l`educazione nella grecia antica: un singolare modello

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l`educazione nella grecia antica: un singolare modello
L’EDUCAZIONE NELLA GRECIA ANTICA:
UN SINGOLARE MODELLO EDUCATIVO
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Diversamente da quanto accade nel mondo moderno presso gli antichi Greci il concetto di
educazione evocava immediatamente i profondi rapporti che univano un adolescente ed un uomo
adulto di pari rango sociale2: l’adulto era contemporaneamente modello per il più giovane ed iniziatore
alla vita sociale e militare; il giovane ( poco più che adolescente: l’educazione era, infatti affidata per l’età
infantile alla madre e alle altre donne della casa), invece, attraverso il modello educativo e la consonanza
spirituale creata dalla frequentazione, nonché attraverso il processo imitativo, favorito dall’ammirazione,
era colui che veniva educato3.
Solo con l’età ellenistica l’educazione greca si avvicinerà sensibilmente a quella che è la nostra
concezione di istruzione: non più affidata all’iniziativa privata ma posta sotto la legislazione statale. Una
delle tante innovazioni di questa epoca sarà proprio questa, anche se, come pure in tanti altri campi, un
precursore sarà da individuare in Aristotele, che pone tra i doveri del legislatore, da lui tratteggiato,
quello di occuparsi dell’educazione4.
L’esistenza di una legislazione, in età antica, che teorizzasse il principio di una ‘Istruzione
pubblica’ affidata alla magistratura della paidonomìa (il paidonomos, cioè il ‘pedonomo’, era una specie di
‘commissario all’educazione nazionale’), era tipica solo delle città ‘aristocratiche’ come Sparta e Creta e
si risolveva in una mancanza di libertà individuale, la quale si inseriva nelle tendenze ‘totalitarie’ statali: il
fanciullo rimaneva in famiglia fino a circa sei anni, affidato generalmente ad una nutrice5, e poi la sua
educazione veniva assunta dallo stato (l’adolescente era inquadrato, secondo l’età, in formazioni, per
così dire, simili a quelle dei ‘giovani fascisti’ o dei ‘giovani hitleriani’). Pertanto la presenza di questa
magistratura, che era responsabile dell’educazione dei giovani, consentiva non solo allo Stato il
controllo dell’educazione ma portava anche ad un totale controllo nel privato.
L’affinità tra l’educazione cretese e quella spartana è confermata anche dalla notizia, riportata
dallo storico Erodoto (I 65, 4), secondo la quale Licurgo, il legislatore spartano, avrebbe derivato la sua
legislazione da quella di Creta. Dell’educazione spartana rimasta, a quel che sembra, quasi invariata nel
corso dei secoli a partire dal tempo di Licurgo, abbiamo numerose notizie: la sua caratteristica era quella
di curare, in particolar modo, il corpo del futuro guerriero per renderlo robusto e resistente alle fatiche6,
e la stessa cosa si verificava per le fanciulle che dovevano essere madri all’altezza della situazione7.
A guardar meglio, in ambito ateniese, l’unico esempio sicuro di un decreto che si occupi, sia
pure indirettamente, di istruzione è il famoso decreto di Archinos, ai tempi dell’arconte Euclide (403/2),
Le indicazioni bibliografiche date in forma abbreviata rinviano alla ‘Bibliografia’ posta alla fine del contributo.
V. Dasen, passim; cfr. Strabone, X 4, 21 (483-484 Cas.), a proposito dei comportamenti dei Cretesi.
3 Il rapporto maestro/discepolo continuerà a lungo ad essere del tipo erasta/eromeno, cioè amante/amato, e l’educazione non
sarà altro che la cura amorevole di un adulto verso un giovane in crescita per spingerlo col proprio esempio ad esserne
degno. Questo fatto ai nostri occhi crea imbarazzo, perché l’amore ‘omoerotico’ non è contemplato come metodo
educativo, come invece avviene presso la maggior parte degli antichi Greci (cfr. Senofonte, Lac. II 12-13, e Marrou, pp. 53–
64), non essendo la nostra civiltà tale, per cui la ‘bisessualità’ sia un aspetto fondamentale della cultura; ma non dobbiamo
dimenticare che ciò era normale nella civiltà greca antica, al punto che le leggi di Sparta (cfr. Plutarco, Lyc. 18, 8-9: v.
