la valorizzazione turistica tenendo conto della loro complessità e specificità. A questo proposito è indispensabile una stretta collaborazione tra studiosi, organizzazioni turistiche e professionisti della comunicazioni per predisporre una comunicazione che tenga conto delle diverse sensibilità di carattere generazionale, di appartenenza linguistica, d’interesse e conoscenza della storia, che influenzano l’intenzione e la decisione di visitare i luoghi della guerra. La gestione del patrimonio storico non può quindi prescindere da alcune particolarità derivanti dalla loro stessa natura. Prima di tutto, come sottolineano Garrod e Fyall (2000), nella strategia di management l’approccio curatoriale dovrebbe essere integrato con un’attenzione particolare alla fruibilità del sito e alla gestione dei visitatori6. Secondo Leask (2010) essa deve rappresentare un atto di conservazione, ma anche un’occasione per offrire un’esperienza turistica e per lo sviluppo del territorio. Gli aspetti legati all’interpretazione di eventi storici complessi fanno sì che le attrazioni legate alla valorizzazione del patrimonio bellico debbano essere rese fruibili e comunicate in modo diverso rispetto agli altri prodotti turistici, ricorrendo a politiche di comunicazione mirate (Poria et al., 2003). Un altro aspetto specifico dal quale non si può prescindere è legato al fatto che, come detto sopra, alcuni luoghi possono suscitare emozioni forti e talora contrastanti nel visitatore e la loro promozione deve affrontare difficoltà aggiuntive rispetto a quella relativa a qualunque altro prodotto turistico (Austin, 2002) e quindi deve essere studiata ad hoc. Come ricordato nel paragrafo precedente, i luoghi del patrimonio bellico influenzano la memoria collettiva di un passato ancora vivo che è parte dell’identità delle persone (Olick e Robbins, 1998). Alla luce delle riflessioni proposte, l’analisi dei siti bellici della Prima Guerra mondiale in Trentino e in Alto Adige cercherà di far emergere il ruolo svolto dalla comunità locale e dagli attori del territorio nel creare le condizioni affinché essi rientrino tra i prodotti culturali dell’offerta turistica. L’osservazione in situ e lo studio delle caratteristiche della promozione da parte delle organizzazioni turistiche permetterà di esprimere una valutazione sulla loro capacità di promuovere un prodotto culturale che ha natura controversa e dissonante. 3. I siti bellici del Trentino e dell’Alto Adige: metodologia della ricerca Il prodotto turistico principale in Trentino e in Alto Adige è lo sci, nella stagione invernale e l’escursionistico in quella estiva e il mercato principale è composto dalle famiglie italiane e estere, in maggioranza tedesche e dei paesi dell’ Europa orientale. (Buffa, 2013, Martini e Buffa, 2015). Il turismo culturale rappresenta un mercato ancora secondario, nonostante siano stati decisi investimenti pubblici consistenti per la realizzazione di due importanti musei come il Mart e il MUSE e gli altrettanto significativi finanziamenti dedicati al recupero di manufatti e siti bellici degli ultimi dieci anni. Per verificare se esiste un’offerta di heritage tourism basata su questi ultimi e se una diversa elaborazione della comunità locale degli eventi bellici connessi alla Prima guerra mondiale in Trentino e in Alto Adige si rifletta recupero e nella comunicazione di forti e trincee, sono stati comparati i contenuti della comunicazione e delle produzioni dei media riferiti ai luoghi testimoni di tali eventi. Tre sono stati gli elementi di analisi: 1) la valutazione dello stato di conservazione dei siti, 2) la rilevazione dei contenuti della comunicazione presente nei siti stessi e nella promozione turistica off-line e online, 3) l’impatto che la diversa identità culturale dei residenti e degli attori locali ha sulle narrazioni degli eventi bellici. Come ricordato nel paragrafo precedente, Trentino e Alto Adige rappresentano un interessante laboratorio di osservazione in quanto esprimono identità e culture storicamente molto diverse. 6 Tale approccio ha caratterizzato fino a pochi anni fa la gestione del patrimonio artistico e culturale in senso ampio; musei e gallerie d’arte, per esempio, hanno dedicato la maggior parte delle loro risorse alla conservazione e catalogazione delle opere, lasciando in secondo piano l’obiettivo della loro gestione in funzione anche di una divulgazione intelligente e piacevole a favore di un pubblico più ampio rispetto a quello dei soli appassionati. Il Codice dei beni culturali previsto dall’articolo 10 della legge 6 luglio 2002 e i numerosi interventi di Salvatore Settis stanno cercando di reindirizzare il management verso una gestione che abbia l’obiettivo condiviso della loro conservazione e della valorizzazione anche in chiave turistica. 