2002 Al servizio della speranza

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2002 Al servizio della speranza
FERNANDO CHARRIER
Per grazia di Dio e della Sede apostolica
Vescovo di Alessandria
ITINERARIO PASTORALE
2001-2002
AL SERVIZIO DELLA SPERANZA
PREMESSA
"I
l nostro passo, all'inizio di questo nuovo secolo, deve farsi più spedito nel
ripercorrere le strade del mondo. Le vie sulle quali ciascuno di noi, e
ciascuna delle nostre Chiese, cammina, sono tante, ma non v'è distanza tra
coloro che sono stretti insieme dall'unica comunione, la comunione che ogni giorno si
alimenta alla mensa del Pane eucaristico e della Parola di vita. Ogni domenica il
Cristo risorto ci ridà come un appuntamento nel Cenacolo, dove la sera del "primo
giorno dopo il sabato" si presentò ai suoi per ‘alitare’ su di loro il dono vivificante
dello Spirito e iniziarli alla grande avventura dell'evangelizzazione" (NMI n. 58).
La nostra Chiesa "prosegue il suo pellegrinaggio fra le persecuzioni del mondo
e le consolazioni di Dio" (S. Agostino, De Civitate Dei, 51, 2), anche se non è esente
dalle controtestimonianze dei suoi figli; fiduciosa, tuttavia, nell'aiuto del suo Signore
e dello Spirito di Dio che la sospinge e la invita ad incamminarsi senza timori nella
società dei terzo millennio. Questa sicurezza di aiuto la dispone ad operare i
cambiamenti necessari, nell'ambito pastorale e nelle forme di evangelizzazione e ad
assumere nuove iniziative che palesino utili al suo servizio dell'annuncio del Vangelo
(1). Le coordinate per “la nuova evangelizzazione” le trae, anche per il presente anno
pastorale, dagli orientamenti del Vaticano II, dalla Lettera apostolica "Novo millennio
ineunte", dagli Orientamenti della CEI per il primo decennio del terzo millennio e dal
XVI Sinodo diocesano. A queste fonti fa riferimento con la volontà di rileggere
questi testi per approfondirne e verificarne la fecondità e l'attualità. Sono di ulteriore
aiuto le Lettere pastorali degli anni 1999-2000 e 2000-2001, che instradano la Chiesa
alessandrina su una ripresentazione dell'iniziazione cristiana, dei sacramenti che la
accompagnano e degli strumenti catechistici e liturgici che la preparano e la
motivano. È stato ricordato negli anni addietro, tramite numerosi momenti di
preparazione culturale, che "tutte le strategie catechistiche e celebrative di questi
operosi ed entusiasmanti anni passati non sono state in grado di ricondurre i
sacramenti dell'iniziazione cristiana in quel contesto di fede che è loro proprio e che
permette di conoscere correttamente il significato di questi sacramenti" (2). Ne è nata
la convinzione e la necessità di dover compiere una seria e sincera revisione di
mentalità e di comportamenti al fine di ovviare a questo insuccesso e, sul
convincimento che lo Spirito rigenera i cuori dei credenti, di offrire la possibilità agli
adulti, ai bambini e ai ragazzi, di vivere la gioia della vita cristiana.
Le nuove proposte della Chiesa italiana per l'iniziazione cristiana degli adulti,
dei fanciulli e dei ragazzi dai 7 ai 14 anni mirano ad annunciare il Vangelo in un
mondo che cambia. Non ci può essere nessuna autentica "nuova evangelizzazione"
senza un radicale rinnovamento pastorale che accompagna tale iniziazione; e non si
deve dimenticare che dare vita ai cristiani e il compito primario della Chiesa, madre e
maestra. L'esortazione dei Vescovi italiani, soprattutto per il prossimo decennio, è
l'invito ad una radicale "conversione pastorale" (3).
La nostra Chiesa alessandrina, fin dal Sinodo diocesano, si e resa disponibile a
questa conversione accogliendo la proposta dell'Episcopato italiano per una revisione
della pastorale dell'iniziazione cristiana (4). La proposta CEI riguarda in modo
speciale gli adulti e i ragazzi che non hanno ancora ricevuto il Battesimo. Tuttavia lo
stesso itinerario, con i dovuti adattamenti, viene opportunamente proposto per coloro
che sono stati battezzati da piccoli e che intendono portare a compimento la loro
iniziazione cristiana con dignità e serietà celebrando il sacramento della
Confermazione e partecipando per la prima volta alla Mensa Eucaristica (5). Si tratta,
quindi, dì un itinerario di tipo catecumenale che coinvolge attivamente i ragazzi, la
famiglia e la comunità cristiana.
GESÙ VIA, VERITA E VITA
C
risto Gesù, unico e universale Salvatore è all’inizio e al termine del cammino
che ci proponiamo. È necessario, perciò, mettersi alla sua ricerca, non perché
Egli sì nasconda, ma a motivo della incapacità umana a vederlo presente
nella vita quotidiana; afferma infatti: "Sono con voi tutti i giorni, fino alla fine del
mondo" (6); non solo, ma promette di manifestarsi "ogni volta che due o tre sono
riuniti nel suo nome" (7).
