ARRIVA “GEOLOGY AT THE TABLE” UNA
Transcript
ARRIVA “GEOLOGY AT THE TABLE” UNA
COMUNICATO STAMPA ARRIVA “GEOLOGY AT THE TABLE” UNA RICERCA SUL RAPPORTO TRA GEOLOGIA E CIBO IN EUROPA Perché mangiamo determinati cibi in quel preciso luogo e territorio del mondo? Al progetto di EuroGeoSurveys raccontato attraverso le ricette esemplari dei diversi Paesi europei, ha partecipato un staff tutto abruzzese Contiene 27 ricette di 25 differenti territori europei, ma non è il solito libro di cucina. Perché “Geology at the table” racconta e spiega, in maniera educativa e divertente, il rapporto tra la geologia e cibo. Primo al mondo nel suo genere è un nuovo modo per comunicare la varietà della geologia in Europa collegandola a qualcosa che tutti noi amiamo: la buona cucina. Da quello che mangiamo (e beviamo), al modo in cui viene preparato il nostro cibo, la geologia gioca sempre un ruolo. Ogni volta che ci sediamo a tavola per gustare un pasto, i nostri piatti preferiti contengono riferimenti al nostro passato, al presente e al futuro. Il progetto è stato ideato e condotto da EuroGeoSurveys, l’organizzazione internazionale con sede a Bruxelles che raggruppa i Servizi Geologici dei Paesi europei, ovvero le agenzie nazionali responsabili di ricerca, monitoraggio e raccolta delle informazioni sul territorio, sul sottosuolo e sulle sue risorse. Ma questa volta la mappatura del continente europeo realizzata da EuroGeoSurveys è particolare: è una mappatura geografica e alimentare. La geologia è la scienza che studia l'origine, la costituzione, la struttura interna, la storia della Terra e degli organismi che la popolarono e che la popolano. E con il libro Geology at the table, è possibile capire perché mangiamo determinati cibi in quel preciso luogo e territorio del mondo. "Il libro è un altro successo di EuroGeoSurveys – spiega Luca Demicheli, Segretario Generale di EuroGeoSurveys – ed è evidente che si tratta di una pubblicazione particolare e singolare che unisce geologia e gastronomia, due aspetti che in linea di principio sono completamente differenti. La pubblicazione illustra come nella vita di tutti i giorni ognuno di noi ha la sua giusta dose di geologia e come i nostri piatti nazionali sono strettamente legati a essa. Con questa pubblicazione abbiamo voluto avvicinare le persone al misterioso e affascinante mondo che si nasconde sotto i nostri piedi”. La realizzazione di questo importante lavoro è stata possibile attraverso un’impegnativa attività di squadra dove agli specialisti geologi di EuroGeoSurveys, ognuno dal proprio paese d’appartenenza, si è aggiunto uno staff tutto abruzzese: lo storico ristorante Beccaceci di Giulianova con il patron Andrea Beccaceci e con il giovane chef Vito Pepe che hanno preparato, sotto la supervisione del nutrizionista Piero Campanaro (fondatore del sito www.fitomedicina.it), tutte le ricette presenti nel libro, che sono state fotografate dal giovane Erwin Benfatto e realizzate con i prodotti selezionati e forniti dall’azienda Quartiglia, uno dei leader italiani nel mercato del foodservice. Tra i partner della pubblicazione anche Fusionsalt, azienda abruzzese distributrice delle particolari piastre realizzate con sale rosa dell’Himalaya. “Abbiamo aderito subito volentieri all’iniziativa – dice Alessandro Quartiglia, titolare di una delle più importanti aziende italiane per la distribuzione di prodotti e specialità alimentari – perché questo progetto è perfettamente in linea con la nostra filosofia di lavoro. Approfondire l’origine del rapporto tra cibo e territorio rappresenta una matrice culturale indispensabile per chi, come noi, nella selezione dei migliori prodotti agroalimentari tipici, va alla ricerca non solo del prodotto più esclusivo ma anche quei produttori che siano in grado di interpretarlo in maniera più autentica, nel rispetto delle stagioni, delle tradizioni e dei luoghi”. “Abbiamo partecipato con vero piacere allo sviluppo di questa iniziativa - spiega Andrea Beccaceci dell’omonimo ristorante di Giulianova, in Abruzzo, che si è offerto di realizzare le ricette – perché per il nostro giovane chef Vito Pepe è stata un'occasione per misurarsi con ingredienti, tecniche, identità e culture gastronomiche diverse dal nostro quotidiano. Devo dire che il risultato finale, grazie anche al giovane fotografo Erwin Benfatto, è stato molto soddisfacente oltre che motivo di arricchimento professionale per tutti noi” Il libro apre con una panoramica sull’evoluzione geologica dell’Europa nel corso dei secoli e spiega come il continente sia stato profondamente segnato da numerosi processi geomorfologici ed eventi climatici. Ad esempio, come la zona meridionale sia coinvolta da attivi processi tettonici associati ad attività sismica e vulcanismo; come vi siano antiche tracce vulcaniche anche