Piccoli frutti, grandi opportunità

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Piccoli frutti, grandi opportunità
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At t u a l i tà
p ie m o n t e
• o lt r e 2 5 0 g l i e t ta r i c o lt i vat i i n p i e m o n t e
Piccoli frutti,
grandi opportunità
▪
Mirtillo, lampone, rovo, ribes e uva spina trovano nell’ambiente
pedemontano, ma anche in alcune zone di pianura, condizioni
favorevoli alla coltivazione, con buoni risultati economici
▪
I
di Michele Baudino,
Sandro Frati
piccoli frutti rappresentano una realtà
economico-produttiva di particolare interesse per il contesto agricolo piemontese. I dati statistici assegnano al Piemonte una
posizione di rilievo nel panorama nazionale,
con investimenti che superano ormai i 250
ettari (190 ettari di mirtillo, 45 di lampone,
15-20 di ribes e rovo) e un valore di oltre 3,5
milioni di euro.
L’ambiente pedemontano, caratterizzato da
suoli fertili a reazione sub-acida, da abbondante disponibilità di acqua e da accentuate escursioni termiche giornaliere, presenta
condizioni ideali per queste specie frutticole.
La coltivazione di piccoli frutti è spesso diffusa nelle aree di fondovalle, su terreni declivi
considerati spesso a torto marginali.
La discreta redditività dimostrata negli anni recenti ha favorito gli investimenti produttivi lungo tutto l’Arco prealpino, interessando
soprattutto le zone di fondovalle del Cuneese
e Torinese. In provincia di Cuneo, in particolare nel territorio ai piedi della Bisalta, si
sono strutturate filiere efficienti nell’aggregare l’offerta fino alla distribuzione.
Sono presenti sia forme cooperative – si
cita il caso virtuoso della Coop. Agrifrutta di Peveragno – sia operatori commerciali
privati. Oltre agli agricoltori professionali, la
coltivazione di piccoli frutti costituisce spesso un’occupazione part time, rappresentando
una interessante integrazione di reddito.
Evoluzione della coltura
Le prime esperienze di coltivazione di piccoli frutti in Piemonte risalgono alla fine degli anni 50, con i primi impianti razionali
di lampone unifero. Le produzioni ottenute
andavano a integrare le raccolte di frutti selvatici nelle vallate alpine.
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L’Informatore Agrario • 1/2010
La forte domanda dell’industria di trasformazione (la produzione era destinata principalmente all’estrazione di coloranti per la cosmesi e di alcol e aromi per l’industria liquoristica) ha favorito in breve tempo un’ampia
diffusione dei lamponeti nelle vallate cuneesi
(circa 180 ettari nel periodo 1973-1975).
Alla fine degli anni 70 la produzione di
lampone risentì della forte concorrenza esercitata dalle importazioni dai Paesi dell’Est
Europa. Il decremento di reddito provocò un
crollo degli investimenti in alcune aree tradizionali, quali la Valle Grana. Per contro nella
zona della Bisalta (Peveragno, Boves, Chiusa
di Pesio, ecc.) la coltura di piccoli frutti riprese interesse con l’ampliamento a nuove specie:
ribes rosso e nero, rovo inerme.
A partire dalla seconda metà degli anni
80 si diffuse la coltivazione del lampone rifiorente, meno esigente in termini di fabbisogno di manodopera esterna all’azienda diretto-coltivatrice.
Il mirtillo gigante americano, la specie
adatta alla coltivazione, si diffuse solo a partire dalla metà degli anni 80. Nei primi anni questa coltivazione si è concentrata nelle
aziende della Bisalta, con superfici di modesta
estensione, mentre dalla metà degli anni ’90
si è estesa a Saluzzese, Pinerolese e Vercellese. Talora in questi ambienti la specie contribuisce a diversificare l’offerta della frutticoltura cosiddetta «maggiore» (melo, pesco,
actinidia).
