I picciotti nel libro paga di D`Ambrogio Così Cosa

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I picciotti nel libro paga di D`Ambrogio Così Cosa
IL BLITZ DI PORTA NUOVA
I picciotti nel libro paga di D'Ambrogio
Così Cosa nostra "mantiene" le truppe
Martedì 09 Luglio 2013 - 06:15 di Riccardo Lo Verso
Nel sottobosco del clan di Porta Nuova una pletora di picciotti
al soldo del capomafia. Pagati alla settimana per fare il lavoro
sporco.
PALERMO - Antonino Ciresi e Tony Seranella avevano un compito decisivo per la
sopravvivenza dei clan di Porta Nuova. Alessandro D'Ambrogio, arrestato con l'accusa di essere il
capo del mandamento, avrebbe affidato loro il pagamento degli stipendi dei picciotti e il
sostentamento delle famiglie dei detenuti. Ruolo non semplice visto il periodo di crisi economica
che colpisce anche le casse di Cosa nostra che, non a caso, ha deciso di tornare a gestire
direttamente i traffici di droga.
La macelleria di Gaetano Fava, in piazza Ballarò, fino all'arresto di Ciresi, coivnolto nella storia
del pizzo imposto allo chef Natale Giunta, è stato luogo di incontro dei presunti mafiosi. E qui che
nel gennaio scorso si presenta “una donna che cerca a lei”, dice un impiegato a D'Ambrogio che si
trova nel retrobottega. Il capomafia si fa negare: “... non ci sono, diglielo”. La donna , a caccia di
150 euro, non desiste, tanto che Giacomo Pampillonia, anche lui coinvolto nel blitz, è costretto a
riferire al capo. “... gliel’ho detto che non ci sei, si è messa seduta in macchina... deve andare sua
figlia a colloquio...”. “... vedi a che punto siamo arrivati...”, sbuffa D'Ambrogio parlando
dell'insistenza con cui i familiari chiedo pre affrontare le trasferte dei colloqui.
Ci sono poi gli stipendi pagati alla pletora di spacciatori al soldo del clan. Tra gli intruppati del
mandamento di Porta Nuova c'erano una sfilza di personaggi, molti dei quali ancora in corso di
identificazione da parte dei carabinieri del Nucleo investigativo del Comando provinciale.
La sera del 26 gennaio 2013 è stata monitorata una conversazione da cui si intuirebbe che
Seranella e Pampillonia sono andati in giro a recuperare gli incassi dei pusher. Il primo a cui fanno
visita è tale Paolo di vicolo Madonna che risponde così: “... mandami a Babuba (è il soprannome di
Giuseppe Civiletti, anche lui coinvolto nell'inchiesta dei carabinieri ndr) all'orario di mangiare a
casa mia... non ce la faccio perché devo fare la spesa”. “... no Paoluzzo... io ho cose da fare devo
pagare i cristiani non è che ce li devo mettere dalla tasca io”, taglia corto Seranella.
La tappa successiva è in via Giosafat da Santo Rubino, altro arrestato del blitz, che giustifica
così i pochi soldi consegnati: “Non abbiamo venduto niente Tonino... sono 600 euro (si sente il
rumore dei soldi che vengono contati)... non lo vogliono... aspetta un minuto che ti do un'altra
cosa”.
Ciascuno degli addetti allo spaccio riceveva la paga settimanale. Un dato che emerge nel
dialogo in cui Marco Chiappara protestava con Franfesco Paolo Nuccio, altri due dei coinvolti nel
blitz (al secondo sono stati concessi gli arresti domiciliari assieme a Pietro Compagno, Giacomo
Rubino e Francesco Tarantino) : “... gli dici a quello che prepara duecento euro perché vero parola
d’onore ... è un tuo ragazzo? ... è un tuo ragazzo ... gli do una pugnalata in testa... aspetta, ma gli hai
dato la paga settimanale ieri Paolo?...”.