Quel che resta dei Giochi Atene tra debiti e nostalgia

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Quel che resta dei Giochi Atene tra debiti e nostalgia
SPORT
58 LA REPUBBLICA
VENERDÌ 31 DICEMBRE 2004
Viaggio nella città olimpica a quattro mesi dalla chiusura: rimangono le grandi opere, il centro abbellito e i mastodontici impianti già abbandonati
10mld
35
IL COSTO
Secondo
una stima
del governo
non ancora
definitiva, i
Giochi sono
costati oltre
10 miliardi
IMPIANTI
Sono stati
costruiti 35
impianti per
le gare: di
questi solo
due sono
ancora in
funzione
5%
2929
IL PIL
La Grecia
ha speso
una cifra
pari al 5%
del suo Pil. Il
debito
pubblico è
salito al 5,4
DAL NOSTRO INVIATO
EMILIO MARRESE
ATENE — “La faccia della Grecia
moderna”, quattro mesi dopo la
cerimonia di chiusura delle Olimpiadi, ha ancora trucco sfatto e occhi cerchiati. Traffico delirante,
cantieri aperti, stadi chiusi, abbandonati e inservibili. Den bariesài, ripetono qui. Come un intercalare o un karma: ancora non sei
stufo, significa. Di preoccuparti,
lamentarti, domandarti. E’ qualcosa a metà tra tira a campare e
nun ce penzà.
Finisce l’anno incredibile della
Grecia: cosa rimane nella cenere
del braciere 124 giorni dopo che s’è spenta
la fiaccola olimpica?
Un magnifico impagabile (soprattutto)
ricordo, una bella metropolitana per pochi
intimi, un ottimo aeroporto, un cavalcavia illuminato di viola,
la vergogna doping,
qualche mascotte
penzolante dagli
specchietti retrovisori delle auto, 35 impianti inutili e una
bolletta terrificante:
10 miliardi di euro, che aumenteranno. «Come faremo? Le banche
estere prima o poi verranno qui e
si prenderanno qualche isola dell’Egeo» sorride Filippos Sirigos,
caporedattore sport di Eleftherotypia, un omone pacioso dalla
barba bianca e l’occhio celeste.
Gira sotto scorta dopo essere stato
accoltellato e pestato da ignoti lo
scorso 19 ottobre in un agguato.
Sta conducendo inchieste su doping, corruzione nel calcio e truffe
olimpiche. E’ uno che non dice
mai den bariesài: l’hanno mandato all’ospedale. Gianna Angelopoulos, la potentissima presidentessa del comitato organizzatore
di Atene 2004, gli ha chiesto 10 milioni di danni dopo che ha scritto
dei suoi presunti legami sospetti
con la società di marketing che ha
fatto tutti i contratti con sponsor e
fornitori. «Ai greci — accusa Sirigos — era stato promesso un miglioramento della vita: solo un decimo di queste promesse sono state mantenute e ad un prezzo tre
volte superiore al previsto. Del business hanno beneficiato solo 5 o
10 persone: i Giochi sono stati fatti per i grandi costruttori, per primo Bobolas e poi Latsis, più l’editore Lambrakis, e per le aziende a
loro collegate».
Alla denuncia di Sirigos si associa Petros Markaris, sceneggiatore
e scrittore di gialli di grande successo anche in Italia: «Hanno costruito stadi troppo grandi, distanti e inutili, facendo anche orrendi scempi ambientali come a
Schinias. Eravamo un paese troppo piccolo per un progetto tanto
grosso, lo dissi subito che questi
Giochi erano una follia. L’immagine della Grecia ha tratto un vantaggio per due settimane, ma
dov’è finito? Ora che abbiamo
problemi con l’euro, dov’è il prestigio? Era un’illusione pensare
che le cose cambiassero dopo l’ingresso nella Ue e le Olimpiadi: nulla è successo. Rimane la stessa
mentalità: i greci sono miraclemakers, ma i miracoli non durano.
Come nel calcio: abbiamo vinto gli
Europei per puro miracolo e ora
tutti i nostri eroi sono tornati a fare anonima panchina in giro per
l’Europa. Abbiamo un grande talento per creare l’impossibile, e dipendiamo da questo. Ma ora che è
tutto finito non abbiamo neanche
levato la spazzatura dagli stadi».