Senza di Lui non possiamo fare nulla; d'altra parte non sono le opere umane
che istituiscono nel mondo il suo Regno, ma il suo Spirito, che costituisce la Chiesa
quale strumento di salvezza, la custodisce e l'aiuta perché, in fedeltà al suo Vangelo,
annunci ciò che in lui si e compiuto (8).
Ogni Chiesa e ogni credente, perciò, crescono nella gioia e nella speranza
annunciando e vivendo il Risorto; è la risurrezione, infatti, il fondamento della fede e
della speranza del credente (9): qui sta la sicurezza, al di là di ogni dubbio e
tentennamento, che la vita ha vinto la morte e che se Cristo è risorto anche noi
risorgeremo (10). La Risurrezione, inoltre, è accompagnata dall'effusione dello
Spirito Santo senza la cui azione potente, "l’orizzonte della nostra speranza si farebbe
labile e nell'ora della prova e della debolezza non potremmo far altro che venire
meno" (11).
E' ancora lo Spirito che pone in piena comunione con tutti gli uomini del
mondo; così che nessuno è più estraneo al cristiano, nessuno è nemico, nessuno è
straniero. Non sono da ricercare altrove la ragione e il coraggio per sentire le ansie, le
tristezze o le speranze e le gioie degli uomini sparsi nel mondo: lo Spirito dell'amore
lega ogni uomo con un vincolo di fraternità che non può essere trascurato o
avversato.
Pur nella libertà di poter rifiutare l'amore del Padre, l'uomo non può spegnere il
desiderio dì essere amato, e di poter sperare che l'aspirazione e il desiderio di una vita
senza fine non finiscano in una tomba, anche se sontuosa.
Risvegliare quest'amore, dare speranza con una fede forte nell'Unico che tutto
questo promette e dona, è l'obiettivo che la Chiesa alessandrina si pone in senso
prioritario; in altre parole fa proprio, come gli anni scorsi, l'attuale invito del Papa:
"Duc in altum! Questa parola risuona oggi per tutti, ed invita a fare memoria grata del
passato, a vivere con passione il presente, ad aprirsi con fiducia al futuro: Gesù Cristo
è lo stesso, ieri, oggi e sempre" (12).
DISCERNERE IL PRESENTE
N
on ritorno sulle analisi della situazione e sui cambiamenti culturali e sociali
che di giorno in giorno si attuano nella presente società (13); né è necessario
riflettere nuovamente sullo "specifico alessandrino"; su tali argomenti si è
riflettuto nel Sinodo diocesano e nel "dopo Sinodo". Tuttavia oggi ancora è
necessario mettersi in ascolto e in dialogo con gli abitanti della terra alessandrina per
condividerne le speranze ed offrire il servizio evangelico della verità della speranza e
dell'amore. Se si e attenti ascoltatori si potrà scoprire nella cultura e nella vita degli
uomini d'oggi i germi del Regno di Dio, a volte nascosti nel profondo del cuore.
Si è, nondimeno convinti che nella gente della diocesi alessandrina
permangono in una certa misura sia l'analfabetismo religioso, sia una mentalità di
materialismo pratico, sia la mancanza di senso morale, sia il relativismo religioso ed
etico, uniti ad un certo smarrimento per quanto concerne la vita religiosa. Ci si deve,
perciò, interrogare se la comunicazione della fede cristiana può aver luogo da com'è
annunciato e vissuto il Vangelo dai singoli credenti. Le parrocchie, inoltre, sono
comunità vive ed evangelizzanti? Il requisito missionario è la caratteristica
fondamentale delle parrocchie e delle aggregazioni laicali? I "progetti" e i "piani"
pastorali diocesani degli scorsi anni, tendenti a far acquisire la mentalità missionaria e
a vivere il "sensus ecclesiae", sono rimasti lettera morta? Nel pellegrinaggio dei
Sacerdoti alla Verna si e domandato perdono delle infedeltà personali e comunitarie
(14); può, questa essere una ulteriore manifestazione di volontà a proseguire nel
cammino intrapreso nel XVI Sinodo diocesano? (15) Forzata o risponde a verità? La
Liturgia Eucaristica inizia con la manifestazione di volontà di conversione; fedeltà
vuole che questa sia tradotta in atti concreti.
MEZZI ED INIZIATIVE
P
er essere discepoli del Signore ed annunciatori dei suo Vangelo e
indispensabile conoscere, amare e vivere della sua parola. Abbiamo nel
passato, ne fanno fede le Lettere Pastorali degli ultimi due anni, focalizzato
questa priorità; è bene, tuttavia, richiamare la necessità che le comunità sia
parrocchiali, sia religiose, sia delle aggregazioni laicali, diano spazio e tempo a
questo fondamentale impegno. Già l'apostolo Paolo affermava: "Cristo non mi ha
mandato a battezzare, ma a predicare il Vangelo; non però con un discorso sapiente,
perché non venga resa vana la croce di Cristo" (16). Tale priorità richiede, anche da
parte di chi evangelizza, di lasciarsi evangelizzare, e di vivere della parola di Dio con
l'aiuto dei "tempi e dei momenti liturgici"; l'anno liturgico, infatti, e Ia struttura
portante di ogni itinerario pastorale"(17).
