ANNO 2016 NOtizie dAl 01 dicembre Al 07 dicembre

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ANNO 2016 NOtizie dAl 01 dicembre Al 07 dicembre
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ANNO 2016
Notizie dal 01 dicembre al 07 dicembre
notizie e informazioni SULL’america meridionale e, in particoLare, SULLa
colombia,
raccolte da agenzie, gruppi, istituzioni,
confrontate E comMENTATE CON CONTRIBUTI CRITICI E VALUTATIVi
Pag. 02 - 01 dic. Cuba: equilibri internazionali dopo la scomparsa di Fidel Castro
Pag. 02 - 01 dic. Nicaragua. Ancora proteste per il canale interoceanico: la polizia respinge i
manifestanti
Pag. 02 - 01 dic. Colombia, cade aereo con a bordo una squadra di calcio brasiliana
Pag. 04 - 01 dic. Cosa è successo all’aereo caduto a Medellin
Pag. 05 - 02 dic. La Cooperazione Italiana istituzionale per la Colombia. Tre milioni di euro per
favorire la pace
Pag. 05 - 02 dic. Colombia: Parlamento approva in via definitiva l’accordo di pace
Pag. 06 - 03 dic. Alluvione Colombia: cinque morti a Cali, intensi danni al territorio
Pag. 07 - 03dic. Alcune precisazioni sul nuovo accordo di pace appena ratificato
Pag. 07 - 04 dic. Primi provvedimenti conseguenti agli accordi di pace
Pag. 08 - 06 dic. Particolari sui tre punti più importanti dell’accordo di pace
Pag. 09 - 06 dic. Previsioni per le prossime elezioni colombiane
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01 dic. Cuba: equilibri internazionali dopo la scomparsa di Fidel Castro
In tutta Cuba continuano le cerimonie e le commemorazioni in onore di Fidel Castro. Le ceneri del Lider
maximo, morto a 90 anni sabato scorso, in questi giorni faranno il giro dell’isola caraibica per poi giungere
nella città di Santiago de Cuba, dove domenica prossima, 4 dicembre, verranno celebrati i funerali. Intanto ci
si interroga sui cambiamenti degli equilibri internazionali che la scomparsa di Castro potrà provocare.
Il problema grosso della morte di Fidel – che era politicamente già morto da circa un decennio – consiste
però nel fatto che la sua morte sia praticamente coincisa con l’elezione del prossimo Presidente degli Stati
Uniti, Trump. La condizione attuale di Cuba è in lento miglioramento. Raul è stato tutto sommato un miglior
semi-Presidente di quanto forse molti di noi si aspettassero all’inizio. Dall’altro lato del mare ci sarà questo
nuovo Presidente. Non andiamo subito alla conclusione: è morto Fidel, è arrivato Trump, ma non corriamo
troppo.
Non è pensabile che possa ricostituirsi quel fronte di Paesi latino-americani schierati contro Washington. In
America Latina stiamo assistendo a una pagina un po’ ambigua. Perché dopo l’ondata dell’antimperialismo,
c’è stata questa salita al potere progressiva di governi di centro-sinistra, che sembrava andassero bene, che
avessero migliorato molto le cose… Ma, invece, uno per uno, stanno cadendo: Chavez prima; in Brasile,
purtroppo, non vediamo la fine di questa crisi; la Bachelet in Cile, che era anche lei molto apprezzata, sta
crollando e sembra che non abbia mantenuto le sue promesse. Più che un fronte antiamericano, direi che
adesso sarebbe il momento di fare qualcosa per aiutare l’America Latina. Il problema non è più solo
finanziario, come poteva essere una volta: adesso si tratta di cultura politica, cioè di capacità di costruire
istituzioni comuni, dare vita a intese e a scambi reciproci molto più alti... L’America Latina ha una grande
tradizione eurocentrica: dovremmo non farla cadere nelle braccia di nessuno, ma aiutarla tutti quanti.
01 dic. Nicaragua. Ancora proteste per il canale interoceanico: la polizia respinge i
manifestanti
La polizia ha respinto, con proiettili di gomma e gas, centinaia di contadini provenienti dal sud del Nicaragua
che cercavano di raggiungere la capitale questa notte per partecipare ad una manifestazione di opposizione
alla costruzione del canale interoceanico. Lo hanno segnalato i leader dei movimenti contadini. "Ci sono
molti feriti" ha detto ai giornalisti, senza specificare il numero, l'avvocato Monica Lopez, a capo della
fondazione Popol Nah, che sostiene la lotta dei contadini che verrebbero sfrattati dalle loro terre per la
costruzione del canale.
