MacWorld June 08
Transcript
MacWorld June 08
digital Pro di fulvio pisani e otto de togni Video: le inquadrature Fare riprese è semplice, ma c’è una sostanziale differenza tra chi ha deciso di provare a improvvisarsi video-maker e chi invece ha scelto un vero e proprio mestiere S eppur direttamente legate alla scrittura della sceneggiatura, le tipologie di inquadratura fanno parte dell’aspetto registico di un film e del linguaggio comune di un set. Nella scrittura vengono utilizzate delle specifiche abbreviazioni per descrivere i tipi di inquadratura e movimenti della macchina da presa, per quest’ultima viene usata come abbreviazione “mdp” (abbreviazione riferita abitualmente alle cineprese in pellicola). Vediamo insieme le più comuni e facciamone una breve descrizione. Campo lunghissimo o Panorama - Usata nelle riprese di spazi molto ampi, è una inquadratura tipica di un luogo all’aperto. Questo tipo di “campo” non si applica quasi mai in luoghi chiusi dove lo spazio è limitato, fatta eccezione per grandi strutture come pos- sono essere aeroporti o centri commerciali. Nel campo lunghissimo non è necessario che ci sia un soggetto principale (o protagonista) all’interno della scena, è un’inquadratura descrittiva generica. Campo lungo (CL) - Inquadratura più ristretta della precedente da un punto di vista sempre piuttosto lontano, dove la presenza dei soggetti/oggetti è importante e si dovrebbe mantenere la riconoscibilità dei protagonisti riprendendo anche parte del paesaggio/ ambiente intorno a loro. Totale (T o Tot) - I soggetti/oggetti sono perfettamente riconoscibili e l’inquadratura comprende una specifica location stanza/ ambiente, ad es. “totale sala da pranzo”. Figura intera (FI) - Simile al totale ma un po’ più stretta, è riferita alla implicita presenza di un soggetto umano (figura) del quale si vede l’intero corpo (in qualsiasi posizione) che delimita più o meno gli estremi dell’inquadratura. Piano americano (PA) - Sempre applicata alla figura umana, l’inquadratura riprende il soggetto da circa metà coscia alla testa; inventata per facilitare le riprese dei duelli nei film western dove era necessario mostrare insieme al viso dei personaggi il cinturone con le pistole. Mezzo busto (MB) - Facilmente identificabile come inquadratura da “telegiornale”, il soggetto viene inquadrato letteralmente a partire da metà del busto. Primo piano (PP) - Il viso del soggetto o un oggetto da vicino; se la posizione della macchina da presa risulta diversa da quella frontale, va aggiunta la descrizione dell’angolo di ripresa, ad esempio “PP dal basso”. Primissimo piano (PPP) - Più stretta del primo piano, concentrata su un minore numero di dettagli. Dettaglio (D) - Nell’inquadratura è visibile o a fuoco solo il singolo dettaglio di un soggetto o di un oggetto. Soggettiva - Inquadratura che identifica la cinepresa con il soggetto; la cinepresa rappresenta gli occhi di chi guarda, il punto di vista del protagonista, in quel momento identificato nel pubblico. Inquadratura di quinta (“Quinta di” seguita dal soggetto/oggetto) - E’ utilizzabile come completamento descrittivo di ogni tipo di inquadratura esclusi i campi lunghi, i totali e la soggettiva. Il termine deriva dal teatro dove, lateralmente al palcoscenico su entrambi i lati, sono posizionate pareti mobili o tende che normalmente servono a nascondere allo spettatore le zone di ingresso e il reparto attrezzistico. Le quinte, che sono almeno un paio per lato, si stringono verso il fondo del palcoscenico, sono distanziate tra loro (in profondità) e sovrapposte per una parte. In una inquadratura significa riprendere un personaggio che occupi parzialmente un lato dello schermo mentre resta visibile ciò che “esiste” davanti o dietro di lui. Per fare un esempio, in una scena di dialogo