SISTEMA DELLE VALLI DA PESCA Relazione Analisi storica
Transcript
SISTEMA DELLE VALLI DA PESCA Relazione Analisi storica
COMUNE DI VENEZIA VARIANTE AL P.R.G. PER LA LAGUNA E LE ISOLE MINORI SISTEMA DELLE VALLI DA PESCA SISTEMA DELLE VALLI DA PESCA Relazione Analisi storica Schede Valle Schede ambiti Schede bene Glossario Introduzione La vallicoltura si è diffusa con successo nelle lagune dell'alto Adriatico, in particolare veneto, dove elementi favorevoli come l'azione rivitalizzante delle maree e allo stesso tempo la protezione dagli elementi marini, ne hanno permesso uno sviluppo razionale. La coltivazione del pesce era conosciuta già al tempo dei Fenici, poi tramandata ad Etruschi e Romani che introdussero il termine di "Piscariae aquae" e poi di "Clausura vallium"(cioè argine, recinzione) per designare le lagune o i laghi costieri adibiti a questo tipo di allevamento. Si è perciò trattato di un'evoluzione, rispetto alla pesca, analoga a quella prodotta dalla pastorizia nomade rispetto alla caccia: riconosciute alcune caratteristiche dell'alimentazione e della riproduzione del pesce, si è pensato di assecondarle e indirizzarle per fini produttivi. Se praticata correttamente secondo le tecniche tradizionali caratteristiche degli allevamenti estensivi, l'industria valliva si configura come un'attività compatibile con l'ecosistema lagunare, non alterandone la configurazione ma assecondandone le naturali tendenze: si sfruttano infatti le leggi naturali che regolano le migrazioni stagionali dei pesci e si cerca di creare un'habitat favorevole al loro rapido accrescimento. Ciò comporta studi accurati dell'istinto dei pesci e dell'idrologia lagunare al fine di realizzare la cattura di pesci maturi, di dimensioni commerciabili, utilizzando un abile gioco di correnti d'acqua. Tipi di valli La distribuzione diversificata delle correnti ha portato alla creazione di zone a diverso grado di ricambio idrologico e quindi ad una strutturazione a mosaico che ha reso più facile l'isolamento delle valli da parte dell'uomo. Le valli venete si differenziano tra loro in relazione al grado di autonomia idraulica. Oggi la maggior parte delle valli sono "chiuse", circondate cioè da argini di terra o macigno continui, mentre fino a poco più di mezzo secolo fa esistevano valli non idraulicamente isolate dal sistema lagunare che si distinguevano in base al diverso tipo di recinzione: valli "semiarginate" in cui gli argini erano interrotti e completati da graticci di canne palustri ("grisiole"); valli "a serraglia" limitate da reti e graticci; valli "aperte" prive di ogni protezione. Le valli chiuse si sono dimostrate le più efficienti poiché permettono un maggiore controllo da parte dell'uomo. La regolazione e il corretto ricambio delle acque vengono effettuati tramite chiaviche che generalmente mettono in comunicazione la valle con la laguna e con canali di acqua dolce. E' possibile così variare il regime termico e alino nonché il tenore di ossigeno a seconda delle diverse condizioni, mantenendo così un ambiente ottimale. Funzionamento L'acquacoltura estensiva (cioè con un carico di pesce sull'ecosistema non superiore a quello naturale e comunque senza artificialità nella nutrizione e nella riproduzione), consiste essenzialmente nell'allevamento e nella successiva raccolta di specie ittiche eurialine che riproducono in mare. Il funzionamento delle valli è riconducibile schematicamente a tré fasi successive che rispecchiano il ciclo stagionale delle migrazioni dei pesci. Montata e semina Tradizionalmente i valligiani sfruttano la naturale migrazione dei pesci per popolare le valli; infatti, secondo la legge ittiologica, i pesciatelli nati nell'autunno entrano in laguna, attratti dall'acqua dolce, a partire dall'inizio della primavera fino ad estate inoltrata, a seconda delle diverse specie. In questo periodo le valli offrono alimento abbondante e temperatura più elevata di quella dell'Adriatico e ciò favorisce il fenomeno della "montata", cioè l'entrata spontanea dei giovani e del novellarne (pesce di circa un anno di età) nella laguna. Passato l'inverno quindi tutte le chiaviche vengono aperte, non sussistendo il pericolo che il pesce adulto in stabulazione tenda ad allontanarsi, poiché trova in laguna condizioni ottimali. Il Sindaco L’Assessore IL Segretario Generale Il Presidente del C.C. Il Responsabile del Progetto 2 Oggi la montata è sempre accompagnata dalla semina artificiale del novellarne, poiché il naturale ripopolarnento,cornunque condizionato da eventi meteorologici, stagionali e dagli inquinamenti sempre più massicci, non è generalmente adeguato alle possibilità di resa. Gli avannotti provengono in parte da pesca e in parte da riproduzione indotta in impianti specializzati, ma per la ittiofauna di acque salmastre, nonostante i progressi nelle tecniche della produzione controllata, la semina si basa ancora sulla raccolta di pesce originato dalla fecondazione naturale. Allevamento e accrescimento La semina è un momento particolarmente delicato ed importante per il successo dell'allevamento; il novellarne viene immesso nei cosiddetti "seragi" (particolari stagni) dove può essere più facilmente controllato e nutrito con mangimi vegetali e complessi secondo diete opportune. In questa fase si cerca di mantenere un habitat ottimale erogando, mediante le chiaviche, acqua dolce o salata.II pesce viene poi rilasciato nelle valli dove comincia il periodo dell'accrescimento attivo: dalla primavera all'autunno i pesci si nutrono dei pascoli naturali, sviluppandosi tanto più quanto più questi sono ricchi e l'ambiente favorevole nelle sue componenti chimiche, fisiche e biologiche. In autunno le acque della laguna, essendo poco profonde, si raffreddano prima di quelle dell'Adriatico, provocando lo spostamento del pesce dalla valle al mare. Discesa e raccolta La smontata del pesce avviene da settembre fino a gennaio inoltrato e si basa sul ritorno istintivo delle specie ittiche al mare. Essa viene effettuata mediante una duplice azione di prosciugamento, con cui si abbassano i livelli idrici, e di richiamo, con l'introduzione di un flusso d'acqua marina più calda e salata; la chiavica maestra viene infatti aperta e il pesce, avvertendo il richiamo dell'acqua salsa, si dirige verso il canale di uscita dove rimangono intrappolati nel complicato labirinto dei lavorieri; gli individui commercialmente migliori vengono catturati, mentre i pesci di taglia troppo piccola vengono inviati a svernare nelle peschiere. I fattori che influenzano la produttività II successo di un allevamento di tipo estensivo dipende da una serie di fattori, soprattutto di carattere ambientale, così numerosi e mutevoli da essere difficilmente controllabili da parte dell'uomo. Temperatura e salinità sono i due elementi maggiormente condizionanti la produttività di una valle; a causa delle ampie oscillazioni del tenore dei sali e delle temperature vengono selezionate quelle specie ittiche che riescono a tollerarne un ampio range di valori (specie eurialine ed euriterme). L'acqua infatti, dati i bassi fondali, risente molto degli sbalzi di temperatura dell'aria ed è quindi soggetta a grandi variazioni termiche. Si può perciò verificare un eccessivo riscaldamento estivo o il gelo invernale; in questi casi la presenza di canali profondi è fondamentale per la soprawivenza del pesce che può trovarvi riparo; quindi le valli, che hanno una profondità media di 70 cm, sono solcate da canali che arrivano fino ai 2 m. In caso di basse temperature si irriga con acqua dolce in modo da facilitare la formazione di uno strato superficiale di ghiaccio protettivo. In estate l'acqua dolce attenua invece l'aumento della salinità dovuto all'evaporazione eccessiva. Anche la salinità è variabile con le stagioni (dipende in particolare dall'evaporazione, dall'entità degli afflussi meteorici e dalle portate dei fiumi che sversano in laguna) e presenta un gradiente che aumenta verso il mare portando alla diversificazione delle valli a seconda della loro posizione: valli oligoaline (salinità 0,5-5 %o),mesoaline (5-18 %o), polialine (18-30 %o), eualine (30-40 %o) e iperaline (> 40 %o). L'azione delle maree è