cultura e società - OFM Vittorio Veneto
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cultura e società - OFM Vittorio Veneto
24 4 FEBBRAIO 2006 CULTURA SOCIETÀ E DOMENICA VICENZA LA DI I cinque fratelli Modolo. Da sinistra: Piero, Bonizza, Michela, Giovanni e Anna durante l’inaugurazione della mostra “Modolo, una pittura sacra per gli anni del Concilio” tenutasi a Vicenza presso la sala Mostre della Basilica di Monte Berico nel settembre 2003. Modolo, protagonista dell’Arte sacra I ricordi della figlia Bonizza, che espone in queste settimane allo Spazio Arte di S.Ambrogio, e che parla di una famiglia vicentina tutta di artisti e vere scuole. Così ragione di esprifiglia Bonizza, che Neri Pozza intitola mersi i talenti, che espone in queste nel 1988 il catalogo docenti istituzionasettimane allo Spadelle opere del padre Ugo, lizzati porteranno a zio Arte di S. Amtitolo poi ripreso da Giuliano compimento. brogio. Menato per il catalogo che Nel Vicentino, Bonizza Modonel 2000 accompagna la bel- terra di ben radicalo, lei è in certo la mostra dedicata agli artisti te tradizioni artisenso una figlia vicentini del Novecento, a giane, Nerina Noro d’arte: suo padre Palazzo Pretorio di Cittadel- e Neri Pozza sono è stato un protagola. nel Novecento i nonista dell’arte saSono le famiglie d’arte e mi esemplari sboccra a Vicenza e artigianato, le vere scuole, ciati dall’operosità non solo, durante dove i figli apprendono dai di padri artisti, il dopoguerra. padri i rudimenti e i modi di profondi conoscitoQuale insegnaun lavoro nel quale la sa- ri del mestiere delmento le è venuto pienza artigiana si coniuga l’arte, che ovviada lui? all’imponderabile quid che mente non consta «Posso dire di esanima il processo artistico e soltanto di intuiziosere cresciuta insieche mai nel passato si rite- ni, ma si regge sulme ai progetti di neva potesse essere frutto la capacità di orgamio padre, guard’improvvisazione, aleatorio nizzare l’attività dando i suoi diseo casuale, ma piuttosto il pro- creativa, sfruttando gni, respirando l’odotto di un impegno severo, al meglio i tempi e i dore dei colori che costante, dagli intendimenti mezzi tecnici idoimpregnava lo stuchiari. La famiglia viene co- nei alla creazione. dio. Sin da bambina sì ad affiancarsi, e talvolta vi E quanto di quella ci sono entrata licoincide, alla bottega, istitu- sapienza iniziale Bepi Modolo. “Il Credo” (particolare) 1959. Bepi Modolo Ciclo di affreschi nella chiesa par- beramente, ho pazione che sin dal Medioevo stia nelle opere di rocchiale di S. Pietro in Gù (Vicenza) sticciato con le maha formato magnifici nomi entrambi, è palesetite, con qualche dell’arte italiana in colore che papà mi L’avvento del- alla morte. ogni regione, a Roma l’industria anche Stimolati dal suo esempio, destinava parsimoniosamencome a Venezia, Firennel settore dell’ar- tre dei suoi cinque figli han- te. Crescendo, ho cominciato ze o Milano; e se non te ha dissolto il no seguito le sue orme, sia a impegnarmi. Mio padre mi sempre ne sono usciti frastagliato patri- pure per differenti strade. I ha lasciata sempre molto liautentici maestri, sono monio di ricchez- Modolo formano un gruppo bera, di copiare o di inventainnumerevoli gli artiza costituito da familiare molto coeso non so- re; mi correggeva quando ero giani capaci che dalla queste minuscole lo per naturali motivi d’af- imbarazzata, mi consigliava, bottega hanno dilatato strutture, vere cel- fetto, ma anche per ragioni ma non ha mai cercato di cocon il loro lavoro l’inlule di cultura, le d’arte, coesione sviluppatasi stringere la mia mano. Quanfluenza delle scuole dei quali sono divenu- soprattutto negli ultimi anni do poi ho frequentato lezioni grandi, dando seguito te oggi una cita- di vita del