Appendice, testo nr. 20) prevedevano che l’adulto fosse responsabile della moralità del giovane a lui affidato.
4 V. Aristotele, Polit. VIII 1, 1337 pp. 11 e ss., Polit. VIII 2, 1337 pp. 33 e ss. (v. Appendice, testi nrr. 5 e 6); Aristotele, Eth.
Nic. X 9, 1180 pp. 24 e ss. (ved. Appendice. testo nr. 4); nonostante ciò, Aristotele non sembra avere in campo pedagogico i
caratteri originali di Isocrate e Platone: cfr. Marrou p. 496 nt. 2.
5 Le nutrici spartane erano famose per il loro speciale e severo metodo educativo: cfr. Plutarco, Lyc. 16, 4 (v. Appendice,
testo nr. 17).
6 Come attesta Plutarco, Lyc. 16, 7-12: ved. Appendice, testo nr. 18.
7 Come attestano Platone, Leg. VII 12, 806A (ved. Appendice, testo nr. 11), Senofonte, Lac. I 4, Plutarco, Lyc. 14, 3-7 (v.
Appendice, testo nr. 16). Inoltre il cosiddetto ‘Partenio del Louvre’ di Alcmane (fr. 1 Page) sembra documentare, nella
Sparta del VII secolo a. C., la presenza di sentimenti ‘omoerotici’ da parte di fanciulle del coro per la loro ‘maestra’: su
quest’aspetto ved. l’accurata analisi di Gentili, pp. 101-108, e pp. 108-139 (per l’importanza di Eros nei ‘tiasi’ femminili e nei
simposi).
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che introduce in Attica l’adozione dell’alfabeto ionico, la cui prescrizione si estendeva , di conseguenza,
alle scuole8.
Non dobbiamo dimenticare, del resto, che l’educazione greca classica perpetuava semplicemente
molto di ciò che era stata l’educazione aristocratica arcaica: questa di per sé, non prevedeva di dover
preparare i giovani per un mestiere, e, di conseguenza, era, soprattutto, di tipo morale e non aveva
bisogno di ‘strutture’ scolastiche, ma si poteva sviluppare all’interno di un quotidiano tipo di vita
sportivo, guerriero, mondano e, soprattutto, in ambiente esclusivamente maschile9.
Tutto ciò potrebbe essere esemplificato dalle elegie di Teognide di Megara (sec. VI a.C.) cantate,
con l’accompagnamento del flauto, durante i simposi delle ‘eterie’ ( sorta di club aristocratici)10:
numerosi versi di Teognide non sono altro che gli insegnamenti - sotto forma poetica di ‘sentenze’
(gnomai)-, che il poeta rivolge al suo ‘eromeno‘ Cirno e che egli stesso aveva, a suo tempo, ricevuti; da
queste sentenze traspare anche la passione amorosa nel rapporto erasta /eromeno, a cui prima si è
accennato (ved. nt. 3), con accessi di gelosia e lamenti per l’abbandono, che mettono in risalto il posto
particolare occupato dall’amicizia ‘virile’ nell’ambito dell’educazione11. In tale contesto “l’amore
dell’adulto per l’adolescente implicava…la trasmissione del sapere e l’insegnamento della pratica della
virtù, che costituiva l’ideale cui i due amanti dovevano pervenire”12: grazie alla ‘gara’ tra i due partners,
per essere uno migliore dell’altro, il rapporto amante/amato si migliorava rispetto al semplice rapporto
maestro/allievo, e la pederastìa viene praticata nell’ambito educativo in tutta la Grecia e, come abbiamo
visto, portata in ambito istituzionale nelle legislazioni di Sparta e Creta13.
