Le mille piste false del caso Musy

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Le mille piste false del caso Musy
la Repubblica
CRONACA
LUNEDÌ 25 FEBBRAIO 2013
TORINO
■ VI
Le mille piste false del caso Musy
Chi sapeva ha taciuto, tanti hanno raccontato storie fantasiose
(segue dalla prima di cronaca)
MEO PONTE
MUSY
ER gran parte di esse il motivo
di quei colpi poteva essere
rintracciato nella vita personale della vittima. Furono in diversi in quei giorni a rivelare alla polizia che Musy aveva una relazione
extraconiugale. Qualcuno azzardava anche un nome: Francesca.
La testimonianza successiva indicava un’altra amante, Roberta.
«Nessuno — ricordano alla Squadra Mobile — però ammetteva di
avere una conoscenza diretta di
queste fantomatiche relazioni extraconiugali di Musy. Tutti quelli
che le citavano dicevano di averlo
sentito dire da altri».
Alla fine furono almeno cinque
le «donne del mistero» indicate. Un
giornalista sospettò anche la mo-
Avvocato,
consigliere
comunale
dell’Udc,
la mattina
del 21 marzo
2012 gli sono
stati sparati
quattro colpi
di pistola
calibro 38
nel cortile
di casa
P
FURCHÌ
Faccendiere,
animatore di
un’associazione
culturale,
il 31 gennaio
è stato
arrestato
perché
ritenuto
l’aggressore
di Musy
Dall’entourage
del consigliere
arrivò all’inizio il
suggerimento del
delitto passionale
glie di un collega. «Qualcuno sottolineava che si presentava a certe
riunioni accompagnato sempre
dalla stessa, una ragazza vestita in
modo vistoso. Quando però i nomi
diventano troppo numerosi si capisce che si tratta di pettegolezzi»,
dicono in questura. Gli investigatori infatti scartarono quasi subito
l’ipotesi di un delitto passionale.
Dall’analisi dei tabulati telefonici
addensarono anche su un noto avvocato che non aveva mai ottenuto
la raccomandazione chiesta a Musy per un incarico prestigioso. «Se
lo vedo lo aggredisco», aveva detto
al telefono parlando con un’amica
senza sapere di essere intercettato.
Per sua fortuna aveva un alibi di ferro: il giorno dell’agguato a Musy era
all’estero ed aveva conservato i biglietti del volo.
Chi sapeva in realtà ha taciuto.
Come il professor Monateri. «È stato universalmente criticato per
aver scritto quel biglietto indubbiamente di cattivo gusto, quando
invece la sua vera colpa è stata
quella di tacere quando, fin dal primo momento, si era reso conto che
l’uomo del filmato era Francesco
Furchì».
A Furchì gli investigatori della
Squadra Mobile sono arrivati tra
agosto e settembre, dopo aver do-
I personaggi
Il cortile di casa Musy, teatro dell’aggressione
(«Fondamentali per scoprire eventuali relazioni») e dagli approfondimenti di certe indicazioni («Non
mancò chi ipotizzò una relazione
omosessuale») gli agenti della Sezione Omicidi arrivarono ad un
unico dato certo: il professor Alberto Musy era una persona dalla vita
cristallina. «Coscienti di questo fatto quando si presentava qualcuno
che giurava di conoscere l’identità
di una presunta amante di Musy
non lo stavamo nemmeno a sentire» dicono in questura.
Altri però si presentarono per
suggerire moventi più sofisticati:
dal lavoro fatto da Musy sui derivati del Comune al suo interessamento alla questione dei Murazzi. Una
fruttivendola indicò uno sfortunato funzionario di Equitalia dicendo
di averlo visto per tre volte davanti
al portone di Musy e di averlo notato addirittura frugare nella cassetta
della posta. L’uomo fu regolarmente controllato e perquisito. Un
altro teste chiamò un avvocato per
dirgli che aveva riconosciuto, nel
sicario immortalato dalle telecamere con il volto nascosto dal casco
Acerbys Nano, un amico che camminava in quel modo per i postumi
di un incidente di caccia. Sospetti si
Poi le segnalazioni
che accreditavano
moventi sofisticati
Solo alla fine
la traccia di Furchì
vuto approfondire decine di false
indicazioni. Solo alla fine dell’estate l’entourage di Musy ha finalmente rivelato che, tra tutti quelli
che frequentavano il professore
per motivi professionali o politici,
ce n’erano alcuni che nutrivano un
forte risentimento nei suoi confronti. E tra questi c’era Francesco
Furchì.
