CONVERSANDO 1-2007.indd
Transcript
CONVERSANDO 1-2007.indd
CONVERSANDO in dialogo con la Comunità N° 1 Dicembre 2007 Periodico dell’Unità Pastorale di Mozzate Carissimi Parrocchiani, una delle prime cose che ho avvertito, è stata quella di avere con Voi un canale di comunicazione, attraverso cui far passare idee, giudizi, sollecitazioni…di natura diversa. Abbiamo costituito una Redazione, non monolitica, chiusa in sé, ma doverosamente aperta a qualsiasi contributo. È stato indetto un Concorso tra i ragazzi e le ragazze delle Elementari e delle Medie per stabilire un nome e questo è stato scelto tra i tanti che hanno partecipato. L’intestazione scelta è stata “CONVERSANDO”, e la bambina che ha formulato questo titolo, CHIARA GUZZETTI di nove anni, ha così commentato la scelta:” Perché attraverso il Notiziario si potrà CONVERSARE e condividere tutte le informazioni”. Alla scelta, che abbiamo considerato molto pertinente ed azzeccata, come sotto titolo, abbiamo aggiunto, con il permesso della piccola autrice: in dialogo con la Comunità. Ebbene, questo giornalino-bollettino trimestrale, gratuito, vuole rappresentare un mezzo di comunicazione a servizio della Comunità. È mio desiderio che questo strumento sia adoperato da tutti e rappresenti la voce di tutti, senza preclusione da parte di nessuno, aperto alle indicazioni positive e ai suggerimenti che di volta in volta ognuno sentirà di apportare. Siccome è gratuito ci avverremo delle pubblicità per sostenere il costo delle diverse pubblicazioni: da qui mi permetto di chiedere a quanti vogliono contribuire in tal senso di mettersi in comunicazione, per adesso, con me al numero telefonico: 0331.830488. Auguro a questa nuova gracile creatura di essere nel panorama mozzatese un contributo culturale, informativo, sostenuto da Tutti. Buon cammino! don Luigi Auguri di buone feste VI RACCONTO LA MIA ESPERIENZA Sono ormai passati quasi tre mesi dal “mio insediamento” a Mozzate e, con molta franchezza e serenità, devo esprimerVi la mia gioia di essere in mezzo a Voi. Mi sono sentito accolto, compreso e il distacco dalla mia ex Parrocchia di Paderno Dugnano non è stato così traumatico, come poteva apparire all’inizio. Se pensate che lì sono rimasto per ben diciotto anni a svolgere il ministero di Parroco, Voi capite molto bene quanto fosse il mio attaccamento a quella popolazione: e d’altra parte l’ha dimostrato! Detto questo, personalmente, ho fatto una valutazione, e sicuramente Tutti Voi volete conoscerLa. Più mi addentro nella conoscenza delle situazioni, più mi convinco che le problematiche sono ricorrenti nelle diverse Comunità ecclesiali, perché queste sono fatte da persone e le persone fanno parte di una società che oggi viene chiamata “globalizzata”. Non c’è solo un’economia, una politica,….vi è anche una mentalità, presente nel mondo occidentale che potremmo chiamarla comune, perché espressa praticamente in tutte le società del mondo europeo e non. Esaminiamo il mondo dei giovani con tutte le sue problematiche, con tutti i pregi e i difetti: questi sono comuni in tutte le nazioni occidentali. Da qui partirei per fare allora le mie considerazioni. Mozzate è una Comunità, come tante altre, con pregi e difetti, con problematiche più o meno vistose , più o meno realizzate. È una Comunità dove i rapporti con le persone, almeno in generale, non sono più quelli immediati di una volta, quando ci si conosceva per nome e per soprannome, ma le relazioni si stanno affievolendo, il tessuto sociale è più impersonale e dove le problematiche diventano situazioni difficili dei diversi soggetti che compongono una Comunità e non di una intera Comunità. Ci si accorge dell’assenza dei giovani, degli adolescenti, dei ragazzi da un mondo cristiano, dalla prati- LA BANDA SI RITROVA Dopo molte polemiche, rispetto alle quali, personalmente sono molto distante, perché in nessun modo coinvolto, gran parte dei componenti della Banda di Mozzate si sono trovati, chiedendo a don Luigi di mettersi alla testa di tale realtà e di far evolvere le situazioni nei migliori dei modi per il bene stesso della Banda e per un servizio che si vuol dare alla cittadinanza. Io don Luigi, dopo aver esaminato attentamente la questione, ho deciso di dare voce ad una ricchezza presente in Mozzate e di continuare una tradizione voluta dalla Comunità intera. Certamente non nasce e non continua sotto i migliori auspici, e tuttavia, ribadisco l’intenzione di non far morire realtà troppo belle ed importanti presenti sul territorio: penso alla fatica di tante persone che non ci sono più, ma che nel tempo si sono prodigate a far nascere, crescere e continuare, in situazioni più difficili, momenti di aggregazione e di autentica cultura! Per intanto ci si ritrova all’Oratorio di S. Martino per le prove, con alcuni componenti della precedente Banda. A fare da Presidente, o Commissario che dir si voglia, sono io in persona, desiderando traghettare verso lidi più aperti una Realtà meravigliosa. In me non c’è nessun spirito di polemica, ma solo la convinzione che all’interno di una Comunità come la nostra, occorre privilegiare sempre momenti di aggregazione, superando, a volte, posizioni ritenute irrinunciabili: a me han sempre insegnato che contano le persone e non le diatribe più o meno importanti. Non voglio fare il Macchiavelli di turno, tuttavia nella situazione in cui si è ritrovata la Banda di Mozzate, penso che questa era ed è, per il momento, l’unica soluzione! Voglio altresì aggiungere che non solo rimangono, per me, aperte le porte, ma desidero con chicchessia incontrarmi per costruire occasioni di aggregazione e di soluzione dei diversi problemi. Alla Banda auguro un buon cammino e ….tempi belli! 