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FRANCO BATTIATO
ATTRAVERSANDO IL BARDO
Sguardi sull’aldilà
BOMPIANI
Indice
7
Glielementi
nonhannonaturapropria
diFrancoBattiato
10 Noinonsiamomaimorti,
enonsiamomainati
32 L’essenzadellavitadiWilligisJäger
56 RisvegliodiKarmaNurMay
61 Immagini
GLI ELEMENTI
NoN HaNNo NaTura ProPrIa
F r a Nc o B aT T I aTo
L’unità primordiale è spazio e saggezza...
inseparabili!
Quando il praticante è in grado di ricono­
scere la sua natura, la Consapevolezza, è libero.
Tutti gli ottantaquattromila tipi di emozioni
disturbanti, istantaneamente, in un solo attimo
si liberano senza lasciare traccia.
“La saggezza originaria è libera dal pensiero,
eppure è conoscenza di tutto.”
Milarepa era in grado di volare, di attraver­
sare le rocce più dure.
I grandi maestri camminavano sull’acqua e
rimanevano incolumi tra le fiamme.
Non facevano miracoli, avevano capito la non
sostanzialità della natura originaria delle cose,
che diventa sempre più evidente man mano che
la concretezza dei fenomeni si dissolve.
7
Padmasambhava si manifestò in questo
mondo senza padre né madre, apparve al centro
di un fiore di loto.
Da grande fu messo al rogo molte volte,
lasciando allibiti e increduli i suoi persecutori.
al momento della morte, non avviene una
morte “reale”, perché la nostra natura innata è al
di là del tempo. Nel Bardo le fiamme non posso­
no bruciarci, le armi non possono ferirci, tutto
è illusorio e privo di sostanza: tutto è vacuità.
L’economo del monastero di Tulku chökyi
Nyima rimpoche, Bong Gompa, nel Nord del
Tibet centrale, era in punto di morte, ma parla­
va continuamente: “Bene, ora questo elemento
si sta dissolvendo, ora la coscienza si dissolve nello
spazio. ora lo spazio si è aperto e le manifesta­
zioni stanno apparendo. La catena del vajra flut­
tua come una ghirlanda di cristallo e fiori
freschi. La dharmata è veramente incredibile!”
Morì ridendo.
Le esperienze che appariranno al momento
della morte sono inconcepibili.
La cosa più importante è ricordare di non
essere tristi o depressi, non ve ne sarebbe motivo.
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Bisogna mantenere piuttosto l’atteggiamen­
to di un viaggiatore che ritorna a casa.
Tutti, più o meno, siamo prigionieri delle
nostre abitudini, paure, illusioni. Le sofferen­
ze dovrebbero indurci ad abbandonare l’ego,
che chiude la strada del ritorno alla nostra natu­
ra divina.
Noi esseri umani siamo orgogliosi del libero
arbitrio e guai a chi mette in discussione questa
libertà. Ma ahimè, non è così. In realtà, siamo
schiavi delle nostre emozioni, che ci determi­
nano, dei desideri che ci dominano e spesso
finiscono in tragedia... bella libertà!
La liberazione non può avere legami, né
attaccamenti.
Di notte, quando si sogna, ci sembra tutto
vero. al risveglio scopriamo che non lo era.
Gli elementi terra, acqua, fuoco, aria e spazio
sono presenze non esistenti, non hanno natura
propria.
Il senso della nostra esistenza terrena è quel­
lo di crescere, diventare esseri completi, e
ritornare all’unità.
9
NoI NoN SIaMo MaI MorTI,
E NoN SIaMo MaI NaTI
VIVIaMo Da TEMPo IMMEMoraBILE
GESHE JaMPa GELEk
[lama tibetano]
Da tempo immemorabile viviamo, moria­
mo, rinasciamo, ma non abbiamo memoria,
tranne una piccolissima parte di gente che
ricorda le vite passate, anche attraverso i sogni.
Solo l’esperienza in prima persona può verifi­
care l’esistenza della coscienza, che è immate­
riale. un istante di coscienza è preceduto da
una causa sostanziale del medesimo tipo. Dallo
stato intermedio del Bardo, prima del concepi­
mento, gli esseri coscienti scelgono la coppia
per entrare di nuovo nell’esistenza della vita
terrena di noi esseri senzienti.
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La MorTE
NELLa TraDIzIoNE crISTIaNa
GuIDaLBErTo BorMoLINI
[monaco, teologo e prete]
La morte nella tradizione cristiana, come
d’altronde in tutte le grandi tradizioni religio­
se, è una trasformazione, è l’apertura a un oltre,
a una forma di vita nuova. E d’altronde questo
corrisponde al sentire umano più profondo.
E anche Jung afferma che è corrispondente alla
natura umana il pensare a un’apertura, a un
oltre, più che a una mera cessazione. E in effet­
ti, giustamente, san Francesco osava dire “sorel­
la Morte”; la morte potrebbe essere un’amica
che apre nuove prospettive. San carlo
Borromeo, che aveva nel suo studio una tela in
cui era raffigurata la morte con caratteri tetri,
con la falce eccetera, ha fatto dipingere al posto
della falce una chiave d’oro, perché essa sarebbe
stata l’amica che gli avrebbe aperto la porta verso
un mondo di luce.
Accompagna i morenti al passaggio?
Sì, è un lavoro che infatti sento un po’ parte
della mia vocazione, per cui ho iniziato a occu­
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