sporcizia e abbandono il calvario dei pendolari
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sporcizia e abbandono il calvario dei pendolari
Perché mai il ministro super falco Tremonti ha fatto l’elogio del posto fisso? Per scavalcare a sinistra il Pd? www.ilfattoquotidiano.it Martedì 20 ottobre 2009 – Anno 1 – n° 24 € 1,20 – Arretrati: € 2,00 Spedizione abb. postale D.L. 353/03 (conv.in L. 27/02/2004 n. 46) Art. 1 comma 1 Roma Aut. 114/2009 Redazione: via Orazio n° 10 – 00193 Roma tel. +39 06 32818.1 – fax +39 06 32818.230 Lodo Alfano, le motivazioni della Consulta LA CORTE SBUGIARDA B. NON BASTA UNA LEGGE ORDINARIA Il Papello di Berlusconi di Furio Colombo dc D obbiamo prendere atto dei fatti. Silvio Berlusconi, primo ministro italiano, ha deciso di aprire una trattativa con lo Stato italiano. Al le Sue ragioni. Lo Stato lo ha privato della sua immunità, pretende di processarlo e lo ha condannato ad un pagamento (giudicato troppo alto) quale risarcimento ai legittimi proprietari per appropriazione indebita del gruppo Mondadori. Ha presentato “il suo papello” che avvia la trattativa. Sul vigore con cui intende avviare la trattativa precisa: “il toro va preso per le corna” (Sofia, 16 ottobre). Le corna del toro sono la Costituzione e l’ indipendenza della Magistratura. Sulla Costituzione il contropotere anti-stato di Berlusconi ci aveva già fatto saper che “ è di stampo marxista”. Sulla magistratura, visto che le toghe insistono, manda una troupe di gente sua a pedinare e a filmare un giudice con l’ intento di creare una gogna mediatica. Che si tratti di vendette- sia pure come semplice anticipo, nel caso che la trattativa non vada in porto- lo dicono chiaro e tondo gli affiliati del primo ministro. Dicono: “ma come, spiare nei bagni del premier si può, ma lui non può spiare un giudice?”. Inutile soffermarsi sull’evidente squilibrio della frase. La frase è un pugno sul tavolo. La trattativa è fra il capo del governo di uno Stato e lo Stato che quel primo ministro governa. Offriamo alcune illustrazioni utili a capire. La prima. Il giorno 17 ottobre il capo del governo ha “previsto” che il 50% degli italiani non pagherà più il canone che sostiene il servizio pubblico Rai-TV. La seconda. Al convegno di Monza degli imprenditori italiani, il capo del governo italiano lancia l’appello: “ribellatevi”. Ribellarsi, per gli imprenditori vuol dire per il momento, non pagare le tasse. La terza. Il primo ministro spiega che “la campagna contro di me getta discredito sul Made in Italy” e dunque sui prodotti italiani. Gli imprenditori provvedano a negare pubblicità ai giornali e Tv anti-italiani.A quanto pare lo Stato resiste. Bisogna risolutamente passare ai fatti. I fatti sono- e saranno- attentati mediatici. Colpiranno tutti. Dalla A alla Z. Per primo tocca ad Augias. Misteriosi dossier, che sembrano venire da Praga ma più probabilmente sono parte di una spedizione da Mosca, lo accusano di spionaggio “all’elegante caffè Rosati” di Roma. Sia chiaro, Augias è il primo in ordine y(7HC0D7*KSTKKQ( +;!=!z!$!" alfabetico. Ma ci sono altre ventisei lettere dell’ alfabeto, alcune corrispondenti a ben altro potere politico, a ben altro livello istituzionale. Però conosciamo la via d’ uscita. Con la pazienza e lo scrupolo del docente, ce la illustra di nuovo l’ editorialista del Corriere della Sera, prof. Angelo Panebianco. Dunque, badate a voi stessi, voi sinistra, voi ingombro, voi opposizione. Pluralista è chi vede davanti a se non un nemico ma un avversario. Se Berlusconi è un avversario, (aggiungo io), sul suo “papello” si può trattare. Ed evitiamo tutte le altre lettere dell’alfabeto, con foto gigante e Titolone sulla prima pagina de “Il Giornale”. Pensate quante reputazioni potremo salvare se scegliamo subito, adesso, di fare le riforme “insieme con l’ avversario”? Che dite, ci sediamo al tavolo e chiacchieriamo con “l’ avversario”? Dicono che, quando è buono, se gli dai sempre ragione, non c’è da pentirsi. Per cambiare il principio di uguaglianza occorre una norma costituzionale Il premier può essere processato concordando le udienze D’Onghia pag. 5 z CASO MESIANO x Udi Massimo Fini La rivolta dei giornalisti Mediaset PERCHÉ DIFENDO BRACHINO Furini e Mascali pag. 4z Fedele Confalonieri (ELABORAZIONE FOTOGRAFICA) Claudio Brachino. Il direttore di Videonews Dcheifendo ha mandato in onda il contestatissimo servizio su Raimondo Mesiano, il giudice che ha condannato