qui - Banda musicale Stesicorea Scordia
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Associazione Musicale “Stesicorea – Scordia” ____________________________________________________ SCORDIA 1° PREMIO BIAGIO FAVARA poeta e musicista (1945 – 2000) Concorso di poesie, immagini e musica ********* 1 - Il Concorso è una libera iniziativa dell’Associazione “Stesicorea-Scordia”. Per scelta, il Premio ha finalità culturale e sociale, ed è apolitico. Pertanto l’iniziativa non è finanziata né da enti giuridici, né da partiti politici. Le spese amministrative del concorso ed i premi che saranno assegnati a titolo di rimborso spese ai partecipanti ed ai tre istituti scolastici, saranno interamente sostenuti dagli sponsor commerciali e finanziari. 2 - Il Concorso si articola nelle seguenti sezioni: A. RAGAZZI: elaborati di gruppo, dalla 1a elementare alla 3a media (Istituti di Scordia); B. GIOVANI: elaborati di gruppo o individuali, per soli studenti dell’Istituto “E. Majorana” di Scordia; C. ADULTI da 18 anni in su: elaborati individuali. 3 - Gli autori della sezione A dovranno ispirarsi ad uno dei versi (a scelta libera) delle poesie di Biagio Favara, raccolte nel libro del poeta dal titolo “In fondo è una pazzia” edito da: Regione letteraria, Firenze, 1969, AGIT prop., Scordia, 2000, riproposte con commenti nel libro di Pippo La Magna, "Raccontando Biagio", edito da Museo Civico Etno-antropologico ed Archivio storico "Mario De Mauro" Scordia, 2010, e riportate in appendice a questo regolamento. 4 - Gli autori delle sezioni B e C, dovranno ispirarsi al tema della poesia di Biagio Favara, scelta dalla commissione per la prima edizione: TRISTE… Triste, senza soldi con gloria di foglie in tasca alla ricerca dell’infinito. 5 - Gli autori della sezione A potranno presentare un solo elaborato contenente disegni, immagini fotografiche, collages, testi. 6 - Gli autori della sezione B potranno presentare un solo elaborato video, contenente immagini, testi, e musiche originali. 7 - Gli autori della sezione C, potranno presentare fino ad un massimo di due elaborati (poesie e/o musiche e video) inediti ispirati al tema della poesia di Biagio Favara, con le seguenti prescrizioni: a. Le poesie non devono essere superiori a 36 righe comprensive dei versi e degli spazi vuoti; b. I brani musicali e i video di durata non superiore a 5 (cinque) minuti. 8 - Gli elaborati degli autori della sezione A dovranno essere presentati in unica copia originale. 9 - Gli elaborati degli autori delle sezioni B e C dovranno essere presentati in due copie, di cui una firmata, in due buste separate e chiuse. 10-Le poesie, scritte in lingua italiana, e/o in una delle parlate siciliane, e i brani musicali (con o senza testo letterario), dovranno essere presentati nitidamente dattiloscritti o in fotocopia. Una sola copia delle due dovrà riportare i dati anagrafici dell'autore (nome, cognome, data di nascita, indirizzo, numero telefonico) e l’eventuale curriculum. I dati anagrafici trasmessi verranno trattati, ai sensi del D.Lgs.30 Giugno 2003, n. 196 esclusivamente per attività inerenti al concorso di poesia in parola e non verranno trasferiti a soggetti terzi. 11-I DVD dovranno essere accompagnati da una scheda che riporti i dati anagrafici degli autori/dell'autore (nome, cognome, data di nascita, indirizzo, numero telefonico) e l’eventuale curriculum artistico del/i concorrente/i. I dati anagrafici trasmessi verranno trattati, ai sensi del D.Lgs.30 Giugno 2003, n. 196 esclusivamente per attività inerenti il concorso in parola e non verranno trasferiti a soggetti terzi. 12-Gli elaborati, in busta chiusa, dovranno essere indirizzati oppure consegnati a: Segreteria del “Premio Biagio Favara”, c/o Associazione Musicale “Stesicorea- Scordia”, Via Toselli n. 25, 95048 SCORDIA (Catania); e mail: [email protected] 13-La scadenza della presentazione dei lavori è fissata improrogabilmente al 30 Aprile 2013 (farà fede la data del timbro postale in caso di spedizione). 