Per formarsi ad un cristianesimo vissuto con fedeltà è indispensabile un
impegnato progetto catechistico, che aiuti a possedere una fede pensata e adulta,
"capace di tenere insieme i vari aspetti della vita facendo unità di tutto in Cristo"
(18). Se e determinante, nell'attuale situazione religiosa, la "prima evangelizzazione",
tema preso in esame nei piani pastorali dell'ultimo decennio, è altrettanto essenziale
una catechesi adatta ai tempi e alle situazioni, che parta dall'ascolto intelligente delle
Scritture e della Tradizione. Lo sforzo di sussidiare una catechesi che faccia
riferimento al piano pastorale di questi anni, incentrato sull'iniziazione cristiana, deve
essere coraggiosamente accolto e attentamente applicato.
I momenti e i tempi liturgici sono preziosi incontri con il Signore. Si deve
"valorizzare" la domenica, "giorno fatto dal Signore e Pasqua settimanale"; ed è
necessario porre attenzione, come si accennava precedentemente, al cammino
dell'anno liturgico per ripercorrere la storia e la realtà della nostra salvezza. Bisogna
abbandonare la consuetudine, invalsa in molte comunità di guardare solo alle
solennità, a volte celebrate più con animo laicista che con fede; i tempi forti dell'anno
liturgico (Avvento, Quaresima e Tempo pasquale) come i tempi ordinari
costituiscono la struttura fondante per ogni itinerario di vita cristiana. Una puntuale
catechesi in questi tempi liturgici e una altrettanto utile esperienza di vita cristiana
può far emergere, per i credenti, l'orientamento verso l'edificazione del Regno di Dio.
La stessa vita quotidiana con i suoi incontri, il più delle volte casuali, è luogo
di dialogo e di ascolto assai utile per annunciare e rendere visibile il cristianesimo;
essere capaci di suscitare domande sulla qualità della vita cristiana vissuta in
semplicità e, tuttavia, con coraggio, è una prima evangelizzazione sull'esempio delle
prime comunità cristiane che si distinguevano per l'amore reciproco, per l'accoglienza
e la semplicità dì cuore. Per il cristiano è un imperativo l'esortazione di Paolo: "Sia
dunque che mangiate, sia che beviate, sia che facciate qualsiasi altra cosa, fate tutto
per la gloria di Dio. Non date motivo di scandalo né ai Giudei, né ai Greci, né alla
Chiesa di Dio; così come io mi sforzo di piacere a tutti in tutto, senza cercare l'utile
mio ma quello di molti, perché giungano alla salvezza" (1Cor 10, 31-33).
Questo atteggiamento alimenta la vita missionaria sia verso coloro che cristiani
non sono, sia con coloro che pur battezzati non vivono legami di piena comunione
con la Chiesa. Non e, ormai, inevitabile rivolgersi ai Paesi del terzo mondo per vivere
la "missio ad gentes": la cultura che domina la nostra società non è lontana dal
paganesimo. La Nota pastorale per il primo decennio del duemila sollecita ad offrire
"itinerari di iniziazione e di catecumenato vero e proprio" per i "cristiani della soglia"
che hanno bisogno di cammini per ricominciare l'esperienza cristiana. Al centro del
rinnovamento della Chiesa "va collocata la scelta di configurare la pastorale secondo
il modello dell'iniziazione cristiana, che - intessendo tra loro testimonianza e
annuncio, itinerario catecumenale, sostegno permanente della fede mediante la
catechesi, vita sacramentale, mistagogia e testimonianza della carità - permette di
dare unità alla vita della comunità e di aprirsi alle diverse situazione spirituali dei non
credenti, degli indifferenti, di quanti si accostano o si riaccostano al Vangelo, di
coloro che cercano alimento per il loro impegno cristiano"(19).
L'incontro con la città è un'ulteriore manifestazione della volontà di porre tutta
la Chiesa alessandrina in dialogo con la cultura e il mondo moderno per trarne nuova
occasione di annuncio del Vangelo. Non ci si impone di dire molte parole quanto di
ascoltare e di offrire testimonianze dell'interesse per questo nostro mondo che Dio ha
tanto amato da dare il suo Figlio unigenito (20). Anche l'incontro con gli uomini della
città di Alessandria è ripetere quanto il Signore ha fatto con i discepoli di Emmaus: a
questi che se ne andavano delusi si accosta, li accompagna e si fa carico del loro
scoraggiamento; li rincuora colloquiando con loro sulla verità della vita del Messia.
E' questo che ci si propone con l'iniziativa dell'incontro con la città: proseguire il
dialogo iniziato con il Sinodo diocesano.
IL CAMMINO DELLA NOSTRA CHIESA ALESSANDRINA
N
on e possibile una autentica nuova evangelizzazione, fortemente richiesta
dalla Chiesa universale e dalle Chiese che vivono in Italia, se non a
cominciare da quei sacramenti dell'iniziazione cristiana che, per loro natura,
si inseriscono in un contesto di "annuncio e non possono essere semplici "riti di
passaggio", consuetudini sociali o abitudini devozionali. Il momento della nascita è
condizionante per tutta l'esistenza. Questo vale anche per la "nascita al
cristianesimo". L'attuale situazione pastorale, che da anni è ovunque oggetto di
giustificate lamentele, è la prova che l'iniziazione cristiana e difettosa. La proposta
evangelica lascia l'uomo sempre libero di rifiutare, ma la Chiesa è tenuta ad
annunciare correttamente i contenuti e le esigenze della fede, senza per questo venire
meno alla misericordia, nella consapevolezza che la grazia della salvezza non è legata
ai sacramenti (21).
