Dal 20 ottobre all`1 novembre

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Dal 20 ottobre all`1 novembre
Corte
Fremiti giovanili e pulsioni di morte nel primo
dramma in più atti scritto dal giovane Anton
Cechov, nel ricordo dei grandi personaggi moderni
caratterizzati da un’individuale difficoltà di vivere:
dall’Amleto di Shakespeare all’Oneghin di Puskin.
Il primo capolavoro dell’autore russo, considerato
uno dei padri del teatro moderno.
Dal 20 ottobre all’1 novembre
Ivanov
Anton Cechov
regia di Filippo Dini
Per saperne di più
leggere
vedere
ascoltare
La nausea
di Jean-Paul Sartre (Einaudi)
Partitura incompiuta per pianola meccanica (1976)
di Nikita Michalkov
Sinfonia n.6 “Patetica”
di Pjotr Ciaikovskij
Delitto e castigo
di Feodor Dostoevskij (Einaudi)
Dillinger è morto (1969)
di Marco Ferreri
Centro di gravità permanente
di Franco Battiato
Teoria del dramma moderno
di Peter Szondi (Einaudi)
Il grido (1957)
di Michelangelo Antonioni
The End
di The Doors
Il proprietario terriero Nikolai Ivanov, sposato da cinque anni con
Il
testo
Anna Petrovna che è molto malata, viene informato dal dottore L’vov
che la moglie sta morendo per la tubercolosi e che avrebbe bisogno di un periodo di ripo-
so in Crimea; ma Ivanov è indebitato e invece di curare la moglie preferisce trascorrere il
proprio tempo a casa dei Lebedev, dove corteggia Saša, la figlia del padrone di casa. Passa
il tempo. Un anno dopo, Anna è morta e Ivanov e Saša stanno per sposarsi. Quando il matrimonio sta per cominciare, il dottor L’vov insulta Ivanov, che estrae una pistola, ma Saša
interviene. Ivanov esce di scena e poco dopo si sente uno sparo dietro le quinte.
Lo spettacolo
«Filippo Dini toglie Ivanov dall’olimpo dei testi inagibili in quanto considerati minori e in una regia
di notevole spessore, confortata da interpreti affiatati e intelligenti dimostra che i classici
del teatro non sono mai morti» (“Il Giornale”). «Uno spettacolo pieno, completo, ricco e
coinvolgente sotto tutti gli aspetti, nella valorizzazione del testo in tutte le sue sfumature,
comiche e tragiche, psicologiche e culturali, per la recitazione degli attori, attenta a ogni
emozione, intima e nella complessa relazione tra i personaggi, per le musiche, la definizione degli spazi, con momenti di particolare intensità che lasciano il pubblico in un silenzio
sospeso, colmo di drammatica partecipazione (“La Gazzetta di Parma”)». «Tutto è dinamico, tutto arriva con forza e chiarezza: dietro a questo spettacolo è evidente un lavoro di
squadra profondo, un’affinità fra gli interpreti (e con il regista) davvero ammirevole. Resta
allo spettatore solo il compito di comprendere profondamente la forza di quel grigio tedio e
di scegliere come affrontarlo ogni giorno, rallentando per un attimo il ritmo frenetico della
vita e guardando il tutto con gli occhi di quel Cechov così lontano… e così vicino al contemporaneo (“Concretamente”)». «Altro che noia! Altro che sentimento di nostalgia dolce e
avvolgente! Dimenticate il Čechov di tanti allestimenti ad andamento lento, introspettivo,
malinconico. Anche se una noia intensa pervade i protagonisti dell’Ivanov, sempre in attesa che succeda qualcosa, la versione di Filippo Dini, regista e anche protagonista, ingrana
subito un ritmo veloce dal quale non esce più nei quattro atti della commedia, con tempi
comici ben dosati e scoppi di gaiezza che non tolgono nulla anche al dramma che si consuma» (“Il Sole - 24 Ore”).
La passione per il teatro del medico-scrittore Anton Cechov (1860L’autore
1904) risale sin dagli anni giovanili, ma il primo, vero successo
editoriale gli venne come autore di racconti. Se si esclude Platonov (1877-1881) rimasto
chiuso in un cassetto sin dopo la sua morte, la sua prima commedia lunga è proprio Ivanov
(1887), cui fece seguito una serie di atti unici sospesi tra il tragico e il comico (se ne può
avere un esempio nello spettacolo Quattro buffe storie presente nel cartellone dello Stabile), prima dell’esplodere delle sue opere maggiori, che lo hanno collocato a pieno diritto
tra i riferimenti obbligatori di tutto il teatro moderno: Il gabbiano (1896), Zio Vanja (1899),
Tre sorelle (1901), Il giardino dei ciliegi (1904).
produzione
Teatro Stabile di Genova
Fondazione Teatro Due
versione italiana
Danilo Macrì
interpreti
Valeria Angelozzi
Sara Bertelà
Filippo Dini
Ilaria Falini
Gianluca Gobbi
Orietta Notari
Nicola Pannelli
Fulvio Pepe
Ivan Zerbinati
scene e costumi
Laura Benzi
musiche
Arturo Annecchino
luci
Pasquale Mari
SOCI ISTITUZIONALI
COMUNE DI GENOVA
si ringrazia
Liguria
REGIONE LIGURIA