444 IDENTITÀ CULTURALE E STRATEGIE COMUNICATIVE PER LA VALORIZZAZIONE TURISTICA DEI SITI BELLICI La ricerca ha seguito tre fasi: nella prima fase è stato definito un data base del patrimonio culturale bellico presente in Trentino-Alto Adige che elenca forti, cimiteri di guerra, monumenti alla memoria, campi di battaglia, itinerari tematici costruiti sulle vie militari. Le fonti consultate sono state per il Trentino il sito www.trentinograndeguerra.it e per l’Alto Adige www.1418.europaregion.info. La seconda fase ha riguardato l’analisi del contenuto informativo e la presenza di una connotazione identitaria nei siti, nei musei tematici, nei forti, negli itinerari e, in alcuni casi, nei monumenti (per esempio il Monumento alla Vittoria a Bolzano). Per comprendere il tipo di esperienza proposto ai visitatori di varie nazionalità, si è preso in considerazione il materiale cartaceo pubblicato dal Museo Storico Italiano della Guerra, da Trentino Marketing, dalle guide turistiche tematiche, dalle brochure e dalle mappe. Nella terza fase della ricerca, che ha occupato il periodo agosto del 2014 aprile 2015, si è proceduto all’osservazione diretta della maggior parte dei luoghi del patrimonio bellico accessibili in Trentino e in Alto Adige. I criteri seguiti nell’osservazione sono stati: (1) accessibilità del patrimonio storico, (2) livello di conservazione e progetti di recupero dei siti, (3) eventuale valorizzazione come “prodotto turistico”, (4) qualità delle informazioni turistiche, (5) narrazioni e lingue usate per descrivere gli eventi legati al patrimonio, (6) prodotti di edutainment disponibili in situ. La ricerca sul campo ha coinvolto venti luoghi del patrimonio bellico, 10 in Trentino- Passo del Tonale, Forte Strino, Forte Belvedere, Forte di Cadine, Forte San Biago (Colle delle Benne), Forte Nago, Forte Garda, trincee di Bezzeca, Trincerone Rovereto, cimitero austro-ungarico Slaghenaufi- 10 in Alto Adige- Forte di Fortezza, Forte Landro, Sesto, Forte Mitterberg, Forte Gomagoi, cimiteri austro-ungarici di Dobbiaco, di Brunico e di Spondigna, il Sacrario Passo Resia, Monumento alla Vittoria di Bolzano. Prima di procedere alla valutazione della coerenza tra la promozione del patrimonio storico bellico e valori culturali e identitari dei territori di appartenenza, è opportuno richiamare brevemente alcuni elementi della storia del Trentino-Alto Adige che hanno contribuito alla loro costruzione. 3.1 Due storie parallele Il territorio che oggi rientra nella regione Trentino-Alto Adige e che a seguito degli accordi Degasperi-Gruber del 1946 venne distinto in due province autonome separate -Trentino e Alto Adige- è caratterizzato da storie e culture molto diverse. Il Congresso di Vienna del 1815 stabilì che il principato vescovile di Trento, fino a quella data autonomo amministrativamente e italofono dal punto di vista culturale, entrasse a far parte del Tirolo austriaco. Per poco più di un secolo il Trentino fu sotto il diretto controllo di Vienna, ma i rapporti politici tra minoranza italiana e autorità asburgiche furono segnati dalla volontà del Trentino di riconquistare la propria indipendenza. Il movimento irredentista ne fu espressione e pagò un tributo pesante di morti. Per l’Impero asburgico il Trentino rappresentava la linea di difesa verso Sud e in relazione a ciò fu progettata e realizzata la fortificazione e la militarizzazione del territorio. Nei quarant’anni successivi al 1861 furono costruite più di ottanta fortificazioni in tutto il territorio trentino e la protezione militare della città di Trento venne garantita dall’edificazione dei forti Bus de Vela e Civezzano. L’Alto Adige è stato dal 1363 al 1918 una contea del Tirolo sotto il governo della dinastia asburgica, che ha sedimentato per più di cinque secoli una cultura germanofona. Analogamente a quanto realizzato in Trentino, anche in Alto Adige il governo asburgico procedette con la fortificazione e la difesa delle principali vie di trasporto civili e militari. I Forti Mitterberg e Heideck dovevano controllare l’accesso alla Val Pusteria, mentre quello di Fortezza, uno tra i più sicuri dell’arco alpino, doveva rappresentare una barriera invalicabile nel Tirolo meridionale. Al termine della disfatta della monarchia Austro-Ungarica del 1918 il trattato di Saint Germain ridefinì i confini assegnando la parte meridionale del Tirolo all’Italia. La popolazione dell’Alto Adige, che come abbiamo detto era principalmente germanofona, si trovò improvvisamente ad essere una minoranza. La politica dell’era fascista ispirata al rafforzamento dell’identità italiana, impose la forzata italianizzazione della popolazione, proibì l’uso della lingua tedesca nell’insegnamento 445 TRACK N. 7 - IL MARKETING E LA COMUNICAZIONE DEI BENI CULTURALI scolastico7 e contribuì in maniera determinante a sostenere le istanze autonomiste ed identitarie che alimenteranno gli anni del terrore altoatesino8. Gli accordi Degasperi-Gruber conferirono lo status di provincia autonoma all’Alto Adige e al Trentino che consentì, tra l’altro, all’Alto Adige di introdurre un duplice ordinamento scolastico in lingua italiana e tedesca e il ripristino della toponomastica tedesca cancellata nell’era fascista. Venne riavviato così ufficialmente il recupero della cultura germanofona della popolazione di lingua tedesca. 