I NUMERI
LE CASE
Il Villaggio
Atleti è
composto da
2929
abitazioni,
assegnate
ma ancora
inutilizzate
Quel che resta dei Giochi
Atene tra debiti e nostalgia
Conti impazziti e stadi pieni di rifiuti: la festa è lontana
Il centro stampa è una
enorme scatola vuota,
il Villaggio un cantiere
fermo e sporco
Lo scrittore Markaris:
“È stata una follia: ora
che siamo in crisi,
dove è il prestigio?”
Vero. Infilando il naso nei cancelli di tutti gli impianti, lo scenario è identico e desolante: immondizia, mucchi di tubi, cavi arrotolati, cartelloni, detriti vari. Dal 29
agosto neanche una passata di
aspirapolvere. Il Parco Olimpico,
le cui spettacolari linee disegnate
da Calatrava illuminano Maroussi
di notte, sarebbe una bella passeggiata anche di giorno. Ma è tutto
recintato, proibito, così vicino così lontano. Monumento ai giorni
felici. Lo aprono solo quando gioca a calcio l’Aek, ventimila spettatori scarsi in quell’astronave da 75
mila. E il Panathinaikos che invece tira a canestro nell’arena dove
l’Italia del basket vinse l’argento.
Ecco: questi sono gli unici due siti
che ogni tanto vengono adoperati, più il capannone dell’Hellinikon, l’ex aeroporto sul mare, che
ha ospitato un concerto di Nick
Cave. Per il resto siamo a zero. Anzi, a meno 100 milioni di euro in
costi di gestione, annui. Se va bene.
Il villaggio degli atleti, zona Traciomacedone, è un quartiere fantasma. Cataste di pannelli qua e là.
Aiuole piene di spazzatura. Ingresso vietato: 366 palazzine,
2.929 appartamenti, 17.428 posti
letto su un’area di 1.240.000 metri
quadri, costo 350 milioni, tutto
ancora da riconvertire. I lavori di
adeguamento (le case non hanno
cucine) e urbanizzazione devono
cominciare. Sarà pronto nel settembre 2005. Sempre se va bene.
L’Oek, l’istituto delle case dei lavoratori, ha già assegnato gli appartamenti con una lotteria, dal 9
all’11 ottobre al
palasport Pace &
Amicizia, tra le
17.583 famiglie che
avevano il diritto di
partecipare. Scene
apocalittiche quando sul
tabellone compariva tra i vincitori un nome albanese o arabo.
Il mastodontico Media Press
Center è un altro scatolone vuoto,
abitato solo da una guardia giura-
ta con la sua stufetta elettrica. Nel
gabbiotto dei custodi quando chiedi
cosa ci faranno lì dentro, ridono: “Un’area
espositiva”, risponde quello che sa l’inglese. E ridono. Nel
Selete, palazzone periferico adibito ad alloggio stampa, ci andrà invece il Ministero della Pubblica
Istruzione, tra due anni. Per ora
nemmeno lì i lavori sono iniziati.
Den bariesài, filosofia di sopravvivenza quotidiana 24 secoli dopo
Aristotele, che nel frattempo è diventato un tram: 4 passeggeri alla
partenza da Moschato sul mare
(ore 14.20) e 16 all’arrivo (ore
15.03) in piazza Sintagma, cuore
della capitale. Le altre quattro
nuovissime linee si chiamano Platone, Aristofane, Tucidide ed
Eschilo. Platone scriveva di bighe
alate che volano nell’iperuranio e
s’è ritrovato su rotaia, 30 fermate a
60 centesimi. Il tram è costato 450
milioni di euro. Non lo usa nessuno, gira voce che fra due anni lo
smantellano. E coi binari magari ci
fanno i mondiali di meccano.