padre, come forma d’arte, ne è stato felicissimo. ai loro orientamenti, alzione nei libri di di collaborazione ai suoi mol- Mi ha aiutata a crescere per le importanti maniere. storia locale, nel- ti impegni. Bonizza, Michela gradi, senza sforzarmi. SolCon la nascita delle la speranza che e Piero Modolo non si sono tanto allora ho cominciato ad Accademie, spostannon si scelga di specificamente formati nello essergli utile. Anche i miei dosi la formazione glocestinarne come studio paterno, non escono fratelli Michela e Piero hanno bale dell’artista ad amimproduttiva an- quindi da una tradizionale scelto liberamente la loro forbienti di più complessa che la memoria. bottega d’arte familiare. Tut- mazione in arte, come d’alarticolazione, la botteL’ultimo esem- tavia, la personalità di Bepi tronde Giovanni, che si dediga esaurisce i suoi pio di famiglia Modolo, la sua concezione ca alla grafica. Michela ha compiti. Non così per d’artisti è rappre- dell’impegno nell’arte, di se- inoltre frequentato regolarle famiglie artigiane, sentato a Vicenza rietà nel lavoro, il criterio tut- mente l’Accademia di Venedove la consuetudine dai figli del pittore to artigianale e così antico zia ed è diventata una pittrice all’apprendimento di Bepi Modolo, no- del fare metodico e accurato, lontanissima dalla maniera di un mestiere rimane at- Bepi Modolo all’opera nel suo studio di Via Trento ad to frescante di spa- l’insieme di elementi varia- nostro padre». tiva, mantenendo in Olmo di Creazzo - 1980 Nemmeno di lei si può dizi sacri e creatore mente aggregabili che fanno ogni caso il valore di di vetrate istoria- di una persona un esempio, re che le sue opere risentauna prima formazione, sorta mente dimostrato da ogni ri- te, giunto verso la fine degli permangono come sottinteso no delle caratteristiche tradi apprendistato che sfocia svolto del loro percorso anni Cinquanta nella nostra all’impegno creativo dei figli. dizionali, che invece apparin arte se e quando abbiano espressivo. città, dove ha lavorato sino A rievocarne la figura è la tengono fino in fondo alle L forme create da suo padre. «Sì, è vero. Non so se e quanto Bepi Modolo avrebbe sottoscritto le mie scelte espressive, ma sono certa che le avrebbe rispettate. Era molto comprensivo, la nostra libertà sarebbe quindi stata anche oggi al di sopra di ogni critica, penso. Quanto al suo tradizionalismo, non dobbiamo dimenticare che nel campo dell’arte sacra, negli anni in cui lavorava mio padre, i vincoli erano molto forti. Ricordo che a volte sono stati anche un peso per lui, li ha sopportati non senza difficoltà. È un settore dove l’innovazione è lenta, anche ai nostri giorni, quando tante cose sono cambiate». Al di là dell’aspetto legato all’arte, si sente che ancora esiste in lei un legame complesso con la figura paterna. È stata comunque una lezione di vita, quella appresa dal padre pittore? «Sotto il profilo umano, noi fratelli abbiamo imparato molto da lui: la serietà, l’attenzione minuziosa al lavoro, l’ordine nell’uso degli stessi strumenti. Mi raccomandava sempre di tenere con cura i pennelli, che la tavolozza fosse ordinata. Era poi paziente. Ci ha cresciuti con serenità». Anche adesso che le vostre strade si sono differenziate, Bonizza Michela e Piero sono pronti a fare squadra ove necessità lo imponga. Siete molto affiatati? «Sì, molto, anche professionalmente. Quindi penso che quella di nostro padre, anche se in modo un po’ atipico, è stata davvero una scuola d’arte. Il fatto che siamo una famiglia rappresenta per noi un ulteriore elemento di comprensione anche sul piano lavorativo, una specie di valore aggiunto, fatto di affiatamento e solidarietà. Anche un impegno, probabilmente, al quale però nessuno di noi rinuncerebbe». Resy Amaglio