Mons. Silvio Baez, Vescovo ausiliare di Managua chiede "libertà per la manifestazione dei contadini" e
allega anche il messaggio della leader contadina Francisca Ramírez che ricorda l'articolo 54 della
costituzione politica sul diritto alla mobilitazione.
I manifestanti sono arrivati con un convoglio di camion dalla Nuova Guinea, circa 300 km a sud est di
Managua. La Nuova Guinea è una zona di montagna nel centro del paese, dove dovrebbe passare il canale
interoceanico di 278 chilometri, la cui costruzione il governo ha affidato alla società cinese HKN.
I Vescovi del Nicaragua condannano la violenta repressione del governo contro i contadini, il 29 e il 30
novembre, che sono stati aggrediti dalle forze anti-sommossa della polizia in Nuova Guinea e in altre località
lungo la via che porta a Managua, per evitare che raggiungessero la capitale per partecipare alla marcia in
difesa della loro terra, minacciata di sfratto per la costruzione del canale interoceanico.
"Siamo vicini al popolo e siamo coerenti in questo. Non siamo accanto ai potenti, ma vicino alla nostra
gente" ha detto Mons. Jorge Solórzano, portavoce e Segretario generale della Conferenza Episcopale
Nicaraguense (CEN). Parlando con alcuni giornalisti ha anche espresso la preoccupazione dei Vescovi per
l'ondata di violenza da parte del governo contro i diritti dei cittadini.
"Questo non è normale, stanno superando il limite. Il popolo deve essere coraggioso, dobbiamo sempre
cercare di difendere i diritti e noi siamo con loro... Abbiamo chiesto (al presidente Ortega) in diverse
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occasioni il dialogo, le libere elezioni, ma non ci ha mai ascoltato. Adesso gli chiediamo calma, di non
reprimere il popolo" ha esortato Mons. Solórzano. I Vescovi sono stati invitati ad incontrare Luis Almagro,
Segretario generale dell'Organizzazione degli Stati Americani (OAS), che si trova in visita nel paese.
Dopo gli scontri risultano molti contadini feriti. La tensione rimane alta anche perché oggi, giovedì 1
dicembre, è in programma una manifestazione contro il sistema elettorale organizzata dai gruppi politici
dell'opposizione e dai movimenti sociali del paese.
01 dic. Colombia, cade aereo con a bordo una squadra di calcio brasiliana
Un aereo con a bordo la squadra brasiliana della Chapecoense è precipitato in Colombia, a 50 km da
Medellin. Sul velivolo viaggiavano 68 passeggeri e 9 membri dell'equipaggio. La torre di controllo ha perso i
contatti con l'aereo, ritrovato poi dai soccorsi. La squadra brasiliana viaggiava verso Medellin per la gara di
andata della Copa Sudamericana contro l'Atletico Nacional. Il bilancio è di 71 morti e 6 sopravvissuti.
L'incidente è avvenuto nella regione Antioquia, in Colombia e trasportava 72 passeggeri più 9 membri
dell'equipaggio.
L'aereo, un RJ85 proveniente dall'aeroporto
internazionali Viru Viru di Santa Cruz de la
Sierra in Bolivia, nella notte di lunedì stava
sorvolando le città di La Ceja e Abejorral
quando ha perso contatto con la torre di L'aereo.
Le operazioni di soccorso sono rese difficili dalla
morfologia del luogo, il Cerro Gordo, nella
municipalità di La Union, una zona boschiva,
dove con ogni probabilità il capitano del velivolo
ha effettuato un atterraggio di emergenza.
Sull'aereo volava tutta la Chapecoense, squadra
brasiliana diretta a Medellin per giocare l'andata
della finale della Copa Sudamericana mercoledì
contro l'Atletico Nacional. Come riporta
Eltiempo.com la squadra brasiliana è stata
costretta a cambiare volo su ordine delle autorità
brasiliane poco prima della partenza: il club
doveva viaggiare su un volo charter ma poco prima di partire per Medellin non è arrivata l'autorizzazione al
volo dell'aviazione civile brasiliana, che ha costretto la squadra a cambiare i biglietti e a imbarcarsi sul volo
di linea poi precipitato.
"Essendo consci dei danni irreparabili causati da questo terribile evento, i club capiscono che questo è il
momento dell'unità, del supporto e dell'assistenza alla Chapecoense" scrivono i maggiori club brasiliani, tra
cui Palmeiras, Corinthians, Santos e San Paolo, in una nota congiunta. "In questo senso, le società hanno
stabilito queste misure di solidarietà per la Chapecoense: prestito gratuito dei giocatori per la stagione 2017
(in Brasile il campionato si disputa nell'anno solare); e formale richiesta alla Cbf (la federcalcio brasiliana)
per fare in modo che la Chapecoense non possa retrocedere in Serie B del campionato per le prossime tre
stagioni.