2 CONVERSANDO ca dei Sacramenti, in una parola dell’allontanamento progressivo e drammatico delle nuove generazioni rispetto ai valori evangelici. Prendiamo un altro esempio: quello della Famiglia! Si ripete in questi anni che il contesto della maturazione della fede è quello famigliare, ma poi inevitabilmente siamo di fronte ad un disinteresse se non totale, quasi, rispetto a un cammino di maturazione di fede dei Genitori nei confronti dei loro figli; quando mai vedete papà e mamma che accompagnano i loro figli a Messa? Quando mai nelle Famiglie giovani oggigiorno si prega assieme? Quando mai si parla di carità, di attenzione agli altri in Famiglia? Quando sentite fare riflessioni rispetto al tema delle Vocazioni Sacerdotali all’interno del contesto famigliare? Si corre, non ci si ascolta più e non ci si parla più; si diventa egoisti e superficiali, rinchiusi su se stessi e sulle proprie problematiche; ognuno pensa al proprio interesse, alle proprie fatiche esistenziali e tutto diventa più complicato. E allora? Allora questo è un quadro da tenere presente, cercando di modificare, nel proprio ambito, le realtà più semplici a partire dalle relazioni. Una Comunità che aumenta a dismisura, di che cosa ha bisogno? È inutile parlare di evangelizzazione se prima non ci si conosce, se non vi sono rapporti, contatti, dialoghi…e questi come si possono mettere in pista? Formulando attività, coinvolgendo a 360 gradi categorie di persone, fasce di gente, creando amicizie…insomma rendendo il rapporto sempre più umano. Occorre rompere steccati entro cui forse si sono costruite realtà belle, che ora sanno un po’ di stantio, allora bisogna rompere questi confini, questo modo di agire. Non bisogna creare le caste, i gruppi chiusi in se stessi, pensando ciascuno di coltivare il proprio orticello: siamo nella vigna del Signore, e si parla di regno in cui bisogna operare, si parla di comunità, di Chiesa in cui vivere la propria fede, la propria identità cristiana! In tal senso occorre un piccolo, o forse un grosso slancio di orgoglio, per cambiare noi stessi e quindi per introdurre “conversioni” nella Comunità! Io non ho pretese e non ho ricette pronte per realizzare tutto ciò: dovrà essere il duro lavoro di noi tutti, che insieme, stabilendo mete, troviamo i mezzi per raggiungerle. Questa è la pastorale! don Luigi 3 CONVERSANDO i gruppi della Parrocchia . . . IN QUESTO NUMERO: EQUIPE BATTESIMALE L’équipe per la pastorale battesimale è nata su invito dell’ex parroco don Piero Allevi al fine di aderire alla sperimentazione diocesana. Componenti dell’équipe sono sei coppie, senza precedenti legami tra loro, accomunate dal desiderio di appartenenza alla comunità cristiana dell’Unità Pastorale mozzatese. In sintesi, gli scopi dell’attività dell’equipe sono: Incontrare le coppie che chiedono il battesimo per i propri figli, al fine di esplicitare loro il senso di accoglienza nella comunità Accompagnarle verso la celebrazione del battesimo Mantenere i contatti per il progressivo sviluppo della comunità Con il nuovo parroco don Luigi Alberio si sono stabilite le modalità di attuazione della pastorale battesimale. I genitori si incontrano con il parroco per chiedere il battesimo del figlio e il sacerdote li invita ad un momento di catechesi battesimale collettivo, al quale partecipano anche componenti dell’equipe battesimale. In questa occasione il parroco fissa la data della celebrazione del sacramento e propone, in modo assolutamente libero e non vincolante, l’incontro con una coppia dell’équipe battesimale, che si terrà presso la casa del battezzando. Lo scopo dell’incontro è quello di accogliere le coppie che chiedono il battesimo per i propri figli ed accompagnarle verso la celebrazione del battesimo. La coppia dell’équipe partecipa alla celebrazione del sacramento. Durante l’incontro i rappresentanti dell’Equipe consegneranno ai genitori la candela, che sarà utilizzata durante la celebrazione del sacramento. Infine, i membri dell’équipe battesimale promuovono durante l’anno dei momenti di festa-preghiera (esempio domenica dopo l’Epifania, festa del battesimo di Gesù, domenica dopo Pasqua e domenica di luglio, nell’ambito della festa delle associazioni). Come è emerso anche agli incontri in Diocesi, questa sperimentazione è animata da una duplice intenzione: una di tipo catechistico (aiutare i genitori a crescere nella fede il nuovo figlio), una di tipo “relazionale” (testimoniare con un segno concreto il desiderio della Comunità di accogliere il bambino nato e la sua famiglia e di creare con loro una relazione). 