OLTRE GLI ANTI TNF ALFA
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OLTRE GLI ANTI TNF ALFA
FARMACI BIOLOGICI II : OLTRE GLI ANTI – TNFα L'approccio terapeutico delle artriti, in particolare la forma reumatoide a cui è dedicato questo capitolo, è negli ultimi anni basato sulla differenziazione dei pazienti in fase precoce (primi due anni di malattia) dalla forme avanzate, in quanto solo il primo gruppo è capace di giungere con alta probabilità ad una stabile remissione clinica, basso/ assente danno radiografico, sospensione dei farmaci immuno-modulatori (DMARDs). Recenti studi (es TICORA) dimostrano come il trattamento intensivo, basato su frequenti visite specialistiche ed una rapida modifica delle terapie mediche, aggiungendo combinazioni di farmaci DMARDs (step up therapy) garantiscano in fase precoce un' alta remissione dei pazienti. Al contrario nelle forme più avanzate è possibile spesso solo controllare l'attività di malattia ad un livello quanto più basso possibile. L’obiettivo fissato in questo caso nel raggiungimento di una stazionarietà clinica, tuttavia deve di solito scontrarsi con multiple comorbilità: depressione, fibromialgia, rischio infettivo, malattie cardiovascolari, osteoporosi, deformità articolari. Il farmaco di riferimento nel primo approccio terapeutico risulta il methotrexate (MTX) in monoterapia; esso mantiene la più lunga capacità di risposta fra tutti i DMARDs in un follow-up di 5 anni. Purtroppo sia l'attività di malattia, che la sua durata spesso limitano le risposte al primo trattamento, spingendo verso l’aggiunta di sulfsalazina e idrossiclochina oppure leflunomide. La continua scarsa risposta clinica induce, Oltre gli Anti-TNFalfa / 21.08.12 secondo le vigenti linee guida, ad iniziare una terapia biologica che nel primo livello vede ancora gli anti-TNFalfa (iTNF) come opzione preferita (vedi paragrafo). Il trattamento con i noti 5 farmaci oggi in commercio permette , dall'analisi dei vari trials pubblicati, di ottenere in associazione al MTX una remissione nel 20-50% dei pazienti. Al contrario fino a circa il 30% dei casi non si evidenzia alcun beneficio con gli iTNF, spingendo ad altre possibilità terapeutiche, purtroppo non sempre condivise dagli operatori e quindi molto dipendenti dall'esperienza del medico curante. Infatti non sono pubblicati trials testa a testa, che permettano di definire una chiara superiorità di efficacia tra queste opzioni. Vari autori hanno testato l'efficacia di un secondo iTNF, prima di scegliere altri meccanismi di azione, con buoni risultati; al contrario è noto che somministrare un terzo iTNF risulti poco produttivo per il paziente. Pertanto è comprensibile come in tale selva di opportunità ed opinioni spesso discordanti, potremo cercare, in questo capitolo, solo di elencare le principali possibilità terapeutiche nei pazienti resistenti, in attesa che le più moderne sperimentazioni vengano trasformate in linee guida universalmente riconosciute. a) B-cell depleting agents, RITUXIMAB (RTX), è un anticorpo monoclonale chimerico contro il CD20, marker di superficie dei linfociti B, indicato in associazione al MTX nei casi refrattari agli iTNF. Sempre più evidenze segnalerebbero una sua attività anche nei pazienti come prima cura (TNF o MTX naive). Efficace soprattutto nei pazienti positivi al fattore reumatoide e/o antiCCP. La risposta clinica è maggiore quando si ottiene una netta riduzione delle B-cells circolanti già nelle prime 1 due settimane dall'infusione. Si somministra, previa medicazione a base di steroidi, alla dose di 500-1000mg con due infusioni ev distanziate da 14gg, ripetibile a distanza di almeno 6 mesi; tuttavia non appare unanime il consenso sui principi del ritrattamento. Ripetute infusioni a distanza di 6 mesi ciascuna consentirebbero di mantenere un' adeguata risposta terapeutica; altri autori consigliano un ritrattamento solo in caso di peggioramento clinico dopo iniziale risposta al farmaco nelle prime 16 settimane. I principali eventi avversi sono risultati reazioni correlate all’infusione (anafilattiche) ed infezioni, non