"Sul luogo della tragedia non c'erano tracce di combustibile". Lo sottolinea Alfredo Bocanegra, responsabile
dell'aviazione civile della Colombia, sulla tragedia di Medellin, precisando che al momento non si esclude
nessuna ipotesi sulle cause dell'incidente. Rispondendo alla domanda dei media sul fatto se il velivolo
boliviano fosse al limite dell'autonomia di volo, Bocanegra ha sottolineato che "nella zona della tragedia non
c'è puzza di combustibile.. se l'aereo avesse avuto sufficiente rifornimento di carburante, o da scaricarne in
volo, poi ci sarebbe stata un'esplosione o comunque sul terreno avremmo trovato resti della benzina sparsa
nell'ambiente".
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Sei persone sono sopravissute all'incidente aereo di Medellin: lo rende noto l'aeronautica civile colombiana. I
sei sono: la hostess Ximena Suarez, il tecnico Erwin Tumiri; i calciatori del Chapecoense Alan Ruschel,
Jackson Follmann e Helio Zampier; il giornalista Rafael Valmorbida.
Il presidente della Colombia, Juan Manuel Santos, afferma che il suo Paese è a lutto a seguito dello schianto
dell'aereo su cui viaggiava la squadra di calcio brasiliana Chapecoense.
01 dic. Cosa è successo all’aereo caduto a Medellin
Qualcuno, dentro LaMia Airlines, potrebbe aver fatto male i conti. Oppure lo sapeva ma ha taciuto pur di
massimizzare i ricavi. Il tutto condito con un pizzico di sfortuna - traffico moderato nella fase di atterraggio scarsa visibilità nella zona e persino una spia che non si accende perché a bordo c’è un problema elettronico.
Così alla fine potrebbe essere stata una questione di 8-9 minuti in cui il carburante è venuto meno. Se la
verità la potrà stabilire l’inchiesta (le due scatole nere sono state recuperate e sembrano in buone condizioni),
c’è un elemento difficile da smentire: il velivolo precipitato, un BA Avro RJ85 - di 17 anni da poco uscito
indenne da una serie di controlli nel Regno Unito - stava volando su una rotta troppo lunga per la sua
autonomia. Tracciando una retta da Santa Cruz (Bolivia) a Medellín (Colombia) ci sono 1.848 miglia
terrestri di distanza, 2.974 chilometri. L’aeromobile in questione, con il carico massimo (di passeggeri,
bagagli, cargo) ma anche di carburante, potrebbe arrivare fino a 1.808 miglia, cioè 2.909 chilometri.
A pochi chilometri dall’aeroporto di Medellín l’equipaggio avrebbe notificato alla torre di controllo problemi
di natura elettrica a bordo.
Problemi non meglio precisati le scatole nere chiariranno tutto che avrebbero comunque portato
il personale di terra a dare la
priorità all’atterraggio. Non è un
elemento di poco conto: in quegli
istanti, secondo le informazioni
fornite dal sito di monitoraggio
Flightradar24, attorno alla pista
numero 36 - con approccio da
Sud - c’è un po’ di traffico:
diversi velivoli da tempo stanno
facendo giri in attesa dell’ok
all’atterraggio. L’atterraggio che
viene autorizzato prima al volo
8170 della compagnia Viva
Colombia, partito da Bogotà,
diretto a San Andres ma poi
dirottato a Medellín.
L’aereo Avianca, che segue - partito da Cartagena, volo numero 9771 - vira per lasciare spazio agli altri.
Così tocca al volo Latam 3020 decollato da Bogotà toccare l’asfalto. Poco dopo ecco il via libera
all’atterragio per il jet di LaMia Airlines. In seguito la torre di controllo perde ogni contatto. Mentre il
traffico veniva smaltito il BA Avro RJ85 ha percorso altre miglia. Ed è proprio qui che potrebbe aver finito il
suo carburante. Elemento che potrebbe aver contribuito all’incidente o, addirittura, essersi trasformato nella
causa principale. Non era la prima volta che l’unico velivolo attivo della compagnia di charter effettuava
quel percorso oltre il limite. Ma nelle altre occasioni - secondo le prime informazioni fornite dai database
internazionali - viaggiava più leggero. Lo confermerebbero anche le durate: se il tragitto di ieri si è interrotto
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dopo 4 ore e 42 minuti, le altre volte sono servite al massimo 4 ore e 33 minuti. Atterraggio, di successo,
compreso.
