Rwanda, dopo le granate - 02.04.2010

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Rwanda, dopo le granate - 02.04.2010
RWANDA, DOPO LE GRANATE
Voci sempre più numerose denunciano la situazione di oppressione vissuta dalla popolazione
ruandese. Riconoscerla, a livello internazionale, comporta prendere le decisioni politiche
conseguenti. La decisione dell'Unione Europea di non mandare osservatori per le prossime elezioni
presidenziali, non può che assomigliare alla politica dello struzzo. Pubblichiamo la testimonianza
di un cittadino ruandese.
Una democrazia di facciata
Il Ruanda è un paese sovrano, dunque uno Stato di diritto dove si suppone che tutti siano protetti
dalla legge nazionale che dovrebbe garantire la democrazia e il buon governo. In realtà, in Ruanda
la democrazia è solo di facciata: il potere è tenuto in mano da una sola persona, il generale Paul
Kagame, insieme ai suoi sostenitori, cioè quelli che accettano di inginocchiarsi davanti a lui.
Infatti, da luglio 1994 il paese è gestito da un gruppo tutsi che ha conquistato e mantiene il potere
con la forza. In Ruanda, il Tutsi può permettersi di compiere estorsioni contro coloro che non
appartengono alla sua etnia, cioè contro gli Hutu e i Twa, ma anche contro i Tutsi moderati, quelli
che non approvano il comportamento del regime.
All'interno del paese, dominano l'odio e l'egoismo e la disuguaglianza. Molta gente è in prigione
senza motivo, altri sono spariti nel nulla, altri continuano a fuggire all'estero. E' un modo di
emarginare progressivamente tutti gli oppositori, secondo il proverbio che Kagame un giorno ha
citato: Iyo ukura ivunja, userura gahoro gahoro kugeza igihe riviriyemo (Chi vuole togliere una
pulce penetrante scava lentamente fino a farla uscire).
Per allontanare una persone da un lavoro ambito o per non attribuirglielo, anche se ha superato il
test di idoneità, si ricorre alla calunnia e alla corruzione. Di fronte al rischio di essere incarcerato o
di perdere la vita, la persona decide allora di abbandonare il suo posto di lavoro e di andare altrove.
È il caso di un Hutu, direttore di un centro scolastico ed eletto consigliere del distretto di Gashonga.
Il FPR1 ha inventato delle menzogne per obbligarlo a lasciare il suo posto, ceduto poi ad una
persona di suo gradimento e allineata alle sue tesi. Il direttore ha lasciato il paese il 26 febbraio
2007.
Un medico hutu, Ngerageza Thomas, direttore dell'ospedale di Kibungo, aveva ricevuto una borsa
di studio per andare a specializzarsi in Cina. Nel mese di dicembre 2009, è stato incarcerato e
sostituito dal fratello di un governante del distretto.
Vari Tutsi cercano di costruire vicino alla frontiera con la Repubblica Democratica del Congo, di
fronte a Bukavu, per nascondere il traffico illegale delle risorse minerarie. I minerali continuano ad
essere esportati in Rwanda illegalmente, con piroghe che attraversano il lago Kivu o direttamente
attraverso la frontiera stessa. I congolesi accettano il denaro dei ruandesi e chiudono gli occhi su
questo traffico illegale.
L'ingiustizia nel sistema.
Nel governo ruandese, l'ingiustizia regna a tutti i livelli. Le autorità locali si permettono di
modificare i limiti dei proprietà private, cambiandone i confini, addirittura quelli naturali. È ciò che
è accaduto nella cellula Gahinga in data del 28 dicembre 2009. Se qualcuno aveva acquistato una
parcella, gli si strappa la ricevuta e gli si dice che il denaro versato era una quota per lo sforzo di
guerra del FPR e la parcella non gli appartiene più. Gli si dà per un certo tempo un'altra parcella,
come se l'avesse affittata. È ciò che è accaduto ancora ella cellula di Gahinga nell'agosto 2009.
Infatti, prima della guerra, i Tutsi avevano ricevuto dai loro responsabili l'ordine di vendere le loro
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Fronte Patriottico Ruandese, il movimento politico-militare che ha invaso, nel 1990 e a partire dall'Uganda, il Rwanda
stesso e che governa il paese dal luglio 1994.