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Il responsabile piemontese, Mione: puntiamo sulla comunicazione e l’informazione
VIAGGIO
NELLE
ASSOCIAZIONI/47
MARIA ELENA SPAGNOLO
“Donare gli organi senza imbarazzo
noi dell’Aido insegniamo questo”
La scheda
NOME
UL volantino c’è un uomo a
petto nudo, con l’aria un po’
imbarazzata: indossa braccioli di plastica per bambini. Al
suo fianco la scritta spiega tutto:
«Confessare che non sai nuotare è
di sicuro più imbarazzante che
parlare di donazione di organi.
Pensa ad un gesto pieno di vita,
iscriviti all’Aido e parlane con i
tuoi cari». È una delle ultime campagne di comunicazione dell’Aido, l’Associazione Italiana per la
donazione di Organi, Tessuti e
Cellule. Nella sede di Torino di via
Baiardi 5 le pareti testimoniano le
campagne di comunicazione sviluppate negli ultimi anni: così c’è
il bimbo che sgrana gli occhioni
(«Spiegare a tuo figlio come è nato
è di sicuro più imbarazzante che
parlare di donazione di organi»), il
ragazzo con un po’ di rossetto sulla camicia («Spiegare certe macchie è di sicuro più imbarazzante…»), e tanti altri manifesti di
un’associazione che ha compiuto
da poco 40 anni e che ha deciso di
puntare molto sulla comunicazione e sull’informazione. «È stata
un’evoluzione nel corso degli anni, che ha seguito anche i cambiamenti delle leggi sulla donazione
— spiega Valter Mione, responsabile di Aido Piemonte — all’inizio
l’Aido si preoccupava soprattutto
di raccogliere adesioni; poi, da
quando è cambiata la legge, ha de-
S
Associazione Italiana
per la Donazione
di Organi, Tessuti
e Cellule (Aido)
Un milione 300mila
iscritti in Italia
46mila a Torino
a quarant’anni
dalla fondazione
Sestriere
Cade dalla seggiovia
illesa una dodicenne
NA ragazzina italiana di
12 anni è caduta dalla
seggiovia Cit Roc, a Sestriere, rimanendo illesa. Dopo un volo da un’altezza di due
metri e mezzo è caduta sulla
neve. Sul posto i carabinieri e i
sanitari del 118, che ne hanno
disposto il trasporto in ambulanza all’ospedale di Susa, dove è stata trattenuta in osservazione. L’incidente è accaduto a
due giorni di distanza da quello avvenuto a Clavière, in cui
ha perso la vita una ragazzina
britannica. La caduta è avvenuta nella zona dell’imbarco
della seggiovia, che ha sedili
quadriposto come quella dell’incidente avvenuto a Claviere.
Il personale della Sestrieres
spa, che gestisce l’impianto,
sta visionando i filmati delle telecamere di sorveglianza poste
sulla linea allo scopo di chiarire la dinamica dell’accaduto. I
carabinieri, invece, stanno
ascoltando alcuni testimoni.
