Gli scritti di Michelangelo Manicone
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Gli scritti di Michelangelo Manicone
DAUNIA BIBLIOGRAFICA Gli scritti di Michelangelo Manicone Oggi più che mai la terra di Capitanata è al centro dell'interesse speculativo nel campo della cultura. Continue scoperte vengono a meravigliare gli amatori del passato. La Capitanata non finisce di stupire per la ricchezza della sua cultura e, che la incuria dei nostri predecessori ha tenuto per molto tempo in ombra. E' questa la volta di Michelangelo Manicone. Tutto il merito della scoperta del suddetto va al dott. Francesco Javicoli di Vico del Gargano, uomo di non comune talento, innamoratissimo della terra dauna; ha trovato dei preziosi manoscritti del Manicone, salvandoli dalla solita fine, riservata da incompetenti profani a numerose opere di tanti nostri scrittori. Grazie a questi « inediti », che al più presto vedranno la luce, potremo avere un quadro meno incompleto della grande figura di Michelangelo Manicone. Costui finora non ha goduto di una adeguata conoscenza, che pur meriterebbe per le indiscusse multiformi qualità di scrittore. Quei pochi meriti che gli si attribuivano erano desunti dall'unica sua opera conosciuta: La fisica appula, 1806/7, in cinque grossi volumi di importanza capitale per la Daunia antica e moderna. Bisogna pur riconoscere, e nella nostra ricerca ci stiamo rendendo conto di persona, che gli scrittori posteriori fanno grandissimo uso di questa sua opera; ma non tutti sono sinceri: molti partono da lui, prendendo materiale senza però fare un accenno della fonte. Questo certo non fa onore a tali autorelli, mentre costituisce un pregio per Manicone. Tuttavia non mancano riferimenti di plauso e di stima profonda nei migliori scrittori pugliesi e napoletani, quali G. M. Galanti, M. Fraccacreta, G. De Leonardis, M. De Angelis, C. Villani, G. Checchia-Rispoli, A. Lucarelli, S. La Sorsa, G. M. Monti, V. Ricchioni, M. Vocino ... A questi Manicone appare lo scrittore dalle idee chiare che hanno il loro riflesso nella storia e nella vita della Daunia. Ma colui che ha rischiarato con maggior luce questa figura di scrit23 tore è p. Doroteo Forte sia in articoli su periodici, sia in Testimonianze francescane nella Puglia dauna 1. E' nostra viva speranza che il Manicone possa avere altri numerosi studiosi, onde essere conosciuto nel suo vero valore. PROFILO BIOGRAFICO Michelangelo Manicone appartiene al Settecento, uno dei secoli più decisivi per la storia della umana civiltà; fu uno dei tanti personaggi che rifulsero nelle vicende di quel periodo, quando le migliori intelligenze erano intente a distruggere il passato e ricostruire tutto, non più sull'ignoranza e sul dispotismo politico, morale e religioso, ma sopra la schietta e autonoma ragione umana. E' sintomatico il quadro che ne dà il Checchia-Rispoli, da tempo scomparso, professore di Paleontologia e Storia della Geologia all'Università di Roma: « Michelangelo Manicone, naturalista pugliese, si occupò di ricerche scientifiche e si distinse oltre che nel campo della geologia, della geografia fisica, della metereologia, della botanica, anche in quello dell'agricoltura, della medicina e della storia » 2. Ma già nel 1844 il Moroni nel suo « Dizionario » 3 annovera il Manicone tra gli uomini celebri per lettere e scienze « che hanno fiorito e reso famoso e utile al mondo l'ordine francescano ». Noi per i lettori di « Capitanata » ne presenteremo un profilo biografico e culturale per farne ammirare l'opera e il pensiero. Manicone nacque in Vico del Gargano il 4 marzo 1745 da una agiata famiglia. Nei primi anni gli fu maestro della grammatica don Pietro Finis, canonico della insigne Collegiata di Vico, come lui stesso ci riferisce 4. Completati gli studi inferiori gli venne l'ispirazione, forse perché già c'era un suo zio, di diventare sacerdote tra i Francescani. Il 24 maggio 1760 fu ricevuto nel Convento di Manfredonia per aggregarsi alla milizia francescana. Vestì l'abito il 19 luglio 1760 a S. Maria di Stignano, presso S. Marco in Lamis, ove nel 1761 emise la sua professione religiosa 5 . 