La Federazione del calcio sudamericana (CONMEBOL) ha annullato tutte le attività sportive fino a nuovo
ordine a causa della sciagura aerea in Colombia: lo ha annunciato la stessa CONMEBOL, sottolineando che
il suo presidente, Alejandro Dominguez, è partito per Medellin. E' stata annullata quindi anche la prima di
due partite della finale della Copa Sudamericana: la squadra brasiliana di serie A Chapecoense, che si
trovava a bordo dell'aereo, avrebbe dovuto giocare mercoledì a Medellin contro l'Atletico Nacional.
02 dic. La Cooperazione Italiana istituzionale per la Colombia.
Tre milioni di euro per favorire la pace (da comunicato del Ministero degli Esteri e della
Cooperazione)
La Colombia è stata teatro negli ultimi 50 anni di un violento conflitto armato tra le forze governative e i
guerriglieri delle Farc. Le violenze hanno provocato oltre 200 mila morti e lo sfollamento forzato di più di
cinque milioni di persone, distruggendo gran parte del tessuto sociale del paese e ostacolandone fortemente
lo sviluppo economico. Ha inoltre avuto ripercussioni destabilizzanti significative nei paesi limitrofi, in
particolare Ecuador e Venezuela, che hanno dovuto far fronte per decenni a un notevole afflusso di profughi.
Nel 2012 è iniziato un negoziato tra il governo e le Farc che si è concluso positivamente a L’Avana il 24
agosto scorso. A seguito del risultato negativo del referendum popolare dell’ottobre successivo, sono
attualmente in corso ulteriori trattative per modificare il testo dell’accordo di pace.
In questo contesto, l’Unione europea ha proposto l’istituzione di un apposito Fondo fiduciario per il sostegno
alla Colombia nella fase postconflitto che l’Italia ha deciso di sostenere con finanziamento di 3 milioni di
euro. Istituito per un periodo limitato (fino al 31 dicembre 2020), il Fondo permetterà agli stati membri
interessati di contribuire in maniera effettiva e coordinata all’attuazione dell’accordo di pace e fornirà
assistenza immediata e sostegno a”mediortermine alla popolazione. In particolare, il Fondo finanzierà le
attività nel settore dello sviluppo locale che contribuiranno, tra l’altro, a sostenere la politica agricola
globale, comprese le questioni connesse alla proprietà fondiaria; stimolare l’attività economica e la
produttività nelle zone rurali remote colpite dal conflitto anche attraverso le iniziative pubblico-private il
sostegno al sistema delle cooperative; sminare zone specifiche direttamente colpite dal conflitto, cercando di
evitare sovrapposizioni con altri soggetti impegnati nel settore; rafforzare la presenza dello Stato nelle zone
colpite dal conflitto tramite la promozione di buone pratiche di gestione, nonché di una maggiore capacità di
erogazione dei servizi; ripristinare il tessuto sociale, in particolare tramite il rafforzamento delle capacità
dell’amministrazione locale e della partecipazione della società civile all’elaborazione delle politiche.
Sarà inoltre prestata un’attenzione particolare alle popolazioni indigene e afrocolombiane, alle donne e ai
bambini; verrà promosso lo sviluppo alternativo e l’utilizzo sostenibile delle risorse naturali al fine di
migliorare i mezzi di sussistenza delle comunità rurali; verrà sostenuta la resilienza in termini di protezione,
di sicurezza alimentare e di servizi di base, in particolare per le persone più vulnerabili, compresi gli sfollati
interni e le persone rimpatriate.
Il contributo permetterà all’Italia di sedere con diritto di voto al tavolo del Comitato direttivo del Fondo
fiduciario.
02 dic. Colombia: Parlamento approva in via definitiva l’accordo di pace
Ventiquattr’ore dopo il Senato, anche la Camera dei rappresentanti della Colombia ha dato ieri il via libera
definitivo al nuovo accordo di pace tra Governo e Farc. Un voto avvenuto all’unanimità (130 sì), così come
era avvenuto nella Camera alta (70 voti). In entrambi i casi - riporta l'agenzia Sir - i rappresentanti del Centro
democratico, il partito dell’ex presidente Alvaro Uribe e maggior forza di opposizione, non hanno
partecipato al voto.