4. La gestione e la promozione del patrimonio bellico nelle due Province 4.1 Gli attori istituzionali Nella prima fase della ricerca sono stati consultati i siti online delle istituzioni e degli enti responsabili della tutela e conservazione del heritage per poter costruire una visione d’insieme del patrimonio bellico. L’analisi dei soggetti istituzionali che operano in Trentino e in Alto Adige per il recupero e la valorizzazione del patrimonio bellico ha reso evidente una prima importante differenza legata alla loro numerosità e ai differenti ruoli che rivestono nei due territori. In Trentino, nel 2009 la Provincia Autonoma ha istituito la Rete Trentino Grande Guerra con lo scopo di coordinare gli stakeholder interessati alla tutela e alla valorizzazione del patrimonio bellico. Trentino Marketing Spa e le Apt di ambito, la Fondazione Opera Campana dei Caduti e la Fondazione Museo Storico del Trentino, il Museo Storico Italiano della Guerra insieme al Ministero della Difesa sono i principali stakeholder che fanno parte di un unico sistema territoriale per la conservazione e la promozione del patrimonio bellico. L’analisi del materiale e dei report ufficiali ha evidenziato che i progetti di recupero di forti, sentieri e trincee sono iniziati più di quindici anni fa con l’obiettivo di ristrutturare il ricco patrimonio architettonico militare e garantirne l’accessibilità in occasione degli eventi commemorativi del centenario. La Soprintendenza per i Beni Architettonici e Archeologici in Trentino è l’ente incaricato all’individuazione, catalogazione e tutela del patrimonio bellico e alla realizzazione di mostre, eventi, pubblicazioni e corsi, per la sensibilizzazione e promozione dei beni architettonici. Nel 2013 la situazione del patrimonio in base allo stato di conservazione e accessibilità è quello riportato in sintesi nella tabella 1. I dati evidenziano che il patrimonio bellico potrebbe costituire una risorsa all’interno di un’offerta basata sull’heritage tourism, anche se un terzo dei siti è in stato di abbandono non recuperabile. Tab. 1: Patrimonio bellico della Prima guerra mondiale in Trentino Tipo di patrimonio bellico Musei Trincee Numero 19 15 Proprietario del bene Provincia Autonoma di Trento Provincia Autonoma di Trento Visitabile 19 13 Forti 68 10 Memoriali Cimiteri 11 12 11 12 - Monumenti Sentieri tematici 7 5 4 privato; 64 Provincia Autonoma di Trento Ministero della Difesa Ministero della Difesa / Comune locale Comune locale Servizio Conservazione della Natura Comune locale Progetti di recupero 300 km da Stelvio attraverso i Dolomiti 6 diversi progetti Totale 137 7 5 Sentiero della Pace 521 km Percorso della memoria I percorsi delle grande fortezze Sui sentieri dei lupi 100km dei Forti 77 Fonte: ns. elaborazioni in base ai dati dell’inventario della Sopraintendenza dei beni architettonici e archeologici e del sito www.trentinograndeguerra.it. 7 8 Per garantire alla popolazione la possibilità di mantenere la propria cultura e identità Michael Gamper diede vita clandestinamente alle cosiddette KataKombenschule, nelle quali durante le ore serali venivano impartite lezioni esclusivamente in lingua tedesca. Circa 30.000 studenti poterono usufruire dell’insegnamento segreto (Villgrater, 1984). Si tratta di una pagina di storia ancora poco studiata; tra il 1956 e il 1988 ci furono 361 attentati dinamitardi a tralicci, edifici pubblici, scuole, monumenti, 21 morti e 57 feriti. (Stocker, 2007). 446 IDENTITÀ CULTURALE E STRATEGIE COMUNICATIVE PER LA VALORIZZAZIONE TURISTICA DEI SITI BELLICI In coerenza con la letteratura analizzata sul heritage tourism risulta fondamentale capire come la società contemporanea e la comunità locale si rapportano con un certo tipo di patrimonio culturale e come ciò si rifletta sulla gestione di tale patrimonio. Per quanto riguarda il finanziamento del recupero e della valorizzazione del patrimonio bellico, gli attori coinvolti sono l’Europa, la PAT e una Fondazione locale; il progetto Europeo LEADER II, concluso nel 2001, ha identificato il piano generale di recupero dei forti e sentieri, nel 2013 la Provincia Autonoma ha ne ha recuperati diciannove e attualmente coordina il restauro di altri nove (www.trentinograndeguerra.it). Un ulteriore sostegno finanziario è stato reso disponibile dalla Fondazione Cassa di Risparmio di Trento e Rovereto. L’analisi del