1 FORTE D. Testimonianze francescane nella Puglia Dauna, S. Severo, Organizzazione Dauna Arti Grafiche, 1967, pp. 188-195. 2 CHECCHIA-RISPOLI G., in Enciclopedia Italiana, XXII, col. 125. 3 MORONI R., Dizionario, 26, 142, Venezia, 1844. pp. 142-143. 4 MANICONE M., La Fisica appula, Foggia, Stab. Lito Leone, 1967, II ed., p. 519. 5 ARCHIVIO Provinciale dei Frati Minori di Foggia: Cartella « Libro di vestizioni e professioni », a. 1749-1791, p. 105. 24 Non si sa con certezza ove abbia frequentato gli studi di filosofia e teologia; probabilmente, stando a quanto riferisce Doroteo Forte 6 , studiò a S. Maria la Nova a Napoli, ove venivano inviati i giovani studenti della Provincia di S. Angelo di Foggia. Volendo dar credito invece alla tradizione di famiglia, raccolta dal canonico Antonio Miglionico 7, sarebbe stato mandato a studiare a Roma nel convento di Aracoeli. Inoltre secondo un'altra tradizione, ancor viva a Vico tra il clero e i familiari, Manicone sostenne esami di laurea a Napoli e a Roma; viaggiò molto per l'Europa; andò a studiare medicina a Vienna e a Berlino, scienze fisiche a Londra e scienze naturali a Bruxelles: ne sarebbero prova i molti accenni ben dettagliati nelle sue opere, di luoghi, scritti ed autori di suddette nazioni. Dovette senz'altro frequentare l'Università di Napoli e addottorarsi in Filosofia, Teologia e scienze naturali; senza un titolo non avrebbe potuto mai insegnare, secondo le disposizioni vigenti negli Studi Generali. Lo dimostra anche il titolo di « Lettor » 8, riservato ai soli laureati, e la « Giubilazione » che ricevette per l'insegnamento svolto. In più la simpatia e la competenza per tali discipline, come appare dall'analisi delle sue opere, ci offre un valido argomento a credere in una sua laurea in dette materie. Comunque una cosa è certa, che le opere stampate e inedite del Manicone dimostrano in lui una indubbia formazione scientifica non inferiore a quella filosofica e teologica. Dopo essersi laureato professore inaugurò il suo insegnamento nel 1773 con la pubblicazione di un opuscolo, dal titolo Teoremi antropologici e antropologico-theologici, edito a Napoli e dedicato a Girolamo Trisorio 9, in cui egli delinea il suo programma di pensiero e d'azione. Insegnò per 12 anni nello studio generale di Gesù-Maria in Foggia durante i quali maturò e svolse tutto il suo pensiero e il suo programma, affinando il suo metodo didattico per far presa sugli allievi. Considerava la cattedra come un servizio pubblico culturale; da qui il suo impegno FORTE D., op. cit., p. 189. Anche costui meriterebbe uno studio a parte; fu un sacerdote colto; ha lasciata inedita una Monografia di Vico Gargano ove si legge: « Fra' Michele Manicone avendo saputo che un suo nipote Michelangelo Manicone era scolaro di grammatica di Don Pietro Finis, lo inviò a Roma per studiare ad Aracoeli ». Ricerche fatte nel suddetto convento non ci hanno dato risultato positivo. 8 FRACCACRETA M., Teatro topografico-storico-poetico della Capitanata, Napoli, 1904, p. 53. 9 MANICONE M., Teoremi antropologici, e antropologico-teologici, Napoli 1773. E' un'operetta in cui l'autore propone una filosofia antropologica. 