L`interazione sociale nella web society

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L`interazione sociale nella web society
L’interazione sociale nella web society tra Internet
disorder e ruolo dei servizi delle dipendenze
di Carmine Clemente 
Abstract: Il saggio focalizza il concetto di new addiction inteso come
fenomeno in cui vi è un rischio di dipendenza da non-sostanze. Dopo
un’analisi e definizione del concetto, ci si soffermerà sulla Internet
addiction disorder come fenomeno sempre più rilevante, e alcuni fattori
sociali e variabili culturali che offrono un quadro sociologico
dell’interazione sociale e nel rapporto individuo/tecnologie nell’era della
web society. Si suggeriscono, infine, possibili strategie istituzionali di
contrasto per i nuovi servizi delle dipendenze.
1. Introduzione
A partire dalla fine degli anni ’90 e, in misura più rilevante in questo
scorcio degli anni 2000, il fenomeno della cosiddetta dipendenza si è aperto
a nuove forme di uso nonché a nuove sostanze che potremmo definire
dematerializzate o virtuali, e che caratterizzano quotidianamente i
comportamenti di molti individui.
Ci si vuole riferire, in particolare, alle dipendenze comportamentali o
senza sostanze, come forme di dipendenza da comportamenti o attività
abituali delle persone nella loro vita quotidiana. La caratteristica principale
di tali dipendenze è l’assenza di una sostanza tossica ma che presenta gli
elementi tipici della dipendenza da sostanza: entità del comportamento da
cui si è dipendenti che diventa abitudine prioritaria con compromissione
della vita relazionale e sociale; alterazione del tono dell’umore; livello di
tolleranza che comporta la necessità di aumentare la quantità di azioni per
ottenere il medesimo grado di soddisfacimento; presenza dei sintomi di
astinenza in assenza del comportamento e tendenza al ripiegamento e alle
ricadute durante i tentativi di smettere.

Università di Bari.
1
Parliamo, quindi, dell’uso di vere e proprie pratiche sociali che sempre
più possono assumere una valenza negativa prima e problematica poi, nel
momento in cui intervengono gli elementi tipici della dipendenza.
Nei paragrafi che seguono, dopo aver preso in esame il concetto di
nuove dipendenze o new addiction, ci si soffermerà sulle nuove modalità di
interazione attraverso il web con alcuni riferimenti al genere e alle variabili
socio culturali.
2. Le new addiction
Entro certi confini culturalmente e socialmente definiti alcuni
comportamenti, quali l’uso delle nuove tecnologie, il gioco, l’esercizio
fisico, il lavoro, costituiscono pratiche utili sia per l’individuo sia per
l’intera comunità, connotandosi con una valenza sociale positiva. Poiché si
tratta di pratiche sociali comuni e socialmente accettate, nel momento in cui
le stesse assumono i caratteri comportamentali tipici della dipendenza si
tende a sottovalutarne i rischi e a non percepirle come condotte devianti.
Ci si vuole riferire alle dipendenze da attività legali (Griffiths, 1995) e
da comportamenti (Rigliano, 1998). La caratterizzazione principale di
queste dipendenze sta nel fatto che l’abuso non riguarda una sostanza
chimica ma una determinata attività o comportamento e, da qui, nasce il
nuovo termine di “Nuove Dipendenze” o “New Addictions” (Caforio,
1999).
I concetti di dependence e addiction vanno distinti e precisati. Se con il
primo si intende la dipendenza fisica e chimica, con il secondo si intende
ogni aspetto della vita dell’individuo che può essere connotata con la
dipendenza (Maddux e Desmond, 2000).
Per Shaffer (1996), inoltre, si può sviluppare un’addiction senza
dependence nel momento in cui la relazione di dipendenza è collegata con
pratiche sociali e modalità relazionali con determinati oggetti, senza che
queste agiscano necessariamente sull’organismo dal punto di vista chimico.
Allo stesso modo, si può avere dependence senza addiction, come nella
dipendenza dal tabacco o da droghe legali, quando questa non comporta
comportamenti antisociali o azioni illegali.
Francisco Alonso-Fernandez (1999) classifica le dipendenze in:
1. dipendenze sociali o legali;
2. dipendenze antisociali o illegali.