contenuto informativo legato al patrimonio bellico, la ricerca sul campo e l’osservazione diretta del management dei forti e delle trincee hanno svelato i punti critici nella gestione. I progetti realizzati si sono concentrati principalmente sulla salvaguardia del patrimonio bellico, mentre in molti casi è rimasto marginale l’obiettivo di rendere fruibile il patrimonio a visitatori e turisti. E’ evidente che tale mancanza costituisce un limite allo sviluppo del heritage tourism che sarà superato solo se saranno sviluppati progetti specifici di marketing territoriale mirati ad una maggiore valorizzazione dell’eredità storica. In Alto Adige il sistema deputato al recupero e alla valorizzazione del patrimonio bellico coinvolge un numero più contenuto di attori istituzionali che svolgono ruoli meno definiti rispetto a quelli previsti dal sistema trentino. Negli anni ‘90 circa 2.500 immobili sono stati trasferiti dallo Stato alla Provincia Autonoma di Bolzano e la gestione di bunker, sbarramenti difensivi e strade militari di particolare interesse è stata assunta dalla ripartizione e amministrazione del patrimonio. Alcuni beni ritenuti rilevanti dal punto di vista architettonico e storico-culturale, sono stati presi in considerazione per la tutela e valorizzazione. La prima cosa che colpisce analizzando le informazioni sul patrimonio bellico altoatesino è che non esiste un ente o un’associazione specifica che curi la tutela e la memoria della Grande Guerra. A parte la catalogazione contenuta in due volumi (Bunker e Itinera), è piuttosto difficile trovare informazioni sul patrimonio bellico in Alto Adige perché manca un progetto complessivo che coordini il recupero e la diffusione della memoria storica9 e la fruibilità in chiave didattica e turistica di forti e musei. I dati contenuti nella tabella 2 sono un tentativo di ricostruzione di tale patrimonio partendo da fonti trentine, interregionali, europee e locali. Tab. 2: Patrimonio bellico della Prima guerra mondiale in Alto Adige Tipo di patrimonio bellico Musei al aperto Trincee Forti Memoriali Cimiteri Numero Proprietario del bene Visitabile Progetti di recupero 5 n.d. 10 2 4 5 n.d. n.d. n.d. n.d. n.d. Monumenti Sentieri tematici 1 1 Provincia Autonoma di Bolzano n.d. Provincia Autonoma di Bolzano Ministero della Difesa Ministero della Difesa / Comune locale Comune locale Comune locale Totale 23 Fonte: 3 2 4 1 1 n.d. Giro sciistico della Grande Guerra 82.5 km 16 ns. elaborazioni in base ai dati contenuti nei siti www.trentinograndeguerra.it., www.dolomiti.org, www.pronvicia.bz.it, www.14-18.europaregion.info, n.d.= nessuna data. Per quanto riguarda le fonti di finanziamento dedicate al recupero, non sono state reperite informazioni relative al ricorso a progetti europei e l’impegno è stato assunto dalla Provincia Autonoma di Bolzano e dalla Cassa di Risparmio di Bolzano. 9 Alcune strade militari, mulattiere ed sentieri sono stati valorizzati per scopi didattici e turistici nella forma di strade turistiche d’alta montagna, piste ciclabili o percorsi cicloturistici, senza che sia fornita alcuna informazione sulla loro origine militare. 447 TRACK N. 7 - IL MARKETING E LA COMUNICAZIONE DEI BENI CULTURALI 4.2 La fruibilità del patrimonio bellico Le osservazioni emerse sull’accessibilità e la fruizione del patrimonio bellico, oltre che mettere in evidenza elementi oggettivi (si può o non si può raggiungere i siti), consentono di trarre alcune osservazioni sul diverso livello di elaborazione dei disastrosi eventi legati alla Prima guerra mondiale. Mentre in Trentino la fruizione dei luoghi rappresenta un elemento che veicola la diffusione delle ricerche promosse dal Museo storico e dalla rete dei musei, in Alto Adige si ha l’impressione che non consentire, in molti casi, l’accesso ai luoghi della memoria sia parte di un lutto politico ancora poco elaborato. I forti visitati in Trentino per la ricerca sul campo (Forte Strino, Forte Belvedere, Forte Cadine, Colle delle Benne, Forte Nago) sono stati tutti ristrutturati e valorizzati dal punto di vista turistico garantendo, in qualche caso servizi di ristorazione (Forte Nago di proprietà privata) o ospitando musei, mostre ed eventi. L’accessibilità al patrimonio bellico è assicurata dalla segnaletica predisposta dai comuni che custodiscono i forti. In due dei siti visitatiForte Strino e Forte Belvedere- sono stati realizzati dei musei che rientrano nella Rete di Musei della Grande Guerra in Trentino. Forte Strino, oltre ad ospitare una mostra permanente sulla guerra bianca, è luogo di esposizioni temporanee, concerti ed eventi culturali. La comunicazione offline e online è proposta in italiano, tedesco e inglese. La narrazione della storia del forte e della guerra bianca mette in evidenza le difficoltà e la sorte comune che i soldati dovettero affrontare a