I sogni di una vita - attentiaqueidue.net

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SCUDO DEI CARABINIERI
(Ente morale a tutela dei doveri e dei diritti dei Carabinieri)
“ Il sogno di tutta una vita ! ”
A.D.R: “Signor “Generale, allora siamo davanti ad un grosso traguardo. È nato il Movimento
Italia, che si propone di cambiare radicalmente il nostro Paese, facendo uscire di scena tutti
questi attuali fantocci della politica, da Renzi a Salvini, a Grillo”.
“Caro Ammiraglio, sì, il sogno di tutta una vita, da quando da giovane capitano dei Carabinieri in
Calabria, stando vicino alla gente, rilevavo l’arroganza e la strafottenza di un potere politico, che ho
ben sintetizzato nel mio libro, dal titolo significativo “Il Re della Timpa del Forno”, in cui, narrando la
scomparsa di una donna, descrivevo la triste situazione di una popolazione calabrese, avvilita e messa
all’angolo”.
A.D.R: Signor “Generale, vogliamo parlare di questa sua lunga attività sindacale e politica, che
l’ha portata a scontrarsi con i più alti vertici delle istituzioni della Repubblica”.
“Caro Ammiraglio, ricordo bene. Era il mese di luglio del 1988. Ricoprivo il grado di Tenente
Colonnello quando fui eletto Presidente del COCER Carabinieri. Quando mi accorsi, in quell’incarico, in
quale situazione questa classe dirigente politica teneva i Carabinieri e gli altri poliziotti e militari, li
attaccai frontalmente facendo vedere loro i serpenti gialli. Scrissi due documenti che sono rimasti
fondamentali nella storia sindacale delle forze armate e di polizia: “Sullo stato del morale e del
benessere del personale” e “Sullo stato del morale e del benessere dei cittadini”, in cui accusavo quei
cialtroni dei politici della responsabilità di lasciare personale e cittadini in un situazione di grave
sofferenza. D’Alema e company giunsero addirittura ad accusarci di essere dei golpisti. Noi che
eravamo dei sindacalisti venivamo messi alla gogna perché per la prima volta ci rivoltavamo contro
questo regime”.
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A.D.R: Signor “Generale, una massa di cialtroni. Ma voi non vi siete fermati, non vi siete fatti
impaurire”.
“Caro Ammiraglio, per nulla. Ricordo bene il tutto. Era il 1991, quando una quarantina di militari e
poliziotti vennero nel mio ufficio a Frascati, dove comandavo il Gruppo Carabinieri Roma 3, con 1.500
uomini, che dovevano soprattutto sbarrare il passo alla camorra che cercava da sud di infiltrare la
capitale. Mi chiesero di entrare in politica con un partito di militari. Mi opposi e preferii adeguarmi
al contenuto dell’art. 49 della Costituzione che consente ai Cittadini di fare politica attraverso un
partito. Prima non potevamo fare diversamente. Solo il PSDI si fece avanti ed ospitò la nostra lista,
chiamata “Rinnovamento nazionale”. Noi rimanevamo carabinieri, poliziotti e militari, ma facevamo
politica. Un fatto straordinario! Fui eletto deputato nel 1992 e da quel giorno tutti alla Camera
sentirono tuonare la mia voce contro la corruzione e il parassitismo politico”.
A.D.R: Signor “Generale, mi hanno raccontato un fatto gustoso. Il primo giorno che lei entrò
alla Camera dei Deputati lei si accorse che vicino a lei sedeva un deputato notoriamente ladro.
Lei chiese che le cambiassero il posto perché un carabiniere non poteva stare vicino ad un
ladro”.
“Caro Ammiraglio, è vero. Successe il pandemonio, ma alla fine ottenni quanto volevo.
Mi ricordo quando la mia segretaria parlamentare mi portò due buste. In una c’era lo stipendio da
parlamentare, nell’altro quello di colonnello dei carabinieri. La legge mi consentiva di trattenere
quello stipendio. Lo rifiutai sdegnosamente. Aggiunsi alla mia segretaria che al di sopra della legge
degli uomini vi era la legge morale”.
A.D.R: Signor “Generale, lei si azzuffò con tutti, anche con il Presidente della Repubblica,
Oscar Luigi Scalfaro, che lo invitava ad inghiottire il rospo per mettersi da parte mentre il
Capo del Governo trattava con la mafia”.
“Caro Ammiraglio, dissi a Scalfaro che non avevo inghiottito rospi da Ufficiale dei carabinieri, per
cui non intendevo inghiottirli da Deputato.
