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O Gestione del paziente con AIG in trattamento anti-tnf con etanercept: considerazioni basate sull’esperienza V. Gerloni Reumatologia Infantile, Dipartimento e Cattedra di Reumatologia dell’Università di Milano Istituto Ortopedico Gaetano Pini, Milano A I farmaci biologici anti-TNF, nei trials controllati e nell’esperienza clinica, sono risultati sicuramente più efficaci dei tradizionali DMARDs nell’AIG (Artrite Idiopatica Giovanile), così come nell’AR (Artrite Reumatoide) dell’adulto, e ne hanno rivoluzionato il trattamento: permettono, infatti, un controllo della malattia più rapido ed efficace di quanto non fosse possibile precedentemente con tutti gli altri DMARDs, incluso il MTX, sono generalmente ben tollerati e hanno dimostrato di avere un buono profilo rischio-beneficio. Data l’evidenza che il TNF ha un ruolo primario nella patogenesi dell’AIG, particolarmente nella patogenesi del danno erosivo osservato nelle forme poliarticolari, la neutralizzazione di questa citochina, il più precocemente possibile nel corso della malattia, potrebbe arrestare o ritardare la progressione del danno articolare e le sue conseguenze disabilitanti, come già indicano i dati preliminari del Registro Italiano dell’Etanercept. L’introduzione precoce di questi farmaci entro la “windows of opportunity”, in combinazione con i DMARDs convenzionali, sembra produrre i risultati migliori. Pertanto nei bambini e nei giovani con AIG poliarticolare che non abbiamo risposto rapidamente e in modo soddisfacente o che non abbiano tollerato il MTX, la terapia biologica anti-TNF può essere considerata come prima opzione terapeutica. L’unico inibitore del TNF approvato per l’AIG, sulla base di uno studio controllato che ne ha dimostrato l’efficacia e sicurezza, è l’Etanercept. Due studi controllati e le prime esperienze cliniche dimostrano l’efficacia anche degli anticorpi monoclonali (Infliximab e Adalimumab). Gli anti-TNF nell’AIG, oltre che sulla progressione del danno anatomico, potrebbero essere efficaci sulla crescita staturale, la mineralizzazione scheletrica e sull’uveite [in particolare sull’uveite sembrano efficaci gli anticorpi monoclonali che recentemente hanno ottenuto in Italia questa indicazione ministeriale], inoltre sembrano efficaci anche in altre patologie reumatiche pediatriche (spondiloartropatie, dermatomiosite, malattia di Kawasaki, malattie autoinfiammatorie e uveiti autoimmuni). Una volta risolto il problema dell’indicazione alla terapia anti-TNF (come discusso in una sessione precedente di questo convegno) resta il problema della gestione e del monitoraggio del bambino e dell’adolescente in terapia, soprattutto in relazione: d O R 1 O 1. 2. 3. 4. 5. 6. alla possibile comparsa di eventi avversi (EA) e alla necessita di prevenirli o diagnosticarli precocemente alla scelta dell’associazione con altri DMARDs allo scopo di potenziarne l’efficacia e ridurre il rischio di EA al comportamento da seguire in caso di recidiva o comparsa per la prima volta nel corso della terapia, di un’irido-ciclite cronica al comportamento da seguire in caso di recidiva dell’attività di malattia nel corso della terapia al comportamento da seguire in caso di remissione alle regole da seguire in relazione a situazioni di comune evenienza nei bambini e nei giovani a. vaccinazioni b. malattie infettive intercorrenti c. contraccezione/gravidanza A In particolare è motivo di preoccupazione la possibile comparsa di EA soprattutto nei trattamenti a lungo termine. Nell’AIG gli anti-TNF sembrano meglio tollerati che non nell’AR dell’adulto, i bambini e i giovani, in generale, tollerano meglio tutte le terapie anti-reumatiche. Nella esperienza del nostro Dipartimento (che comprende un’Unità pediatrica e una dell’adulto) le infezioni gravi nel corso della terapia antiTNF, sembrano essere più frequenti nell’AR che non nell’AIG. I bambini affetti da AIG, infatti, hanno meno opzioni terapeutiche (unico DMARD dimostratosi efficace e sicuro in un ampio trial controllato è il MTX) per questo motivo spesso ricevono l’indicazione alla terapia anti-TNF in una fase più precoce di malattia che non gli adulti e sono, quindi, meno esposti a precedenti trattamenti immunosoppressivi di lunga durata e all’immunodepressione cronica dovuta alla persistente e incontrollata attività di malattia. La principale preoccupazione nei bambini e adolescenti in trattamento anti-TNF è la loro potenziale azione proinfettiva. Nell’esperienza clinica gli EA di natura infettiva sono stati relativamente rari. Tuttavia, sono state osservate infezioni serie, anche mortali, tra le quali, in particolare con l’Infliximab, quella tubercolare (queste ultime possono essere sicuramente prevenute da uno screening appropriato). Gli EA di natura infettiva più gravi, inoltre, sono emersi soprattutto nell’ambito delle AIG più gravi, in particolare le forme sistemiche e quelle con lunga durata di malattia precedentemente trattate con immunosoppressori, tra questi sono descritti anche casi complicatisi con sindrome da attivazione macrofagica. Nella nostra pratica clinica, nel corso di malattie infettive intercorrenti, anche nei casi con ridotti fattori di rischio, solitamente suggeriamo di rimandare la somministrazione del biologico (saltando una o due somministrazioni) del tempo necessario a introdurre un’adeguata copertura antibiotica. Una particolare preoccupazione in età pediatrica è l’azione immunodepressiva dei farmaci biologici in bambini esposti al virus della varicella o che la sviluppano. Infatti, nel trial controllato americano, tre bambini hanno sviluppato