chi parla risulta inquadrato frontalmente più o meno a mezzo busto e si vede parte della schiena dell’interlocutore che gli sta di fronte. I movimenti di macchina Esaminiamo, dopo le inquadrature, anche alcuni termini tipici utilizzati nei movimenti della macchina da presa. Panoramica - Inquadratura di un luogo in campo lungo dove la macchina da prese ese- laboratorio digitale gue un movimento descrittivo da sinistra a destra o viceversa. Nella panoramica il movimento della macchina da presa è generalmente realizzato con la rotazione sull’asse verticale da un punto fisso. Carrellata - Come indica il nome stesso, questo movimento è eseguito spingendo o tirando la macchina da presa che si sposta con un carrello posizionato su delle rotaie a percorso fisso. La carrellata può essere laterale, frontale, in avanti o indietro e la macchina da presa, per mantenere il soggetto inquadrato, è libera di ruotare sul suo asse. Zoomata ad aprire - Quando si muove lo zoom allontanandosi dal soggetto. Zoomata a chiudere - Quando si muove lo zoom avvicinandosi al soggetto. Piano sequenza - Tramite l’uso di carrelli, rotaie, dolly o “crane” (tipi differenti di gru e bracci che permettono ampi movimenti verso l’alto a distanza e che possono essere montate anche su carrello), si segue un soggetto in movimento senza interrompere mai la ripresa, descrivendo la sequenza delle azioni che si svolgono. C iao Otto, volevo chiederti quale dovrebbe essere il settaggio da scegliere quando devo registrare. Perchè dovrei scegliere di stare oltre i 16 bit e oltre i 44,1 KHz di frequenza quando poi il mio master va a finire su un supporto CD o, ancora peggio, MP3? Grazie e complimenti. Andrea81 R. Ciao Andrea. Partendo dal presupposto che quando si parla di formati esistono da sempre varie scuole di pensiero, tutte più o meno corrette, cercherò di risponderti portando il mio particolare parere. Senza addentrarci nei meandri dei principi dell’acustica, è bene ricordare che i due parametri essenziali per stabilire le proprietà di una registrazione sono la frequenza di campionamento - misurata in cps (cicli per secondo) o meglio kHz, e che nel Esistono poi molte altre situazioni e tecniche che richiedono movimenti di macchina particolarmente complessi o attrezzature estremamente costose. Capita molto spesso che, per ottenere determinati risultati, si debbano anche costruire appositi sistemi di movimento. Il video come linguaggio Seppur liberi di fare qualsiasi tipo di inquadratura o ripresa per il nostro lavoro, non dobbiamo dimenticare che il nostro vero obbiettivo è fare divertire il “pubblico”. Prima di inventare o stravolgere il senso di quello che facciamo è bene sapere quale effetto, almeno nei riferimenti comuni, suscitiamo in chi vedrà il nostro lavoro. Fare una inquadratura piuttosto che un’altra cambia di significato e genera una serie di sensazioni che vengono spesso percepite a prescindere da ciò che vogliamo dire. Anche nel montaggio ci sono le stesse “regole”. Prendiamo quindi la lista di inquadrature appena descritte e cerchiamo di analizzarne il “senso comune”. mondo reale rappresenta la tonalità e il bitrate, misurato in numero di bit, che possiamo identificare con il volume. E’ quindi ovvio che per avere una maggiore estensione dinamica è sempre meglio registrare a 24 bit piuttosto che a 16 bit. Dal momento che per ogni bit d’informazione abbiamo 6 dB di volume, è semplice verificare che a 24 bit abbiamo un suono registrato fino a 144 dB. E’ allo stesso modo vero che con una più alta frequenza di campionamento siamo in grado di registrare il nostro materiale sorgente con un più alto numero di cicli per secondo, fino a 192 mila (192 kHz). Se la tua esigenza è quella di registrare audio da fonti acustiche, la cosa migliore è stare sui multipli di 