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In effetti, al di là degli esiti del voto parlamentare, non è venuta meno nella vita politica del Paese la
polarizzazione che aveva portato al fallimento del primo accordo di pace, con la bocciatura avvenuta nel
plebiscito del 2 ottobre. Per gran parte delle forze politiche i cambiamenti rispetto a quell’accordo sono stati
sostanziali. Per il Centro Democratico il nuovo accordo è un “coniglio” tirato fuori dal prestigiatore, cioè il
Presidente Santos.
I ribelli, ha affermato il presidente colombiano dovranno essere trasferiti nelle zone previste entro cinque
giorni a partire da oggi, mentre il processo di disarmo inizierà entro un mese. Ora che è stato ratificato
l’accordo, dovranno essere approvate le leggi applicative, a partire dall'amnistia dei guerriglieri.
La Chiesa colombiana si era già espressa nei giorni scorsi sul nuovo accordo, esprimendo “felicitazione e
speranza nella sua implementazione”, cioè approvandolo quasi con sofferenza e tornando a promuovere la
campagna informativa “Acciones Conscientes, Tu Compromiso con el Futuro” da diffondere tra la
popolazione e, in particolare, raccomandando agli operatori pastorali una cultura di pace e accompagnando
nel territorio la conoscenza sui contenuti dell’accordo. Fin da subito, infatti, inizierà la smobilitazione dei
guerriglieri, che saranno radunati per un determinato periodo in alcuni punti del Paese e saranno reintrodotti
gradualmente nella vita civile.
La Chiesa sta promuovendo in questi giorni laboratori in vari punti del Paese, promossi dalla Commissione
di conciliazione nazionale, con l’obiettivo di coinvolgere leader sociali, campesinos, vittime del conflitto
nella necessaria opera di pacificazione e riconciliazione. In particolare, in questa settimana, due laboratori si
sono svolti nelle diocesi di Istmina-Tadó (nel dipartimento del Chocó, nella parte occidentale del paese) e di
Arauca (nell’omonimo dipartimento orientale, ai confini con il Venezuela).
03 dic. Alluvione Colombia: cinque morti a Cali, intensi danni al territorio
Nella giornata di ieri, una pesante alluvione ha
interessato la Colombia producendo intensi
danni a Cali. Numerose sono le frane, gli
allagamenti e gli alberi caduti. Secondo il
corpo dei vigili del fuoco di Cali, la principale
emergenza si è presentata nel quartiere Siloe,
dove sei persone hanno perso la vita nel crollo
di una casa. Attualmente si procede alla conta
dei danni, fonti ufficiali hanno confermato il
crollo di quattro case, oltre ad aver riportato il
salvataggio di tre persone. In diversi settori
della città si sono registrate numerose
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emergenze per lo straripamento del fiume che passa in città. Inoltre, numerose risultano le interruzioni
stradali. Maggiori informazioni verranno fornite nel corso dei prossimi aggiornamenti.
03dic. Alcune precisazioni sul nuovo accordo di pace appena ratificato
Non ci sará piú alcun referendum popolare, peraltro non obbligatorio.
Uno degli argomenti piú controversi dell’ accordo era la possibilitá che i guerriglieri delle FARC potessero
partecipare alla vita politica della Colombia e entrare in Parlamento. Non é stata peró accettata la richiesta di
escludere dalla politica gli ex guerriglieri delle FARC, anche perché lo scopo dell’ accordo era proprio quello
di facilitare il reinserimento dei guerriglieri nella vita sociale del Paese.
Nel vecchio testo bocciato al referendum era previsto che le FARC avrebbero avuto 5 Deputati e 5 Senatori,
al di lá dei voti ottenuti e che avrebbero ricevuto il 10% dei finanziamenti pubblici che lo Stato garantisce ai
partiti politici. Nel nuovo testo non si specifica piú una cifra, ci si limita a garantire alle FARC una somma
annuale, fino al 2026, pari alla media di quella ricevuta dagli altri partiti prima dell’accordo di pace e una
presenza in Parlamento per due legislature consecutive.
Un altro punto controverso e parzialmente modificato riguarda invece l’ uguaglianza di genere. I settori
cristiani della Colombia, soprattutto le Chiese Evangeliche, si erano schierate contro il primo accordo di pace
perché quei patti firmati a La Habana tra il Governo e le FARC “violano i principi evangelici come quello
della famiglia quando si parla di equiparare i valori della donna a quelli di questi gruppi…”. Il riferimento é
alla comunitá Lgbtq e ai diritti come il matrimonio egualitario e la possibilitá di adozione giá comunque
garantiti per legge in Colombia. Il Presidente della Congregazione Evangelica Edgar Castaño conta su una
forza elettorale di circa 10 milioni di persone, un gruppo di pressione importante tanto che i riferimenti all’
uguaglianza di genere sono passati, dal vecchio accordo al nuovo patto, da 144 a 55. Il Presidente Santos
dichiaró: “Toglieremo tutto quello che possa essere una minaccia per la Chiesa, cercheremo una frase, una
parola che non spaventi i credenti cristiani…”. Non é una resa nei confronti delle pressanti richieste della
comunitá cristiana, é solo una realistica presa di coscienza della loro forza politica nel Paese e per evitare
uno scontro frontale tra il Governo e la Chiesa, ha accettato che nel nuovo accordo non venissero citati
esplicitamente gli omosessuali, ma ribadisce la piena volontá di riconoscere a tutti i cittadini piena
uguaglianza.