Ci si e convinti che "gli stessi fanciulli battezzati hanno bisogno di essere
interpellati dall'annuncio del Vangelo nel momento in cui iniziano il loro cammino
catechistico. Sempre più spesso, infatti, non si può presupporre quasi nulla riguardo
alla loro educazione alla fede nelle famiglie di provenienza. L'incontro con i
catechisti diviene per i fanciulli una vera e propria occasione di ‘prima
evangelizzazione’. È importante che venga annunciato loro il Vangelo della vita
buona, bella e beata che i cristiani possono vivere sulle tracce del Signore Gesù.
Vitale è la qualità kerygmatica e mistagogica degli incontri: i fanciulli vanno condotti
a compiere l'atto di fede, il gesto della preghiera, la partecipazione alla liturgia e
soprattutto a trovare alimento costante nel rapporto con Gesù, lasciandosi
accompagnare dalla sua vita narrata dai Vangeli. Questa attenzione dovrà
accompagnare ancor più la catechesi dei ragazzi e dei giovani e ci dovrà sospingere a
ripensare costantemente l'iniziazione cristiana nel suo insieme e gli strumenti
catechistici che l'accompagnano" (22).
La proposta della Chiesa italiana di riportare i sacramenti dell' iniziazione
cristiana all'interno di un maggiore contesto di fede, anche se adottata dal XVI
Sinodo diocesano, e stata accolta, in un primo tempo, con una certa comprensibile
preoccupazione; e, tuttavia, ha costretto tutti, sacerdoti e laici, a porsi domande
radicali sul significato di questi sacramenti e sulla prassi pastorale che li contorna.
Tale proposta, infatti, sconvolge le consolidate strutture pastorali, ed e stato
comprensibile che iniziative sporadiche, frutto di buona volontà e di creatività
dessero vita a qualche malinteso e ad un certo divario tra i principi e la prassi
concreta. È stato un timido inizio, ma inizio è stato.
A partire da questo avvio è necessario, di qui in poi, strutturare un cammino
catecumenale, con gli opportuni adattamenti. Intanto sì è cominciato a parlare fra il
popolo cristiano dei necessari cambiamenti per dare verità, significato, serietà ai
sacramenti dell’iniziazione cristiana che costituiscono la nascita del cristiano e, al
tempo stesso manifestano agli occhi del mondo l'identità e la missione della Chiesa e
di ogni cristiano.
Si è così timidamente iniziato il cammino della "nuova evangelizzazione". Non
si è ancora fatto molto, sia a livello diocesano sia parrocchiale; eppure, alla luce degli
orientamenti autorevoli che la Chiesa pone nelle nostre mani, dobbiamo proseguire
con convinzione e decisione verificando il lavoro fatto, correggendo, integrando,
programmando il cammino da percorrere per raggiungere lo scopo che ci siamo
proposto: una Chiesa che annuncia correttamente il Vangelo, l'identità e la missione
del cristiano attraverso la parola, la celebrazione e la testimonianza di una vita fedele
al Vangelo.
II
L’INIZIAZIONE CRISTIANA
PRINCIPI CHE PRESIEDONO ALL’ITINERARIO
DELL’INIZIAZIONE CRISTIANA
D
a quanto detto sin qui e dagli "Orientamenti" della CEI si può trarre in sintesi il
seguente percorso.
Il primato dell'evangelizzazione. L'oggetto fondamentale di ogni annuncio e
catechesi è la parola di Dio e la storia della salvezza è il cuore della catechesi; la
riflessione teologico-sistematica è successiva all'itinerario di iniziazione. Una tale
realtà sollecita a cambiare contenuti e metodologie catechistiche.
Rapporto tra iniziazione e comunità cristiana. L'itinerario di iniziazione
cristiana non è "una faccenda privata"; esso deve esprimere chiaramente la "maternità
della Chiesa": è la comunità che accoglie, genera e alimenta la vita cristiana. Tutti i
sacramenti, ma in particolare quelli dell'iniziazione cristiana, appartengono all'intero
corpo della Chiesa, lo manifestano e lo implicano" (23).
Stretta e organica connessione dei tre sacramenti. Deve apparire chiaro che,
anche nel caso di chi è stato battezzato da piccolo, i sacramenti dell'iniziazione
cristiana sono intimamente legati fra loro e costituiscono come un unico organismo
sacramentale che, attraverso tre segni distinti, esprime e realizza la nascita del
cristiano. Non tenendo presente questo legame, il comune denominatore teologico, si
rischia un travisamento del significato di questi sacramenti e si dà vita ad una
pastorale non corretta e, a volte, persino deviante.
Nel contesto dell'anno liturgico. La dimensione ecclesiale dell'iniziazione
cristiana, come di ogni altra attività pastorale, si manifesta e sì alimenta inserendosi
nell'anno liturgico, che costituisce la struttura fondamentale con la quale la Chiesa
annuncia e comunica la salvezza di Dio. L'itinerario catechistico come i sacramenti
dell'iniziazione cristiana, eccetto i casi particolari, non sono scanditi da fattori privati,
ma dai ritmi di vita della Chiesa, corpo di Cristo, di cui si è chiamati a diventare
membra.