14-PREMIAZIONE Premessa L’importo del premio vincente, da considerare solo a titolo di rimborso spese, in virtù della natura del concorso descritta al punto 1, è proporzionato alla partecipazione degli sponsor, tolte le spese amministrative documentate per la celebrazione del concorso. Tuttavia, è assicurato un minimo di riconoscimento economico, proprio perché trattasi di rimborso spese. Nel caso in cui per ciascuna delle sezioni i partecipanti al concorso dovessero essere in numero inferiore a 3 (tre), non si procederà alla premiazione per la specifica sezione, ma verrà comunque riconosciuto ai partecipanti (1 o 2), un equo rimborso. Sezione A (Ragazzi): • 1° gruppo classificato: targa ricordo di gruppo; libro di narrativa o di poesia, per ciascun componente del gruppo; rimborso spese di gruppo, minimo € 100,00; Sezione B (Giovani): • 1° classificato (gruppo o singolo): Targa ricordo; rimborso spese, minimo € 150,00 (o equivalente di spesa per promozione culturale). Sezione C (Adulti): • 1° classificato: Targa ricordo; rimborso spese, minimo € 200,00. Ai tre Istituti scolastici, partecipanti con propri allievi è riconosciuto un rimborso spese per le attività concorsuali del premio, di € 200,00 fissi. 15-Gli elaborati verranno giudicati da una apposita commissione che, a sua discrezione, potrà esprimere menzioni e segnalazioni dei concorrenti. 16-Il giudizio della Commissione è insindacabile. 17-L’esito del Concorso sarà comunicato tempestivamente a cura della segreteria. 18-I nomi dei componenti la Commissione giudicatrice saranno resi noti al momento della premiazione, che avverrà il 1° Giugno 2013, alle ore 21.00 a Scordia in opportuna sede, che sarà in tempo debito comunicata ai partecipanti e pubblicizzata con manifesto murale. 19-I lavori delle tre sezioni non saranno restituiti e saranno pubblicati, senza richiesta di preventivo consenso, sia parzialmente che integralmente, in un volume con allegato l’elaborato in DVD primo classificato della sezione B. 20-Il Comitato organizzatore, qualora per motivi tecnici se ne presentasse la necessità, si riserva di apportare a suo insindacabile giudizio le opportune modifiche, in ogni caso non pregiudizievoli delle finalità del Concorso, al presente regolamento. APPENDICE Testi delle poesie del libro di Biagio Favara “In fondo è una pazzia”. Le poesie sono ordinate secondo la numerazione riportata nel libro: Parte prima (da 1 a 10); Parte seconda (da 1 a 41). I LA VITA DELL’UOMO La vita dell’uomo: come le luci in città che si spengono all’alba. II LE RONDINI Le rondini tre puntini nel vasto cielo schizzano punti di fango. III IMPIASTRO… Impiastro di nuvole… come nella mia anima. IV NOTTE INOLTRATA Odo il silenzio che fascia le case. V LA FONTANELLA PAZZA Tieni il dito sulla fontanella; toglilo: szzzzzzzz come la pazzia del mio cuore. VI IL CUORE DELL’UOMO Il cuore dell’uomo: un palpito di vento. VII L’UOMO L’uomo: microscopica larva di pagliuzza in balia del vento. VIII UN CARRO… Un carro che stramazza le ruote per strada è la vita, polverosa e rotta. IX PRIMO MATTINO Città tra i fiumi divincolata dal cielo. X TRISTE Triste, senza soldi con gloria di foglie in tasca alla ricerca dell’infinito. (Poesia oggetto di ispirazione per gli autori delle sezioni B e C) I ALLA LUNA Arcana fronte d’un genio incognito Gelida bambagia che allevii* le piaghe del ciel ferito La tua faccia è un alabastro venato da solchi gonfi di tristezza Il tuo biancore supera Venere greca Cammini in cielo muta e sola e gli uomini non lo sanno Tu rorida di pianto imbianchi la lunga costiera dei monti in fuga sulla terra Forse l’alba ti bacia Il canto del tuo plettro è pianto divino La voce silente ammanta come lo sciame tuo bianco la terra. * Il carattere diverso della parola, indica che questo verbo è stato riportato dall’autore di questo testo. Il precedente termine – per altro scritto già due volte nelle due precedenti edizioni – era: “allievi”, che nel contesto della frase è privo di significato. II …E MI PIACEREBBE …E mi piacerebbe avere Una vita media, mediocre, insulsa. …E gli affetti