6 7 25 e la sua riservatezza: « io quantunque un uomo di cattedra, pure non ho mai amato di dogmatizzare... » 10. Amava inoltre evitare le affermazioni perentorie nelle materie opinabili: « Io diffido di troppo le assolute asserzioni; e non mi abbandono mai a giudizi estremi » 1 1 . Partecipò prima e durante l'insegnamento a vari concorsi di filosofia e teologia, ove venivano assegnate le cattedre, per l'insegnamento: nel 1770 lo troviamo a Napoli per la filosofia, e nel 1775 a Bari per la teologia; in entrambi i concorsi risulta tra i concorrenti col punteggio più alto. Il 20 gennaio 1786 ottenne la giubilazione con decreto del Ministro Generale P. Pasquale da Varese e con diploma del re Ferdinando IV 12. La giubilazione avveniva dopo 12 anni di insegnamento. Foggia fu il luogo che lo ospitò per lunghi anni e ne vide l'affermarsi; il convento infatti di Gesù-Maria era il centro culturale, ove si formavano le varie menti francescane sia nel campo filosofico sia nel campo teologico. Tale convento già dal 1618 era sede di uno Studio Generale; fu dichiarato poi Real Convento, come si può leggere ancor oggi sulla facciata della chiesa: « Regalis hic Conventus regio extat diplomate » 13. SCRITTI Si devono proprio al periodo dell'insegnamento le sue varie pubblicazioni; in ordine cronologico appaiono prima i su menzionati Teoremi antropologici... stampati a Napoli nel 1773, e oggetto di pubblica disputa nella regal chiesa di Gesù-Maria della città di Foggia; opera a carattere filosofico e teologico il cui centro è l'uomo. In essa si vede già un tentativo di rinnovamento della filosofia incentrata tutta sui valori umani. Appare poi una Orazione di ringraziamento, di cui egli parla così bene e spesso negli inediti, in nostro possesso. Nell'opera l'autore ringrazia il re Ferdinando IV per avere limitato « il soverchio numero dei frati ». Eppure, egli dice, le leggi dell'augusto figlio del gloriosissimo e MANICONE M., La Fisica Appula, p. 36. MANICONE M., ivi, p. 794. 12 ARCHIVIO Provinciale dei Frati Minori di Foggia: «Acta Capitularia Prov. S. Angeli », vol. I, p. 115. ARCHIVIO Generale dell'Ordine dei Frati Minori, Roma: Fascicolo « Concorsi »: I/49, 1758-1852; e I/109. 13 VINCITORIO L., L'alma Provincia di S. Angelo in Puglia, Lucera, Frattarolo, Ed. Coda, 1828, vol. II, p. 116. 10 11 26 piissimo Carlo sopra i Regolari non favoriscono punto l'insolenza delle penne tinte di veleno » 14 . In essa vi sono « poche galanterie e assai verità interessanti »; fu questa che gli procurò « censure e biasimi » 15 . L'opera è databile ai primi anni del regno di Ferdinando IV (1751-1825), quando il governo era tenuto dal Ministro Bernardo Tanucci, di tendenze anticlericali. L'opera è andata perduta, però l'autore ne parla ripetutamente ne Il trionfo del Buon Senso. Viene poi La Dottrina pacifica, edita a Napoli. Opera di carattere politico, in cui dà consigli a Re e Papi sul modo di governare i popoli. Tutto ciò che in essa è scritto, di pura e vera sostanza, è quanto oggi abbiamo nella pratica, dice il De Grazia 16 . Fu proprio quest'opera ad immettere il Manicone nel mondo dei grandi scrittori. Basta dire che il Fraccacreta nel suo Teatro, lasciando sotto silenzio le varie opere del Manicone, ci riferisce una certa polemica, da parte di alcuni scrittori, sorta proprio contro « la Dottrina pacifica » del « degno p. Manicone o Lettor Vico » come egli lo chiama 17 . Quest'opera noi non ancora abbiamo la fortuna di vederla; ma chi l'ha vista riferisce che in essa appare « lo scrittore di vaglia, l'acuto politico, lo studioso sagace e affezionato, dalla cultura monumentale 18 . « Nell'opera è affrontato il grande tema della pace, che per il Manicone non può essere senza la libertà, e la libertà senza la comprensione e la giustizia... » 19 . « L'opera parve ai Regnanti di Napoli addirittura rivoluzionaria: forse di qui le ostilità che il frate incontrò da parte del governo borbonico » 20. Si potrebbe mettere intorno al 1780 l'opera inedita Il trionfo del Buon Senso, in sei libri in folio, con 86 capitoli. L'opera incompleta presenta una buona chiarezza; vi sono esaminati problemi di ordine filosofico, religioso, sociale; come dice lo stesso titolo l'autore vuol far vedere la vittoria del « Buon Senso », della verità sull'ignoranza e sulla superstizione nella rassegna dei più grandi filosofi della storia. A questa fa seguito immediatamente Il Breviario dei teologi in quattro tomi, con 10 libri suddivisi in 11 capitoli, anch'essa inedita; MANICONE M., Il trionfo del Buon Senso, Ms. pp. 18-19. MANICONE M., ivi, p. 6 sg. 16 DE GRAZIA M., Appunti storici sul Gargano, V. Caputo, Torremaggiore 1930, vol. II, p. 58. 