Attenzione alle persone e gradualità. Se il cammino della fede non è
individuale resta tuttavia personale; pertanto non ha scadenze uguali per tutti (24).
Con prudente, saggia e rispettosa attenzione alle persone, e necessario, almeno in
linea di principio, evitare dì collegare tassativamente l'itinerario catechistico e i
sacramenti all'età o alla classe scolastica. Infatti, non si tratta di una semplice
preparazione intellettuale, ma di un cammino di convinzioni, di impegni personali, di
inserimento nella comunità che non hanno per tutti lo stesso ritmo di crescita. Questo
comporta un cambiamento radicale che richiede tempi lunghi, ma che bisogna
incominciare a preparare.
SOGGETTI DELL'INIZIAZIONE CRISTIANA
L
a dimensione ecclesiale della fede e dell'iniziazione cristiana fa sì che
l'itinerario che conduce ai sacramenti non si risolva in un rapporto quasi
privato con un catechista, ma sia opera della comunità ecclesiale.
Il primo soggetto è lo Spirito Santo Il richiamo allo Spirito Santo non è un alibi
devoto per evadere dalle proprie responsabilità. Si tratta, al contrario, dì assumere
responsabilmente precisi impegni per essere collaboratori fedeli di un'opera che è
soprattutto di Dio (cfr. Orientamenti, nn. 23-25). Una consapevolezza che deve
incidere profondamente sulla personalità del catechista e sullo stile del catechismo. Il
catechista è soprattutto un testimone che "apre" a Dio, e l'incontro catechistico è
soprattutto un momento di "preghiera", di esperienza della presenza di Dio. È
un'occasione per far sperimentare la preghiera con i salmi che per il loro genere
letterario ricco di immagini sono adatti ai ragazzi più di quanto non si pensi.
I ragazzi stessi non sono soggetti passivi. Non si tratta di indottrinare, ma di
formare persone capaci di leggere la presenza di Dio nella storia quotidiana, capaci di
discernere e di scegliere liberamente e responsabilmente, capaci di farsi convinzioni
personali e testimoniarle con coraggio. Per questa ragione e necessaria una corretta
familiarità con la Bibbia.
La famiglia e per sua natura il luogo del primo annuncio per la trasmissione
delle verità della fede. Stando alla Scrittura e alla tradizione ebraica la famiglia ha
fondamentalmente questo scopo: trasmettere la fede nel compimento della promessa
del Salvatore. Se la famiglia cristiana rinuncia a questa missione, non accompagna i
figli nell'itinerario dell'incontro con Dio e non accetta di essere in qualche modo
coinvolta o, peggio, propone e impone una visione semplicemente sociologica,
scorretta e deviante dei sacramenti dell'iniziazione cristiana, e quasi inevitabile
l'inefficacia pastorale al riguardo (25).
La comunità cristiana è il segno concreto e visibile della dimensione ecclesiale
della fede. L'assenza totale della comunità, e degli adulti in genere, nell'itinerario
dell'iniziazione cristiana, non solo è dannosa ai ragazzi che così percepiscono i
sacramenti della fede come manifestazione per bambini, ma e anche dannosa alla
comunità stessa che viene a perdere un'occasione per risvegliare il senso delle sue
origini, e per ritornare continuamente alla sorgenti della propria fede (26). In questo
contesto ha particolare significato la figura dei vescovo, primo responsabile
dell'iniziazione cristiana che, come tale, deve sempre apparire nei momenti più
impegnativi della comunità diocesana, zonale e parrocchiale.
Il gruppo "è l'ambiente umano in cui concretamente il fanciullo incontra e fa
l'esperienza della Chiesa"; perché sia un autentico strumento a servizio
dell'iniziazione cristiana deve essere "ben caratterizzato ecclesialmente, accogliente,
catecumenale, esperienziale" (27). Non si identifica pertanto con la classe scolastica,
ne semplicemente con i compagni di gioco anche se quest'ultimo aspetto è importante
per il ragazzo e costituisce un elemento da non sottovalutare nell'itinerario
dell'iniziazione cristiana. La caratterizzazione ecclesiale del gruppo si manifesta
anche con l'eventuale presenza e contributo di persone adulte: genitori, padrini,
persone impegnate nella parrocchia che offrono la loro testimonianza.
Il catechista, accompagnatore, animatore non è una persona isolata, ma
chiaramente "inviata" dalla comunità e da chi ne ha la responsabilità pastorale. Non è
un semplice "insegnante", ma un pedagogo, una guida, un compagno di viaggio sullo
stile del viandante dì Emmaus. Una persona che si rende presente anche in altri
momenti e che e chiaramente presente nella comunità parrocchiale. Si tratta, quindi,
di una figura che, forse, richiede oggi una verifica.
IL METODO
"O
gni itinerario di iniziazione cristiana è un tirocinio di vita cristiana.
Esso deve prevedere tutti gli elementi che concorrono all'iniziazione:
L'annuncio, ascolto e accoglienza della parola; l'esercizio della vita
cristiana; la celebrazione liturgica; e l'inserimento nella comunità cristiana" (CEI,
Orientamenti 11, n. 30).
La catechesi è pertanto corretta quando fonde insieme questi quattro elementi.
Il catechismo non si esaurisce attorno ad un tavolo. Anche la stessa metodologia
dell'incontro catechistico deve sempre tenere conto di queste dimensioni.