In tali realtà professionali piuttosto evolute gli impianti presentano estensione considerevole: anche 3-4 ettari. Attualmente il
mirtillo rappresenta la specie più diffusa negli ambienti piemontesi, commercializzata
sui canali distributivi anche internazionali,
compresa la gdo.
Distribuzione
e valorizzazione
delle produzioni locali
Le produzioni ottenute a livello locale vengono convogliate prevalentemente sui mercati nazionali e/o alla gdo a partire dal mese
di giugno sino a ottobre inoltrato. Per quanto
riguarda il mirtillo, in particolare per le produzioni biologiche, in questi ultimi anni una
significativa corrente di esportazione verso il
Nord Europa si è affiancata alla classica rete
distributiva.
I consumatori apprezzano la produzione
piemontese e per migliorare ulteriormente
la distribuzione i soggetti commerciali locali
hanno avviato attività di promozione attraverso l’adozione di appositi marchi.
Le produzioni delle valli cuneesi e torinesi sono state inoltre inserite nell’elenco dei
«Prodotti agroalimentari tradizionali del
Piemonte» ( dgr 15 aprile 2002 n. 46-5823)
con la denominazione «piccoli frutti della
provincia di Torino» e «piccoli frutti delle
valli cuneesi».
Innovazione e ricerca
La domanda di innovazione espressa dalla
filiera trova risposta in un’intensa attività di
ricerca e sviluppo svolta dal CReSO, il Centro
di ricerca per l’ortofrutticoltura piemontese.
Si tratta di programmi di ricerca finanziati
dalla Regione Piemonte che toccano i temi
dell’innovazione varietale, del processo produttivo dal campo al magazzino e della difesa sostenibile.
La valutazione di nuove varietà è svolta
nell’ambito del Progetto nazionale MipaafRegioni «Liste di orientamento varietale dei
fruttiferi», coordinato dal Cra, il Consiglio
nazionale per la ricerca in agricoltura. La
costituzione di nuove cultivar, adatte agli
ambienti di coltura della regione, è avvenuta
nell’ambito del Progetto nazionale «Frutticoltura». In effetti il CReSO, presso il Centro
sperimentale di Boves (Cuneo), svolge una
gamma completa di attività di ricerca appli-
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cata alle esigenze della filiera e del territorio.
A monte ha intessuto rapporti di cooperazione scientifica con Università – in particolare
quella di Torino – e centri di ricerca anche a
livello internazionale.
Il Centro sperimentale di Boves è ubicato
in un ambiente adatto allo studio delle diverse specie di frutti di bosco. Il patrimonio
genetico su cui vengono condotte le valutazioni è attualmente composto da 59 cultivar
e selezioni di lampone unifero, 22 accessioni di lampone rifiorente, 20 di rovo inerme,
49 di mirtillo (Vaccinium corymbosum), 45
di ribes rosso, bianco e rosa, 32 di ribes nero
e 26 di uva spina.
Mirtillo
La coltivazione del mirtillo gigante americano sta prendendo piede, oltre che nel già
citato ambiente pedemontano, anche in aree
di pianura, dove sono stati realizzati moderni
frutteti, in tutto e per tutto simili a quelli di
altre specie frutticole.
L’incremento della domanda è, in parte, dovuto alla eccellente opera di comunicazione
sulle proprietà nutrizionali del mirtillo, ben
percepita dal consumatore.
Le produzioni piemontesi sono ottenute
con metodi di coltivazione sostenibili, da un
lato rispettosi dell’ambiente, ma soprattutto
in grado di garantire una completa sicurezza
alimentare. È ampiamente diffusa la coltivazione biologica.
La ricerca in atto concerne sia l’innovazione varietale (frutti più gustosi, più serbevoli
e meno sensibili alle malattie), sia l’agrotecnica (forme di allevamento, apporto di calcio per aumentare consistenza e serbevolezza
dei frutti). Sono inoltre in corso diversi studi
finalizzati ad adattare le moderne tecniche
di gestione del post-raccolta già in uso sulla
frutta maggiore. Nei magazzini di stoccaggio
è infatti ormai prassi comune conservare il
mirtillo in atmosfera controllata.