prescindere su quale lato del fronte combatterono. Nel Forte Belvedere / Werk Gschwent è stata allestita una mostra interattiva che simula suoni, rumori e luci della guerra. Oltre alla tradizionale mostra di reperti ed oggetti bellici il visitatore può immedesimarsi nella vita quotidiana all’interno del forte. Inoltre, per creare un esperienza più intima, una voce fuori campo legge alcuni brani dalle lettere e dai diari dei soldati. Coinvolgendo i sensi e suscitando le emozioni dei visitatori, si offre un’esperienza che li fa riflettere sulla guerra e sulla fragilità dell’uomo. Questi forti sono diventati luoghi privilegiati per una maggiore comprensione degli eventi bellici dando ai visitatori la possibilità di approfondire la loro conoscenza storica. Attraverso mostre interattive essi sono invitati a riflettere su eventi che hanno fortemente influenzato la memoria storico-culturale sia personale che collettiva. Dal 2013 il Museo storico insieme ai siti bellici gestiti dalla Rete di Grande Guerra hanno registrato un interesse continuo e crescente da parte dei turisti. Nel primo semestre del 2015 il Museo della Guerra ha registrato 35.000 ingressi contro i 22.000 dell’anno precedente nello stesso periodo. Rispetto al 2013 il totale degli ingressi è aumentato circa del 60% (Comunicazione personale del Provveditore del Museo, 2015). Il forte aumento è dovuto al crescente afflusso delle scuole che integrano sempre di più frequentemente la formazione in aula con la visita dei luoghi bellici. Il crescente coinvolgimento delle scuole rientra tra gli obiettivi raggiunti dalle politiche di valorizzazione del patrimonio bellico della provincia di Trento. In Alto Adige, a causa della mancanza di un database o di un portale specifico che raggruppi le informazioni su trincee, forti, musei della guerra e cimiteri austro-ungarici, la loro identificazione è stata possibile consultando il database del sito di trentinograndeguerra.it. che ne offre una breve descrizione insieme alle indicazioni per raggiungerli. La maggior parte dei forti in Alto Adige non sono comunque accessibili al pubblico, ad eccezione del ristrutturato Forte di Fortezza, del forte Tre Sassi che ospita il Museo della Grande Guerra sulle Dolomiti (proprietà delle Regole d’Ampezzo di Veneto) e del Forte di Nauders che ospita un museo militare. La difficile o negata accessibilità dei forti non è messa in evidenza dal portale, né tantomeno dal sito turistico dell’Alto Adige. Durante la ricerca sul campo è stato possibile rilevare che, ad eccezione di Forte di Fortezza, gli altri non sono aperti al pubblico. Anche il Forte Mitterberg in Valle di Sesto recentemente ristrutturato rimane chiuso e non valorizzato né dal punto di vista didattico, né tantomeno turistico. Gli altri forti (il Forte Landro e il Forte Gomagoi) sono in stato di abbandono nonostante si trovino in stretta vicinanza delle strade statali e degli itinerari turistici. Il patrimonio bellico non solo non è accessibile al pubblico, anche perché mancano indicazioni e segnaletica per raggiungerlo, ma anche nel caso in cui si raggiunga la meta, manca la descrizione del manufatto e della sua storia e spesso non è neppure indicato il nome come, nel caso del Forte Mitterberg e del Forte di Gomagoi. 448 IDENTITÀ CULTURALE E STRATEGIE COMUNICATIVE PER LA VALORIZZAZIONE TURISTICA DEI SITI BELLICI Nella terza fase della ricerca, la visita e l’osservazione del management dei cimiteri di guerra elencati nel patrimonio bellico e come prodotto culturale ha portato a formulare alcune osservazioni interessanti. I cimiteri militari, in confronto ai forti, trincee, campi di battaglia, strade militari, rappresentano un’eccezione in Alto Adige, in quanto segnalati e particolarmente ben custoditi. Il cimitero austro-ungarico di Brunico/Bruneck, a pochi passi dal Castello Messner, è l’esempio più toccante e suggestivo perché le sepolture immerse nel bosco sono indicate da croci ricavate da tronchi di legno e da rami in perfetta armonia con la natura circostante. Il cimitero rispecchia la multietnicità e la molteplicità di fede dell’esercito austro-ungarico; i soldati cattolici, protestanti, ortodossi, musulmani o ebrei sono ricordati secondo la loro fede. Accanto alle croci latine si trovano quelle ortodosse, la sezione dei musulmani è indicata da una mezzaluna, mentre quella degli ebrei è contraddistinta da una stella di David. Il cimitero è curato da un comitato femminile con il sostengo di enti pubblici e donazioni private. Le tombe vengono indistintamente curate ed abbellite con fiori durante tutto l’anno. Il cimitero è una delle mete turistiche più suggestive della piccola città di Brunico e rappresenta un punto di riflessione e un esempio di tolleranza. La potenzialità del heritage tourism in Alto Adige legato alla Grande Guerra viene confermato anche dai commenti dei visitatori sul portale del Tripadvisor. 