Le prime sarebbero costituite da droghe legali (tabacco, alcol, farmaci,
etc.) e da attività socialmente accettate come mangiare, lavorare, fare
acquisti, giocare, guardare la televisione, ecc.
2
Il secondo sottotipo comprenderebbe invece le dipendenze da droghe ed
attività illegali; per esempio oppiacei, cocaina, oppure rubare, incendiare,
stuprare, ecc.
L’autore sostiene chele nuove forme di dipendenza senza droga sono
agevolate dall’innovazione tecnologica e dalla nuova civiltà che, da una
parte generano stress, vuoto e noia, e dall’altra stimolano la tendenza
all’immediata gratificazione, fornendo sempre gli strumenti appropriati.
Pani e Biolcati (2006: 4) definiscono il concetto di addiction come “una
condizione generale di dipendenza psicologica che spinge alla costante
ricerca dell’oggetto, dell’attività senza i quali l’esistenza dell’individuo
sembrerebbe perdere di senso”. La dimensione psicologica assume una
forte rilevanza nel discrimine tra i due concetti e caratterizza l’addiction
come una dipendenza che trova la sua collocazione all’interno del campo di
interazione tra soggetto, oggetto e contesto (Rigliano, 1998; Shaffer, 1996).
Nel caso delle addiction, quindi, non è il tipo di droga o di attività a
causare la dipendenza, ma l’interazione tra soggetto, oggetto e contesto. Ad
esempio, sarebbe superficiale sostenere che il gioco o la tecnologia siano
intrinsecamente in grado di provocare dipendenza; allo stesso tempo
risulterebbe miope negare o ignorare che il comportamento e la relazione
che si possono instaurare tra gli individui e gioco/tecnologia non siano
categorizzabili come addiction.
Le addiction, o new addiction più rilevanti riguardano:
- il cibo (food addiction) che al pari delle altre dipendenze presenta
craving, piacere e sindrome d'astinenza. La relazione con il cibosi connota
in termini di attenzione eccessiva alle regole alimentari (paura di ingrassare
o di non essere in perfetta salute). Gli esiti negativi vanno a colpire il
sistema nervoso, le relazioni sociali e con il partner, creando un
meccanismo circolare di insoddisfazione che alimenta il problema stesso;
- love Addiction e sex addiction. La prima si manifesta con il bisogno di
creare una relazione affettiva intima in cui il soggetto diviene dipendente da
una persona significativa che lo protegge e si prende cura di lui. La sex
addiction invece si esterna soprattutto nel bisogno incontrollato di avere
rapporti sessuali con persone sempre diverse, senza alcun coinvolgimento
emotivo;
- shoppinga ddiction. La dipendenza dagli acquisti, detta anche
shopping compulsivo da chi la fa rientrare nella categoria diagnostica dei
Disturbi Ossessivo-Compulsivi del DSM, è stata descritta per la prima
volta da Kraepelin nel 1883 come un impulso patologico, una mania di
comprare detta anche oniomania (Pascoli 2014). Il pagamento rateizzato, la
crescita dei consumi, la possibilità di scelta vastissima e lo sviluppo di una
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società più interessata all'apparenza, hanno sicuramente influito nello
sviluppo di questa dipendenza. É un disturbo caratterizzato dall'impulso
irrefrenabile e immediato all'acquisto, da una tensione crescente alleviata
solo dall’acquisto finalizzato al piacere e alla gratificazione.Lo shopping
compulsivo causa problemi significativi quali stress, compromissioni nella
sfera relazionale e lavorativa, distruzione familiare e coniugale, gravi
problemi finanziari (Sussman, Sussman 2011).
La dipendenza da lavoro, chiamata work addiction o workaholism (dai
termini inglesi work e alcoholism), viene intesa come un disturbo
ossessivo-compulsivo che si manifesta attraverso richieste auto-imposte.
Consiste nell'incapacità di regolare le proprie abitudini di lavoro e di
escludere le altre principali attività della vita.
S’individuano ancora, nel campo delle new addiction, le dipendenze da
rischio estremo, da sport, da cellulare, da videogiochi e da televisione.