44,1kHz (88,100 - 172,2), corrispondenti allo standard PCM dei CD in commercio (44,1 kHz, 16 bit). Se Campo lunghissimo o Panorama - In questo caso la caratteristica più importante è data da cosa stiamo inquadrando. Il Campo lunghissimo in ogni modo si usa per fare riconoscere il “quadro” complessivo di una situazione, drammatica o serena che sia, e il suo scopo è principalmente descrittivo. L’ampiezza dell’inquadratura consente a chi guarda di vedere le conseguenze di un evento, il contesto in cui si svolgerà la prossima scena o più semplicemente di godere di un’immagine d’insieme particolarmente bella e distensiva. Campo lungo - Come nel precedente caso, seppur con minore enfasi, si sostiene una immagine meditativa e, includendo la presenza di soggetti, si lascia meno spazio all’immaginazione. Totale - Cominciamo a concentrarci su qualche cosa di concreto, che attira l’attenzione su di sé prima che su ciò che lo circonda. A meno di non muovere la macchina da presa, difficilmente si può pensare che chi guarda possa concentrarsi su qualcosa di alternativo al soggetto/oggetto principale. la tua esigenza è invece quella di lavorare per il video, allora la cosa migliore è stare a 48 kHz, dal momento che questo è lo standard per i DVD. Discorso diverso, invece, se il tuo obiettivo è lavorare in elettronica. La scelta del formato dipende solo dalla qualità di campionamento o elaborazione della tua strumentazione virtuale. Ricorda comunque che registrare ad alti livelli (192 kHz, 24 bit) comporta una richiesta maggiore anche di CPU e di spazio su disco. Per finire, tieni presente che solo avvicinandoti ai 192 kHz sei in grado di ottenere una migliore rappresentazione della forma d’onda registrata, e quindi una migliore somiglianza con il materiale originale. Questo ti permette anche una migliore cura nella gestione delle frequenze attraverso l’equalizzatore. Otto 61 campo lunghissimo digital Pro campo lungo Figura intera - Qui il soggetto è assolutamente protagonista e impone se stesso sopra tutto, fisicità e gestualità sono al centro dell’attenzione. Piano americano - Non differente dalla figura intera e meno usato, ha senso se utilizzato per consentire di vedere qualcosa di specifico che appartiene alla scena o al soggetto. Mezzo busto - A prescindere dall’inquadratura da studio televisivo, il Mezzo busto è usato per svariati tipi di situazioni senza limitazioni particolari e comunque pone l’attenzione sul personaggio. senza alternative sceniche normalmente appartenenti ad uno sfondo poco percepibile Primo piano - Entriamo “nell’intimità” del personaggio e vediamo da vicino le sue emozioni, cerchiamo il coinvolgimento di chi guarda e portiamo alla luce i suoi atteggiamenti, per un oggetto inanimato si tratta in- 62 vece di una inquadratura descrittiva piuttosto generica. Primissimo piano - Invasivo più del primo piano, oltre alle sue caratteristiche aggiunge toni drammatici o grotteschi. Difficilmente un primissimo piano può avere effetto rilassante o distensivo. Genera comunque una tensione verso qualcosa di visibile o invisibile, e negli oggetti inanimati risalta caratteristiche e gruppi di dettagli specifici. Dettaglio - Possiamo ottenere due effetti principali: descrittivo ed emotivo. Tutto dipende da cosa inquadriamo e il contesto dal quale siamo arrivati. PP/PPP e D sono riferibili anche a oggetti per i quali si perde l’effetto emotivo dato dall’attore per entrare nello specifico di ciò che è ripreso, in relazione alla storia e alle caratteristiche. Soggettiva - Coinvolgendo direttamente chi guarda, la soggettiva va usata con attenzione, senza cadere nella banalità per un puro di un vezzo registico. Inquadratura di quinta - Crea sempre una sorta di tensione emotiva sia nel caso di una conversazione che in quello in cui sia