17 FRACCACRETA M., op. cit., vol. II, p. 173. 18 MARATEA G., in « Il Tabor », a. II, n. 2 (1966), p. 3. 19 MARATEA G., ivi, p. 3. 20 MARATEA G., ivi, p. 3. 14 15 27 porta l'anno 1788. In questa domina per lo più il tema teologico con continui sconfinamenti nel campo politico e sociale; l'autore vi auspica un rinnovamento nello studio della teologia con un'apertura alle scienze naturali, le « quali c'insegnano a leggere nel gran libro della natura » 2 1 . In quest'opera si fa accenno anche a certe « Note » che egli avrebbe scritto per ribattere alcuni punti contestatigli. Nel 1795 escono le Riflessioni chimico-fisiche sopra il cimitero di Vico Gargano edita a Napoli; l'opera non si trova; di essa si parla nella Fisica Appula 2 2 . L'attività scientifica non era la sola che assorbiva il p. Manicone; egli fu varie volte superiore, coadiutore nel governo della Provincia già dal 1776; nel 1790 veniva eletto Superiore Provinciale, carica che tenne fino al 9 gennaio 1794 23. Alla scuola alternava l'oratoria; ma il suo grande amore era il « viaggiare »; la filosofia gli faceva intraprendere peregrinazioni per gli spaziosi campi appuli, per le scoscese rupi garganiche; faceva osservazioni locali e scriveva; i libri gl'insegnarono l'ampia via, le osservazioni gli additarono la vera strada. Nel 1799 abbiamo una parentesi tragica nella vita del Manicone; lo troviamo assieme al vescovo della città, Gaetano Del Muscio, nella Rivoluzione di S. Severo tra Francesi e Borbonici. Manicone e Del Muscio per poco non ci rimisero la vita; per le loro idee liberali furono presi di mira dai reazionari, per cui dovettero fuggire travestiti da contadini nelle campagne di Castelpagano 24. Manicone fu favorevole al governo « bonapartista » e alle idee di libertà e progresso; ebbe pertanto buona fortuna col nuovo re di Napoli Giuseppe Bonaparte, sotto cui nel 1806/7 pubblicò la sua voluminosa opera La fisica appula, in cinque tomi; per questa egli poté essere annoverato tra i membri della « Società d'incoraggiamento alle scienze », eretta nel 1806 allo scopo di incrementare le scienze utili 25. MANICONE M., Il Breviario de' teologi, Ms., p. 41. MANICONE M., op . cit., p. 809. 2 3 FORTE D., op . cit., pp. 254-255. 24 DE AMBROSIO F., Memorie storiche della città di S. Severo in Capitanata, Napoli, Stab. Tip. De Angelis, 1875. Pag. 151; « ARCHIVIO Pugliese del Risorgimento italiano », an. 1914-15: a. I fasc. II-III, p. 173; BOTTA C., Storia d'Italia dal 1789 al 1814, Milano, G. Silvestri, 1844. Vol. III, pp. 157-160: FRACCACRETA M., Una pagina di amore e di lagrime - Brano di storia della rivoluzione dell'89, Trani, La passione di S. Severo, Foggia, Tip. Cappetta, 1929, pagg. 4-26; SCORTICATI E., V. Vecchi Ed., 1882, pagg. 206-212. 2 5 SCACCHI A., Cenno storico del Real Istituto di Incoraggiamento di Napoli, Napoli, Tip. dell'Acc. delle scienze, 1888. 21 22 28 La Fisica appula, frutto di molti anni di ricerca, contiene una ricca e sistematica serie di notizie riguardanti la Mineralogia, la Botanica, la Zoologia, l'Agricoltura, l'Igiene... della Capitanata, come anche sulla Geologia e Geografia fisica di detta regione. E' una preziosa miniera - scrive M. Papa 26 - per chiunque volesse conoscere e sfruttare le naturali risorse di questi luoghi. Fu un'opera molto studiata all'estero ed elevata al cielo dal padre Denza, dice il De Grazia 27. L'opera proprio per la sua utilità e la sua originalità è stata ristampata in un unico volume nel 1967. Frattanto il Manicone si dedicò a un altro suo lavoro: Statistica