4 CONVERSANDO IL POPOLO ERITREO: DESIDERIO DI PACE L’Eritrea ha fatto parlare di sé in questi ultimi giorni con l’espulsione di 12 missionari avvenuta sabato 16 novembre, ma come è la situazione del popolo eritreo? Partiamo dal positivo. Durante l’estate scorsa, che corrisponde alla stagione delle piogge, il popolo si è dato da fare per arare i campi, seminare e strappare erba per ottenere grano per il loro fabbisogno. Le piogge, particolarmente abbondanti, sono garanzia di un buon raccolto. Occorre notare che i lavori per la semina sono stati svolti in prevalenza dalle donne con tanta fatica a causa della mancanza di manodopera maschile. Infatti, i padri di famiglia e i giovani sono al servizio militare per un tempo illimitato in quanto il paese non è ancora in pace con l’Etiopia, ed il ritardo della demarcazione dei confini sta causando seri problemi. Le licenze di un mese all’anno non sono sufficienti ad assicurare alle madri rimaste a casa con i loro figli, l’assistenza necessaria per procurarsi il pane per il fabbisogno quotidiano e per crescere i figli. La donna eritrea, nonostante la situazione, è una donna molto forte, coraggiosa che sa osare e non dispera perché ha una fede semplice, ma ben radicata in Dio che non abbandona mai i suoi figli. L’amore per la Madre di Dio, che chiamano Kidane Meheret (Alleanza di Misericordia), li sostiene nello sperare contro ogni speranza in una prossima pace duratura; Ella è loro compagna, sicura protettrice e mediatrice presso Dio. Anche i giovani sono particolarmente provati dato che terminata l’undicesima classe (la nostra terza superiore, ad una età di 18 anni) non hanno altra scelta che proseguire gli studi in campi militari seguendo anche il programma di addestramento vero e proprio. Eppure in situazioni di impossibilità a professare pubblicamente la loro fede, come avviene in questi campi, si è costituita un’associazione dei “Soldati di Kidane Meheret” che conta più di 1.500 membri, tutti legati da un voto, quello della recita quotidiana del rosario. La preghiera è la loro forza. Nel sentirli raccontare le loro vicende nei campi, ci si meraviglia della loro fede. Sarà capitato anche a voi di trovare per le strade di Milano giovani eritrei. Non sono venuti in cerca di fortuna, ma sono scappati a rischio della loro vita, da una situazione che non dà a loro alcuna speranza per il futuro. Diversi hanno già perso la vita in questa fuga. La Chiesa Cattolica, consapevole della situazione della gente, è al loro fianco anch’essa “perseguitata”. L’espulsione dei 12 missionari è uno dei segni che denota relazioni sempre più tese con il governo che ha già iniziato un processo di nazionalizzazione di tutte le opere sociali della Chiesa Cattolica e Protestante. Non sono state specificate le ragioni dell’espulsione, ma si può pensare ad una delle manovre per ottenere il controllo anche sulla Chiesa Cattolica (cosa già avvenuta per la Chiesa Ortodossa) che finora non ha mandato i suoi sacerdoti al servizio militare, come invece era stato ordinato nell’ottobre dell’anno scorso. Il profondo senso religioso del popolo eritreo non permette che un sacerdote uccida una gallina, figuriamoci impugnare un fucile! Alla vigilia della partenza dei missionari, la Chiesa locale si è impegnata a condividere il personale per continuare l’assistenza religiosa ed umanitaria del popolo nella zona del Gash Barka, (diocesi di Barentu) che ha particolarmente risentito di questo evento. Sento di aver lasciato il mio cuore tra il popolo eritreo, la cui situazione continua ad allarmarmi. Oltre che a far conoscere la loro condizione, la struttura di oppressione in cui vivono, non mi resta che una preghiera intensa alla quale vi chiedo di unirvi affinché un’altra guerra non abbia inizio ed i capi di governo si lascino illuminare dallo Spirito di Dio nelle decisioni per il vero bene del popolo. sr. Mariangela Pagani Missionaria Comboniana rientrata dall’Eritrea 5 CONVERSANDO pellegrinaggio in Terra Santa Il “viaggio dei viaggi”, “il più bel corso d’Esercizi Spirituali, ma compiuto nella bellezza d’una avventura turistica”, il pellegrinaggio in Terra Santa organizzato dalla parrocchia di Mozzate. I trentasei partecipanti, provenienti da Mozzate/S. Martino, Limido e Locate, accompagnati dal parroco entrante Don Luigi Alberio, dal 17 al 24 settembre, hanno trascorso quattro giorni a Nazareth e quattro giorni a Gerusalemme. I pellegrini, trovatisi alle ore 8.15 del 17 settembre in P.zza S. Alessandro a Mozzate, sono partiti dall’aeroporto di Milano Malpensa per giungere a Tel Aviv. Un bus privato, il medesimo utilizzato per il tour e le escursioni in programma, li ha poi condotti a Nazareth, dove hanno pernottato 3 notti. Le principali tappe del tour sono state Nazareth, il Monte Tabor, Cana di Galilea, Cafarnao, Tabga, il fiume Giordano, Tiberiade, Haifa, il Monte Carmelo, Betlemme, Gerico, Gerusalemme, Ein Karem, il Mar Morto, gli scavi di Qumran, Massada, ed altre non meno importanti. 