usata per “nascondere” l’occhio di chi guarda. Viene spesso usata con i cambi di fuoco della macchina da presa per portare l’attenzione sul soggetto/oggetto desiderato. Queste brevi descrizioni non sono certo regole ferree senza seguire le quali un film sarebbe un fallimento, piuttosto restano una traccia da tenere sempre a mente perché se si conosce bene la “grammatica” si possono cambiare con più facilità le parole. Usare un primissimo piano per poi passare a un campo lunghissimo, risulterebbe quasi del tutto inutile senza passaggi intermedi perché si perderebbe la relazione dal soggetto, però la sequenza inversa funziona egregiamente per creare una improvvisa tensione emotiva. Un film è una sequenza di inquadrature o immagini che dir si voglia, al servizio di una storia che deve risultare chiara a chi guarda e, se per qualsiasi ragione si perde questo obbiettivo, allora tanto vale fare un altro lavoro. Totale figura intera Piano americano mezzo busto primo piano primissimo piano dettaglio digital Pro La base della fotografia è l’inizio del video Tutti i principi che si applicano alla pellicola cinematografica nascono dalla fotografia e, in ogni caso, si applicano anche alle telecamere digitali di oggi, con i debiti accorgimenti in termini di illuminazione che sono decisamente diversi. Immaginiamo di avere scattato venticinque foto al secondo su un soggetto in movimento per poi metterle una sopra l’altra facendole scorrere alla stessa velocità con la quale le abbiamo fatte: vedremo come risultato una animazione fluida del soggetto fotografato. La pellicola contiene quindi tutte le foto in un unico “nastro”, il principio è lo stesso solo che, fortunatamente, si usa un proiettore per fare scorrere le immagini. Anche se il video digitale si basa su tecnologie diverse, valgono gli stessi accorgimenti che si usano in fotografia. Infatti non viene impressionata una pellicola ma tutti i dati di esposizione, apertura del diaframma e profondità di campo vengono immagazzinati da un sensore che li registra poi su nastro in forma digitale. ni possibili di inquadratura piuttosto che alla messa a fuoco che, in ogni caso, viene compromessa. Per questa ragione nel cinema si ricreano spesso ambienti a tre pareti, così da sfruttare la zona “libera” per allontanare la macchina da presa e ottenere la profondità di campo relativa sia allo spazio fisico, sia alle possibilità di messa a fuoco. La profondità di campo “fotografica” indica invece ciò che l’obbiettivo è in grado di mettere a fuoco e soprattutto, in base al tipo di lente utilizzata, lo schiacciamento prospettico ottenuto. Con lenti standard 35/50mm si è più vicini alla realtà della vista umana, se si utilizzano ottiche dai 35mm in giù (grandangoli), si aumenta la profondità di campo a discapito di una leggera deformazione ottica, decide per ogni secondo di esposizione. L’otturatore nelle telecamere digitali ha regolazioni che vanno da 1/12 di secondo a 1/10.000 e oltre. Questo tempo influisce sulla quantità di luce ricevuta dall’obbiettivo a prescindere dal diaframma che andrà regolato di conseguenza. Un tempo di esposizione “normale” (1/50) risulta più luminoso, ma meno sensibile ai dettagli del movimento. Se ad esempio volessimo riprendere delle auto in corsa, abbassando il tempo di esposizione otterremo maggiore dettaglio dell’immagine mossa. In questo caso dovremo fare in modo di trovare l’equilibrio di luce giusto tra tempo di esposizione e apertura del diaframma per non perdere dettagli o luce, entrambe carat- mentre con i teleobbiettivi avviene uno schiacciamento prospettico che diminuisce la profondità. teristiche fondamentali per la qualità di un video. La profondità di campo La profondità di campo può essere intesa in senso “spaziale” o “fotografico”. Nel primo