Al di lá delle polemiche che un accordo storico come quello firmato sicuramente susciteranno, il Presidente
Santos é riuscito, dopo 52 anni di guerriglia, a ridare alla Colombia la speranza di un futuro di pace e questo
non puó non essergli riconosciuto.
04 dic. Primi provvedimenti conseguenti agli accordi di pace
Gli ex guerriglieri delle Farc, le Forze armate rivoluzionarie della Colombia, hanno cominciato le operazioni
di disarmo e si aspettano ora la liberazione anticipata dei loro compagni catturati dall'esercito regolare. E’
quanto annunciato da un capo del movimento di stampo marxista all’indomani dell’entrata in vigore del
cosiddetto accordo di pace bis, approvato lo scorso giovedì dal parlamento colombiano dopo mezzo secolo di
guerra civile. Questo “accordo bis”, come è stato definito dalla stampa, ora ratificato rappresenta l’inizio di
un trattato di fiducia, di una nuova storia delle relazioni della vita colombiana. L’implementazione di questo
accordo ha un calendario definito nei minimi particolari e che dovrà essere attuato concretamente. Il primo
problema sarà la definizione ed accettazione delle zone, già individuate dove gli ex guerriglieri saranno
momentaneamente invitati a risiedere. Queste zone dovranno essere ora allestite, quindi, con luoghi dove
sarà possibile vivere e studiare: vivere una vita normale e non più nella giungla. Contemporaneamente, in
questo secondo passo si prevede conseguentemente la consegna degli armamenti più importanti quali armi
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pesanti (mortai, lanciarazzi, , mine, ecc., per arrivare progressivamente ad una smilitarizzazione diffusa e
definitiva.
L’accordo di pace stabilisce un percorso - potremmo dire - “ideale” che dovrà trovare, col tempo, la sua
implementazione concreta. A seconda dei reati commessi, alcune delle persone attualmente in prigione
potrebbero tornare in libertà anche se dovrà farsi carico successivamente il famoso Tribunale della pace per
risolvere l’eventuale discrimine, dovendo decidere il livello di responsabilità dei singoli guerriglieri. Ora,
bisogna tener presente che tutto questo deve trovare la “materialità” dove potersi realizzare: bisogna istituire
luoghi – per il Tribunale speciale – bisogna fare delle liste complete dei guerriglieri; identificare le persone
con nome e cognome, perché molte di queste hanno avuto finora dei nomi di battaglia e quindi non si
conoscono le identità; e così via. È un processo molto complesso dal punto di vista pratico, che coinvolge
migliaia di persone in tutto il Paese.
Sembra che la Chiesa voglia uscire allo stato di indifferenza, per non dire di relativa opposizione, anche se
non decisamente manifesta in quanto, specialmente a questo livello la sua partecipazione è molto importante
e in alcuni casi e in certe situazioni, determinante. La Chiesa, proprio per il suo radicamento nel territorio,
può svolgere una funzione unica, che è quella di riconciliazione a livello locale, nei posti più sperduti, sulle
montagne, le persone che si sono, per oltre 50 anni, affrontate, confrontate tra di loro: quindi contadini,
guerriglieri. Qui si tratta di fare, attraverso le parrocchie della Chiesa cattolica e le altre istituzioni religiose,
un’opera concreta, quotidiana, minuziosa, di riconciliazione: aiutare le persone a ritrovare una dinamica della
vita quotidiana, a trovare le parole per questa riconciliazione; superare ogni forma di rancore e di odio
predicandone il perdono cristiano; identificare le persone che alle volte sono rimaste coinvolte in questo
conflitto e non si sa dove siano sepolte ecc. C’è un lavoro di base importantissimo che deve costituire un po’
l’architrave, il fondamento, che poi sorreggerà quell’accordo che, in tutto il Paese, nessun’altra istituzione
della società civile può fare.