6 CONVERSANDO Ogni giorno la bellezza e la sorpresa quotidiana di paesaggi sconvolgenti, di incontri con mondi e popolazioni interessanti, con religioni, usi e costumi diversi, il fascino culturale d’uno spessore storico che si scopre ad ogni luogo archeologico visitato. Un continuo cambio di sfondi e scenari, una sorpresa di colori, di colture, di ambienti umani differenti e ricchi: dalle vaste pianure del nord, alla dolcezza del lago di Tiberiade, alla torrida valle del Giordano, alle terrazze coltivate a vigna della Giudea, fino al silenzio maestoso del deserto e l’imponente fissità del Mar Morto… . Avvicinandosi a Gerusalemme, nell’alta Giudea, si infittiscono i sassi: prati, colli, radure…pieni di pietre d’ogni grandezza. Uno scrittore d’Israele ne ha dato una stupenda spiegazione. Scrive il profeta Ezechiele: “Toglierò da voi il cuore di pietra e vi darò un cuore di carne”. Quei sassi attorno a Gerusalemme sono appunto i cuori di pietra che milioni di pellegrini hanno lasciato nella città santa, cambiandolo con un cuore di carne. Ancor più per le strade della grande Gerusalemme si mescolano nella vita quotidiana gli usi, le celebrazioni, gli influssi e i costumi sociali delle tre grandi religioni monoteistiche (Ebraismo, Cristianesimo e Islam). Il muezzin, che cinque volte al giorno, dall’alto del minareto chiama alla preghiera, fa sicuramente sentire la mancanza del suono dolce e melodioso delle campane delle chiese. Le visite, ben organizzate e supportate da Samuele, una guida locale, parlante italiano, molto preparata, erano, inoltre, caratterizzate da celebrazioni che alternavano momenti di riflessione, guidati dal grintoso e socievole “spassoso” Don Luigi, a momenti di preghiera animati con letture, inni e canti intonati dal gruppo di partecipanti stesso. Tutti insieme in Israele, chi spinto dalla voglia di ripercorrere strade e luoghi “dove Lui è passato”, chi dalla curiosità, chi dalla voglia di provare emozioni forti, chi per radicare in coordinate storico-geografiche precise quei Fatti che costituiscono il fondamento della nostra religione, chi alla ricerca di un riferimento morale, chi per incontrare la Presenza viva e misteriosa di quel Dio con noi, chi spinto dalla voglia di incontrare la verità di se stesso. Un viaggio che non ha età, ma che è a portata di tutti, anche dei più giovani. Come disse Giovanni Paolo II “visitare quei luoghi significa rileggere il Vangelo e ripercorrere le strade che la Rivelazione ha percorso. Recarvisi ci dà l’idea di un Dio che ci ha anticipati e ci precede, che si è messo Egli stesso in cammino sulle strade dell’uomo, un Dio che non ci guarda dall’alto, ma si è fatto nostro compagno di viaggio”, “il pellegrinaggio ai Luoghi santi è una esperienza straordinariamente significativa: la Chiesa infatti non può dimenticare le sue radici”. Il vivace ed unito gruppo di pellegrini il 24 settembre ha salutato Gerusalemme per raggiungere nuovamente l’aeroporto di Tel Aviv per il rientro a casa. Innumerevoli e pressanti i controlli locali e negli aereoporti, per noti motivi di sicurezza, ma questo non ha inciso più di tanto sul bilancio positivo del viaggio e sullo stato d’animo del gruppo. Tornati arricchiti di quella Speranza che sola può dare un volto diverso a questo terzo Millennio. Temprati, rigenerati nello spirito e nel cuore: un’esperienza toccante, emozionante, di una profondità unica, vera, indimenticabile. Indelebili le pagine del diario di quei giorni, ricche di contenuti, spunti e testimonianze. Marilena Chiari 7 CONVERSANDO LE VITE DEI SANTI a cura di Ezia Bocciarelli S. AMBROGIO VESCOVO (340-397) Sostenitore della piena indipendenza della Chiesa dallo Stato e cristiano esemplare, il vescovo di Milano fu anche un predicatore efficace, nonché un pastore di anime di commovente sensibilità. Una vita semplice e austera Ambrogio nacque a Treviri, agglomerato urbano sulla principale via di collegamento che univa le Gallie alla Germania, nel 340. Dopo la morte del padre, ricevette a Roma un’accurata formazione giuridica e fu nominato governatore della Liguria e dell’Emilia, con residenza a Milano, dall’Imperatore Valentiniano I. In quel periodo la Chiesa era divisa dalla controversia sull’eresia ariana secondo la quale Gesù Cristo non possiede la stessa natura del Padre e, pur essendo chiamato Dio, non lo è veramente. Alla morte del vescovo di Milano Aussenzio, avvenuta nel 374, sorsero aspre dispute per la designazione del successore. Ambrogio, in quanto massima autorità civile, si recò in chiesa ed esortò il popolo a scegliere pacificamente. Mentre parlava, una voce gridò 8 CONVERSANDO “Ambrogio vescovo!”. Ambrogio fu investito vescovo il 7 dicembre 374. Il neovescovo, consapevole della sua scarsa preparazione teologica, iniziò a studiare le Sacre Scritture e le opere dei Padri della Chiesa. Contemporaneamente seppe conquistarsi l’affetto e la stima dei fedeli grazie ad una bontà innata e ad una straordinaria sensibilità nel comprendere i problemi che affliggevano la gente comune. S. Agostino, che ricevette il battesimo da Ambrogio durante la veglia pasquale del 387, lo descrisse “...assediato da una folla di poveri, tanto che solo con grandissima difficoltà si riusciva ad arrivare fino a lui”. Ambrogio osservava un regime di vita austero digiunando tutti i giorni, tranne il sabato, la domenica e le feste principali. Era generoso oltremodo tanto da distribuire ogni suo avere ai bisognosi. Tanta fede e rettitudine furono di grande aiuto al vescovo di Milano nel momento in cui venne chiamato ad assicurare l’indipendenza della sua diocesi e ad evitare le