III
IL PROGRAMMA PERL L'ANNO 2001-2002
PROPOSTE GENERALI
D
opo aver esaminato nella prima parte di questo programma le difficoltà
dell'itinerario di iniziazione, i primi tentativi, la necessità di un
rinnovamento, le deboli risposte delle comunità, riprendendo fiducia ed
accogliendo l'invito del Pontefice: "Duc in altum" ci poniamo la domanda come è
possibile continuare questo cammino.
Ecco le proposte generali:
1. Coinvolgere sempre i genitori non con imposizioni, ma mettendoli a
conoscenza degli orientamenti della Chiesa e delle ragioni che stanno alla radice di
tali orientamenti. Strumento di aggiornamento e di riflessione può essere il
documento del Consiglio permanente della CEI: “L'iniziazione cristiana, 2
Orientamenti per l'iniziazione dei fanciulli e dei ragazzi dai 7 ai 14 anni". L'Ufficio
catechistico diocesano offrirà una scaletta dì massima per questi incontri con i
genitori; ove si ritiene opportuno, in considerazione della dimensione delle
parrocchie, tali incontri possono essere programmati per zona.
2. Si deve essere attenti a non isolare il sacramento del battesimo. In occasione
di tale celebrazione potrebbe essere assai utile offrire ai genitori, primi educatori della
fede per ì loro figli, il Catechismo dei bambini. Ogni anno, in occasione di una
celebrazione per i bambini da 0 a 6 anni, è opportuno offrire anche sussidi e stimoli
per l'uso del catechismo ricordando, pertanto, ai genitori il loro compito e
favorendone l'esercizio.
3. Non esiste una norma che determini l'inizio della catechesi parrocchiale per i
fanciulli che sono già stati battezzati da piccoli. La si può iniziare anche a 6/7 anni,
sempre con quelle caratteristiche, di cui si è detto più sopra, che prevedono il
coinvolgimento dei genitori; coinvolgimento tanto più grande quanto più i figli sono
piccoli. Tenendo conto della situazione attuale è comunque opportuno che il
catechismo parrocchiale inizi attorno agli 8/9 anni. Comunque due anni prima della
partecipazione all'Eucaristia che, nella nostra progressiva attuazione della proposta
CEI, nell'anno pastorale in corso dovrebbe coincidere per tutti nel quarto o nel quinto
anno del ciclo elementare. Sempre in questo progressivo adattamento, la
Confermazione dovrebbe essere conferita dopo altri due anni di "tirocinio", cioè in
coincidenza. con la prima o la seconda classe media. In attesa di sussidi più adatti al
nuovo itinerario, sì usino i catechismi CEI, ovviamente non come un libro scolastico,
ma con scelte funzionali al programma della nostra Diocesi, tenendo presente che i
primi due anni sono soprattutto un recupero dell'itinerario battesimale e
un'educazione alla penitenza in vista dei primo incontro con Cristo Eucaristia.
L'Ufficio catechistico diocesano dettaglierà meglio il programma di massima per
aiutare i catechisti.
4. Nel corso dell'anno pastorale devono essere tenuti presenti alcune momenti
forti per coinvolgere la comunità locale: la presentazione dei gruppi alla comunità; la
consegna del libro di catechismo o del Vangelo da leggere in famiglia; nei primi due
anni si può pensare anche alla "solenne consegna" delle più importanti preghiere
cristiane in un contesto celebrativo, ecc. È opportuno prevedere anche qualche
celebrazione per genitori e figli insieme. In particolare il deve ritrovare la sua
originaria identità di tempo strettamente legato l'iniziazione cristiana e alla
conversione di chi intende richiamare le radici della propria fede. Celebrazioni
penitenziali e riti particolari nelle domeniche di quaresima per tutti, ma in particolare
per coloro che si preparano alla Confermazione e alla messa di Prima comunione,
sono assai opportune. Anche per questo itinerario l'Ufficio catechistico e l'Ufficio
liturgico sono impegnati ad offrire sussidi per celebrazioni corrette sotto tutti i punti
dì vista.
5. Con prudenza e con modalità diverse da quelle con le quali vengono oggi
celebrate le messe di Prima comunione, si può anche pensare di inserire alcuni dei
sacramenti dell'iniziazione cristiana nella Veglia pasquale. È bene tuttavia non
procedere a questa sperimentazione senza i permesso specifico del Vescovo sia
perché per una iniziativa di questo genere ci vuole una lunga preparazione, sia per
non creare sperequazioni tra le parrocchie, sia per il numero di ragazzi, sia ancora
perché molti cristiani hanno poca familiarità con la celebrazione della Veglia
pasquale.
6. Per quanto riguarda la Confermazione, dopo l'esperimento dello scorso anno,
forse è opportuno prevedere modalità diversificate per le zone pastorali onde ovviare
assemblee troppo numerose con ovvi e inevitabili disagi. Tuttavia non è da
tralasciare, anche per l'efficacia educativa, la celebrazione di più comunità assieme.
7. Nel caso di fanciulli e ragazzi non ancora battezzati si devono rispettare tutte
le tappe e i riti previsti dal capitolo quinto del RICA e dalla guida che è stata
pubblicata nel mese di maggio dall'Ufficio catechistico nazionale. Questi ragazzi
possono essere inseriti opportunamente nel gruppo dei coetanei già battezzati,
sebbene con alcuni riti loro riservati. Anzi, questa e proprio l'opzione della CEI
poiché tali presenze costringono tutti a ritrovare il senso e i contenuti
dell'evangelizzazione (Cfr. Orientamenti II, n. 51).