Un rilievo particolare è da assegnare al gioco d’azzardo patologico
(GAP) che costituisce (Cattarinussi 2013) il primo caso di categorizzazione
nel DSM di dipendenza da non-sostanza.
3. Uso e abuso di Internet
Se la Internet-dipendenza in Italia ha raggiunto l'attenzione degli
studiosi da circa un decennio, il problema dell'esistenza di un rapporto
problematico con il computer possiamo trovarla già alla fine degli anni
Ottanta (Goldberg, 1996), quando gli avvocati difensori di due giovani
hacker americani riuscirono ad ottenere una riduzione di pena dimostrando
che erano affetti da computer-addiction. Per comprovare l'esistenza di
questa forma di dipendenza la paragonarono a quella da sostanze,
presentandone alcune analogie: cercare di rompere una password genera
condizionamento simile a quello che si ha con le sostanze d'abuso.
Gli psicologi hanno etichettato la dipendenza da Internet come Internet
Addiction Disorder – IAD. Il termine, utilizzato per la prima volta dallo
psichiatra americano Ivan Goldberg (1996) si riferisce alle situazioni in cui
la dipendenza provoca una compromissione dell’individuo in una o più
sfere concernenti la propria vita relazionale, familiare, occupazionale e
finanziaria e, anche, in quelle psicologiche-fisiologiche.
Griffiths (1995, 2000) parla più in generale di dipendenza tecnologica e
introduce il termine Technological Addiction per indicare quelle
dipendenze comportamentali che implicano un interazione uomo-macchina
che può essere: attiva, come nel caso dei videogiochi; passiva, come nel
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caso della televisione. Le dipendenze tecnologiche hanno almeno sei
caratteristiche in comune con le altre patologie da dipendenza: la
dominanza dell'oggetto d'abuso sui pensieri e gli affetti del soggetto; le
alterazioni del tono d'umore; la tolleranza; l'astinenza; le ricadute e, infine, i
conflitti intrapsichici e interpersonali.
Secondo Young (1996, 1998), invece, la dipendenza da internet è un
disturbo nel controllo degli impulsi dovuto a una sostanza non intossicante
che provoca conseguenze nei principali ambiti della vita quotidiana. Nel
1998, la psicologa offre i primi dati sperimentali sulla dipendenza da
internet, ricavati da un questionario proposto on-line ad utenti di alcuni siti
e autosomministrato; le domande sono state elaborate sulla base dei criteri
diagnostici del DSM IV per la dipendenza da sostanze e da gioco d'azzardo
patologico. Dalle risposte è emerso che l'80% dei 500 soggetti era
dipendente. I soggetti selezionati presentavano i fenomeni di tolleranza e
astinenza e, proprio per questo, Young parla di comportamento
tossicomanico al pari di altre abitudini patologiche e individua tre fasi di
sviluppo della dipendenza da internet: una prima fase di coinvolgimento
alimentato dalla curiosità; una seconda fase di sostituzione caratterizzata da
un’immersione profonda nelle esperienze di rete; infine, la fuga dallo
stress, dall'infelicità e dal disagio che portano l'individuo ad attaccarsi
sempre più al mondo virtuale.
Davis (2001), per descrivere sia il sovra utilizzo di specifiche attività e
funzioni della rete sia l'uso eccessivo e multidimensionale, preferisce
parlare di Pathological Internet Use (PIU), cioè utilizzo patologico da
internet, piuttosto che di addiction.
Cantelmi e Talli (1998) hanno proposto un proprio modello esplicativo
dell'Internet Addiction Disorder (considerata una vera e propria
dipendenza) individuando il percorso che innesca la Rete-dipendenza: il
soggetto inizialmente presenterebbe un'attenzione ossessiva per la mail box
e i temi inerenti la Rete; successivamente cadrebbe in una fase definita
tossicofilica in cui aumenta il tempo trascorso on-line e compare una
sensazione di malessere nei momenti off-line; l'ultima fase, difficile da
raggiungere e correlata a fenomeni psicopatologici, è definita
tossicomanica ed è caratterizzata da collegamenti talmente prolungati da
compromettere le attività della vita quotidiana.