importante per provvedere all'irrigazione dei bacini e a richiamare il pesce nelle varie sezioni sfruttando i disivelli che si creano tra laguna e valle, mentre l'aumento della radiazione solare (che precede nel tempo l'aumento di temperatura) favorisce la produzione primaria. La qualità e la quantità del benthos sono determinanti per la produttività e per la densità del novellarne da seminare per avere i migliori risultati. Ultimo ma non meno importante fattore condizionante per l'acquacoltura in laguna è la presenza di inquinamenti, purtroppo sempre più massicci. Scarichi urbani, consumo di detergenti, dilavamento dei fertilizzanti usati in agricoltura, determinano ingenti apporti di sostanze nutritive, mantenendo molto elevato lo stato di trofìa della laguna. In estate, data anche l'elevata temperatura, si possono così verificare fenomeni di eutrofizzazione, causati da un eccesso di produzione primaria, che, per il consumo dell'ossigeno disponibile, può creare uno stato di generale anossia delle acque. Il Sindaco L’Assessore IL Segretario Generale Il Presidente del C.C. Il Responsabile del Progetto 3 E' perciò fondamentale l'introduzione di acque pulite per non compromettere lo sviluppo dei pesci; il controllo della qualità delle acque risulta senza dubbio più facile nelle valli chiuse a regimazione controllata rispetto a quelle semiarginate o aperte dove i flussi awengono liberamente. Quindi il mantenimento di un ambiente ottimale, presupposto indispensabile per il successo dell'allevamento, è compito difficile, viste le numerose variabili in gioco. Precauzioni importanti per lo sviluppo di un habitat in costante equilibrio sono il ricambio idrico attivo, l'introduzione di acque non inquinate e ben areate, che permettano livelli di temperatura e salinità ottimali e, assieme all'asportazione dell'eccesso di macroalghe e la rimozione dei sedimenti superficiali, prevengano fenomeni di anossia. Il sistema produttivo L'assetto produttivo e strutturale delle valli, anche dove sono stati introdotti altri metodi rispetto a quelli tradizionali, non è stato modificato. Ancora oggi il metodo di allevamento è prevalentemente di tipo estensivo, ma l'utilizzo di mangimi artificiali, in modo differenziato per specie, stadio di accrescimento e periodo, rendono difficile una classificazione precisa dei metodi di allevamento. Si possono, a grandi linee, distinguere modalità di allevamento: " Estensivo L'alimentazione deriva soltanto dalle risorse ambientali e tutte le specie, ai vari stadi, si trovano insieme negli stagni. I costi di esercizio sono bassi ma le rese e i rendimenti, dovute anche a fenomeni di predazione, al lunghezza del ciclo produttivo e alla mancanza di controllo sullo sviluppo dei pesci, restano contenuti. - Intensivo La stabulazione avviene in aree circoscritte e si somministrano alimenti artificiali per l'intero ciclo; si applica soprattutto a specie più pregiate, perché garantisce una maggiore resa in minor tempo; tuttavia si ha una grande dispersione energetica, produzione di carichi inquinanti e alti rischi di malattie ed infezioni. " Integrato e semintensivo La valle viene strutturata in settori di allevamento diversi (intensivo ed estensivo). Le specie vengono allevate in vasche con mangimi artificiali per il primo stadio di vita e poi rilasciate nei laghi affidando l'accrescimento alle sole risorse ambientali (semintensivo). L'integrazione tra intensivo ed estensivo porta ad un razionale impiego delle risorse energetiche e alla parziale conversione del carico inquinante dell'intensivo in effetto fertilizzante per i laghi. Quindi l'intensivo svolge una funzione trofica verso l'estensivo, che svolge invece una funzione di filtro biologico per l'intensivo. L'applicabilità e la resa economica di questo sistema, che sembra conciliare gli interessi produttivi dell'intensivo (rese e rendimenti elevati) con quelli della salvaguardia ambientale dell'estensivo (inserimento ecologico rispetto agli equilibri ambientali), è comunque dipendente da una serie di fattori e molto variabile da specie a specie. Il sistema vallivo del Comune di Venezia Le valli da pesca presenti nel Comune di Venezia, analizzate con il presente strumento urbanistico, sono ridotte a tre: Valle Doga, Valle Grassabò e Valle Perini. Anche se le tre valli non esauriscono l'analisi delle tipologie del sistema vallivo, se ne possono evidenziare le caratteristiche singolari. Si tratta infatti di 2 tre valli molto diverse tra loro, per origine , posizione, dimensione, modello gestionale. Mentre le Valli Doga e Grassabò nascono a seguito di una separazione mediante arginature di una porzione di laguna, Valle Perini deriva dallo sprofondamento di una parte della tenuta agricola di Ca' Deriva, sulla gronda, causato dall'interruzione dell'alimentazione del canale Silone con le acque del Sile. Le prime due hanno sempre fatto parte quindi della conterminazione lagunare, mentre Valle Perini vi è entrata a far parte nel 1991. Anche la posizione ne influenza la struttura e l'organizzazione interna, come si distingue chiaramente analizzando le cartografie e le foto aeree.La Valle Perini, di dimensioni contenute non presentalaghi ampi ma un sistema di canali reticolare che solcano l'area barenicola, secondo un disegno "regolare" tipico degli ambienti di bonifica. La valle presenta inoltre una notevole erosione degli argini esterni lungo il canale Silone caratterizzato da intensa frequentazione di natanti a motore. Ciò si verifica dove il canneto, principale protezione e barriera contro il moto ondoso, risulta meno profondo o degradato. Gli Il Sindaco L’Assessore IL Segretario Generale Il Presidente del C.C. Il Responsabile del Progetto 4 interventi di protezione del MAV non risultano sufficienti e in certi casi aggravano la situazione, determinando un'accentuazione dei fenomeni erosivi ai lati delle massicciate per la creazione di vortici. Le Valli Doga, una delle valli più grandi della laguna nord (1685 ha), e Grassabò presentano invece grandi laghi solcati da molti canali naturali; vi si riconoscono più chiaramente gli elementi caratteristici della vallicoltura veneta, detta proprio di tipo "strutturato", in cui il campo vallivo, di dimensioni variabili, è caratterizzato da un insieme di specchi d'acqua (laghi o chiari) e da terre semiemerse (barene), racchiuse entro argini, costruiti in terra e rinforzati con massicciata. In particolare la prima rientra nel "sistema lagunare" e può essere considerata la testimonianza di una porzione di laguna non degradata, presentandone in modo equilibrato tutte le strutture morfologiche quali barene, velme, laghi, ghebi e canali. La Valle Grassabò è invece legata al "sistema litorale" delle valli del Cavallino, caratterizzata quindi da una forte componente agricola; la caratterizzazione come azienda agricola, è data anche dalla presenza, su una superficie di terre emerse molto più estesa, di molti edifìci destinati alia residenza dei braccianti agricoli. Nelle Valli, il collegamento con le acque lagunari o con le acque dolci di terraferma è dato dalle chiaviche maggiori, poste sugli argini esterni, che giocano un ruolo fondamentale per la regolazione dei livelli d'acqua, permettendo il ricambio idrico e controllando gli spostamenti del pesce. All'interno delle valli si trovano numerose chiaviche minori (si paria di più di 100 chiaviche in valle Doga), generalmente prefabbricate in cemento, che vengono frequentemente spostate o ripristinate per esigenze produttive. Una rete di canalizzazione collega i diversi bacini vallivi, consentendo il movimento e la circolazione delle acque interne. A tale proposito elemento fondamentale è la fossa circondarla, un canale largo 3-4 m e profondo circa 2 m, che corre lungo la periferia del bacino e serve per mantenere in efficienza i laghi e i canali interni con movimenti vivificatori rendendo pronta la risposta del pesce al richiamo delle varie chiaviche. Tutti i canali interni confluiscono poi nel canale principale, lo sbregavalle, che collega i pascoli vallivi con il bacino di raccolta (il colauro) e la chiavica principale. Il bacino di raccolta rappresenta il fulcro dell'azienda: qui in autunno