ISHS Art Frutticoltura - Dipartimento di Scienze Agrarie
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ISHS Art Frutticoltura - Dipartimento di Scienze Agrarie
SISTEMI INTEGRATI PER LA GESTIONE DEL FRUTTETO – INNOVAZIONE, MONITORAGGI, GESTIONE DEGLI INTERVENTI Alexandra Boini – Dipartimento di Scienze Agrarie, Università di Bologna In margine al Simposio ISHS, Orchard Systems Symposium “Integrating Canopy, Rootstock and Environmental Physiology in Orchard Systems”, il mondo della ricerca scientifica si è incontrato a Bologna per discutere di frutticoltura e dello stadio di avanzamento delle conoscenze Bologna ha ospitato nel periodo 28 Agosto – 02 Settembre 2016 l’undicesima edizione del Simposio Internazionale della ISHS ed ha riunito i Working Groups che si occupano di Gestione dei Frutteti, Portainnesti e Fisiologia Ambientale. Il programma si è svolto attraverso contributi orali e poster, una escursione giornaliera in campo e la celebrazione dei risultati ottenuti dal Prof. Silviero Sansavini, Professore Emerito dell’Università di Bologna, Socio della ISHS e suo Presidente dal 1994 al 1998. Circa 130 delegati provenienti da tutto il mondo hanno partecipato alle suddette attività. Il programma non ha trattato solo le classiche specie della fascia temperata, dato che ci sono stati interventi interessanti anche sulle specie sub-tropicali e tropicali. Fig. 1 – Discorso di apertura del convegno, tenuto dal Professor Corelli Grappadelli, organizzatore dell’evento (aula del Plesso Universitario, Via Belmeloro). L’incremento demografico della popolazione sfida l’agricoltura moderna a trovare nuovi metodi e tecnologie per aumentare la qualità e la quantità delle produzioni frutticole (e non solo). I partecipanti del simposio hanno portato molti temi relativi alla produzione frutticola, passando dai classici studi fisiologici a programmi informatici che descrivono la crescita dell’albero e la produzione, dello stesso, basati, ad esempio, su variabili climatiche. Nella sessione denominata Training and Architecture, la modellazione (in termini informatici) della crescita dell’albero può aiutare ad avere un frutteto più efficiente. Sono state presentate simulazioni, le quali prevedevano la forma finale della pianta, l’assimilazione dei carboidrati e la distribuzione in classi dei frutti, a sostegno della tematica. I modelli esistenti si concentrano su pesco e mandorlo. Interventi dedicati alla macadamia e al mango hanno fatto capire quanto si sappia poco riguardo a queste specie e di come ci sia bisogno di approfondire la loro fisiologia vegeto-produttiva. L’obiettivo dei nuovi sistemi frutticoli per melo, pero e altre specie è quello di accrescere le produzioni e la scelta delle cultivar e delle loro forma di allevamento sono di fondamentale importanza quando si progettano i sesti di impianto in un nuovo frutteto. L’intercettazione luminosa viene considerata di primaria importanza e le tecniche di potatura vi giocano un ruolo fondamentale. Esistono ambienti (Cile e nord degli Stati Uniti d’America) dove le scottature dei frutti sono una minaccia, sulle quali la ricerca si sta concentrando. Per il controllo della vigoria, la manipolazione dello xilema, ma anche la rimozione delle gemme, possono essere considerate soluzioni valide per razionalizzare le tecniche di potatura. Nella sessione dedicata a queste tematiche, Light management and Pruning, gli interventi che hanno riguardato la meccanizzazione e l’automazione della potatura hanno prevalso su quelli tradizionali, dimostrando una costante evoluzione della materia. I modelli per ora sono concentrati su specie con architettura “semplice”, come può essere la vite, dove è più facile gestire le potature, anche se si sta lavorando su specie più complesse come il melo. La sessione Rootstocks, ha contato il maggior numero di contributi orali e di poster, dando prova di quanto lavoro si stia facendo e del progresso del tema. La maggior parte dei lavori si è concentrata sulla nanizzazione, specialmente su specie della fascia temperata. È stato più volte detto che portinnesti diversi, in ambienti diversi, con terreni diversi, hanno effetti diversi sulle prestazioni delle colture. Alcuni possono modificare la concentrazione