caso, fotograficamente identifica un’area di dimensioni variabili entro la quale è possibile mettere tutto a fuoco. Ampia il più possibile nelle panoramiche per mantenere nitidi e a fuoco scenari lontani e soggetti in primo piano nello stesso tempo, chiusa nei primi piani dove è necessario mettere a fuoco il soggetto, sfocando sullo sfondo. Il primo dei fattori che influenzano la profondità di campo è la distanza dell’oggetto da mettere a fuoco, rispetto all’obiettivo: maggiore distanza, più profondità di campo. Cinematograficamente il termine si utilizza anche per definire spazi ristretti che non consentano di allontanarsi a sufficienza per riprendere l’intero scenario. Dovendo fare delle riprese in una stanza piccola, si dice che c’è poca profondità di campo, in questo caso dovuta alle dimensio- 64 Il diaframma e l’otturatore Audio: il rumore d’ambiente e Soundtrack Pro Il diaframma è un dispositivo costituito da alcune lamelle che si muovono creando una fessura circolare di diametro variabile. Come per l’occhio umano, l’apertura del diaframma (che corrisponde alla pupilla) determina la quantità di luce che entra nell’obbiettivo. Le regolazioni di diaframma servono a controllare e condizionare l’esposizione della pellicola rispetto all’illuminazione esterna. In condizioni di grande luminosità si interverrà chiudendo il diaframma per evitare sovraesposizione e aprendo, in caso di poca luce, per non avere sottoesposizione. L’otturatore è paragonabile alle palpebre dell’occhio umano, permettendo alla luce di entrare nell’obbiettivo tante volte quante si Proprio nello scorso Laboratorio Digitale abbiamo visto quanto Soundtrack Pro possa risultare utile ed efficace nella gestione dei rumori. In questo numero continuiamo a parlare di rumore, ma da un altro punto di vista. Abbiamo visto che, nonostante l’accuratezza che cerchiamo di avere durante la fase di “shooting”, possiamo incappare in una serie di problemi: clicks & pops, rumori di terra, DC offset, problemi di fase, distorsione di segnale. E’ decisamente nostro compito in qualità di sound-editor riparare questo tipo di inconvenienti, ma esiste tuttavia un altro tipo di “rumore” che invece non deve essere necessariamente evitato, anzi è vitale apprendere digital Pro il modo in cui gestirlo. Mi sto riferendo a quello che viene in gergo chiamato “rumore d’ambiente”. Una volta che abbiamo finito di “girare” delle riprese o anche semplicemente di registrare una parte cantata o di uno strumento acustico, ci ritroviamo con uno o più file nel nostro hard disk. La digitalizzazione di quello che abbiamo concepito, attraverso una forma d’onda, conterrà la somma di due segnali: quello reale voluto e quello di rumore dell’ambiente circostante, che dovrebbe essere sempre il più basso possibile. In gergo si parla di avere un buona “ratio” (rapporto) tra il segnale reale e il rumore d’ambiente. Nel caso in cui la registrazione avvenga in una sala insonorizzata avremo decisamente una quasi totale assenza di rumore, se non quello dell’impianto di climatizzazione, se abbiamo dimenticato di spegnerlo al momento giusto. Nel caso invece la registrazione avvenga ad esempio tramite un microfono panoramico per riprese video, ci troveremo sicuramente ad avere una buona dose di rumore d’ambiente. Sarà quindi nostro compito gestirlo al meglio: a volte riducendone il 66 volume, a volte “incollandolo” laddove non è presente. Un esempio pratico Partiamo da un caso reale, sperimentato proprio qualche giorno fa qui a Venice Beach. Dopo aver terminato le nostre riprese, e dopo un attento ascolto di tutto il girato, ci accorgiamo che la voce dell’attore principale è decisamente disturbata dal rumore delle onde dell’oceano. Dal momento che anche la qualità della ripresa diretta lasciava un pò a desiderare, abbiamo deciso