generale della Daunia, come ci riferiscono vari autori. La morte forse non gli permise di portarla a termine, avendo già pronto il materiale, che andò perduto per incuria di coloro che non seppero apprezzarlo 28. L'elenco delle opere non finisce qui. Verso il 1920 Domenico Maselli, insegnante di Vico del Gargano, dettò già vecchio, delle notizie al prof. Francesco Javicoli intorno al Manicone; in queste si fa cenno ad un'altra opera: La storia dei Concili in 19 volumi, la quale sarebbe stata bruciata per ordine del vescovo di Vieste, Mons. Domenico Arcaroli 29, prelato di natura affabile e zelante nella cura delle anime, col quale le idee spinte del Manicone non si armonizzavano, per cui tale fonte, anche se non trova riscontro in altre, potrebbe essere attendibile. UN INTERROGATIVO SUGLI « INEDITI » Il numero delle opere del Manicone, stando a quanto appare dagli « inediti » e dalla voce della tradizione, possiamo credere che doveva essere molto più largo. Solo ulteriori ricerche potranno accertare la quantità. Ma perché il Manicone non ha dato alla stampa tutti i suoi scritti? Nel periodo in cui egli visse, l'Inquisizione faceva sentire ancora il suo influsso, tanto che a volte dire la verità era esporsi a « oggetto di ca26 PAPA M., Economia ed economisti di Foggia (1089-1865), Foggia 1933, p. 27 DE GRAZIA M., I dimenticati, in « Il Foglietto », a. XXV, n. 15, (1922), 167. p. 1. 28 CHECCHIA-RISPOLI, Un frate naturalista pugliese, S. Severo, Tip. Dotoli, 1916, p. 15. DE GRAZIA M., op. cit., p. 59. 29 Mons. Arcaroli (1731-1826), nativo di Vico Gargano, vescovo di Lavello e Vieste; scrisse varie opere, lasciò inedita una Autobiografia; se ne occupò anche F. Carabellese sulla « Rassegna Pugliese », vol. XXI, n. 11-12, 1904. Cfr.:D'ADDETTA G., Vagabondaggi garganici, Quaderni de « Il Gargano », 12, Foggia 1960, p. 41 seg. 29 lunnie, e ad essere gettato nelle prigioni » 30, sebbene l'autore scriva che la « superstizione » aveva cessato d'incrudelire contro gli amatori della pura verità 31: mentre il Clero di Napoli aveva la mente illuminata per cui non c'era pericolo di persecuzioni ... Egli lascia le sue opere come testamento ai giovani, convinto che « solo la gioventù prenderà la sua parte, perché essa parteggia coloro che pensano. I soli giovani rendono testimonianza alle verità nuove; e ciò perché questi non sentono il puntiglio dell'invidia » 32. Dovette però sperimentare il potere dell'Inquisizione; se la Orazione di ringraziamento gli procurò molta amarezza: « Alcuni dei miei fratelli - egli scrive - mi hanno, ahimé, ascritto tra i felloni, mi han fatto reo ... mi hanno chiamato cieco nemico dello Scettro e dell'Incensiere » 33. In un altro punto confessa che « la verità è sempre utile agli uomini, mentre sovente è nocevolissima a chi la manifesta. Essa è come una medicina, la quale giovando si fa detestare » 34. Una cosa è certa, che il Cardinale di Napoli, Arcivescovo Spinelli, per invito di Papa Benedetto XIV, aveva o era in procinto di ristabilire nel Regno di Napoli il Tribunale dell'Inquisizione 35. Il ricordo di Galilei, di Giannone ... è troppo vivo nella mente del Manicone; la prudenza gli avrà suggerito di attendere tempi migliori in cui i suoi scritti avrebbero potuto circolare liberamente. La soluzione alla mancata stampa degli « inediti » potrebbe venire analizzando i rapporti del Manicone col Governo Borbonico? Nei confronti di questo il Manicone, all'inizio della sua attività, fu ricco di entusiasmo; in seguito amante com'era di ogni libertà e sotto la spinta dei princìpi rivoluzionari, passati dalla Francia nel Regno di Napoli, prese un atteggiamento di ostilità contro il dispotismo. Dopo lo scampato pericolo del febbraio 1799 a S. Severo, lo troviamo nel solitario convento di Ischitella, forse relegatovi da Ferdinando IV. Coinvolto nuovamente in reati politici per aver favorito il governo francese, nel 1815 fu condannato alla ghigliottina, secondo MANICONE M., Ms. cit., p. 9. MANICONE M., ivi, p. 9. 