Ed anche, quando in epoca più tarda, apparirà l’educazione, per così dire, ‘tecnica e
professionale’, la pederastia rimarrà in un ambiente esclusivamente maschile, in cui continuerà ad
aleggiare l’eros maschile tra maestro e allievo14, e rientrerà a buon diritto, nell’insegnamento ‘personale’
così apprezzato in un contesto, in cui l’opinione pubblica continuerà a disprezzare il ‘professore’, che
apre bottega e vende, a chi lo vuole, il suo insegnamento, come sottolineano i vv. 94-99 delle Nuvole di
Aristofane15.
I più celebri maestri della Grecia sono stati ‘amati’ e poi ‘amanti’ (cioè eromeni e poi erasti),
Socrate, Platone, Aristotele, Euripide, Fidia16, ma nell’ambito dell’educazione antica, anche, se poche e
in età arcaica, per quel che sappiamo, anche alcune donne sono state ‘maestre’, con queste
caratteristiche, e la più famosa è, per noi, Saffo, la quale, nella Lesbo della fine del VII secolo a.C., ci
permette di intravedere, attraverso le sue poesie, quella sua ‘comunità’, il thiaso, sorta di ‘confraternita
religiosa ed educativa’ dedicata alle Muse, che si presenta come un ‘collegio’ residenziale, in cui vengono
insegnate alle giovani, in attesa del giorno del matrimonio, ideali di bellezza , di eleganza e di armonia
Sotto questo aspetto deve però essere ricordato il parere contrario di P. Girard, pp. 39-41: sulla base dell’orazione Contro
Timarco di Eschine, la quale, in riferimento a Solone ed agli altri legislatori, parla di leggi sui doveri dei bambini e degli
adolescenti, lo studioso ritiene che le norme, cui fa riferimento il testo di Eschine (v. Appendice, testo nr. 7), si riferiscano a
leggi relative all’insegnamento vero e proprio, e non siano un semplice riferimento a definizioni di regole morali..
9 La forte diversità tra l’educazione greca e quella romana è , per sommi capi, esemplificabile con i termini che la
definiscono: in greco paideia, la quale comprende sia il vero e proprio allevamento fisico che quello intellettuale, e in latino
educatio, la quale, come il nostro ‘educazione’, lascia da parte la fase più propriamente tecnica dell’istruzione. La diversità tra
la ‘pedagogia’ romana e quella greca è, per noi, evidente durante il III/II secolo a.C., quando i due opposti furono teorizzati
a Roma dalla antitesi tra educazione ‘urbana’ (circolo degli Scipioni, Terenzio, ecc.) ed educazione ‘tradizionale o contadina’
(Catone il Censore, Plauto).
10 Lo svolgimento di questi banchetti è molto importante, perché parte della letteratura greca ha origine simposiale; per la
conoscenza delle modalità del simposio è interessante la lettura dell’omonimo dialogo platonico.
11 V. Appendice, testi nrr. 22, 23, 24.
12 V. Reggiani, p. 14.
13 V. Dover, passim; Reggiani, p. 14 e nt. 7. Esempio significativo del rapporto ‘omoerotico’ è quello di Aristogitone ed
Armodio ad Atene: questo rapporto si carica anche di significato politico, in quanto sarebbe origine della congiura contro i
figli di Pisistrato, Ippia ed Ipparco, organizzata da Aristogitone e dal suo ‘amato’ Armodio, che era oggetto di brame da
parte di Ipparco, come adombra il lungo racconto di Tucidide, VI 54-59 (v. Appendice, testo nr. 25). Inoltre il rapporto
‘omoerotico’, con la ‘nudità atletica’ ad esso collegata, viene ad essere concepito con orgoglio dai Greci antichi , come
esempio di comportamento ‘civile’ rispetto ai Barbari.