viene convogliato tutto il pesce per essere selezionato e raccolto, utilizzando un sistema di sbarramenti a griglia, detti lavorieri. manufatti a forma di doppio cuneo con la base rivolta alla valle e il vertice verso la laguna. Solo in Valle Perini si possono trovare lavorieri costruiti ancora in materiale tradizionale (legno e cannucciato), mentre per le altre valli sono stati installati lavorieri in cemento. Nei pressi dei colauri si trovano solitamente le peschiere, tipico assetto morfologico del territorio lagunare caratterizzato da un sistema di canali profondi dai 120 cm ai 400 cm, disposti a pettine e intervallati da appezzamenti denominati mazzuoli, ad uso orticolo. Le peschiere, orientate in modo da essere protette contro i venti dominanti di bora e scirocco, vengono utilizzate per la stabulazione invernale del pesce che non ha ancora raggiunto in autunno la taglia commerciale e che, per sopravvivere ad eventuali gelate, necessita di acque profonde. Caratteristiche importanti delle peschiere sono l'orientamento, la profondità, il tipo di fondale, la disponibilità di acqua dolce e salata, l'estensione totale delle vasche, la presenza di barriere frangivento. In valle Doga le peschiere si trovano nei pressi dell'accesso a terra, dove sono collocate le strutture produttive dedicate all'intensivo. In tutti i casi si tratta di strutture storiche. I gorghi all'interno della valle sono invece piccoli laghetti in cui il pesce può trovare riparo in caso di sbalzi improvvisi di temperatura; quelli situati in prossimità del bacino di raccolta, sono invece utilizzati per lo stoccaggio del pesce o del novellarne. All'interno della valle si trovano inoltre vaste aree di acqua dolce, mantenute attraverso derivazioni collegate a fiumi o canali dolci, fondamentali sia dal punto di vista produttivo che ambientale: da una parte esse garantiscono infatti il ricambio idrico e la formazione di un sottile strato di ghiaccio nelle peschiere in inverno nonché la possibilità di regolare temperatura e salinità in estate; dall'altra costituiscono area di rifugio e ripascimento per numerose specie avicole nidificanti o di passo. Per quanto riguarda infine il sistema produttivo, solo in Valle Doga è presente un impianto per la riproduzione del novellarne in loco attraverso la riproduzione dell'intera catena alimentare, a sostegno di una gestione di tipo integrato. Gli edifici che ospitano le vasche per gli avannotti, le vasche di accrescimento del novellarne e il laboratorio di idrobiologia sono tuttavia inadeguati per la produttività della valle. In Valle Grassabò la vallicoltura estensiva e fortemente integrata con l'attività agricola. mentre la Valle Perini ha una conduzione di tipo tradizionale, nelle attrezzature e nelle modalità di gestione. Il Sindaco L’Assessore IL Segretario Generale Il Presidente del C.C. Il Responsabile del Progetto 5 Tutte le tré valli sono comunque caratterizzate dalla compresenza di più funzioni; si conciliano infatti, in proporzioni diverse, attività di vallicoltura, attività venataria, attività orticola e, potenzialmente, attività agrituristica. Obiettivi del piano La principale caratteristica delle valli da pesca è quella della compresenza e interdipendenza di un'attività produttiva, la vallicoltura, con un'elevata qualità ambientale. La gestione delle valli ha infatti permesso, economicamente, il mantenimento dei caratteri originar! per quanto riguarda biodiversità, qualità delle acque, diversità morfologica , nel senso di un equilibrato rapporto tra terre emerse, canali naturali, canali artificiali. Obiettivo del piano è quindi quello di mantenere l'acquacoltura, sia come salvaguardia di un'attività produttiva tradizionale, sia come condizione necessaria per la gestione ambientale, sostenendo la multifunzionalità delle attività ai fini della sostenibilità economica. Questo può realizzarsi attraverso: • Incentivi alla produzione Si consentiranno quindi innovazioni tecnologiche, legate alla vallicoltura estensiva o integrata, il mutamento dell'assetto produttivo e quindi i necessari adeguamenti degli impianti e degli edifici, compatibilmente con l'ambiente nel rispetto delle forme e tipologie storiche e tradizionali. Si porranno tuttavia vincoli ambientali per quanto riguarda gli scarichi organici del semintensivo e la tutela dei biotopi e si individueranno le aree destinate ad accogliere eventuali nuovi manufatti per l'acquacoltura, come previsto dal PALAV. • Tutela ambientale Si persegue la salvaguardia dell'ambiente vallivo, in tutti i suoi aspetti morfologici. floristici e faunistici, tutelando i biotopi, in particolare le barene, le aree di dolce, l'avifauna e le garzale attive. A tale proposito di sono date indicazioni (riguardo ad esempio il tipo di navigazione interna o i periodi in cui si possono effettuare lavori manutentori senza danneggiare le specie avicole presenti) che vanno ad intaccare sfere che non competono direttamente al Piano, ma che si è ritenuto fondamentale indicare per non vanificare l'obiettivo generale. Per quanto riguarda l'attività venatoria, essa è disciplinata dall'Amministrazione Provinciale. • Tutela dei segni storici Oltre che gli edifici, si tutelano e conservano gli elementi storici più significativi come le peschiere storiche, che devono essere mantenute per forma e orientamento, alcuni argini o canali nonché l'assetto generale della valle. • Definizione dei rapporti con l'esterno Si cerca di creare le condizioni per una possibile fruizione di questi ambienti da parte della collettività, cercando così di reintegrarle nel contesto lagunare di cui fanno parte, previa regolamentazione e accordi di gestione tra enti competenti e proprietari. Si offre pertanto la possibilità di attrezzare gli argini per la libera percorribilità pedonale, ciclabile ed equestre nonché di creare ricettività extralberghiera o agriturismo, come attività a sostegno economico e integrativo della valle, solo per piccoli gruppi, per turismo residenziale ed ecoturismo. La costruzione del piano per le valli Dalla ricerca storica e dall'analisi dello stato di fatto, sono stati evidenziati gli elementi caratteristici del sistema vallivo, individuando al suo interno diverse unità funzionali. La maggiore difficoltà incontrata è stata quella di normare un territorio con elementi mobili nel tempo e nello spazio, per i quali l'individuazione cartografica è stata indicata solo come riferimento alla situazione attuale. Gli indirizzi del piano si sono quindi concretizzati, più che in una zonizzazione cartografica, in una serie di norme, in cui tutti gli elementi mobili (gli specchi di acqua dolce, le barene, i canali, etc.) vengono individuati mediante una definizione e le prescrizioni vengono espresse in termini di quantità, caratteristiche o precondizioni per il loro mantenimento. Ad esempio per le aree di dolce, se ne prescrive il ripristino in analoga superfìcie qualora necessità produttive o ambientali ne richiedano lo spostamento, nonché il mantenimento dei canali di approvvigionamento dell'acqua dolce. Il Sindaco L’Assessore IL Segretario Generale Il Presidente del C.C. Il Responsabile del Progetto 6 Aree edificate nelle valli I sistemi insediativi: Le aree edificate all'interno delle valli da pesca possono dirsi appartenenti a tre sistemi insediativi: di terra, in prossimità della gronda lagunare e con maggiori superfici utilizzabili: sono sistemi più stabili e omogenei e anche più aperti a trasformazioni o integrazioni, necessitano di misure minori di tutela e possono, quindi, sopportare la quota prevalente di nuova edificazione. misto (terra e acqua), in prossimità delle peschiere, con scarse superfici disponibili, sia di terra che di acqua, strettamente funzionali ai percorsi (lungo gli argini o lungo i canali). oppure in quelle aree di connessione, a cerniera, tra sistemi di terra e sistemi di acqua: le prime fragilissime, soggette a facile degrado, anche per abbandono, necessitano di misure di salvaguardia e spesso di riqualificazione paesaggistica, le seconde, più integrate con i sistemi di terra, vanno semmai più fortemente caratterizzate (p.e. l'area di Cà del Guardiano a Grassabò) di acqua, dove