Maurizio Padovani - Associazione Maria Bianchi

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Maurizio Padovani - Associazione Maria Bianchi
“Parole discrete”
Intervento di Maurizio Padovani
“L’intricato sentiero dei rimpianti: se…se…se…Le strade mai imboccate si fanno via maestra
perché è davvero dolce, fino alla nausea, il sapore di quel che non hai detto. Di quel che non puoi
fare”
“E la memoria di pomeriggi estivi
Così dolce e struggente”
“La nostalgia non pesa misure
Colpisce
Non rispetta confini”
“In fondo viviamo sempre per dire “addio” a qualcuno o a qualcosa”
“Giorno dopo giorno, i ricordi sfumano, i tratti si fanno incerti, le fotografie parlano da più
lontano nella loro innaturale fissità”
“Ci sono giorni in cui vorrei che queste pagine non avessero più fine. Altri che metterei il punto ad
ogni riga. Ma so che scrivere mi ha salvato la vita. Dare un nome alle cose – semplicemente”
“Scrivere è per me un rimedio che mi avvicina a te e che rende la tua morte sempre più reale”
“Ho perduto l’orientamento: nulla è come lo ricordavo, per inerzia le cose rispondono allo stesso
nome”
“Sempre più spesso mi assalgono ricordi della mia infanzia, sono come dei flash. Immagini di cui
avevo perduto la memoria”
“Dove sono le orme? Quali i sentieri falsi, le strade sbagliate? Il tempo si dilata, si restringe”
“La casa, dove tutto ti parla di un prima”
“Forse il dolore ci fa tutti bambini alla finestra... Guardiamo fuori il mondo, ma siamo separati.
Aspettiamo qualcosa che non viene. Che non torna. Restiamo prigionieri dei ricordi, ostaggi
volontari e un po’ stregati. Mi sono mai mossa da lì?”
Parlare di sé è autobiografia qualsiasi tema affrontiamo, ogni frase, ogni parola ci racconta ed è
consapevolmente o meno il richiamo di ciò che abbiamo appreso nella vita, del nostro modo di
porci, i valori, persino i dettagli cosiddetti “tecnici”, come la punteggiatura, gli accapo, lo svolgersi
del testo sono rivelatori del nostro stato d’animo e del passato.
Si scrive perché si ha memoria, senza memoria non si può fare autobiografia, ciò significa
intraprendere un sentiero coraggioso, irto che sviluppa pensiero non solo intorno alla propria
esistenza ma anche in modo più ampio attorno ad altri volti, luoghi, animali che in essa prendono
forma.
Le frasi che ho appena letto testimoniano la disponibilità, il coraggio a esporsi senza riserve e
questo restituisce al movimento e al divenire della vita: la scrittura autobiografica è una esperienza
di sviluppo personale.
Cosa spinge a scrivere di sé, del proprio lutto? L’amore, o meglio un triplice oggetto d’amore:
amore per se stessi -non disprezzo così tanto la mia vita da annullare la memoria della mia
esistenza. Amore dell’altro e della sua storia. Amore per il mondo
Se non c’è amore nell’intraprendere la scrittura autobiografica la tensione cade, se non torna la
vita, l’attivazione del sé nel mondo, la scrittura è inadeguata.
Scrivere risponde ad un desiderio in cui è difficile capire fino in fondo, come è proprio
dell’innamoramento, ciò che si sta facendo. Solo successivamente si è in grado di comprendere, se
non l’evento complesso, alcuni aspetti.
Alla fine del percorso apparirà qualcosa in più di quanto è stato scritto. La scrittura, rispetto alla
sola oralità, aggiunge sempre qualche cosa, concede maggiore dignità alla storia, consente di
cogliere quei temi vitali dell’esistenza che appartengono a ciascuno sin dall’infanzia: il percorso di
scrittura autobiografica è dunque un percorso di riconoscimento.
Si attua una duplice viaggio interiore: la ricerca di ciò che ha segnato l’esistenza nel tempo e ricerca
rispetto alla destinazione individuale: il dove si sta andando, il possibile sviluppo interiore. Per
questo l’impegno autobiografico non è solo un lavoro retrospettivo.
Nelle citazioni che ho fatto si parla di nostalgia, che in autobiografia è un passaggio obbligato,
strettamente unito al rimorso e al rimpianto. La nostalgia è legata alle perdite, non solo causate dai
lutti; il rimorso riguarda un’azione o anche una non-azione, un pensiero e richiama soprattutto il
senso di colpa; il rimpianto riporta anche qui a non-azioni, a qualcosa d’incompiuto, al desiderio.