32 MANICONE M., ivi, p. 22. 33 MANICONE M., ivi, p. 22. L'opera è perduta, l'A. però ne parla ripetutamente ne Il trionfo del Buon Senso; siccome questa è databile tra il 1786 (anno della sua giubilazione) e il 1788 (data in cui scrisse Il Breviario dei teologi) l'altra deve essere anticipata di qualche anno. 34 MANICONE M., Ms. cit., pagg. 67-69. 35 LUCARELLI A., La Puglia nel Risorgimento, vol. l, p. 200. 30 31 30 quanto riporta De Grazia 36 , dal monarca Ferdinando, il quale poi lo graziò a premura del Principe di Ischitella, Francesco Emanuele Pinto. Lo stesso De Grazia 37 ci riferisce un altro scontro tra Manicone e il vecchio re Ferdinando. Costui infatti nel 1821, durante i moti carbonari, riprese i processi a carico dei liberali, sul rapporto del ministro di polizia, Principe Canosa, e tra le tante sottoscrisse la sentenza di morte anche per il nostro Manicone; la sentenza non fu eseguita, ma il Manicone in cambio, dai dirigenti borbonici, venne fatto girare a frustate per Ischitella senza alcun rispetto della sua dottrina e del suo abito religioso. « Fra gli atti di accusa contro il Manicone - prosegue il De Grazia eravi quello d'aver dato rifugio al suo amico e conterraneo avvocato Domenico De Grazia, terribile carbonaro ». E' certo che il Manicone era simpatizzante del movimento carbonaro, anche se non appariva tra gli iscritti alla vendita dei carbonari di Ischitella; ne ebbe lo spirito e lo diffuse nel paese 38. Fonti sicure ci testimoniano che tra il Manicone e Ferdinando IV non correva buon sangue; già nel 1794 il Manicone ricevette da parte di Ferdinando il « veto » alla rielezione a Superiore Provinciale dei Francescani di Foggia; in quanto, secondo il dispaccio reale, si doveva « badare che gli elegendi fossero sgombri da qualunque macchia per causa delle passate calamità » 39. Il motivo dunque di questo attrito tra i due era semplicemente di ordine politico. Ma di che macchia intenda parlare Ferdinando è difficile precisare; sarà stato un motivo religioso? sociale? amministrativo? ideologico? Manicone era uno spirito aperto, spregiudicato ed amante di ogni civile progresso, come lo dipinge il Checchia-Rispoli 40 . Nelle varie opere egli scrive come avrebbe scritto un rivoluzionario del 1789: « Ai dì nostri il Facitor dei miracoli è l'Eroe della guerra e della Pace, è il Nume del Continente, è Napoleone il Grande. I suoi miracoli sono le sue vittorie e i suoi trionfi ne additano esser Egli il Favorito del Cielo » 41. I suoi studi sempre profondi erano coordinati al fine nobilissimo di migliorare le condizioni dell'umanità 42 . Purtroppo il mondo tradizionalista e dispoDE GRAZIA M., in: « Il Foglietto » cit., p. 1. DE GRAZIA M., op. cit., pagg. 58-59. 38 CANNAROZZI C., Ischitella, Tip. A. Ciliberti, Candela, pagg. 91-93. 39 FORTE D., op. cit., p. 204. 40 CHECCHIA-RISPOLI, op. cit., p. 14. 41 MANICONE M., La Fisica appula, op. cit., pagg. 699-700. 42 MANICONE M., ivi, p. 5. 36 37 31 tico dei Borboni era in netto contrasto con il suo impulso innovatore; da qui forse le opposizioni da parte del re Ferdinando. Le varie ricerche personali fatte nell'Archivio di Stato di Napoli e Foggia non hanno avuto in merito nessun risultato. Eppure una conoscenza più documentata di questi rapporti Manicone-Ferdinando IV ci aiuterebbe a proiettare un fascio di luce sulla fine del Settecento e i primi anni dell'Ottocento con tutti i problemi connessi, specialmente sulle ingerenze dei Borboni nel pensiero dei più validi scrittori del Regno delle Due Sicilie e nell'ideale filantropico da questi proposto e difeso. Gli ultimi anni della vita del Manicone restano nel buio; con certezza lo troviamo nel 1808 vicario del convento di S. Francesco in Ischitella 43; poi, secondo le notizie scritte e orali, la