la superficie acquea è preponderante ed i) suolo artificialmente costruito, su 'motta' (cumuli artificiali di terra in mezzo all'acqua realizzati appositamente per fabbricarvici sopra, senza pericolo di invasione di acque durante le alte maree) oppure su argine, ma in entrambi i casi sul fronte laguna; sono i più visibili, iconograficamente i più rappresentativi, poiché qui si trovano (l'edifìcio più importante della valle, il Casone da pesca, i bacini di raccolta del pesce, i colauri. le chiaviche principali di immissione delle acque lagunari e, in due casi su tre (nelle valli prese in esame), le peschiere: insomma il cuore dell'attività valliva. Sono sistemi fragili, perché i più esposti, soggetti a inondazioni; il loro degrado, o le loro trasformazioni, avvengono per erosione: necessitano di misure di salvaguardia che devono coniugare anche ('ordinaria o straordinaria manutenzione (di argini, canali, marginamenti, edifici, spazi aperti), e le spesso legittime esigenze di ammodernamento, con questioni di carattere più strettamente tipologico legate alla tradizione valliva e lagunare. L'identificazione preliminare dei contesti ambientali entro cui far ricadere gli edifici (vedi allegati da 1 a 6) vuole altresì richiamare una relazione stringente tra queste aree e l'organizzazione funzionale dell'intera valle, cioè del suo ciclo produttivo: ragione per cui il valore storico-testimoniale di ogni singolo edificio deve potersi riferire tanto al tipo edilizio quanto al tipo insediativo. Edifici I Casoni da pesca, originariamente realizzati su suoli assolutamente inconsistenti, trattandosi di terreni strappati alle acque e spesso ancora da queste ricoperti, con materiali reperibili sul posto (tetto in paglia a spioventi molto inclinati e pareti in legno e canne palustri), oggi sono tutti in muratura e con tetti in tegole; sorgono su terreni che hanno dovuto essere necessariamente rinforzati e tuttavia sono ancora l'elemento architettonico tipico delle valli. Elemento caratterizzante dei casoni è il camino "alla vallesana", peculiare, appunto, delle valli da pesca. I Casoni da caccia sono in tutto simili ai casoni da pesca, ma è comunque quest'ultimo a rappresentare la valle. In ognuna delle valli prese in esame si può riscontrare una situazione diversa: in valle Doga. Casone da caccia e Casone da pesca sono ai due estremi della valle, l'uno sull'accesso di terra, l'altro sull'accesso d'acqua, collegati dal Canale Sbregavalle (in questa valle il sistema di terra, molto più complesso che nelle altre, ospita anche le peschiere di sverno, per cui non è strano che vi sia un casone localizzato qui); in valle Grassabò i due edifìci sono entrambi su fronte laguna, l'unico delle tre valli, del resto, ad essere munito di accesso carrabile, ma entrambi i casoni sono di assai recente costruzione (anni '30), successivi alle modiche del perimetro della valle e all'abbandono del vecchio casone da pesca. In valle Perini, del tutto isolata dalla terraferma, non esiste un insediamento di terra, ma un unico insediamento sul fronte laguna con il solo Casone da pesca. La cavana, anch'essa originariamente costruita in canne palustri, ed ora in muratura con tetto in tegole a forma di rettangolo allungato, è un'altra costruzione tipica, per ricoverare le barche o utilizzata come magazzino, legata al casone (in valle Doga è propriamente "annessa" al casone): cavane in canne palustri possono ancora trovarsi, ma lungo i canali secondari o in prossimità delle peschiere. Abitazioni di tipo rurale, di modeste dimensioni, mono-bifamiliari, a guardiania delle valli (o delle peschiere isolate), o anche grandi casoni rurali plurifamiliari (nelle aree agricole inteme alla valle Grassabò), sono gli altri edifìci di tipo residenziale. I magazzini seriali, presenti solo in valle Doga. sono un'altra costruzione la cui tipologia, se pure non vallesana, ha una stretta parentela con gli impianti seriali diffusi in tutto il centro storico (i tezoni). Il Sindaco L’Assessore IL Segretario Generale Il Presidente del C.C. Il Responsabile del Progetto 7 Spazi scoperti sul fronte laguna: Sono i meno riconducibili a tipologie presenti anche in altri contesti, se pure lagunari, e i più peculiari delle valli, proprio per il loro essere così protesi verso la laguna, ma anche "sottilmente", a mezzo di argini, appunto, collegati alla terraferma. Su motta, o ad ampliamento dell'argine stesso, in entrambi i casi si tratta di spazi di notevole pregio per le relazioni visive, eccezionalmente aperte, che possono stabilire con quanto vi è intorno. visti da più vicino, non sono stati esenti da degrado, anche per scarsa manutenzione: in realtà, come si è detto, proprio perché i più visibili, sono anche i più esposti, ai venti ed alle alte maree. Occorre, però, che le misure di salvaguardia e protezione non siano, per così dire, fuori misura, ossia eccessive e snaturanti: la fragilità di questi sistemi è anch'essa un carattere tipico, ed un valore, e non può essere negata. La difficoltà di stabilire una misura comunque valida, ci induce, in questa sede, ad evitare una normativa in senso stretto in favore di alcune riflessioni e/o suggerimenti da verificare in una sede progettuale più propria. Gli argini estemi della valle, sui fronti laguna, lungo le aree edificate, potrebbero essere realizzati in modo tale che al versante estemo dell'argine, con rivestimento di sponda, si opponga, su quello intemo, una scarpata in rilevamento terroso, a prato o piantumabile con vegetazione arbustiva (tamerici); l'impatto visivo sarebbe più morbido. I perimetri delle motte dovrebbero essere mantenuti " in forma" (nelle cartografìa spesso risultano diversi) e sottolineati anch'essi da barriere frangivento di tamerici: i marginamenti in scarpata in terra, le superfici scoperte tenute a prato, con elementi arborei puntuali, ad eccezione di quelle motte (al Cason di pesca Doga) le cui dimensioni consentono, anche attraverso una riprogettazione, una sistemazione più complessa a giardino o ad orto/giardino (vedi allegato n. 7). Le motte, o i tratti d'argine dove insiste una concentrazione maggiore di edifìci, potrebbero avere dei marginamenti non in scarpata. In quanto cumuli artificiali di terra in mezzo all'acqua, isole artificiali, i collegamenti. anche a mezzo di arginelli, devono essere realizzati in grande economia di suolo, ed in terra, compatibilmente con le necessario misure di protezione dalle maree. Conclusioni La vallicoltura di tipo estensivo, di cui abbiamo parlato, oltre ad essere ecologicamente compatibile, ha reso economicamente possibile il mantenimento dell'ambiente lagunare, con la sua peculiare vegetazione (notevolmente diversificata a seconda del grado di salinità, dello stato di emersione e dello spessore del suolo, ecc...) e la ricca avifauna, che vi trova luogo ottimale anche per nidificare. L'uomo ha cercato di mantenerla il più possibile inalterata dal punto di vista chimico e biologico, inserendosi nei cicli vitali dei pesci come un attento catalizzatore, senza modificarne le caratteristiche, al fine di aumentare la produttività; la vallicoltura, che è spesso affiancata dalla più redditizia attività venatoria, rappresenta comunque un'importante risorsa per la zona; essa deve perciò essere mantenuta e in alcuni casi riattivata, nel rispetto non solo della locale tradizione, ma di un ecosistema altrimenti destinato alla scomparsa per semplificazione: un esempio di come una naturalizzazione per abbandono economico dell'area produca a volte un peggioramento delle condizioni ambientali in senso naturalistico. Lo sviluppo dell'attività valliva, estensiva ed integrata, dovrà a tal fine necessariamente porsi nell'ambito di un'azione coordinata a livello regionale di supporto all'attività di acquacoltura, che, attraverso la definizione di un marchio di qualificazione del prodotto vallivo, ne valorizzi la commercializzazione. Lo strumento urbanistico dovrà quindi essere necessariamente integrato con strumenti gestionali. che regolamentino il corretto uso delle risorse e promuovano azioni positive volte al perseguimento degli obiettivi posti. Analisi Storica La storia delle valli da pesca nella