Nostalgia, rimorso e rimpianto sono condizioni esistenziali riferite ai legami che tutti noi abbiamo
nella vita: ogni legame ha un inizio, a cui segue una dipendenza, infine c’è il congedo, il commiato,
l’addio, per cui la nostra vita è una costellazione di abbandoni.
Impedendoci di disporre della nostra vita, ogni abbandono ci aiuta a spiegare la realtà umana e la
sua condizione, occuparsene scrivendo di sé fa diventare saggisti della propria vita ed è l’occasione
per uscire dall’ovvio prendendo le distanze da noi stessi, distanze necessarie per la consapevolezza
dell’esistere.
Scrivendo, infatti, ci si allontana dal proprio corpo, si sposta la realtà in un gioco avanti e indietro
che si sviluppa così: perdita di se stessi nelle parole, le parole si staccano dalla persona e diventano
grafia – rinascita di sé nella stesura del testo. Non a caso scrivere è più impegnativo che parlare.
Scrivendo ci si allontana e ci si avvicina
Si scompare e si riappare
Si muore a se stessi e si sopravvive
Ci si sente più intensamente e ci si sente smarriti
Si esalta il proprio io e contemporaneamente lo si oltrepassa
Si sperimenta la mancanza e s’impara ad accettarla
Nel lutto, scrivere sottrae energia al dolore e il ricordo si modifica.
Si può definire la scrittura di sé esperienza fisica e metafisica, con la possibilità di cancellare o
ricominciare; è movimento del pensiero che separa e riunisce, ma il procedere può essere incerto e
prevede soste, pause.
L’emozione accade e la scrittura stessa è il regolatore delle emozioni, dal caos all’ordine dando
parola, per ritornare al proprio orizzonte: ecco un altro motivo per cui si può dire a pieno titolo che
la scrittura autobiografica è formazione personale, ed ecco perché è un forte strumento di auto –
aiuto quando porsi davanti a un foglio bianco, ad una tastiera non è tanto per esprimere un
desiderio, ma è cura di sé: tutto ciò consente di riconnettersi, non perché fa “star bene”, lenire i
mali, ma perché ridona le motivazioni del nostro essere accettando ciò che ci spiazza, che non
possiamo controllare, che non conosciamo.
La scrittura ridona un’immagine credibile di sé, accettabile.
Parlando di autobiografia non può mancare il tempo. Il tempo come durata ma anche e soprattutto
quel tempo che ci portiamo appresso non legato quindi al passare degli anni e delle stagioni.
Scrivendo di sé e delle persone care, il tempo è la prima categoria che inquieta e interroga: ci chiede
dove abiti la nostra maturità, quanto ancora siamo abitati dall’infanzia e dall’adolescenza. Ciò di
cui non ci può essere consolazione è la reversibilità del tempo.
Vorrei far notare come siano trasversali, tra i brani presenti nel libro, i riferimenti allo spazio e al
tempo contraddistinti dal senso di straniamento, di disorientamento, di separazione.
Questo accade nel momento esistenziale critico come il lutto soprattutto nelle prime fasi
dall’evento: il tempo interiore può diventare rifugio, cura, trappola, rischio di non dire addio, ma
ancora una volta scrivere può esserci d’aiuto.
Avviandomi alla conclusione del mio breve intervento vorrei testimoniare l’alto grado di riflessione
esistenziale che la scrittura di sé è in grado di dare, la capacità che ha di attribuire un senso nuovo
agli eventi attraverso il distanziamento da essi; un lavoro in divenire che può essere svolto in
autonomia o accompagnato in un cammino partecipato, che ha il pregio di non promettere
guarigioni ma semplicemente (e questo è il suo compito buono) di riportarci sulla terra.
Lo scrittore spagnolo Jorge Semprùn, nel suo libro “La scrittura o la vita”, scrive:
“Un’opera è terminata non quando lo è, ma quando colui che vi lavora dal di dentro può anche
terminarla dal di fuori. Può prolungarla oltre la sua fine, poiché l’avervi atteso ha inciso nella
vita del suo autore fino a mutarne storia e pensiero. La scrittura muta chi la scrive e chi la legge;
nel caso in cui si scriva della propria esperienza tale effetto non potrà che essere ancora più
implicito”
Grazie a tutti.
Firmato digitalmente da
Maria Bianchi
Associazione Associazione
ND: CN = Associazione Maria
C = IT
Maria Bianchi Bianchi,
Luogo: Suzzara (MN)
Data: 2009.11.11 16:31:10
+01'00'