06 dic. Particolari sui tre punti più importanti dell’accordo di pace
Le 310 pagine che compongono il testo del nuovo accordo includono la maggior parte delle modifiche
proposte dalle varie entità che avevano osteggiato il precedente accordo. Il Fronte del NO, formato da
associazioni di vittime della guerriglia, associazioni religiose, sociali e politiche, senatori, deputati e membri
dei principali partiti, all’indomani del referendum, aveva infatti presentato al Governo più di 500 proposte di
modifica dell’accordo, poi razionalizzate e raggruppate in 57 macro-proposte. Di queste ben 56 sono state
accettate da entrambe le parti durante le negoziazioni e solo una – inevitabilmente la questione più spinosa e
complessa, quella riguardante le possibilità di una futura partecipazione politica delle stesse FARC come
movimento democratico – è rimasta fuori dal processo negoziale.
Fondamentalmente i punti salienti del nuovo accordo riguardano tre questioni specifiche: la giustizia
transizionale, i risarcimenti alle vittime della guerriglia e la partecipazione politica degli appartenenti alle
FARC. Per quanto riguarda il primo punto, oltre ad eliminare la presenza dei giudici stranieri all’interno dei
tribunali speciali riuniti nell’organo giudiziario appositamente creato, il JEP (Jurisdicción Especial de Paz –
Giurisdizione Speciale della Pace), viene introdotta la possibilità di una restrizione effettiva di libertà per gli
ex combattenti FARC giudicati colpevoli che abbiano confessato i propri crimini in sede processuale. Nel
precedente accordo, invece, non era specificato a quale tipo di restrizione di libertà sarebbero stati sottoposti
i condannati reo confessi. Al contrario, per i condannati non reo confessi rimane l’obbligo di scontare la pena
in strutture carcerarie. Ma la modifica più rilevante riguarda senz’altro il regime giuridico dello stesso JEP, il
quale è costituito al suo interno da quattro tribunali con differenti funzioni, ovvero la Sala de
Reconocimiento de Responsabilidad, nella quale si concretizza l’avvicinamento ed il confronto tra le vittime
e gli autori dei crimini relazionati con la guerriglia, la Sala de Amnistías o Indultos, con il compito di
verificare se un determinato caso possa o meno rientrare nelle previsioni giuridiche dell’amnistia, la Sala de
Definición de Situaciones Jurídicas, destinazione dei casi non includibili nell’amnistia e tramite, infine,
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verso il Tribunal de la Paz, ovvero il tribunale vero e proprio chiamato a giudicare nei casi non includibili
nell’amnistia. Nel precedente accordo di Pace l’intero sistema del JEP veniva situato all’interno di un ambito
giuridico speciale e quindi tecnicamente al di fuori del quadro giuridico costituzionale colombiano. Il nuovo
accordo invece pone in maniera inequivocabile il JEP all’interno del quadro costituzionale, permettendo
quindi alla Corte Costituzionale di svolgere una funzione di controllo e revisione delle sentenze. In questo
modo la Corte Costituzionale assume il ruolo di tribunale di ultima istanza, in un meccanismo giuridico che
dovrà, in seguito, essere necessariamente definito nei dettagli ma che lascia prevedere un margine di
manovra relativamente ampio per i giudici costituzionali.
Il secondo punto rilevante riguarda invece la questione dei risarcimenti da parte delle FARC. Il nuovo
accordo prevede quindi l’obbligo per le stesse FARC di consegnare in mani governative ogni bene di
rilevanza economica al fine di procedere al risarcimento delle vittime della guerriglia. La pena, per i membri
delle FARC che non rispettino l’obbligo imposto, sarà la perdita della possibilità di accedere alla
giurisdizione speciale, il che equivale a dire che i crimini commessi saranno perciò qualificati come crimini
comuni e quindi giudicati da tribunali ordinari, i quali inevitabilmente applicheranno pene decisamente più
severe rispetto al massimo di otto anni di restrizione della libertà (nel caso di confessione dei crimini
commessi da parte dell’imputato, mentre è prevista una pena massima di vent’anni di reclusione effettiva nel
caso di non reo confessi) previsti dalle norme del JEP. In effetti questa tematica era considerata
particolarmente rilevante dai sostenitori del Fronte del NO e, secondo le analisi del voto referendario, era
stata proprio la sensazione di impunità percepita dai cittadini colombiani, unita alla non meglio specificata
obbligatorietà dei risarcimenti, ciò che aveva fatto propendere gli elettori per la scelta del NO al referendum
del 2 ottobre.