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parcelle, pur mantenendone la mappa : "Se prendiamo il potere, vi restituiremo tutto". Il denaro
raccolto in tal modo doveva servire per finanziare la guerra. Adesso stanno ricuperando le terre
cedute prima della guerra.
I partiti politici non hanno alcun posto nel governo e quelli che ci sono è perchè hanno accettato di
associarsi al partito dominante, il FPR. Al di là delle apparenze, è il governo di un partito unico. Ciò
diventa evidente al momento della presentazione delle candidature.
È il caso del partito FDU-Inkingi di Victoire Ingabire, rientrata in Ruanda dai Paesi Bassi (Europa)
nel gennaio 2010, dopo diciassette anni di assenza dal paese, per presentare la sua candidatura in
vista delle elezioni presidenziali del 9 agosto 2010. Il potere cerca di scoraggiarla mediante ogni
tipo di soprusi. Ogni giorno deve presentarsi alla polizia. Il 13 marzo 2010, il sindaco del distretto
di Kanombe gli ha vietato di tenere una riunione del suo partito politico. La Ingabire è sospettata di
diffondere l'ideologia genocidaria in seno alla popolazione ruandese quando, in realtà, non chiede
che la verità, la giustizia e la riconciliazione. Il 22 marzo, mentre era all'aeroporto di Kanombe per
lasciare il "paese del latte e miele", come lo si definisce, è stata fermata dagli agenti della polizia.
Il FPR ha seminato la zizzania tra i membri del partito PSD Inkingi Imberabyombi, ottenendo la
destituzione del suo presidente, Bernard Ntaganda e la sua sostituzione, il 17 marzo 2010, con uno
più sottomesso. La vita di Bernard Ntaganda è ora in pericolo. Quando non si è d'accordo con le
opinioni di una determinata persona, si fa tutto il possibile per accusarlo di aver commesso degli
errori: si dirà che ha un'ideologia genocidaria e, in ogni caso, non si mancherà di mezzi per
accusarlo. Quelli che fanno parte del Governo, li si affatica nel loro lavoro, finché non si dimettano.
Il gacaca, tribunale popolare che ha portato a tanti imprigionamenti ingiusti, prosegue la sua attività.
Il suo scopo dichiarato era di porre termine all'impunità, ma in realtà intimidisce, incarcera, si
impossessa dei beni di tanti innocenti. Del resto, per Paul Kagame, ogni Hutu adulto è genocidario.
Joseph Ntawangundi, assistente di Victoire Ingabire, è stato tanto accusato di partecipazione al
genocidio e deve comparire in questi giorni davanti ad un gacaca, in cui si è già preparato un
gruppo di calunniatori. In vano egli ripete di non essere stato presente all'epoca del genocidio.
Dei segni che preoccupano il governo
In questi ultimi mesi, si stanno registrando degli attentati mediante esplosioni di bombe che causano
morti innocenti sugli autobus e nei luoghi frequentati: nella città stessa di Kigali, a Nyabugogo, il
parcheggio della capitale, a Butare, a Gitarama e in altre città.
Allo scoppio di una granata, i militari perquisiscono ogni casa dei dintorni e arrestano tutti gli
oppositori. All'inizio dell'anno, a Kigali sono state arrestate circa mille tre cento persone,
considerate come sostenitrici del Lt. Gen. Kayumba Nyamwasa e del Col. Patrick Karegeya,
accusati di essere all'origine degli attacchi.2 Tra altri è stato arrestato anche Déo Mushaidi, un
superstite del genocidio che da anni denuncia le violazioni dei diritti umani in Ruanda: arrestato in
Tanzania, trasferito in Burundi e poi in Ruanda, in modo del tutto illegale, è incarcerato dal 19
marzo 2010 alla prigione centrale di Kigali, chiamata "1930".
In occasione delle esplosioni di granate a fine dicembre 2009, il Governo aveva dichiarato che i
responsabili di tali attentati erano le FDLR, l'opposizione armata hutu in RDCongo. A un
giornalista della BBC che gli chiedeva: "Prima, avevate detto che erano state le FDLR, adesso
parlate del Lt. gen. Kayumba… non c'è contraddizione?", un incaricato della sicurezza nazionale a
risposto: "Quando si sta facendo l'inchiesta, le informazioni cambiano".