di fare quello in gergo viene chiamato ADR (Automatic Dialogue Replacement). In altre parole si è deciso di andare in studio di registrazione e fare il “dubbing” (doppiaggio) del parlato. A questo punto come combinare la registrazione originale con quella fatta in studio? Come gestire i due ambienti così diversi? Niente di piu facile e veloce. Attraverso Soundtrack Pro è sufficiente fare una selezione di quello che riteniamo rumore d’ambiente e utilizzare il comando Set Ambient Noise Print dal menu Process. La parte di suono selezionata nella clip diventa cosi il nostro riferimento per il rumore d’ambiente. A questo punto, sempre dallo stesso menu, possiamo applicare la porzione di segnale “campionata” su qualsiasi altra clip, utilizzando il comando Add Ambient Noise. Ciò significa che possiamo semplicemente incollare il rumore d’ambiente su qualsiasi nuova clip del nuovo “speaker” che abbiamo registrato o editato in piccole parti. Per finire vorrei lasciarvi con un piccolo consiglio su come utilizzare una di queste nuove funzioni per editare, o meglio pulire, eventuali parole che è meglio “beep-are”. Per prima cosa dobbiamo procurarci un suono che si presti ad essere il nostro “beep” di riferimento. A questo punto non resta che rimpiazzare le porzioni di dialogo che devono essere “beep-ate”, con il nostro suono di beep, attraverso la funzione di Replace with Ambient Noise. gli autori Maurizio “Otto” De Togni (www.superotto.net) Music-Maker e produttore indipendente, dal 1990 ad oggi ha al suo attivo numerose collaborazioni in campo discografico e live (R.Cacciapaglia, F.Battiato, Zucchero, Nikka Costa, Samantha Fox, Sandy Marton, Den Harrow), pubblicitario (Campari, Heineken, Aspirina) e televisivo (Passaparola, Bulldozer, Meteore, RTI Mediaset, Rai Trade, Magnolia). Free Lance in qualità di Logic & Pro Tools engineer e consulente Apple Solution Expert Audio - Apple Distinguished Professionist Audio, svolge un’intensa attività didattica tra Milano, Roma, Londra, Parigi, Los Angeles, dove tiene workshop e masterclass. Apple Certified Trainer Logic Pro 8 negli Stati Uniti, presso Apple EBC Head Quarter di Cupertino, viene scelto da Apple per insegnare e rilasciare tutte le certificazioni ufficiali di Logic Pro. Unico in Europa e tra i pochissimi esperti in tutto il mondo, viene certificato da Digidesign a Los Angeles con le qualifiche di Digidesign Certified Pro Tools HD7 Expert Music / Operator Music & Post e Digidesign Certified Pro Tools HD7 Istructor. E’ Docente nel corso di “Tecnologia del suono” della prestigiosa Accademia d’Arti e Mestieri dello Spettacolo del Teatro alla Scala di Milano. Fulvio Pisani (www.treffe-adv.it) milanese, videomaker professionista a partire dal 1986 lavorando in pellicola 8mm, sperimenta in seguito tutte le tecniche di ripresa e montaggio fino alle più recenti tecnologie digitali. Partecipa a seminari con Bruno Bozzetto e frequenta un corso con Osvaldo Cavandoli sulla tecnica di animazione in pellicola a “passo uno”. Studia fotografia presso l’IED di Milano e scenografia presso l’Accademia di Brera, Nel gennaio del 2006 realizza del cortometraggio “Eucalipto” che partecipa alla selezione ufficiale di Filmvideo 2006, Festival Internazionale del Cortometraggio di Montecatini e alla prima edizione del SardiniaFilmFestival Fedic 2006. Realizza video istituzionali per Apple Italia, ha girato il video della campagna promozionale Intel Core Duo del 2006 e lo spot televisivo SportLife per Edizioni Master in onda sulle reti RAI e Mediaset, realizza spot televisivi e promozionali con la Winter Video. Ha ideato il percorso formativo “Essere Videomaker” che presso il suo studio di Milano (www.treffe-adv.it/videomaker. html ) affronta i temi tecnico/creativi nel campo della produzione video con Èspero.