Nardone e Cagnoni (2002) prendono le distanze dalla definizione
diagnostica di dipendenza da Internet, in quanto ciò implicherebbe tre
meccanismi: la tolleranza, l'astinenza e il craving. Per questi studiosi è la
ricerca di piacere e di sensazioni gratificanti che spingono gli individui ad
utilizzare internet e non l’astinenza dalla Rete. Come si può capire, la
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dipendenza patologica da internet non ha ancora una definizione generale e
univoca. Alcuni studiosi la collocano tra i Disturbi del controllo degli
impulsi non classificati altrove, mentre altri parlano di una Nuova
Dipendenza (in questo caso però devono essere presenti i fenomeni di
tolleranza, astinenza e craving come nel caso di droghe, alcol o gioco
d'azzardo patologico).
Di pari passo, è notevolmente aumentato il numero di persone e
soprattutto la misura del tempo che si trascorre sul web.
Kuss & Griffiths (2011) hanno messo in evidenza che l’addiction da siti
di social networking (SSN) costituisce un tema sociale sempre più rilevante
che riguarda il benessere fisico e psichico di molti individui e che sempre
più si tende a considerarlo come un disturbo clinico (cioè una vera e propria
malattia) da trattare con approcci neuropsichiatrici e cure farmacologiche.
Tralasciando qui tutti gli aspetti e caratteristiche dei SSN, anche nei suoi
aspetti positivi e vantaggiosi, ciò che invece si vuole mettere in evidenza è
che gli individui stanno modificando il proprio stile di vita (nel lavoro, nei
consumi, nelle capacità relazionali tradizionali, nelle relazioni familiari e
coniugali, ecc.) dedicandone una misura di tempo sempre più alta tale da
alzare una barriera rispetto alle comuni e quotidiane attività (incontri in
spazi di aggregazione all’aperto, gioco ecc.).
Utilizzati da oltre un miliardo di persone in tutto il mondo, con una
fascia d’età 18-34 anni preponderante, nei casi di maggiore utilizzo può
presentare i sintomi di variazione dell'umore, della tolleranza e del conflitto
tali da avere ripercussioni importanti sulla vita degli individui (Young
2004, 2009), mentre si abbassa notevolmente l’età di iscrizione ai SSN
addirittura agli 11 anni (Cagioni, Fonda 2014) rafforzando il problema della
tutela dei minori come soggetti maggiormente vulnerabili..
Se guardiamo alla Cina1, parliamo di un paese con il più alto tasso di
internauti al mondo con numeri impressionanti: circa 650 milioni e circa il
10% dei minorenni sono dipendenti dalla rete. Una realtà che si manifesta
in forma tragica ogni volta che la stampa riferisce della morte di qualche
adolescente rimasto per giorni interi davanti al monitor senza quasi dormire
né mangiare. La frequenza di casi simili è così alta che diversi analisti
cinesi hanno coniato per i videogiochi online la definizione di eroina
elettronica, e in molti cominciano a chiedere che i loro effetti nocivi
vengano combattuti «come se si trattasse della terza guerra dell’oppio».
Tao, psichiatra cinese che ha aperto un centro di cura per la dipendenza da
1
http://www.cinaforum.net/un-esercito-di-internet-dipendenti-che-spaventa-ilpartito ultimo accesso 5 marzo 2015.
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rete, stima che attualmente in Cina vivano circa 24 milioni di Internetdipendenti e che questo tipo di dipendenza «provoca nel cervello problemi
simili a quelli derivanti dal consumo di eroina. Ma può essere perfino più
nociva, perché distrugge i rapporti sociali a qualsiasi livello e deteriora
progressivamente il corpo senza che il malato se ne renda conto. I pazienti
che sono accolti nel mio centro hanno tutti problemi alla vista e alla schiena
e soffrono di disturbi dell’alimentazione. Non solo, abbiamo scoperto che
la loro capacità cerebrale si riduce all’incirca dell’8% e i disturbi psicologi
che ne derivano sono gravi».
Secondo lo psichiatra cinese, specializzatosi nel trattamento delle
dipendenze nel 1991 e che vorrebbe anche esportare il suo metodo nel resto
del mondo, il 90% dei pazienti che arrivano al centro presenta una
depressione profonda, il 58% aggredisce i genitori, la maggior parte non è
in grado di mantenere rapporti di amicizia fuori dal cyberspazio e soffre di
devianze sessuali derivanti da un consumo eccessivo di pornografia.