La gente pensa che gli autori delle esplosioni delle bombe non si trovino tra gli Hutu, ma tra i Tutsi
stessi. Nel passato, lo stato aveva loro distribuito delle armi: adesso che c'è un conflitto tra di loro,
sono queste armi e munizioni che vengono utilizzate. Forse, attraverso questi attentati, gli oppositori
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Ex Capo di Stato Maggiore dell'esercito ruandese ed ex ambasciatore del Ruanda in India, il Lt. Gen. Kayumba
Nyamwasa, dall'inizio di quest'anno è in esilio in Sud Africa meridionale, dove si trova anche, dal 2007, il Col. Patrick
Karegeya, ex capo dei servizi segreti rwandesi. Tutsi entrambi, erano uomini di peso nel FPR.
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tustsi vogliono dimostrare che il potere non è poi così stabile e il paese non così in pace come lo si
vuol far credere. Si ha l'impressione di assistere all'inizio di una guerra.
I Tutsi moderati sono coscienti che l'insicurezza che vige nella Regione dei Grandi Laghi è causata
soprattutto dal regime al potere a Kigali e sono grandemente preoccupati per il clima di
discriminazione che si vive all'interno del paese. Da molto tempo hanno chiesto al Capo dello Stato
di iniziare un dialogo con gli Hutu, ma Kagame rifiuta.
In Ruanda, i Tutsi costituiscono due gruppi: gli Abega, il gruppo di Kigeri, a cui secondo la
tradizione appartiene il re e gli Abanyiginya, a cui appartiene Kagame. Per questo, il Presidente
Kagame, che non proviene dal gruppo reale, non vuole il ritorno del re Kigeri V, esiliato negli Stati
Uniti. Se volesse ritornare, il re Kigeri dovrebbe rientrare come un qualsiasi esiliato che decide di
rientrare. Kagame sta opprimendo i Tutsi di Kigeri, accusandoli di essere gli autori degli attentati
con granate. La tensione nel paese è grande. Se per strada due persone parlano delle bombe esplose
o delle persone fuggite in Sud Africa, la polizia le arresta immediatamente.
"Anche senza etnie", regna la segregazione
In Ruanda è proibito parlare di etnie, ma la discriminazione regna sovrana. Se qualcuno osa dire una
parola di critica sulla situazione, sarà subito accusato di ideologia genocidaria.
Il Tutsi del FPR possiede tutto e è al disopra di tutto. Suo figlio studia gratuitamente, alle
elementari, medie, superiori e all'università e usufruisce di borse di studio. Per quelli tra loro che
non hanno mai lasciato il paese, scuola, cure mediche e casa sono gratuite, grazie al FARG, il fondo
per i superstiti3. È un modo per il FPR di acquietare le loro richieste. Quelli che sono rientrati
dall'Uganda sono al potere o hanno i migliori posti di lavoro. Quelli che sono ritornati da altri paesi
sono tenuti in minor considerazione.
L'Hutu, invece, non può scegliere i suoi studi, sono le autorità che lo assegnano dove vogliono e
deve pagare tutto. Per quanto riguarda la sanità, è obbligatorio pagare un contributo per l'assistenza.
Se una persona rifiuta, lo si costringerà a pagare la tassa in natura: una capra o altri beni. Il
superstite del genocidio, tuttavia, non pagare nessun contributo: è curato gratuitamente col denaro
del Farg o, in ogni caso, avvantaggiato. Se, usando la corruzione, un Hutu si fa iscrivere al Farg e lo
si identifica come Hutu, il responsabile locale del Farg sarà incarcerato. Per quanto riguarda il
servizio di assistenza sanitaria, se si ha dei piccoli problemi di salute, si è curati, ma se si tratta di
problemi gravi, si ricevono solo dei medicinali inefficaci. E per essere ricoverati, bisogna essere
veramente in agonia.
Prima della guerra, i matrimoni tra Tutsi e Hutu erano frequenti. Attualmente, se un Hutu ha
sposato una donna del gruppo di Kagame, viene insultato: "Chi ti ha dato il permesso di sposarti
con uno della famiglia del tuo padrone?". Tuttavia, molte coppie continuano ad amarsi malgrado la
situazione difficile.