in altre parti d’Europa apparentemente tranquille quali l’Irlanda, la Scozia, la Norvegia; come il potere erosivo dei fiumi abbia determinato la morfologia delle pianure nel corso del tempo; come il continuo susseguirsi di periodi glaciali e interglaciali, ancora attivi in alcune aree, abbia contribuito a modellare il paesaggio che vediamo oggi. Tutto ciò ci conduce lungo un percorso tanto variegato quanto affascinante all’interno della natura, dandoci la possibilità di capire perché ciò che mangiamo ha un determinato aspetto, odore e sapore. Il messaggio principale è proprio che la geologia ha un ruolo fondamentale nel modo in cui viene preparato il nostro cibo, le sue sostanze nutritive o i materiali che usiamo per cucinarlo. Ogni piatto ha almeno un legame con la geologia della zona: o il tipo di roccia, dove si coltivano gli ingredienti, la morfologia in cui vengono allevati gli animali, l'evoluzione geologica della costa e gli estuari in cui si catturano i pesci, i luoghi in cui vengono cucinati i piatti o alcuni minerali di base per la nostra cucina come il sale. Pensiamo alla Francia, che agli occhi di chi la visita si rivela terra di contrasti e di diversità di paesaggio che rispecchia una complessità geologica: granito, arenaria, calcare, argilla, sabbia, compongono il territorio del paese, manifestandosi al meglio come nell’Alsazia, regione di nordest conosciuta per la qualità della sua cucina e dei vini che produce. Pensiamo alle more artiche della Finlandia, difficilmente reperibili nelle foreste del freddo nord, preziose per i dessert scandinavi. E poi ai teneri cavolini belgi di Bruxelles e il loro successo direttamente collegato alla geomorfologia della città, sorta nella pianura alluvionale del fiume Senne, dove i famosi ortaggi, sembra si adattino alla perfezione; all’isola greca Santorini con i suoi 202 giorni di sole all’anno, una temperatura media annua di 17,5 °C, scarse precipitazioni, elevata umidità e un terreno composto da depositi di pomice e lava, che favoriscono la produzione di eccellenti prodotti come fava, pomodoro e uva. Ancora, pensiamo al terreno sabbioso della Germania come la cornice ideale per la coltivazione dei gustosi asparagi bianchi e quello dell’Austria che, composto da sabbia di quarzo, argilla e calcare, riesce a donare vini prestigiosi. Altrettanto particolari sono le oosterschelde lobsters dei Paesi Bassi, astici blu tendenti al nero (da molti considerati i migliori del mondo per il loro sapore delicato e la struttura compatta) che solitamente vivono su un substrato roccioso e che trovano la loro massima espressione nei pressi di pontili e argini. Gammeldalen è invece una delle zone più famose della Norvegia dove le regolari precipitazioni mantengono fiorente la vegetazione che cresce su roccia calcarea e che assicura a ovini e bovini un’alimentazione sana e al consumatore un cibo delizioso. In Portogallo infine c’è il cozido das furnas, uno stufato dell’isola Sao Miguel dell’Arcipelago delle Azzorre, che utilizza il calore della lava prossima alla superficie della terra (geotermico) come una pentola a pressione: è d’uso interrare un contenitore d’acciaio con salcicce, pesce, verza e mais, che dopo un paio di giorni consente di gustare un piatto davvero squisito. All’interno di Geology at the table, uno spazio speciale è dedicato all’Italia, un paese geologicamente giovane, in cui convivono Alpi, Appennini, valli, fiumi e le isole più grandi del Mediterraneo. Sfogliando le pagine si scopre perché solo qui si può mangiare una deliziosa mozzarella di bufala e, in particolare, in una specifica area della penisola. E perché il fungo porcino borgotaro boletus ha ottenuto il riconoscimento IGP. In Campania, nella provincia di Salerno, è presente la rigogliosa Piana del Sele che si estende per circa 500 kmq lungo il percorso dell’omonimo fiume. Fino alla metà del Ventesimo secolo questa zona era paludosa e malarica, la cui bonifica ha però determinato un enorme sviluppo dell’agricoltura e dell'allevamento, in particolare di bufali. Questo ambiente, ricco di sedimenti e depositi trasportati dal fiume durante i frequenti alluvioni, presenta numerosi stagni e paludi, habitat particolarmente ideali per l’allevamento di bufali. Invece nei boschi situati lungo la dorsale appenninica, ricadenti nei comuni di Albareto, Borgotaro e Pontremoli, la raccolta dei funghi è una consuetudine che si tramanda da molti secoli. Qui nasce e cresce il Fungo di Borgotaro con le sue quattro specie di porcino “boletus edulis”, “boletus aereus”, "boletus aestivalis” e “boletus pinicola”. Un fungo che si distingue per l’aroma profumato e l’odore pulito che le querce, i castagni e i faggi sotto cui vive, trasferiscono nel suolo. Relazioni con i media: VIRGOLACOM – rif. Massimo Di Cintio tel. 335.5302801