Lezioni da Cipro - INEED - Istituto Nuova Etica Economia e Diritto

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Lezioni da Cipro - INEED - Istituto Nuova Etica Economia e Diritto
Scenari
Il sistema bancario italiano è solido. E la ricchezza privata non è nei
conti correnti. Ma il timore di quello che è successo nella piccola isola del
Mediterraneo possa ripetersi in altri paesi europei resta. A rischio Slovenia
e Malta. Ma anche Spagna e Italia. Intanto ecco le mosse per difendersi
lezioni da Cipro
Di Aldo Bolognini Cobianchi
N
on vi è dubbio che la vicenda Cipro abbia contribuito a
mettere parecchi brutti pensieri ai cittadini dei paesi
deboli dell’Eurozona. Si è rotto, infatti,
anche il tabù dell’inviolabilità dei depositi (anche se sopra i 100mila euro). E
per il timore di un possibile contagio, in
Italia molti si interrogano se sia ancora
sicuro mantenere il proprio denaro in
conto corrente oppure se sia il caso portarlo all’estero, meglio se fuori dell’area
euro. Le dichiarazioni di Bruxelles sul
fatto che Cipro sia un caso unico non
hanno rassicurato, e in molti sono arrivate a domandarsi se la sopravvivenza
stessa della moneta unica sia a rischio.
Un sentimento di insicurezza e di paura
che il modo di procedere dei tecnocrati
dell’eurozona ha diffusamente generato,
ragion per cui è forse opportuno riportare un quadro realistico della situazione:
se gli eventi futuri dovessero precipitare.
Ecco che cosa potrebbe succedere secondo l’avvocato e consulente patrimoniale Roberto Lenzi.
«L’ipotesi di manovre sui c/c e depositi
come quelli varati a Cipro, pur se possibili, appaiono oggi poco probabili. E
questo per due ordini di ragioni. La prima, riconducibile a una buona solidità
del sistema bancario italiano nel suo
complesso. La seconda, connessa alla natura della ricchezza privata italiana,
non concentrata in depositi e c/c, bensì
diversificata (titoli, immobili, aziende di
famiglia ecc.). Per tale motivo, di fronte a un consolidamento e inasprimento
(non augurabile) dell’attuale situazione
economica appare assai più plausibile
il ricorso a un’ulteriore patrimoniale
in grado di colpire una raggio maggiore
di beni. E tale balzello colpirebbe i beni
ovunque localizzati: in Italia e all’estero.
Senza considerare il fatto che un siffatto prelievo sui conti correnti dovrebbe
confrontarsi con le norme costituzionali
domestiche che definiscono il concetto
di capacità contributiva».
Le vie di fuga
«Nel caso in cui», spiega il noto avvocato milanese, «si temesse, invece, un
La pessima gestione della crisi, tra improvvisazione e incompetenza
Cipro è un piccolo territorio insulare dell’Unione europea, entrato
a fare parte dell’eurozona nel 2008, con una popolazione inferiore
al milione di abitanti e con un Pil pari allo 0,20% di quello europeo.
Entrato prepotentemente nelle cronache a causa della presa di
posizione delle Autorità europee nel subordinare la concessione
di aiuti finanziari alle banche cipriote (17,5 miliardi, di cui 10 a
carico della Troika e il restante a carico di Cipro) a un pesantis-
simo prelievo forzoso sui conti correnti sopra i 100mila euro (non
assicurati dal meccanismo di tutela dei depositi) coinvolgendo
nell’operazione i due principali istituti di credito dell’isola: Laiki
Bank e Bank of Cyprus. Il tutto condito da una serie di restrizioni
che hanno portato alla chiusura forzata di tutti gli istituti di credito
per numerosi giorni. E alla successiva riapertura con rigidi limiti
su prelievo di contanti, trasferimenti bancari transnazionali e pa-
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A sinistra, filiali di Bank of Cyprus e Laiki
Bank, le due banche principali di Cipro
finite nell’occhio del ciclone. Sotto, una
manifestazione di protesta dei cittadini
ciprioti durante la chiusura degli sportelli
ritorno alla lira (e della conseguente
di dissoluzione dell’euro, dato il peso
dell’Italia nell’Eurozona), le strade potrebbero essere due, pur in un contesto
di mancanza di riscontri storici. La prima, spostare i propri asset bancari
e finanziari in un Paese forte, meglio
se fuori dall’area euro, per esempio, in
Svizzera. Tale soluzione, comporterebbe, però, la necessità di ricorrere a una
Fiduciaria per tutti gli adempimenti connessi alla normativa valutaria e fiscale
(quadro RW e sostituzione di imposta),
in assenza della quale gli adempimenti
sarebbero realisticamente poco praticabili da un privato cittadino».