Un popolo nella miseria
Nel paese c'è una miseria indicibile. I ricchi si arricchiscono sempre più, i poveri si impoveriscono
ogni giorno di più. Per fare pagare ulteriori tasse, le autorità stanno cercando di fare approvare una
legge, secondo la quale la terra appartiene allo stato. Varie persone sono state private dei loro
campi, per seminarvi l'erba per le mucche. Tutta la fascia di terra che si trova fino ai 10 metri di
distanza dai bordi del fiume Ruzizi è stata dichiarata proprietà dello stato. Si è approvata una legge
per eliminare i bananeti, col pretesto che erano vecchi, anche se essi erano fonte di piccole entrate
per le famiglie.
Da sempre, chi aveva pietre e sassi nel suo campo poteva venderli. Nel mese di febbraio, le autorità
hanno imposto una tassa su questa vendita, perché le pietre appartengono allo stato. Nel mese di
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Solo i Tutsi hanno il diritto di essere considerati superstiti.
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febbraio 2010, a Cyangugu, vicino alla frontiera col Congo, la polizia e dei soldati sono intervenuti
contro un gruppo che stava scavando delle pietre. Preso un operaio del proprietario del campo,
l'hanno legato, disteso per terra e sollevato su di lui una grossa pietra per schiacciargli il petto. Di
fronte alla reazione dei militari congolesi che erano dall'altro lato della frontiera e che avevano
visto, i soldati l'hanno afferrato e portato via. Non si conosce la sua fine.
In Rwanda, le famiglie erano abituate a seminare un po' di tutto nel loro pezzo di terreno, per
provvedere alle loro necessità. Le autorità hanno imposto la cultura del mais, che lo stato acquista a
basso prezzo. Si penalizza ogni fonte di reddito per il popolo povero.
Ogni mattina, dei gruppi di contadini ruandesi attraversano la frontiera di Kamanyola, per andare a
coltivare i campi dei congolesi, accontentandosi di meno di due dollari per giorno o di una bottiglia
di olio. Talvolta, non hanno nemmeno una zappa.
Nel Settore Mururu e a Matongo, le autorità hanno obbligato gli abitanti a costruire delle case in
mattoni cotti e a più piani. Lo chiamano "Piano catastrale". Chi non riesce a costruire in quel modo,
sarà obbligato a spostarsi altrove, lontano.
Ricordi storici
Nei vecchi tempi, il Ruanda apparteneva ai Pigmei, o Twa, che si dedicavano alla caccia e alla
raccolta. Poi, sono arrivati gli Hutu che erano coltivatori. Successivamente, sono arrivati i Nilotici, i
Tutsi, coi loro greggi.
Poiché gli Hutu, dopo avere coltivato i campi per un certo periodo, li lasciavano poi in riposo e
andavano a coltivare altrove, i Tutsi chiedevano loro di potere fare pascolare le loro mucche in
questi campi abbandonati. Gli Hutu glielo concedevano. E' così che i Tutsi si sono installati in
Ruanda.
Quando un mwami (re) Hutu voleva sposare una donna Tutsi, la famiglia di quest'ultima gliela
concedeva in matrimonio, ma affidava alla ragazza un veleno, per somministrarlo a suo marito
ancora prima del matrimonio. Il mwami moriva e la ragazza ritornava presso la sua famiglia di
origine. Quando gli Hutu se ne sono reso conto, sono entrati in conflitto coi Tutsi.
Gli Hutu hanno subito le conseguenze delle astuzie e dell'oppressione dei Tutsi. Il miele era
considerato il cibo del re e lo si utilizzava anche per spalmare il suo cadavere. Gli Hutu erano
obbligati a portarne al Mwami tutsi, percorrendo lunghi tragitti a piedi, la brocca sulla testa, fino al
capitale Nyanza, a nord di Butare. Certi morivano in cammino.
I Tutsi facevano lavorare gli Hutu a casa loro come servi o schiavi, promettendo loro una mucca.
Gli anni passavano e ogni volta che l'Hutu la richiedeva, sceglievano una mucca cattiva, in modo
che essa non si abituasse al nuovo padrone hutu o gli si diceva: "Non hai ancora lavorato bene".