Infine, il terzo punto del nuovo accordo che è necessario evidenziare concerne la partecipazione politica
degli ex guerriglieri mentre, come detto, non è stato raggiunto un accordo sulla partecipazione politica delle
FARC come movimento democratico. Secondo le modifiche apportate all’accordo adesso gli ex guerriglieri
non potranno essere eletti a cariche pubbliche nelle 16 circoscrizioni in cui sono suddivise le zone di
conflitto, mentre nulla vieta ai candidati FARC di presentarsi come candidati nelle altre 36 circoscrizioni del
Paese.
06 dic. Previsioni per le prossime elezioni colombiane
Il presidente Santos, recentemente in visita negli Stati Uniti, aveva spiegato davanti al Congresso americano i
principali punti dell’accordo in questione, difendendo il suo operato ed evidenziando come la concertazione
tra le parti resti l’unica strada percorribile per la Pace. Dal canto suo, invece, il Fronte del NO guidato dall’ex
Presidente Uribe ha tuttora espresso diverse critiche, cosa che non ha però impedito l’approvazione
dell’accordo da parte del Congresso, avvenuta con tempistiche da record tra martedì 29 e mercoledì 30
novembre.
Ma la questione è tutt’altro che terminata con l’approvazione parlamentare del nuovo testo. Si aprirà adesso
una fase estremamente delicata nel processo di pace: quella dell’attuazione legislativa delle previsioni
contenute nel nuovo Accordo. Il primo vero banco di prova sarà la necessaria formulazione di una legge di
indulto e amnistia, indispensabile per assicurare il disarmo e la smobilitazione di migliaia di guerriglieri
FARC. La legge dovrà essere approvata nei prossimi 180 giorni ed il suo cammino appare già in salita, con il
Fronte del NO determinato ad escludere dall’amnistia una serie di reati anziché i soli crimini di guerra come
previsto invece dall’Accordo.
Con le elezioni presidenziali previste nella primavera del 2018 il dibattito sull’Accordo di Pace entra
inevitabilmente nell’agenda politica degli aspiranti alla Presidenza. Ad oggi è possibile individuare, a grandi
linee, tre differenti schieramenti politici in base al diverso orientamento verso l’Accordo di Pace: il primo è
ovviamente quello dell’attuale Governo, sostenitore dell’Accordo e che, vista l’impossibilità per Santos di
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candidarsi ad un terzo mandato, potrebbe candidare Humberto de la Calle, il capo della delegazione
governativa durante i negoziati con le FARC, oppure il popolare ex sindaco di Medellín, Sergio Fajardo. Il
secondo schieramento è costituito da quel comparto della politica colombiana che mantiene una sorta di
posizione intermedia. Ovvero quel settore che non considera troppo entusiastici i termini dell’Accordo di
Pace, ma che allo stesso tempo non si oppone del tutto ad esso. L’attuale Vicepresidente della Repubblica
Germán Vargas Lleras, del Partido Cambio Radical, sembra essere l’esponente più in vista di questa fazione
ed è quindi probabile che rassegni le sue dimissioni nel corso del 2017 per presentare la propria candidatura
e partecipare alla campagna elettorale. Il terzo ed ultimo schieramento è ovviamente quello che più di tutti si
oppone all’Accordo, ovvero il cosiddetto Fronte del No, che per la verità è più eterogeno di quanto non
sembri. Di questo schieramento fa ovviamente parte l’ex Presidente Uribe, il quale non potrà però
ricandidarsi alla Presidenza della Repubblica avendo già ricoperto la carica per due mandati. I due maggiori
partiti di questo blocco, il Partido Conservador e quello denominato Centro Democratico fondato dallo stesso
Uribe, potrebbero allora proporre la candidatura di Alejandro Ordóñez, ex Procuratore Generale della
Repubblica e feroce oppositore di un qualsiasi accordo con le FARC, oppure quella di Marta Lucía Ramírez,
avvocatessa, ex senatrice tra le fila del Partido Conservador e già candidata alla Presidenza nel 2014, quando
ottenne un rispettabile terzo posto con il 15 per cento dei voti.
Inevitabilmente il dibattito sull’accordo di Pace e sulle sue applicazioni legislative potrebbe correre il rischio
di divenire un’arma politica devastante in vista della prossima campagna elettorale ma, com’è facile
supporre, questo avrebbe il perverso effetto di inasprire ancora di più uno scontro politico giocato su un
terreno, quello della pace, già di per sé decisamente delicato. La paradossale speranza, per l’attuale Governo,
per le FARC e forse per l’intera Colombia, è che le principali norme attuative dell’Accordo vengano
promulgate molto prima dell’inizio della lunga campagna elettorale.
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