intrusioni dell’imperatore Valentiniano. Quest’ultimo, specie durante le dispute dottrinali legate all’eresia ariana, si rese colpevole di pesanti ingerenze, al punto che Ambrogio si vide costretto a declamare il principio: “L’imperatore è nella Chiesa, non sopra di essa”. Quando si ammalò, ebbe la premonizione della propria scomparsa. Morì il 4 aprile 397, un Venerdì Santo, a cinquantasette anni. La sepoltura avvenne il giorno di Pasqua, con il feretro portato in solenne processione tra una folla sterminata di fedeli che ricordavano con affetto il loro vescovo, sempre paterno con la povera gente, ma capace di essere duro ed intransigente con i tanti prepotenti che travagliarono il suo tempo. Le reliquie del vescovo di Milano riposano tuttora sotto l’altare maggiore della basilica cittadina a lui dedicata. Il relativo culto nacque immediatamente, e poiché il giorno della morte era legato ad una festa mobile, la Pasqua, fu scelto di celebrarlo nella data della consacrazione a vescovo, il 7 dicembre. In virtù della grande preparazione culturale e teologica del santo, Ambrogio fu proclamato nel 1295, da papa Bonifacio VIII, dottore della Chiesa. S. Ambrogio Vescovo La liturgia ambrosiana La sua caratteristica fondamentale è quella di identificarsi, nel suo nucleo essenziale, col rito romano antico. Ad essa si sono poi aggiunte nei secoli tradizioni orientali, gallicane e medievali. Principalmente si distingue in quanto pratica il battesimo per immersione anziché per infusione. Inoltre presenta una maggiore varietà di inni con proprie modulazioni. L’avvento dura sei settimane invece che quattro come nel rito romano, mentre la quaresima, durante la quale nei giorni di venerdì non viene celebrata la messa, è di quattro giorni più breve. Va ricordato infine che durante il medioevo la liturgia ambrosiana, la cui forma attuale fu stabilita da Carlo e Federico Borromeo, venne fatta oggetto di svariati tentativi miranti a sopprimerla, perpetrati da personaggi del calibro di Carlo Magno, Nicolò II e Gregorio VII, ma riuscì comunque a sopravvivere a conferma del proprio valore. La basilica ambrosiana Le fondamenta della basilica ambrosiana furono gettate nella seconda metà del IV secolo seguendo un progetto approvato personalmente da S. Ambrogio, il quale fece costruire, sotto l’altare maggiore, due loculi destinati ad accogliere le spoglie dei martiri Gervaso e Protaso (un terzo loculo ospita la salma di Ambrogio). In origine la chiesa era a tre navate, non aveva transetto e terminava con un’unica abside centrale. Nel 789 l’arcivescovo Pietro fondò, limitrofo ad essa, un monastero benedettino. La basilica, arricchita, trasformata ed ampliata con l’aggiunta dell’ampio quadriportico nel IX e X secolo, venne radicalmente ristrutturata nei due secoli successivi ed oggi è considerata dagli storici dell’arte uno degli archetipi del Romanico. La basilica e l’adiacente complesso monastico diedero vita a un “quartiere” religioso di notevoli dimensioni. Esso era tripartito: al centro si trovava la chiesa, preceduta dal quadriportico, a sud il convento benedettino, a nord il complesso dei canonici. I due gruppi ecclesiastici avevano poco in comune, salvo l’uso della basilica e una notevole animosità che si estrinsecava, oltre che in procedimenti giudiziari, in un’accanita ara architettonica. Così, per esempio, alla costruzione accanto alla chiesa di un campanile da parte dei monaci, fece riscontro l’innalzamento, sul lato opposto della facciata, di un più alto campanile da parte dei canonici. Ai Benedettini subentrarono i Cistercensi che diedero vita ad un profondo rinnovamento del monastero affidando il progetto a Bramante. Il complesso architettonico che ne risultò fu eccezionale ed è oggi possibile ammirarlo, splendidamente conservato, visitando l’Università Cattolica del Sacro Cuore che qui ha sede. Per quanto riguarda invece la basilica ambrosiana, vanno ricordati i lavori che nell’800 riportarono la chiesa all’aspetto originario e permisero di scoprire i resti di Gervaso, Protaso e Ambrogio che furono posti in una cripta sotto l’altare maggiore. Le reliquie di S. Ambrogio, custodite in una preziosa teca di argento e cristallo, sono meta dei devoti, mentre gli studiosi d’arte sono attratti dal maestoso altare d’oro posto nel ciborio, il quale reca, finemente incise, alcune storie relative alla vita del santo. Come si arriva La basilica di S. Ambrogio si trova all’interno di quella che a Milano si chiama “cerchia dei Navigli”. In prossimità della basilica effettua una fermata la linea 2 della metropolitana, ma da piazzale Cadorna (stazione Ferrovie Nord) il percorso a piedi, che si snoda lungo via Carducci fino all’incrocio di via S. Vittore, non supera i dieci minuti. 