Alla morte dell'uomo, era suo figlio che lo sostituiva, sempre con la stessa speranza di ricevere la
mucca. Questo lavoro dietro promessa di una mucca era chiamato "ubuhake".
Era ancora dovere degli Hutu, uomini e donne, scavare i canaletti di scolo anti-erosione.
Lavoravano da mattino a sera. Una mamma ha raccontato a suo figlio che andava al lavoro
portandolo sulle sue spalle quando era ancora lattante. Quando il bimbo piangeva, ella voleva
fermarsi dal lavoro, il tempo per allattarlo. Il responsabile dei lavori un giorno le disse: "Gettalo nel
buco e coprilo di terra!". Nel 1959, all'epoca della rivoluzione, la popolazione lo colpì a morte per
la sua cattiveria.
All'arrivo dei missionari, i Tutsi hanno detto loro: Se volete dare un ordine a un Hutu, datelo a
cinque, affinché uno lo ricordi all'altro, perché dimenticano rapidamente". Stimando i Tutsi più
intelligenti, i missionari hanno fatto studiare i loro figli. In seguito, si sono resi conto che avevano
sottovalutato le capacità degli Hutu e hanno cominciato a farli studiare. Con stupore, si sono resi
conto che i primi della scuola erano degli Hutu. Monsignor Perraudin aiutò gli Hutu a rialzarsi.
Nel manifesto del 1959, gli Hutu raccontarono tutto ciò che avevano subito da parte dei Tutsi.
Quando Habyarimana, il terzo presidente Hutu, prese il potere, ordinò di bruciare tutte le copie di
questo documento, per costruire il paese nella pace e l'unità.
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Kagame dichiara che il genocidio è cominciato nel 1959, ma era una rivoluzione, anche se ci furono
dei morti. Il re fuggì e gli Hutu presero il potere, installando nel 1961 un Presidente hutu,
Mbonyumutwa, sostituito l'anno seguente da Kayibanda, un medico. Nel 1973, Habyarimana, il suo
capo di stato maggiore, arrivò ai vertici dello stato con un colpo di stato ed pose Kayibanda in
residenza sorvegliata. Théoneste Rizinde, capo dei servizi di informazione, fu incaricato di
sorvegliarlo nella sua casa. Assetato di potere, lo fece morire, probabilmente di fame, all'insaputa di
Habyarimana. Successivamente, Théoneste Rizinde lavorò nel FPR che lo fece poi uccidere a
Nairobi, quando aveva appena scritto un libro sugli abusi del FPR.
Il governo di Habyarimana era composto soprattutto di Hutu, con alcuni ministri Tutsi. In seguito, il
Presidente cominciò a scegliere i ministri secondo un criterio geografico, affinché tutte le regioni
del paese fossero rappresentate.
Un appello
Quando si prende in considerazione l'avvenire, non si può permettere che questa ingiustizia
continui. La popolazione Hutu è talmente sconfortata che qualcuno osa dire: "Se ci fosse la guerra,
si saprebbe che o si muore o ci si salva!". Se un giorno dovesse esserci una guerra, sarebbe terribile,
perché le persone non hanno più niente da perdere: si considerano morte, anche se respirano ancora.
- Chiediamo agli Stati Uniti d'America e alla Gran Bretagna di non prendere alla leggera questa
situazione. Che non pensino di risolvere con operazioni militari nell'est del Congo i problemi
causati dalla presenza degli Hutu ruandesi sul territorio congolese. Come potranno gli Hutu rifugiati
all'estero ritornare in Rwanda, quando molti stanno ancora fuggendo dal paese?
- Chiediamo che gli USA e l'Inghilterra facciano pressione su Kagame per l'apertura di un vero
dialogo inter rwandese. Il rifiuto di tale dialogo da parte sua è causato anche dal loro cieco
appoggio. Il Ruanda rischia di diventare un deserto.
- Chiediamo ai Paesi occidentali di verificare loro stessi la natura reale del regime ruandese, prima
dell'inizio della campagna elettorale e delle elezioni. Chiediamo loro di prendere le misure
necessarie che, insieme all'impegno di tanti cittadini ruandesi, possano offrire finalmente a questo
paese giorni di pace nella verità, la giustizia e la riconciliazione.
Fatto nella Regione dei Grandi Laghi, il 2 aprile 2010
HABIYAREMYE
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