il ruolo del gas non convenzionale

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il ruolo del gas non convenzionale
IL RUOLO DEL GAS NON CONVENZIONALE: STATO DELL’ARTE
E PROSPETTIVE
INTRODUZIONE AL SEMINARIO
di Edo Ronchi
In breve il gas non convenzionale è un gas naturale contenuto in formazioni geologiche meno permeabili
rispetto a quelle convenzionali, che richiedono particolari tecniche di estrazione. Abbiamo iniziato ad
organizzare questa riflessione a fine 2010, quando ancora il tema del gas non convenzionale era per lo più
argomento da addetti ai lavori. In pochi mesi ha preso piede nelle prime pagine di quotidiani e riviste,
anche italiane. All’origine di questo fenomeno stanno gli eventi che hanno segnato il mercato statunitense
negli ultimissimi anni. Proprio gli Stati Uniti d’America hanno infatti conosciuto un aumento della
produzione di gas non convenzionale senza precedenti, tale da incidere in maniera determinate sui prezzi
interni, più che dimezzandoli in meno di tre anni. I motivi come vedremo sono da ricondurre a una
concomitanza di fattori tra cui prezzi favorevoli (alti), un salto tecnologico (in particolare nella fratturazione
idraulica e nelle tecniche di estrazione orizzontale), necessità di sicurezza nazionale degli
approvvigionamenti energetici. Dal 2005 proprio grazie al gas non convenzionale la produzione di gas
statunitense è tornata a crescere a ritmi senza precedenti, tornando a valori degli anni 70, prima cioè che la
produzione interna di gas convenzionale raggiungesse il picco: nel 2009 la produzione di gas non
convenzionale in USA ha superato quella del gas convenzionale. Come vedremo questi eventi stanno già
oggi avendo ripercussioni importanti al di fuori degli USA.
L’obiettivo di questo incontro è capire meglio le reali dimensioni del fenomeno e le implicazioni che questo
potrà avere, in particolare ai fini della transizione verso una economia a basse emissioni di CO 2. Mi limito
qui solamente a citare alcuni punti che verranno poi meglio affrontati dai relatori.
1. Qual è la reale disponibilità della risorsa?
Le stime sulla reale disponibilità di gas non convenzionale sono ancora molto incerte. Secondo
l’ultimo rapporto del World Energy Council, basato su una review dei principali studi internazionali
in materia, solo una piccolissima parte dei bacini esistenti (oltre 140) sono stati sufficientemente
indagati, e tutti per lo più concentrati negli USA. Diverse fonti sembrano comunque confermare una
disponibilità almeno pari a quella attuale di gas convenzionale: ciò significherebbe poter garantire
gli attuali livelli di consumo di gas per tutto il secolo in corso e oltre.
Sotto il termine di gas non convenzionale rientrano diverse tipologie ben distinte, che in prima
approssimazione possono essere ricondotte a: lo shale gas, che deriva da rocce scistose, per lo più
argille; il coal bed methane, ossia metano da strati carboniferi generalmente abbastanza
superficiali; e il tight gas, da formazioni arenacee. Lo shale gas è quello su cui si stanno
concentrando i maggiori sforzi in questo momento, e sembra rappresentare da solo circa la metà
delle risorse mondiali di gas non convenzionale.
Oltre alla disponibilità a livello mondiale, naturalmente non è secondaria la distribuzione di questa
risorsa, che di fatto ridisegna la mappa della geopolitica dell’energia, in particolare a favore proprio
del Nord America che insieme alle regioni asiatiche sembrerebbero avere le maggiori riserve.
Naturalmente, data la mancanza di analisi approfondite a livello di singoli paesi, questi dati vanno
trattati con cautela.