sua vita trascorre tra il romanzesco e il leggendario. Rifacendoci alle notizie inedite del canonico Miglionico più volte fu braccato dai briganti, che numerosi scorazzavano nel Gargano e famosi fino a pochi anni or sono; fu sempre tenuto d'occhio dalla Polizia Borbonica. Durante i Moti del 1820 sarebbe andato a Vico, sua patria, in qualità di Duce della Repubblica, investito di tutte le autorità; qui fece accomodare le strade della città e abbatté l'albero della libertà sostituendolo con quello della Croce 44. LA MORTE La morte del p. Manicone è un enigma. L'atto di morte non esiste in nessun registro di parrocchia e di comune. Pertanto nulla sappiamo quando e come abbia finito la sua esistenza terrena. Esiste il Necrologio di lui nel registro dei Morti dal 1688 in poi dell'Archivio Provinciale dei Frati Minori di Foggia, nel quale a pag. 77 si legge: « 17 aprile 1810 ad Ischitella Convento S. Francesco: P. M. Manicone da Vico Gargano Lettore Giubilato, ex Ministro Provinciale, scrittore e scienziato celebre » 45. Gli autori non sono d'accordo con questa data. Il Checchia-Rispoli lo dice morto il 1807, senza determinare il giorno 46. Il De Grazia lo fa 43 ARCHIVIO Provinciale Frati Minori di Foggia: Acta Capitularia Prov. S. Angeli, vol. I, p. 374. 44 MASELLI D., L'albero della libertà a Vico Gargano, in « Il Tabor » a. II, n. 3 (1966), pagg. 3-4. 45 VINCITORIO L., Necrologia della Provincia di S. Michele Arcangelo in Puglia, Ms., 1921. 46 CHECCHIA-RISPOLI G., in Enciclopedia Italiana, XXII, c. 125; e Un frate naturalista pugliese, in « Il Foglietto », a. XIX, n. 29 (1916). 32 morire ad Ischitella il 26 settembre 1826 47. La stessa data è riportata dal Cannarozzi 4 8 . Il Miglionico nei suoi manoscritti ne fissa la morte al 15 giugno 1826. Contesta queste date Doroteo Forte per il quale Manicone è morto ad Ischitella il 18 aprile 1810 4 9 . Perché, ci chiediamo, questa disparità di date? Su che cosa si sono fondati coloro che ci riferiscono la morte del Manicone? Perché i Registri non ne danno accenno? Dice bene F. Javicoli: « l'accennato silenzio dei registri parrocchiale e comunale fa quasi sospettare che quello sia qualcosa come una dichiarazione di morte presunta e che il Monacello rivoluzionario, combattuto e perseguitato in campo ecclesiastico e politico, sia stato fatto sparire senza lasciare traccia dell'anno di morte » 50. La tradizione raccolta all'inizio del Novecento da D. Maselli a proposito della morte del Manicone ci dice che il nostro autore proprio per le sue idee rivoluzionarie era ricercato dalla polizia; durante uno scontro con questa sulle montagne del Gargano, dopo aver sparato un colpo di pistola, sparì in mezzo al fumo col cavallo; da allora nessun'altra notizia della sua persona. Un racconto quasi da fantascienza! Altre voci hanno tramandato che il Manicone fu esule spontaneo in Germania e in Francia e perciò sarebbe morto all'estero. Intorno a questa figura quindi c'è tanto mistero, che solo fonti sicure e chiare potrebbero chiarire. Fu forse questa enigmatica fine a gettare nella penombra la personalità di così fecondo scrittore? 5 1 . Vico, sua patria, gli intitolò la fontana pubblica e la biblioteca dei Cappuccini, ricca di pregevoli opere, e Ischitella una strada dell'abitato. « Troppa poca cosa - commenta De Grazia 5 2 - per chi sì altamente onorò il Gargano ». Egli nonostante la dimenticanza resta uno dei più illustri figli della regione garganica. Di questa gloria paesana possiamo, come dice il Checchia-Rispoli, giustamente andare orgogliosi 5 3 . SALVATORE CAPPABIANCA DE GRAZIA M., o p . cit., pag. 59. CANNAROZZI C., op . cit., pag. 91. 49 FORTE D., op . cit., pag. 192. 50 IAVICOLI F., Prefazione a La Fisica appula, II ed., VII-VIII. 5 1 PAPA M., o p . c i t . , pag. 167. 5 2 DE GRAZIA M., op . cit., pag. 60. 53 CHECCHIA-RISPOLI G., o p . c i t . , pag. 15. 47 48 33