AVANTI CON SPERANZA!
"A
ndiamo avanti con speranza!... Il Figlio di Dio, che si è incarnato
duemila anni or sono per amore dell'uomo, compie anche oggi la sua
opera: dobbiamo avere occhi penetranti per vederla, e soprattutto un
cuore grande per diventare noi stessi strumenti ... Il mandato missionario ci introduce
nel terzo millennio invitandoci allo stesso entusiasmo che fu proprio dei cristiani
della prima ora: possiamo contare sulla forza dello stesso Spirito, che fu effuso a
Pentecoste e ci spinge oggi a ripartire sorretti dalla speranza "che non delude" (Rm 5,
5)" (29).
La speranza ci invita ad abbandonare ogni scetticismo, ogni titubanza, ogni
resistenza, ogni nostalgia del passato, ogni scoraggiamento: la nostra scelta pastorale
e scelta di dedicare tutte le nostre forze alla "nuova evangelizzazione" e, dunque,
dobbiamo avere fede nella potenza della Parola di Dio che opera nel cuore di chi
l'ascolta!
Non mi stanco, perciò, di confidare nell'impegno di tutti, sacerdoti, diaconi,
religiosi e religiose, Uffici e Servizi pastorali e laici, nel mettersi nuovamente, con
questa fiducia nel cuore, a lavorare in quel cantiere del regno di Dio che e la nostra
Chiesa.
È necessario che i Servizi pastorali, più direttamente coinvolti dal Piano
pastorale, orientino il loro lavoro ad un sostegno, un orientamento, un camminare a
fianco di tutti gli operatori pastorali, forse togliendo anche un po' di spazio a più
ambiziosi progetti di lungo termine, per mettersi al servizio di questi primi, decisivi
passi sulla via di una "nuova" evangelizzazione.
Così ritengo necessario e insostituibile l'aiuto del Servizio per la catechesi per
sostenere e indirizzare i catechisti nella programmazione annuale della catechesi per i
vari gruppi; aiutarli a servirsi, senza smarrimenti, dei Catechismi CEI; fornire sussidi
ai sacerdoti e ai loro collaboratori per gli incontri con i genitori, sapendo che non
sono incontri informali o su generici temi di attualità, ma incontri che assumono la
caratteristica di un "catecumenato" che accompagni quello dei loro figli.
Con l'Ufficio liturgico occorrerà preparare anche tracce per momenti di
preghiera per i ragazzi e soprattutto di alcuni, indispensabili momenti celebrativi
legati all'anno liturgico, che scandiscano le varie tappe dell'iniziazione cristiana e che
coinvolgano e facciano sentire partecipe e responsabile tutta la comunità cristiana,
almeno quella che costituisce l'assemblea domenicale.
Chiedo al Servizio per la famiglia di suggerire orientamenti ai Corsi di
preparazione al matrimonio, perché e in quella sede che inizia il coinvolgimento dei
futuri genitori nel cammino di iniziazione cristiana dei loro figli; così pure è ormai
necessario predisporre sussidi che aiutino i sacerdoti e i catechisti ad una
indispensabile catechesi pre-battesimale, che lodevolmente potrebbe iniziare nel
tempo dell'attesa o che, almeno, preceda l'amministrazione del battesimo.
Ma è tutta la Chiesa locale che deve mettersi al servizio di questo progetto
pastorale che, non dimentichiamolo, non è solo un progetto di una piccola Chiesa
locale, ma che è ormai progetto di tutta la Chiesa italiana che ritiene di muovere da
qui i primi, forti passi di "nuova evangelizzazíone" del nostro Paese. Perciò tutti i
Servizi pastorali dovranno fornire la loro collaborazione nei settori di loro specifica
competenza.
Le aggregazioni laicali potranno servire il progetto pastorale della Chiesa
riprendendo al loro interno, al di là della loro autonomia o degli svariati punti di
interesse derivanti dal loro carisma e dalle loro scelte, una seria riflessione sulla loro
identità cristiana, riproponendo per i loro aderenti un cammino catecumenale che sia
sorgente di nuove motivazioni all'impegno e di crescita nella fede, nella speranza e
nella carità.
Le religiose, soprattutto quelle che hanno compiti educativi e una presenza di
genitori, potranno svolgere un prezioso servizio al cammino della Chiesa locale
orientando sui temi dell'iniziazione cristiana alcuni degli incontri proposti agli stessi
genitori nel corso dell'anno o programmando itinerari di catechesi con il "Catechismo
dei bambini".
Quanto più cresce nella società il relativismo religioso, l'indifferenza, la ricerca
del "miracolismo", del sensazionale, dello "spettacolarismo", tanto più dobbiamo far
crescere, a livello personale e comunitario, il "senso di Dio, di Cristo e della Chiesa".
Solo questa solida e convinta spiritualità ci donerà forza, coraggio ed entusiasmo per
dedicarci al pesante ma magnifico compito di accompagnare tutti i nostri fratelli fin
"sulla soglia di Dio", là dove nel silenzio e nel mistero della coscienza di ognuno,
potrà realizzarsi l'incontro con Lui.