Il Capo della Polizia, Parisi, si scaraventò contro di me e si inventò che ero massone ed amico di un
certo principe Alliata, da me mai visto, né conosciuto.
Fece scrivere in un rapporto di polizia che in un determinato giorno, ad una certa ora, ero in un
palazzo romano a parlare di riti massonici.
Per sfortuna del Capo della polizia ero in quell’ora in piazza con un migliaio di cittadini che
protestavano perché il Comune intendeva togliere a loro le case per poi darle ai politici”.A.D.R:
Signor “Generale, lei si chiama Antonio ma non possiede il dono dell’ubiquità come il Santo di
Padova. Per cui il Capo della Polizia fece una magra figura”.
“Caro Ammiraglio, è vero, ma se lei va su wikipedia a leggere la mia biografia mi indicano quale amico
del principe Alliata e massone. Ho invitato più volte i redattori di wikipedia a correggere
quell’errore. Non mi hanno mai risposto. Il potere ha l’informazione in pugno e si vendica gettando
fango”.
A.D.R: Signor “Generale, non solo i media si buttarono contro di lei, ma anche la magistratura.
E’ vero che lei è stato sottoposto a due procedimenti penali?”.
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“Caro Ammiraglio, una certa magistratura, politicizzata, è stata il braccio forte di questo potere
politico. Mi hanno sottoposto a processo per diffamazione militare, mentre ero deputato, perché
avevo detto che “il Comandante Generale dell’Arma non poteva essere nominato dai partiti” e in un
altro processo per la mia voce vibrante. Due vere porcate. Mi hanno mandato in giudizio per lunghi
anni per poi sentirmi dire che non c’era alcun reato. Maledetti cialtroni.
Hanno paura della mia voce vibrante, solo perché ho difeso i pescatori di Lampedsa che vengono
affamati da questo regime. Hanno paura della mia voce, ecco perché Mediaset e la RAI non mi
invitano. Preferiscono far parlare Salvini e Grillo. Tanto quelli sono innocui. Pappalardo se viene
sentito dagli Italiani, con la sua voce vibrante, potrebbe farli riflettere troppo. Allora sì che
esploderebbe la loro rabbia ed indignazione”.
A.D.R: Signor “Generale, andiamo oltre. Dopo la sua esperienza in parlamento, in cui prese le
distanze da tutti, cosa successe?”.
“Caro Ammiraglio, il potere si coalizzò e lavorò perché io non tornassi più in parlamento. Ero
pericoloso perché rimanevo carabiniere e non mi facevo contaminare dal lezzo della politica. Me lo
disse pure Pannella: “Quello che mi piace di te è il fatto che tu rimani sempre carabiniere”.
A.D.R: Signor “Generale, so che ebbe una breve esperienza elettorale con Fini. Mi vuole
spiegare che successe?”.
“Caro Ammiraglio, quando terminai il mio mandato parlamentare, Fini mi propose di aiutarlo per le
politiche del 1994, candidandomi alle europee del mese successivo. Accettai in quanto ritenevo in
quel momento che il connubio, che si era realizzato fra ex PCI ed ex DC, fortemente voluto da
Scalfaro, che disprezzavo, dovesse essere combattuto. E lo facevo non per scelta politica, dato che
io rimanevo sempre e comunque un carabiniere, ma perché volevo bene al mio Paese. Dopo questa mia
esperienza tornai nell’Arma dei Carabinieri e non ne volli più sapere di politica”.
A.D.R: Signor “Generale, ma è vero che la chiamò nel 1996 il Comandante Generale Luigi
Federici perché con tre carabinieri che si erano presentati con Berlusconi, Prodi si era
lamentato con lui perché l’Arma era diventata di parte”.
“Caro Ammiraglio, è vero. Il Generale Federici mi chiese di candidarmi per far sì che l’Arma non
venisse accusata di parzialità. Accettai per il bene della mia Istituzione, anche se sapevo che non
sarei stato eletto. E così è stato. Ma i politici non conoscono la strada del sacrificio”.
A.D.R: Signor “Generale, per quello che mi risulta lei non si è mai fatto avanti nella politica
spontaneamente, ma ha accettato gli inviti dei suoi carabinieri, che volevano che lei entrasse
nei palazzi del potere per scardinarli. E’ vero?”.