laguna di Venezia è la storia di un processo evolutivo contrastato, dai suoi governi, prima della Serenissima, poi dal governo austriaco, e non ancora del tutto consolidato. La vitale necessità della Serenissima di difendere il bacino lagunare da qualsiasi manomissione (più per ragioni strategiche che di dinamismo lagunare), impose l'emanazione di leggi speciali a tutela della libera espansione di marea nella laguna, e quindi la limitazione alla formazione e all'esercizio delle valli da pesca entro il suo comprensorio. Così, mentre nelle altre lagune dell'alto adriatico le valli da pesca erano tutte arginate, o a stagno, solamente nella laguna di Venezia, all'inizio del secolo, erano ancora numerose le valli a serraglia semplici e le semiarginate, per lo più negli estremi lagunari, lontane dai Il Sindaco L’Assessore IL Segretario Generale Il Presidente del C.C. Il Responsabile del Progetto 8 porti, perché i sistemi di cinta adottati non avrebbero resistito, nella laguna viva, al movimento delle acque*. Per mantenere la laguna ampia e libera, si fecero opere costosissime per allontanare i fiumi che minacciavano la sua esistenza e i porti che la servivano; fu per motivi militari e per mantenere nel cratere lagunare canali profondi necessari alla navigazione e mantenere profonde le bocche dei porti. Fra le varie leggi, terminazioni ed ordini che interessano tutta la materia ve n' è una serie, a partire dal 1314, riguardante le valli da pesca, perché si temeva che le chiusure delle valli e la formazione degli arginelli impedissero, nella laguna, la libera e benefica espansione delle maree. Occorreva perciò conterminare la superficie soggetta a tali leggi e terminazioni; ciò che fu fatto mediante 100 capistabili (cippi) portanti la data 1791. che circoscrivono il territorio soggetto alle antiche leggi speciali. Nel 1841. il governo austriaco pubblica quel regolamento di polizia lagunare che riunisce e coordina le molteplici disposizioni e speciali prescrizioni e discipline dirette alla conservazione della laguna che circonda Venezia: così i possessori delle valli da pesca, situate nella laguna di Venezia, non poterono ne migliorarle ne trasformarle, da serraglia ad arginate, e la vallicoltura andò sempre più perdendo terreno, perché essendosi migliorato il movimento di marea con la sistemazione dei porti, essendosi ampliato il cratere lagunare con le notevoli corrosioni delle barene, le valli a serraglia non poterono più resistere alle mareggiate e vennero a poco a poco abbandonate. Nel 1936, le nuove norme relative alla polizia lagunare stabiliscono precisi termini per ottenere concessioni ed autorizzazioni relative a determinati lavori eseguiti o da eseguire in laguna: si può ora, mantenendo "rigido ed inalterabile il principio di conservazione della laguna", permettere una vita migliore alle valli che stanno ai margini lagunari, lasciando a questori irrobustire e migliorare le cinte di chiusura, distruggendo, invece, con l'ampliare lo X spazio libero lagunare, quelle che stanno non lontane dai porti circondate da serraglio semplici. Dopo l'emanazione delle leggi n. 191/37 e n. 1471/42, inizia la fase conclusiva di arginatura, che porterà alla chiusura totale delle valli più interne della laguna e al definitivo abbandono delle altre. Attualmente l'estensione globale dei bacini arginati oscilla intorno ai 9000 ha. : se ne deduce che se le valli arginate hanno più che triplicato la loro superficie dall'inizio del secolo (da 2616 ha a 9000 ha), l'area complessivamente utilizzata a fini di vallicoltura è diminuita nello stesso periodo di circa il 35% ( erano 13820 nel 1897-1901 secondo il Genio Civile). Ancora oggi il tema della riapertura delle valli, ossia dell'espansione delle maree nelle valli da pesca - in un quadro d'interventi mirati alla salvaguardia di Venezia - è in fase di sperimentazione teorica da parte del Magistrato alle Acque. -Dati sintetici ripresi da "Le valli —tee da pesca e la valllcultura" di G. Bullo - Venezia, 1940 Grassabò 1087 ettari semiarginata: nel 1933 venne arginata laparte settentrionale per ca. 800 H. lasciando la parte meridionale aperta a pesca vagantiva Dogà 1685 ettari Semiarginata: di cui arginati 197 Cà riva grande e piccola o Perina 300 ettari Arginatura fuori conterminazione lagunare Lanzoni 265 ettari arginata abusivamente nel 1876: ora aperta (1927) viene sfruttata a pesca vagantiva Cà Zane Il Sindaco L’Assessore 1108 ettari IL Segretario Generale Aperta (1910): espropriata nel 1914 ha diritto soltanto alla pesca vagantiva. Il Presidente del C.C. Il Responsabile del Progetto 9 Secondo i dati esposti nella relazione pubblicata nel giugno 1926 dal ministero dei lavori pubblici su "bonifica e vallicoltura" nell'intera laguna di ettari 58660 si troverebbero: valli arginate ettari 2616 20,9% valli semiarginate 7563 60,5% valli chiuse a soli graticci 2326 18,6% totale cosi distribuite: ettari 12505 arginate semiarginate soli graticci bacini treporti-lido 29% 67% 3% bacino malamocco O 71% 29% bacino chioggia 29% 12% 59% Valle Doga Note storiche E' la più estesa delle valli della Laguna di Venezia (1650 ha. ca.) Ha due iati definiti a est dall'argine S. Marco, a nord-ovest dal taglio del Silo, convergenti verso Caposile; l'argine di separazione dalla laguna, verso sud, li collega disegnando un settore di cerchio. L'origine della valle, se pure il suo toponimo (Valle del Dogado) è rintracciabile già nella metà del cinquecento nelle mappe di Cristoforo Sabbadino. sembra legata, nelle sue attuali forme, ai lavori di conterminazione del 1610. come appare nella mappa di Sebastiano Alberti della fine del XVII secolo. E' alimentata verso laguna dai canali Cenesa e Civola, rispettivamente prolungamento dei canali S. Felice (proveniente dalle bocche di porto del Lido) e della sua diramazione nel canale dei Bari. Dal confronto delle carte storiche, si desume che le arginature esterne verso laguna, con le tipiche chiusure a grisiole (poiché ancora valle semiarginata) e la motta con il Cason di Pesca (Caso/? del Dogado), siano preottocentesche: la valle appare come un unico grande spazio d'acqua e barene delimitato verso terra e verso laguna da argini con pressoché inesistenti divisioni o caratterizzazioni interne, ad eccezione del Canale Maistro (della Bocchetta prima, poi delle Conche e della Madonna, successivamente delle Trezze) che, asse mediano della valle, la attraversa fin dove i due argini principali di terra (taglio del Site e argine S. Marco) convergono. Risalgono alla prima metà dell'ottocento (li registra il De Bernardi nel 1843 marcandole in rosso per sottolinearne la presenza, a differenza della precedente e simile carta del 1763, come nuovi argini a presidio delle valli) le nuove arginature, parte sul perimetro esterno, l'altra, interna, denominata dell'Arco Celeste, probabilmente per la sua particolare morfologia ad andamento sinuoso. uno dei segni più caratteristici di questa valle. Risalgono invece alla fine del XIX secolo (sono tracciati sia nella carta del Magistrato alle Acque del 1897-1901 che nella carta dell'I.G.M. del 1892) gli argini di delimitazione delle peschiere ( la Peschiera Nuova, a nord, sull'angolo disegnato dal taglio del Sile e dall'argine S. Marco e parte integrante dell'area delimitata dall'argine dell'Arco Celeste, e la Peschieretta della Granzona, così denominata successivamente, nella carta dell'I.G.M. del 1968, lungo il Canale Nuovo); in questo periodo si evidenzia la rete di canalizzazione interna, che percorre in diverse direzioni il fondo vallivo, collegando tra loro i vari bacini e consentendo il movimento e la circolazione delle acque inteme: il Canale Nuovo, appunto, o canale sbregavalle, che collega i pascoli vallivi con il bacino di raccolta e la chiavica principale in prossimità del Casone di Pesca, e i vari canali tagliavano che solcano il fondo dei laghi e confluiscono nel canale principale: è insomma in questo scorcio di secolo che sembra approfondirsi e precisarsi il funzionamento idraulico della valle insieme ad una maggiore differenziazione funzionale delle aree destinate all'allevamento, al fine di una più razionale gestione dell'ambiente naturale