ricadrebbero Nella cenere muta, nell’osso nudo che batte (torso) una cassa. III OCCHI APPANNATI… Occhi appannati passi senza senso pulviscolo che si scolorisce al contatto dei corpi un punto schiacciato a caso e dolorosamente e tutto involto in un vento che spazza, pressa e sfreccia. IV ALLA MIA STANZETTA A sera quando la luce bluastra stende il vellutato zendado sulle snervate pareti sulla solitudine diaccia dei pavimenti nudi e muti tagliati da tavole, ti rivedo tremula di spiriti che vagano impressioni come chiodo in me. V CONSIDERAZIONI Spunto distolto dal vento in un remoto sfarfallio di polvere A trent’anni s’è già vecchi… quando ti sfasci non penserai a districare dall’intruglio i legni divelti a fatica ma li ricomporrai nel migliore dei modi finché qualcun altro non verrà a porvi un occhio torvo; allora solo la terra-fango ti sarà amica, da cui adottasti uno stupido fardello fastidioso come le squadre di luce che il sole preme sui pavimenti. …un lumino spento sopra un truciolo d’albero la dura scorza della vita t’accarezzerà come una mano di madre. VI STAZIONE Le mattonelle stupiscono Il sole parla abbacchiato sfregando i palazzi In sala d’aspetto mute le orme di tutti, di chi c’è e di chi non più Nei treni, alle edicole il frastuono, l’orologio che sgancia le ore Due occhi lontani Ci si sente assordati Sui volti la bugia Nei capelli la noia Corpi stanchi e svegli, si aspetta una noia diversa …in fondo è una pazzia. VII IMPRESSIONI MATTINIERE Il sole, uno specchio le case frantumate in finestre case mobili gli asfalti umiliati dalle ruote tappeti persiani malconci si raggomitolano in sé. VIII DUE VISIONI ( Tabù e Libido) I Una faccia schiacciata sotto una stella che ghigna (beffarda) capelli sfrattati sotto un grumo di sangue Un gruzzolo di stelle come la prima Le case cadono i muri s’appiattiscono una fascia rossa in me come un folto velo digrigna i suoi fili e trema, trema per potersi spaccare violentemente al primo urto volontario Le pietre parlano alle schegge che sprizzano sangue tutto arrossa, tutto rosso nell’immensità della terra in cui vagano briciole di sabbia smarrite come me. II Quando qualcosa di caldo spremerà i miei orecchi o i miei occhi, i miei mostri verranno a rizzarsi lugubri sui tuoi capelli per una danza scomposta sopra di loro e il nero diverrà bianco e la passione si divincolerà come un cane nel tuo corpo raggomitolato e i miei spiriti premeranno ruggenti su di te nel tuo corpo raggomitolato e i miei spiriti premeranno ruggenti su di te nel loro insaziabile desiderio di bruciarsi insieme alle tue viscere E tu striscerai lurida contro un muro per sfamarti Un tempo avrei detto: o adorata… IX A L. V. BEETHOVEN Sotto i colpi degli ottoni e dei bronzi che inaridirono le tue nobili tempia io vedo la tua chiara ampia fronte, con i capelli tempestosi sbattenti tra gli anfratti dell’aria ardente intorno a te, da cui traspare il dolore che desti alle ardite melodie. Un corteo di note ad infinita baraonda solca gli spazi strapazzando forte i cieli. Spirito furente privo di dolcezza umana t’ergi arcano sopra un fradicio spento globo. X NUDITA’… Nudità del corpo e dell’anima una passione molle che ti snerva… vorresti far compagnia ai solitari pini ai cipressi pacifici vegliardi accanto ai morti l’aria calda piomba dal cielo si distende come feltro e tu affoghi se non guardi più su. XI SULLE STRADE… Sulle strade antiche del cielo vado prostrando lo spirito per insinuarmi forestiero tra le nuvole abbiosciate nell’aria silente come uno che cerca l’oblio di sé. XII IL CUORE Il cuore erra ripiego in me i dolci pensieri sono una bolla di vetro che attende d’essere arrotondata ancor di più L’illusione umida come una carta da ciclostile adombra la mia fronte. XIII ESILIO Stasera che il cielo non ha serbato una stella Che il nero s’è addensato come un fitto velo Che la natura ci ha messo in castigo come bambini per la nostra indolenza I cuori si sono accasciati e duri non stillano lagrime ma tengono il pianto d’altri Ora io sono come un uccello che