Lampone
Il lampone unifero è di regola coltivato in
pieno campo. Le raccolte, anche se condizio-
nate dagli andamenti stagionali, si concentrano nel mese di luglio. Il lampone rifiorente
è diffuso soprattutto nelle aree di fondovalle
del Cuneese e del Torinese.
Per migliorare la qualità dei frutti la coltura viene protetta durante l’intera fase di raccolta, mediante posizionamento, al di sopra
della vegetazione, di appositi teli plastici di
protezione. La produzione si ottiene su polloni di 1 anno e le raccolte proseguono, scalarmente, da luglio sino al sopraggiungere
dei geli invernali.
Oltre alle tradizionali varietà a frutto rosso
si stanno diffondendo nuove varietà a frutto
giallo, con frutti caratterizzati da scarsa acidità che, grazie al loro insolito colore, possono diventare un interessante ornamento per
le varie preparazioni culinarie.
Il punto debole del lampone sotto il profilo commerciale è rappresentato dalla scarsa conservabilità. Pertanto è necessario che
l’agricoltore pianifichi gli stacchi. La raccolta deve essere effettuata al corretto stadio
di maturazione, ponendo attenzione ai tempi che intercorrono nella filiera distributiva.
Pertanto è necessario programmare, in particolare nella fase estiva, almeno 3-4 raccolte a settimana.
Un ulteriore accorgimento utile per il
mantenimento delle caratteristiche organolettiche e qualitative dei lamponi consiste nell’organizzare una buona logistica.
È infatti molto importante che i lamponi
appena raccolti stazionino in campo per il
minore tempo possibile e vengano celermente conferiti al centro di raccolta, dotato di
celle frigorifere.
Sono stati avviati, in particolare in questi
ultimi anni, studi inerenti alla coltivazione del lampone rifiorente in
fuori suolo; questa tecnica consente di anticipare la fase di piena produzione e di ottimizzare lo
sviluppo vegetativo e la produttività delle giovani piante.
Il rovo
Il rovo inerme viene coltivato in particolare nel Cuneese. I
frutti sono utilizzati per la composizione di
confezioni miste. Le piante presentano una
accentuata vigoria vegetativa. La produttività è molto elevata (si superano anche i 180
quintali a ettaro), tanto da richiedere idonee
strutture di sostegno.
Le raccolte iniziano nella fase estiva (fine luglio - inizio agosto) e proseguono sino
ad autunno inoltrato. Anche in questo caso l’adozione di tecniche di protezione della vegetazione mediante posizionamento di
film plastici trasparenti consente di migliorare le caratteristiche qualitative, riducendo
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l’incidenza di alterazioni sulle piante e sulla
produzione.
Ribes e uva spina
Altre specie attualmente presenti nel panorama produttivo piemontese, anche se in minor quantità, sono il ribes e l’uva spina.
Il ribes è diffuso nelle sue varietà a frutto rosso, bianco o rosa. I caratteristici grappoli sono
contraddistinti da un’elevata acidità; per questo
motivo il ribes non viene in genere consumato tal quale, ma utilizzato per la preparazione di macedonie o confetture miste. L’aspetto
accattivante dei
grappoli e l’intensa colorazione delle bacche
lo rendono particolarmente adatto alla preparazione di confezioni «misto bosco». Infine
troviamo l’uva spina; negli ambienti produttivi del Cuneese sono presenti varietà a frutto
rosso, verde o bianco. Le piante, caratterizzate
da una elevata spinescenza dei tralci, vengono
allevate a spalliera su filari. I frutti presentano
sapore dolce, intensamente aromatico.
Anche l’uva spina è utilizzata nella composizione di cassette «misto bosco». •
Michele Baudino, Sandro Frati
CReSO - Consorzio di ricerca e sperimentazione
per l’ortofrutticoltura piemontese
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