“Caro Ammiraglio, è vero. Sono stati sempre i Carabinieri a chiedermi di tutelarli da qualsiasi
posizione politica e sindacale. Nel 2007 costituii il SUPU, il Sindacato Unitario del Personale in
Uniforme, per riunire tutti i poliziotti e militari sotto un’unica bandiera. Il SUPU è stato presentato
addirittura nel Senato della Repubblica. Qualche tempo mi giunse una telefonata da Taranto: i
Carabinieri e i militari in genere mi invitavano a sostenere il candidato a sindaco di Taranto, Cito, che
era preceduto da una fama sinistra. Per una mia forma mentis, non ho mai preso sul serio le
valutazioni dei politici, che sono falsi e bugiardi. Chiesi al Comandante Provinciale dei Carabinieri di
Taranto che tipo fosse Cito e se vi fossero delle contrindicazioni. Mi disse che nulla ostava.
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Ed io mi fido più dei Carabinieri. Per cui accettai. In TV attaccai il precedente sindaco di Taranto,
che era un comunista, che non aveva fatto nulla per la città. Gli abitanti di Taranto invece per strada
mi parlavano bene di Cito. Mi disse che un bel giorno si presentò con alcune ruspe per buttare a
terra tutti quei ristoranti che alcuni mafiosi avevano costruito abusivamente sulla passeggiata a
mare di Taranto e che impedivano ai cittadini di godersi la propria città. E nessuno osava muoversi.
Vigliacchi e cialtroni, legati alle mafie, da cui ex DC un tempo ed ora ed ex comunisti, prendono voti”.
A.D.R: Signor “Generale, insomma lei è stato sempre controcorrente”.
“Caro Ammiraglio, non mi sono mai fatto condizionare da questi politici cialtroni. Da buon Carabiniere
ho preso decisioni unicamente per salvaguardare gli interessi dei Cittadini e dei miei colleghi. Da
Presidente del COCER scaraventai in faccia al capo del governo il misero aumento stipendiale di
18.000 lire. Ancora oggi i Carabinieri mi lodano per quel gesto coraggioso”.
A.D.R : Signor “Generale, so che alla fine pure Lombardo, candidato alla Presidenza della
Regione Sicilia, la chiamò. E’ vero?”.
“Caro Ammiraglio, sì, lo feci perché mi aveva garantito che avrebbe lottato per una forte autonomia
della Sicilia, come Cuffaro. Mi sentii tradito quando li vidi voltare le spalle agli Isolani. Scrissi loro
lettere pesanti con cui chiedevo loro di non farsi più vivo con me. Ho sempre odiato i traditori del
popolo. Comunque, ogni qual volta facevo le mie scelte politiche mi rivolgevo sempre prima ai
Carabinieri, che mi garantivano che non vi erano contrindicazioni. Comunque il mio progetto era ben
chiaro: entrare nei loro sistemi per scardinarli”.
A.D.R: Signor “Generale, adesso c’è questa ultima avventura. So che è molto impegnato nella
composizione di varie opere musicali, che verranno eseguite in basiliche e teatri. Ma ha trovato
il tempo per questo che lei ritiene il sogno di una vita”.
“Caro Ammiraglio, sì, ma questa volta mi metto fuori dalla mischia elettorale. Dò solo il mio
contributo quale Presidente del Comitato dei Saggi Fondatori del Movimento Italia, i cui componenti
non si possono candidare e debbono dichiarare preventivamente i redditi e le proprietà che
posseggono. Debbono essere al di sopra di ogni sospetto e dare garanzie al Popolo Italiano che
questo Movimento, che riunisce in una Rete tutti i Movimenti civici, che nascono spontaneamente sul
territorio, lontani dalla peste dei partiti, è la vera risposta degli Italiani alla corruzione e al
latrocinio”.
A.D.R: Signor “Generale, è la volta buona? Pensa che questa volta gli Italiani capiranno che il
Movimento è l’unica ancora di salvezza?”.
“Caro Ammiraglio, penso proprio di sì, perché i miei nemici mi stanno cominciando ad attaccare da
tutte le parti. Buon segno. Ci temono. Comunque sbagliano bersaglio perché questa volta mi limito a
controllare che nel Movimento tutti lavorino onestamente riformando questo Paese malato.
Sarà la nuova generazione a cambiare radicalmente l’Italia. Io mi dedicherò più al mio pianoforte e
alle mie poesie. Tutti gli Italiani sono invitati ai miei concerti, che sono gratuiti. Non sono come
Grillo, che fa pagare il biglietto di ingresso. Almeno su questo punto sono diverso da lui”.
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