Uno strumento per il credito possibile: Workinvoice

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Uno strumento per il credito possibile: Workinvoice
Appunti La newsletter del Consorzio Camerale per il credito e la finanza Ottobre 2015
La parola ai protagonisti
Uno strumento per
il credito possibile:
Workinvoice
Ne parliamo con Fabio Bolognini,
fondatore di Workinvoice
A cura di G. Paglietti
Cos'è Workinvoice e come nasce l’idea?
Workinvoice è una piattaforma digitale
che consente anche in Italia il trading di
crediti commerciali per trasformare
fatture in liquidità per le piccole e medie
imprese e crea condizioni ideali perché il
risparmio si possa indirizzare sull’economia
reale del nostro paese fatta di piccole e
medie imprese.
L’idea non è originale, perché replica
modelli e piattaforme già iper-attive in
USA e in Gran Bretagna; è invece originale
l’adattamento alle abitudini del mercato
italiano fatto di pagamenti lunghi e spesso
in ritardo e la cornice legale con cui
diventa possibile cedere crediti con un
semplice click su un portale internet, in
modo
veloce
e
accurato
ma
assolutamente in linea con la legge
italiana.
Quali sono le aziende target e cosa
devono fare per accedere al portale?
Posso dire che cedere crediti e fatture
aiuta tutte le imprese. Infatti nel momento
in cui i fatturati si stanno riprendendo,
l’impegno in capitale circolante cresce e
il sistema bancario ancora fatica ad
accontentare tutti. Per le modalità con
cui opera Workinvoice i maggiori benefici
sono per le piccole imprese e le startup
che incontrano limitazioni nell’accesso al
credito tradizionale purché abbiano un
portafoglio clienti di buona qualità e di
dimensione almeno media. Le imprese si
devono semplicemente registrare sul
portale, trasmettere pochi documenti per
posta elettronica per le nostre valutazioni
e poi, se tutti i criteri sono rispettati, firmano
il nostro contratto e iniziano ad operare
dopo pochi giorni dalla richiesta.
Qual è il meccanismo adottato per dare
liquidità alle imprese?
Ci basiamo sul semplice utilizzo del codice
civile che consente la cessione di qualsiasi
credito, nel nostro caso pro-soluto, ma la
cornice giuridica è assistita dalla
tecnologia che velocizza i processi sul
web, accorcia i tempi di risposta e offre
alle imprese la massima semplicità
nell’utilizzo.
Le fatture che rappresentano i crediti
vengono caricate online dalle imprese,
verificate da noi e messe in asta. Quando
trovano un acquirente nell’asta il 90%
della fattura viene pagato in due giorni
come acconto della compravendita. Il
saldo pari al 7-8% viene pagato quando la
fattura viene incassata dall’acquirente,
che trattiene la sua remunerazione per il
rischio.
Trieste, Canal Grande
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Appunti La newsletter del Consorzio Camerale per il credito e la finanza Ottobre 2015
Ci sono limiti minimi o massimi per gli
importi delle fatture da proporre sul
portale?
L’importo minimo è di soli 10mila euro, non
c’è un massimo anche se ovviamente per
fatture superiori a 100mila euro il rating
non basta e lavoriamo più finemente per
trovare un acquirente che investa importi
simili su un solo debitore. Con l’arrivo degli
investitori istituzionali questo problema
tenderà a scomparire per le notevoli
masse di denaro che sono disponibili su
questo tipo d’investimento a breve
termine.
Fate una selezione preventiva delle fatture
presentate dalle imprese?
Certamente, oltre all’importo vogliamo
offrire agli investitori solo crediti con
elevatissima probabilità di essere pagati,
quindi un rating di assoluta tranquillità
(misurato da ModeFinance, una delle 3
agenzie di rating italiane approvate
dall’ESMA), dimensioni del debitore
superiori a 10 milioni di euro di fatturato e,
molto
importante,
una
storia
di
pagamenti regolari sulle forniture passate.
Chi valutate? L'impresa o il debitore?