per scopi produttivi. E' infine registrata nella carta dell'I.G.M. del 1931 la totale arginatura della valle: l'arginatura è interrotta in alcuni punti da una serie di varchi o chiaviche, attraverso le quali viene assicurato uno scambio costante, ma controllato, tra i bacini interni e le acque lagunari: sarà questo atto definitivo di chiusura della valle la premessa indispensabile ad una moderna attività di acquacoltura in un ambiente la cui la "naturalità" viene totalmente gestita e difesa dall'uomo in relazione ed equilibrio alle necessità produttive. Il Sindaco L’Assessore IL Segretario Generale Il Presidente del C.C. Il Responsabile del Progetto10 Tipologia e idrodinamica valle arginata sulla gronda lagunare alimentata con acqua salsa da grandi chiaviche situate presso il Casone da pesca; l'acqua dolce è assicurata da adacquatori posti verso il Sile (Taglio di Sile e alveo Piave Vecchia). descrizione Di forma simile ad un ventaglio, i cui raggi sono a nord il taglio del Site. a est l'argine S. Marco, è la valle più estesa dell'intera laguna di Venezia. L'accessibiltà carrabile si limita al confine estemo dei fronte terra, e conduce al Casone di Caccia e all'edifìcio attualmente utilizzato come avannotteria. Il Casone di pesca, e gli altri edifìci di servizio sul fronte laguna, sono raggiungibili esclusivamente via acqua. Un'arginatura più intema, quasi concentrica a quella perimetrale esterna, delimita verso terra, a ridosso della gronda, un sistema complesso funzionalmente diversificato e edifici e aree edificate Possono distinguersi tré sistemi insediativi: • di terra, a ridosso dell'area lungo l'argine del taglio del Sile e sino alll'argine di S. Marco, il Casone di Caccia e gli altri edifici di servizio (magazzini, cavana, abitazione), a presidio e supporto dell'accesso di terra e delle peschiere di sverno, e un altro edificio di tipo rurale attualmente usato come avannotteria; si tratta di un'area sostanzialmente continua e con caratteristiche simili; quest'ultima, però, più marginale e vicina ad aree agricole di bonifica e alle peschiere e vasche di nuovo impianto ("intensivo"). - misto (terra e acqua), sul prolungamento del più complesso sistema di peschiere di sverno e laghi delimitati dall'argine dell'Arco Celeste, in prossimità del Ramo d'Argine, a presidio delle peschiere, la Casa Doga, con cavana sul canale sbregavalle e magazzino sul canale interno, costruita in grande economia di terreno sull'argine interno. di acqua: all'estremità opposta del Casone da caccia, fronte laguna, il Casone da pesca (ed il rudere del vecchio casone) e gli altri edifici di servizio (magazzini e cavane), costruiti su "motte", a presidio e supporto dell'accesso da mare e dei colauri (due bacini di raccolta separati e simmetrici al Casone, ad un centinaio di metri di distanza). caratterizzazione estensione, accentuata dislocazione e specializzazione delle componenti funzionali superficie edificabilc assegnata dal palav : 4830 mq previsioni della vprg : 4850 mq nuova edificazione: 4100 mq a servizio dell'intensivo (vasche) di cui 600 mq coperti (laboratori o magazzini) , 500 mq a servizio degli edifici esistenti ampliamento: 250 mq itinerari naturalistici sono consentiti percorsi pedonali sugli argini a costituire, dove possibile, itinerari tematici con partenza dai tré nuclei attrezzati (Casone da caccia / Accesso principale - Casa Doga / peschiere - Ex avannotteria / Laboratori) Valle Grassabo' note storiche nella mappa di S. Alberti (1610) non è presente il toponimo Valle Grassabo, ma esiste già un canale do Grassabo (ora detto della Civola); precedente al'ottocento è largine del canale Caligo, la localizzazione del vecchio casone di valle, del Casonetto, di Ca' Saccon (ora Ca' Alta) e della Torre del Caligo, rappezzamento di terreno bonificato, per Il Sindaco L’Assessore IL Segretario Generale Il Presidente del C.C. Il Responsabile del Progetto11 uso agricolo, che affianca l'argine di S, Marco e del canale del Caligo, sono presenti delle grisiole verso la Palude Maggiore e "la Tajata"; fino alla metà dell'ottocento circa, aumenta il numero delle arginature fronte laguna, di separazione con valle Doga e interne alla valle, si individua la Casa di Grassabo nell'area del futuro campo Ruzolo e si ha anche un ampliamento dell'area valliva grazie allo spostamento delle grisiole fino al Ramo del Dolce; tra la fine dell'ottocento e l'inizio del novecento, si individua il canale circondario, il Lago della Vallesina, gli attuali Deposito Grande e Deposito Piccolo; per arrivare alle dimensioni attuali della valle si deve attendere la fine degli anni '60. con l'estromissione del Lago di Campo Ruzolo e del Lago di S.Antonio, l'insediamento del Nuovo Cason Grassabo, l'abbandono del vecchio casone, l'eliminazione di tutte le grisiole, l'uso di chiaviche verso la alguna e l'arginatura completa della valle. tipologia e idrodinamica valle arginata da pesca fra gronda lagunare e litorale del Cavallino separata dalla terraferma dalla conterminazione lagunare, costituita da acque del demanio marittimo. Scarsamente alimentata dai flussi di marea, ha salinità media del 36%, che scende parecchio durante i periodi di apertura dei cavandoli. Valle alimentata con acqua salsa dai canali Civola, Bari e San Felice, e dolce attraverso le chiaviche comunicanti col Fiume Sile. I fondali sono costituiti da terreni torbosi e argillosi. descrizione Confinante a nord con valle Doga e a sud con le valli del litorale (Fosse e Lio Maggiore), la sua forma allungata, delimitata a sud dal canale Caligo, la rende simile alle valli del Litorale del Cavallino; ma è lo stesso canale Caligo a segnarne il confine al di fuori del litorale. Il lato sud offre più superfìcie disponibile: una lingua di terra che si assottiglia procedendo dalla gronda verso la laguna, stretta tra canale Caligo e la fossa circondarla della valle, è ancora utilizzata a scopi agricoli e ospita grandi edifici di tipo rurale. E' inoltre sede della strada carrabile che costeggia quasi interamente la valle, dall'azienda Grassabo fino ai Casoni (sia di caccia che di pesca) attestati invece sul fronte laguna, dove sono altresì situate le peschiere, di vecchio e di nuovo impianto, ed i colauri. Originariamente, prima che il perimetro estemo della valle venisse modificato, il Casone da pesca (il Cason Vecchio di Grassabo), era sull'argine della Vallesina Nuova, in una posizione meno arretrata dell'attuale: ne è rimasto il sedime. Opposta ai Casoni, e a questi collegata tramite il canale sbregavalle, Cà del Guardiano, un edifìcio isolato circondato da campi coltivati, ma strategicamente collocato in una zona di cerniera tra sistema dei canali principali interni alla valle e presa d'acqua dolce (dal vicinissimo, in quel punto, fiume Sile - alveo Piave vecchia). edifici e aree edificate Possono distinguersi tre sistemi insediativi: • di terra (ad uso agricolo) lungo il Canale Caligo, sul perimetro inferiore della valle; un sistema continuo e tangente la valle, intesa come superfici d'acqua, dove gli edifìci (il nucleo dell'Azienda Grassabò, Cà Afta e il Casonetto). disposti lungo il percorso carrabile che porta ai casoni, le peschiere ed i colauri, sono tutti di tipo rurale. • di acqua, sull'estremità della valle verso laguna, dove, diversamente da quanto accade nella vicina Doga. si raccolgono tutte le funzioni rappresentative della valle: peschiere di sverno e colauri e, su quello che si potrebbe definire un "ispessimento" dell'argine di conterminazione della valle, più che una motta, il Casone da pesca ed il Casone da caccia con le diverse cavane di servizio. E' il nuovo insediamento sul fronte laguna, successivo alle modifiche del perimetro che estromettevano il Lago di Campo Ruzolo e quello di S. Antonio dalla valle: del vecchio Casone abbandonato oggi rimane il sedime. • misto: a cerniera tra i due sistemi l'area di Cà del Guardiano, ad uso ancora agricolo, con un singolo edifìcio, ma in una posizione strategicamente importante, all'estremità del canale sbregavalle e nel punto più vicino ad un ansa del fiume Sile. caratterizzazione ambito di gronda / litorale, elevata integrazione tra le componenti