9 CONVERSANDO Per favore, non chiamiamoli tifosi Breve riflessione sui tragici fatti di Domenica 11 Novembre 2007 Per quelli che non fossero a conoscenza di ciò che è accaduto quel giorno, farò un breve riassunto. Domenica 11 Novembre verso le ore 9:00 in un ‘area di servizio lungo la carreggiata nord dell’autostrada A1, quattro tifosi della Lazio si fermano in un autogrill, a pochi chilometri da Arezzo, dove incontrano un gruppo di tifosi juventini. Nasce un diverbio che viene visto da due agenti della polstrada che stazionano sul lato opposto. In un primo momento i poliziotti accendono le sirene delle loro auto, poi un agente spara due colpi, allo scopo di far cessare la rissa. Purtroppo uno di quei due spari colpisce Gabriele Sandri, 26 anni, tifoso laziale, uccidendolo la notizia si diffonde a macchia d’olio per tutta la penisola, ciò ha l’effetto di scatenare la rabbia degli “Ultras” (i cosiddetti “tifosi organizzati”). In alcune città, in particolare a Roma, Milano, Bergamo e Taranto essi si scagliano contro le forze dell’ordine, e a fermarli non basta la sospensione dell’intera giornata di campionato, come da loro richiesto.Infatti a Roma, la partita Roma - Cagliari non è nemmeno cominciata, ma è proprio nella capitale dove si è innescata una vera e propria guerriglia urbana, che ha portato all’assalto di caserme di Polizia e Carabinieri, nonché della sede del Coni. Tutto ciò suscita alcune riflessioni: - Il poliziotto che ha sparato ha commesso un gesto di grande imprudenza, come ha ammesso lo stesso questore di Arezzo, perché il proiettile poteva colpire un qualsiasi veicolo che in quel momento transitava, rendendo le conseguenze, di per sé già tragiche, ancora peggiori. In relazione a quanto appena detto, mi sono chiesto: Ma se lo sparo avesse colpito, per esempio, il benzinaio dell’area di servizio o un pulmino di bambini che passava, i “signori” ultras, si sarebbero comportati allo stesso modo? Ovviamente no, e la risposta è sin troppo facile, tutto è accaduto perché Gabriele Sandri, che seguiva spesso la sua squadra del cuore, anche in trasferta (infatti stava andando a Milano a vedere Inter-Lazio), è stato riconosciuto come uno di loro, che andava vendicato in quanto ucciso da un rappresentante di quelle forze 10 CONVERSANDO dell’ordine tanto odiate e schernite tutte le domeniche con i cori negli stadi. Nonostante la morte del povero Gabriele sia un fatto che non centra nulla con il calcio, come riconosciuto anche da parenti e amici della vittima, questo è stato il pretesto per questi personaggi per mettere a ferro e fuoco alcune città, come prima descritto. La cosa che più mi ha colpito di questa assurda domenica di scontri e tafferugli, è stato vedere le immagini di alcuni bambini allo stadio di Bergamo che piangevano, erano venuti per guardare una partita di calcio, per partecipare a una festa di sport, per vedere dal vivo i propri campioni in azione, mentre, loro malgrado, erano costretti ad assistere a scene da guerra civile. Concludo dicendo che se vogliamo che questo sport abbia un futuro, non possiamo permettere a gruppi di violenti di rovinarlo; lo dobbiamo soprattutto a quegli sportivi, grandi e piccoli, che quando vanno allo stadio si aspettano semplicemente di vedere una partita di calcio. Questi sono i Veri tifosi, non altri. Fabrizio “VIVA ISRAELE . . .” di MAGDI ALLAM Il 21 ottobre scorso la Fondazione Ambrosius di Mozzate ha organizzato presso il Parco Guffanti un incontro con il giornalista e scrittore Magdi Allam, vicedirettore ad personam del “Corriere della Sera”, per la presentazione del suo libro “Viva Israele. Dall’ideologia della morte alla civiltà della vita: la mia storia”. Il relatore ha focalizzato il suo intervento su due tematiche. La prima: il problema del velo delle donne islamiche. L’uso del velo è andato diffondendosi nei Paesi islamici, ma anche in quelli europei, dopo la guerra dei Sei giorni del 1967 tra Israele ed i confinanti Egitto, Siria e Giordania. Prima di tale data in Egitto, e pure in altri Paesi che si affacciano sul Mediterraneo, le donne vivevano alla maniera delle donne europee, con molta libertà. Il velo non è una questione di carattere religioso o di costume, ma è una imposizione, quasi una costrizione, dell’uomo sulla donna per far valere la sua superiorità e la sua padronanza. Il nascondimento esteriore non è altro che l’annullamento della personalità della donna, ritenuta di nessun conto nell’ambito sociale. La seconda tematica: la volontà del mondo islamico di eliminare lo Stato di Israele. Tale volontà è andata sempre più crescendo con l’instaurarsi in diversi Stati di governi di tipo teocratico, cioè di tipo religioso con accentuazioni integraliste. E questo sulla base di una ideologia di morte che ha portato agli eventi terroristici di questi ultimi anni. E’ questa ideologia che non permette l’avvento di una pacifica convivenza fra i popoli. Dopo questa esposizione è iniziata tutta una serie di domande da parte del numeroso pubblico intervenuto al dibattito. Il relatore, rispondendo, ha posto l’accento, fra l’altro, sul dilagare nel mondo di un relativismo a diversi livelli. Si assiste sempre più ad una carenza di valori fondamentali. E’ indispensabile ed impellente superare questa crisi valoriale per instaurare una con- cezione del mondo fondata sulla sacralità della vita. Un altro aspetto sottolineato dal relatore è stato l’errore insito nell’accondiscendere incondizionatamente da parte del potere politico alle richieste degli immigrati islamici, nella convinzione che questo atteggiamento favorisca la loro integrazione nel Paese che li ospita ed un rapporto pacifico con i nativi. La realtà ha dimostrato che questo metodo