36 recensioni di visitatori elencano il cimitero come una delle mete d’obbligo (morale): una “Visita di riflessione” e un posto “Unico”, “Ricco di storia”, “Una piacevole scoperta” (www.tripadvisor.it, 2015). I cimiteri di Dobbiaco (Sorgenti), di Val di Landro e di Spondigna in Val Venosta, sono altrettanto ben indicati e ben curati e in ogni cimitero viene descritta la storia degli eventi bellici legati al luogo, la nazionalità dei soldati e le informazioni sono date in italiano, tedesco e inglese e in alcuni casi anche in altre lingue. Nel cimitero di Dobbiaco sono sepolti i soldati di lingua non tedesca dell’esercito austroungarico, cechi, croati e ungheresi, mentre i soldati di lingua “tedesca” furono trasportati in altri cimiteri negli anni Venti. Il cimitero è una delle mete del heritage tourism per i turisti ungheresi, cechi e croati interessati a custodire la memoria dei caduti come testimoniato dai brevi messaggi lasciati sulle tombe dei soldati. Il cimitero di guerra oggi è un monumento nazionale ed è sotto la tutela del Commissariato Generale Onoranze Caduti in Guerra di Roma. 4.3 La comunicazione e la promozione del patrimonio bellico L’informazione e le modalità di comunicazione offline e online del patrimonio bellico nei due territori analizzati presentano differenze significative accanto ad alcune similarità. Mentre in Trentino la segnaletica per raggiungere i siti testimoni della Guerra è chiara e le informazioni relative ai manufatti complete, in Alto Adige si è rilevato l’esatto contrario. Omogenea risulta invece la comunicazione online sui portali delle due province che segue una strategia promozionale per alcuni aspetti simile. Sul portale di marketing territoriale del Trentino (www.visittrentino.it), tra le aree tematiche è promossa l’esperienza “Grande Guerra”. Dopo una breve descrizione della storia della guerra, e di alcuni dati relativi alla lunghezza delle trincee, alla grandezza dei forti costruiti, al numero dei soldati arruolati, sono promossi i luoghi mettendo in risalto l’accessibilità e il loro significato come testimonianza della storia italiana, ma anche europea. La Provincia Autonoma di Trento è responsabile dei progetti comunicativi implementati dal Museo Storico Italiano della Guerra e dalle organizzazioni di marketing territoriale. La Rete dei musei della Grande Guerra coordina tutte le iniziative ed eventi che riguardano l’anniversario dello scoppio della Prima guerra mondiale. Nel 2014 e nel 2015 un vasto programma di eventi e manifestazioni è stato creato per ricordare tutte le vittime del conflitto. La maggior parte delle attività è rivolta alle scuole di ogni ordine e grado; il fine educativo degli eventi e dei pacchetti di gite ed escursioni emerge chiaramente dall’analisi del contenuto del materiale di promozione sui siti di Trentino e del Museo Storico. L’iniziativa “Trentino. Dalla guerra alla pace” offre agli studenti un soggiorno didattico di due o più giorni nei luoghi dove le testimonianze del conflitto sono custodite. Durante il soggiorno didattico i partecipanti visitano il museo, le trincee ed i forti con accompagnatori esperti. Elemento critico è che la pagina del sito che promuove questa esperienza didattica è solo in italiano. Osservando la promozione offline emerge che borchure e itinerari predisposti da Trentino 449 TRACK N. 7 - IL MARKETING E LA COMUNICAZIONE DEI BENI CULTURALI Marketing mirano ad un mercato turistico domestico ed internazionale e le esperienze di vacanza legate alla visita dei siti bellici è messa in secondo piano. La brochure “Dalla Guerra alla Pace 2013” dà invece una descrizione più ricca degli eventi e dei luoghi legati alla Grande Guerra, pur affiancandola all’offerta sportiva e ai prodotti del turismo attivo disponibili sul territorio. Nella brochure scaricabile sia in italiano che in inglese dal sito le trincee ed i forti sono comunicati come posti di svago e di divertimento. Il sito visittrentino.it è consultabile in sei lingue europee (tedesco, francese, olandese, polacco, ceco e russo) che rappresentano i più importanti mercati di riferimento per il territorio, ma il materiale che riguarda i luoghi della guerra non è stato tradotto solo in tedesco, ma non nelle altre lingue. Cambiando la lingua del sito in ceco, per esempio, l’offerta tematica della Grande Guerra non viene neanche elencata, mentre gli altri prodotti tematici (sci, sport, gastronomia) sono stati tradotti e vengono promossi in questa lingua. Questa mancanza induce a pensare che il patrimonio bellico sia promosso solo marginalmente come prodotto storico e sia, invece, associato all’avventura e alla scoperta di un ambiente naturale unico10. Sul portale di marketing territoriale dell’Alto Adige (www.suedtirol.info), tra le proposte tematiche