14 V. Marrou, p. 61.
15 V. Appendice, testo nr. 2.
16 V. Marrou, p. 62 nt. 14.
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attraverso insegnamenti di danza, musica, ecc. E, almeno nella Lesbo di quell’epoca , sappiamo dalla
stessa Saffo che vi erano altre ‘maestre’, di cui conosciamo anche i nomi, grazie alla testimonianza della
stessa Saffo, la quale dà notizia di alcune sue ‘nemiche-rivali’ (Andromeda e Gorgo) 17; ed inoltre,
nell’ambiente femminile, anche in età ellenistica questo filone continuerà, perché, quando lo stato si
occuperà ‘ufficialmente’ di educazione, a Pergamo sono documentati concorsi di poesia, musica,
letteratura riservati esclusivamente alle fanciulle18 .
Per ciò che riguarda i ‘libri scolastici’ l’educazione greca si fondò per secoli sui poemi omerici
considerati molto presto un testo sacro19, quasi una ‘enciclopedia poetica’20, che sintetizzava in sé tutte
le virtù: il valore guerriero, l’amor patrio, la religiosità, la devozione filiale, ma anche il saper vivere e i
manuali tecnici (specie , per questi ultimi due aspetti, l’Odissea), e , a completamento di questi ‘strumenti
del sapere’, dobbiamo ricordare, in secondo ordine, i poemi di Esiodo, dove, se lavoro e giustizia
stanno alla base della morale, sono completati, sul piano meramente pratico, da intere sezioni su
marineria, rapporti legali e sociali, lavori agricoli. E già in quest’epoca arcaica i ruoli ‘sessuali’ appaiono
chiaramente definiti: l’uomo cittadino e soldato, la donna nel suo ruolo riproduttivo e domestico.
In campo teorico, invece, le ‘scuole di pensiero’, che si occupano di istruzione, sono
riconducibili a filosofi, come Socrate, Platone, Aristotele (che fu precettore di Alessandro Magno):
questi ultimi due furono fondatori di scuole di ‘alta formazione’, quali l’Accademia e il Liceo, in cui non
solo si insegnava ma, come nelle nostre attuali Università, si compivano ricerche scientifiche nei più
svariati campi, quello filosofico, politico, ma anche astronomico, medico, zoologico e botanico21. E
nell’ambito della scuola aristotelica l’organizzazione era così evoluta, da prevedere un orario mattutino
per le lezioni e le esercitazioni degli studenti e un orario pomeridiano per le ‘conferenze’ aperte al
pubblico22
Ad Atene, definita da Tucidide (II 41) “scuola della Grecia”, nel corso del sesto secolo a. C.
l’educazione inizia a trasformarsi, in pieno accordo con quelle che sono le trasformazioni politiche:
all’obiettivo di formare un soldato si sostituisce quello di formare un cittadino. L’istruzione si
democratizza anch’essa, ma, nata come privilegio di una ristretta classe aristocratica (come documenta
Isocrate, Areop. 44-45)23, continuerà, però, a rimanere un qualcosa riservato a pochi (come sottolinea
Platone, Prot. 15, 326 C)24.
Ed anche se già le leggi di Solone sembravano obbligare i genitori a mandare e ad andare a
prendere i figli a scuola non prima dell’alba né dopo il tramonto25, ad Atene non esisteva una
magistratura come quella della paidonomìa, già ricordata prima, che fosse responsabile dell’obbligo
scolastico. Le scarse notizie, in nostro possesso, ci dicono soltanto che i ragazzi ateniesi della paideia
archaia (‘educazione antica’) andavano a scuola divisi secondo il quartiere ed anche se nevicava, come
sottolinea Aristofane (Nuvole 961-96426): questo fatto indica che la ‘democratizzazione della scuola‘
aveva portato all’apertura e alla diffusione di scuole ‘collettive’, a casa di maestri, richieste dal ceto
‘emergente’ formato da artigiani e commercianti, che avvertiva il bisogno di educare i propri figli, senza,
tuttavia, avere il reddito sufficiente per avere un pedagogo privato. E proprio a questa situazione si
collega il concetto ‘aristocratico’ di disprezzo per una scuola, in cui il rapporto maestro/allievo si
perdeva a favore di una scuola, simile ad un ‘negozio’, con la scienza avvilita e tale da essere, per così
V. rispettivamente Saffo, fr. 131 e 57, 213 e 144 Voigt.
V. Marrou, p. 64. Concorsi simili sembrano attestati anche nella Lesbo del VII sec. a.C.: cfr Alceo, fr. 130b Voigt (ved.