Molti, inoltre, rischiano di passare ad attività criminali. Stando alle
statistiche ufficiali, il 67% dei reati minorili è commesso da individui
dipendenti da Internet, che idolatrano la mafia e faticano a distinguere la
realtà dalla finzione.
Il fenomeno si è sviluppato in Cina prima e in forma così acuta e,
considerata la popolazione di questo paese, lo si può comprendere in
termini di giustificato allarme sociale.
In termini assoluti Facebook è l’ambiente più popoloso, con quasi 1,4
miliardi di persone nel globo che ogni mese usano il servizio. A seguire
troviamo QZone, un social network rivolto alla sola popolazione cinese che
ospita 629 milioni di utenti. In questo stesso paese, inoltre, le applicazioni
di messaggistica istantanea sono fiorenti: QQ International ha 829 milioni
di utenti attivi al mese e WeChat ha 468 milioni di utenti attivi al mese.
Nell’intero continente asiatico gli utenti di facebook sono passati in pochi
mesi da 39 a 449 milioni (agosto-dicembre 2014)2, mentre in Italia si
contano circa 25 milioni di utenti di cui un terzo sono compresi nella fascia
d’età fino a 24 anni.
Un interessante studio sulla facebook addiction è stato condotto (Gandhi
e Modi, 2014) in India su un campione di studenti universitari (età media
19 anni, 77% maschi e 23% donne). I risultati indicano che la popolazione
con un livello di dipendenza alto è maggiore di quella con un livello di
dipendenza basso, mentre il 4% risulta avere un livello di dipendenza
altissimo. Altre ricerche, sul rapporto tra l’uso di SSN e rendimento
2
http://vincos.it/world-map-of-social-networks. Ultimo accesso 30 settembre 2015
7
scolastico, fanno emergere (Kirschner e Karpinski 2010) per gli studenti
con più alto livello di dipendenza un minor rendimento scolastico nonché
una minore partecipazione (Nyland et al. 2007) a forme di aggregazione
sociali reali.
Una panoramica più ampia, riferita sempre alla popolazione studentesca
universitaria, sulle stime di SSN addiction sono: 0,8% in Italia (Poli e
Agrimi, 2012), 2,8% in Iran
(Ghamari, Mohammadbeigi,
Mohammadsalehi, e Hashiani 2011), 5,6% in Cina (Dong, et al., 2012),
9,8% negli Stati Uniti (Anderson, 2001), 15,1% a Taiwan (Lin, Ko, e Wu,
2011), 16,2% in Polonia (Lićwinko, Krajewska-kulak, e Łukaszuk, 2011),
3,2% in Inghilterra (Kuss, DJ, Griffiths, MD, e Binder, JF (2013)3.
4. Interazione elettronica e web society
Rispetto alla dimensione psicologica del fenomeno, l’uso di Internet
costituisce oggi una nuova realtà attraverso cui gli individui interagiscono
(Cavallo, Spadoni 2010) e creano relazioni sociali mediate. Il web (Cipolla
2013) svolga ormai un’imprescindibile funzione (processi sociali
elettronici) d’incontro, mediazione, composizione, ri-composizione e
scambio di significati sociali.
L’interazione elettronica, e relativo concetto di dipendenza, sono
caratterizzati da nuove e diverse modalità sul rapporto individuo/tecnologia
e si innescano in misura rilevante in una più ampia realtà sociale in cui le
tecnologie comunicative hanno, di fatto, annullato lo spazio/tempo e
sovvertito le modalità relazionali tra individui.
Seguendo questa traiettoria, alcuni studi e ricerche si sono occupati del
fenomeno, facendo emergere la correlazione tra fattori sociali, orientamenti
culturali (genere) e l’uso del web.