arte, cultura, escursioni, attività outdoor, non è evidenziata alcuna esperienza specifica collegata al prodotto “Prima guerra mondiale”. Nella sezione arte e cultura tra le proposte di visita di edifici di pregio architettonico, musei, chiese e monumenti non è nominato il vasto patrimonio bellico di forti, cimiteri e sentieri militari di cui l’Alto Adige/Südtirol è tuttora custode. L’importante Forte di Fortezza è inserito nell’area tematica “architettura” come esempio eccezionale di architettura neoclassica. Il cimitero austro-ungarico di Dobbiaco è presentato nella sezione leggende e luoghi mistici, mentre l’itinerario “Sulle orme della Prima guerra mondiale” si trova in fondo pagina tra le offerte di trekking, passeggiate ed escursioni. Questa mancanza di un prodotto turistico che valorizzi la memoria della Grande Guerra mette in risalto come non sia stata elaborata una strategia che miri a rispondere all’interesse e alla curiosità storica dei visitatori verso i luoghi della Grande Guerra. Contestualmente, nella descrizione della storia viene messo in evidenza, e più volte richiamato il fatto che il territorio è stato annesso dall’Italia in seguito alla conclusione della prima guerra mondiale. Come sottolineato nei paragrafi precedenti, questo esito ebbe forti conseguenze sociali ed innescò immediatamente le istanze per l’autonomia e per il riconoscimento della differenza culturale e linguistica all’interno dei nuovi confini disegnati sulle carte dei trattati di pace. L’identità tirolese sembra non voler avere alcuna connessione con le tragiche vicende della Prima guerra mondiale e continui a fare leva sullo stereotipo dello stile di vita contadino idilliaco e sui prodotti tipici del territorio, promossi da testimonial in costumi rigorosamente tirolesi. 5. Conclusioni L’analisi della letteratura sull’heritage tourism e lo studio di venti di siti bellici in Trentino e in Alto Adige avevano tre obiettivi: il primo era verificare l’esistenza di una domanda turistica interessata alla fruizione di questi prodotti culturali e le motivazioni che spingono i turisti a visitare i luoghi della guerra. Il secondo obiettivo prevedeva l’analisi del ruolo della comunità locale e degli attori di un territorio nel creare le condizioni affinché i siti bellici rientrino tra i prodotti culturali dell’offerta turistica e culturale. L’ultimo obiettivo riguardava la verifica dell’efficacia comunicativa e promozionale di un prodotto culturale che ha natura controversa e dissonante. L’analisi della letteratura ha confermato l’importanza crescente del turismo culturale in Europa e l’interesse riservato alla conoscenza e alla visita dei siti bellici come occasione di apprendimento. Le motivazioni che sottostanno a questo tipo di turismo si collegano al desiderio di approfondire la conoscenza storica e di vivere un’esperienza emotiva in un sito emblematico, oltre che alla volontà di costruire un legame personale con la storia scoprendo qualcosa in più sui tragici eventi. In 10 Per un interessante confronto si vede il sito www.grandeguerra.dolomiti.org creato per promuovere la valorizzazione del patrimonio bellico in Veneto. Il sito è accessibile in tutte le lingue dei soldati che combattevano nelle montagne delle Dolomiti, cioè in italiano, tedesco, ceco, croato, ungherese, polacco, rumeno, slovacco, sloveno e in più in inglese. 450 IDENTITÀ CULTURALE E STRATEGIE COMUNICATIVE PER LA VALORIZZAZIONE TURISTICA DEI SITI BELLICI riferimento al primo obiettivo si può affermare che esiste una domanda potenziale di turismo legato ai luoghi della guerra come dimostrano i risultati degli studi condotti tra i visitatori del campo di concentramento di Auschwitz o della casa di Anna Frank. Riguardo al secondo obiettivo, lo studio di casi in Trentino e in Alto Adige e la comparazione del ruolo della comunità degli attori locali hanno permesso di evidenziare le prime significative differenze. Innanzitutto la natura e il numero dei soggetti istituzionali che operano in Trentino e in Alto Adige per il recupero e la valorizzazione del patrimonio bellico sono molto diversi. In Trentino esiste una rete piuttosto consistente di enti, associazioni e musei che da diversi anni si dedicano alla ricerca e al recupero dei siti e delle testimonianze relative alla Prima guerra mondiale. Da tale rete provengono le proposte per la valorizzazione didattica e turistica del patrimonio bellico e ad essa fa riferimento Trentino Marketing per l’individuazione dei contenuti della comunicazione relativa al “prodotto” Prima guerra mondiale in Trentino. In Alto Adige non esiste, invece, una rete analoga. La rilevazione in situ delle condizioni di accessibilità e fruibilità del patrimonio bellico spiega in parte il diverso livello di elaborazione dei disastrosi eventi legati alla Prima guerra mondiale da parte