2. L’impatto sul mercato dell’energia sarà duraturo?
Come accennato uno degli effetti più evidenti del fenomeno gas non convenzionale è stato quello
di rivoluzionare la dinamica dei prezzi, e in modo particolare per un mercato abbastanza stabile
come quello del gas. Negli USA l’impatto sui mercati spot è stato impressionante, con prezzi crollati
a valori oramai al di sotto dei 10 €cent/mc. Si cominciano oramai a sentire le conseguenze anche a
livello mondiale, anche se i prezzi del gas in Europa, caratterizzata da un mercato meno dinamico,
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sono ancora più che doppi rispetto agli USA. Tuttavia è di pochi giorni fa la notizia che anche in
Italia l’AEEG ha prospettato a partire da ottobre una riduzione significativa dei prezzi del gas. Ad
oggi non è facile capire se si tratti di un fenomeno congiunturale oppure sia destinato a durare: un
numero crescente di osservatori qualificati sembrerebbe scommettere comunque su questa
seconda ipotesi. Certo è che almeno negli ultimi due anni si è assistito ad un fenomeno inedito, il
disaccoppiamento del prezzo del gas da quello del petrolio. Non va peraltro trascurato il fatto che
ciò è avvenuto in una fase storica dell’economia molto particolare, che ci auguriamo transitoria, che
tra l’altro ha contribuito non poco a creare uno sbilanciamento tra domanda e offerta a favore di
quest’ultima. Infine molti attori importanti, tra cui Europa ma soprattutto Cina, hanno mosso i
primi passi in questo campo proprio negli ultimi mesi.
3. L’esperienza americana è generalizzabile, anche all’Europa?
Ad oggi quella del gas non convenzionale è ancora una storia americana. Tuttavia importanti gruppi
industriali di tutto il mondo si stanno muovendo in fretta, sia sul terreno della tecnologia che
dell’accesso alla risorsa. In particolare in Europa colossi come Exxon, Total ma anche le italiane ENI
e Sorgenia stanno avviando numerosi progetti. Ciò nondimeno le differenze rispetto agli USA non
sono irrilevanti, a cominciare dalla disponibilità della risorsa: i giacimenti più importanti, tra
Germania, Romania Polonia ma anche Francia, stando ai dati attualmente disponibili, difficilmente
potranno rivoluzionare il ruolo dell’Europa sul mercato del gas mondiale. Al più potranno forse
compensare il progressivo esaurimento dei giacimenti di gas convenzionale, a cominciare da quelli
del nord. Oltre alla disponibilità, vi sono altri fattori che potrebbero impedire il ripetersi in Europa
dell’exploit degli USA: queste barriere sono sia di natura normativa che ambientale e di
accettabilità pubblica, come dimostrano alcune recenti manifestazioni di protesta in Francia. Per
quanto riguarda l’Italia valgono i limiti accennati per l’Europa intera, con qualche dubbio in più, a
cominciare proprio dalle disponibilità, per il momento limitate ad alcuni siti in Toscana e nelle isole,
di cui ci parleranno i relatori.
4 Qual è l’impatto ambientale del gas non convenzionale?
Si è appena accennato alla questione degli impatti ambientali: ad oggi i principali problemi
riguarderebbero possibili rischi connessi alla contaminazione delle falde durante l’iniezione di
acqua/solventi/sabbia (fratturazione idraulica) nel caso dello shale gas e del tight gas, mentre al
contrario per il coal bed methane i problemi deriverebbero dal trattamento dell’acqua che deve
essere emunta dai giacimenti. David Peterson, Governatore di New York, uno degli stati americani
che si trova sul più importante giacimento mondiale di shale gas, ha deliberato una moratoria, fino
a luglio, per meglio stabilire gli impatti ambientali della fratturazione idraulica sulle falde.
C’è poi da valutare il possibile ruolo del gas non convenzionale nella lotta al cambiamento
climatico: la disponibilità di gas a basso prezzo potrebbe portare a una competizione con il carbone
nella produzione elettrica e con il petrolio nei trasporti, combustibili dalle emissioni specifiche di
CO2 più alte del gas e quindi con vantaggi ambientali importanti. Secondo alcuni osservatori la
convenienza di tale gas a minori emissioni di CO2 rispetto al carbone e al petrolio, potrebbe però
portare ad un rallentamento degli incentivi verso le fonti rinnovabili, come anche rendere non
competitiva l’elettricità prodotta con centrali nucleari .
D’altro canto arrivano anche avvertimenti su taluni effetti in materia di cambiamento climatico.
Secondo uno studio della Cornell University , da un lato i maggiori consumi energetici , dall’altro la
possibilità durante la fratturazione di perdite significative di metano, un gas serra 25 volte più
impattante della CO 2, ridimensionerebbero significativamente i vantaggi del gas non convenzionale
in termini di riduzione delle emissioni di CO 2. Si tratta di studi da verificare, fatti su casi particolari,
ma che comunque sollecitano valutazioni più approfondite.
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