non ha prodotto migliori relazioni fra le diverse popolazioni e non è stato di beneficio neppure agli islamici stessi. Questa politica ha creato dei “diversi”: pur godendo di tutti i diritti del Paese ospitante, talvolta pur avendone la cittadinanza, molti hanno finito per considerarsi nemici nella nazione in cui vivono ed hanno messo in atto azioni terroristiche (vedi ad esempio in Inghilterra). L’eccessiva tolleranza non ha, quindi, favorito il dialogo fra culture diverse, una unione ma spesso una perdita della propria identità. Il relatore ha, poi, auspicato che i governanti italiani non seguano questa strada ed ha invitato gli ascoltatori ad abbracciare e mettere in pratica una cultura di vita, di libertà, ritornando a far riferimento a quei valori che nel passato sono stati il fondamento del vivere civile in una società rispettosa della persona e dei diritti di tutti. L’incontro è stato seguito con interesse dal pubblico presente – ad occhio più di trecento persone – che ha manifestato l’apprezzamento con numerosi battimani. Ed è stato senz’altro proficuo sul piano intellettuale e – è pensabile – lo possa essere ancor più su quello sociale e formativo di un diverso modo di approccio a problematiche tanto coinvolgenti nel tessuto umano. Un altro modo di vivere è possibile. Bisogna che lo vogliamo prima che, nostro malgrado, non siano le condizioni invivibili ad obbligarci a farlo. Speriamo di no. A.C. 11 CONVERSANDO Battesimi Melillo Lorenzo di Alessandro e di Scafuri Giuseppina Antonini Alessio di Giovanni e di Baldassarra Michela Callea Natasha di Marco e di Trevisan Samantha Cozzi Emanuele di Elia e di Rimoldi Paola Bentivegna Diego di Alfonso e di Carta Debora Benvenuto Samantha di Salvatore e di Lala Carla Sciarappa Emanuele di Aldo e di Schillaci Lucia Zago Gabriele di Giuseppe e di Tucci Alessandra Zali Ramos Samir di Jamal e di Ramos Chapiama Briancesco Chiara di Livio e di Carrao Marinella Guagliardo Lorenzo di Biagio e di Russo Giovanna Paravisi Mattia di Omar e Almasio Luana Zampini Erica di Raffaele e di Medici Giuseppina S. ALESSANDRO Quao Michael Nyame di Sampson e di Agho Rosemary Quao Naaana Kate di Sampson e di Agho Rosemary Kasraoui Omar di Khalid e di Ilardo Concetta Barattieri Alberto di Maurizio e di Sato Hiroko Cinconze Kewin di Nicola e di Di Marco Antonina Qafalia Alex Jetnor di Jetnor e di Ferrari Loredana Chiari Alyssa Benedetta di Francesco e di Briancesco Margaret Atta Guile Luca di Gioacchino e di Besana Silvia Mascheroni Thomas di Moreno e di Morandi Sabrina Carrara Sofia di Christian e di Salvucci Alessia Fassina Aurora di Franco e di Fonzo Simona Marenghi Aleyandro di PierLuigi e di Ocnoa Guzman Fatima Gaciela Melotto Martina di Andrea e di Tognola Emanuela Sabato Christian di Luca e di Fassina Jessica Palmieri Alessia di Cosimo e di Speroni Elisa Canossi Viola di Ivan e di Spennagallo Paola Di Fiore Gaia di Luca e di Calloni Serena Canossi Viola di Ivan e Spennagallo Paola Togni Valentino di Tommaso e Casuscelli Angela Cassiere Edoardo di Francesco e Colicchio Angelina Lualdi Beatrice di Alberto e Maldifassi Laura Pavarelli Jennifer di Gianni e Gallo Simona Biffi Tommaso di Massimo e Colombo Cristina Maria Genovese Elisa di Salvatore e Rotella Laura S. MARIA SOLARO Ciarlariello Sara di Gelardino e di Roccaro Maria Cristina Beneduce Fabio di Luigi e di Parisi Maria Merisio Luca di Massimo e di Pagani Valeria Guzzetti Lucrezia Silvana di Marco e di Airoldi Paola Luinetti Matilde di Daniele e di Ballerini Francesca Leorato Federico di Paolo e di De Martiis Graziella Argenti Alice di Simone e di Rossi Laura Piazza Sofia Irene di Andrea e di Guffanti Emanuela Francesca 12 CONVERSANDO Gorla Samuele di Giovanni e di Mondini Giusi Palma Grimoldi Matteo di Fabrizio e di Ceriani Raffaella Aita Maria Chiara di Rodolfo e di Monti Maria Antonietta De Rosa Rebecca di Ivan e di Bensa Marzia Belgi Gabriele di Daniele e di Ingrassia Veronica Castaldi Chiara di Giovanni e di Folli Stefania Astori Samuele di Fabio Giacomo e di Bigoli Nadia Petris Cristian di Oscar e di Cipolla Barbara Marchesi Andrea di Samuele e di Cara Cristiana Borsani Valentina di Marco e di Pellegatta Cristina Mascetti Giulia di Umberto e di Ruggiero Barbara Scotti Claudio di Alessio e di Maniscalchi Antonella Kalluci Ines di Altin e di Denise DroboniKn Mannara Giada Amalia Cristina di Raffaele e di Borroni Annalisa Pontini Matilde di Luca e Giuliacci Sonia S. ALESSANDRO Giani Alessandro Martino con Pozzi Silviana Scilla Mannara Raffaele con Borroni Annalisa Cantarella Enrico con Bertoni Consuelo Bellusci Angelo con Marelli Rossana Bonansea Daniele con Zappa Manuela Di Ciccio Fabio con Martini Katia Morganti Gabriele con Papa Francesca Tuzza Andrea con Ferraro Simona DEFUNTI S. ALESSANDRO Derudi Silvio anni Franchi Luigia Pozzi Luigia Gussoni Mario Ponzini Francesca Pionetti Umberto Baldesi Marcello Franchi Giuseppe Pagani Luigia Catalano Carmelo Fagini Luigi Foglia Mario Barbiero Silvana Suigo Pierino Segalotto Luigia Cecilia Crucillà Terrana Giuseppa Rusconi Anna Maria Preatoni Candida Monti Luigia Broetto Danilla Marelli Pierina Moiana Angelino Luraghi Arturo Ponzini Pietro Mezzogori Ines Favaro Massimo Carlo con Tundo Loredana