funzionali e tra sistemi di terra e di acqua, percorribilità carrabile superficie edificabile assegnata dal palav: 1690 mq Il Sindaco L’Assessore IL Segretario Generale Il Presidente del C.C. Il Responsabile del Progetto12 superficie edificabile assegnata della vprg: 1690 mq per impianti spedalidi cui 490 mq coperti (iaboratori o magazzini) Valle Perini note storiche Nome originario: Mugla di Zocco La valle anticamente faceva parte della tenuta agricola Cà de Riva, comprendente anche una chiesa, che andò in rovina nel giro di pochi anni in seguito al rapido sprofondamento del terreno causato dall'interruzionme dell'alimentazione del C. le Sitone con le acque dolci del Site. Fa parte di un sistema più complesso di valli e nel periodo preottocentesco è già una valle arginata per intero e suddivisa internamente: la suddivisione per canali paralleli e longitudinali riconoscibili ancora oggi, sottolinea l'originaria destinazione d'uso di questa are a campi coltivati. A metà '800 si ha ('individuazione e denominazione del Ramo dei Massoni , ancora esistente mentre alla fine dell' 800 cambia il nome di Cà Cigaja in Casone di Val Tibaldone, si localizzano i cippi di conterminzione e si individua Cà di Riva. Agli inizi del '900 rimane visibile solo Cà Valle Perini e nei primi anni '30 si ha ('individuazione del Lago del Cason e la bonifica della Palude di Cà Deriva. Solo nel 1991 la valle entra nella conterminazione lagunare. tipologia e idrodinamica Esclusa dalla conterminazione lagunare del 1791 dall'ambito della Laguna di Venezia, vi rientra solo nel 1991, due secoli dopo. Delimitata ad est dal canale Siitene, detto anche Canale della Dolce, antico ramo del delta lagunare del fiume Sile ( la cui portata attuale è costituita soltanto da una piccolissima parte di quella del Sile), ad ovest dal Canale Siloncello, e a sud stretta fra la Palude di Cona e la Palude della Rosa, Valle Perini faceva parte anticamente della tenuta agricola di Ca' Deriva, chiamata il Dosso di Cà Deriva, il cui agglomerato di case, che comprendeva anche una chiesa, andò in rovina nel giro di pochi anni in seguito al rapido sprofondamento del terreno causato dall'interruzione dell'alimentazione del canale con le Acque dolci del Sile (chiusura del Businello 1769)* *vedi in "La Laguna di Venezia" Cierre edizioni, gli articoli di S.Cavazzoni Tè acque dolci della laguna" e "Dal dolce al salso: repentine metamorfosi" descrizione E' l'unica delle tre valli ad essere accessibile ancora esclusivamente dall'acqua: la sua atipica origine, che restituisce oggi una sorta di "negativo" di quella passata bonifica, il particolare e delicatissimo contesto ambientale, segnato dalle due foci dei fiumi Dese e Sile. e le scelte di gestione della proprietà, hanno fatto sì che questa valle nel corso degli anni si sia modificata pochissimo, salvando così fino ad oggi una più forte continuità con la tradizione, sia nelle attrezzature che nelle modalità di gestione. edifici e aree edificate E' la valle meno edificata: un unico insediamento su fronte laguna, ma più arretrato, di fronte alla Palude di Cona, dove il Cason di pesca e una cavana-magazzino sono costruiti sull'argine superiore del bacino di raccolta del pesce (colauro) che prosegue, poi, articolandosi variamente, nei pettini della peschiera; altre due cavane, una sull'accesso alla valle, l'altra, in cannucciato, nell'area delle peschiere. Analogamente a valle Grassabò, Il sistema colauro-peschiere-argine del Casone è funzionalmente integrato e morfologicamente continuo. caratterizzazione ambito di foce, ex area di bonifica, isolata, unico insediamento su fronte laguna, manufatti e conduzione di tipo tradizionale superficie edificabile assegnata dal palav: 4260 mq previsioni della vprg: nuova edificazione: 650 mq a servizio degli edifici esistenti 50 mq per ampliamenti Il Sindaco L’Assessore IL Segretario Generale Il Presidente del C.C. Il Responsabile del Progetto13 Glossario – valli acqua dolce (mischiata) corrisponde ad acqua salmastra e viene detta anche dolcigna. La si ha dove i canali di bonifica versano le acqua si scolo attraverso i macchinari idrovori e in mare allo sbocca dei fiumi. L’acqua dolce contiene al massimo circa il 15% di sali. Azienda Faunistico Venatoria (PFV) (AFV) area in cui l'attività venatoria viene svolta dal titolare (PFV) e dai cacciatori da questo invitati. esse dispongono di una concesione e di un disciplinare approvati a livello provinciale e possono essere di tipo terriero, lagunare o misto. argine (con rivestimento di sponda/ in rilevamento terroso) Terrapieno che può delimitare la valle dal resto della laguna, separare lo specchio vallivo delle terre emerse o suddividere le varie parti interne della vale stessa: l'argine esterno della valle è tipicamente rivestito con pietra d'Istria, o altro materiale pietroso, in modo da poter contrastare il modo ondoso lagunare; gli argini interni alla valle sono, solitamente, dei rilevamenti terrosi. L'altezza degli argini varia sensibilmente in base alla funzione che sono chiamati a svolgere: gli argini esterni possono raggiungere anche i 2 metri mente quelli interni possono ridursi anche a soli 40 cm. Bagnasciuga (B) Zona soggetta ad essere ora immersa nell'acqua, ora scoperta, secondo il movimento delle maree comuni, in quella località. Questa zona sta circa tra la linea del medio mare e quella del comune marino ed essendo intaccata dagli agenti atmosferici, facilmente resta corrosa e si consuma. Banchina (B) rivestimento che serve a sostenere gli arginelli esposti alla battigia delle acque. E' tradizionalmente formato da paletti e pertiche sostenenti grisole a più doppie, o da pali e travoni, o, oggi, lo si trova anche con pali e lastroni in cemento armato. Barena (B) spazi di terra poco emergenti dalle acque della laguna, che vanno coperti dalle acque durante i grandi flussi e, generalmente, nelle sigizie. Hanno una flora marina e il terreno, generalmente, è di natura arenosa cretosa. Le valli ne sono contornare e gli stessi specchi vallivi, sono siti intersecati da tratti di barena i quali formano i laghi di valle. Si chiamano barene forti quelle dove la vegetazione è fitta e lussureggiante. fossa che come una fascia circonda i laghi che formano una valle mettendoli tutti nella più viva e continua comunicazione dell'acqua marina. ramo del canale dolce, solitamente artificiale, situato canale circondario canale d’acqua dolce Il Sindaco L’Assessore IL Segretario Generale Il Presidente del C.C. Il Responsabile del Progetto14 nelle vicinanze della valle, utilizzato dai vallicoltori per "addolcire" l'acqua salmastra interna alla valle stessa. canale naturale principale canale morfologicamente naturale che già storicamente veniva utilizzato dai vallicoltori per gli spostamenti interni. canale sbregavalle canale artificiale interno realizzato per un più rapido collegamento tra gli estremi fisici della valle: viene anche utilizzato per il ricambio dell'acqua. canale secondario canale naturale o artificiale, che mette in collegamento i canali principali della valle. area solitamente localizzata ai bordi dei canali di acqua dolce. canneto Cason (ASV) casa o capanna rurale, di regola con il coperto di paglia. cason di valle (ASV) casa o capanna ubicata all'interno di una valle da pesca casone (da caccia e da pesca) di valle (B) case dove abitano i cacciatori ed i pescatori: per lo più sono costruite in muratura, coperte a coppi e di buona fattura. Cavana (ASV) - ormeggio delimitato lungo i due lati da paline, dove approdono le barche nei traghetti. - edificio o capanna costruiti sull'acqua, di pianta rettangolare;adibiti a ricovero di imbarcazioni, presentano uno dei lati minori aperto e liberamente comunicante con l'acqua. Chiavica (d’acqua dolce e salata) manufatto che interrompe gli argini e che permette all'acqua dolce di entrare o all'acqua salata di uscire dalla valle. Viene impiegata per regolare la salinità delle acque interne alla valle. Chiaro di valle lago o laghetto di valle generalmente costituito da acqua dolce. Colauro (B) bacino o tratto di canale artificiale lungo da 60 a 120 metri, largo 20 metri circa e profondo 1 metro nel quale si fa entrare