U
Corso Vercelli
Aggrediti con l’acido
nel locale dello zio
UE marocchini nipoti
del titolare di un bar di
Torino sono stati aggrediti a coltellate e con dell’acido ieri sera nel locale gestito
dalla zio da un gruppo di connazionali. Il più giovane, 26
anni, si trova in prognosi riservata all’ospedale Maria Vittoria per le ferite riportate, mentre il fratello, 30 anni, è in osservazione al Giovanni Bosco
per le ustioni subite. È successo poco dopo le 21.30 di sabato. Un gruppo di marocchini
ha fatto irruzione nel bar
Asmar in corso Vercelli 31
brandendo coltelli e delle bottigliette riempite con l’acido. Il
proprietario del bar è riuscito
a fuggire dalla finestra che da
sul corso. I suoi nipoti (Soufiane, 26 anni, e Mohammed, 30
anni) sorpresi dietro il bancone, sono stati ripetutamente
feriti. Più tardi lo zio, interrogato dai carabinieri di Barriera
Milano, ha detto di non aver
mai avuto ricevuto minacce.
D
Molinette
Sciopero in mensa
oggi all’ospedale
SEDE
via Baiardi, 5
scono il tema e la sua importanza
decidono di impegnarsi». Tra le
tante iniziative, un nuovo progetto per conoscere e coinvolgere le
comunità immigrate. Intensi gli
incontri nelle scuole, e non solo.
«Ogni due-tre giorni organizziamo un evento. Di solito interviene
un gruppo di noi, tra cui un medico e un trapiantato. Più delle parole, a volte, contano i risultati:
quando parla una persona che ha
ricevuto un organo, e con esso una
nuova vita, le persone capiscono il
valore della donazione».
INQUE licenziamenti già
fatti e molti altri minacciati. Colpa della spending review o solo della crisi, la
società che gestisce la mensa
(servizio ai dipendenti ma anche ai pazienti) dell’ospedale
Molinette, la Euroristorazione
che ha sostituito Gemeaz, è da
mesi oggetto delle proteste dei
lavoratori per i posti di lavoro a
rischio. Questa mattina Cgil, Cisl, Uil e Ugl hanno deciso di
scioperare: «Le abbiamo provate tutte per impedire che Euroristorazione persegua un intento puramente economico sulla
pelle dei lavoratori — scrivono
— Scioperiamo contro la pretesa di avere lavoratori a comando a qualsiasi ora e senza regole
e contro l’utilizzo della Cig in
deroga quale strumento di punizione per chi non si dichiara
disponibile a cambiare gli orari». Il servizio ai pazienti è comunque assicurato.
(s.str.)
© RIPRODUZIONE RISERVATA
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COMPONENTI
C
46 mila
in provincia di Torino
PRESIDENTE
Valter
Mione
SITI INTERNET
http://www.aidotorino.it/
PER I TRAPIANTI
La sede dell’Associazione italiana donatori organi
a Torino. A sinistra, il responsabile Valter Mione
ciso di occuparsi anche di informazione e di prevenzione. La sua
finalità non è mutata: promuovere la cultura della donazione volontaria post mortem». Simbolo
dell’associazione è la pianta
Anthurium, proprio perché «è una
pianta che prolifica molto: simboleggia la vita». Nata nel 1973 a Bergamo, da un gruppo di volontari,
l’Aido è cresciuta fino a contare
oggi in tutta Italia un milione e 300
mila iscritti. A Torino sono 46 mila
i soci, il doppio in Piemonte.
Come si esprime oggi il proprio
assenso ad una eventuale dona-
In breve
“La metà dei soci
sono pensionati
ma abbiamo anche
tanti giovani, a loro
parliamo dal web”
zione? «Uno dei modi è quello di
fare la tessera Aido. Il consenso
viene registrato dalla banca dati
Sia, che è collegata direttamente
con il Centro Nazionale trapianti:
è importante perché permette, in
caso di necessità, di avere accesso
immediato ai dati della persona.
Un’altra modalità è quella di scrivere una dichiarazione e conservarla nel proprio portafoglio. Oppure si può aderire ad altre tessere, o esprimere il proprio consenso alle Asl», ricorda Mione. Che
spiega: «Puntiamo molto sulla comunicazione e alla prevenzione».
Ma chi sono i soci dell’Aido? «Molti sono pensionati, circa la metà;
però tanti anche i giovani. A loro
affidiamo le campagne sul web,
sulle quali contiamo molto. Provengono dai mondi più disparati:
sono persone che quando cono-