Una seconda soluzione, invece, permetterebbe di mantenere i propri beni sul
suolo domestico con l’avvertenza però
di non utilizzare attività finanziarie di
diritto italiano (c/c, depositi, titoli di
Stato, obbligazioni e azioni domestiche,
veicoli di investimento di diritto italiano in genere) che potenzialmente siano
riconvertibili in lire. L’utilizzo, dunque,
potrebbe essere su attività denominate
in valuta diversa dall’euro (per esem-
gamento con carte di credito e assegni. Ma perché questa presa
di posizione del tutto nuova, rispetto ai precedenti interventi (vedi
Irlanda e Grecia)?
Le motivazioni formali sono da attribuire al fatto di avere voluto
colpire i depositi per grande parte costituiti da capitali russi (società e persone fisiche) entrati nel Paese grazie a una compliance
in materia di antiriciclaggio abbastanza opaca e, comunque, non
in linea con le disposizioni europee in materia. Si stima, infatti,
che i depositi bancari ciprioti siano pari a circa 8 volte il Prodotto
interno lordo del Paese: 68 miliardi di euro a fronte di un Pil di 18.
pio, obbligazioni e azioni estere, Sicav
in valuta) oppure, anche denominate in
euro, ma emesse da soggetti di diritto
estero. Una sicav denominata in euro (o
anche in dollari), però, dovrebbe avere
in portafoglio solo attività finanziarie
non appartenenti all’Italia. In questo caso il cliente italiano riceverebbe, all’atto
della richiesta di rimborso, l’importo di
spettanza convertito nella nuova divisa
nazionale, ma potrebbe anche, teoricamente, richiedere l’accredito della posizione maturata su un conto estero.
Una sicav di diritto estero riceve sottoscrizioni tramite i collocatori, anche
italiani, da una banca corrispondente,
che a sua volta trasferirà il denaro del
cliente italiano alla sicav estera per il tramite di un soggetto estero (il cosiddetto
transfer agent), che li depositerà presso
una banca di diritto estero (per esempio, lussemburghese). Presso la banca
italiana il cliente di fatto ha solo una
scrittura contabile che attesta la titolarità
delle quote.
Ciò premesso, con un’eventuale patrimoniale nessun asset, ovunque lo-
I due più grandi istituti di credito da soli detengono circa 50 miliardi, e di questi, secondo i servizi segreti tedeschi, circa 20 sono
riconducibili a una matrice russa.
L’intervento su depositi e conti correnti è stato motivato con il
principio che a pagare per la crisi della banche cipriote debbano
essere i correntisti, oltre agli obbligazionisti e azionisti, e non i
contribuenti europei. Un’imposta sulla ricchezza è condivisibile
nel principio, aveva dichiarato l’olandese Jeroen Dijsselbloem,
numero uno dell’Eurogruppo, definendolo poi come un modello
da applicare per altre crisi e auspicabile anche per l’Italia, di-
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Scenari
calizzato, è pensabile possa evitare un
prelievo forzoso. Nel caso invece di un
ritorno alla lira, il ricorso a strumenti e
veicoli di diritto estero consentirebbero
al loro titolare di evitare un ipotetico
rischio Italia», spiega l’avvocato Lenzi.