resiste per poco all’acquazzone e vorrei piangere sull’esilio di tutti sgretolato dal mondo come calce amato solo dalle nuvole accarezzato dalle frigide flanelle che scorrono sull’acqua e la rugano Polvere che intristisce i cuori ammala le menti Triste esilio del mondo. XIV T’HO ADAGIATA… T’ho adagiata Al mio cuore Ingenuamente Per caso Quasi non pensando… So che i monti Ci dividono Stendo su righe Il sapore delle mie labbra Amare… XV NELL’IMMENSA … Nell’immensa giostra del mondo l’uomo rotola rotola rotola rotola… rotola. XVI QUESTA SERA… Questa sera Il cielo di Maggio è appannato E, triste, guarda giù giù Le cose assonnate. Rarissime stelle, mute come lagrime che scivolano per le gote d’un viso estenuato, chiedono un po’ di luce alla luna smunta nel suo terebro pallore. XVII DINANZI AD UNA RIPRODUZIONE DEL QUADRO “RIUNIONE IN FAMIGLIA” DI … Immagini mute che portate negli occhi il dolore del tempo intrisi nella natura impagliata che vi protegge dal mordere dei secoli nei fiori che secchi si spolvereranno i loro ed i vostri colori lontani da voi. XVIII BIZZARRIA Una testa e un vetro tre lampade e un vetro i palazzi che cricchiano sulle persone di dentro l’acqua che disturba nelle intrigate cornici del finestrone Ogni cosa guarda smunta un abisso il sole pallido cosa pesante cade a strati impacciato. XIX MEDITAZIONE SERALE Una camera fatta di silenzio perché le lagrime sazino il terreno e il cuore diventi un bivacco d’amore. XX MEDITAZIONE PROSASTICA Un orologio aspetta d’essere distrutto: è rigato come l’anima di tanti uomini che la forza d’un atomo lo riporti al nulla insieme a tutte le righe che fasciano e ingombrano la terra che, anche lei, puntino nell’immenso, solo la distruzione la renderà grande la distruzione operata in un attimo, piatta, bruta, micidiale e senza caratteri cubici sui giornali. XXI L’ORIZZONTE … L’Orizzonte cerchiato da questa corona di monti è più infinito dei cieli che l’avvolgono Gli alberi si protendono in alto come un violinista che trae dalle corde la melanconia Terre calpestate da uomini ora immersi in un sonno… e mentre la sera si fa greve come palpebre assonnate l’ultimo sprazzo di cielo chiaro butta via un invito alla speranza. XXII COME IL VORTICOSO… Come il vorticoso tumultuoso rotolarsi d’una ruota sul selciato la vita scorre tra un giorno e l’altro s’accorcia come le smagrite siepi d’un lontano e sconosciuto cimitero. XXIII UN QUADRO… Un quadro colorato di melanconia queste case con le sporche strade e il cielo steso sopra molle bambagia arrossato di febbre all’orizzonte ancora azzurro in qualche parte Le porte semi aperte le case ammantate di poca luce i palazzi brillanti i rumori cominciano ad affievolirsi ed anche il cuore ora che la sera scende fa deboli come una molla cera le sue canzoni. XXIV VITA INSIPIDA… Vita insipida come saliva col sole che ti snacchera torbido sulla nuca col buio che ti s’acquieta in faccia con le stelle che ti si sbriciolano addosso come occhi di donna e coi bottoni della giacca disincantati e le lancette dell’orologio che sono le più umili. XXV AD UNA DONNA Piangerei volentieri poiché son lontano da te della mia anima in un nembo d’amore fitto come questo velo d’acqua piovana che lagrima forte al suolo. Ma il mio ciglio palpita a vuoto ed è raro che vi si trovi una lagrima ci sono le gocce di questa pioggia che cigola sorda… XXVI NEL TUO ABBRACCIO… Nel tuo abbraccio vorrei affondare la mia brama d’amore che si dibatte in un crepitio focoso di fiamme aguzze Ma il tuo occhio flebile come un fil di paglia il tuo corpo gelido… XXVII TI DESIDERO… Ti desidero come l’aria felpata d’aprile. XXVIII NELL’ORA… Nell’ora in cui il mio cuore si stringerà al tuo voglio baciare le povere foglie più povere di me che non m’hanno dato la gloria I miei nervi saranno una rete purificatrice Abbraccerò in un singhiozzo l’amore che forse è un sogno. XXIX A GIOVANNI XXIII La tua voce o padre povera e ingenua come quella d’un bambino s’articolava nella sofferenza del tuo corpo, risonava di fiducia negli spazi che sgomentano