della comunità locale e degli attori politici. In Trentino la fruizione dei luoghi rappresenta un’occasione per la diffusione delle ricerche promosse dal Museo storico e dalla rete dei musei, in Alto Adige invece, si ha l’impressione che non consentire l’accesso a molti luoghi della memoria, sia espressione di un lutto politico ancora poco elaborato. La seconda conclusione cui si giunge è dunque che le pre-condizioni che rendono possibile l’offerta di un prodotto turistico connesso alla visita dei siti bellici sussistono in Trentino e non in Alto Adige. Mentre in Trentino è stata attivata una fitta rete di attori locali (Governo locale, Musei, Istituti di ricerca, Università, Azienda di promozione) che dialogano tra loro, in Alto Adige tale rete non è stata né progettata, né attivata. Questa diversità rimanda al grado di elaborazione della comunità locale di eventi bellici dolorosi e agli esiti della guerra e alle conseguente difficoltà per gli attori altoatesini di offrire al turista un prodotto culturale che la comunità stessa non riconosce ancora tale. L’analisi dei contenuti della comunicazione nel materiale online e offline ha confermato, infine, la difficoltà di rendere disponibile al turista la conoscenza di luoghi che hanno natura dissonante e controversa. Proprio per questo testi e immagini dovrebbero essere selezionati tenendo conto della sensibilità della comunità locale oltre che di quella di visitatori che possono appartenere sia alla parte dei vincitori che dei vinti. In alcuni forti e trincee trentine una narrazione critica e rigorosa della guerra è a disposizione del visitatore, mentre nei pochi siti bellici altoatesini accessibili prevale la mancanza di narrazione o il silenzio di fatti, come se non facessero parte della storia e della culturale locale. Anche le informazioni e la segnaletica per raggiungere i siti bellici permettono di rafforzare le osservazioni precedenti visto che in Trentino le informazioni sono chiare e complete mentre in Alto Adige spesso mancano. Omogenea risulta invece nelle due Province la strategia di comunicazione sui portali turistici delle due aziende di promozione che riservano alla presentazione dei siti bellici una posizione secondaria e individuabile solo dopo alcuni clic. La valorizzazione in chiave turistica della visita ai siti bellici non fa ancora parte di una strategia deliberata né in Trentino né in Alto Adige e la difficoltà di proporli con una comunicazione equilibrata e rispettosa di fatti storici complessi e controversi, spiega almeno in parte la scelta di proporli al turista insieme a molti altri prodotti. Si può ritenere inoltre che la promozione dell’heritage tourism insieme alla vacanza attiva o all’esperienza di immersione nella natura sottolinea che entrambi i territori non hanno ancora compreso le potenzialità di internazionalizzazione e di destagionalizzazione del turismo culturale legato alla scoperta e alla conoscenza del patrimonio bellico. Occorre, tuttavia, segnalare che, mentre in Trentino i siti bellici soprattutto in occasione del centenario, sono diventati una meta del turismo scolastico che potrà forse in futuro fare da volano per il coinvolgimento di altri segmenti di domanda, in Alto Adige non si ha traccia neppure di questa prima forma di sviluppo di turismo culturale. La ricerca esplorativa descritta nel presente paper sulla gestione e fruizione del patrimonio bellico in Trentino-Alto Adige ha fatto emergere diverse tematiche che potrebbero essere un interessante punto di partenza di una ricerca futura. Il ruolo della comunità locale nella conservazione e fruizione del patrimonio bellico e la percezione dei residenti della gestione del 451 TRACK N. 7 - IL MARKETING E LA COMUNICAZIONE DEI BENI CULTURALI heritage sono tematiche che necessitano di ulteriore approfondimento. Inoltre, per una gestione e promozione più sensibile del patrimonio bellico risulterebbe fondamentale capire come i turisti percepiscono l’identità storico-culturale dei territori custodi dei siti e della memoria della guerra. La ricerca futura potrà mettere in evidenza come proprio il turismo possa essere una leva per le comunità locali per elaborare e superare gli eventi storici di connotazione tragiche. Bibliografia AUSTIN N.K. (2002), “Managing heritage attractions: marketing challenges at sensitive historical sites”, International Journal of Tourism Research, vol. 4, n. 6, pp. 447-457. BALCAR M.J., PEARCE D.G. (1996),”Heritage tourism on the West coast of New Zealand”, Tourism Management, vol. 17, n. 3, pp. 203-2012. BALLESTEROS E.R., HERNANDEZ RAMIREZ M., (2007), “Identity and community-Reflections on the development of mining heritage tourism in Southern Spain”, Tourism Management, vol. 28, n. 3, pp. 677-687. BIRAN A., PORIA Y., OREN G. 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