Appendice, testo nr. 1); inoltre Teofrasto (presso Ateneo, XIII, 609 E-610 A) documenta in particolare la presenza di
concorsi di bellezza a Lesbo e a Tenedo e di concorsi di sofrosyne (‘moralità’) e oikonomìa (‘economia domestica’).
19 In Platone, Rep. X 7, 606 E, Omero viene indicato come il poeta che ha educato l’Ellade (v. Appendice, testo nr. 14), e nei
Bacchettanti di Aristofane (fr. 233 Kassel-Austin) si parla di ‘glosse’ omeriche come elemento di educazione.
20 V. le acute osservazioni di Havelock, pp. 49-71.
21 Per questo aspetto è sufficente ricordare il continuatore e amico di Aristotele, Teofrasto, autore di una Historia Plantarum
e di una Historia Animalium.
22 V. Reggiani, p. 15.
23 V. Appendice, testo nr. 8.
24 V. Appendice, testo nr. 13.
25 Come documenta Eschine, contra Tim. 9-10 (v. Appendice, testo nr. 7).
26 V. Appendice, testo nr. 3.
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dire, ‘merce da comprare’, come è rispecchiato dal giudizio negativo sui Sofisti, che sono considerati
diffusori di tale tipo di scuola.
L’insegnamento aveva, comunque, già un posto notevole ad Atene anche prima della grande
stagione dei Sofisti, se di paideia archaia (‘educazione antica’) si parlava, oltre che in Aristofane27, anche in
Platone (ad esempio, Leg. VII 14, 808 D-E; Protag. 15, 325 C- 326 C)28, nello pseudo Platone (Assioc.
336 D), in Aristotele (Cost. Athen., passim) e soprattutto in Eschine (Contro Timarco)29, in cui sembrano
essere ricordate leggi riguardanti le scuole e la disciplina relativa (ved. nt. 8). Tuttavia è difficile
ricostruire un quadro cronologicamente valido dell’evoluzione delle forme dell’istruzione, in quanto
non si tratta di notizie riguardanti la paidéia archaia ma in generale di istituzioni educative, alcune anche
della paidéia nea (‘educazione nuova’) posteriore ai Sofisti e a Socrate: in tale contesto la ‘riforma’ dei
Sofisti fu più di tipo pedagogico che didattico, e si occupò principalmente di istruzione superiore,
mentre le scuole della paidéia archaia erano quello che noi consideriamo le ‘nostre’ scuole elementari e
medie.
In questo tipo di scuole si insegnavano, inizialmente, solo ginnastica e musica, considerate
sufficienti, l’una per il corpo e l’altra per lo spirito (come sappiamo da Platone, Crit. 12, 50 D)30, di cui la
seconda disciplina comprendeva l’educazione intellettuale (cfr. Platone, Leg. VII 5, 795 C-D)31, ma ben
presto al paidotribes (‘maestro di ginnastica’) ed al kitaristés (‘maestro di musica’) si aggiunse il grammatistés
(‘maestro di lettere’), che insegnava a leggere, a scrivere e far di conto (cfr. Platone, Eut. 8, 279 E)32. Per
questo aspetto abbiamo una bella coppa del ceramografo Duride (ved. tavola 1), che ci presenta un
grammatico e un citarista nel medesimo ‘interno’ scolastico33: infatti il quadro educativo, che ci presenta
Platone nel Protagora (15, 325 C-E)34, è quello che vediamo rispecchiato integralmente nelle pitture di
vasi a figure rosse: scene di palestra (ved. tavola 3), maestri che correggono con minacce e percosse
(ved. tavola 2).