Sala Andrea con Sciocco Loredana Aurelia Bassi Marco con Morandi Moira Braganò Paolo con Preatoni Francesca Callea Marco con Trevisan Samantha Zappino Gabriele con Dessì Katia Grimoldi Marco con Monza Emanuela Angela Piscopo Antonio con Partenzi Barbara MiKolaucich Andrea con Cappelluti Elena Grimoldi Andrea con Doddi Emanuela Massa Fabio Guido con Sapia Mariangela Pagliuca Andrea con Manfrini Valentina Pontini Luca con Giuliacci Sonia 65 92 86 89 79 82 83 77 97 68 93 71 78 82 85 69 86 93 93 85 81 87 77 75 88 Restelli Maria anni Bosatelli Luigina Caruso Basilio Volontè Mario Bragagnolo Lina Maria Simonini Giuseppe Ghirimoldi Abbondanzio Ferrari Iolanda Zaffarono Andrea Cassago Lazzaro Benvenuto Rosina Zampini Vanda Veronelli Antonella Pagani Carla Braganò Giuseppe Grisetti Felicita Marino Filomena Ventosi GianFilippo Gorri Laura Padovani Luigia Simonetto Vito Vittori Luigia Annoni Enrico Angelo Caironi Clotilde Brambillasca Teresa 87 88 58 88 87 80 68 93 86 91 63 67 47 84 85 84 80 70 60 75 88 101 57 87 87 S. MARIA SOLARO Sassi Angelo anni Monza Maria Luigia Marcon Narciso Antonio Gualdoni Gerolamo Rocco Ivetta Niccolai Assunta Bellotto Virginio Mella Mario Bambina Benedetta Ronzoni Olivia Radaelli Maria 72 94 87 79 53 85 59 88 84 64 68 dati registrati al 30 Novembre 2007 Matrimoni S. MARIA SOLARO 13 CONVERSANDO D L’ E A LL NG E O RI LO C ET TE MENU NATALIZIO 2007 di don Luigi realizzato dalla cognata signora Graziella ANTIPASTI Capesante gratinate Gamberi agli agrumi Tortino con salmone Crostini con patè Tortino di carciofi PRIMI PIATTI n melograno Risotto allo champagne co Crespelle salmone e rucola SECONDI Filetto Wellington inate con funghi e patate grat me) DOLCE... (non indicato a lsa di cachi Dolce di castagne con sa mirtilli Mousse di mele e salsa di ensali VINI a scelta dei comm tà . . . e.... tanta ACQUA a volon Pasta Frolla Le dosi degli ingredienti sono suȗcienti per ottenere 500 g di pasta frolla. Tempo di preparazione 20 minuti più 1 ora di riposo Ingredienti: 250 g di farina 75 g di zucchero 125 g di burro scorza grattugiata di mezzo limone sale Disponete la farina a fontana, create una conca in cima e mettetevi lo zucchero, il burro tagliato a pezzettini e ammorbidito, i tuorli, la scorza del limone e un pizzico di sale. Impastate rapidamente con le mani, soltanto per il tempo necessario ad amalgamare gli ingredienti. Formate una palla, spolverizzatela appena di farina, avvolgetela in un canovaccio e lasciatela riposare in frigo per un’ora. Questo tipo di pasta frolla è ideale per crostate e biscotti. Un tocco in più: aggiungete all’impasto semi di papavero e cannella, avrete un gusto più “austriaco” Stendete la pasta frolla, con degli stampini a forma di stella, stella cometa ed albero di natale si ricavano dalla pasta i biscotti e si dispongono sulle teglie. Con la punta di un coltello praticare un forellino ad una estremità dei biscotti. Sbattere con una forchetta il tuorlo (tenendo da parte l’albume). A questo punto dividere i biscotti in due gruppi: per alcuni mescolare all’albume un poco di zucchero al velo e qualche goccia di colorante per alimenti verde e con questo composto spennellare gli alberelli. Con l’uovo sbattuto spennellare gli altri biscotti su cui distribuire la codette colorate. Cuocere in forno per circa 10 minuti (circa 180 gradi). Sfornarli e farli raȔreddare. Una volta freddi, nei forellini fatti ai biscotti far passare un nastrino colorato in modo tale da poterli appendere all’albero o farne delle ghirlande. 14 CONVERSANDO Biscotti di Natale Tempo di preparazione 40 minuti più 30 minuti di riposo Ingredienti: Per la frolla, vedi la ricetta precedente Per la decorazione 1 uovo zucchero al velo codette colorata coloranti alimentari Giovani proposte TRE MESI DI APPUNTAMENTI PER CHI È O SI SENTE GIOVANE 2 DICEMBRE Incontro SPAZIO APERTO a cura della Pastorale Giovanile del Decanato dal titolo: “Chiesa: selettiva o aperta a tutti?” Ore 21,00 Oratorio Sant’Alessandro 5 Conferenza Cronache dalla storia dal tema “Israele Palestina, due pesi e due misure” Ore 21,00 Auditorium 6 Incontro catechesi giovani Ore 21,30 (19,30 per la cena) Oratorio San Martino 14 Cineforum Cronache dalla storia proiezione del film “Paradise Now” Ore 21,00 Oratorio Sant’Alessandro 15 Serata al palaghiaccio di Varese 16 Spettacolo natalizio dei bambini a San Martino 20 Incontro catechesi giovani Ore 21,30 (19,30 per la cena) Oratorio San Martino 27 Gita sulla neve a Cervinia (AO) 31 Ultimo dell’anno – ancora da definire…a 6 17 GENNAIO Tombolata degli oratori a San Martino Incontro catechesi giovani Ore 21,30 (19,30 per la cena) Oratorio San Martino 20 Tornei di San Giovanni Bosco a Sant’Alessandro 26 Serata al cinema 31 Incontro catechesi giovani Ore 21,30 (19,30 per la cena) Oratorio San Martino 3 Domenica in maschera degli oratori a San Martino 3 Incontro SPAZIO APERTO a cura della Pastorale Giovanile del Decanato dal titolo: “La figura di Don Milani” FEBBRAIO Ore 21,00 Oratorio Sant’Alessandro 7 Incontro catechesi giovani Ore 21,30 (19,30 per la cena) Oratorio San Martino 8 Carnevale! Serata di festa in oratorio Tutti coloro che vorranno dare una mano per allestire i carri sono i benvenuti!!! 15 CONVERSANDO