Finivest-Mediaset a pagare 750 milioni di euro alla Cir di Carlo De pag. 18 z Benedetti. Udi Angelo d’Orsi INCHIESTA x Sui treni che non arrivano mai SPORCIZIA E ABBANDONO IL CALVARIO DEI PENDOLARI di Maurizio Chierici l giorno si sveglia tardi, quasi sei e dieci. In fila davanIti albuio: Panino per il Viaggiatore, cartellone rosso del bar. Caffè, cappuccini, masticano qualcosa. Ragazzi e ragazze, zaino in spalla. I call center alzano la saracinesca alle otto e mezza e non possono giocare con l’ottimismo della puntualità di treni mai puntuali. Sono le avanguardie dei 500 mila pendolari che ogni giorno sbarcano a Milano. pag. 10 e 11 z MACERIE (AMERICANE) DOPO L’89 oveva esser pace: è stata Dguerre guerra, un proliferare di atroci e pretestuose. Doveva sorgere la giustizia: si è accresciuto il potere politico ed economico di un’oligarchia globale. Le macerie sotto il muro di Berlino. pag. 14 z CATTIVERIE Brachino si “scusa” con Mesiano e lo invita in studio: ho tre domande da farle... Con o senza manganello? PROF. PANEBIANCO, IN ARTE ESTINTORE di Marco Travaglio omintern, il Pompiere della Sera è impegnatissimo a dimostrare che non è vero, che i cattivi sono altri. Domenica ha reclutato il cardinal Angelo Bagnasco, dedicando alle sue fondamentali illuminazioni il titolo di prima pagina: “Lo scontro danneggia l’Italia”. Di quale scontro parli il Cardinal Estintore, non è dato sapere, visto che l’opposizione è in tutt’altre faccende affaccendata e Al Tappone fa tutto da solo con la sua ex-signora, le sue escort, i suoi coimputati, i suoi avvocati, i suoi telekiller. Ma non importa: anche l’altroieri il quotidiano di via Pompierino ha assolto al suo compito di spegnere gl’incendi che non ci sono. Ieri poi è entrato in scena a sirene spiegate, col caschetto sul capino, la tuta ignifuga, le slip in amianto e la pompetta ad acqua, il prof. Angelo Panebianco,che teme sempre di ustionarsi la barba. Vede “guerra civile strisciante” dappertutto, tant’è che ha appena ordinato un Canadair della protezione civile per dare più efficacia ai suoi editoriali scritti con l’idrante, terrorizzato dai piromani nostrani ai quali si aggiungono pure “rispettabili pensatori di altri paesi aizzati da demagoghi nostrani”. Tipo quel putribondo figuro di Josè Saramago che, non contento di avergli soffiato il Nobel per la letteratura, s’è messo pure a dire che l’Italia non è una democrazia. Possibile mai che uno straniero capisca l’Italia meglio di un professore con barba che vive a Bologna nel Mulino, anzi nel Mulino Bianco? No, impossibile: dev’esserci qualcuno che lo “aizza” di nascosto. E nessuno dice niente, nessuno fa niente: tocca far tutto al professor Panebianco che, sconsolato, distilla per gli eventuali lettori la sua summa theologica: “Conviene tornare ai fondamentali”, intima. Ecco, torniamoci. Primo punto: “Nelle democrazie, la maggioranza dei cittadini ha interesse nullo o sporadico per la politica”. Purtroppo invece in Italia c’è gente che se ne interessa (ovviamente “aizzata” dai figuri di cui sopra): bisogna dissuaderla e lui è lì apposta. Eccolo dunque descrivere i “tre tipi umani che più frequentemente si incontrano in tale minoranza” che si interessa di politica: “l’estremista, il fazioso, il pluralista”. L’estremista è “pericoloso”, “frustrato”, “odia il nemico politico”, considera la politica “una grande discarica” e “alimenta un clima” brutto e violento. “Poi c’è il fazioso” che, “a differenza dell’estremista, non è un caso psichiatrico”, ma ha “orrore per le opinioni diverse dalla sua”. Entrambe le categorie parrebbero descrivere alla perfezione il presidente del Consiglio e i suoi fans (tipo Giuliano Ferrara, che ieri paragonava il pedinamento del giudice Mesiano alle proteste popolari contro Craxi, Poggiolini e Previti, dimenticando di precisare che Mesiano è un galantuomo e gli altri tre sono pregiudicati): invece Panebianco le appiccica ai due o tre “antiberlusconiani” rimasti in Italia. Infine c’è “il pluralista”, e il prof. Panebianco modestamente lo nacque, barba compresa: “quanto più prevale il tipo pluralista, tanto più la democrazia è salda e sicura”. A questo punto il lettore, casomai fosse sopravvissuto, viene investito dal colpo di grazia finale: “C’è poi la questione dell’uovo e della gallina”, di cui facciamo venia ai nostri lettori perché vorremmo conservarne qualcuno. Ma in cui possiamo assicurare che il vicepompiere Galli della Loggia non c’entra. C