serie. In particolare dopo ripetute infusioni si evidenzia una ipogammaglobulinemia IgM ed IgG rispettivamente in circa il 23% ed 1% dei casi; tuttavia solo per l’ipo-IgG correla un potenziale rischio infettivo, se tale riduzione fosse presente anche prima del trattamento. Inoltre questo farmaco può ridurre la risposta B-cells ad alcuni vaccini quale lo pneumococcico. Viene riportato fino al 12% dei casi lo sviluppo di anticorpi vs RTX (HACAs), che non risultano correlare con la sua efficacia o sicurezza. Alcuni autori lo preferirebbero come I farmaco biologico in caso di controindicazioni agli iTNF, per esempio anamnesi di tumori entro 10anni dall'inizio della cura, o di malattia neurologica demielinizzante. Infine un trial ha analizzato la potenziale utilizzazione del RTX in concomitanza con iTNF, quali etanecept o adalimumab; non è emerso un significativo aumento di efficacia, a fronte di un elevato rischio di infezioni gravi. Il suo omogolo umanizzato, Ocrelizumab è risultato efficace, ma ancora dubbi sulla sua sicurezza da rischio infettivo, rende necessarie ulteriori sperimetanzioni. In fase di studio vi sono altri farmaci della categoria B-cell pathway: Ofatumumab, nuova proteina che lega un differente epitopo del CD20, i cui primi trials hanno dimostrato sicurezza ed efficacia; Oltre gli Anti-TNFalfa / 21.08.12 iniziali valutazioni per Epratuzumab (antiCD22 umanizzato) e Veltuzumab (anti-CD20 umano); Ataticept (proteina ricombinante di fusione che unisce il recettore TACI per BlyS ed APRIL ad una prozione Fc IgG1). b) T-cell pathway ABATACEPT, proteina di fusione composta dall’ antigene CTLA-4 unita ad una porzione Fc di IgG1 umana. Lega il CD28 inibendo un principale meccanismo di attivazione dei linfociti T. Indicato in associazione con il MTX nelle forme non responsive ai DMARDs e/o iTNF. Recentemente è risultato attivo anche nei pazienti MTX naive nelle forme di artrite precoce. Si somministra per via ev alla dose 500-1000mg ogni 4 settimane. I principali eventi avversi sono risultati reazioni da infusione soprattutto lievi (cefalea e nausea), infezioni non serie soprattutto alle prime vie aeree (faringite). Sono state pubblicate sue preliminari comparazioni con l’Infliximab, mostrando nel complesso maggiore efficacia, un minor tasso di infezioni e sospensioni della cura. La produzione di anticorpi vs Abatacept è stata riportata nel 3% dei casi e non ha mostrato di inficiare l’efficacia e la sicurezza del trattamento. In fase di approvazione per il commercio, la versione sottocutanea mensile, dopo iniziale carico ev, ha dimostrato uguale efficacia e tollerabilità. c) IL-6 pathway: TOCILIZUMAB anticorpo umanizzato contro il IL6-R. Indicato anche in monoterapia nelle forme non responsive a MTX e/o iTNFalfa. Su somministra alla dose di 4-8mg/Kg ogni 4 settimane. Il tasso delle infezioni severe (polmoniti e celluliti) è risultato sovrapponibile a quello degli iTNF. Si segnalano invece occasionali episodi di reazioni anafilattiche; frequente elevazione di transaminasi, trigliceridi e colesterolo; significativa frequenza di episodi di perforazione intestinale soprattutto nei 2 pazienti affetti da diverticolosi; neutropenia dose dipendente, ma non associata a maggiore rischio infettivo. Un studio open label ha recentemente dimostrato la validità della sua potenziale formulazione per via sottocutanea. Infine è in fase di sperimentazione un anti-IL-6 umanizzato (ALD518) con somministrazione sia sottocutanea che ev. e) Altri agenti in sperimentazione: Anti-IL17, il Secukinumab è un anticorpo monoclonale completamente umano, sommininistrato in via sc. d) Inibitori delle Tirosin-chinasi: Sono in fase di studio III i trials di questi agenti, tra cui citiamo soprattutto il Tofacitinib, inibitore della Jak3, dimostratosi efficace nei pazienti sia MTX che iTNF naive. Agonisti attivazione T-cells regolatorie. Oltre gli Anti-TNFalfa / 21.08.12 Anti-IL12/IL23, Apilimod mesilato, sperimentale orale. agente Antigonisti G-CSF e GM-CSF. Dr Domenico Malesci Specialista in Reumatologia, Dottore di Ricerca in Immunologia Clinica 3