ormonale e questo può essere influenzato anche dal tipo di innesto. Alcuni possiedono o impartiscono resistenza a patologie. Alcuni non variano la loro espressione, seppur in ambienti diversi, mostrando aspetti positivi, ma anche negativi. Sono stati presentati metodi basati su marcatori molecolari per velocizzare le selezioni. In mango, la grande vigoria vegetativa deve essere controllata per aumentare la produzione e si stanno identificando i portinnesti più adatti e così è anche per il noce. Si è parlato di come il portainnesto riesca ad avere un effetto anche sulla produzione (in questo caso, ciliegio), in termini di quantità, pezzatura, fermezza della polpa e gradi Brix. Sono stati introdotti anche portinnesti tolleranti all’anossia, i quali potrebbero risultare utili in quegli ambienti soggetti ad allagamenti, o che stanno andando verso una tropicalizzazione del clima. Le escursioni giornaliere si sono svolte nel ferrarese e nell’area di Faenza e Forlì e hanno trattato pomacee e drupacee, rispettivamente. Le forme di allevamento sono state il focus di entrambe (bibaum per le pomacee e fusetto per le drupacee). Sono state anche mostrate soluzioni protettive del frutteto (Alt-Carpò). Fig. 2 – Sessione poster (Plesso Universitario, Via Belmeloro). Nella sessione dedicata alla fisiologia ambientale, si è parlato delle dinamiche dei carboidrati non strutturali, in condizioni ambientali variabili ed è stata fornita una panoramica di come venga influenzata la dormienza, soprattutto in un’ottica di cambiamento climatico. La sessione Tree productivity si è dedicata alle fasi della fioritura e dell’allegagione, due aspetti che stanno ricevendo impulsi nuovi da studi condotti a livello microscopico, in coppia con quantificazione genetica. Si è anche sottolineato che le potenzialità produttive di melo e kiwi si potrebbero ulteriormente aumentare, ottimizzando il sistema di allevamento e la gestione della chioma. È stato mostrato che l’allegagione in melo non è influenzata dalle riserve ridotte, ma dalla densità fiorale alterata. Nella sessione dedicata alle Relazioni Sink/Source sono stati mostrati esempi di come la densità d’impianto, il diradamento e l’area di coltivazione influenzino la produzione finale. Un forte legame ha unito questa sessione con quella dedicata alla Qualità della Frutta, dove si è parlato di tecniche non distruttive per valutare e stimare i tratti qualitativi, da indicatori di maturazione, ad analisi a livello molecolare, fino a kit portabili, i quali informano il frutticultore sul quantitativo di diradante da applicare nel frutteto. La sessione Flowering, Fruit set and Plant growth regulators ha presentato lavori sul diradamento chimico e sui fitoregolatori in pero e melo, mostrando le criticità del momento del dirado e le difficoltà che possono insorgere. Sono stati mostrati lavori sulla biologia e fisiologia di specie sub-tropicali e tropicali, quali l’albero dei chiodi di garofano, mango e il pepe di Tasmania. In chiusura, la sessione dedicata alle Relazioni Idriche e Gestione del Suolo ha dato spunti sulla gestione sostenibile e mirata di irrigazione e suolo, e su come queste metodologie possano aiutare contro la scarsità idrica e terreni difficili. L’uso di reti ombreggianti e fotoselettive, accoppiato ad un deficit irriguo, non ha effetti negativi sulle performance e produzione in melo. Abbassare il regime idrico in ciliegio, in prossimità della raccolta, è possibile senza avere ripercussioni negative sulla produzione. Mantenere un leggero stress idrico non ha effetti significativi neanche quando si parla di uva da tavola. Sempre parlando di vite, l’applicazione mirata di fosforo aiuterebbe a mitigare gli effetti negativi dovuti alla presenza di rame nel suolo. Con questi ultimi interventi si cerca di mandare un messaggio, che è quello di rendere sostenibili le innovazioni tecniche per la frutticoltura, e l’agricoltura in generale. Ma con le previsioni di decrescita dei volumi irrigui, in parallelo con la disponibilità dei terreni, e con la mancanza sempre più marcata delle risorse per la ricerca, le prospettive non sono incoraggianti. Come affrontare questi problemi con la scienza e per aiutare a scegliere le decisioni politiche?