La
piattaforma
fornisce
automaticamente una valutazione del
debitore, perché questo è il solo rischio
acquistato dall’investitore. Gli investitori si
aspettano che noi operiamo una
valutazione anche sulle imprese che
vendono crediti per alzare il livello
qualitativo del mercato e su questo
abbiamo un processo meticoloso e
veloce che si focalizza sulla continuità
della piccola impresa e la capacità di
essere un buon fornitore.
funzione di pochi parametri (il rating del
debitore, la durata del credito, la liquidità
del mercato,…). Questo costo comunque
non può mai superare quanto stabilito
dall’impresa in asta. La commissione
pagata a Workinvoice è una percentuale
predefinita tra lo 0,4% e lo 0,9%
dell’acconto ricevuto dopo l’asta.
Cosa succede se il debitore non paga la
fattura?
Se il mancato pagamento non è dovuto
a contestazioni sulla fornitura, ma
all’insolvenza del debitore la cessione prosoluto significa che l’impresa che ha
venduto trattiene il suo acconto, non
riceverà il saldo ovviamente ma toccherà
all’investitore tentare il recupero del
credito.
Se il mancato pagamento è dovuto solo
a un ritardo informiamo l’investitore che
normalmente attende, se gli vengono
fornite informazioni precise sull’entità del
ritardo. Questo è il caso che va gestito
con maggiore sensibilità in un paese che
purtroppo ha un ritardo medio di 19 giorni
sui pagamenti tra imprese.
Chi sono
investitori?
e
come
selezionate
gli
Attualmente sono in prevalenza investitori
privati
ma
data
l’entità
minima
dell’investimento (pari a 50mila euro) si
tratta di investitori sofisticati che investono
Quali sono i costi per le imprese?
Prima di tutto sono costi trasparenti e
comprensibili. Il costo che sostiene la
piccola impresa è per la maggior parte
dato dalla remunerazione dell’acconto
pagato dall’investitore, che varia in
Monrupino, la Rocca
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nei crediti una parte marginale del loro
patrimonio
liquido.
Vista
la
loro
competenza direi che sono loro che
selezionano noi, guardando alle nostre
storie professionali e al modello operativo
predisposto. Abbiamo comunque un
processo di accettazione anche per gli
investitori. I mercati internazionali ci
dicono però che il flusso maggiore arriverà
da fondi specializzati, con i quali siamo già
in contatto per farli accedere anche al
mercato italiano che è il 3° più grande in
Europa.
Qual è il mercato potenziale e quali gli
ostacoli da superare?
Noi stimiamo che il mercato potenziale
per le PMI italiane sia di alcune decine di
miliardi di crediti, che oggi sono finanziati
male o restano per varie ragioni nei
cassetti delle imprese nonostante la
buona qualità del credito.
L’ostacolo principale, oltre alla normale
cautela verso qualsiasi innovazione,
risiede purtroppo nel divieto di cessione
del credito che ancora molte grandi
società impongono contrattualmente.
Progressivamente anche queste società
capiranno l’importanza di tutelare la
salute finanziaria dei loro piccoli fornitori
consentendogli di accedere a fonti
alternative
di
liquidità,
evitando
pericolose rotture nella catena di fornitura
che possono costare molto caro proprio
alla grande impresa acquirente. Nel
Regno Unito, ad esempio, il governo ha
recentemente imposto per legge che il
divieto di cessione non sia più permesso,
proprio per aiutare le PMI a trovare
liquidità nello smobilizzo di buoni crediti.
L’Italia è ancora indietro, ma siamo
fiduciosi
che
arriverà
alle
stesse
conclusioni.
Accordo FEI-PerMicro
A tre mesi dall’accordo tra il Fondo
europeo per gli investimenti e la
Commissione Europea, che ha individuato
nel microcredito uno dei pilastri del piano
Juncker per il rilancio della crescita in
Europa, sei operatori europei, tra cui
PerMicro, riceveranno un plafond di
garanzia dal Fei.
Per PerMicro l’accordo con il Fei consentirà
di abbattere significativamente, a partire
dalla fine di questo esercizio, il default
atteso
sulla
nuova
produzione
di
microcredito all’impresa, ampliare il
mercato di riferimento e diminuire il prezzo
finale al cliente.
Opicina, tram
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