Sul finire degli anni ’90 vi sono state alcune ricerche i cui risultati
hanno evidenziato alcuni fattori sociali che contribuiscono alla IAD
(Brenner 1997, Young 1998), tra cui le capacità di un individuo di
assumere ruoli diversi, la natura anonima di comunicazioni mediate dal
computer, e le prospettive di sviluppo di relazioni interpersonali
significative. Particolari e indicativi effetti negativi rilevati fanno
3
Internet addiction in students: Prevalence and risk factors. D. J. Kuss, M. D. Griffiths, J.
F. Binder, in Journal Computers in human behavior vol 29 issue 3, 2013 pagg 959-966, DOI
10.1016/j.chb.2012.12.024
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riferimento alle sfere occupazionali e scolastiche e perdita di sonno
(conseguenza comune ad altre dipendenze come l'alcol e droga).
In altri studi si è cercato, quindi, sia di verificare 1) se e come la
dipendenza da Internet è influenzata dalle interazioni sociali e sia 2) se e
come vi siano delle correlazioni tra IAD e alcuni fattori sociali. Per alcuni
autori, ad esempio, nell’era pre-facebook e quindi negli anni ’90, è la stessa
organizzazione sociale dell’interazione, strutturata attraverso le chatroom
(Young, 1996), a creare i presupposti di comportamenti generatori di
dipendenza. Anche Bellamy e Hanewicz (1999) mettono in evidenza come
attraverso le chatroom non si è fatto altro che spostare sul piano della
comunicazione elettronica gli standard dell’organizzazione delle interazioni
sociali. Al pari di queste ultime, la comunicazione elettronica si connota
con caratteristiche (Parks, 1996) che permettono sì relazioni altruistiche e
di amicizia, ma anche (nuove) possibilità di gestire con maggiore
semplicità l’intensità della stessa relazione. In questo senso, la
comunicazione mediata attraverso Internet presenta alcune caratteristiche
rilevanti:
1. gli individui hanno un accesso facile e flessibile per la comunicazione
24 ore al giorno;
2. Internet differenzia le reti sociali rendendola più accattivante
(Wellman, 1996) e annulla lo spazio-tempo;
3. gli individui possono controllare con maggiore semplicità
l’autorappresentazione del proprio sé (Goffman, 1997) e si possono
abbattere alcune barriere che l’interazione faccia a faccia (compresenza
fisica e simultaneità spazio-temporale) strutturalmente non consente
(Thompson, 1998), come ad esempio l’anonimato, il genere, l’età.
Una ricerca originale e molto interessante (Bellamy e Hanewicz, 2001)
ha cercato correlazioni significative tra la predisposizione a Internet (IP) e
alcune variabili culturali e di genere che comportano un’influenza nella
definizione (culturale) che gli individui attribuiscono all’ambiente della
comunicazione elettronica e, da qui, anche una diversa interpretazione della
misura/scala della Internet addiction (IAS).
Dai risultati della ricerca emerge che, rispetto alle interazioni faccia a
faccia, la chatroom permette agli individui di intessere più facilmente
rapporti personali caratterizzati da un più elevato grado di accettazione,
vicinanza e impegno. Questo dato, nell’opinione degli intervistati, assume
preminenza rispetto alla misura del tempo trascorso all’interno delle
chatroom e, quindi, non incide negativamente sulla loro vita sociale e
personale. La misura quantitativa del tempo trascorso su Internet nelle
chatroom (ossia nethour e chathour), anche se statisticamente significativa,
9
dimostra in questo caso che il dato quantitativo (utilizzato nell’approccio
psicologico) non riesce a restituire una spiegazione circa le variabili
relative alla stime del sé, fiducia e autocontrollo. Infatti, assumendo che la
dipendenza da Internet è simile ad altre dipendenze, come il gioco
d'azzardo e l'alcolismo, ci si aspetterebbe che sarebbe significativamente e
negativamente correlata con le variabili citate.
Se con il crescere della la dipendenza dovrebbe registrarsi una minore
stima di sé, in realtà nessuna delle misurazioni della dipendenza (IP)
risultano significativamente correlate con le misure delle variabili sociali di
autostima e fiducia, (valutate nella ricerca con la misura sostitutiva locus of
control LOC).
In definitiva, ciò che viene etichettato Internet Addiction potrebbe non
essere, di fatto, una dipendenza.