la varicella durante la terapia con Etanercept e due di loro sono stati ricoverati per gravi complicazioni (meningite asettica e sepsi). Attualmente si consiglia di vaccinare i bambini non-immuni almeno tre mesi prima di iniziare la terapia oppure, qualora siano stati esposti al contagio, o sviluppino la varicella durante la terapia con anti-TNF, di sottoporli subito alla profilassi con immunoglobuline iper-immuni e/o a un’aggressiva terapia antivirale. La somministrazione di vaccini vivi, ai bambini che assumono gli anti-TNF, è controindicata; sarebbe preferibile che essi fossero stati sottoposti a tutti i vaccini obbligatori, prima di iniziare la terapia. d O R Un’altra preoccupazione del blocco del TNF è la possibile produzione de novo di auto-anticorpi non organo specifici, in particolare ANA e anti-DNA, evenienza che si è rivelata frequente anche nell’AIG, ma solo eccezionalmente associata alla comparsa di sintomi clinici o di una seconda patologia autoimmune. Con l’aumento dell’esperienza clinica, tuttavia, sono stati osservati EA inaspettati (per frequenza e/o tipologia), ma clinicamente rilevanti, che non erano emersi dagli studi pilota necessari per 2 l’approvazione degli stessi farmaci. Inaspettata è stata la comparsa di EA di natura neuro-psichiatrica, che si sono rivelati frequenti nelle esperienze cliniche su popolazioni numerose quali la nostra. Gli EA neuro-psichiatrici variano da segni aspecifici (come emicrania, in alcuni casi grave e dosedipendente, vertigini, astenia, iperattività e ansia, sonnolenza o insonnia, parestesie transitorie) a casi più rari di sindromi da amplificazione del dolore, importanti alterazioni comportamentali come un’inusuale aggressività, sindromi neuro-psichiatriche maggiori come attacchi di panico, depressione e psicosi e infine a rarissimi segni neurologici organici quali neurite ottica, sintomi di demielinizzazione e, nella nostra esperienza, un caso di paralisi dell’ipoglosso. In tutti i casi riportati, gli EA di natura neurologica sono regrediti con la sospensione della terapia o la riduzione del suo dosaggio. Solo nei casi di sindromi neuro-psichiatriche maggiori è stato necessario, nella nostra esperienza, introdurre una terapia neurologica adeguata. Le manifestazioni psichiatriche maggiori potrebbero essere state favorite dall’inibizione del TNF in pazienti con aspetti psicopatologici pre-esistenti. Inaspettata e sorprendente è stata anche la comparsa di casi di malattia infiammatoria idiopatica (asettica) intestinale, con dolori addominali e diarrea cronica (morbo di Crohn o Malattia Infiammatoria Cronica Intestinale aspecifica confermati istologicamente in 3 casi nella nostra esperienza e in un caso nell’esperienza multicentrica Francese) in bambini in trattamento con Etanercept sicuramente affetti da forme di AIG di lunga data, che non avevano mai sofferto di sintomi che potessero far ipotizzare una malattia infiammatoria cronica intestinale sub-clinica pre-esistente. L’efficacia dell’inibizione del TNF sull’irido-ciclite cronica (ICC), che spesso complica l’AIG oligoarticolare, non è chiara. Anzi, sono stati descritti casi di riattivazione, o di esordio di questa complicanza, dopo l’inizio della terapia, in particolare con l’Etanercept. In un piccolo trial controllato e in un recente ampio sondaggio, così come nella nostra esperienza, l’Etanercept sembra inefficace nella prevenzione delle recidive dell’ICC. Per quanto riguarda il problema dell’associazione con i DMARDs convenzionali è oggi universalmente riconosciuta la necessità di associare sempre gli anticorpi monoclonali con un DMARDs (in prima istanza il MTX, alla dose massima precedentemente tollerata, anche se fosse risultato inefficace in monoterapia). In caso di intolleranza al MTX esistono esperienze di altre associazioni con DMARDs quali: l’OHclorochina, la leflunomide, l’azatioprina e la ciclosporina. Lo scopo (dimostrato dai trials controllati) di queste associazioni è sia quello di potenziare sinergicamente l’azione dei farmaci, sia quello di ridurre, limitatamente al caso degli anticorpi monoclonali, la formazione di anticorpi anti-chimerici e il rischio quindi sia di reazioni iperergiche all’infusione sia di neutralizzazione del farmaco e di perdita della sua efficacia terapeutica. Per quanto riguarda gli aspetti connessi con la vita riproduttiva, dati preliminari non sembrerebbero indicare un rischio di ridotta fecondità e fertilità o teratogenicità associato a queste terapie, e ci sono già segnalazioni di gravidanze condotte a termine, con nascita di bambini sani, in giovani donne affette da AIG che al momento del concepimento erano in terapia anti-TNF. Tuttavia nelle giovani in età fertile si consiglia la contraccezione. Resta ancora aperto il problema di come e quando sospendere la terapia anti-TNF una volta ottenuta la remissione. Una sospensione brusca della terapia, nel caso che l’attività infiammatoria di malattia fosse solo sotto controllo, ma non in remissione vera, potrebbe essere estremamente rischioso, soprattutto nelle forme sistemiche, per il possibile “rebound” della produzione di citochine proflogistiche. Il nostro personale atteggiamento è quello di procedere a un cauto tapering, riducendo il dosaggio o aumentando gli intervalli tra le successive somministrazioni. In conclusione i benefici della terapia anti-TNF nell’AIG, se ben condotta con accurato monitoraggio e attenta sorveglianza, sembrano soverchiare di gran lunga i rischi, e giustificano il fatto di affrontarli consapevolmente, anche se dati sulla sicurezza a lungo termine devono essere ancora stabiliti con certezza. O A d O R 3