cultura e società - OFM Vittorio Veneto

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cultura e società - OFM Vittorio Veneto
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4 FEBBRAIO 2006
CULTURA SOCIETÀ
E
DOMENICA
VICENZA
LA
DI
I cinque fratelli Modolo. Da sinistra: Piero, Bonizza, Michela, Giovanni e Anna durante l’inaugurazione della mostra “Modolo, una pittura sacra per gli anni del Concilio” tenutasi a Vicenza presso la sala Mostre della
Basilica di Monte Berico nel settembre 2003.
Modolo, protagonista dell’Arte sacra
I ricordi della figlia Bonizza, che espone in queste settimane allo Spazio Arte
di S.Ambrogio, e che parla di una famiglia vicentina tutta di artisti
e vere scuole. Così ragione di esprifiglia Bonizza, che
Neri Pozza intitola mersi i talenti, che
espone in queste
nel 1988 il catalogo docenti istituzionasettimane allo Spadelle opere del padre Ugo, lizzati porteranno a
zio Arte di S. Amtitolo poi ripreso da Giuliano compimento.
brogio.
Menato per il catalogo che
Nel Vicentino,
Bonizza Modonel 2000 accompagna la bel- terra di ben radicalo, lei è in certo
la mostra dedicata agli artisti te tradizioni artisenso una figlia
vicentini del Novecento, a giane, Nerina Noro
d’arte: suo padre
Palazzo Pretorio di Cittadel- e Neri Pozza sono
è stato un protagola.
nel Novecento i nonista dell’arte saSono le famiglie d’arte e mi esemplari sboccra a Vicenza e
artigianato, le vere scuole, ciati dall’operosità
non solo, durante
dove i figli apprendono dai di padri artisti,
il dopoguerra.
padri i rudimenti e i modi di profondi conoscitoQuale insegnaun lavoro nel quale la sa- ri del mestiere delmento le è venuto
pienza artigiana si coniuga l’arte, che ovviada lui?
all’imponderabile quid che mente non consta
«Posso dire di esanima il processo artistico e soltanto di intuiziosere cresciuta insieche mai nel passato si rite- ni, ma si regge sulme ai progetti di
neva potesse essere frutto la capacità di orgamio padre, guard’improvvisazione, aleatorio nizzare l’attività
dando i suoi diseo casuale, ma piuttosto il pro- creativa, sfruttando
gni, respirando l’odotto di un impegno severo, al meglio i tempi e i
dore dei colori che
costante, dagli intendimenti mezzi tecnici idoimpregnava lo stuchiari. La famiglia viene co- nei alla creazione.
dio. Sin da bambina
sì ad affiancarsi, e talvolta vi E quanto di quella
ci sono entrata licoincide, alla bottega, istitu- sapienza iniziale Bepi Modolo. “Il Credo” (particolare) 1959. Bepi Modolo Ciclo di affreschi nella chiesa par- beramente, ho pazione che sin dal Medioevo stia nelle opere di rocchiale di S. Pietro in Gù (Vicenza)
sticciato con le maha formato magnifici nomi entrambi, è palesetite, con qualche
dell’arte italiana in
colore che papà mi
L’avvento del- alla morte.
ogni regione, a Roma
l’industria anche
Stimolati dal suo esempio, destinava parsimoniosamencome a Venezia, Firennel settore dell’ar- tre dei suoi cinque figli han- te. Crescendo, ho cominciato
ze o Milano; e se non
te ha dissolto il no seguito le sue orme, sia a impegnarmi. Mio padre mi
sempre ne sono usciti
frastagliato patri- pure per differenti strade. I ha lasciata sempre molto liautentici maestri, sono
monio di ricchez- Modolo formano un gruppo bera, di copiare o di inventainnumerevoli gli artiza costituito da familiare molto coeso non so- re; mi correggeva quando ero
giani capaci che dalla
queste minuscole lo per naturali motivi d’af- imbarazzata, mi consigliava,
bottega hanno dilatato
strutture, vere cel- fetto, ma anche per ragioni ma non ha mai cercato di cocon il loro lavoro l’inlule di cultura, le d’arte, coesione sviluppatasi stringere la mia mano. Quanfluenza delle scuole dei
quali sono divenu- soprattutto negli ultimi anni do poi ho frequentato lezioni
grandi, dando seguito
te oggi una cita- di vita del padre, come forma d’arte, ne è stato felicissimo.