La dimensione del genere nella ID può essere intesa, rispetto a questo
discorso, nei termini di come i diversi orientamenti culturali possono
influenzare il modo attraverso cui uomini e donne costruiscono il proprio
sé, interpretano culturalmente il proprio mondo sociale di riferimento e,
infine, organizzano sia la personale vita sociale sia le interazioni con gli
altri (Obrien, 1999).
Il termine genere, infatti, si riferisce a quanto vi è di storicamente e
socialmente costruito nelle conseguenze – sul piano sociale, ma anche della
percezione di sé – del venire al mondo con un corpo sessuato, in particolare
con un corpo femminile (Saraceno e Naldini, 2001).
La comunicazione elettronica, intesa come nuovo livello di
comunicazione interpersonale, costituisce un differente campo di
interazione in cui ciascuno assume specifici ruoli e autorappresentazioni del
sé in termini di socievolezza di rapporti personali e sentimentali.
Dello studio citato (Bellamy e Hanewicz, 2001) emergono risultati di
genere significativi. Le donne attribuiscono, in maggiore misura, alla
comunicazione elettronica la possibilità di instaurare relazioni sociali
caratterizzati dalla pari importanza e intensità di quelle faccia a faccia,
mentre gli uomini sottolineano gli aspetti della maggiore facilità e velocità.
In questo senso la misura quantitativa (IP) è correlata negativamente per le
donne e positivamente per gli uomini. Le donne, inoltre, dedicano più
tempo degli uomini alla comunicazione elettronica (fattore di dipendenza
quantitativo) in termini di chathour e nethour, ne sono più attratte per la
loro socievolezza e partecipano in misura minore alle relazioni di gruppo.
10
5.
Riflessioni e spunti finali: i servizi delle dipendenze in un’ottica
web-oriented
In conclusione, il dibattito sul se e in quale misura oggi si possa parlare
di dipendenza da Internet (in generale) o su quali approcci disciplinari di
studio (psicologici, sociologici, clinici ecc.) dare maggiore affidabilità,
dovrebbe cedere il passo alla presa d’atto che il fenomeno è di tipo globale
e riguarda una popolazione molto significativa. L’era del web ha già dato
avvio alla trasformazione di molti assetti sociali, economici e politici e ha
prodotto effetti diretti e concreti sulla quotidianità degli individui.
Considerare l’uso del web e la comunicazione elettronica in termini
quantitativi e/o dicotomici rispetto alle forme di interazione faccia a faccia
comporta un rischio: leggere con la prospettiva della devianza un processo
che caratterizza culturalmente e trasversalmente la parte più consistente di
questa società globale.
Occorrerebbe, quindi, seguire due percorsi. Da un lato osservare
modalità e tipo di motivazioni sociali che intervengono nell’uso/abuso di
Internet. Dall’altro, approfondire la questione se tale uso/abuso costituisca
una dipendenza (patologica) o invece si tratti di una modalità interattiva e
culturale propria della web society. Una questione che si traspone nel
dubbio sul come e con quali strumenti i servizi possano affrontare il
fenomeno. La ricerca e le soluzioni psichiatriche tendono a inquadrare il
fenomeno prevalentemente in termini patologici, con il rischio di
categorizzare socialmente come deviante una platea vasta di individui e,
quindi, di medicalizzare i servizi di risposta e contrasto.
Di qui l’importanza di nuovi studi e ricerche per cercare di capire come
la multi-connessione ha cambiato e continui a cambiare l’interazione, come
la web society ha modificato l’ambiente sociale delle interazioni e,
soprattutto, come alcuni fattori e variabili culturali (già esaminati) stanno
delineando nuovi rapporti individuo/tecnologia.
Il web, infine, può costituire uno strumento utilissimo per gli interventi
dei servizi territoriali per le dipendenze. Per esempio, con azioni di
prevenzione per sensibilizzare la conoscenza e discussione del fenomeno.
Mirate strategie web-based, che richiedono anche l’aggiornamento delle
competenze interprofessionali per gli operatori dei servizi per le
dipendenze, potrebbero far emergere una maggiore consapevolezza nei
soggetti in situazione di disagio, attirando soprattutto i websurfers che
manifestano in rete un bisogno di aiuto, spesso, sottovaluto o mascherato.
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