Saremo in grado di percorre questa ulteriore tappa del nostro cammino
pastorale se la nostra Chiesa locale sarà sempre più "casa di comunione ... dimora
ospitale che va costruita mediante l'educazione a una spiritualità di comunione ...
portando i pesi gli uni degli altri" (30). Senza una rinnovata spiritualità, cioè la vita
nuova nello Spirito (31), tutte le nostre iniziative e i nostri propositi sono destinati ad
un sicuro insuccesso.
Per noi è naturale ispirare questa spiritualità a Maria, Madonna della Salve,
Patrona della nostra Chiesa locale. Il suo dolore, la sua partecipazione al sacrificio
della croce del Figlio suo Gesù ci è di esempio, di stimolo e di conforto in quei
momenti, inevitabili, di scoraggiamento e di smarrimento. Saper guardare a questa
Mamma premurosa ci aiuta ad accogliere con animo sereno e con gioia l'invito di
Cristo Signore: "Andate e ammaestrate tutte le nazioni ... insegnando loro tutto ciò
che vi ho comandato. Ed ecco: io sono con voi tutti i giorni. Sino alla fine del
mondo" (32).
† Fernando Charrier - Vescovo
Alessandria, 24 agosto 2001
Festa di San Bartolomeo Apostolo
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Comunicare il Vangelo è compito fondamentale della Chiesa. Questo
si attua, in primo luogo, facendo il possibile perché attraverso la
preghiera liturgica la parola del Signore contenuta nelle Scritture si
faccia evento, risuoni nella storia, susciti la trasformazione del cuore
dei credenti. Ma ciò non basta. Il Vangelo è il più grande dono di cui
dispongano i cristiani. Perciò essi devono condividerlo con tutti gli
uomini e le donne che sono alla ricerca di ragioni per vivere, di una
pienezza di vita. L’Eucaristia, fonte e culmine della vita di fede, ci
ricorda come la Nuova alleanza che in essa si celebra è principio di
novità e di comunione per il mondo intero: Dio continua a radunare
intorno a sé un popolo da un confine all’altro della terra. La missione
“ad gentes” non è soltanto il punto conclusivo dell’impegno pastorale,
ma il suo costante orizzonte, il suo paradigma per eccellenza. Proprio
la dedizione a questo compito ci chiede di essere disposti anche ad
operare cambiamenti qualora siano necessari, nella pastorale e nelle
forme di evangelizzazione, ad assumere nuove iniziative, fiduciosi
nella parola di Cristo: “Duc in altum” (CEI, Orientamenti pastorali
per il primo decennio del duemila, n. 32).
Colombo Mons. Gianni, Incontri con il clero alessandrino; cf Rivista
diocesana, dicembre 2000.
CEI, Orientamenti pastorali per il primo decennio del duemila, n. 46.
La proposta è contenuta nelle due Note pastorali della CEI,
L’iniziazione cristiana: 1. Orientamenti per l’iniziazione dei fanciulli
e dei ragazzi dai 7 ai 14 anni.
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Cf CEI, Orientamenti pastorali per il primo decennio del duemila, n.
57; CEI, Iniziazione cristiana, II, nn. 53-54.
Mt 28, 20.
Mt 18, 20.
CEI, Orientamenti pastorali per il primo decennio del duemila, n. 20.
Ib. n. 24.
Cf 1Cor 15, 2 ss.
CEI, Orientamenti pastorali per il primo decennio del duemila, n. 25.
NMI, n. 1.
Per una analisi sulla attuale situazione socio-religiosa confrontare
CEI, Orientamenti pastorali per il primo decennio del duemila, nn.
40-43.
L’atto penitenziale conteneva le seguenti invocazioni: “Signore, ti
chiediamo perdono per il nostro essere Chiesa che non sa aprirsi al
rinnovamento, che prepara progetti, ma si augura che tutto rimanga
com’è, che rimane indifferente, quando addirittura non ostacola”.
“Signore, ti chiediamo perdono per il nostro essere Chiesa che non sa
ubbidire perché non sa ascoltare, che ama la delega perché non vuole
responsabilità, che cammina nell’individualismo”. “Signore, ti
chiediamo perdono per il nostro essere Chiesa che non sa aspettare,
che non conosce la pazienza del seminatore, che non si accorge di chi
ha il passo più lento”.
Cf XVI Sinodo diocesano, “Una chiesa che si converte”, pp. 36-37.
1Cor 1, 17.
XVI Sinodo diocesano, n. 49.
CEI, Orientamenti pastorali per il primo decennio del duemila, n. 50.
CEI, Orientamenti pastorali per il primo decennio del duemila, n. 59.
Cf Gv 3, 16.
CCC, n. 1257.
CEI, Orientamenti pastorali per il primo decennio del duemila, n. 57.
SC, n. 26.
Cf CEI, “Orientamenti” II, nn. 27, 50.
CEI, “Orientamenti” II, n. 20.
CEI, “Orientamenti” II, n. 28.
CEI, “Orientamenti” II, n. 27.
Per ulteriori indicazioni consultare Quaderno della segreteria CEI, n.
21/2000
NMI, n. 58.
30.
31.
32.
CEI, Orientamenti pastorali per il primo decennio del duemila, n. 65
Cf XVI Sinodo diocesano, n. 28.
Mt 28, 19-20.