ai loro orientamenti, alzione nei libri di di collaborazione ai suoi mol- Mi ha aiutata a crescere per
le importanti maniere.
storia locale, nel- ti impegni. Bonizza, Michela gradi, senza sforzarmi. SolCon la nascita delle
la speranza che e Piero Modolo non si sono tanto allora ho cominciato ad
Accademie, spostannon si scelga di specificamente formati nello essergli utile. Anche i miei
dosi la formazione glocestinarne come studio paterno, non escono fratelli Michela e Piero hanno
bale dell’artista ad amimproduttiva an- quindi da una tradizionale scelto liberamente la loro forbienti di più complessa
che la memoria.
bottega d’arte familiare. Tut- mazione in arte, come d’alarticolazione, la botteL’ultimo esem- tavia, la personalità di Bepi tronde Giovanni, che si dediga esaurisce i suoi
pio di famiglia Modolo, la sua concezione ca alla grafica. Michela ha
compiti. Non così per
d’artisti è rappre- dell’impegno nell’arte, di se- inoltre frequentato regolarle famiglie artigiane,
sentato a Vicenza rietà nel lavoro, il criterio tut- mente l’Accademia di Venedove la consuetudine
dai figli del pittore to artigianale e così antico zia ed è diventata una pittrice
all’apprendimento di
Bepi Modolo, no- del fare metodico e accurato, lontanissima dalla maniera di
un mestiere rimane at- Bepi Modolo all’opera nel suo studio di Via Trento ad to frescante di spa- l’insieme di elementi varia- nostro padre».
tiva, mantenendo in Olmo di Creazzo - 1980
Nemmeno di lei si può dizi sacri e creatore mente aggregabili che fanno
ogni caso il valore di
di vetrate istoria- di una persona un esempio, re che le sue opere risentauna prima formazione, sorta mente dimostrato da ogni ri- te, giunto verso la fine degli permangono come sottinteso no delle caratteristiche tradi apprendistato che sfocia svolto del loro percorso anni Cinquanta nella nostra all’impegno creativo dei figli. dizionali, che invece apparin arte se e quando abbiano espressivo.
città, dove ha lavorato sino
A rievocarne la figura è la tengono fino in fondo alle
L
forme create da suo padre.
«Sì, è vero. Non so se e
quanto Bepi Modolo avrebbe
sottoscritto le mie scelte
espressive, ma sono certa che
le avrebbe rispettate. Era
molto comprensivo, la nostra
libertà sarebbe quindi stata
anche oggi al di sopra di ogni
critica, penso. Quanto al suo
tradizionalismo, non dobbiamo dimenticare che nel campo dell’arte sacra, negli anni
in cui lavorava mio padre, i
vincoli erano molto forti. Ricordo che a volte sono stati
anche un peso per lui, li ha
sopportati non senza difficoltà. È un settore dove l’innovazione è lenta, anche ai
nostri giorni, quando tante
cose sono cambiate».
Al di là dell’aspetto legato all’arte, si sente che
ancora esiste in lei un legame complesso con la figura
paterna. È stata comunque
una lezione di vita, quella
appresa dal padre pittore?
«Sotto il profilo umano,
noi fratelli abbiamo imparato
molto da lui: la serietà, l’attenzione minuziosa al lavoro,
l’ordine nell’uso degli stessi
strumenti. Mi raccomandava
sempre di tenere con cura i
pennelli, che la tavolozza fosse ordinata. Era poi paziente.
Ci ha cresciuti con serenità».
Anche adesso che le vostre strade si sono differenziate, Bonizza Michela e
Piero sono pronti a fare
squadra ove necessità lo imponga. Siete molto affiatati?
«Sì, molto, anche professionalmente. Quindi penso
che quella di nostro padre,
anche se in modo un po’ atipico, è stata davvero una
scuola d’arte. Il fatto che siamo una famiglia rappresenta
per noi un ulteriore elemento
di comprensione anche sul
piano lavorativo, una specie
di valore aggiunto, fatto di
affiatamento e solidarietà.
Anche un impegno, probabilmente, al quale però nessuno di noi rinuncerebbe».
Resy Amaglio