il pesce a mezzo della chiamata dell'acqua marina corrente: qui si tiene chiuso il pesce per qualche giorno tra il lavoriero e la cogolera per pescarlo nel momento opportuno per il mercato. Dogàdo (ASV) l'antico territorio lagunare che si estendeva da Grado fino a Cavarzere e Adria. Dosso (B) Il Sindaco terreno più elevato delle barene dove l'acqua del mare non arriva neanche durante le maree di sopracumune, formate il più delle volte da sabbia e argilla. L’Assessore IL Segretario Generale Il Presidente del C.C. Il Responsabile del Progetto15 Fondamenta (ASV) strada che costeggia e delimita un canale o un tratto di laguna ai margini della città, limitatamente a Venezia e agli altri centri abitati dell'estuario. Fondo Chiuso (PFV) (FC) area preclusa ad attività venatoria. Vi sono comprese le proprietà recintate secondo quanto disposto dalla LR. 31/'89, non che le zone soggette a vincolo demaniale di tipo militare, i camping,etc. garzaia ghebbo; ghebo (ASV) area all'interno della quale nidificano uccelli migratori piccolo canale naturale con andamento sinuoso e limitata profondità, che si di rame dai canali principali perdendosi nei bassifondi lagunari. gorghi vasche, circondate da arginelli. facenti parte delle pesciere con forma pressochè circolare. grisiòle, grisole (ASV) arelle; gratici di canale palustri legate con foglie di pavera, in uso, soprattutto nelle valli da pesca, negli sbarramenti stagionali per la cattura del pesce. Grisiole (B) graticci, arelle di valle, formati di canne verticali legate in sistema con la pavera (tifa) orizzontalmente ogni 17 cm circa: l'altezza può andare dai 70 cm ai 3,5 metri a seconda che si abbiano quattro o venti legature dette dresse. Labirinti (B) giochi si grisole che si fanno nell'interno delle cogolere per imprigionare pesci ed anguille. laguna viva (B) l'acqua proveniente dal porto ha una certa velocità media che dura circa sei ore: in queste sei ore ogni molecola d'acqua non può fare che un dato viaggio proporzionale alla velocità ed al tempo (similmente nel riflusso). Si chiama 1.v. l'estensione lagunare che la prima molecola d'acqua partita dal porto per flusso ha potuto percorrere nelle sei ore del flusso stesso. Tutto il resto della laguna dicesi morta. Il viagio è più lungo nelle sigizie che nelle quadrature, sia perchè le ore del flusso sono sei intere, sia perchè la velocità è assai maggiore nelle sigizie dato che il battente, elevazione creata in mare dall'atrazione solare e lunare cospirante, è assai maggiore che nelle quadrature. Da ciò ne deriva che la linea di demarcazione tra laguna viva e morta non esiste ma si ha una zona costituita dalla differenza dei viaggi in sigizie ed in quadratura. laguna morta (B) parte della laguna esclusa dalla definizione de laguna viva. Lavoriero (B) Due pareti costruite in acqua e concorrenti ad angolo acuto, forma bastionata, con apertura all’angolo per dare passaggio al pesce. In primavera, e verso la fine dell’estate, il pesce viene dal mare verso la laguna e le paludi salse. Montada (B) Il Sindaco L’Assessore IL Segretario Generale Il Presidente del C.C. Il Responsabile del Progetto16 Mota; motta (ASV) - - Motta (B) Oasi di protezione e Rifugio (PFV) Pertiche (B) peschiere di sverno (B) Semena (B) Seraglia (B) Smontada (B) stanca d’acqua (B) tombolo da caccia (B) traghetto maistro o controchiavica (B) Il Sindaco L’Assessore IL Segretario Generale isolotto di dimensioni limitate emergente dalle acque lagunari, spesso costituito da materiali di risulta o da resti di antiche costruzioni in rovina. Motta de valle: isolotto arginato all’interno delle valli da pesca, sul quale venivano edificati i ricoveri dei pescatori (casoni). Cumolo artificiale di terra in mezza all’acqua, o ad una palude, con i suoi contorni di solito sostenuti da rivestimenti in muratura o con banchina: il loro scopo è quello di fabbricarvi sopra il casone di valle senza il pericolo di invasione delle acque durante i periodi delle alte maree. Interessano piccole superfici lagunari di bonifica per colmata o di tipo vallivo. Queste ultime risultano disposte a creare un complesso geografico avente la configurazione di un corridoio interposto tra le maggiori AFV vallive della laguna nord di Venezia. Allo stato di fatto l’istituto appare prevalentemente finalizzato alla tutela dei contingenti di specie migratrici e svernanti di anatidi caradriformi. si usano nelle valli e servono a formare, con i pali e le arelle, le pareti di chiusura delle valli: sono formate con i rami di salici di tre anni di età, lunghe circa 4,15 metri. serie di fosse artificiali nelle quali si immette nell’autunno il pesce per svernare. Novellame pescato fuori dalla valle, o fuori dalla laguna, che viene trasportato ed immesso nel recinto della valle allo scopo di arricchirla di pesciatelli in aggiunta ala naturale montata. modo di circonvallare un tratto lagunare per farne una valle salsa: è formata da pareti verticali di arelle addossate ad una palafitta e tenute in sistema con pertiche e legature di vimini. Si chiama anche pesca a serraglia quella chiusura fatta per poche ore di uno spazio lagunare (palude) fatta con pareti di reti durante un periodo di alta marea e fino al termine della marea discendente. viaggio dei pesci dalla laguna al mare che avviene verso l’inverno. periodo intermedio di sosta tra il flusso ed il reflusso, durante il quale le forze opposte si bilanciano, prima che la corrente d’acqua si inverta. Della durata media di 15 minuti , questo fenomeno si verifica quattro volte al giorno e non si verifica contemporaneamente in tutta la laguna ma inizzia al porto e poi, in ritardo, si propaga nei canali fino agli estremi confini. piccola isola artificiale che sta per lo più in mezzo alle acque dei laghi delle valli, qualche volta anche in vicinanza alle barene: sono circa circolari. Nel mezzo si trova affondata una botte verticalmente, dove si mette il cacciatore per la caccia agli uccelli selvatici di valle. a la forma di una chiavica ma è senza volta: sta dietro la chiavica maistra alla distanza di due o tre cento metri e chiude il canale dei lavorieri per rendere indipendenti le acque della valle da quelle Il Presidente del C.C. Il Responsabile del Progetto17 del canale dei lavorieri. Può essere costruito in muratura di cotto o in getta di cemento, va munito di paratoia e talvolta di porta a vento. traghetto passapesce (B) piccolo manufatto simile a una chiavica senza volta, munito di porta a saracinesca o di telaio di rete, e serve a passare il pesce nei vari reparti o sezioni della valle. Vasche (B) vasche in terra ben protette e profonde da cm 120 a cm 400, nelle quali viene messo a svernare il pesce che non ha ancora raggiunto, in autunno, la taglia commerciale. valle interamente circonvallata con arginature e chiaviche: è destinata all’allevamento ed alla coltivazione del pesce e sono da ritenersi le più perfezionate e migliori. valle interamente circonvallata con pareti di pali e arelle; costruite per la pesca e non per la pescicoltura (v.Valle Zappa) tratti lagunari aperti come il resto della laguna demaniale, ma dove i privati esercitano particolari diritti di caccia e di pesca. valle circonvallata con pareti di arelle al sopravento e con arginatura al sottovento ed agli altri lati: è costruita sia per la pesca sia per la pescicoltura, e tuttavia, è sempre una valle imperfetta. tratto di estensione lagunare circonvallato in un modo qualunque per impedire la fuga del pesce. strisce di terreno molle che stanno lungo le sponde dei canali lagunari: sono più elevate del fondo dei vicini laghi ed emergono in genere, solo durante le basse maree di sigizia. valle ad argine, argianata, a stagno o chiusa (B) valle da pesca a serraglia (B) valle da pesca aperta (B) valle da pesca semiarginata (B) valle salsa da pesca (B) Velme (B) - Il Sindaco (B): G.Bullo, “Le valli salse da pesca e la vallicultura”, 1940 (BS): Boatto e Signora, “Le valli da pesca della laguna di Venezia” ; Padova, 1985 (PFV): Provincia, “Piano Faunistico Venatorio” (ASV): “Metodo in pratica di sommario”, Venezia 1988 L’Assessore IL Segretario Generale Il Presidente del C.C. Il Responsabile del Progetto18