Non ci sono salvadanai magici dietro le banche centrali

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Non ci sono salvadanai magici dietro le banche centrali
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Non ci sono
salvadanai magici
dietro le banche
centrali
diti inesigibili. Fed, Bce e Banca d’Inghilterra sono, infatti, notevolmente esposte avendo concesso centinaia
di miliardi di dollari di crediti a breve termine a banche
commerciali e di investimento.
Annunci simili non hanno viceversa riguardato la
Banca centrale americana impegnata a fianco del Governo Usa al salvataggio di Fannie Mae e Freddie Mac.
Solo un anno fa (settembre 2007) la Fed aveva il 91%
dei propri asset investiti in titoli del Tesoro. Oggi tale
percentuale di titoli di Stato è scesa al 53%.
maggiore di una tale strategia di risanamento grazie a
sistemi fiscali sempre meno progressivi.
Ma non solo. Il peso sulle finanze pubbliche di operazioni di salvataggio di tale portata (440 miliardi di
dollari solo per il caso di Fannie Mae e Freddie Mac) finiscono per incidere pesantemente sulla possibilità di
mantenere nel tempo “decenti” livelli di welfare.
La crisi è ormai la normalità
Non stiamo affrontando una situazione di panico finanziario da gestire nel breve termine. Negli Stati Uniti, secondo un recente rapporto, sono 143 le banche
in odore di fallimento con un patrimonio netto a rischio di 78 miliardi di dollari. (Il Fondo interbancario
di garanzia dell’intero sistema finanziario USA ammonta a 25 miliardi di dollari!) Con il fallimento di
Fannie Mae e Freddie Mac la crisi finanziaria 2007
cambia ufficialmente nome. Non è più la crisi dei
“subprime” ma ormai riguarda anche i debitori più forti: la crisi è ormai sui “prime”.
Il sistema finanziario sta dunque vivendo una
profonda crisi strutturale che ne richiede una profonda
riorganizzazione e il naturale ridimensionamento. A
ciò si sta opponendo ferocemente la comunità finanziaria internazionale, sostenuta, consapevolmente o
meno, da chi cerca di rimandare l’inevitabile cambiamento con iniezioni di liquidità e salvataggi continui.
Ma le cure sbagliate non fanno che peggiorare lo stato di salute del paziente. Stiamo ancora aspettando che
la Fed ed il Governo USA ne prendano atto…
La cattiva moneta
fa salire i prezzi
Ma il dato fondamentale non riguarda lo stato di salute dei bilanci delle Banche centrali ma l’inflazione dovuta all’eccesso di liquidità nel sistema economico che
tali operazioni di rifinanziamento comportano. Per far
fronte alle “perdite creditizie” l’immissione di “cattiva
moneta” finisce per produrre quella “tassa inflazionistica” che poi sono i ceti più deboli a pagare. Il recente
andamento dei prezzi dei beni alimentari ed energetici
ne sono un’evidente riprova.
Bce e Banca d’Inghilterra riducono i crediti a banche e istituti finanziari. La Fed tutto il contrario. Si lancia nel salvataggio
di Fannie Mae e Freddie Mac. La crisi ormai è routine e pesa sulle tasche della gente.
OTTOBRE 2008
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Mervyn King,
il governatore
della banca centrale
britannica, la Boe
(Bank of England).
La Bce e la Banca d’Inghilterra hanno annunciato una
stretta nei crediti a banche e istituti finanziari e, più
precisamente, delle restrizioni sui criteri in base ai
quali accettano strumenti finanziari in cambio di liquidità. Infatti è immettendo denaro che, nel breve
termine, si contrastano le crisi finanziarie, che sono
essenzialmente “mancanza di liquidità”. Le restrizioni riguardano ovviamente i titoli più rischiosi, cioè
quegli strumenti che in qualche modo, più o meno genericamente, identifichiamo con “il portafoglio obbligazionario subprime”. In effetti, dallo scoppio della
crisi, la generosità del sistema di rifinanziamento ha
indotto molti istituti finanziari, soprattutto quelli dei
Paesi alle prese con lo scoppio di una bolla immobiliare (come per esempio la Spagna), a prendere denaro a prestito dalle banche centrali, offrendo in cambio
titoli senza mercato.
Per le banche centrali si tratta di “staccare la spina”
per non appesantire oltre misura i propri bilanci da cre-
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”
Bce e Boe chiudono i rubinetti
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centrale
quello
di garantire
crediti a lungo
termine
al sistema
come se
fosse un
salvadanaio
magico
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è
“Non
il mestiere
di una banca
Un altro modo per non far pagare la crisi a chi l’ha prodotta sono i salvataggi diretti da parte dello Stato (vedi
il caso Fannie Mae e Freddie Mac) ossia fare in modo
che siano i contribuenti a fornire la necessaria ricapitalizzazione degli istituti finanziari in crisi. Ma ancora
una volta saranno i ceti più deboli a sostenere il peso
ZACHMANN
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I salvataggi pesano sui cittadini
ON È IL MESTIERE DI UNA BANCA CENTRALE quello di garantire crediti a lungo termine al sistema
come se fosse un salvadanaio magico». Chi parla è Mervyn King, Governatore della Banca
d’Inghilterra (unico tra i suoi colleghi a porre al centro della sua politica la lotta al “moral
hazard”) e il tema è l’atteggiamento che le Banche centrali devono tenere per affrontare la
pesante crisi finanziaria in atto.
Ne avevamo parlato nel numero precedente di Valori distinguendo tra piromani (che
seguono la scuola della Federal Reserve, la Banca centrale americana) e pompieri (della
scuola della Bri, la Banca dei regolamenti internazionali, come la Banca centrale europea).
Ma è utile ritornare sull’argomento poiché in quest’ultimo mese è accaduto in proposito un fatto importante che conferma le tesi sostenute in quell’articolo.
PATRICK
di Alberto Berrini
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nella finanza
i criminali s’intrecciano
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legali e organizzazion
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