Che aggiunge, «in ogni caso rimane
gravissimo il fatto di aver impedito per
numerosi giorni qualsiasi transfer bancario in attesa della definizione della
questione (senza considerare le restrizioni successive). Tale episodio, senza
precedenti nell’area euro, ha messo in
discussione l’intero impianto alla base
del Trattato europeo: la libera circolazione dei capitali (art. 63). Un’altra botta
all’euro e all’Europa. È così che si conquista il mercato unico? Né sembra ci
siano state le condizioni per le deroghe
previste (art. 65 del Trattato) nei casi
di misure giustificate da motivazioni
derivanti dall’ordine pubblico e dalla
sicurezza pubblica», conclude Lenzi
Ma l’ipotesi che possa succedere un
nuovo caso Cipro è così remota? Per Roberto Malnati, director fund manager
di Global Opportunity Investments
SA, «sul tavolo delle scommesse su
chi sarà il prossimo membro (il sesto)
dell’Eurozona a dover ricevere un sal-
Sopra, l’avvocato
Roberto Lenzi; a destra,
Roberto Malnati, director
fund manager di Global
Opportunity Investments
vataggio, fra i vari candidati sui quali
gli scommettitori sembrano puntare, al
primo posto, si trova la Slovenia. Uno
stato piccolo, proprio come Cipro, con
un sistema bancario sovraesposto ai
venti di crisi».
Il fattore liquidità
«Tra gli altri nominati, Malta e il Lussemburgo, ma i più pragmatici, quelli
che non si fanno incantare dal rapporto tra attivi bancari e Pil, continuano
a pensare che saranno Spagna e Italia
a dover chiedere aiuto. Il calcolo del
chiarazione che poi ha modificato visto lo scompiglio che aveva
creato sui mercati.
Ma come è possibile che si sia arrivati a questo punto e quali
saranno le conseguenze? «La gestione dell’affaire Cipro ha una
volta di più messo in discussione la credibilità delle Autorità europee», sostiene l’avvocato Roberto Lenzi, «nei confronti delle
quali aumenta un senso di sfiducia da parte dei cittadini, consapevoli come l’Eurozona (capeggiata dalla Germania, il cui sistema
bancario è quello che vanta i maggiori crediti verso Cipro: guarda
caso di importo analogo a quello derivante dal prelievo forzoso)
rapporto tra attivi bancari e
Pil vede il Lussemburgo in
testa alla classifica con un
valore pari a 19,8 seguito da
Malta con 8 e Cipro con 7,8,
ma questo valore, non tiene
minimamente conto del ruolo
di hub legale per i veicoli di
investimento UCITS che l’Europa intera ha prima concesso
e poi via via delegato al Lussemburgo, uno stato situato
nel cuore dell’Europa con
un rapporto debito/Pil per il
2012 al 21,3%».
Il calcolo degli attivi bancari considera ovviamente anche gli averi detenuti
dai fondi d’investimento domiciliati fiscalmente nel Paese. «Sono veicoli di
investimento spesso quasi totalmente
investiti in titoli di borsa o obbligazioni
e quindi non equiparabili a liquidità.
Quando si conteggiano 100 miliardi di
euro depositati presso una banca lussemburghese, non si tiene certo conto
che con ogni probabilità al netto degli
investimenti non più di 5 sono effettivamente in liquidità. Liquidità che peraltro non è nella piena disponibilità
delle banche depositarie (a esclusione
dei prelievi previsti da regolamento per
i costi del servizi, ossia 0,30%/anno sui
capitali in media). Inoltre a differenza di
Cipro, che remunerava, con un costo a
carico delle banche, la liquidità il 6,5%
l’anno, il Lussemburgo remunera zero la
liquidità. Se vogliamo quindi ipotizzare
quale sarà il prossimo caso Cipro, ossia
quale sarà il paese che avrà il sistema
bancario che finirà in ginocchio conseguentemente a una repentina diminuzione di valore dei titoli di Stato detenuti
in portafoglio alle banche, viene più facile pensare all’Italia, seppur le banche
siano mediamente solide, ma cariche di
titoli di Stato nazionali, e Spagna». P
prenda, verso i Paesi deboli dell’Eurozona, decisioni idiosincratiche, basate sulle varie circostanze e per ragioni di opportunità politica legata agli egoismi nazionali e interessi di bottega di
ognuno. Senza, cioè, un sistema di intervento chiaro, coordinato e univoco. Un crescendo di decisioni confuse (o sbagliate), di
proclami ambigui; il trionfo dell’improvvisazione e sembrerebbe
dell’incompetenza. Elementi tali da pregiudicare in maniera indelebile le sicurezze dei risparmiatori e dell’intera economia», conclude l’avvocato Lenzi. La domanda sorge spontanea. Di fronte
alla prossima crisi da gestire come si comporterà l’Eurozona?
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