Il centro di Atene però è più bello. Il Comune ha speso 123 milioni
di euro per ammodernare 450
strade (750 km quadrati) e piantare 8200 alberi e 350 mila cespugli
fioriti. Atene è una nobile decaduta che ha speso una fortuna dal
chirurgo per far colpo in abito estivo (con successo), ma che ad
esplorarla bene, dopo la festa, è
ancora piena di rughe e smagliature. Anche quelle hanno un fascino,
e tanto sennò le servirebbero altre
cinque olimpiadi. Ai piedi del Paternone (ancora sotto restauro),
quella stessa metropoli che, miracolosamente, ad agosto funzionò
come un cronografo svizzero per
16 giorni, è tornata nel suo caos di
sempre. Acchiappare al lazo un
taxi, ad esempio, è di nuovo il primo sport nazionale: bisogna corrergli accanto urlando il nome della destinazione, evitando di farsi
arrotare, e 9 su 10 la risposta è una
11.099
4mld
21.500
70mila
GLI ATLETI
Ai Giochi hanno
partecipato 11.099
atleti di 202 nazioni: il
più alto numero di
sempre
LE EMOZIONI
Baldini durante la
maratona. Sopra,
la Angelopoulos
(a sin.) e uno degli
impianti olimpici
GLI SPETTATORI
I Giochi sono stati
seguiti in televisione da
quattro miliardi di
spettatori in tutto il
mondo
I GIORNALISTI
Ad Atene dal 13 al 29
agosto hanno lavorato
21.500 inviati tra
giornalisti, tecnici e
fotografi di tutti i media
LA SICUREZZA
Per garantire la
sicurezza sono stati
spesi 2 miliardi di euro e
impiegati circa 70 mila
agenti
sgasata in faccia. Eppure in quelle
due settimane ad agosto perfino i
tassisti, adeguatamente minacciati, erano garbati come profumiere. Dora Bakoyannis è la prima
donna sindaco di Atene. Vedova
del terrorismo, figlia di premier e
lei stessa indicata come futuro
premier, essendo vice del primo
ministro Karamanlis in Nuova Democrazia. «Atene — dice — è migliorata moltissimo nei trasporti,
si è evoluta e abbellita. La città è
più viva. I costi economici per lo
Stato, non per Atene, sono stati
però molto superiori al previsto e
non saremo in grado di sopportarli senza grandi sforzi. L’obiettivo
della mia amministrazione era unificare i centri archeologici, cioè tremila anni di
storia, in una passeggiata, e l’opera va
completata. I greci
hanno guadagnato
molto in autostima,
nessuno pensava che
potessimo farcela».
La bolletta, si diceva. Il governo ha fatto
un calcolo provvisorio: siamo a 10 miliardi di euro già volati, il
5% del Pil greco. Il primo preventivo diceva 2,5. Un terzo del denaro è stato speso negli
ultimi otto mesi pre-olimpici sotto il ricatto dei fornitori che gonfiavano i prezzi fino a 5 o 10 volte di
più. La sicurezza è costata 2 miliardi: gira voce ora che la metà dei
volontari in servizio fossero agenti camuffati. Il debito pubblico del
2004 balzerà al 5,3%, contro il 3%
fissato come tetto dal patto di stabilità Ue: il governo ha ammesso
che dal ‘97, per un ingenuo errore
di calcolo, la Grecia aveva sempre
sforato quel limite. Era solo una
delle condizioni per poter aderire
all’euro, nel 2001. Per il prossimo
anno sono previsti tagli qua e là sul
sociale e rincari su benzina (il cui
costo industriale è il 2° più alto nella Ue), consumi, sigarette e alcol.
Accade anche dove non hanno fatto le Olimpiadi. «E’ stato un crimine spendere così tanto — afferma
Markaris — ora è il triste momento del conto. Qualcuno dovrà pagarlo: il governo ha detto che non
verrà imposta una tassa olimpica e
se il governo ha detto no, significa
sì».
Gianna Angelopoulos, la discussa artefice di Atene 2004, si difende e traccia un bilancio dell’impresa: «In termini umani i Giochi sono stati un felice e totale successo. Tutti i greci sono stati fieri
della bellezza e dell’eccellenza
tecnica dei Giochi che abbiamo
dato al mondo. Abbiamo mostrato la faccia della Grecia moderna.
Stiamo chiudendo i conti e il budget del comitato organizzatore di
1,9 miliardi è bilanciato. Spendere
meno di 10 miliardi? Oltre all’incalcolabile valore globale di aver
ospitato Giochi di successo, le
spese devono essere commisurata agli straordinari e permanenti
benefici apportati: 10 mila posti
fissi di lavori e 100 mila temporanei, la trasformazione del sistema
dei trasporti e la sensazione nuova
di poter competere contro chiunque nel mondo, e vincere. Siamo
stati capaci di completare in 4 anni un lavoro di 7: nessuno poteva
chiedere di più. Atene ha ospitato
il più alto numero di atleti, giornalisti e arbitri della storia dei Giochi,
proteggendoli con un sistema di
sicurezza di molte volte più grande di ogni precedente edizione.
Abbiamo dimostrato che una piccola nazione può ospitare un’Olimpiade straordinaria».