l’uomo. XXX UNA GRANDE… Una grande volontà di pianto invade il mio essere poiché l’amore qui è un’illusione poiché le pietre mostrano sfacciate e impudiche al sole la loro ironia per te poiché ti scavi la fossa poco a poco e non sai da che parte fuggire Hai qui vissuto metà della tua vita forse quel che resta è ancora di questo assurdo sole di questa terra che ti parla sempre di morte Aspirare al nulla l’ideale che resta. XXXI TRISTE E NERO… Triste e nero come la nuvola foriera di tempesta son lontano da te, Meriles staccato come il chicco di grano dal suo involucro La vita m’appare una scia nera senza speranza inutile che solcherò inciampando ad ogni passo. XXXII IL VETRO OPACO… Il vetro opaco steso sul cielo di nuvolo un grande bisogno di nero di tenerezza Verdi le speranze in fondo molto in fondo una volta ora non più Il cuore pesante gli occhi carichi d’umore lacrimoso tutto un velo nero nella rete nera lucignoli di luce I capelli i vestiti s’accasciano sul corpo l’occhio osserva fisso terreo di malinconia Memorie stravolte nella corsa impietosa del tempo Un manto d’oro e di rosso strafila, ritira le auree trame s’annienta Un annebbio di cose vivide e morte l’occhio non trova la forza di strizzare al doppio gioco della tua anima. XXXIII QUI… Qui la tristezza esce dal suolo dalla terra bruciata e ti stinge in una morsa Al di là del volto umano v’è il mistero e i pensieri, nauseanti colonna di fumo, vanno su per la testa Al di là di tutto v’è l’uomo che aspetta pacato un alito di morte. XXXIV IL CIELO … Il cielo un cunicolo fra i tetti ombrati maculato di stelle sfavilla nel mio pensiero. XXXV PERCHE’ PENSI? Perché pensi? gli altri sono statue di calce si frantumeranno vicino alla morte perché pensare per gli altri a che pro? Sei un pazzo per loro e nulla più essi ragionano col metro della morale nel cervello… non si accorgono che sono di sabbia Se non si potranno azzuffare tra di loro morderanno te La società è un vaso d’ ipocrisia tu stai agli orli ci vuol poco per cascarci dentro e allora… XXXVI L’UOMO L’uomo spinto nel vuoto Il cielo fatto di scaglie vibranti (…assordano… …l’assordano…) il cervello fremente di spirito il cuore che sanguina di fronte all’infinito I tessuti miei del corpo son tutti nervi che bruciano. XXXVII A CATANIA Piazza Roma con lo stridio delle voci studentesche con le mattonelle rossicce di pudore con i triangoli i semicerchi e i quadrati oblunghi prolungamento della mia anima. XXXVIII PER LA DOLCE LA MIA SICILIA La fugace ombra dell’infinito si stende su di noi e un’aria di morte brancola su queste pietre Il sole che ci tiene legati… pensieri compressi noia di ogni cosa da dove ti giri trovi un sole che non sa di niente e occhi puntati nel vuoto Opaco mio paese natio asciutta terra culla di sterpi e di aride erbe stai pure assopita nel sonno che neppure Tu conosci. XXXIX E’ IL CUORE… E’ il cuore che slitta la fretta dello spirito verso cime lontane sbiadite di alberi Il viso che brucia passi felpati del cuore su cui sta la vita pesante istoriato vetro. XL PER UNA DOLCE RAGAZZA (quasi un ritratto) Sulle pietre piene di sole vaga incerto il tuo sguardo la tua bellezza danza mollemente inebriata dai raggi del sole La fronte culla di freschi pensieri splende di bianco Le labbra s’aprono suadenti alla parola, dolce suono di aerei segreti I capelli si spiegano rilucenti e chiedono alla luce se esiste la gioia All’ombra della tua fronte velata di malinconico brio sta l’illusione dell’amore… In un prato lontano un giglio solitario reclina il capo per te al tocco impalpabile d’un vento surreale… XLI FANTASIA PRIMA Il sole perde il suo calore e non se ne cura il rumore della natura lievi accarezzano il tuo animo i sogni stanno in alto la rabbia del cuore e della vita Una scala fatta di chiodi per salire Sputare addosso alla gente di sotto ridere salendo in alto lo spirito che si sbraccia il sole che pazzo ti bacia Hai raggiunto una pazzia sensuale e la tua felicità sprizza dai pori tu salti di gioia e sputi…e sputi sei sull’albero della vita.