In definitiva si può dire che nel quinto secolo a.C. l’insegnamento ateniese non si elevasse al di
sopra di un livello ‘elementare’; ma nella seconda metà del secolo apparvero finalmente le innovazioni
educative portate dai Sofisti, i quali insegnavano tutto il sapere che non si era appreso durante la
scuola ‘elementare’: geometria, fisica, medicina, e, in particolar modo, la retorica e la filosofia. Questo
fatto li rendeva ‘tuttologi’ ante litteram e li rese anche bersaglio di insigni personaggi35. I Sofisti saranno,
grazie al loro prestigio, i primi ad essere retribuiti in maniera degna: prima ognuno che sapesse leggere e
scrivere poteva improvvisarsi maestro, visto che non vi era, in quest’epoca, nessun bisogno di
‘abilitazione’ all’insegnamento (cioè nessun controllo statale!). Nei fatti il fine dei Sofisti fu quello di
creare una classe di uomini di stato capace di ‘trascinare le folle’; del resto erano convinti che si potesse
insegnare anche l’areté (la ‘virtù’, secondo le osservazioni polemiche del Protagora di Platone), ed il loro
ideale ‘relativistico’ di potenza andava oltre il concetto di bene e di male (secondo le parole di Callicle
nel Gorgia platonico), così da essere rimproverati aspramente, per la loro immoralità, da Socrate e
Platone.
Nel IV secolo l’attività dei Sofisti fu continuata, in un certo senso, dalla scuola di eloquenza di
Isocrate, che rivaleggiò con la scuola fondata presso il ginnasio dell’Accademia da Platone.
V. nt. 19, e Appendice, testo nr. 3.
V. Appendice, testi nrr. 12 e 13.
29 V. Appendice, testo nr. 7.
30 V. Appendice, testo nr. 9.
31 V. Appendice, testo nr. 10.
32 La scrittura doveva essere abbastanza diffusa e conosciuta se nel 508/7 Clistene aveva istituito l’ostracismo che prevedeva
la scrittura sul coccio del nome del cittadino da mandare in esilio; ed è anche noto l’aneddoto di quel cittadino, il quale nel
483/2 chiese ad Aristide di scrivere il suo stesso nome sul coccio per decretare l’ostracismo e quindi il suo esilio, perché non
sapeva scrivere (cfr. Plutarco, Arist. 7, 5: v. appendice, testo nr. 15).
33 V. Pottier, p. 113, fig. 22.
34 V. Appendice, testo nr. 13.
35 Il termine ‘Sofista’, inizialmente, non aveva la sfumatura spregiativa che assunse in seguito soprattutto per le ironiche
osservazioni di Aristofane, di Socrate e di Platone, anzi indicava un gruppo di ‘sapienti’ in grado di comunicare ad altri la
propria ‘scienza’.
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Dal periodo ellenistico inizierà, come abbiamo già accennato, la diffusione ‘sistematica’ della
scuola pubblica, provocata dai cambiamenti politici determinati dall’espansione del regno macedone
con Alessandro Magno e dal fiorire dei regni ellenistici, successivi alla sua scomparsa. Questa diffusione,
completata in tutto l’orbe terracqueo conosciuto sulla scia dell’espansione dell’Impero di Roma, insieme
con la diffusione della cultura portò al sorgere di scuole di ogni ordine e grado, tra cui spiccano le
famose scuole di oratoria e di filosofia (queste sì vere e proprie università), frequentate dai giovani
nobili ‘romani’, che contribuiranno a formare la classe dirigente dell’Impero. Tra queste scuole
continuerà ad avere rinomanza la ‘Scuola Platonica’ di Atene, la cui chiusura nel 529 d.C. da parte
dell’imperatore Giustiniano, segnerà la fine del mondo greco antico.
Amalia Margherita Cirio
Docente di Lingua e letteratura greca
Università di Roma “La Sapienza”
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